UGO FOSCOLO. Alla Sera. A Zacinto. In morte del fratello Giovanni. Tre sonetti: Titolo: Mar 5-3:29 PM (Pagina 1 di 18) Approfondimenti
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- Simona Cavaliere
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1 UGO FOSCOLO A Zacinto Tre sonetti: In morte del fratello Giovanni Approfondimenti Alla Sera Titolo: Mar 5-3:29 PM (Pagina 1 di 18)
2 LE RIME DI TUTTI I VERSI A Zacinto Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. A Zacinto : Note Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 2 di 18)
3 Scrivi qui la tua parafrasi... v enere fece quelle isole feconde col suo primo sorriso onde non tacio le tue limpide nubi e le tue sponde inclino verso colui che naque Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 3 di 18)
4 Esercitazione... Ricostruisci A Zacinto Venere Toccherò Né più mai le sponde ove il mio fanciulletto corpo giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque, e fea feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso quelle isole di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello e disventura di fama sacre baciò la sua petrosa. Itaca Ulisse Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra ; a noiprescrisse il fato illacrimata sepoltura Parole Titolo: Mar 5-4:43 PM (Pagina 4 di 18)
5 Esercitazione... Divisione in SILLABE A Zacinto Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto? Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 5 di 18)
6 Esercitazione... Divisione in SILLABE A Zacinto Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto? Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 6 di 18)
7 Esercitazione... Divisione in SILLABE A Zacinto cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto? Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 7 di 18)
8 Esercitazione... Divisione in SILLABE A Zacinto cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto? Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 8 di 18)
9 IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentil anni caduto. La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete allora al petto della madre mesta. In morte del fratello Giovanni : Note Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 9 di 18)
10 Scrivi qui la tua parafrasi... Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 10 di 18)
11 Esercitazione... Ricostruisci In morte del fratello Giovanni 1 Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo 2 di gente in gente, me vedrai seduto 3 4 il fior de' tuoi gentil anni caduto. 5 6 parla di me col tuo cenere muto, 7 ma io deluse a voi le palme tendo 8 9 Sento gli avversi numi, e le secrete e prego anch'io nel tuo porto quiete. 12 Questo di tanta speme oggi mi resta! I versi e sol da lunge i miei tetti saluto. su la tua pietra, o fratel mio, gemendo La Madre or sol suo dì tardo traendo allora al petto della madre mesta. Straniere genti, almen le ossa rendete cure che al viver tuo furon tempesta, Titolo: Mar 5-5:12 PM (Pagina 11 di 18)
12 Alla Sera Forse perché della fatal quïete Tu sei l'imago a me sì cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. Alla Sera : Note Titolo: Mar 5-4:12 PM (Pagina 12 di 18)
13 Scrivi qui la tua parafrasi... Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 13 di 18)
14 Esercitazione... Ricostruisci Alla Sera 1 Forse perché della fatal quïete Le nubi estive e i zeffiri sereni, Sempre scendi invocata, e le secrete che vanno al nulla eterno; e intantofugge e mentre io guardo la tua pace, dorme 14 I versi E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli si strugge; Tu sei l'imago a me sì cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Titolo: Mar 5-7:04 PM (Pagina 14 di 18)
15 APPROFONDIMENTI Titolo: Mar 5-6:28 PM (Pagina 15 di 18)
