Parametri morfologici e chiavi dicotomiche per il riconoscimento delle piante superiori arboree e arbustive

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1 Parametri morfologici e chiavi dicotomiche per il riconoscimento delle piante superiori arboree e arbustive 1 Foglia La porzione predominante della foglia è rappresentata dalla lamina o lembo fogliare, il quale si presenta normalmente appiattito dorso-ventralmente e più o meno espanso. Le foglie di molte specie vegetali non presentano una lamina espansa ma bensì sono aghiformi o squamiformi. Foglia Lamina espansa Aghiforme/Squamiforme 2 1

2 Foglie a lamina espansa 3 Foglie aghiformi 4 2

3 Foglie squamiformi 5 Inserzione delle foglie sui rami TIPI DI INSERZIONE: a) foglie alterne o sparse (es. mais); b) foglie opposte (es. ortica); c) foglie verticillate (es. oleandro). 6 3

4 Foglie semplici e composte Le foglie a lamina espansa si possono distinguere in foglie semplici e in foglie composte. Quest ultime sono formate da un numero variabile di unità laminari, dette foglioline, che possono prendere inserzione sullo stesso picciolo, a formare una struttura a ventaglio (foglie palmato-composte), oppure su di un asse centrale, detto rachide, originatosi dall allungamento del picciolo fogliare (foglie pennato-compste). La foglie pennato-composte sono a loro volta distinte in foglie paripennate, se formate da un numero pari di foglioline, e imparipennate se formate da un numero dispari di foglioline. In caso di dubbio, un semplice parametro che permette di distinguere le foglie semplici dalle foglioline di una foglia composta è dato dall assenza o dalla presenza di gemme laterali in posizione ascellare; infatti, all ascella delle foglioline di una foglia composta non sono presenti gemme laterali, mentre queste sono sempre presenti all ascella delle foglie semplici (foglie vere). Foglie a lamina espansa Semplici Composte pennatocomposte palmatocomposte Imparipennate Paripennate 7 FOGLIE COMPOSTE: a) bipennata (es. Gymnocladus dioica); b) pennato-composta, paripennata (es. noce nero); c) pennato-composta, imparipennata (es. sorbo degli uccellatori); d) palmatocomposta (es. ippocastano). 8 4

5 Particolarità morfologiche di alcune foglie pennato-composte 9 Foglie sessili e peduncolate La lamina è spesso sostenuta da una struttura assiale cilindrica, detta picciolo, la quale si inserisce distalmente nella foglia e prossimalmente nel nodo del fusto, collegando così quest ultimo alla foglia stessa. Le foglie sorrette da un picciolo sono dette peduncolate, mentre quelle che non presentano picciolo, e che quindi si inseriscono direttamente nel nodo del fusto, vengono definite foglie sessili. Foglie Sessili Peduncolate 10 5

6 Guaine, stipole e auricole Alla base del picciolo può essere presente una lamina appiattita e più o meno dilatata, detta guaina, che abbraccia il fusto. La guaina può essere presente anche alla base della foglie sessili, le quali, per questo motivo, vengono definite guainanti. Le foglie sessili guainanti sono tipiche delle piante appartenenti alla famiglia delle Poaceae (Graminaceae); in più, in queste piante, a divide il lembo dalla guaina è presente una escrescenza membranosa detta ligula. Sempre nelle Poaceae si può avere la presenza di due espansioni sottili ed allungate, dette auricole, utilizzate come parametro sistematico nel riconoscimento delle specie durante la fase vegetativa. In certe piante, alla base del picciolo, possono essere presenti due espansioni appiattite, di forma particolare, dette stipole. 11 Foglie a lamina espansa semplici Foglie a lamina espansa semplici Caduche Persistenti Forma della lamina Forma del margine Forma dell apice Forma della base Disposizione delle nervature 12 6

