4 - MARX. 1.0 Una valutazione del marxismo

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1 4 - MARX 1.0 Una valutazione del marxismo 1.1 La valenza politica del pensiero di Marx Il marxismo come sintesi critica di tendenze e miti dell epoca Il marxismo come religione sociale 1.2 La valenza culturale del pensiero di Marx Marx e l illusione narcisistica Marx come maestro del sospetto 2.0 La concezione materialista della società e dialettica della storia 2.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo La prospettiva idealistico-religiosa Critiche alla religione Critiche a Hegel Il superamento dell idealismo La prospettiva naturalista Critiche a Feuerbach Naturalità, storicità: Hegel, Feuerbach e Marx 2.2 La società: struttura e sovrastruttura (materialismo storico) (vedi lettura " La concezione materialistica della storia" Il materialismo storico: l uomo è il frutto di un processo storico-sociale Critiche all 'antropologia di Feuerbach: Attività sociale e sistema di mezzi per soddisfare i bisogni La struttura economica La sovrastruttura ideologica I rapporti struttura-sovrastruttura (Vedi lettura Attività Materiali e produzioni spirituali) Il capovolgimento dell idealismo in materialismo Materialismo storico e materialismo antico 2.3 La storia: la concezione dialettica della storia (materialismo dialettico) La storia come superamento delle contraddizioni La storia come lotta di classe Le formazioni economico-sociali della storia La dialettica storica Materialismo storico e materialismo dialettico 2.4 L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale Il lavoro come carattere specifico dell uomo Le forme di alienazione del lavoro Lavoro e processo di oggettivazione del soggetto Divisione del lavoro e alienazione Il comunismo e l uomo onnilaterale 3.0 L ideologia 3.1 Ideologia e mantenimento del dominio della classe egemone L occultamento dell origine storica delle idee e dei valori 3.2 Ideologia e mutamenti socio-culturali Ideologie e contraddizioni 3.3 La filosofia e la critica dell ideologia 3.4 La religione come ideologia La duplice funzione ideologica della religione Il superamento della religione 4.0 La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista 4.0 Le critiche agli economisti borghesi 4.1 Il circuito economico capitalista (D - M - +D) 4.2 L origine del plus-valore: il plus-lavoro 4.3 Le contraddizioni del capitalismo 5. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista 5.1 La rivoluzione proletaria 5.2 Lo stato come strumento della classe dominante 5.3 La dittatura del proletariato 5.4 La futura società comunista 4 - K. Marx Materialismo storico e futura società comunista 51

2 4 - MARX 1.0 Una valutazione del marxismo 1.1 La valenza politica del pensiero di Marx Il marxismo come sintesi critica di tendenze e miti dell epoca Il marxismo come religione sociale (M. Salvadori) Utopia, mito promessa di totale trasformazione della società religione tradizionale cambiamento mondano e non ultraterreno Aspetti negativi: dogmi, culti (vedi totalitarismo sovietico) Aspetti positivi: mali sociali = non prodotto naturale ma storico 1.2 La valenza culturale del pensiero di Marx Marx e l illusione narcisistica Freud: la liberazione dall illusione narcisistica Copernico scalzando la terra dal suo ruolo centrale nell universo; Darwin, accorciando le distanze fra l'uomo e il mondo animale; Marx ha svelato i moventi economici della storia; Freud negando che l'io dell'uomo sia affatto il sovrano incontrastato della psiche /inconscio) Marx come maestro del sospetto P. Ricoeur: maestri del sospetto: hanno insinuato il dubbio che la coscienza non sia così come appare a se stessa; Nietzsche che la morale rappresenti qualcosa di eterno, universale ed assoluto; Freud che il nostro comportamento sia diretto da motivazione razionali; Marx che le idee, i valori, la cultura siano qualcosa di indipendente dalle condizioni storico-sociale 2.0 La concezione materialista della società e dialettica della storia 2.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo La critica alla visione idealistico-religiosa La prospettiva idealistico-religiosa = nell uomo e nella storia agiscono forze spirituali non riconducibili al solo uomo materiale o alla natura (religione ed Hegel) Critiche alla religione: (argomentazioni da Feuerbach) uno stravolgimento dei rapporti reali per cui ciò che è originario diventa derivato e viceversa. Religione fa dell uomo un prodotto di Dio, mentre nella realtà è l uomo che ha prodotto Dio Critiche a Hegel: (argomentazioni da Feuerbach) metodo = costruire il concetto astratto di Spirito partendo dall analisi delle istituzioni, della cultura della morale reali facendo di esse una manifestazione dello Spirito, una personificazione di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di loro. I concetti (ad esempio stato) non strumenti per l esame dei fatti ma enti reali, i veri soggetti della storia Il superamento dell idealismo = come per Feuerbach, ri-capovolgendo ciò che l idealismo ha capovolto = ponendo come originaria la realtà e non ciò che le nostre indagini su di essa scoprono, l uomo concreto, reale e non lo Spirito Atteggiamento materialista volto a mettere al centro dell attenzione non tanto ciò che è razionale ma ciò che è reale La critica al naturalismo La prospettiva naturalista = uomo il frutto dell evoluzione naturale (Feuerbach) l equazione uomo = natura continua a considerare, come l antropologia tradizionale, l uomo come un entità atemporale, fornita di proprietà immutabili Naturalità dell'uomo merito di Feuerbach; Storicità merito di Hegel; Marx = l uomo più che natura è società, e quindi storia ma di uomini reali e non dello Spirito 2.2 La società: struttura e sovrastruttura (materialismo storico) (vedi lettura " La concezione materialistica della storia") Da Feuerbach a Marx: dall origine relazionale all origine sociale dell uomo Il materialismo storico: l uomo è il frutto di un processo storico-sociale bisogni, cultura, la società da cui il singolo trae il proprio carattere, sono condizionati dal processo storico Critiche all 'antropologia di Feuerbach: La natura dell uomo è storico-sociale La natura è natura umanizzata Attività sociale e sistema di mezzi per soddisfare i bisogni Materialismo = l uomo = un entità corporea dotata di un apparato percettivo-intellettivo che gli consente la capacità d agire, di rapportarsi con il mondo esterno e con gli altri modificando la natura e costruendo se stesso. Agire è sempre un attività sociale che porta a organizzare un sistema di mezzi per soddisfare i bisogni Bisogni dapprima naturali poi creati dal nuovo ambiente sociale trasmessi agli individui umanizzandoli La struttura economica Sistema di mezzi per soddisfare i bisogni = elemento attorno a cui ruota l organizzazione sociale 52

3 La struttura economica = forma assunta dall organizzazione del lavoro sociale in un determinato periodo storico; dipende da due elementi: - livello raggiunto dalle forze produttive (forza lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecnicoscientifiche) - rapporti di produzione; rapporti che si instaurano nel processo di produzione che determinano: la proprietà dei mezzi di produzione + la ripartizione di ciò che viene prodotto I rapporti di produzione storicamente hanno dato luogo a delle società classiste che hanno diviso gli uomini in due classi contrapposte: la classe dominante, (possiede mezzi di produzione impone la ripartizione di ciò che viene prodotto) e una classe sottomessa ( provvede alla produzione ) Struttura economica = condizioni materiali La sovrastruttura ideologica Sovrastruttura ideologica = condizioni spirituali o forme ideologiche = politica (leggi e istituzioni), cultura (elaborazione delle idee sul mondo da parte della religione, dell arte, della filosofia), la morale (valori e norme che regolano il comportamento). I rapporti struttura-sovrastruttura (Vedi lettura Attività Materiali e produzioni spirituali) Dipendenza della sovrastruttura dalla struttura: la sovrastruttura muta al mutare della struttura economico-sociale La struttura economica determina e condiziona la sovrastruttura / è direttamente intrecciata (ad esempio, le idee sulla morale o sulla funzione della famiglia) Il capovolgimento dell idealismo in materialismo Manifestazioni culturali dell'uomo hanno una loro vita autonoma (idealismo) CTR le manifestazioni spirituali dell'uomo dipendono strettamente dall'evoluzione socio-economica ( materialismo storico) Materialismo storico e materialismo antico Materialismo antico = tesi metafisica : materia è la sostanza e la causa delle cose. Materialismo marxiano = forze motrici della storia non sono di natura spirituale bensì di natura socio-economica. 2.3 La storia: la concezione dialettica della storia (materialismo dialettico) La storia come superamento delle contraddizioni Forze produttive e rapporti di produzione strumento interpretativo della storia: ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà che si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli creando una contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera un'epoca di rivoluzione sociale Epoca di rivoluzione sociale == nuove forze produttive + classe in ascesa CTR vecchi rapporti di proprietà + classe dominante al tramonto scontro a livello sociale, politico e culturale La storia come lotta di classe Forze produttive e rapporti produttivi sono sempre legate a determinati gruppi sociali soggetto autentico della storia è la lotta di classe (Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, capitalisti e operai) Esempio: il passaggio dalla società feudale alla società borghese Capitalismo = produzione sociale della ricchezza profitto privato (contraddizione e motivo della lotta di classe) Comunismo = produzione e distribuzione sociale della ricchezza (superamento contraddizione e motivo della lotta di classe) Le formazioni economico-sociali della storia Formazioni economico-sociali = determinati modi di produrre, rapporti di proprietà, istituzioni giuridicopolitiche, forme di coscienza Comunismo primitiva società asiatica società antica società feudale società borghese futura società socialista La dialettica storica Carattere «dialettico: comunismo primitivo società di classe comunismo futuro Procede dal1'inferiore al superiore Socialismo come sbocco inevitabile della dialettica storica Legame con Hegel : la storia = totalità, processuale dominata dalla forza della contraddizione e mettente capo ad un risultato finale: l uomo prende coscienza della razionalità del reale Spirito Assoluto (Hegel) CTR comunismo (Marx) Marx ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel «sui piedi», anziché sulla «testa», Materialismo storico e materialismo dialettico Valenza culturale del marxismo = materialismo storico origine storico-sociali delle attività umane Valenza politica del marxismo = materialismo dialettico religione sociale; fede nella necessità storica del socialismo missione storica affidata al proletariato + concezione del partito-chiesa ( sola fonte di verità) 53