16 A Zacinto : Notizie A Zacinto, il nono dei sonetti di Ugo Foscolo, presenta numerose affinità con In morte del fratello Giovanni, che occupa la decima posizione. I due componimenti presentano temi affini, un linguaggio poetico corrispondente, e sono stati entrambi composti in un periodo circoscritto. Il decimo è stato scritto successivamente e completa il nono. Se il nono sonetto guarda al passato, il decimo guarda al futuro; se il motivo ispiratore del nono sonetto è la condizione esistenziale di esule del Foscolo e il presagio di avere una tomba senza pianto, il decimo sonetto, ispirato dal suicidio del fratello, constatata la disperazione del tempo presente e conferma i dubbi sul futuro e cioè di morire in terra straniera. Fooscolo fu buon profeta del proprio destino: morì a Londra e solo grazie alla generosità degli inglesi, le sue ossa nel 1871 sono state rese all'italia e traslate a Firenze, dove riposano. Il tema del sonetto verte sulla precarietà della condizione di esule e sul sentimento nostalgico nei confronti di una piccola isola del mar Ionio, molto amata, dove il poeta è nato. Il nocciolo della poesia è l'amore per la patria, lontana e irraggiungibile. E la triplice negazione iniziale esprime per l'appunto la convinzione del poeta di non poter farvi più ritorno. Ripensando alla fanciullezza il poeta ricorda le bellezze del clima e della vegetazione dell'isola, creata dalla dea Venere nata dalle acque del mare che lei rese fertile con il suo primo sorriso; e il sublime poema di Omero non poté tacerne il limpido cielo e la vegetazione e narrò le acque fatali e il diverso destino di Ulisse il quale, esule anch'egli, ricco di fama e di sventura, riuscì a ritornare ad Itaca. Tu, o materna mia terra, conclude il Foscolo, non avrai che questa poesia da tuo figlio, perché il Fato ha prescritto a me una tomba senza pianto. La poesia procede senza soluzione di continuità in un crescendo di tensione che toglie il respiro. L'ultima terzina riprende e chiude il tema iniziale. Il motivo della disperazione del poeta è la condizione dell'esule che lancia il suo grido di dolore contro il fato avverso. Ma il Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti tra sé e Omero e tra sé e Ulisse. Il Foscolo canta le proprie sventure, mentre Omero celebrò i viaggi di Ulisse, che potè a ritornare a baciare la «petrosa Itaca», mentre a lui non riuscirà di ritornare nella sua piccola isola. Ma come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo ha una possibilità di perpetuare la fama di Zacinto e il ricordo del poeta che la canta. Il fato avverso lo costringe a peregrinazioni senza sosta e il poeta sente che e stata stabilita per lui una sepoltura solitaria. La composizione è perfetta, a rima ABAB ABAB CDE CED, ricca di allitterazioni consonantiche come la c- l - f - e suoni vocalici come la e - i - o. Marcello Pagnani nel suo studio approfondito ha messo in luce la centralità dell'idea di maternità, laddove Zacinto viene vista come madre, e dell'idea di acqua marina come generatrice della dea Venere ed elemento sul quale navigò Ulisse. Il tema di maternità verrà ripresa in modo diretto nel sonetto gemello In morte del Fratello Giovanni. Il lessico della poesia è altamente letterario, aulico, pregiato, selezionato e connotativo. La poesia ha un lungo periodo ipotattico che abbraccia le due quartine e la prima terzina. L'ultima terzina ha due periodo paratattici, ma il secondo è in effetti una subordinata causale, introdotta dal punto e virgola. Il primo periodo sintattico ha un andamento sinuoso e veloce, come le acque di un fiume che scorre tra le anse sempre più veloce, fino ad arrivare alla cascata finale, e di nuovo nel letto piatto lentamente il fiume riprende la sua corsa. Così in questo sonetto dopo l' incipit si susseguono sei relative, una dopo l'altra, in un crescendo di immagini nuove e creative fino all'ultima che descrive Ulisse nel suo drammatico viaggio. Il sonetto nella sua ultima terzina riprende il percorso, lentamente, per finire il senso drammatico espresso nei primi due versi. «Il discorso lirico del poeta, con la sua libera associazione di immagini, vìola i modelli tradizionali (che stabilivano una certa corrispondenza tra gli aspetti prosodici e il discorso sintattico) e, deludendo l'orizzonte d'attesa del lettore, conferisce una particolare intensità significativa al componimento» (C. Salinari e C. Ricci p. 2115). «Un'altra caratteristica del sonetto, destinata a creare un senso di attesa e di sospensione nel lettore, è costituita dalle costanti dilazioni, cioè dalla posizione dell'oggetto delle apostrofi, rivolte all'isola animisticamente invocata e dei soggetti grammaticali» ( ibidem p. 2116). Le figure retoriche donano al sonetto purezza formale e una perfezione stilistica e, insieme ai riferimenti alla cultura classica, una forma neoclassica