Archivio Antropologico Mediterraneo. anno XVI (2013), n. 15 (1) ISSN

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2 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line anno XVI (2013), n. 15 (1) Semestrale di Scienze Umane ISSN Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Beni Culturali - Studi Culturali Sezione di Scienze umane, sociali e politiche

3 Direttore responsabile Gabriella D Agostino Comitato di redazione Sergio Bonanzinga, Ignazio E. Buttitta, Gabriella D Agostino, Ferdinando Fava, Vincenzo Matera, Matteo Meschiari Segreteria di redazione Daniela Bonanno, Alessandro Mancuso, Rosario Perricone, Davide Porporato (website) Impaginazione Alberto Musco Comitato scientifico Marlène Albert-Llorca Département de sociologie-ethnologie, Université de Toulouse 2-Le Mirail, France Antonio Ariño Villarroya Department of Sociology and Social Anthropology, University of Valencia, Spain Antonino Buttitta Università degli Studi di Palermo, Italy Iain Chambers Dipartimento di Studi Umani e Sociali, Università degli Studi di Napoli «L Orientale», Italy Alberto M. Cirese ( ) Università degli Studi di Roma La Sapienza, Italy Jeffrey E. Cole Department of Anthropology, Connecticut College, USA João de Pina-Cabral Institute of Social Sciences, University of Lisbon, Portugal Alessandro Duranti UCLA, Los Angeles, USA Kevin Dwyer Columbia University, New York, USA David D. Gilmore Department of Anthropology, Stony Brook University, NY, USA José Antonio González Alcantud University of Granada, Spain Ulf Hannerz Department of Social Anthropology, Stockholm University, Sweden Mohamed Kerrou Département des Sciences Politiques, Université de Tunis El Manar, Tunisia Mondher Kilani Laboratoire d Anthropologie Culturelle et Sociale, Université de Lausanne, Suisse Peter Loizos London School of Economics & Political Science, UK Abderrahmane Moussaoui Université de Provence, IDEMEC-CNRS, France Hassan Rachik University of Hassan II, Casablanca, Morocco Jane Schneider Ph. D. Program in Anthropology, Graduate Center, City University of New York, USA Peter Schneider Department of Sociology and Anthropology, Fordham University, USA Paul Stoller West Chester University, USA Università degli studi di Palermo Dipartimento di Beni Culturali Studi Culturali Sezione di Scienze umane, sociali e politiche

4 Arte e rivoluzioni in Tunisia 5 Gabriella D Agostino - Mondher Kilani, Tunisia due anni dopo 7 Giuseppe Scandurra, Introduzione 13 Maria Antonietta Trasforini, Contemporary art and the sense of place. The case of Tunisia Indice 25 Rachida Triki, Enjeux sociopolitiques des arts contemporains en Tunisie 29 Aurélie Machghoul, Tunisie: l art en space public, révélateur des enjeux d une société 45 Valerio Zanardi, Il terreno dell utopia. Etnografia di un festival d arte contemporanea in terra araba 61 Marta Bellingreri, Decentralizzare l arte, suonare la rivoluzione 67 Anna Serlenga, Alla ricerca di un corpo nuovo. Per un teatro contemporaneo tunisino 77 Emanuela De Cecco, Dream City, per esempio. Note su arte come sfera pubblica 89 Selim Ben Cheikh, Quelle place et quel rôle pour l art contemporain en Tunisie Ragionare 97 Vincenzo Matera, Il nuovo bricoleur. Note per un antropologia dell immaginazione 103 Alessandro Mancuso, Il diritto all autoderminazione dei popoli indigeni e le politiche di sviluppo in America Latina Ricercare 125 Elena Bougleux, Per un antropologia dei mondi contemporanei. Il caso delle multinazionali in Italia 129 Leggere - Vedere - Ascoltare 145 Abstracts

5 In copertina: Collectif Wanda, Le ciel est par-dessous le toit, Installazione, Tunisi, Terrasse du Souk Chaouachia, 2012 ( M. Antonietta Trasforini)