7 Forma del lembo e del margine fogliare La forma del lembo fogliare e quella del suo margine, sia nelle foglie semplici che nelle foglioline di una foglia composta, rappresentano spesso un importante carattere di riconoscimento. FORMA DEL MARGINE: a) intero (es. melograno); b) dentato (es. castagno); c) lobato (es. quercia); d) crenato (es. cercidifillo); e) seghettato (es. bagolaro). FORMA DELLA LAMINA: a) lanceolata (es. salice); b) obovata (es. magnolia da fiore); c) ovata (es. serenella); d) cuoriforme (es. tiglio); e) palmo-lobata (es. acero); f) pennato-lobata (es. quercia); g) romboidale (es. betulla); h) reniforme (es. albero di giuda); i) ellittica (es. sorbo montano); m) ovale (es. leccio). 13 Apice e base della foglia FORMA DELL APICE: a) tronco (es. liriodendro); b) ottuso (es. corbezzolo); c) cuspidato (es. nocciolo); d) acuminato (es. kaki); e) smarginato (es. ontano). FORMA DELLA BASE: f) cordata (es. tiglio); g) ottusa (es. pioppo tremulo); h) auricolata (es. farnia); i) cuneata (salice bianco). 14 7

8 Nervature fogliari Il sistema conduttore della foglia è rappresentato dalle nervature fogliari. A seconda del numero di nervature si distinguono foglie uninervie, con una sola nervatura (es. conifere) e foglie plurinervie, con più nervature. Le nervature di una foglia si distribuiscono nella lamina fogliare secondo schemi caratteristici. Infatti, la distribuzione delle nervature varia nelle diverse piante ed è sensibilmente differente in quelle appartenenti alla classe delle dicotiledoni (Magnoliopsida), rispetto a quelle della classe delle monocotiledoni (Liliopsida). Nelle dicotiledoni si ritrovano due caratteristici modelli di nervature: quella palmata e quella pennata. Le foglie con nervatura pennata o penninervie sono caratterizzate da una nervatura mediana o principale, che scorre nel centro della lamina, e dalla quale dipartono, ad intervalli regolari, delle nervature secondarie, tra loro parallele, e dirette in modo più o meno obliquo verso i margini fogliari. Le foglie con nervatura palmata o palminervie sono invece caratterizzate da un certo numero di nervature di uguale calibro che dipartono contemporaneamente dal picciolo e che decorrono all interno della lamina fogliare con direzioni divergenti. 15 Le foglie delle monocotiledoni, che si presentano normalmente sessili e con lamina allungata e lineare, presentano nervature equivalenti, sottili e ravvicinate, che, dalla base fogliare, decorrono longitudinalmente nella lamina, parallelamente tra loro (le varie nervature parallele sono unite tra loro grazie ad una fitta rete di piccole nervature trasversali). Per questa caratteristica, le foglie di molte monocotiledoni vengono definite parallelinervie. 16 8

9 Foglie aghiformi Foglie aghiformi Inserzione sui rami Forma della lamina Consistenza della lamina Persistenza della lamina Singolo A gruppi A verticilli A sezione circolare A sezione piatta Coriacea Tenera Caduca Persistente 17 Foglie squamiformi Foglie squamiformi Addossate al rametto (fronde) A sezione circolare (es. Cupressus) A sezione piatta (es. Thuja) Distanziate dal rametto Apice Triangolare e pungente Pungente Arrotondato 18 9

10 Strutture riproduttive delle Gimnospermae: sporofilli e coni Le Gimnosperme non possiedono veri fiori ma hanno strutture riproduttive più primitive, costituite da foglie fertili trasformate dette sporofilli, le quali vengono ulteriormente distinte in microsporofilli e macrosporofilli a seconda che portino rispettivamente le strutture riproduttive maschili e femminili. I macro e i microsporofilli possono essere presenti (quasi sempre in strutture riproduttive separate: coni unisessuali) sulla stessa pianta (specie monoiche) o su piante diverse (specie dioiche). I coni maschili sono formati da microsporofilli inseriti a spirale su di un asse centrale detto rachide. I coni femminili sono formati da macrosporofilli inseriti anch essi a spirale su di un asse centrale detto rachide. I macrosporofilli si presentano generalmente di dimensioni maggiori dei microsporofilli ed hanno la forma di una squama, detta squama ovulare. 19 Sporofilli Microsporofilli (sporofilli maschili portanti i granuli pollinici) Macrosporofilli (sporofilli femminili portanti gli ovuli) Coni maschili (a maturità liberano il polline) Coni femminili (contengono i semi e a maturità si trasformano in antocarpi) 20 10