all'interno della quale si materializzano i tumultuosi pensieri dell'autore. «Nel Foscolo il sentimento individuale, la passione, l'effusione della propria intimità sono sempre temperati, filtrati dal confronto con la cultura neoclassica, con quel mondo dei miti sui quali il poeta aveva formato la sua esperienza artistica» (M Dardano e C. Giovarnardi, I testi, le forme, la storia, p.84). Due sineddoche, una perifrasi, un iperbato, un'apostrofe, una litote, enjambements, il neologismo «illacrimata»: la composizione è caratterizzata da un altissimo e raffinatissimo linguaggio poetico. Scritto dal Foscolo tra il 1802 e il 1803, il sonetto costituisce una perfetta sintesi della dominante tradizione neoclassica e degli innovativi orientamenti romantici dell'autore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm und Drang : l'amor di Patria, l'ossessione della morte, la precarietà del tempo, la Poesia, che celebra eroismo e sventura... La vita è avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica che esclude un possibile rifugio nella religione. Tra le due componenti è l'anima romantica a prevalere. Il sonetto A Zacinto è un piccolo gioiello della letteratura italiana, in anticipo su quello che sarà quel grande e raffinato capolavoro che è il carme De' Sepolcri. Tutte le informazioni sono da: Titolo: Mar 5-3:44 PM (Pagina 16 di 18)
17 In morte del fratello Giovanni : Notizie Gemello del sonetto A Zacinto, ne riprende i temi, introducendo l'evento luttuoso del suicidio del fratello minore di Ugo Foscolo, Giovanni Dionigi, ufficiale dell'esercito della Repubblica Cisalpina, uccisosi a vent'anni nel 1801, forse per il disonore di aver sottratto alla cassa del reggimento la somma necessaria a saldare i propri debiti di gioco. A lui dedicato, ne prende anche il titolo: In morte del fratello Giovanni. Decimo dei dodici Sonetti del Foscolo, come il precedente, fonde la tradizione neoclassica con la cultura del Romanticismo. Composto nel 1803 a Milano, dove il Foscolo si trovava in esilio, il sonetto, altrettanto bello quanto il precedente, ne accentua ulteriormente il senso di sconforto esistenziale. Anche stavolta il poeta si avvale dei temi della cultura classica. Compaiono riferimenti ad alcuni celebri versi che il poeta Catullo scrisse per commemorare la morte del proprio fratello, e la composizione risuona degli echi di Tibullo, Virgilio e Petrarca. L' incipit che fu di Catullo («Dopo aver traversato terre e mari») assume qui l'impeto della poesia foscoliana («Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo»). Il poeta afferma di sperare un giorno di recarsi sulla tomba del fratello a piangere la sua giovinezza così bruscamente stroncata. La madre, rimasta sola e in età avanzata, ormai trascina gli anni, e il poeta la immagina impegnata in un monologo delirante, mentre parla, con il fratello morto («cenere muto») del fratello assente. Preclusa la possibilità di rientrare a Venezia, ceduta proditoriamente da Napoleone all'austria, il poeta tende le mani, in saluto, da lontano, in volo col pensiero sopra i tetti della città. Una sfortuna ostinata ai tavoli da gioco, le angosce serbate nel privato e, forse per vergogna, mai condivise con alcuno, che il poeta riconosce nel tragico, improvviso gesto di Giovanni, lo inducono a pregare che il fratello possa trovare almeno in morte quella serenità che gli è stata preclusa in vita. Per quanto, di tutte le belle speranze che il poeta riponeva in se stesso, nel futuro del fratello, nel destino politico di Venezia e nella possibilità dell'esistenza di Dio «questo» è quanto resta: «vane parole» direbbe Catullo, il cui verso, nella traduzione di Savatore Quasimodo, recita: «a dire vane parole alle tue ceneri mute» ( * ). Quando sarà il suo momento, per sé prega il poeta il popolo straniero sul cui suolo si sarà trovato a passare, di voler rendere le proprie spoglie al cordoglio della madre. Un gesto di grande umanità e, allo stesso tempo, di alta simbolicità: pietà e dolore si uniscono nell'invocazione alla comprensione tra i popoli. I sonetto, a rima secondo lo schema ABAB ABAB CDC DCD, possiede l'allitterazione consonantica con il dominio delle consonanti t, r e d e l'allitterazione assonantica con il dominio delle vocali o ed e. Una metonimia, due sineddoche, un'ipallage, una