Piano di zona Programmazione anno 2013
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- Ruggero Carrara
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1 Piano di zona Programmazione anno 2013 Variazioni rispetto alla programmazione iniziale per il 2013 nel Piano di Comunità 2011/2015 Di seguito vengono riportate le variazioni principali di programmazione per area di afferenza e per intervento. Nella tabella seguente è riportato il quadro di sintesi della programmazione della dotazione di posti letto per la residenzialità anziani, da sottoporre ad autorizzazione regionale coerenti con le esigenze locali. Quadro della programmazione ad agosto 2012, per le strutture sociosanitarie residenziali per non autosufficienti Capacità ricettiva complessiva del Centro servizi Di cui per religiosi Posti letto di I livello Posti letto di II livello Posti letto di II livello Alzheimer Centro Servizi (3) A. Rossi - Arsiero A. Penasa - Valli del Pasubio p.l. di I livello Posti letto di II livello di cui Sapa Svp Hospice Posti letto di I livello per religiosi Casa di Riposo Caltrano - Caltrano Autosufficienti Autosuff. religiosi Non autosufficienti non accreditabili di impegnativa Altro Azioni previste nella programmazione del Piano di Zona Conversione dei 16 p.l. per autosuff. in p.l. di I livello Casa Charitas - Schio Casa Nostra - Valdastico p.l. di I livello Casa Panciera - Schio p.l. di I livello IPAB La Pieve - Breganze (4) 36 La Casa - Schio Baratto La Casa - Schio Valbella Muzan - Malo O.I.C. - Thiene p.l. di I livello San Giuseppe - Pedemonte p.l. di I livello Villa S. Angela - Breganze Villa Miari - Santorso p.l. di II liv., + 14 p.l. di I liv.; da conversione di altrettanti p.l. resid. disab. (2) Casa Annunziata - Schio Totale ULSS (1) (1) 180 (1) Posti accreditabili per non autosufficienti (2) La programmazione del Piano di Zona prevede la conversione di complessivi 38 posti per disabili in: 24 p.l. di II livello e 14 p.l. di I livello (3) Nel rispetto del tetto di accreditabilità per l Azienda Ulss n. 4 di 979 impegnative di residenzialità per anziani non autosuff. (4) Sono un di cui dei posti di II livello Per le altre aree non si rappresentano differenze significative con quanto previsto nel piano di comunità e nelle precedenti riprogrammazioni. Si riporta l analisi della destinazione dei finanziamenti dalla Regione e dai Comuni che per il 2013 rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2012, grazie alle stabilità delle rette nei Centri di Servizio residenziali e semiresidenziali e degli altri servizi in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa sulla Spending Review. 1
2 Trasversalità: diseguaglianze in salute In embrione del Piano di Zona e con maggior forza il successivo Piano di Zona , l Azienda Ulss n. 4 ha iniziato a porre l attenzione sull incidenza dei determinanti della salute sulla qualità di vita delle persone, così come indicato dall OMS. In quest ottica il capitolo 2 La qualità della vita: i determinanti della salute del piano trattava specificatamente del tema dei determinanti, sottolineando che «La condizione di salute, elemento essenziale di una vita piena e libera, dipende da un insieme complesso di fattori: genetici, ambientali, psicologici, fisici, culturali. A volte il passaggio tra due differenti situazioni di salute può dipendere da un cambiamento improvviso in un qualsiasi fattore, altre volte i cambiamenti possono essere più lenti e dagli effetti meno visibili. Analogamente i fattori migliorativi agiscono su termini temporali molto differenziati: da pochi istanti a decine d anni se non generazioni. La letteratura scientifica classifica i determinanti della salute in quattro grandi categorie: genetici, sociali, economici e ambientali. Numerosi studi dimostrano come l incidenza della rete dei servizi socio sanitari sullo stato di salute complessivo viene valutato attorno al 10 15%, quello del patrimonio genetico tra il 20% e il 30%, l ambiente pesa circa il 20%, mentre il fattore socio economico risulta la variabile più importante tra il 40% e il 50% (vedi figura 39). La variabile socio economica, che comprende i comportamenti, gli stili di vita, condizioni economiche dei singoli, risulta essere significativamente influenzabile dai soggetti istituzionali di una comunità, in particolare l assetto politico, la scuola, la chiesa, la sanità attraverso programmi di educazione alla salute e prevenzione». Su questo si innesta il progetto Europeo Regions Tackling Health Inequalities (Re THI) che, nell ambito del Programma Progress sulla lotta alle disuguaglianze in salute, ha lo scopo di sensibilizzare l attenzione sui fattori dei determinanti socioeconomici che incidono sul diffondersi di casi di diseguaglianza nella tutela socio sanitaria. Nel 2008 la Commissione sui Determinanti Sociali della Salute dell OMS ha invitato i Paesi membri a