4 2.4L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale Il lavoro come carattere specifica dell uomo Il lavoro: 1 - ciò attorno a cui si organizza la società e da cui dipende la sua evoluzione storica; 2 - ciò che caratterizza l uomo, ne costituisce l essenza. Il lavoro rappresenta: ciò che differenzia l uomo dall animale; ciò che consente all uomo di stabilire un rapporto con le cose del mondo, trasformando la natura; consente all uomo di oggettivizzare se stesso, le proprie capacità ; lo mette in relazione con gli altri. Le forme di alienazione del lavoro Nelle società classiste il lavoro causa della sua alienazione condizioni di lavoro degli operai Alienazione: del prodotto della sua attività; rispetto alla sua stessa attività; dal genere umano, in quanto si perde in questo modo la caratteristica più propria dell essenza dell uomo (reificazione -trasformazione in cosa - dell operaio processo di disumanizzazione); rispetto agli altri Lavoro e processo di oggettivazione del soggetto Oggettivazione del soggetto rapporto con gli altri + attività lavorativa perché avvenga due fattori: 1. l'attività e i rapporti umani nei quali il soggetto si oggettiva devono essere umanizzanti; 2. il processo deve chiudersi con la riappropriazione, da parte del soggetto, degli aspetti che aveva in precedenza proiettato nell'oggetto Divisione del lavoro e alienazione L alienazione del lavoro umano nasce con la divisione del lavoro precondizione di una frattura sociale tra due classi diverse Conseguenze divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale: divisione degli uomini tra produttori e consumatori; ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti; generare la proprietà privata = prima responsabile dell'alienazione dell'uomo; causa dell alienazione Se proprietà privata dei mezzi di produzione = alienazione dell'uomo allora dis-alienazione = superamento del regime della proprietà privata (comunismo) Storia = perdita e riconquista, da parte dell'uomo, della propria essenza Il comunismo e l uomo onnilaterale (vedi lettura "Il comunismo come riappropriazione delle forze estraniate dell umanità ) Se l'uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze compito della futura società comunista. Società veramente umana = controllo del potere sociale Orizzonte sociale ed antropologico della proprietà (homo oeconomicus) Vs essere onnilaterale e totale:esercita tutte le sue capacità + rapporti poliedrici con altri e realtà + ricco di relazioni + capacità di godere della produzione universale di tutta la terra + oltre l ateismo, è consapevole di essere debitore a se stesso della propria esistenza Rivoluzione comunista = dipendenza universale trasformata nel controllo e nel dominio cosciente delle forze prodotte dal reciproco agire degli uomini comunismo = completa realizzazione dell uomo 3.0L ideologia 3.1 Ideologia e mantenimento del dominio della classe egemone Mantenere dominio della classe egemone = funzioni che le idee politiche, etiche, e le produzioni culturali in genere (filosofiche, artistiche, letterarie, religiose,...) ovvero i componenti della sovrastruttura svolgono nelle società classiste L occultamento dell origine storica delle idee e dei valori Ideologia = rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizionatezza storico-materiale; compie due errori: autonomizza rispetto al contesto storico idee e valori; universalizza presentando come eterno, e dotato di validità assoluta ciò che invece è solo frutto di determinate condizioni storico-sociali Presentando come universali i valori ignora che idee e valori sono funzionali a un particolare momento storicosociale funzione ideologica quando mascherano questa loro origine 3.2 Ideologia e mutamenti socio-culturali Ideologie e contraddizioni Se ideologia = critica allora ruolo nei mutamenti socio-culturali; Ideologia = espressione del proprio tempo ma se coglie le contraddizioni prevede gli sviluppi 3.3 La filosofia e la critica dell ideologia Compito della filosofia = criticare l ideologia col mostrare la sua vera radice nella struttura economica della società, smascherando la deformazione della realtà Maestro del sospetto = filosofia come critica delle ideologie dominio sociale: per Marx prerogativa di una precisa classe sociale; Novecento sistema socio-economico (dalla società classista dell Ottocento alla società di massa ) 3.4 La religione come ideologia La duplice funzione ideologica 54

5 - deforma la realtà per legittimare l egemonia sociale della classe dominante - è l'espressione della "protesta contro la miseria reale"; la religione come oppio del popolo, in quanto promette un illusoria felicità nell al di là per far accettare la miseria reale dell al di quà. Il superamento della religione Dalla critica del cielo alla critica della terra Quando si affermerà l esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni, quando il mondo capovolto, di cui la religione è la coscienza capovolta, sarà rimesso in piede poiché l uomo tornerà a essere un fine e non un mezzo; la critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, Marxismo e prassi Marxismo e prassi fornire un'interpretazione dell'uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria 4.0 La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista 4.0 Le critiche agli economisti borghesi - non esistano leggi universali dell'economia; ogni formazione sociale ha caratteri e leggi storiche specifiche - la società borghese porta in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità, ponendo le basi oggettive della sua fine 4.1 Il circuito economico capitalista società preborghesi: M D M (merce-denaro-merce), capitalismo: D M + D (denaro-merce-più denaro) Da dove deriva questo «più» monetario, ovvero tale plus-valore? 4.2 L origine del plus-valore: il plus-lavoro Cpitalista compera la sua forza-lavoro, pagandola come una qualsiasi merce, ovvero secondo il valore corrispondente alla quantità di lavoro socialmente necessario a produrla( mezzi necessari per vivere + generare figli = salario) ma l'operaio - ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salari Proprietà privata dei mezzi di produzione e diseguaglianze sociali spiegazione «scientifica» dello «sfruttamento» = la possibilità, da parte dell'imprenditore, di utilizzare la forza lavoro altrui a proprio vantaggio perché dispone dei mezzi di produzione 4.3 Le contraddizioni del capitalismo L anarchia della concorrenza, l incapacità di allargare l area di assorbimento del mercato, la scissione delle società in due classi antagonistiche (tipiche del XIX sec.), l alienazione del lavoro e il conflitto tra logica del profitto privato e logica dell interesse collettivo 5.0 La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista Il socialismo scientifico (l utopia ammantata di previsione scientifica) 5.1 La rivoluzione proletaria Contraddizioni della società borghese rivoluzione del proletariato conquista potere politico trasformazione globale della vecchia società Fine = cancellare ogni forma di proprietà privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe (missione storicouniversale del proletariato) Mezzi = socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio Metodo = rivoluzione proletaria violenta o pacifica 5.2 Lo stato come strumento della classe dominante Rivoluzione abolizione classi abolizione Stato perché lo Stato sovrastruttura di una società civile Stato borghese non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possano essere usate anche a vantaggio del proletariato perché ogni classe dominante costruisce una macchina statale secondo le proprie esigenze Comunismo = abolizione dominio di classe = abolizione Stato strumento di dominio della classe dominante 5.3 La dittatura del proletariato Periodo della trasformazione rivoluzionaria tra la società capitalistica e la società comunista La dittatura della maggioranza degli oppressi su di una minoranza di (ex-)oppressori, destinata a scomparire. 5.4 La futura società comunista (vedi lettura " Distinzione di una prima e seconda fase della società comunista ) Le due fasi della società comunista La prima fase: l uguaglianza imperfetta: ogni produttore riceve una quantità di beni equivalente al lavoro prestato; uguale diritto che non tiene conto delle differenze individuali La seconda fase Sviluppo onnilaterale degli individui Da ognuno secondo le sue capacità ad ognuno secondo i suoi bisogni 55

6 4 - K. MARX 1. Una valutazione del marxismo 2. La concezione materialista della società e dialettica della storia 3. L ideologia 4. La teoria economica: Il Capitale: l analisi dell economia capitalista 5. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista 4 - K. Marx Materialismo storico e futura società comunista 1. Una valutazione del marxismo L opera di Karl Marx ( ) 1 ha avuto una duplice valenza: politica e culturale e sotto entrambi gli aspetti ha esercitato un importante influenza per il Novecento. Dal punto di vista politico il marxismo ha rappresentato per tutto il Novecento la fonte di ideologie politiche che hanno ispirato partiti politici, sindacati, stati e, tramite questi, ha contribuito alla creazione di buona parte dei movimenti collettivi del secolo scorso. Uno storico italiano, M. Salvadori, nel valutare il ruolo svolto dal marxismo sotto l aspetto politico ha scritto, all inizio degli anni novanta in contemporanea, dunque, con il disfacimento dell impero sovietico, che: Il pensiero di Marx - che si può giudicare in molti modi ma a cui non si può certo negare di aver segnato una delle massime tappe del pensiero umano - costituì il tentativo di inglobare in un'unica sintesi, sottoponendole al tempo stesso ad una critica e distruttrice e purificatrice, tutte le grandi tendenze, tutti i grandi miti e tutte le grandi idee dell'epoca: l'idea di rivoluzione come produttrice di felicità ed eguaglianza (ricavata dalla Grande Rivoluzione e dalla critica dei suoi limiti); l'idea della possibilità di un progresso materiale illimitato (fondata sullo spettacolo mai visto della moltiplicazione dei beni prodotta dall'incipiente processo di industrializzazione e sulla convinzione di poterne annullare i difetti dovuti alla forma capitalistica); l'idea della potenziale definitiva fraternità del genere umano (radicata insieme nel cosmopolitismo illuministico e rivoluzionario, nell'esempio fornito dallo sviluppo incessante del mercato internazionale e nella fiducia nella capacità del proletariato di dare alla fraternità il suo definitivo mezzo di affermazione); l'idea che la violenza abbia un ruolo ineliminabile nel mutamento politico-sociale in corrispondenza sia della natura oppressiva dello Stato sia dell incompatibilità degli interessi fra le classi fondamentali (basata su una lettura di tutte le lotte sociali del passato culminate nei conflitti emersi nel corso delle rivoluzioni borghesi in Inghilterra e Francia e prodotti dallo sviluppo capitalistico); l'idea che la rivoluzione proletaria moderna potesse essere opera soltanto delle masse proletarie, educate dai punti alti del progresso economico, politico e sociale, unite con le minoranze intellettuali radicali (fondata sugli insegnamenti, ancora una volta, delle rivoluzioni moderne e dei loro sviluppi in Inghilterra e in Francia); l'idea, infine, che l'incontro fra rivoluzione, masse proletarie ed intellettuali socialisti di tipo nuovo potesse condurre da ultimo l'umanità al raggiungimento di quella armonia fra individuo e collettività, Stato e Stato, nazione e nazione, razza e razza che aveva costituito il nobile sogno di tutti 1 Per la vita e le opere vedi pag

