SALASSI, POLVERINE E TIRAOSSI L ANTICA RICERCA DELLA SALUTE

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1 Anno XXXIX - n. 3 - aprile 2009 ISSN.: In caso di mancato recapito, rinviare all Ufficio Postale di Vicenza per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere la tassa di spedizione. Direzione: Via delle Grazie, Vicenza - tel info@istitutorezzara.it - Direttore responsabile: Giuseppe Dal Ferro - Mensile registrato al Tribunale di Vicenza n. 253 in data Reg. ROC Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) - art. 1, comma 1 DCB Vicenza - Associato USPI - Stampa CTO/Vi - Abb. annuale 20,00 ; 3,00 a copia SALASSI, POLVERINE E TIRAOSSI L ANTICA RICERCA DELLA SALUTE La malattia ha sempre rappresentato per l uomo un momento di crisi e ha riproposto i problemi di fondo della vita, della convivenza sociale, della religione. Essa interrompe la quotidianità, diventa fonte di insicurezza, pone in linea prioritaria i temi del significato delle cose. Da un lato mette in moto una ricerca della salute perduta attraverso le varie forme della medicina popolare ieri, quando le conoscenze erano scarse e mancavano i soldi per rivolgersi agli specialisti; oggi attraverso la consultazione spasmodica dei centri specializzati, in possesso di terapie sofisticate. Dall altro la malattia stimola la solidarietà e la condivisione, interroga le religioni, talora si rivolge in ultima istanza alla magia pur di trovare la salute. Le Università degli adulti/anziani del Vicentino si sono proposte nell anno 2008/2009 come ricerca sul costume il tema Medicine e cure nel tempo, per evidenziare il grande cambiamento avvenuto negli ultimi cinquant anni nella sanità da forme di cure tradizionali, a volte magico-sacrali, dovute alla povertà e all ignoranza, a cure specialistiche e tecniche assicurate a tutta la popolazione da parte dello Stato; dalla cura dei disabili e dei malati di mente nascosti in casa o reclusi nei manicomi, all inserimento sociale e all ospitalità in istituti protetti, sempre più specializzati. Nella ricerca si sono ricostruiti i differenti contesti sociali, le cure ricercate, le relazioni di mutuo aiuto; diversi modi di atteggiarsi delle persone nei confronti della trascendenza. I risultati riportati in sintesi costituiscono un interessante spaccato dell evoluzione del costume in questi anni di rapida e profonda evoluzione culturale. Erano le donne un tempo, in particolare le madri, le nonne e le zie, ad accorgersi del pallore o del colorito eccessivo di qualche membro della famiglia e a misurare la temperatura corporea, quando il termometro era una rarità, appoggiando le labbra sulla fronte, ad accorgersi di sudori freddi, a controllare i battiti del polso. L aspetto esteriore rilevava il primo sintomo di malattia: il pallore o rossore, le occhiaie, le mani fredde e sudate, il dormire poco, la stanchezza persistente, gli occhi lucidi o rossi, la lingua bianca (brutta), erano i primi segnali (Asiago). Rimedio iniziale, soprattutto per i bambini, era il letto caldo per qualche giorno, sicuri che in gran parte dei casi tutto si sarebbe risolto. Le attenzioni della mamma si moltiplicavano: Da piccina - ricorda una RICERCA SULLE MEDICINE E CURE NEL TEMPO La ricerca delle Università adulti/anziani prosegue sulle medicine di un tempo: un altro contributo alla ricostruzione del costume sociale, che rischia altrimenti di andare perduto. Interessante lo spaccato emerso. corsista - se pioveva facevo di tutto per bagnarmi la testa e i piedi ed ammalarmi. Questo perché quando avevo la febbre la mamma improvvisava un letto per me nella stanza più calda della casa. Metteva dei cuscini morbidi su due sede e ( ) mi coccolava (Montecchio Maggiore). Con il perdurare del male, il primo consulto avveniva in famiglia; a volte si ricorreva all esperienza di anziani vicini di casa (Longare), convinti che le cose fossero di poco conto (Caldogno). Nel caso di febbre alta, con i classici sgrisoloni, prolungata nel tempo, si ricorreva al farmacista, detto anche speziale, nel quale si riponeva tanta fiducia. Era questa una figura simpatica, che ascoltava, chiacchierava, dava sicurezza. Aveva sempre qualche polverina da fornire per tutte le evenienze in una cartina ben ripiegata (Marostica). La farmacia era un luogo che incuteva soggezione come una chiesa, con mille cassettini, vasi blu trasparenti, mortai allineati, pesagrammi (Thiene). Un asciugamano appeso Il termometro era una rarità (Thiene) e quindi ci si accontentava di cogliere ed interpretare i sintomi naturali. Dal medico si andava poco, solo dopo aver provato tutto, perché costava soldi e