6 Marta Bellingreri Decentralizzare l arte, suonare la rivoluzione Arte e rivoluzioni in Tunisia Introduzione La primavera non arriva da un giorno all altro. Viene annunciata, con incertezza, da timide giornate di sole: luce di giornate che si allungano e profumi di fiori che la precedono. Ugualmente la cosiddetta primavera araba ha avuto un inverno non esente da giornate di primavera (Magnier 2012). Un movimento sotterraneo che dalla Tunisia alla Siria, passando per l apparente silente Giordania, esisteva già e aspettava solo di esplodere, di manifestarsi: aspettava che i boccioli si trasformassero in fiori e colori. Questo articolo sull arte in Tunisia, che non vuole e non può essere esaustivo del panorama in continuo fermento nel Paese, nella primavera del 2013, individua e racconta alcuni momenti e alcuni collettivi artistici che hanno abitato la Tunisia prima della rivoluzione, e che continuano ad abitarla con altre dinamiche e con nuove coordinate geografiche. In particolar modo, si vogliono esplorare gli eventi che tentano di coinvolgere le regioni al di là della capitale e privilegiano la funzione della musica, nello spazio pubblico e alla ricerca di un linguaggio contemporaneo inedito. Infine, attraverso un secondo contributo in questa stessa sessione, dedicata a una dettagliata panoramica sul teatro, si esplora il rapporto tra creazione e censura, innovazione e continuità, generando, nella e dalla sperimentazione, le domande che prendono il via dal linguaggio del corpo e interrogano la società sui due principali progetti politici e culturali che investono il Paese: quello laico e progressista, contrapposto a quello islamista e conservatore. 1. Recuperare l arte dalle macerie della dittatura Il movimento sotterraneo, e non, che abitava la Tunisia prima del gennaio 2011 riguarda sia eventi socio-politici sia eventi artistici e culturali (Dhainaut 2011). Per quel che riguarda gli eventi sociopolitici è importante citare come esempio la rivolta di Redeyef del 2008, che recentemente è stata raccontata dal film documentario di Semi Tlilli Maledetto sia il fosfato 1. Il 5 gennaio 2008 un sit-in organizzato da un gruppo di giovani disoccupati di fronte il comune di Redeyef, nel sud-ovest della Tunisia, segna l inizio di un movimento di dissidenza civile, durato sei mesi. Ventun anni dopo il colpo di Stato che l ha portato al potere, il generale Ben Ali si confronta con la prima rivolta popolare. A questi giovani si sono uniti insegnanti e donne, formando un movimento popolare senza precedenti nella storia contemporanea della Tunisia, dando inizio alla Rivolta per la dignità. La regione di Redeyef infatti, nel governatorato di Gafsa, vive un equazione semplice e assurda: è la culla di uno dei più grandi bacini minerari dell intera Africa. Il fosfato che è prodotto non porta alcun beneficio agli abitanti della regione che subiscono solo le conseguenze negative (ecologiche ed altre), senza che disoccupazione e povertà siano arginate. Questo sollevamento popolare è stato represso dalla polizia del regime e la cittadina è stata occupata dall esercito. Tutti gli avvenimenti sono stati tenuti nascosti dalla dittatura e pochi tunisini tuttora hanno compreso la reale dinamica dei fatti, oltre al quasi totale silenzio dei media internazionali nel momento in cui la rivolta andava avanti 2. Questi sei mesi del 2008 a Redeyef tuttavia fanno parte di quell istinto e di quel movimento (Moore, Salloukh 2007: 53) che hanno portato agli stravolgimenti politici del Allo stesso modo, prima di parlare dell evento considerato scatenante nel 2010, ossia il sacrificio di Mohammed Bouazizi, bisogna fare un passo indietro. Leena Ben Mehni nella sua piccola pubblicazione A Tunisian Girl, la rivoluzione vista da un blog (Ben Mehni 2011) dove raccoglie testimonianze della rivoluzione così come lei stessa l ha raccontata nel suo blog A Tunisian Girl 3, scrive che la rivoluzione in Tunisia non è cominciata nel dicembre 2010, ma ben prima: il 22 maggio Perché in quella giornata i blogger e attivisti tunisini si sono vestiti di bianco e incontrati per le strade di Tunisi per dire no alla censura che da anni li castrava nell attività di informazione e di lotta contro il regime. Così come la rivoluzione dei e per i blogger comincia prima del momento più esplosivo, quello di fine dicembre 2010, a partire dal quale poi non si è più arresta- 61