7 coloro che avevano desiderato la pace universale, la fine della miseria materiale, la felicità collettiva. La potenzialità «religiosa» di una simile dottrina era immensa. [...]... il progetto marxiano, coperto sotto il manto della scienza, si rivelò come una delle più gigantesche utopie della storia, non dissimile, nella sostanza, da quelle di Platone, Moro e Campanella. Ma questo stesso pensiero - e qui è una delle chiavi decisive per comprendere il marxismo -, se nella unitarietà dei suoi nessi costituiva una gigantesca utopia, conteneva in sé la capacità di produrre squarci di geniale intelligenza della storia passata e presente, che hanno avuto una enorme influenza sulla cultura contemporanea e hanno contribuito a rendere tanto importante la presenza del marxismo non solo come «religione» sociale, non solo come fonte di ideologie politiche ispiratrici di grandi movimenti collettivi, ma anche come componente decisiva della cultura contemporanea: e presenza quasi schiacciante. Insomma, se nella sua unitarietà ha svolto essenzialmente un ufficio religioso di grande efficacia pratica, utilizzato per singole parti il marxismo ha dato luogo da un lato alla fecondazione (per assimilazione o per rigetto) di gran parte della scienza economica e sociale contemporanea e dall'altro alla fondazione dei vari «marxismi».... i vari marxisti finirono per dar luogo a un'ondata di successive «revisioni» del pensiero del loro grande maestro, producendo in tal modo diversi «marxismi». Orbene tutti questi revisionisti, con la sola eccezione di Bernstein, non soltanto continuarono a chiamarsi orgogliosamente marxisti, ma presentarono la loro opera revisionistica nei termini di restaurazione del «vero» marxismo o di aggiornamento necessario. D'altro canto mi sembra indubitabile che i revisionisti stessi erano i primi a credere nella verità «globale» di quel marxismo che pure essi vivisezionavano, a credere che il marxismo in quanto forza rivoluzionaria si sarebbe evirato se avesse messo da canto la sua promessa di totale palingenesi umana e sociale. Per questo suo carattere utopico il marxismo può o deve essere considerato quale un mito fuori dall'ambito della storia reale? In effetti, il progetto utopico marxiano, come tutti i grandi progetti utopici, non avrebbe potuto esercitare un così grande ruolo storico se non avesse realmente risposto alle aspirazioni di grandi masse e delle élites postesi a capo di esse. Sicché, se per un verso si può assimilare il marxismo alle grandi religioni, bisogna però subito sottolineare che esso è diventato tanto efficace nella nostra epoca perché, a differenza delle grandi religioni tradizionali, si è presentato come una «religione» in grado di confrontarsi con i problemi della modernità e di ancorare il proprio messaggio di salvezza a un orizzonte non oltremondano, ma mondano... A un gran numero di vittime del capitalismo, del colonialismo, dell'imperialismo il marxismo è riuscito con una efficacia unica a trasmettere la convinzione che i mali di cui esse soffrivano costituivano non un prodotto naturale e inevitabile del destino, ma il prodotto di particolari modi storici dell'organizzazione della vita sociale, e quindi la convinzione che si potesse dare la scalata a quel cielo che per le religioni tradizionali restava una promessa legata alla morte. Il marxismo si è presentato come una promessa di vita in questa terra ed è riuscito a far leva sulla convinzione - che era anche la convinzione e la grande passione di Marx - che si potesse, con l'organizzazione politica e l'azione cosciente, prima combattere e poi rovesciare e cambiare le strutture costruite dalle classi dominanti per la difesa dei propri privilegi. Questa diffusa coscienza generata dal marxismo che l'uomo può dominare la costruzione del proprio ambiente anziché esserne dominato per legge di natura o legge della società, che i mali sociali non debbono più essere accettati dalla coscienza civile come una fatalità costituisce indubbiamente una delle grandi rivoluzioni del nostro tempo e il contributo non perituro che il marxismo ha dato alla civiltà universale. (M.L. Salvadori L utopia caduta, Laterza, 1991). 57

8 Scindere la coscienza generata dal marxismo della necessità di giungere a controllare il potere sociale per poterlo volgere alla realizzazione dell uomo onnilaterale, di cui parla Marx, dalla promessa utopica di una società nuova, o meglio ancora, di una strategia per la sua realizzazione con i suoi dogmi (la guida infallibile del partito) o i suoi culti (il culto dei capi), alimentata soprattutto dai diversi marxismi, sembra oggi inevitabile, dopo che essa è stata usata per imporre immensi sacrifici per la sua realizzazione, anche se per la verità tale strada era già stata intrapresa da non pochi marxisti non ortodossi. La capacità di produrre squarci di geniale intelligenza della storia passata e presente, di cui parlava Salvadori è, invece, legata alla valenza culturale dell opera di Marx che è stata fondamentale non solo per elaborare il nostro A del marxismo promessa A differenza : Aspetti negativi: + (vedi - Storia) Aspetti positivi: B del marxismo Freud: _ : modo di vedere la storia, ma anche per quanto riguarda il nostro modo di comprendere la società e l uomo. L importanza dell opera di Marx da questo punto di vista è stata riconosciuta nel Novecento da molti autori che non si possono affatto considerare marxisti. Tra le interpretazioni più suggestive del ruolo avuto dal pensiero marxiano vi sono sicuramente quelle di Freud e Ricoeur. S. Freud ( ) ha visto nella cultura moderna una progressiva liberazione dall illusione narcisistica che, fondata sull'amore infantile che l'uomo nutre per sé, si è espressa in tutte quelle concezioni che ponevano l uomo al centro dell universo e/o finalizzavano quest ultimo all uomo. Si 58

9 tratta di una scorretta valutazione dell uomo che si esprime, ad esempio, nel pensiero religioso nel ritenere l uomo un essere perfetto, perchè immagine di Dio o re del creato, perchè il mondo è stato creato per lui, e nelle visioni idealistiche nel ritenere l uomo, in quanto dotato di coscienza, un essere non condizionato dalla natura. Tale processo, iniziato da Copernico, che ha inflitto la prima grande umiliazione universale alla nostra specie, scalzando la terra dal suo ruolo centrale nell universo, è stato proseguito da Darwin, che ha accorciato le distanze fra l'uomo e il mondo animale, mentre Marx con il suo materialismo storico ha svelato, al di là dei paraventi ideali, i moventi economici della storia. L ultima, la quarta, delle umiliazioni del narcisismo è quella della psicoanalisi freudiana stessa, che ha mostrato come l'io dell'uomo non sia affatto il sovrano incontrastato della psiche, essendo per lo più manovrato da forze emotive ed inconsce. P. Ricoeur ( ), invece, ha visto in Marx, insieme a Nietzsche e Freud, uno dei maestri del sospetto. Maestri del sospetto in quanto condividono un atteggiamento che li porta a scorgere al di sotto della superficie delle giustificazioni e delle razionalizzazioni via via elaborate una dimensione della realtà non indagata, anzi tenuta nascosta, finendo in questo modo per insinuare un sospetto su alcuni degli atteggiamenti prima condivisi da tutta la cultura europea. Così, mentre Nietzsche ha messo in dubbio che la morale rappresenti qualcosa di eterno, universale ed assoluto, svelando la sua funzione di asservimento del singolo al gruppo sociale, e Freud che il nostro comportamento sia diretto da motivazione razionali ritenendolo, invece, condizionato da impulsi inconsci, Marx ha, invece, messo in dubbio che le idee, i valori, la cultura siano qualcosa di indipendente dalle condizioni storico-sociale in cui si manifestano, insinuando il sospetto che la storia spirituale (la cultura, i valori, i modi di vedere il mondo) sia condizionata dalla vita materiale, ovvero dal modo in cui la società si organizza. Ecco allora che mentre con Marx scopriamo che per comprendere e determinare l'essere del soggetto dobbiamo partire dalle condizioni materiali e dai rapporti sociali e produttivi, e con Nietzsche che il soggetto altro non è che la maschera dietro la quale si nasconde la profonda illusione del pensiero metafisico, che induce l'uomo a credere nell'esistenza di verità immutabili, con il pensiero di Freud che la vita psichica dell'io non è contenuta e non si esaurisce nella coscienza, perché al di là di questa si nasconde un autentico abisso, l inconscio un luogo psichico, sede di desideri inappagati e inibiti, rimossi dalla coscienza, che rende l io sconosciuto a se stesso. Scrive Ricoeur: Il filosofo educato alla scuola di Descartes sa che le cose sono dubbie, che non sono come appaiono; ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del senso coincidono; di questo, dopo Marx, Nietzsche e Freud, noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del dubbio sulla coscienza. (Della interpretazione. Saggio su Freud) LE OPERE DI MARX Manoscritti economico-filosofici (postumo, 1932) Ideologia tedesca (postumo, 1932) Manifesto del partito comunista (1848) Lineamenti fondamentali di critica dell'economia politica, cosiddetti Grundrisse (postumo, 1939) Capitale (I Vol. 186,7 il secondo e il terzo uscirono postumi, a cura di Engels, rispettivamente nel 1885 e nel 1894) La guerra civile in Francia (1871) Critica del Programma di Gotha (1875) 59