questi non c erano. Il medico si recava in casa in bicicletta (Torri di Quartesolo) e dopo una visita accurata e qualche ricetta tranquillizzava, invitando ad attendere l evoluzione della malattia (Breganze). Anche trovare il medico non era facile: a volte si andava a casa sua o nel suo ufficio, altre volte si lasciava la richiesta nell unica bottega del paese, altre volte, se passava, si lasciava fuori dalla porta di casa una sedia con un asciugamano, in modo che al ritorno il medico entrasse (Sovizzo). Problemi sorgevano nel retribuire il medico, se non si apparteneva all elenco dei poveri, per i quali provvedeva il comune. Chi non aveva soldi pagava la visita con qualche salame o con prodotti della terra (Sovizzo). Con la ricetta si andava dal farmacista. Il farmacista con il bilancino pesava, mescolava le varie sostanze e le confezionava in apposite cartine. Molti sono i racconti in proposito: dalle medicine placebo che guarivano; alla madre che prendeva le medicine avanzate, le quali avevano guarito la figlia; a un signore che nel ha portato al medico l urina perché la analizzasse e, avendo il medico richiesto di riportargli l urina dopo un mese, arrivò con un carretto e una damigiana (Marostica). Il medico a volte si impegnava in salassi, in applicazione di sanguisughe, in estrazione di denti e perfino nell estrazione di tonsille (Camisano Vicentino). Nonostante la gente ricorresse al medico solo in casi gravi, i medici avevano un gran lavoro, giorno e notte. Erano assunti dai comuni per assistere le persone iscritte nell elenco dei poveri, ma di fatto prestavano la loro assistenza a tutti (Breganze). L ospedale faceva paura: Mio padre - scrive un corsista di Dueville - soffriva di calcoli renali e per fare due interventi ( ) dovette vendere la casa che aveva ereditato da suo padre. Il miracoloso tiraossi Per slogature, fratture, dolori muscolari, corde fuori posto, mal di schiena c era il giustaossi o il tiraossi, il quale manipolava la parte dolorante e se necessario la fasciava con chiara d uovo, farina gialla, stecche di legno (Thiene). Sua abilità era sistemare le ossa della schiena con le mani (Malo). Un corsista ricorda di esser andato da uno di essi, che lo fece sedere a cavalcioni di una sedia in cucina e, scoperta la schiena, percorse la spina dorsale con il pollice. A un certo punto disse: Toso, qua c è un anello fuori posto. Praticò allora una leggera pressione e dopo due minuti il dolore scomparse (Lonigo). Per coloro che dovevano partorire c era la levatrice. Spesso il ricorso nelle malattie era ai praticoni, sinonimo di botanici, i quali preparavano intrugli, creme, oli da bere o da spalmare, decotti (Sovizzo). Nella Val del Chiampo erano punto di riferimento il prete da Sprea (don Luigi Zocca) e Genoveffa (detta Efa) della Calvarina (Arzignano). C erano anche guaritori che con il calore delle mani (pranoterapia) portavano beneficio ai dolori reumatici e al mal di schiena (Arzignano). Le diagnosi sofisticate Le cose oggi sono profondamente cambiate: medico, medicine ed ospedale sono gratuiti, alla portata di tutti. C è la possibilità di accedere ad esami diagnostici sofisticati, ad interventi chirurgici specialistici quali i trapianti. L igiene e l informazione, diffuse capillarmente, hanno migliorato e prolungato la vita di tutti. Gli ambulatori sono superaffollati e il Pronto soccorso funziona 24 ore su 24. Ci si lamenta per le file agli sportelli e per le attese delle visite specialistiche (Creazzo). Il medico di base rischia di diventare un burocrate che, ancora prima che il paziente finisca di parlare, scrive la ricetta e invia ad esami clinici o a visite specialistiche (Montecchio Maggiore). Talvolta si ricorre ad esami clinici senza bisogno, forse in alcuni casi per un certo narcisismo o bisogno di rassicurazione (Malo). In caso di malattie gravi si è impauriti e si diventa pellegrini da uno specialista all altro con i cosiddetti viaggi della speranza (Noventa Vicentina). GIUSEPPE DAL FERRO