11

12 Strutture riproduttive delle Gimnospermae: antocarpi Durante il periodo di tempo che intercorre tra l impollinazione e la fecondazione dei gameti, i coni femminili subiscono delle trasformazioni: aumentano di dimensioni, lignificano il rachide e le squame, e, in seguito all accrescimeto dei macroblasti, non si vengono più a trovare in posizione apicale ma lungo l asse dei rami. I coni femminili così modificati prendono il nome di pigne, le quali, a maturità, liberano i semi tramite la divaricazione delle squame (es. pino) o per distacco diretto delle squame dal rachide (es. abete). In certe Gimnospermae, dalla trasformazione delle squame del cono femminile si forma una pigna sferica con squame strettamente serrate tra loro, detta galbulo, la quale si può presentare di consistenza legnosa, come nel cipresso, o di consistenza carnosa come nel caso del ginepro (coccole). Queste strutture, originate dalla modificazione dei tessuti del cono femminile, vengono spesso definite nell insieme antocarpi o pseudofrutti. Il tegumento seminale può, in certi casi, determinare la formazione di tessuti carnosi e colorati, come accade, ad esempio, nel genere Taxus, in cui si forma una struttura carnosa che circonda il seme detta arillo. 23 Antocarpi Pigna Galbulo Strobilo Pseudodrupa Galbulo legnoso Galbulo carnoso (coccola) 24 12

13 Fiore Le piante appartenenti alla divisione delle Angiospermae (Magnoliophyta) presentano tutte un organo riproduttore, responsabile della riproduzione sessuale, detto fiore. I fiori possono inserirsi singolarmente sul fusto e sui rami, oppure possono trovarsi riuniti a formare delle infiorscenze. I fiori ad inserzione singola vengono distinti in fiori terminali, se sono portati all apice del fusto o dei rami, o in fiori ascellari se si trovano all ascella delle foglie. Le infiorescenze sono sempre costituite da un asse dell infiorescenza o rachide, sul quale si inseriscono i singoli fiori, in modo diretto (fiori sessili) o tramite un peduncolo (fiori peduncolati). 25 Fiore a inserzione semplice In ogni fiore si possono riconoscere due differenti tipologie di elementi: elementi fertili (sporofilli) ed elementi sterili (antofilli). Tutti gli elementi di un fiore, fertili o sterili che siano, prendono inserzione su di una struttura fiorale detta talamo o ricettacolo. L insieme degli elementi sterili di un fiore (antofilli) forma una struttura, con funzione protettiva e vessillare, detta perianzio. Quando un fiore non presenta gli elementi perianziali viene definito nudo

14 Gli elementi fertili del fiore (sporofilli) vengono distinti in elementi maschili detti stami, ed in elementi femminili detti pistilli. L insieme degli stami di un fiore forma l apparato riproduttore maschile, che prende il nome di androceo, mentre l insieme dei pistilli forma l apparato riproduttore femminile, che prende invece il nome di gineceo. Quando un fiore presenta entrambi gli apparati riproduttivi, maschile e femminile, viene definito ermafrodita. Al contrario, quando un fiore presenta una sola tipologia di apparato riproduttore, quindi o solo il maschile o solo il femminile, viene definito unisessuale. I fiori unisessuali che presentano solo gli elementi dell androceo vengono definiti fiori maschili o staminiferi, mentre quelli che presentano solo gli elementi del gineceo vengono definiti fiori femminili o pistilliferi