10 2. La concezione materialista della società e dialettica della storia 3.1 La critica alla visione idealistico-religiosa e naturalistica dell uomo 3.2 La società: struttura e sovrastruttura 3.3 La storia: la concezione dialettica della storia 3.4 L uomo: uomo alienato e uomo onnilaterale LA CONCEZIONE MATERIALISTA DELLA SOCIETÀ E DIALETTICA DELLA STORIA LA CRITICA ALLA VISIONE IDEALISTICO- RELIGIOSA E NATURALISTICA DELL UOMO L originalità della prospettiva marxiana è forse rimarcabile sottolineando come Marx rifiuti sia la prospettiva idealistico-religiosa, per cui nell uomo e nella storia agiscono forze spirituali come tali non riconducibili al solo uomo materiale o alla natura, sia alla prospettiva naturalista che vede nell uomo il frutto della sola evoluzione naturale. In effetti, la visione della storia, della società e dell uomo di Marx si è venuta elaborando con il suo progressivo distacco da Hegel ( ) e da Feuerbach ( ), in quanto rappresentanti della prospettiva idealista 2 l uno e naturalista l altro 3. La critica al metodo idealistico avviene sulla base delle argomentazioni già elaborate dalla sinistra hegeliana e in particolare da Feuerbach; per Feuerbach la maniera idealistico-religiosa di rapportarsi al mondo consiste sostanzialmente in uno stravolgimento dei rapporti reali per cui ciò che è originario diventa derivato e viceversa. Tale capovolgimento avviene nella religione che fa dell uomo un prodotto di Dio, mentre nella realtà è l uomo che ha prodotto Dio, ma anche nell idealismo hegeliano che pone come originaria l Idea, ciò che consente al nostro pensiero di conoscere la realtà, riducendo la realtà a una sua manifestazione. Allo stesso modo secondo Marx il metodo hegeliano consiste nel costruirsi il concetto astratto di Spirito partendo dall analisi delle istituzioni, della cultura della morale reali, finendo per fare di esse una manifestazione dello Spirito, una personificazione di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di loro. In questo modo i concetti, ad esempio quello di stato, invece di essere utilizzati come semplici strumenti per l esame dei fatti, delle istituzioni, degli uomini concreti diventano enti reali, i veri soggetti della storia. Il superamento dell idealismo deve avvenire per Marx, come già per Feuerbach, ri-capovolgendo ciò che l idealismo ha capovolto, ovvero ponendo come originaria la realtà e non ciò che le nostre indagini su di essa scoprono, l uomo Marx rifiuta le prospettive: A - (Hegel) Uomo = frutto di B - ( ) Uomo = frutto 2 In filosofia si parla di «idealismo», in senso lato, a proposito di quelle visioni del mondo, come ad esempio il platonismo e il cristianesimo, che privilegiano la dimensione «ideale» su quella «materiale» e che affermano il carattere «spirituale» della realtà «vera». Inoltre l'idealismo costituisce, come abbiamo visto, il nome di una corrente filosofica post-kantiana che si originò in Germania nel periodo romantico e che ha tra i suoi protagonisti Fichte, Schelling e Hegel. In quest ultimo, che è l incarnazione più tipica dell idealismo tedesco, esso emerge nella tesi per cui l Idea rappresenta il momento iniziale del processo che, attraverso la sua negazione nella natura, conduce allo Spirito assoluto in cui l Idea, nella cultura umana, prende piena coscienza di sé. Secondo l idealismo, quindi, lo Spirito è il principio unico di tutto e al fuori di esso non c'è nulla. 3 La formazione filosofica di Marx è avvenuta all interno della cosiddetta sinistra hegeliana di cui Feuerbach costituisce il filosofo più rappresentativo. L espressione destra e sinistra hegeliana indica la spaccatura che si venne a creare tra i giovani intellettuali tedeschi seguaci di Hegel alla scomparsa del maestro. Mentre la destra hegeliana accentuava gli aspetti conservatori e religiosi del pensiero di Hegel, mettendo in secondo piano gli aspetti immanentistici dell hegelismo per cercare di armonizzarlo con il cristianesimo, la sinistra, invece, vedeva nei testi di Hegel un invito alla critica della religione e dell esistente fondato sul presupposto che la realtà più che coincidere con la razionalità, come voleva Hegel, coincida con un processo in cui è chiamata a farsi razionale. 60

11 concreto, reale e non lo Spirito. All interno di questa prospettiva, che era comune alla sinistra hegeliana, si affermava un atteggiamento materialista volto a mettere al centro dell attenzione non tanto ciò che è razionale ma ciò che è reale, non tanto le idee ma gli interessi e i bisogni degli uomini reali. Il naturalismo di Feuerbach appare a Marx una prima forma di superamento dell idealismo. Secondo Feuerbach, rinunciando a ricorrere ad elementi sopranaturali e a identificare l uomo in un astratta razionalità, occorre identificare la realtà primaria dell uomo nella natura. L uomo, che deve diventare l oggetto della filosofia, è l uomo reale che si presenta come un entità psicofisica condizionata dal corpo e dalla necessità di entrare in rapporto con il mondo e con gli altri per soddisfare i propri bisogni. Per Marx l equazione uomo = natura operata da Feuerbach va però superata in quanto continua a considerare, come l antropologia tradizionale, l uomo come un entità atemporale, fornita di proprietà immutabili. Il principale merito A - LE CRITICHE DI MARX ALLE CONCEZIONI Critiche: 1 religione: Hegel: 2 Superamento: B - Critica: _ Superamento: di Feuerbach consiste, agli occhi di Marx, nella rivendicazione della naturalità e concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dell'idealismo teologizzante di Hegel, che ha ridotto l'uomo ad autocoscienza e a manifestazione di un soggetto spirituale infinito. Pur avendo sottolineato la naturalità dell'uomo (e questo è il passo in avanti rispetto ad Hegel), Feuerbach (e questo è il passo indietro rispetto a lui) ha perso di vista la sua storicità, non rendendosi debitamente conto che l'uomo, più che natura è società, e quindi storia, in quanto «l'essere umano non è un'astrazione immanente all'individuo singolo», bensì «l'insieme dei rapporti sociali» ( Tesi su Feuerbach,1845). Marx sostiene che l'individuo è reso tale dalla società storica in cui egli vive, per cui non esiste 1'«Uomo» in astratto, l uomo naturale, ma l'uomo figlio e prodotto di una determinata società e di uno specifico mondo storico. Marx qualifica il suo materialismo come materialismo storico il quale consiste nell affermazione che l uomo è il frutto di un processo storico-sociale. Già Feuerbach aveva sostenuto l origine relazionale dell uomo affermando che l io non si dà senza il tu, dal momento che l uomo singolo non ha in sé l essenza totale dell uomo che gli è data solo dalla comunione con l altro. La relazione dell io con l altro è per Feuerbach a fondamento sia della vita che del pensiero, poiché, scrive Feuerbach Le idee scaturiscono soltanto dalla comunicazione, solo dalla conversazione dell'uomo con l'uomo. L'uomo si eleva al MATERIALISMO STORICO = l uomo frutto di Feuerbach: l origine (Io ) dell uomo 61

12 concetto, alla ragione in generale, non da solo, ma insieme con l'altro. Due uomini occorrono per creare l'uomo, sia l'uomo spirituale sia quello fisico: la comunione dell'uomo con l'uomo è il primo principio e il primo criterio della verità e della validità universale. La certezza che esistano altre cose al di fuori di me è ottenuta attraverso la certezza che esiste al di fuori di me un altro uomo. Di quello che vedo da solo, non posso far a meno di dubitare: è certo soltanto quello che anche l'altro vede ( Principi della filosofia dell avvenire 1844). Anche questa dimensione relazionale va, per Marx, superata affermando l essenza sociale dell uomo che ne costituisce con la storicità la caratteristica principale. Il materialismo storico intende, infatti, riferirsi a quel profondo carattere storico e sociale dell'uomo per il quale i suoi bisogni, la sua cultura, la società da cui il singolo trae il proprio carattere, sono condizionati dal processo storico. Capovolgendo l'idealismo in materialismo, si deve capovolgere la tesi hegeliana per la quale il vero soggetto storico non è l'uomo, ma lo Spirito che in lui si esprime acquisendo coscienza di sé. Si avrebbe tuttavia torto se si indicasse (come fa Feuerbach) nell'individuo il vero soggetto storico, in opposizione alla astrattezza dello Spirito. Il singolo uomo, infatti, è a sua volta influenzato dal movimento storico, non lo domina e non ne esprime compiutamente il carattere. La storia ha una dimensione più ampia. E necessario riconoscere che il soggetto più autentico della storia è l'insieme collettivo dei singoli uomini, al cui interno ciascuno vive ed acquista coscienza di sé. Lo studio dell'uomo non può dunque arrestarsi all'antropologia feuerbachiana, perché non si dà un uomo universale, ma esistono solo singoli uomini appartenenti a un certo contesto storico-sociale che ne orienta il carattere e ne determina i rapporti. L'uomo non è un essere semplicemente naturale, esclusivamente figlio di un ordine oggettivo e biologico: la sua più profonda natura è storico-sociale, nel senso che il mondo autenticamente umano nasce in risposta agli impulsi che il singolo subisce nelle relazioni con gli altri uomini, ma all'interno di una società storicamente determinata, dotata di una precisa cultura e di un suo sistema di bisogni e di valori che finiscono per determinare le stesse relazioni. Infatti, l'uomo è sì un ente naturale, perché appartiene al grande regno della natura e soggiace alle sue leggi, ma allo stesso tempo la natura stessa in qualche modo Marx: l origine dell uomo Spirito, e Critiche all di Feuerbach: 1 2 HEGEL, FEUERBACH, MARX A CONFRONTO Hegel: Feuerbach: Marx: - Spirito = - Natura = - (materiali ) = che organizza un sistema per soddisfare i suoi bisogni ( ) è sua manifestazione, è "natura umanizzata", perché l'uomo la trasforma incessantemente con il suo lavoro, la inserisce nella rete delle relazioni sociali, trasformando le cose in merce, il terreno in proprietà privata, e così via. 62