2 Pag. 2 REZZARA NOTIZIE SALASSI, POLVERINE E TIRAOSSI Bassano del Grappa - La casa, soprattutto quella rurale, era una piccola comunità, in cui ciascuno aveva il suo compito, lavorare nei campi, accudire agli animali domestici, sbrigare le faccende di casa, preparare il pranzo e la cena, sorvegliare i bambini piccoli. Le condizioni di vita non erano facili: in una società molto legata ai ritmi delle stagioni, più duro da passare era sicuramente l inverno perché più facilmente si pativa la fame ed il freddo. I momenti di vita comunitaria erano molti: si pranzava e si cenava tutti insieme, si passavano le feste riuniti, si trascorrevano le sere a chiacchierare in casa, con i vicini o i parenti che portavano qualche novità.nelle lunghe fredde sere invernali il luogo preferito per trascorrere il tempo era la stalla perché riscaldata dagli animali e si faceva fi lò. Le donne si dedicavano a lavori femminili, come il cucito, gli uomini riparavano attrezzi da lavoro o sedie e ceste. Quando non si parlava, si recitava il rosario o si raccontavano storie ai bambini. Anche i morosi si frequentavano a fi lò. Carmignano di Brenta - Ad ogni occasione mamme, nonne e zie sapevano dare i loro consigli su come fare. Vicini e conoscenti si adoperavano per punture e massaggi mettendo a disposizione le loro conoscenze. Un altra figura era il giustaossi o farmacista che veniva consultato qualora non si riuscisse a guarire le persone con i propri metodi. Breganze - Questi giustaossi con abili movimenti delle mani cercavano di riportare nella loro sede legamenti ed ossa che si erano spostati, aiutandosi anche con unguenti e fasciature. Però, se era già avvenuta qualche frattura o non erano abili, potevano provocare anche qualche grave danno. Anche qualche padre era abile a curare le distorsioni dei figli fasciando stretti gli arti offesi usando una tavoletta di legno. Malo - I suggerimenti delle comari erano però insostituibili: esse consigliavano salassi e sanguete per il sangue carico, latte di puerpera o olio caldo da introdurre nell orecchio in caso di otite (atten-zione però alla temperatura: troppo caldo può far danni al timpano), cotone imbevuto con grappa per il mal di denti, latte con grappa per l influenza o, per i dolori, l applicazione di vasetti di vetro (o bicchieri) scaldati sulla fiamma e applicati immediatamente sulla parte dolorante. Thiene - Esisteva un senso di pudore sia nel vivere che nel parlare della malattia. La malattia veniva vissuta con rassegnazione, in famiglia e tra adulti, poche volte i bambini conoscevano la situazione reale. Il paziente era curato quasi sempre a casa e poco o tanto tutti quelli che abitavano in casa erano coinvolti. Creazzo - La nonna individuava immediatamente chi dei nipoti non stava bene: ispezionava la lingua, controllava gli occhi, guardava il colorito, toccava la fronte ed eventualmente misurava la febbre chiedeva se avevamo dolori di pancia o di altro genere. A seconda dei casi c era la purga con l olio di ricino, massaggi con olio canforato per i dolori articolari (botte, storta), polentine di semi di lino per il mal d orecchi, tosse e catarro; impacchi di mollica di pane e latte caldo per gli orzaioli, gargarismi di succo di limone, sale e grappa per il mal di gola; macerato di foglie di malva per foruncoli o di borragine per punture d insetti. Per tosse e catarro veniva fatto un infuso... per difficoltà respiratorie suffumigi di acqua bollente e bicarbonato. Montecchio Maggiore - Mia madre era sempre il primo medico; si accorgeva se avevamo un aspetto malaticcio e sapeva se per esempio non andavamo di corpo regolarmente. In casa nostra c era un termometro per misurare la febbre, che veniva trattato come un oggetto prezioso, e prestato quando serviva a tutto il vicinato. Noventa Vicentina - Se i sintomi erano più seri e preoccupanti, si ricercava il medico, ma con parsimonia perché le visite bisognava pagarle. Il medico condotto solitamente era persona competente e fidata. Visitava con molta cura il paziente e dal suo aspetto (cera, occhi, lingua, motilità), dall ascolto della respirazione, dalla risonanza del torace, dai battiti del cuore, dall osservazione e palpazione delle parti doloranti, diagnosticava la natura del male, dava consigli, prescriveva diete e comportamenti, ordinava medicine. Se il caso era grave, tornava più volte a vedere il malato e, se necessario, lo faceva ricoverare in ospedale. Marostica - Si adoperava anche l aqua de milissa, un infuso un po alcolico, per il mal di stomaco, le digestioni difficili o ingombri gastrici, ma anche per le nausee e il vomito. Si usava anche l aglio bollito nel latte come vermifugo i vermi erano molto diffusi toccando la terra le uova si infilavano sotto le unghie. Si adoperavano infusi di erbe varie per curare le eruzioni cutanee dovute a malattie infettive dei bambini. Camisano Vicentino - Ottimo per ogni cura era la mela chiodata : cioè una mela sulla cui superficie erano infissi dei chiodi di ferro allo scopo di trasmettere le proprietà del metallo alla mela stessa. Lasciata là alcuni giorni perché fosse in grado di assorbire il ferro, poi si mangiava. Per il rachitismo o la presenza della classica fontanella sul cranio, venivano frantumate delle ossa fino a farne una