metafora, iperbati, enjambement, un'apostrofe. Periodi sintattici in prevalenza paratattici con poche subordinate. La lexis [LEXIS. dal greco "parola". lessico, cioè l insieme delle parole che compongono l'opera.] è meno complessa rispetto al sonetto A Zacinto, ma non per questo meno convincente, anzi è più pacata e più calma, sorretta dai riferimenti ai classici. Come scrivono C. Salinari e C. Ricci a pagina 2117: «La parola moderna si fonde così con gli echi della poesia classica, dei suoi miti, delle sue immagini». La morte del fratello, la madre anziana e sola, la condizione di esule sono sentimenti romantici che danno al sonetto un'intensità vibrante ed estrema. Questa lirica sovverte l'ideale del Winckelmann per il quale, secondo il principio per il quale il fondo del mare rimane sempre tranquillo per quante agitata possa essere la superficie, così nell'arte greca l'ideale della bellezza è specchio di un'umanità autonoma, caratterizzata da una armonica fusione di corpo e di spirito, da un nobile dominio delle passioni. In morte del fratello Giovanni essa stessa più movimentata e calda. mette in primo piano il tumulto delle passioni e infonde vivacità e agitazione anche alla forma che diviene (*) NOTE DOPO AVER TRAVERSATO TERRE E MARI Dopo aver traversato terre e mari, eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei, estremo dono di morte per te, fratello, a dire vane parole alle tue ceneri mute, perché te, proprio te, la sorte m ha portato via, infelice fratello, strappato a me così crudelmente. Ma ora, così come sono, accetta queste offerte bagnate di molto pianto fraterno: le porto seguendo l antica usanza degli avi, come dolente dono agli dei sotterranei. E ti saluto per sempre, fratello, addio! (Catullo, traduzione di Salvatore Quasimodo) Tutte le informazioni sono da: Titolo: Mar 5-3:44 PM (Pagina 17 di 18)
18 Alla sera : Notizie Ultimo dei Sonetti, Alla sera fu ritenuto proemiale da Ugo Foscolo, tanto che egli gli riservò il primo posto nella edizione definitiva dell'opera. Il tema è la sera, vista come immagine della morte, la «fatal quiete», cioè una dimensione cosmica atemporale, ma anche la pace dell'anima. Per questo motivo è molto cara al poeta. Ma affine a questo, emerge dalla poesia anche un altro tema fondamentale: il sofferto rapporto tra il desiderio di pace del poeta e il senso angoscioso della vita che lo travaglia. La sera è descritta quindi dal Foscolo sia portatrice di bei tramonti estivi, accompagnata da venti leggeri, sia foriera di atmosfere invernali, tenebrose e nevose, ma in entrambi i casi la sera è sempre desiderata, perché essa ispira i più intimi pensieri, le più segrete aspirazioni. Rivolgendosi direttamente ad essa, l'autore confida che l'apparizione della sera lo induce a meditare sulla vita e sulla morte, sul «nulla eterno», condizione dell'uomo che si configura come un annullamento totale e definitivo. Ma a questa dimensione indefinita ed infinita si contrappone il tempo, elemento immediato e fuggente che passa rapido recando con sé avversità indicibili, nel suo processo di autoconsunzione. E mentre il poeta contempla il silenzio e la pace della notte la sua anima attanagliata dalla rivolta interiore, per un attimo si placa e gli dona attimi di godimento, di dolcezza e di riposo. Il messaggio è certamente il binomio costituito dal desiderio di pace e dalla negatività del presente storico. Il poeta esprime il dolore e la tristezza della sua condizione, in attesa della sera come momento di pace e di riflessione, anche sui temi della morte. L'attende con ansia per placare angoscie e incertezze, come momento di liberazione e di pace. La sera ha il potere di placare l'anima ribelle e guerriera che lo agita e di donargli un momento di riposo, liberandolo dalla tristezza della giornata. L'obiettivo della poesia è anche quello di sintetizzare la concezione di vita del poeta. Secondo il Foscolo, che si ispira alla filosofia sensistica ( * ) e materialistica dell'illuminismo, la morte annulla ogni cosa; egli concepisce la vita dell'universo come un ciclo perenne di nascita, di morte e di trasformazione della materia, che costituisce questa Weltanschauung ( * ) di sottofondo la poesia lascia trasparire anche una Sehnsucht l'unica realtà. Ma da ), un'aspirazione struggente all'infinito, un atteggiamento di inquietudine