7 Archivio Antropologico Mediterraneo on line, anno XVI (2013), n. 15 (1) ta, anche per certe associazioni e realtà artistiche o culturali non c è una sola data di partenza (Forster 2011). Non è l arte ad essere emersa con la rivoluzione, ma è la rivoluzione ad essere emersa anche grazie all arte. Ne sono cambiate le premesse e ne sono aumentate le sfide, si sono aperte e svelate le possibilità (Houerbi 2012). La sfida pre-rivoluzione alla censura costituiva di per sé uno strumento artistico che costringeva l artista ad esprimersi senza poter esplicitare nulla (Z.A.T. 2012): utilizzando silenzi e vuoti, l artista si interrogava sulle sue possibilità e il suo ruolo, dando prova di immaginazione e interrogando non solo se stesso ma il pubblico che si confrontava con il senso nascosto dei messaggi (Mathlouti 2012). I segni lasciati nel decennio prima della rivoluzione mostrano come questo livello sotterraneo agiva. A titolo di esempio, si possono osservare le esperienze dell Atelier D 4 e del collettivo Lab Z Orchestra 5. Entrambi i gruppi, con esperienze diverse, nascono prima della rivoluzione. Il primo si configura come un collettivo artistico pluridisciplinare che lavora nella ricerca artistica sperimentale e nel recupero di materiali riciclabili. La caratteristica dell atelier D sta proprio nella sua pluridisciplinarietà e nella contaminazione delle forme artistiche: le performance vedono il connubio tra danza, teatro, musica, installazioni, foto e video. Uno degli spettacoli più significativi è stato senza dubbio Metropolis 6, ispirato al capolavoro di Frizt Lang del Ma rispetto al nostro ragionamento su arte e rivoluzione sono altri due gli aspetti che voglio sottolineare. Il primo è quello del recupero dei materiali per la creazione artistica tramite il lavoro e progetto artistico Récup Art, che ha dato vita a più performance: Récup Art c est cette tentative d accommoder les restes, de passer de la mort à la survie, de chercher et sauver ce qui était perdu. Car créer à partir des déchets, des objets répudiés, des éléments abandonnés, c est bien renoncer à la fatalité du pourrissement et contester la nécessité du gaspillage. [ ] En art, récupérer signifie recueillir pour les détourner et les utiliser objets, matières et matériaux ayant perdu toute valeur sociale établie parce que devenus gênants. L artiste récupérateur par l acte essentiel de création ajouté à la pertinence du sauvetage originel, s affirme comme un témoin privilégié. Par son attitude de tolérance et d ouverture doublée de sa capacité d invention, il tente modestement de montrer le pouvoir subversif (donc constructif) d une image vraie, à la fois gothique et humaniste 7. Questa concezione dell artista fondatore dell Atelier D, Abdelaziz Ben Gaid Hassine 8, è stata una delle letture maggiormente riprese e vissute nei mesi successivi alla rivoluzione: l artista plastica Faten Rouissi ha lanciato l appello a prendere «possesso artistico» delle carcasse di automobili bruciate in un quartiere periferico a nord di Tunisi, La Goulette (Machghoul 2012). In questo nuovo e pubblico recupero, lo spazio e gli artisti si sono interrogati vicendevolmente sulla trasformazione degli oggetti, anche simbolo dei giorni di coprifuoco, accompagnati dalla presenza di cittadini che si sono uniti agli artisti, e dai fotografi che hanno testimoniato, a loro volta artisticamente, l evento, restituendolo poi in una mostra fotografica sullo stesso luogo qualche settimana dopo (Z.A.T. 2011). I due casi mostrano come delle esperienze e concezioni artistiche individuali, condivise in performance di gruppo nel caso dell Atelier, si siano progressivamente trasformate in atti pubblici (Slimani 2011). La rivoluzione culturale era già in corso, ma non si era sentito forte il fischio d inizio. Il secondo aspetto riguarda invece la creazione artistica vissuta e fatta vivere a giovani diversamente abili con cui