polvere, poi questa polvere veniva diluita e quindi bevuta. Anche la panna e il burro mescolati allo zucchero aiutavano contro il rachitismo. Per rinforzare le persone gracili si usavano pure pane biscotto e vino con lo zucchero, il semolino e la panà; la carne di cavallo al sangue. Anche il fegato e il cervello del maiale venivano dati quali ricostituenti perché ricchi di ferro. La marsala all uovo con i savoiardi veniva data anche ai bambini sempre in funzione ricostituente, così pure alle puerpere per aver una maggiore quantità di latte. Ottimo modo per irrobustirsi era camminare a piedi scalzi la mattina presto: l aquaso (la rugiada) della notte aiutava. A settembre si faceva la cura dell uva, mangiando parecchi grappoli d uva al giorno, specie a digiuno (al mattino). Altro ricostituente era l aloe mescolato con miele. Asiago - Una volta nelle famiglie per curare i malanni ricorrenti e più comuni si usavano i rimedi tramandati da generazione a generazione facendo largo uso soprattutto di prodotto locali ricavati dalle erbe,dalle piante e a volte dagli animali. Ai bambini che spesso erano gracili anche per insufficiente o inadeguata alimentazione, contro il rachitismo e per rinforzare la struttura ossea si davano in primavera dei ricostituenti naturali:uova fresche,spesso sbattute con zucchero e a volte con l aggiunta di caffè o di marsala (vov casalingo). Contro il rachitismo si metteva in infusione un uovo intero nel succo di limone finché si scioglieva e poi lo si beveva. Molti bambini avevano i vermi intestinali per cui li si ornava di una collana di spicchi d aglio o di canfora rigorosamente in numero dispari, salvo poi dover ricorrere ad un vermifugo a volte contenuto in un cioccolatino. Per ogni male, non solo infantile, il rimedio universale era l olio di ricino, che serviva sia come purgante, almeno fino alla diffusione della magnesia e degli altri purganti farmaceutici, sia come propedeutico ad altre cure. Arzignano - C era un erborista che veniva ad Arzignano, partendo in bicicletta da Castelgomberto, e faceva visita a persone che lo interpellavano, per esempio, se erano affette da insufficienza renale e alle quali consigliava di bere un decotto di cipolla rossa e barbe di granoturco. Bisogna attenersi al ciclo lunare. Si deve aspettare la luna dura. Solo così le foglie non imbruniscono, i succhi non si alterano e le radici non si sbriciolano. Lei sapeva preparare un unguento portentoso facendo infondere a caldo i fiori dell achillea nell olio di oliva e aggiungendo una certa quantità di cera d api. La memoria delle terapie di ieri Lonigo - Nella petrosa Zovencedo è vissuta dal 1880 al 1965 la signora Rosina Bonato, nota a tutti, e per largo raggio nel Basso Vicentino, con il nome di Chechina o Fuina. Era considerata una stria ed ebbe l onore di un intervista da parte del noto geologo e speleologo padre Giuseppe Perin. La Chechina preparava pozioni miracolose a base di erbe contro ogni sorta di mali. Ancora più famosi erano però erano i suoi striossi o treni, come li chiamava lei, destinati a liberare dal malocchio. Per queste sue proprietà magiche la sua fama si era diffusa e veniva chiamata da ogni parte, anche da Lonigo, e la sua paga era la gaia piena di ogni ben di dio grazie al successo del suo intervento. la cura dell uva, al mattino, per due o tre settimane, fungeva da buon ricostituente; l infuso di camomilla aveva un azione tranquillante e leniva i dolori mestruali; il decotto di tarassaco (dente d leone o pisacan) si prendeva come disintossicante; l aglio crudo, assunto per bocca o legato al collo dei bambini sotto forma di collana di spicchi, veniva usato come vermifugo; impacchi caldissimi di papéte de lin (cataplasma domestico) ammorbidivano il catarro bronchiale; latte caldo con miele e inalazioni con vapori caldi di camomilla e bicarbonato curavano tosse e raffreddore; l orzaiolo era trattato con foglie di geranio; ascessi e foruncoli con pomata di ittiolo; le prime avvisaglie di raffreddore si smorzavano facendo il pediluvio in acqua bollente in cui erano stati sciolti sale, aceto e bicarbonato; sulle scottature si interveniva con acqua fredda, per pulirle e raffreddarle e poi con una fasciatura con bende di bucato; le foglie di datura stramonium (spuzzaòro), applicate sulla pelle e fasciate con bende eliminavano rapidamente le tumefazioni da traumi, espellendone i liquidi; la pelle dei bambini, irritata e corrosa da pannolini e fasciature, tornava liscia e rosea in pochi giorni spalmandola di crema di cruschello bollita; si combatteva il torcicollo con la borsa del ghiaccio e qualche pasticca di aspirina.