15 Perianzio Il perianzio è l insieme di tutti quegli elementi sterili del fiore che hanno la funzione di proteggere le strutture riproduttive e di attrarre gli insetti pronubi verso il fiore (funzione vessillare, presente solo nei fiori di quelle specie in cui è attuata l impollinazione entomogama). Il perianzio dei fiori della maggior parte delle piante appartenenti alla classe delle dicotiledoni si presenta composto da due tipologie di elementi, detti petali e sepali, riuniti a formare due differenti verticilli. Questi fiori vengono genericamente definiti fiori eteroclamidi. I petali sono antofilli con funzione prettamente vessillare, caratterizzati da colorazioni brillanti e vistose, e da una piacevole vellutatezza. Essi si trovano riuniti a formare un verticillo interno, che normalmente avvolge le strutture riproduttive, detto corolla (i fiori senza corolla vengono detti apetali). I sepali sono antofilli che svolgono principalmente un azione di protezione e che normalmente si presentano di consistenza semi-coriacea e con colorazioni poco vistose (spesso sono verdi). I sepali si trovano normalmente riuniti a formare un verticillo esterno detto calice (i fiori senza calice vengono detti asepali). 29 Il perianzio dei fiori della maggior parte delle piante appartenenti alla classe delle monocotiledoni viene definito perigonio, e si presenta normalmente composto da una sola tipologia di elementi detti tepali (essi possono trovarsi inseriti sul ricettacolo in un unico verticillo, o, il più delle volte, inseriti con posizione alternata su due verticilli uguali, uno esterno ed uno interno). Questi fiori vengono genericamente definiti fiori omoclamidi. Se gli elementi che compongono il calice, la corolla e il perigonio, si presentano separati tra loro, e quindi si inseriscono singolarmente sul ricettacolo, si parla di calice dialisepali, di corolla dialipetala e di perigonio dialitepalo; al contrario, se questi elementi si presentano fusi tra loro, si parla di calice gamosepalo, di corolla gamopetala e di perigonio gamotepalo (la fusione dei vari elementi perianziali è considerata come un carattere di maggiore evoluzione, in quanto determina una miglior protezione degli apparati riproduttivi)

16 Principali tipologie di corolla Corolle dialipetale: a) papilionacea (Pisus sativus); b) rosacea (Ranunculus montanus); c) cariofillacea (Dianthus sp.); d) crucifera (Brassica nigra). Corolle gamopetale: e) orciolata (Erica carnea); f) campanulata (Campanula rutundifolia); g) imbutiforme (Ipomoea parga); h) labiata (Salvia pratensis); i) ligulata (Matricaria chamomilla); l) tubulosa (Atropa belladonna). 31 Relativamente alla disposizione, alla forma, ed al numero di elementi perianziali di un fiore, e quindi alla presenza di uno o più piani di simmetria, si distinguono due tipologie di fiori: fiori a simmetria raggiata o attinomorfi, i quali, anche se attraversati da più piani di simmetria passanti per il centro, vengono sempre e comunque divisi in due porzioni speculari, e fiori a simmetria bilaterale o zigomorfi, i quali possono essere invece attraversati da un solo piano di simmetria

17 Stami Come abbiamo già detto in precedenza, l androceo è l apparato riproduttore maschile del fiore. Esso è formato da un certo numero di elementi fertili, detti stami o microsporofilli o sporofilli maschili. Ogni stame è formato da un asse allungato e sottile detto filamento, che prossimalmente prende inserzione sul ricettacolo, e da una porzione ingrossata, detta antera, portata alla sommità del filamento stesso. Di norma, ogni antera è formata da due strutture dette teche, collegate tra loro grazie ad una porzione connettiva sterile. 33 Per indicare alcune caratteristiche relative agli stami che compongono l androceo di un fiore, quali il loro numero, il loro tipo d inserzione e la loro lunghezza, vengono utilizzate varie terminologie specifiche. Per esempio, se un fiore presenta un androceo composto da quattro stami viene definito tetrandro, mentre, più in generale, se presenta molti stami viene detto poliandro. Gli stami di un fiore possono avere tutti la stessa lunghezza, oppure possono presentare lunghezze differenti. Relativamente a quest ultimo caso proponiamo due esempi: esistono fiori tertandri che presentano due stami con filamento lungo e due con filamento corto, i quali vengono definiti stami didinami, e fiori esandri che presentano quattro stami con filamento lungo e due con filamento corto, i quali vengono invece detti stami tetradinami. Gli stami che compongono l androceo di un fiore possono essere indipendenti tra loro, ed in questo caso si parla di androceo dialistemone, oppure possono presentarsi tra loro concresciuti, ed in questo caso si parla di androceo gamostemone