13 Comprendere l'uomo significa studiare la società in cui egli vive per comprendere quale dinamica sociale ne determina le caratteristiche e quale influsso ha sul singolo. Marx mostrerà che la radice ultima di questa dinamica è di natura economica. La vita degli uomini è influenzata tanto dal rapporto con la natura (le basi naturali della vita: clima, condizioni ambientali, disponibilità in natura di determinati beni, e così via), quanto dall'organizzazione sociale, ed i due aspetti sono inscindibilmente connessi. La natura delle A IL MATERIALISMO In un ottica materialista l uomo deve essere visto, secondo Marx, come un entità corporea dotata di un apparato percettivo-intellettivo che gli consente, attraverso la capacità d agire, di rapportarsi con il mondo esterno. Costitutiva dell uomo è questa capacità di agire, di istituire una prassi volta a modificare il mondo esterno e con esso anche se stesso. Infatti, attraverso l azione l uomo instaura rapporti con gli altri, modifica la natura e costruisce se stesso. L attività dell uomo si presenta sempre come un attività sociale, in quanto inserita nell insieme delle attività degli altri individui, ed è volta prima di tutto a organizzare un sistema di mezzi per soddisfare i suoi bisogni. Bisogni cha appartengono dapprima alla sfera naturale (mangiare, bere, coprirsi,...) ma che presto tendono a denaturalizzarsi, in quanto vengono creati dal nuovo ambiente sociale determinato dall utilizzo di quei mezzi, per cui Marx può affermare che tale produzione di nuovi bisogni è la prima azione storica. Infatti, questi bisogni e l attività che essi promuovono non possono essere considerati come istintuali, naturali, biologici quanto invece come elaborati dalla società umana nella sua storia e da essa trasmessa agli individui umanizzandoli. Così, ad esempio, la comparsa dell attività cosciente, non determinata da finalità direttamente biologiche, del linguaggio e, quindi, delle facoltà superiori dell uomo può essere rintracciata nel lavoro sociale della costruzione degli strumenti. Poichè l attività dell uomo è volta innanzitutto all organizzazione di un sistema di mezzi per soddisfare i suoi bisogni, attraverso la produzione di beni materiali e intellettuali, tale sistema rappresenta anche l elemento attorno a cui ruota l intera organizzazione sociale. Infatti, secondo Marx, all interno di una società occorre distinguere tra struttura e sovrastruttura. La struttura di una società è di tipo economico ed è costituita dalla forma assunta dall organizzazione del lavoro sociale in un determinato periodo storico. Tale organizzazione dipende da due elementi: il livello raggiunto dalle forze produttive che sono rappresentate dalla forza lavoro, gli uomini che producono, i mezzi di produzione, i mezzi utilizzati nel corso del processo produttivo, e, infine, dalle conoscenze tecnico-scientifiche necessarie; inoltre essa dipende dai rapporti di produzione, ovvero dai rapporti che si instaurano nel processo di produzione che determinano la proprietà dei mezzi di produzione e la ripartizione di ciò che viene prodotto. I rapporti di produzione che storicamente si sono instaurati hanno dato luogo a delle società classiste che hanno diviso gli uomini in due classi contrapposte: la classe dominante, che possedendo i mezzi di produzione impone la ripartizione di ciò che viene prodotto, e una classe sottomessa che provvede alla produzione (mondo antico: liberi/schiavi; società feudale: nobili/servi della gleba; società borghese: capitalisti/operai). Se la struttura di un società è costituita da ciò che Marx definisce come le condizioni materiali, ovvero le condizioni economiche e i rapporti sociali, la sua sovrastruttura è rappresentata da ciò che egli indica come le condizioni spirituali o anche forme ideologiche identificate nella politica (leggi e istituzioni), nella cultura (intesa come l elaborazione delle idee sul mondo da parte della religione, dell arte, della filosofia), infine la morale (valori e norme che LA SOCIETÀ: STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA Capacità e sociale e per soddisfarli e non naturali ( ): dell uomo La struttura : 1 - a - b - c determinati: a mezzi di b le società La sovrastruttura

14 regolano il comportamento). Con il termine sovrastruttura Marx intende chiaramente sottolineare la dipendenza di questi elementi dalla struttura, dalle condizioni economiche-sociali. Infatti, secondo Marx la politica, la cultura, la morale e con loro la coscienza degli uomini mutano al mutare della struttura economico-sociale. Marx nel descrivere i rapporti tra struttura e sovrastruttura utilizza due termini quali, determinare e condizionare. Termini che indicano una dipendenza (della sovrastruttura nei confronti della struttura), nel primo caso più immediata, nel secondo più indiretta. In ogni caso Marx non sembra pensare a un rapporto meccanico, di completa subordinazione della sovrastruttura, tant è che definisce la produzione di idee come direttamente intrecciata con le condizioni materiali e quindi non passivamente determinata. (Per tali rapporti vedi la lettura Marx Materialismo storico e futura società marxista e il cap. relativo all ideologia, sul ruolo delle idee nei mutamenti storici). Se confrontiamo, ad esempio, le idee sulla morale o sulla funzione della famiglia che gli uomini hanno avuto nel corso dei secoli, ci accorgiamo che quest'analisi marxiana presenta elementi di verità indiscutibili. Un tempo, quando l'economia era legata alla terra e al lavoro dei campi, la famiglia aveva una struttura patriarcale e considerava l'elevato numero dei figli come una risorsa importante, in quanto si trattava di braccia in più da impiegare nel faticoso lavoro agricolo. Oggi, in una economia sempre più complessa e tecnologizzata, la famiglia patriarcale è stata sostituita da forme differenti di convivenza, in cui è dato rilevare l'abbassamento della natalità e la maggiore libertà nelle relazioni parentali, con grandi livelli di autonomia dei figli rispetto ai genitori. Cambiano le condizioni storiche di vita e cambiano anche i nostri modi di valutare le cose e i nostri comportamenti privati e sociali. La sovrastruttura non ha una propria autonomia, ma dipende dalla struttura materiale della particolare epoca storica. Da questo punto di vista, il capovolgimento dell'idealismo in materialismo è completo. Mentre per il primo la storia è essenzialmente "storia spirituale" e le manifestazioni culturali dell'uomo hanno una loro vita autonoma e una loro ragione interna (si dà quindi un'autonoma storia dell'arte, delle religioni, della filosofia, della politica e della morale), per il materialismo marxiano le manifestazioni spirituali dell'uomo dipendono strettamente dall'evoluzione socio-economica della realtà umana. Il compito dello studioso delle discipline che riguardano la sfera spirituale dell'uomo è quello di studiare la radice sociale delle idee, perché non le idee hanno una storia autonoma, ma solo l'uomo nella dinamica della relazione sociali. Questa visione marxiana ha influenzato in modo amplissimo la storiografia del novecento sia nel campo della storia politica, sociale ed economica, sia nel campo della storia delle idee e dei prodotti dello spirito umano. Da quanto si è detto emerge chiaramente come il termine materialismo, usato da Marx per denominare la propria dottrina, non alluda, come nel linguaggio filosofico tradizionale, alla tesi metafisica secondo cui la materia è la sostanza e la causa delle cose. Ma al convincimento secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale, come pensavano per lo più i filosofi precedenti, bensì di natura socio-economica. In altri termini, quello di Marx è un materialismo storico che si contrappone polemicamente all'idealismo storico. Soltanto con Engels troviamo il materialismo inteso come dottrina complessiva dell'universo 4. I tra struttura e sovrastruttura la struttura un esempio: Il dell Idealismo Le radici delle Materialismo e materialismo 4 F. Engels ( ) fu legato a Marx da un lungo rapporto di amicizia, di collaborazione intellettuale (hanno scritto insieme alcuni testi) e di militanza politica (alla guida delle prime organizzazioni operai) (vedi vita e opere). Per Engels, e sulle sue orme per il marxismo sovietico, il materialismo e in particolare il metodo dialettico che esso utilizza, deve essere inteso come un principio esplicativo non solo della realtà umana, ma anche della totalità della natura. Durante lo stalinismo il materialismo dialettico divenne il modello di razionalità a cui tutte le scienze dovevano adeguarsi, conseguentemente la sua 64

15 Forze produttive e rapporti di produzione, oltreché rappresentare la struttura della società, si configurano anche come lo strumento interpretativo della storia. Marx ritiene, infatti, che ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà (ad esempio, rapporti di produzione di tipo feudale corrispondono a forze produttive di tipo agricolo). Tuttavia i rapporti di produzione si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli o catene per le medesime. Ora, poiché le forze produttive, in connessione con il progresso tecnico, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a rimanere statici, ne segue periodicamente una situazione di frizione o di contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera «un'epoca di rivoluzione sociale». Infatti, le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza, risulta inevitabile lo scontro fra di esse, che si gioca non solo a livello sociale, ma anche politico e culturale (sotto forma, in quest'ultimo caso, di «battaglia delle idee»). Alla fine finisce quasi sempre per trionfare la classe che risulta espressione delle nuove forze produttive, che in tal modo riesce ad imporre la propria maniera di produrre e di distribuire la ricchezza, nonché la sua specifica visione del mondo, poiché «le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante» (Marx-Engels L ideologia tedesca, ). Proprio perchè le forze produttive e i rapporti produttivi sono sempre legate a determinati gruppi sociali Marx può affermare che il soggetto autentico della storia è la lotta di classe. Come scrive nel Manifesto del partito comunista (1848): La storia di ogni società, esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Così, ad esempio, il passaggio dalla società feudale alla società borghese avvenne quando la borghesia riuscì a imporre il proprio modo di produrre, non più fondato sull agricoltura, superando i vecchi rapporti produttivi che garantivano il dominio sociale dell aristocrazia e del clero, grazie al loro controllo della proprietà della terra. Con l industrializzazione la borghesia impose un nuovo modello produttivo e nuovi rapporti produttivi che grazie al suo controllo dei mezzi produttivi le garantirono il dominio sociale. Il dominio sociale borghese si espresse in un cambiamento della sovrastruttura con l affermazione di un nuovo modello di stato (lo stato liberale), una nuova cultura (laica in opposizione alla visione religiosa tipica delle società preindustriali), una nuova morale (fondata sulla laboriosità, sulla competizione, ecc... Analogamente, secondo Marx, nel capitalismo moderno si sta delineando una contraddizione sempre più «esplosiva» fra forze produttive sociali e rapporti di produzione privatistici. Infatti la fabbrica moderna, pur essendo proprietà di un capitalista (o di un gruppo di azionisti), produce soltanto grazie al lavoro collettivo di operai, tecnici, impiegati, dirigenti ecc. Ma se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere, secondo Marx, la distribuzione B IL MATERIALISMO LA STORIA: LA CONCEZIONE DIALETTICA DELLA STORIA Storia come superamento delle dialettiche che generano periodi di contraddizioni che si esprimono: 1 sul piano economico come contraddizioni tra e 2 sui piani come La storia come Esempio Esempio non accettazione bollata come irrazionalità, cioè follia, e come tale curata nei manicomi. 65