3 REZZARA NOTIZIE Pag. 3 I SEGRETI CONTRO IL DOLORE NEL MANUALE DEI CONTADINI Per ogni guaio esisteva un impacco o un rimedio frutto della saggezza e dell esperienza popolare. Si compravano al mercato occhiali usati. Il dolore è sintomo del malessere o di qualche malattia, ma è esso stesso un peso da sopportare e quindi oggetto di cura. Le mamme erano solite dire che il medico dei dolori ga ancora da nassere, come a dire che chi aveva male doveva tenerselo. Per curare il dolore, di qualche natura, si iniziava con l infuso di camomilla e la borsa di acqua calda (Costabissara). Più che ricorrere ai farmaci, che per la quasi totalità delle persone erano troppo costosi, ci si affidava alle erbe, raccolte personalmente, soprattutto nei paesi di montagna, o acquistate a basso costo da uno speziale o da frati erboristi (Bassano del Grappa). Grappa e garofano Per il mal di denti si ricorreva ieri a sciacqui con la grappa e al classico chiodo di garofano inserito nella carie (Marostica). Talvolta si usava una patata tagliata a fette e posta sulla guancia dolorante o si masticavano foglie di tabacco (Breganze). L igiene era molto scarsa; si usavano foglie di salvia appena raccolte per pulire i denti (Sovizzo). In caso di gonfiore si teneva in bocca una pallina di prezzemolo pestato o il crosoto, cioè cotone intinto di iodio sulla carie (Longare). La soluzione radicale era l estrazione con uno spago o una tenaglia. Giravano per i paesi cavadenti che spesso erano anche barbieri girovaghi (Breganze). Raramente si ricorreva al medico e gli adulti rimanevano progressivamente sdentati. Chi poteva permetterselo si attrezzava di orribili dentiere o di denti ricoperti in metallo o in oro (Caldogno). Una patata grattugiata Anche gli occhi erano soggetti ad infiammazioni, a paterecci, rabìgoli (Breganze). La Le relazioni del presente numero sono state redatte da Giuseppe Dal Ferro cura era una pezza imbevuta di camomilla o l applicazione di patata grattugiata. Qualcuno lavava gli occhi gonfi con erba de la madonna o bevevo una tisana di erbe de taiara (Sovizzo). Gli occhiali erano prerogativa dei farmacisti, dei medici e dei preti (Montecchio Maggiore). Tutt al più alla domenica mattina si potevano acquistare un paio di occhiali fra le cose usate, dopo averli provati (Caldogno). Se la cataratta in alcuni casi annebbiava la vista, ciò era considerato un fatto fisiologico (Arzignano). Frequente era anche il mal d orecchie, nel qual caso si usava immettere nell orecchio alcune gocce di olio caldo o latte materno (Camisano Vicentino) o si spruzzava nell orecchio decotto di fiori di sambuco (Sovizzo). Per la diminuzione dell udito non c erano molti rimedi: si doveva parlare più forte o si costruiva per il mal capitato un imbuto appoggiato all orecchio che amplificava la voce (Arzignano). La sordità era accetta perché biologica (Creazzo). Per camminare, quando c erano problemi agli arti inferiori, si ricorreva al bastone o alle stampelle, fabbricate in maniera pratica e rozza dal falegname del paese (Arzignano). Per gli invalidi non c erano carrozzelle. Un corsista ricorda che il nonno veniva portato a messa con un carretto seduto su una sedia (Caldogno). Il mal di schiena a volte finiva per ripiegare in due le persone. Una zia, testimonia una corsista, era talmente ingobbita che quando morì si è dovuto spezzarle la schiena per metterla nella bara (Dueville). Spesso il mal di schiena era curato con il calore asciutto, ricavato da mattoni messi sul fuoco e poi accostati al luogo del dolore (Villaverla), oppure si riscaldava sulla stufa un sacchetto di cenere o sabbia da tenere sulla parte dolorante. Si usava invece il ghiaccio o l acqua fredda per le botte (Asiago). Un impacco per ogni dolore I dolori articolari, a causa dei reumatismi, non mancavano. Un corsista ricorda una terapia usata con le punture delle api: un agricoltore applicava questi insetti sulle giunture o nei posti doloranti ed obbligava l ape a pungere. Il veleno rilasciato aveva benefici effetti (Creazzo). Ogni dolore aveva qualche terapia propria: il mal di testa l applicazione sulla nuca e sui polpacci di un impacco di cipolle crude; i calcoli renali l acqua bollita di erba cavallina (Caldogno); il male ai piedi il grasso di animali, gli impacchi di acqua e sale, la chiara d uovo e gli impacchi con erba verbena (Villaver- Longare - Per curare il dolore una volta c erano poche medicine (la più usata era il chinino di stato), per cui si usavano prodotti naturali: erbe, semi, foglie e piante, mancando le possibilità economiche per visite specialistiche ed essendo anche pochi gli apparecchi e le protesi. L infuso di camomilla era ed è antalgica, antinfiammatoria,sedativa e antispastica. Per il mal d orecchi si versava dell olio caldo dentro l orecchio oppure un impacco di cipolla cruda a pezzetti posata sull orecchio calmava il dolore, curava i geloni e la stitichezza; non esistevano apparecchi per l udito. Risciacqui o impacchi di grappa erano efficaci per il mal di denti; alcuni usavano grattare una patata sopra il gonfiore dei denti, altri sul dente dolorante tenevano una pallina di prezzemolo pestato, foglie di salvia, chiodi di garofano o addirittura tabacco: qualche altro ricorda il crosoto cioè cotone intinto di iodio posto sulla carie. Per le scottature si metteva sulla ferita pomodoro e foglie di verza,oppure fiori di ipericum macerati nell olio di oliva. Per i dolori di pancia si usava polpa di tamarindo o impacchi caldi. Valdagno - Per l udito, sono state inventate protesi auricolari che risolvono la sordità. In odontoiatria esistono le più svariate soluzioni a tutti i problemi dentari e gengivali. Le guarigioni da molte malattie, inoltre, sono la); colpi e botte una moneta fredda o una lama; gli orzaioli impacchi di mollica e latte tiepido. Talvolta si arrivava a forme singolari, come l uso dell urina per disinfettare e il farsi leccare dal cane la ferita per averne sollievo e per cicatrizzarla (Caldogno). Specialisti per tutto Oggi ci sono specialisti per tutte le evenienze. Analgesici, occhiali, apparecchi acustici, protesi per il femore e il ginocchio. I trapianti hanno rivoluzionato la chirurgia e gli interventi a cuore aperto consentono di correggere gravi malformazioni (Marostica). La chirurgia ti rifà le ginocchia, il femore, ti riattacca un dito staccato (Breganze). La agevolate, anche, dal numero sempre maggiore di trapianti di quasi tutti gli organi del corpo umano, grazie a leggi che, più di un tempo, lo permettono e a donatori più numerosi. Arzignano - Chi aveva problemi agli arti inferiori, usava il bastone per camminare, oppure le stampelle, attrezzi fabbricati, in maniera molto semplice e pratica, dal falegname del paese. Un invalido di guerra, abitante a Restena, che aveva perso una gamba per l esplosione di una granata, riuscì a costruirsi da solo la protesi, e, con quella, si mosse per tutta la vita. Il bastone era molto usato dalle persone anziane che, allora più di oggi, soffrivano di dolori e altre malattie alle gambe. C è chi ricorda il bisnonno, novantenne, che usciva di casa sempre con il bastone, ma non portava occhiali, anche se non ci vedeva molto bene, perché diceva che erano cose da Parroco e da Dottore. Camisano Vicentino - C era l usanza, il 24 giugno, giorno di S. Giovanni, di bagnarsi gli occhi con la rugiada. Non c erano visite oculistiche, gli occhiali si vendevano un po dappertutto e si provavano così senza particolari attenzioni. Ci si accorgeva a scuola chirurgia estetica rifà il viso, toglie le rughe e il laser consente di sostituire il cristallino dell occhio (Camisano Vicentino). Appena c è un dolore si ricorre agli antidolorifici specifici (Dueville). Per gli occhi ci sono lenti di tutti i tipi, e per l udito apparecchi invisibili. Lampade abbronzanti migliorano il proprio aspetto (Longare). Le cure odontoiatriche con gli impianti riescono a rifare la dentatura (Valdagno) e le cellule staminali possono ricostruire parti interne ed esterne del nostro organismo (Arzignano). Ci si chiede se ancora può esistere l accettazione del senso del limite, dato che sembra possibile tutto all uomo d oggi. se un bambino vedeva bene oppure no; questo anche per l udito. In alcuni casi si metteva una lente con un forte ingrandimento solo su un occhio, mentre l altro niente. C erano molti tipi di occhiali, sempre rotti: si aggiustavano con l acetone. Lo strabismo non era curato, così come la miopia che poi si recuperava in tarda età. Se si aveva male a un occhio, si metteva un fazzoletto di traverso. Caldogno - Le protesi erano molto rudimentali: fatte di ferro e cuoio per le braccia e le gambe, procuravano disagio, più che sostituire l arto, aiutavano l invalido ad arrangiarsi in qualche modo: Ricorda una corsista che, dopo un tempo adeguato per la cicatrizzazione e la riabilitazione del fisico, la persona acquistava un braccio artificiale sostenuta da cinghie che segavano l altra spalla ed il cui peso era insopportabile.