ridurre, nell arco di una generazione (circa in 25 anni), il gradiente sociale della salute nelle popolazioni di riferimento. Se, infatti, le cure mediche possono prolungare la sopravvivenza e migliorare la prognosi di molte malattie, sono le condizioni sociali ed economiche ad essere più influenti, lungo tutta la vita, nel determinare buone condizioni di salute e benessere. L OMS stima che i fattori socio economici e gli stili di vita contribuiscano per il 40 50% sulla salute delle persone, l eredità genetica per un ulteriore 20 30% e che solo per il 10 15% una buona salute dipenda esclusivamente dalle cure mediche. Le differenze nello stato di salute sono largamente attribuibili a una differente distribuzione dei determinanti della salute tra i diversi gruppi di popolazione, dove per determinanti sociali della salute si intendono le condizioni nelle quali le persone sono nate, crescono, vivono, lavorano e invecchiano incluso il sistema sanitario. Queste circostanze sono plasmate dalla distribuzione di denaro, potere e risorse a livello globale, nazionale e locale, le quali sono influenzate dalle scelte politiche (OMS, 2009b). Il Piano Socio Sanitario Regionale riprende la questione delle disuguaglianze e delle iniquità invitando, dove necessario, ad azioni correttive e migliorative al fine di contrastarne l insorgenza: l obiettivo è la Promozione dell accesso da parte di tutti i cittadini alle prestazioni dei servizi socio assistenziali e sanitari affinché le disuguaglianze sociali non diventino disuguaglianze nell accesso alle informazioni e ai servizi. Per dare compiutezza a questa impostazione, saranno oggetto di elaborazione gli indicatori di seguito riportati. Accesso all informazione interna/esterna Numero di attività di informazione dei servizi offerti ed eventuali dati raccolti sui target coinvolti; Presenza di documenti/materiale informativo sui servizi socio assistenziali erogati all utenza per gruppi di popolazione; Presenza di protocolli/manuali operativi per l informazione relativa ai servizi socio assistenziali erogati per gli operatori; Presenza di protocolli/manuali operativi per l informazione relativa ai servizi socio assistenziali erogati per gli utenti; Presenza di protocolli operativi o accordi di rete tra Enti e Servizi, finalizzati a facilitare la fruizione dei servizi socioassistenziali Mappare la vulnerabilità Esiste un sistema di tracciabilità dei passaggi da un Servizio ad un altro? Se si, è possibile mappare le cause di un eventuale interruzione del percorso? Presenza di dati quantitativi/qualitativi sull utenza di un servizio relativi a fattori socio economici (livello di educazione, occupazione, ecc.) demografici (cittadinanza, etnia, luogo di residenza, ecc.) stato di salute. Sensibilizzazione Numero di attività di sensibilizzazione alle disuguaglianze in salute realizzate; Numero di operatori del pubblico e del privato sociale formati sulla tematica delle disuguaglianze in salute; Numero di operatori del pubblico e del privato sociale coinvolti in progetti di sensibilizzazione sulla tematica delle disuguaglianze in salute; Presenza di documenti/materiale di sensibilizzazione sulla tematica delle disuguaglianze in salute prodotti. 2
3 Analisi della spesa e dei finanziamenti I servizi oggetto della programmazione del Piano di Zona, rappresentano una spesa complessiva pubblica e privata pari a ed è ripartita tra i soggetti finanziatori come evidenziato nel grafico 1: con prevalenza della Regione (pari al 58%), seguito dagli utenti (per una quota del 30%) e dai Comuni per l 11%. La partecipazione di altri soggetti, provincia, fondazioni e altri soggetti privati, risulta ad oggi marginale. Articolando la spesa complessiva per area di destinazione, grafico 2, si evince che la maggior parte dei servizi siano ad oggi rivolti alla non autosufficienza, comprendendo in questa gli anziani per il 60%, i disabili per il 13% e la salute mentale per il 10%. L area minori e famiglia rappresenta solo il 10% della spesa dell intero piano, seguita dalle dipendenze per il 3%. La ripartizione della spesa pubblica per area di destinazione è evidenziata dal grafico 3. La spesa complessiva, ripartita tra sociale e sanitario, sulla base delle indicazioni del DPCM del 29/11/2001, è raffigurata nel grafico 4. 3