e di nostalgia, un ( * e inappagata desiderio di conoscere ciò che sta fuori dei limiti del finito, che si concretizza nella sofferenza per l'impossibilità di appagare questo desiderio. Le figure foniche del sonetto, con rima secondo lo schema ABAB ABABA CDC DCD, sono le allitterazioni dei suoni chiari delle vocali e ed i nelle quartine, e quelle dei suoni cupi delle vocali o ed u delle terzine. La poesia esprime pessimismo e preoccupazione nel poeta, intristito dalle avversità del «reo tempo» e volontà di allontanarsi dal presente per immergersi in una dimensione cosmica e fuori del tempo, nella morte, che è totale annullamento ma anche pace, in cui si placa il tumulto interiore. La sera è anche la confidente del poeta; è il momento in cui il poeta riflette sulla propria vita e sulla morte chiarendo a se stesso la sua visone di vita. Il lessico è altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche; molte di queste latinismi (reo, aere, secrete, torme, cure) che danno al sonetto una forma neoclassica, mentre i sentimenti espressi sono decisamente romantici. Il sonetto è dunque la sintesi della cultura del tempo: dominio delle passioni, secondo le indicazioni del Winckelmann, ma concetti nuovi come la Sehnsucht ( * ), propria dei romantici. La poesia è composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i periodi son più ampi e complessi, mentre nelle terzine i periodi sono più corti e concitati. Il movimento ampio delle quartine è affidato al parallelismo delle due frasi coordinate («E quando e quando»). La lexis ( * ) della poesia è affascinate e suggestiva, ricca di richiami vocali e di una ricercatezza lessicale che danno alla poesia grazia e levità. Ma il più importante procedimento formale consiste nell'accostare immagini contrastanti, in modo da ottenere quel chiaroscuro che è considerato dalla critica come una delle conquiste più importanti della poesia e la Parola pag.143). Le più importanti figure retoriche della poesia sono: l'ossimoro, foscoliana ( La Realtà enjambements L'ossimoro del primo verso «fatal quiete» e il «Nulla eterno» del 10 verso. l' e l'antitesi. L' embejement dei versi 5-6 (inquiete/ tenebre e lunghe). L'antitesi si trova negli ultimi due versi «e mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerriero ch'entro mi rugge». La lirica trae la sua bellezza innanzitutto dalla perfetta sintesi tra linguaggio poetico e sentimenti sottesi, dal tono emotivo languido e dalle riflessioni filosofiche ed esistenziali che il poeta sviluppa nel breve componimento, raggiungendo elevate altezze poetiche ed estetiche. Questo sonetto trasmette un messaggio filosofico ed esistenziale chiaro. La vita termina nel «Nulla eterno», nell'annullamento totale e definitivo nella natura, e di questa nell'universo. Al di là di questa concezione, che alcuni possono trovare non condivisibile, il sonetto cattura per il suo linguaggio e per il suo contenuto. La sua bellezza è intrisa di una malinconia universale, lontana dalla fede per cui la morte e solo l'inizio della vera luce e della vita vissuta accanto a Dio. (*) NOTE LEXIS. dal greco "parola". lessico, cioè l insieme delle parole che compongono l'opera. SEHNSUCHT. Una parola che significa allo stesso tempo desiderio e languore, aspirazione e nostalgia. Mette a nudo "una forza selva individuo e porta in sé un pizzico dolce e amaro di separazione, di rassegnazione" (Valeska Grisebach, autore del film omonimo). sensazioni fisiche. SENSISMO. Elemento ideologico settecentesco. Posizione estrema in campo religioso delle dottrine sensiste, che riducono tutte le WELTANSCHAUUNG. Una bellissima parola che gli autori di lingua tedesca dichiarano pressoché intraducibile e i non tedeschi lasciano tradotta, concedendosi di interrompere il flusso del loro dettato perché consapevoli che un equivalente di fatto non esiste. Un corrispe potrebbe essere "visione del mondo", dal momento che, nel composto tedesco, è presente, insieme al sostantivo Welt che signific a" o, anche, un "vedere su" (anschauen). Preferibile, forse, è la traduzione "concezione del mondo", non perché s'approssimi di più perché in grado di veicolare significati ulteriori (Giorgio Antonelli). Tutte le informazioni sono da: Titolo: Mar 5-3:44 PM (Pagina 18 di 18)
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