4 Pag. 4 REZZARA NOTIZIE cure antiche salutari CRESCIUTI AD OLIO DI RICINO E A LUMACHE CONTRO L ULCERA Le medicine ricorrenti erano l olio di ricino per rimedi all imbarazzo di stomaco e al mal di pancia e l olio di fegato di merluzzo per la debolezza primaverile, che richiedeva un rinforzo delle difese immunitarie (Marostica). L olio di ricino era un vero toccasana per qualunque malattia, anche per le contusioni alle ginocchia in seguito ad una caduta in bicicletta (Marostica). Il problema per le madri era farlo ingoiare ai figli: chi lo prendeva con la birra, chi con il caffè. Nonostante fosse stato amalgamato, presentava lucidi occhi sulla superficie ed era repellente per il sapore (Caldogno). L olio di fegato di merluzzo era pure ripugnante, anche se rinforzante e pieno di vitamine per i ragazzi e contro il diffuso rachitismo. Facevo fare alla mia mamma - afferma una corsista - almeno tre giri attorno alla tavola della cucina, prima di ingoiare un cucchiaio di quella schifezza (Breganze). Molte infezioni nascevano dalla poca igiene presente nelle abitazioni. Ricordiamo che solo sessant anni fa i servizi e l acqua corrente erano privilegio dei ricchi. C erano quattro bagni - afferma una corsista - per una ventina di famiglie e per lavarsi usavamo un catino o un mastello dove la mamma lavava i panni (Costabissara) Salvia contro la bronchite Le malattie più ricorrenti erano quelle da raffreddamento, che si manifestavano d inverno con febbre, tosse, mal di gola, dolori articolari e mal di testa (Bassano del Grappa). I rimedi più ricorrenti erano latte e grappa, papette di lino in caso di bronchite, profumi di salvia e fiori di camomilla o foglie di eucalipto (Caldogno). Abbastanza noto, presso le famiglie di campagna, era il bagno di fieno: coricarsi su un materasso molto morbido di fieno, preparato in casa, favoriva la sudorazione e calmava la tosse secca (Bassano del Grappa). Per depurare l organismo si ricorreva all acqua di melissa, infuso un po alcolico con erbe raccolte lungo gli argini del Brenta (Marostica), e a infusi di erbe raccolte nei campi (Carmignano di Brenta). Per i dolori delle ossa c era l immancabile grasso ricavato dalla mandibola del maiale, considerato miracoloso. In Il mal d orecchio guarito con il latte di puerpera. Per gli ascessi ecco la cera. qualche luogo si riteneva che due castagne di ippocastano, tenute in tasca, avessero effetto contro la sinusite e allontanassero le tarme dalla lana. I raffreddori e la perdita della voce venivano curati con il vino cotto e con i profumi. Nel caso di dolori articolari si usava applicare foglie di verza sulle ginocchia fasciate con un panno e con lana di pecora che contenesse grasso medicamentoso (Carmignano di Brenta). I geloni (o buganze) erano molto diffusi e si diceva che la cura era camminare sulla neve scalzi. Il problema era quando si rompevano ed erano veramente dolorosi (Caldogno). In alcuni casi di curavano con l urina (Valdagno). Come rinforzante c erano le uova, usate in molti modi, sbattute con lo zucchero, bevute fresche o lasciate macerare col guscio nel succo di limone per un mese e poi bevute come liquore (Breganze). Ricostituente era anche la mela chiodata, cioè una mela sulla cui superficie erano infissi dei chiodi di ferro, allo scopo di trasmettere le proprietà del metallo alla mela stessa (Camisano Vicentino). Tonificanti erano considerati il miele, la carne di cavallo (Montecchio Maggiore), il vino e il caffè (Villaverla). Le bave dei corgnoi Alcuni disturbi avevano medicine e rimedi particolari, a volte curiosi. Alcuni ricordano come l ulcera allo stomaco venisse curata ingoiando una lumaca viva, che con la sua bava prima di morire, avrebbe formato una pellicola impermeabile sulla ferita cicatrizzandola (Camisano Vicentino, Caldogno). La pressione alta del sangue si curava mangiando a freddo spicchi di aglio, bevendo acqua di tarassachi e con sanguisughe; la pressione bassa mangiando di più, utilizzando biscotti intinti nel vino rosso o nel marsala (Sovizzo). L operazione sanguete era tutta particolare: venivano raccolte nei fossi e nelle acque paludose, o acquistate in farmacia; erano applicate sulla pelle affinché succhiassero il sangue e per facilitare l operazione si metteva nel punto interessato un po di zucchero; l animaletto veniva ricoperto con un bicchiere finché non si attaccasse alla pelle; quando al sanguisuga era ben gonfia, si staccava da sola e la terapia era terminata (circa 20 minuti) (Bassano del Grappa). Per le infiammazioni alle dita o alle unghie si usava l ittiolo, per il mal d orecchio qualche goccia d olio d oliva riscaldato o di latte di puerpera (Arzignano). I porri talvolta crescevano sulle mani. Una corsista si ricorda