16 di essa. Ma questo significa che il capitalismo porta in sé, come esigenza dialettica, il socialismo. Infatti, Marx afferma che il capitalismo pone le basi del socialismo, in quanto genera, per la prima volta nella storia, le «condizioni oggettive» favorevoli ad una rivoluzione comunista mondiale. La legge della «corrispondenza» e della «contraddizione» tra forze produttive e rapporti di produzione permette, dunque, a Marx di delineare un quadro generale della storia passata e presente, e di scandire il cammino dell'umanità nel tempo secondo alcune grandi formazioni economico-sociali qualificate da determinati modi di produrre, da specifici rapporti di proprietà, da peculiari istituzioni giuridico-politiche e da corrispondenti forme di coscienza. Marx distingue quattro «epoche» della formazione economica della società: quella asiatica (fondata su forme comunitarie di proprietà), quella antica di tipo schiavistico, quella feudale e quella borghese. Tuttavia, poiché sia Marx che Engels accennano talora ad una «comunità primitiva» di stampo comunista (sia intesa alla stregua di un tipo generale di cui la società asiatica sarebbe un sottotipo, sia intesa come tipo distinto e a sé stante) si può dire che le grandi formazioni economico-sociali individuate dai «classici del marxismo» siano la comunismo primitiva, la società asiatica, la società antica, la società feudale, la società borghese e la futura società socialista. Sebbene queste epoche non costituiscano, a rigore, delle tappe necessarie, in quanto molte società hanno saltato l'una o l'altra fase, è indubbio che esse costituiscano, dal punto di vista di Marx, altrettanti gradini di una sequenza che procede dal1'inferiore al superiore. Altrettanto indubbio è che la storia, secondo i classici del marxismo, proceda dal comunismo primitivo (comunque inteso o prospettato) al comunismo futuro, attraverso, il momento intermedio della società di classe la quale si basa sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata. Parimenti indubbio è che questo diagramma storico dello sviluppo della civiltà poggi sulla tesi-convinzione del socialismo come sbocco inevitabile della dialettica storica: «II comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti» ( L ideologia tedesca ). Il carattere «dialettico» del materialismo storico di Marx ed il suo persistente legame con Hegel risulta dunque evidente. Infatti, anche per Marx, come per Hegel, la storia si configura - formalmente - come una totalità, processuale dominata dalla forza della contraddizione e mettente capo ad un risultato finale. Però con questa notevole differenza di contenuto: che Marx ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel «sui piedi», anziché sulla «testa», in quanto il soggetto della dialettica storica non è più lo Spirito, ma la struttura economica e le classi sociali 5. Se possiamo considerare il materialismo storico, inteso come l ottica che presuppone l origine storico-sociali delle attività umane e dà vita a una critica fondata sull analisi delle contraddizioni, alla base del contributo culturale del Le formazioni La visione dialettica della storia: 1 2 Marx - e la concezione della in comune: in contrasto: 5 Il rapporto di Marx con Hegel appare sicuramente alquanto complesso. In maniera schematica possiamo dire che Marx rifiuta il sistema hegeliano e il suo metodo idealista ma utilizza, adattandoli al proprio metodo materialista, molti dei concetti e delle categorie introdotte da Hegel, quali, ad esempio, appunto la dialettica. Egli riconosce ad Hegel una serie di meriti: 1) per aver concepito l'uomo in un'ottica storica e come risultato della propria attività, ossia come «processo di autogenerazione»; 2) per aver compreso l importanza delle contraddizioni all interno dello sviluppo storico; 3) per aver intuito l'importanza del lavoro all interno del processo auto-formativo. Inoltre Hegel e Marx condividono, con gran parte della cultura ottocentesca (vedi il positivismo) l idea che la storia abbia una sua razionalità, una sua direzione progressiva, nonché entrambi concordano nell assegnare un primato alla dimensione collettiva che per Hegel coincide con la sfera etico-culturale, mentre per Marx con la sfera socio-economica. 66

17 marxismo, la concezione della storia, che Marx stesso ha definito materialismo dialettico, può essere considerata ciò che ha consentito al marxismo di trasformarsi in una grande religione sociale, come osservava Salvadori nel testo citato all inizio. Infatti, su questa concezione dialettica della storia (comunismo primitivo società classiste comunismo finale), che fonda la fede nella necessità storica del socialismo e la conseguente convinzione della missione storica affidata al proletariato che lo deve realizzare, si è innestata la concezione del partito-chiesa in quanto sola fonte di verità poiché rappresenta l autentica coscienza del proletariato. In nome di questa fede che affidava loro una missione storica il partito-chiesa ha chiesto e imposto a milioni di uomini il sacrificio della loro vita. Il lavoro, per Marx, non rappresenta soltanto ciò attorno a cui si organizza la società e da cui dipende la sua evoluzione storica, ma anche ciò che caratterizza l uomo, ne costituisce l essenza. Scrive Marx:: La libera attività consapevole è il carattere specifico dell uomo, identificando tale attività nelle attività produttive definite le attività vitali dell uomo. Il lavoro rappresenta per Marx, innanzitutto, ciò che differenzia l uomo dall animale, dal momento che le attività vitali dell animale appaiono inconsapevoli, prive di intenzionalità, mentre il lavoro umano essendo diretto da un idea, uno scopo si caratterizza come un attività consapevole. Inoltre, il lavoro è ciò che consente all uomo di stabilire un rapporto con le cose del mondo, trasformando la natura. Nell intervenire sulla natura forgiandola secondo un proprio scopo prefissato, l uomo umanizza la natura, poiché la rende parte della sua vita, e, viceversa la natura modifica l uomo, lo umanizza, ne estende i confini della conoscenza e ne soddisfa i bisogni. Il lavoro oltre a essere ciò che consente di entrare in rapporto con il mondo è anche ciò che consente all uomo di oggettivizzare se stesso, le proprie capacità e, infine, ciò che lo mette in relazione con gli altri. Nelle società classiste il lavoro perdendo la caratteristica di libera e creativa attività consapevole invece di essere ciò che valorizza l uomo, la realizzazione dell essenza stessa dell uomo, è diventato la causa della sua alienazione, ovvero della perdita di se stesso, dell abbrutimento del lavoratore. Alienazione che trova la sua più evidente manifestazione nelle condizioni di lavoro degli operai dell industria capitalista. Infatti, l alienazione dell operaio riguarda in primo luogo il prodotto della sua attività, di cui viene espropriato, finendo per produrre un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza dominatrice, invece di essere ciò che ne oggettivizza le qualità. In secondo luogo il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, che non è più un momento di realizzazione dell uomo, in quanto l uomo non è più il fine, ma un semplice mezzo, uno strumento di fini estranei (il profitto). Inoltre, in quanto il lavoro dell operaio non è il frutto di un attività libera, diretta consapevolmente a uno scopo esso rappresenta anche una alienazione dal genere umano, in quanto si perde in questo modo la caratteristica più propria dell essenza dell uomo. L alienazione rispetto alla propria attività e quindi alla propria essenza finiscono per comportare la reificazione, la trasformazione in cosa, dell operaio stesso. Infatti, nell organizzazione di fabbrica l operaio è costretto a divenire macchina egli stesso, deve disumanizzarsi: deve divenire una cosa per lavorare bene, deve ridursi ad essere, da uomo che è, pura forza lavoro. È questo il processo di disumanizzazione che Marx descrive come reificazione, come un divenir cosa. E che si tratti davvero di una cosa, lo si può osservare anche da questo, che le stesse ore di lavoro sono una merce, che viene scambiata sul mercato del lavoro come qualsiasi altra, sottoposta alle stesse leggi economiche. Infine, in quarto luogo il lavoratore è alienato anche rispetto agli altri, perché 1'altro per lui, è soprattutto il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come un rapporto Marx - (vedi nota 5) Materialismo = valenza del marxismo Materialismo = valenza del marxismo UOMO ALIENATO E UOMO ONNILATERALE 67