l Atelier D ha lavorato insieme ad A.T.A.S. 9 alla preparazione dello spettacolo VibrationsVitales. Nel maggio 2010 per la prima volta in Tunisia dei bambini e giovani sordomuti si sono esibiti con percussioni, butoh, danza e teatro, nel centro culturale di Menzah 6 di Tunisi capitale. En voyant tant d émotions et de finesse dégageés sur scène par ces jeunes handicapés, nous nous rendons compte que la création artistique est une question d énergie. L art est une émotion, une vibration corporelle et spirituelle qui se faufile naturellement dans chaque corps humain (Henda 2010). L esperienza significativa dal punto di vista umano e artistico richiama spontaneamente l idea di creare e valorizzare competenze, scatenare «vibrazioni corporali» e farle proprie. Un fatto del genere si ripete, sempre più spesso dopo la rivoluzione, a beneficio oggi non di giovani sordomuti, ma di giovani defavorisés delle zone rurali e povere della Tunisia. Cito come esempio la recentissima manifestazione, all interno della quale si tenevano corsi di formazione per giovani in percussioni, scrittura musicale, canto e produzione musicale, che si è svolto nelle città di Gafsa, Sidi Buzid, Kassrine e Sbetla, organizzata dall associazione El-Masnaa 10. L idea principale non è riempire il tempo vuoto di giovani delle province, ma di dare valore a quell energia che non ha i mezzi per esprimersi, che ha bisogno di imparare a percepire, prendere coscienza di quello che l educazione formale non è riuscita a trasmettere. Il musicista percussionista Amine 62

8 Nouri, appartenente ad Atelier D, e oggi protagonista di alcune di queste tourné di formazioni nelle regioni marginalizzate, ricorda come i sordomuti di Vibrations Vitales percepissero il suono altrimenti: in luogo delle orecchie, era il corpo a captare i movimenti. Viceversa, i giovani di Sbetla hanno le abilità e non hanno i mezzi: sono sordomuti altrimenti, nonostante urlino la loro rabbia e la loro rivoluzione per strada, in una zona in cui lo spirito della rivoluzione, dopo due anni, non sembra essere cambiato e gode nel reclamare la propria libertà. I dieci giorni di laboratorio hanno portato questi giovani, che si sono denominati S BEAT la, a uno spettacolo finale nel teatro romano di Sbetla, che li ha visti sul palco insieme ad artisti, rappeurs e cantautori di fama nazionale, sebbene molti di loro sono considerati artisti di stampo commerciale Andare nelle regioni: tra supporto di artisti e mancanza di politiche culturali Il panorama artistico è dunque cambiato. Non solo perché l abbattimento, ancora incerto, della censura ha scatenato nuove forme espressive (Pfannkuch 2013), ma perché spesso sono variate le coordinate geografiche di questa rivoluzione artistica e culturale, tuttora in corso. Uno degli effetti e dei risultati più significativi dei mesi della rivoluzione e di quelli posteriori, infatti, è stata proprio questa scoperta delle regioni cosiddette marginalizzate della Tunisia: i luoghi in cui la strada ha cominciato a bruciare prima che la capitale fosse testimone e partecipe della rivolta in corso (Russo, Santi 2011). Al di là della costa nord-orientale e della capitale, e con poche eccezioni di eventi artistici e culturali per lo più di portata nazionale e organizzazione statale, concentrati in zone di forte affluenza turistica, il coinvolgimento e il protagonismo di cittadine altre è stato quasi inesistente (Bellingreri 2012c, 2012e). Il tentativo che dal 2011 impegna artisti e associazioni culturali di diversa ampiezza è di emancipare artisticamente le regioni dimenticate della Tunisia che hanno acquisito un ruolo soltanto in seguito agli eventi sociali e politici, ma che soffrono tuttora della povertà e marginalizzazione che anni di regime ha loro riservato. A questo proposito, chiamo in causa immediatamente la biennale d arte contemporanea Dream City che per la prima volta nel 2012, alla sua terza edizione, non si è svolta soltanto nella Medina, ossia la città vecchia, della