18 I fiori di molte piante appartenenti alla classe delle dicotiledoni sono caratterizzati da androcei gamostemoni in cui gli stami sono uniti tra loro per mezzo delle antere, e sono detti stami sinanterici, oppure sono uniti grazie alla fusione dei singoli filamenti. Quando tutti gli stami dell androceo si presentano con i filamenti saldati tra loro, a formare una sorta di manicotto unico, si parla di stami monoadelfi; invece, quando tutti gli stami sono fusi tra loro per mezzo dei filamenti, a parte uno che si presenta libero, si parla di stami diadelfi. Infine, quando gli stami sono uniti per mezzo dei filamenti a formare un certo numero di gruppetti, si parla di stami poliadelfi. In certe specie gli stami dell androceo del fiore si possono presentare completamente saldati tra loro per mezzo sia delle antere che dei filamenti, ed i questo caso vengono detti stami sinfisandri. Androceo dialistemone: a) stami liberi (Cardamine pratensis); b) stami didinami (Aristolochia clematitis). Androceo gamostemone: c) stami monoadelfi (Malva sp.); d) stami poliadelfi (Tilia sp.); e) stami sinanterici (Campanula trachelium). 35 Pistillo L apparato riproduttore femminile del fiore prende il nome di gineceo ed è composto da una o più strutture riproduttive dette pistilli. I pistilli, a loro volta, derivano da una o più foglie fertili, accartocciate e fuse tra loro, dette carpelli o macrosporofilli. Ogni pistillo è normalmente formato da una porzione basale ingrossata ed internamente cava, detta ovario, dal cui polo superiore diparte un asse allungato e sottile detto stilo, che termina apicalmente con una struttura più o meno espansa detta stimma. Esistono fiori in cui, mancando lo stilo, lo stimma si trova direttamente inserito sull ovario e per questo vengono definiti fiori a stimma sessile. In alcuni ovari pluricarpellari i carpelli possono presentarsi soldati tra loro, in modo tale da suddividere internamente l ovario in altrettante camere o loculi, ed in questo caso si parla di ovario pluriloculare, oppure possono essere saldati tra loro solo mediante i margini, e quindi formare un ovario con un unico loculo detto ovario uniloculare

19 Ricettacolo e ovario Il ricettacolo si presenta come un asse più o meno dilatato e molto raccorciato, di forma più o meno conica o più o meno incavata a seconda dei casi. Quando il ricettacolo di un fiore ha forma conica, l ovario dei pistilli si trova posto superiormente agli elementi perianziali ed agli stami (ipogini), e quindi viene definito ovario supero. Quando il ricettacolo è leggermente incavato, l ovario dei pistilli si trova alla stessa altezza degli elementi perianziali e degli stami (perigini), e quindi viene definito ovario semi-infero o semi-supero. Quando infine il ricettacolo si presenta molto incavato, l ovario si viene a trovare posto inferiormente agli altri elementi fiorali (epigini), e quindi viene definito ovario infero. 37 Infiorescenze A seconda della forma del rachide e della disposizione dei fiori, si riconoscono moltissime tipologie di infiorescenze, le quali hanno un elevatissimo valore sistematico. Le infiorescenza vengono classificate in indefinite o racemose, quando l asse dell infiorescenza cresce illimitatamente formando sempre nuovi fiori e non producendo mai il fiore terminale, ed in infiorescenze definite o cimose, quando invece l asse dell infiorescenza presenta un crescita limitata, determinata dalla produzione di un fiore terminale. Le infiorescenze possono essere ulteriormente classificate in infiorescenze semplici, se portano i singoli fiori inseriti sul rachide, ed in infiorescenze composte se invece portano sul rachide delle altre infiorescenze secondarie

20 39 Infiorescenze indefinite semplici Infiorescenze indefinite semplici Spiga Amento Racemo o grappolo Spadici Ombrella Corimbo Capolino Siconio 40 20

21 I capolini 41 Infiorescenze indefinite composte 42 21

22 Infiorescenze definite Infiorescenze definite Dicasio o cima bipara Monocasio o cima unipara Cima unipara elicoidale Cima unipara scorpioide 43 INFIORESCENZE SEMPLICI: a) cima elicoidale (es. gladiolo); b) cima bipara (es. Cerastium collinum); c) cima scorpioide (es. non ti scordar di me); d) spiga (es. piantaggine); e) amento (es. pioppo); f) grappolo o racemo (es. mughetto); g) spadice (es. Anthurium); i) ombrella (es. ciliegio); m) capolino (es. margherita, camomilla); ncorimbo (es. pero); o) sicono (es. fico). INFIORESCENZE COMPOSTE: h) pannocchia (es. avena); l) ombrella composta (es. carota)