18 mezzo e lo espropria del frutto della sua fatica, facendo sì che il suo rapporto con lui, e con l'umanità in genere, sia per forza conflittuale. Alienato in tutta la sua attività lavorativa - quell'attività che dovrebbe invece configurarsi come la realizzazione dell'uomo - l'uomo si sente libero «soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare [...]. E invece si sente nulla più che una bestia nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale» ( Manoscritti economici-filosofici del 44 ). Infatti, sebbene queste ultime, puntualizza Marx, siano «anche funzioni schiettamente umane», esse, in quell'astrazione che le separa dalla restante cerchia de1l'attività umana e le fa diventare scopi ultimi e unici, sono Funzioni come IL LAVORO UMANO - Il lavoro Fattori che rendono il lavoro un processo di oggettivazione del soggetto: perchè 2 perchè 3 perchè 4 perché - Conseguenze 1 precondizione funzioni animali. Tutto ciò stravolge il giusto essere, la giusta collocazione dell'individuo. Anzi, nel corso della sua crescente alienazione, l'individuo è reso estraneo perfino al proprio io, al proprio corpo, al proprio prossimo: ogni uomo «è reso estraneo all'altro uomo e [...] ciascuno di essi è reso estraneo all'essere dell'uomo». Per Marx il processo di oggettivazione del soggetto, che si realizza nel rapporto con gli altri e, soprattutto, nell'attività lavorativa, è dunque importante per l'autoriconoscersi del singolo e per la stessa costruzione della personalità. È Estraneità al proprio,, 68

19 attraverso i rapporti sociali e i rapporti di produzione che si forma l'essenza stessa dell'uomo. Ma perché tale processo sia positivo è necessario il concorso di due fattori: 1. l'attività e i rapporti umani nei quali il soggetto si oggettiva devono essere espressione della sua umanità, devono essere umanizzanti; 2. il processo deve chiudersi con la riappropriazione, da parte del soggetto, degli aspetti che aveva in precedenza proiettato nell'oggetto. Nella società capitalistica, nessuna di queste condizioni si realizza, sia perché il lavoro parcellizzato non consente all'operaio di riconoscersi nella propria attività, sia perché il prodotto del suo lavoro gli viene sottratto dal capitalista, sia infine perché i rapporti sociali sono reificati, diventano rapporti tra merci (feticismo delle merci). Nelle analisi di Marx, il concetto di «alienazione» assume quindi una connotazione negativa, diventando sinonimo di estraniazione da sé e di impoverimento della personalità. Il termine, con questo significato e in congiunzione con quelli di reificazione e feticismo, conoscerà una larga applicazione nella filosofia marxista del Novecento, in particolare nella Scuola di Francoforte. L alienazione del lavoro umano ha, secondo Marx, la sua origine nella divisione del lavoro che rappresenta anche il cardine attorno a cui si strutturano i primi rapporti sociali complessi. Concretizzatasi anzitutto in divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, la divisione del lavoro ha costituito la precondizione di una frattura sociale tra due classi diverse. Ha permesso, in effetti, che «l'attività spirituale e l'attività materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il consumo tocchino a individui diversi» ( L ideologia tedesca ). La divisione del lavoro ha inoltre finito col determinare la «ripartizione ineguale, sia per quantità che per qualità, del lavoro e dei suoi prodotti», nonché col generare la stessa proprietà privata. Da quest'ultimo punto di vista, la divisione del lavoro è anche la prima responsabile dell'alienazione dell'uomo. L'ancoramento della maggior parte degli individui a lavori manuali, non produttivi di frutti adeguati per chi lavora ha creato un mondo nel quale troppi esseri umani sono schiavi di un'attività vissuta come sofferenza e generante prodotti che accrescono il potere altrui. Dal momento che ciò che consente di perpetuare tale condizione è, secondo Marx, la proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il possessore ( ad esempio il capitalista) può utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui (i salariati) per accrescere la propria ricchezza, secondo una dinamica che Marx, nel Capitale, descriverà in termini di «sfruttamento» e «logica del profitto», la dis-alienazione dell'uomo si identifica, dunque, con il superamento del regime della proprietà privata e con l'avvento del comunismo. Di conseguenza, per Marx, la storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista, da parte dell'uomo, della propria essenza e il comunismo diviene il luogo dove ritrova se medesimo, con una dialettizzazione del corso storico che rivela, come abbiamo già notato, un evidente influsso hegeliano. Ora qual e il compito che Marx affida al comunismo per quel che riguarda il superamento dell alienazione? Marx ha affermato che se l'uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze ( La sacra famiglia, 1845); ed è proprio questo il compito che egli affida alla futura società comunista 6. La mancata del soggetto nel perché: La del lavoro pagato come Proprietà privata dei Alienazione dell uomo Disalienazione = e uomo futuro Società plasmare la società 6 Marx, che non apprezzava le astratte descrizioni di comunità utopistiche (magari comuniste) circolanti in gran numero nell'ottocento, ha affrontato solo episodicamente il problema di come sarà la futura società comunista. Ha parlato naturalmente dell'abolizione delle classi, dello stato e della proprietà privata. E ha sottolineato l'emancipazione dell'individuo da qualsiasi forma di obbligo a svolgere una certa attività invece che un'altra. Coerentemente però coi suoi principi, realistici ed anti-idealistici, 69

20 Infatti, il comunismo appare a Marx come quella situazione in cui l'uomo, controllando il potere sociale che sinora lo ha schiacciato, darà vita a una società veramente umana. Verrà allora superato completamente l'orizzonte sociale ed antropologico della proprietà, l uomo cesserà di intrattenere con il mondo rapporti di puro possesso e consumo: «la proprietà privata ci ha resi così ottusi ed unilaterali che un oggetto è considerato nostro soltanto quando lo abbiamo, e quindi quando esso esiste per noi come capitale o è da noi immediatamente posseduto, mangiato, bevuto, portato sul nostro corpo, abitato ecc., in breve quando viene da noi usato» ( Manoscritti economico-filosofici 1844). All'uomo della civiltà proprietaria, all'homo oeconomicus, ossessionato dall'avere, Marx contrappone invece un uomo nuovo, considerato come un essere onnilaterale e totale, che esercita in modo creativo l'insieme delle sue potenzialità, intrattenendo un rapporto poliedrico con la realtà e con gli altri uomini. Un uomo ricco, non per il suo capitale, ma perchè bisognoso di una totalità di manifestazioni di vita umana e perchè ricco di relazioni, dal momento che la ricchezza spirituale reale dell individuo dipende interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali. Un uomo che sarà messo in condizione di acquisire la capacità di godere di questa produzione universale di tutta la terra (creazione degli uomini). Un uomo che va oltre l ateismo, poichè non ha più bisogno, per affermare l autonomia umana, di negare l alienazione religiosa, ma è consapevole di essere debitore a se stesso della propria esistenza. In questa situazione, scrive Marx, la dipendenza universale, questa forma della cooperazione degli individui sul piano storico universale, è trasformata da questa rivoluzione comunista nel controllo e nel dominio cosciente di queste forze le quali, prodotte dal reciproco agire degli uomini, finora si sono imposte ad essi e li hanno dominati come forze assolutamente estranee ( L ideologia tedesca ). Marx ritiene che il comunismo porterà in questo modo alla realizzazione compiuta dell umanismo, ovvero alla completa realizzazione dell uomo. Il controllo l orizzonte umano dell uomo : l orizzonte umano dell uomo : Marx e la futura società comunista (vedi nota 6) L IDEOLOGIA 3. L ideologia All interno del materialismo storico teorizzato da Marx ha assunto una particolare rilevanza, nel corso del dibattito novecentesco, il concetto di ideologia che si ricollega alla distinzione da lui operata tra struttura e sovrastruttura. Infatti, il termine ideologia è usato polemicamente da Marx per indicare la funzioni che le idee politiche, etiche, e le produzioni culturali in genere (filosofiche, artistiche, letterarie, religiose,...) ovvero i componenti della sovrastruttura svolgono nelle società classiste. Ideologia è ogni forma di rappresentazione teorica inconsapevole della propria condizionatezza storico-materiale; l'ideologo lavora separando le "idee" dalle loro radici storiche, autonomizzandole e, al contempo, universalizzando arbitrariamente valori, concezioni del mondo, teorie, che nascono invece dall'intreccio con una situazione storicamente determinata. Questo atteggiamento teorico assolve a funzioni ben precise: esso corrisponde egli riteneva che sarebbe stata la realtà stessa a suggerire al momento opportuno i modi e le forme specifiche di una nuova convivenza comunista. Infatti, se non esistono valori e principi eterni e se la realtà si trasforma perennemente, allora il comunismo non può essere la realizzazione di valori dati una volta per sempre, ma deve esso stesso configurarsi come processo. Abbiamo già ricordato la definizione di comunismo data da Marx ed Engels: «Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente». Tale atteggiamento è stato interpretato da molti suoi critici come un grave vuoto teorico. 70

21 all'esigenza della classe in ogni epoca dominante di presentarsi come classe universale, e dunque di presentare come universali i valori che le sono propri: «le idee della classe dominante - scrivono Marx ed Engels - sono in ogni epoca le idee dominanti; la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante» ( L ideologia tedesca ). L'ideologia è dunque quella forma di pensiero che ha la pretesa di fondare in modo assoluto dei valori o delle verità che, invece, sono funzionali a un particolare momento storico-sociale. Le idee svolgono, quindi, una funzione ideologica quando mascherano, consapevolmente o per lo più inconsapevolmente, questa loro origine. Tale mascheramento può avvenire presentando come eterno, e dotato di validità assoluta ciò che invece è solo frutto di determinate condizioni storico-sociali, oppure presentando come espressione degli interessi di tutti, della comunità ciò che in realtà risponde innanzitutto agli interessi particolari della classe dominante. Si prenda il caso di Hegel. Nella filosofia dello Spirito oggettivo Hegel ha elevato a carattere necessario dello Spirito oggettivo il diritto alla proprietà privata, come fondamento della libertà dell'uomo. In realtà, il diritto di FUNZIONI IDEOLOGIA 1 Funzionale al mantenimento Ideologia = rappresentazione teorica inconsapevole della compie 2 errori considerando i valori e le idee: cosa maschera come lo maschera a Autonomi rispetto b - ignora che 2 Funzionale al mutamento Ideologia = rappresentazione teorica che: coglie le del presente che per creare nuove condizioni storico-sociali consentendo di concepire il che porta alle nuove condizioni storico-sociali tra: a - funzionali al dominio della vecchia b nuove ideologie funzionali proprietà è proprio di un particolare tipo di società, la società borghese dominata da precisi rapporti di produzione tra gli uomini. La proprietà privata è funzionale al potere della borghesia. Hegel dunque non ha fatto altro che riflettere nel concetto un carattere necessario della struttura economica del suo tempo, fornendo una giustificazione teorica assoluta a quello che a tutti gli effetti è uno strumento di potere necessario all'egemonia borghese. Hegel ha così fornito una giustificazione ideologica alla classe dominante, scambiando ciò che è proprio di una determinata 71