capitale Tunisi, ma anche nella seconda città del paese, Sfax (Bellingreri 2012a). La città di Sfax è la seconda capitale del Paese ed è considerata la capitale del sud non solo per grandezza e per il numero dei suoi abitanti, ma anche perché si classifica Marta Bellingreri, Decentralizzare l arte, suonare la rivoluzione come il secondo porto commerciale e industriale della Tunisia. Il patrimonio artistico che si conserva nella sua città vecchia, la più grande Medina della Tunisia, circondata dalle antiche e possenti mura di difesa, ha ospitato la prima edizione del festival d arte contemporanea Dream City, «facendo esplodere la sua dimenticata bellezza nelle caldissime giornate» (Bellingreri 2012a) dei primi d ottobre 2012 che l hanno accolta e che ricordano la vicinanza col Sahara. Un altro esempio significativo tocca la città di Regueb. Nel marzo del 2011, nella povera cittadina del governatorato di Sidi Buzid si è svolto il primo festival della Rivoluzione. Analizzare e raccontare questo festival dalla prima alla terza edizione permette di studiare anche come, nel corso di questi ultimi due anni, in questa fase denominata transizione democratica, la Tunisia stia cambiando e stia compiendo tanti passi avanti e qualcuno indietro, nel suo cammino di lotta per la libertà di espressione artistica. La prima edizione infatti ha visto protagonista un movimento spontaneo di artisti che hanno risposto alla chiamata della cittadina di Regueb convogliando a marzo 2011 nelle sue strade: collettivi artistici e gruppi musicali da tutto il Paese, nel momento di più grande exploit espressivo che la Tunisia abbia vissuto. Questo movimento è stato interessante per due distinte ragioni: la prima riguarda la spontaneità e la solidarietà che il clima rivoluzionario ha creato nel Paese. La seconda invece concerne la ragione sopra citata: recarsi nelle regioni da dove i cittadini stessi chiamavano. Nel 2012 il Festival si ripete. Tra i due si collocano le prime elezioni libere della Tunisia, il 23 ottobre Le elezioni per la nuova Assemblea Costituente del paese hanno visto la vittoria del partito islamista En- Nahda. Questo risultato e la vittoria degli islamisti ha rimesso in causa e in dubbio la questione della libertà di espressione. A partire da questa data nel Paese comincia una nuova ondata di manifestazioni pubbliche che vedono come protagonisti i gruppi estremisti salafiti. La loro presenza spesso si impone al pubblico della strada con la violenza e con un linguaggio religioso perlomeno invadente, in netto contrasto col sentire religioso della società tunisina in generale (Bellingreri 2012d). Ma il 25 marzo 2012 i Salafiti non sono a Regueb, bensì nella capitale, interrompendo violentemente gli spettacoli della Giornata internazionale del teatro sull Avenue Bourghiba, picchiando gli artisti, dichiarando che la musica e il teatro sono haram, ossia peccato. Contemporaneamente, a Regueb, a campeggiare all ingresso della cittadina è la scritta: «Grazie al Ministero della Cultura per non aver sostenuto il Festival della Rivoluzione». L autorizzazione del Ministero del Turismo affinché il Festival si svolges- Arte e rivoluzioni in Tunisia 63

9 Archivio Antropologico Mediterraneo on line, anno XVI (2013), n. 15 (1) se è arrivata solo due settimane prima, ma i fondi di sostegno sono stati negati (Bellingreri 2012b). Questo non ha scoraggiato il direttore e gli organizzatori del Festival, che avevano già contattato artisti internazionali perché partecipassero e raccolto autonomamente i fondi per finanziare i biglietti aerei dei loro ospiti. Infatti, nonostante il clima fosse meno festivo rispetto all anno precedente, sono convogliati da Egitto, Siria, Francia e naturalmente dalla stessa Tunisia (Bellingreri 2012b), artisti e musicisti per festeggiare il primo anno dalla Rivoluzione. La mancanza di riconoscimento e sostegno finanziario ha testimoniato alla cittadina quanto l input dato a livello organizzativo localmente fosse distante dalle politiche