23 Frutto Il frutto è un organo esclusivo delle piante appartenenti alla divisione delle Angiospermae. Esso deriva dalla trasformazione dell ovario, e quindi dei carpelli che lo compongono, in seguito ad uno stimolo ormonale determinato da fitormoni prodotti da parte dei semi in formazione. Dalla modificazione dei tessuti che compongono la parete dell ovario si ha la formazione del pericarpo. Nel pericarpo, il più delle volte, si possono riconoscere tre differenti zone, concentriche tra loro, dette: epicarpo, mesocarpo e endocarpo. L epicarpo rappresenta la porzione più esterna del pericarpo, il mesocarpo la porzione intermadia e l endocarpo la porzione più interna. A seconda di come si presenta il pericarpo al termine del suo processo di maturazione, si possono distinguere frutti carnosi e frutti secchi. I primi sono caratterizzati da un pericarpo succoso e carnoso, spesso anche di notevole spessore, mentre i secondi presentano un pericarpo fortemente disidratato e di consistenza cuoiosa, legnosa o papiracea a seconda dei casi. 45 Frutti Frutti carnosi Frutti secchi Frutti secchi indeiscenti Frutti secchi deiscenti 46 23

24 Frutti secchi I frutti secchi vengono distinti in frutti secchi deiscenti e frutti secchi indeiscenti a seconda che si aprano o meno giunti a maturità. I frutti secchi indeiscenti sono frutti che, giunti a maturità, non si aprono; infatti, la rottura del loro pericarpo sarebbe inutile, in quanto essi sono tutti frutti monospermi che, contenendo un solo seme, possono tranquillamente disperdersi assieme a questo, senza determinare, al momento delle germinazione, nessun tipo di competizione tra le plantule sorelle. I frutti secchi deiscenti sono invece frutti che, giunti a maturità, si aprono permettendo la fuoriuscita dei semi in essi contenuti. Quest ultimi sono infatti tutti frutti polispermi, che contengono spesso un elevato numero di semi, i quali devono disperdersi in posti differenti al fine di non instaurare dei rapporti di competizione trofica al momento della germinazione. 47 Frutti secchi deiscenti e indeiscenti Frutti secchi Frutti secchi deiscenti Siliqua Legume Capsule Capsula a deiscenza trasversale Capsula a deiscenza poricida Capsula a deiscenza valvare Frutti secchi indeiscenti Achenio Samara Cariosside Nucula o noce 48 24

25 FRUTTI SECCHI DEISCENTI: a) capsula a deiscenza poricida (es. papavero); b) capsula a deiscenza trasversale (es. giusquiamo); c) capsula a deiscenza valvare (es. viola); d) follicolo (es. colchico); e) siliqua (es. cavolo); f) legume (es. fagiolo). FRUTTI SECCHI INDEISCENTI: g) achenio (es. tarassaco); h) samara e disamara (es. frassino ed acero); i) nucula o noce (es. nocciolo); l) cariosside (es. mais). 49 Principali tipologie di frutti secchi indeiscenti -Achenio: è un frutto originatosi da un ovario monocarpellare, si presenta normalmente di piccole dimensioni, di consistenza più o meno legnosa, ed è spesso dotato di espansioni piumose (pappi) che permettono la disseminazione anemocora (es. tarassaco). -Noce o Nucula: è un frutto caratterizzato da un pericarpo cuoioso o legnoso (spesso molto duro), che delimita una cavità interna completamente occupata dall unico seme libero (es. nocciola, noce). -Samara: è un frutto abbastanza simile all achenio, caratterizzato da un espansione alare, spesso anche di grosse dimensioni, che permette la disseminazione anemocora (es. frassino). Spesso le samare sono unite a due a due a formare delle disamare (es. acero). -Cariosside: è un frutto/seme, tipico delle piante appartenenti alla famiglia delle Graminaceae, così definito i quanto il frutto è talmente concresciuto con il seme da non permettere la separazione e la distinzione tra l uno e l altro (es. mais)