4 Nelle singole aree, la ripartizione tra sanitario e sociale è raffigurata dal grafico 5, nella pagina seguente: in particolare si nota che nelle aree degli anziani, disabili e minori, vi è la maggior quota parte di spesa sociale. L articolazione della spesa sociale, per fonte di finanziamento è rappresentata dal grafico 6, da cui si desume che la maggior parte viene finanziata dalla compartecipazione degli utenti (per il 69%) e per il 25% dalle amministrazioni comunali. Analizzando il dato complessivo della spesa pubblica, di seguito rappresentata con il grafico 7, emerge come la parte di compartecipazione degli utenti sia principalmente concentrata nell area anziani (come quota alberghiera per le strutture residenziali), in seconda battuta nell area disabili (come compartecipazione alle rette in comunità residenziali) e nell area minori (come compartecipazione delle rette negli asili nido). Per converso la spesa sociale rimanente, prevalentemente a carico dei comuni, si concentra nell area anziani (come contributi agli utenti, gestione di centri diurni per autosufficienti e case albergo), nell area disabili (come solidarizzazione della spesa a sostegno delle persone disabili gravi inserite in comunità), nell area minori (come solidarizzazione della spesa per le comunità alloggio e per gli affidi oltre alla gestione di asili nido e/o ludoteche). 4
5 Analisi della destinazione dei finanziamenti dalla Regione e dai Comuni Regione I servizi oggetto del Piano di zona utilizzano risorse per il 19% dei fondi complessivi del riparto regionale assegnato al territorio dell Ulss 4. L articolazione dei fondi complessivi, per tipologia di assistenza, viene rappresentata dal grafico 8. La gran parte dei finanziamenti oggetto del Piano, è assorbita dal Fondo per la non autosufficienza, per il 51,5%, dal Fondo dipendenze per lo 2,5% e per quota parte dell Assistenza ospedaliera per il 3,6% e dell Assistenza di base distrettuale per il 42,4% (che va a finanziare l assistenza domiciliare, i consultori familiari, il Csm, ecc.): il dettaglio delle diverse fonti di finanziamento, relative alle risorse impegnate per il Piano di zona, viene evidenziato nel grafico 9. 5
6 Per quanto riguarda il Fondo non autosufficienza, si registra una sostanziale conformità tra spesa e finanziamento per tipologia di servizio, con l eccezione dei centri diurni per disabili che risultano ad oggi parzialmente sotto finanziamenti e, soprattutto, le grandi strutture (Il Cardo), come evidenziato nel grafico 10. Comuni L articolazione della spesa sociale dei comuni, censita nel piano, è evidenziata dal grafico 11: quota parte viene gestita direttamente dal Comune, e quota parte viene delegata all Azienda Ulss 4, sia per deleghe obbligatorie (quota indistinta), sia per deleghe vincolate. Relativamente alle funzioni delegate, la Conferenza dei Sindaci ha nel corso del tempo articolato tre tipologie di deleghe e quindi quote: una quota indistinta, una quota vincolata alla delega per i costi delle comunità alloggio per minori e per l affido familiare, ed una quota vincolata per la residenzialità di persone disabili gravi inserite in comunità residenziali. Per le funzioni delegate le quote per il 2011 erano stabilite in: quota indistinta 15,03 pro capite; quota vincolata per i minori 2,85 pro capite; quota vincolata per la residenzialità disabili 3,22 pro capite. 6
7 Le funzioni delegate: indistinta La quota indistinta dei Comuni, per un ricavo totale di circa , contribuisce al finanziamento della spesa dei seguenti servizi, evidenziando una previsione di sbilancio di circa Spesa finanziata con Area Servizio quota indistinta comunale Anziani Servizio soggiorni climatici Dipendenze/alcolismo Servizi territoriali alle dipendenze Disabili Servizio di assistenza scolastica Centro diurno per persone con disabilità Servizio disabilità Minori e famiglia Consultori familiari e materno infantili Servizio adozioni Attività educative territoriali e domiciliari Centri educativi diurni per minori Laboratorio psicopedagogico Integrazione tra aree Servizio integrazione lavorativa Le funzioni delegate: vincolate Fondo disabili La quota destinata al fondo vincolato per l assistenza residenziale in favore di persone con grave disabilità è di 3,22 pro capite, per un ricavo totale di circa a fronte di un costo previsto per il 2013 di , da cui un disavanzo nell anno 2013 previsto per In quest area sono state intraprese diverse ed importanti iniziative, tra cui la principale è il progetto «Chiavi di casa», cofinanziato dalla «Fondazione Cariverona» ed inserito tra i progetti della «Fondazione di comunità vicentina per la qualità di vita». La principale progettualità che è stata avviata, in questo ambito, è la costruzione di appartamenti a bassa soglia assistenziale, per dare risposte più appropriate e quindi meno costose a persone con residui livelli di autonomia. Fondo minori La quota capitaria destinata agli interventi per i minori è di 2,85 pro capite, per un ricavo totale di circa a fronte di un costo previsto per il 2013 pari a quasi Il fondo risulta attualmente in equilibrio, grazie al costante lavoro delle équipe Tutela minori e dall attuazione di servizi di sostegno domiciliare alle situazioni maggiormente problematiche che ha incrementato il rapporto tra minori in famiglia e minori in struttura, sempre più a favore delle situazioni di accoglienza in famiglie affidatarie. 7
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