culturali del paese, che ancora una volta dimenticavano il suo centro: mancanza di sovvenzioni e di una diversa politica culturale, ma nonostante questo, presenza e solidarietà degli artisti internazionali, che non hanno ricevuto alcun compenso. Nel marzo 2013, poco da aggiungere. Se nella capitale è da diversi mesi sparita la spettacolarizzazione degli interventi salafiti, è sempre più nell interno povero che tali gruppi si fanno sentire. Così il 22 marzo 2013 uno spettacolo teatrale è stato bruscamente interrotto dall ingresso dei salafiti e attivisti italiani e tunisini sono stati derubati di macchina fotografica, insultati e schiaffeggiati 12 perché partecipanti e portatori dell haram pubblico. 3. La musica è peccato: ricerca di un linguaggio inedito Prima che la musica venisse definita haram dai salafiti in quell ondata di violenza che ha interrotto diversi spettacoli artistici, precedentemente alle elezioni politiche del 2011, è il Lab Z Orchestra ad annunciare il nuovo clima di intolleranza religiosa e politica all exploit artistico post-rivoluzione. Il 30 luglio 2011 uno spettacolo di teatro delle ombre, accompagnato da un installazione video, proietta l immagine di una chiave di violino, la cui forma faticosamente si disegna e che poi viene tagliata bruscamente dal segnale stradale Vietato : la voce fuori campo che accompagna le immagini dichiara che la musica è vietata secondo la legge. In chiave ironica e con il linguaggio tanto forte quanto delicato delle ombre, il collettivo è portavoce inintenzionalmente di una denuncia ante litteram della tendenza che seguirà tutto il L entusiasmo del collettivo, nato nel 2010, durante il Ramadan aveva dato avvio a delle Street invasion 13 musicali che con altre performance di teatro delle ombre, tra le quali Humeur(s) del 24 ottobre 2010, mostrano come il Paese sia sull orlo dell esplosione: Humeur(s) descrive attraverso i suoi divertenti personaggi il clima di schizofrenia prodotto dalla dittatura e che neppure il collettivo poteva prevedere sarebbe esploso così a breve. La dittatura non è stata abbattuta da tamburi e ombre cinesi, bensì da processi e pratiche molto più drammatici e dolorosi. Ma questo istinto che pervade i giovani artisti e musicisti tunisini parla di un tempo, prima e dopo la rivoluzione, in cui lo spazio invita ad essere occupato altrimenti. La musica più che mai si fa testimone in Tunisia di questa ricerca di spazio, aspirazione a modelli artistici altri, nell intento di allenare orecchi e intelletti, attirare e scoprire giovani intelligenze musicali. La musica si fa anche testimone della crisi d identità, religiosa e politica, che attraversa la Tunisia e non esclude gli artisti: cito, ad esempio, il caso del bassista di Lab Z Orchestra, nonché bassista nel gruppo Chabbouba (2012), che con lo spettacolo musicale StambeliUrbain si è presentato a Tunisi e Sfax nell ultima edizione di Dream City. Il gruppo, insieme ad altri artisti tunisini, è stato selezionato al Dream City che si è svolto a Marsiglia il 18 e 19 maggio Gli Chabbouba, dopo il successo di Dream City (Bellingreri 2012), non hanno smesso di provare e sperimentare; purtroppo però la crisi mistico-religiosa, che sta attraversando il bassista da più di un anno e mezzo, lo ha condotto alla scelta definitiva di lasciare la musica, considerata peccato, e distruggere tutti gli stumenti musicali del gruppo. L atto estremo è appoggiato da altri salafiti, ex-musicisti, che hanno rinunciato alla loro ricerca musicale ed esistenziale, appagandosi solo con la preghiera e la fede, con la loro lettura conservatrice del Corano. Nonostante questa forte esperienza e questo evento negativo, almeno per gli amici e componenti del gruppo, gli Chabbouba non hanno pensato nemmeno per un momento di rinunciare all invito a Marsiglia, nel maggio 2013: coinvolgendo un altro musicista, appena rientrato da Parigi. Se la dittatura non ha fermato le note di questi artisti sperimentali, il messaggio odierno è che nessun altro tentativo di censura nella società può frenare questo istinto, congiunto a studio e riflessione artistica, che precedeva e ha arricchito la rivoluzione e se ne è arricchito. Note 1 Un intervista al regista di Maudit soit le phosfate, Semi Tlili, su Euromed Audiovisuel, r&did=