di una cura a base di un unguento che bruciava: sparivano ma poi ricrescevano (Costabissara). Nel caso di ascessi interni all orecchio si usavano candele liquefatte, adattate all orecchio. Accendendo poi dall altro lato la candela, giungeva all interno dell orecchio il calore (Caldogno). Malattie infantili diffuse erano i vermi. Si provvedeva, prima ancora che con la vermicilina, con una corona di aglio intorno al collo, oppure con aglio tritato, messo in una garza, in modo da raccogliere il succo da bere (Camisano Vicentino). La parotite (mal del monton) si curava con lana appena tosata ancora sporca del grasso animale, da mettere attorno al collo, e la pertosse cambiando aria, possibilmente andando in montagna (Dueville). L acne giovanile richiedeva una depurazione del sangue: Sfogo de pele salute de le buele (Caldogno). Come depurativo si usavano la radice del radicchio o la dulcamara, l acqua degli spinaci cotti (Villaverla). Ragnatele sulle ferite Nel caso di ferite infette si applicavano foglie di piantagione e per favorire la cicatrizzazione si usava la resina degli alberi o la buccia di cipolla (Valdagno). Qualche corsista ricorda di aver usato ragnatele avvolte direttamente sulla ferita, poi ricoperta con garza (Sovizzo). Le storte, le incalcade erano guarite con fette di patata e con il rimedio miracoloso della ganassa de mascio, appesa in ogni cantina, pronta Peretta, siringhe e vaschetta per la bollitura per l uso (Lonigo). Per le spine o schegge di legno, che si conficcavano specie nelle mani, si usava immergere più volte la parte interessata in una soluzione satura di acqua calda e sale (Asiago). Per i crepi sui piedi si pestava lo sterco di cavallo per guarire; qualcuno sostiene oggi che era ilo veicolo più importante del tetano (Costabissara). La pulizia personale e di casa era assai precaria. Le pulci ( polse ) si nascondevano sui bordi delle coperte e di notte pungevano, succhiando il sangue. Negli armadi c erano scarafaggi e cimici. Per disinfettare dai pidocchi i bambini che andavano in colonia, si usava il petrolio e si tagliavano i capelli (Costabissara). Nella guerra a pulci e pidocchi si usava perfino il petrolio oltre che la rasatura. Fra le malattie causa di morte si ricordano la tubercolosi, la difterite, la setticemia delle puerpere, la leptospirosi (Noventa Vicentina). In caso di tubercolosi gli ammalati venivano allontanati da casa e ricoverati in sanatori. Alla morte si bruciava il letto e i vestiti per eliminare ogni possibile contagio (Montecchio Maggiore). La tubercolosi faceva veramente paura e chi era sospetto di averla veniva emarginato. Qualcuno riferisce che qualche tubercolotico doveva portare con sì un bicchiere di ferro che si piegava e lo teneva sempre in tasca se voleva bere (Costabissara). Le sintesi chimiche La medicina popolare oggi è del tutto spiantata da quella scientifica. Le nuove cure vedono l utilizzo di farmaci di sintesi chimica (Carmignano di Brenta) e sono prescritte dai medici in modo personalizzato. Vi sono vaccini in quantità, che prevengono le malattie, alcuni di ampia diffusione come quello antinfluenzale (Caldogno). Le allergie sembrano cresciute nel tempo ed hanno possibili terapie dopo lunghe ed accurate diagnosi. In ogni famiglia c è una piccola farmacia per i malanni più comuni (Longare). Crescono i casi di obesità per l assunzione esagerata di cibo; molti ricorrono a vitamine e ad integratori anche senza necessità (Montecchio Maggiore). Aumentano le malattie dovute alla nutrizione come il diabete. Un eccesso di informazione alla televisione porta all abuso di farmaci (Arzignano). Gli antibiotici hanno sconfitto molte malattie, anche se batteri e virus si sono rinforzati (Noventa Vicentina). Le stesse iniezioni sono a portate di tutti, già pronte con siringhe usa e getta (Vicenza). Si sono estese le cure termali e i centri del benessere abbinati a massaggi, bagni e fanghi. Si diffonde il mito di rimanere sempre giovani ed efficienti (Vicenza). Una certa diffusione, anche se ancora limitata, hanno le terapie omeopatiche e la medicina orientale (Caldogno); forse, qualcuno suggerisce, basterebbe recuperare vecchie tradizioni ancora vive nella memoria di tutti (Villaverla). Lo shiatsu giapponese, con stiramenti e pressioni mirate, è praticato in alcuni luoghi per riequilibrare l energia del corpo (Breganze). Nessuno mette in dubbio il progresso della medicina e la salute oggi divenuta comune, anche se si fa notare il pericolo degli abusi, del diventare malati immaginari (Sovizzo), dell abbandono delle soluzioni naturali a certi problemi attraverso il movimento, lo sport, la dieta controllata (Carmignano di Brenta).

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