26 Principali tipologie di frutti secchi deiscenti -Capsula: è un frutto pluricarpellare, caratterizzato da una forma sfericocilindrica, il quale si apre e disperde i propri semi attraverso varie metodologie: si può avere l apertura trasversale del frutto, tramite la fessurazione delle pareti mediane dei carpelli che lo formano (deiscenza trasversale), l apertura longitudinale del frutto, tramite fessurazioni a livello delle nervature dei carpelli (deiscenza valvare), oppure la fuoriuscita dei semi tramite di forellini, posti tra i carpelli del frutto ed un coperchietto posto apicalmente (deiscenza poricida) (es. papavero). -Legume: è un frutto monocarpellare, di forma allungata, che porta un certo numero di semi attaccati a livello della nervatura del carpello. Esso si apre su due linee, rappresentate dalla linea di saldatura dei margini del carpello e dalla nervatura del carpello stesso, determinando la formazione di due mezzi carpelli (es. fagiolo). -Siliqua: è un frutto bicarpellare, di forma allungata, che porta un certo numero di semi posti sulle due facce di un setto centrale detto replo. Questo frutto si apre a livello delle due linee di saldatura delle due foglie carpellari (es. cavolo). 51 Frutti carnosi FRUTTI CARNOSI: a) drupa (es. ciliegia); b) bacca (es. pomodoro); c) esperidio (es. arancio, limone); d) peponide (es. cetriolo)

27 Principali tipologie di frutti carnosi -Drupa: è un frutto monocarpellare in cui si riconoscono i tre strati del pericarpo, i quali presentano differenti caratteristiche: l epicarpo è molto sottile, il mesocarpo si presenta succoso e l endocarpo, che avvolge il seme, invece è molto duro e lignificato (nocciolo) (es. pesca, albicocca). -Bacca: è un frutto che può presentarsi sia di dimensioni ridotte sia di dimensioni ragguardevoli, presenta un pericarpo completamente succoso, senza distinzione tra i tre strati (contengono normalmente semi con spermoderma lignificato) (es. acino d uva, pomodoro). -Peponide: è un frutto di grosse dimensioni, caratterizzato da un epicarpo duro e cuoioso, da un mesocarpo carnoso e da un endocarpo estremamente succoso (es. zucca, melone). -Esperidio: è un frutto caratterizzato da un epicarpo di elevato spessore, molto colorato e contenente tasche lisigene, da un mesocarpo spugnoso e biancastro, e da un endocarpo diviso in spicchi, formato da peli ghiandolari ripieni di secreti (es. arancio, limone). 53 Falsi frutti In alcune piante, quello che potrebbe sembrerebbe un frutto, è in realtà un falso frutto, originatosi, oltre che dalla modificazione dell ovario, anche dalla proliferazione delle cellule del ricettacolo fiorale. Infatti, al momento della trasformazione dei carpelli, si ha l ingrossamento del ricettacolo del fiore, il quale viene ad assumere una consistenza più o meno carnosa e viene a presentare un epidermide pigmentata

28 Principali tipologie di falsi frutti -Cinorrodio: è tipico delle piante appartenenti al genere Rosa, si presenta di discrete dimensioni, di colore arancione-rossastro, e contiene all interno i veri frutti della pianta, cioè degli achenii. -Pomo: è tipico di molte piante appartenenti alla famiglia delle Rosaceae e si presenta normalmente di forma sferica o tronco-conica, con un epidermide spesso vistosamente colorata. Internamente è caratterizzato da un torsolo, che è il vero frutto, suddiviso in cinque ricettacoli contenenti ognuno un seme (es. mela, pera, cotogna). 55 Frutti aggregati e infruttescenze Possiamo infine citare i frutti aggregati, cioè l insieme di tanti frutticini, generatisi dai singoli pistilli di uno stesso fiore (es. la multidrupa di mora e lampone, il conocarpo della fragola), e le infruttescenze, cioè insiemi di frutti, originatisi però non dallo stesso fiore, ma da tanti fiori differenti riuniti in un infiorescenza (es. gelso, fico)

29 Chiavi Dicotomiche Gimnospermae Angiospermae 57 Testo e disegni tratti da: Biologia generale e applicate con prontuario di botanica D. Galli, M. Ferrari, M. Marconi, E. Marcon, A. Menta et al. RCS, Milano

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