10 2 L unico giornalista italiano ad essere stato a Redeyef nel 2008 è stato Gabriele Del Grande come documentato nel suo ultimo libro (Del Grande 2010). Altri giornalisti hanno seguito il processo da Gafsa. 3 Uno dei blog più visitati in Tunisia durante i mesi della Rivoluzione: A Tunisian Girl, blogspot.com/. 4 La pagina dell atelier D su wordpress: 5 Il collettivo che si vuole ora costituire in associazione è in parte raccontato da Machghoul (2012). 6 Una descrizione dello spettacolo è apparsa su uno dei quotidiani più importanti in Tunisa, La presse de Tunisie nell articolo di S. Karoui (2010). 7 Testo apparso in un articolo della stampa locale di cui non è indicato l autore (Autore Anonimo 2009). Marta Bellingreri, Decentralizzare l arte, suonare la rivoluzione Bellingreri M a I sogni degli artisti sopra il cielo di Tunisi, Il Manifesto, 20 ottobre. 2012b Appuntamento a Regueb, il festival della Rivoluzione, Il Manifesto, 31 marzo. 2012c Labess, precipitando verso la Kasbah. Fin qui tutto bene, Il Manifesto, 29 settembre. 2012d La primavera delle arti a Tunisi, Il Manifesto, 15 giugno. 2012e Un rap non fa primavera, L Espresso, LVIII: Ben Mehni L A Tunisian Girl, la rivoluzione vista da un blog, Edizioni Alegre, Roma. Chabbouba 2012 L Art Rue, «Dream City» Festival 2012 L artiste face aux libertés, cartella stampa, Tunis. Arte e rivoluzioni in Tunisia 8 Per una breve biografia dell artista: wordpress.com/les-artistes/. 9 A.T.A.S. è l associazione tunisina d aiuto ai sordomuti. 10 Rinvio al sito: jetset,mag/el-masnaa--la-caravane-des-artistes-disparus html e alla pagina: com/elmasnaa.tn. 11 L evento S BEAT La nella cittadina di Sbitla, Sidi Buzid, è su: concert-sbeatla-avec-gultrah-bendir-man-vipa-hamzaoui-klay-mars Per la cronaca di questo evento si veda il sito: 13 Uno degli eventi di Street invasion è riportato su un blog: e nella pagina: Riferimenti bibliografici Autore Anonimo 2009 Récuper Art. Rien se perd, tout se transforme, giornale tunisino, 12 gennaio Dhainaut A La scène artistique tunisienne. Quoi de neuf après la révolution?, Première, 21 ottobre, Del Grande G Il mare di mezzo, Al tempo dei respingimenti, Infinito edizioni, Roma. Forster S Le rôle des artistes tunisiens pendant la Révolution de jasmin, Radio France Internationale, 19 gennaio, afrique/ le-role-artistes-tunisiens-pendant-revolution-jasmin. Henda 2010 Vibrations Vitales: l impossible n est pas humain, Tuniscope, 29 maggio. Houerbi E L art contemporain tunisien, dégagements révolutionnaires, Kapitalis, 4 febbraio, kapitalis.com/culture/42-arts/8120-lart-contemporain-tunisien-a-paris-ldegagementsr-revolutionnaires.html. Institut du Monde Arabe 1988 Caricatures arabes, Institut du monde arabe, Paris. Karoui S Metropolis selon l Atelier D: voyage au Sous-Sols de l âme, La Presse, 20 febbraio. 65

11 Archivio Antropologico Mediterraneo on line, anno XVI (2013), n. 15 (1) Machghoul A Vie de ville, Lab Z Orchestra, un art festif, Z.A.T., IV: Magnier B Rêves d hiver au petit matin. Les printemps arabes vus par 50 écrivains et dessinateurs, Elyzad, Paris. Mathlouti R De quelle culture parle-t-on en Tunisie?, Z.A.T., IV: Moore P., Salloukh M Struggles under authoritarianism: Regimes, States, and Professional associations in the Arab World, International Journal of Middle East Studies, XXXVIX : Pfannkuch K Dance as a resistance, Your Middle East, 4 marzo. Russo F., Santi S Non ho più paura. Tunisi, diario di una rivoluzione, Gremese, Roma. Slimani L Les artistes tunisiens disent Vive la Révolution, Jeune Afrique, 3 febbraio, xml0/. Z.A.T Penser la ville artistiquement, II, Tunis Penser la cité artistiquement, IV, Tunis. 66

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