22 fase storica per un diritto fondato sul carattere proprio ed eterno dello Spirito. Questa funzione di mascheramento, di falsificazione della realtà è resa possibile dall accettazione della convinzione, altrettanto falsa, che la sovrastruttura non dipenda dalla struttura e che quindi le idee siano un prodotto autonomo, indipendente dal contesto sociale in cui sono state prodotte. Marx riconosce però all ideologia non solo una funzione di razionalizzazione del dominio di classe, o se vogliamo del dominio sociale, ma anche un ruolo nei mutamenti socio-culturali, dal momento che l'ideologia contiene anche aspetti autenticamente critici e svolge un ruolo nel superamento delle contraddizioni legate a tale dominio. La storia è percorsa da una conflittualità, la quale genera le premesse per il superamento del vecchio ordine. Le contraddizioni che si generano all'interno di un sistema sociale ne producono alla fine la scomparsa e fanno intravedere il nuovo tipo di ordinamento che nascerà dalla crisi del vecchio ordine. Questo carattere intimamente dialettico della realtà storica spiega come sia possibile per la coscienza - e in generale per la teoria -anticipare criticamente gli sviluppi successivi. Essa è bensì espressione del proprio tempo, ma nella misura in cui ne coglie le contraddizioni è anche in grado di prevederne gli sviluppi. Infatti, da un lato le forme artistiche, giuridiche, filosofiche, religiose, ossia le forme ideologiche sono condizionate dai rapporti di produzione e dal conflitto in essi esistente; dall'altro, sono queste stesse forme ideologiche «che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo» ( Per la critica dell economia politica, 1859). In questo modo Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, anche se ciò, dal suo punto di vista, può accadere soltanto perchè le nuove idee trovano un gruppo sociale in ascesa disposto a farle proprie 7.Se l ideologia, per quanto inconsapevolmente, è una falsificazione, un inganno il compito della filosofia diventa, per Marx, quello di criticare l ideologia col mostrare la sua vera radice nella struttura economica della società, smascherando la deformazione della realtà che essa attua per poter legittimare lo stato di cose esistenti e quindi gli interessi della classe dominante. Concepire la filosofia come critica delle ideologie accosta, come abbiamo visto, il pensiero di Marx a quello di Nietzsche e, sotto a questo aspetto, anche a quello di Freud. Per questo motivo la filosofia del nostro tempo accomuna questi autori indicandoli come i grandi maestri del sospetto (vedi pag. 59). È da sottolineare che mentre nell analisi marxiana il dominio sociale era prerogativa di una precisa classe sociale (la borghesia, i capitalisti), coloro che nel Novecento hanno ripreso tale tipo di atteggiamento critico hanno identificato il soggetto di questo dominio nello stesso sistema socio-economico. Spostamento di soggetto legato anche al mutamento di condizioni sociali determinato dal passaggio dalla società classista dell Ottocento alla società di massa del Novecento (per questo aspetto vedi la Scuola di Francoforte, ma anche Eco Superman ). Un esempio di critica dell ideologia è costituito dall analisi marxiana della religione. La religione in quanto costituisce una visione del mondo elaborata dagli uomini, una loro produzione culturale ( spirituale ) è uno degli elementi della sovrastruttura. Essa, come le altre produzioni culturali, svolge una funzione ideologica in quanto deforma la realtà per legittimare l egemonia sociale della classe dominante. Infatti, da un lato la religione è l'espressione della volontà di dominio della classe egemone, che si serve di questo strumento per mantenere un controllo sociale fondato su valori che si pretende siano assoluti. (Si pensi, per comprendere il punto di vista marxiano, alla concezione che vuole che il Compito della filosofia = (vedi ) da dominio sociale della al dominio del La critica come critica funzione 1: la religione come 7 Il termine ideologia viene usato spesso, anche in ambito marxista, in modo generico come sinonimo di sistema di idee, perdendo quindi, almeno, in parte la prevalente connotazione negativa che ha in Marx. 72

23 potere dei sovrani derivi da Dio). Questa "verità" è stata posta al servizio degli interessi delle classi che detengono il potere: esse hanno così potuto legittimare il loro dominio in modo assoluto, fondandolo su Dio, cioè su un principio eterno, del tutto svincolato dal controllo sociale, dalla dinamica della storia e dai rapporti di forze). D'altro lato la religione è l'espressione della "protesta contro la miseria reale", è la risposta delle masse al bisogno di uscire dallo stato di miseria, materiale e morale, a cui le costringono i rapporti di forze tra le classi nella società. In questo contesto Marx definisce la religione come oppio del popolo, in quanto promette un illusoria felicità nell al di là per far accettare la miseria reale dell al di quà. Attraverso le acquisizioni della critica filosofica, le masse devono acquistare la coscienza dell'inganno implicito nel messaggio religioso e della illusione di cui sono vittime quando pongono in Dio la soluzione dei loro problemi. Ma il reale superamento della religione avverrà, secondo Marx coerentemente con il suo materialismo storico, solo quando si affermerà l esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni, ovvero quando il mondo capovolto, di cui la religione è la coscienza capovolta, sarà rimesso in piede poiché l uomo tornerà a essere un fine e non un mezzo 8. Così scrive Marx in Per la critica della filosofia del diritto di Hegel (1844): "La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale. [...] E dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica.... La critica della religione finisce con la dottrina per cui l'uomo è per l uomo l'essenza suprema, dunque con l'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato, spregevole, rapporti che non si possono meglio raffigurare che con l'esclamazione di un francese di fronte ad una progettata tassa sui cani: poveri cani! Vi si vuole trattare come uomini!. Emerge qui una delle caratteristiche fondamentali del pensiero di Marx e cioè il suo legame con la prassi, ovvero la tendenza a fornire un'interpretazione dell'uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Nel discorso pronunciato sulla tomba dell'amico, Engels afferma che «lo scienziato non era neppure la meta di Marx... Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario». Marx ha scritto: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo». funzione 2: la religione come Il della religione: Il e la critica Feuerbach Marx e la religione (vedi nota 8) Filosofia e 8 La critica alla religione illustra bene la diversità delle posizioni di Marx (materialismo storico) e Feuerbach (naturalismo). Pur avendo «scoperto» il meccanismo generale dell'alienazione religiosa - per cui non è Dio a creare l'uomo, ma l'uomo a «proiettare» Dio sulla base dei propri bisogni - Feuerbach, in virtù della sua concezione prevalentemente «naturalistica» dell'uomo, non è stato in grado, secondo Marx, di cogliere le cause reali del fenomeno religioso, né di offrire dei validi mezzi per il suo superamento. Infatti, a Feuerbach è sfuggito che chi produce la religione non è un soggetto astratto, avulso dalla storia ed immutabilmente uguale a se stesso, ma un individuo che è un prodotto sociale. Per Marx, risulta ovvio che le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell'uomo in quanto tale, ma in un tipo storico di società. Allora se la religione è il sintomo di una condizione umana e sociale alienata, l'unico modo per eliminarla non è la critica filosofica (come pensava ancora Feuerbach, nella sua astrattezza di intellettuale), ma la trasformazione rivoluzionaria della società. In altri termini, se la religione è il frutto malato di una società malata, l'unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. 73

24 5. La teoria economica: Il Capitale : l analisi dell economia capitalista Marx è sicuramente il teorico del movimento operaio più rappresentativo, in quanto le sue idee sono state la base delle maggiori organizzazioni politicosindacali che lo stesso movimento si è dato, grazie anche all ampiezza delle sue analisi: Marx ha infatti elaborato una teoria sociale, una teoria politica nonché una teoria economica 9. Marx si differenzia dai teorici dell economia borghese Smith e Ricardo poiché è convinto che non esistano leggi universali dell'economia e che ogni formazione sociale abbia caratteri e leggi storiche specifiche (le leggi che valgono per il feudalesimo, ad esempio, non valgono per il capitalismo). In secondo luogo, Marx è convinto che la società borghese porti in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità, ponendo le basi oggettive della sua fine. Secondo Marx, la caratteristica specifica del modo capitalistico di produzione, rispetto alle società precedenti, è di essere produzione generalizzata di merci che non risulta finalizzata al consumo, bensì all'accumulazione di denaro. Di conseguenza, il ciclo capitalistico non è quello «semplice», prevalente nelle società preborghesi e descrivibile con la formula schematica M D M (mercedenaro-merce), formula che allude al doppio processo per cui una certa quantità di merce viene trasformata in denaro ed una certa quantità di denaro viene ritrasformata in merce (ad esempio, il contadino che vende del grano per comperarsi un vestito). Il ciclo economico peculiare del capitalismo è piuttosto quello descrivibile con la formula schematica D M + D (denaro-merce-più denaro). Infatti nella società borghese abbiamo un soggetto (= il capitalista) che investe del denaro in una merce, per ottenere, alla fine, più denaro. Ma com'è possibile che qualcuno acquisti una merce che gli procura più denaro, e quindi - essendo il denaro l'equivalente del valore - più valore? Da dove deriva questo «più» monetario, ovvero tale plus-valore? A prima vista il processo di generazione del plusvalore appare una sorta di «mistero». Infatti il plusvalore (= +D) non può provenire né dal denaro in se stesso, che è un semplice mezzo di scambio, né dallo scambio medesimo, poiché gli scambi, in termini di statistica sociale, hanno sempre luogo fra valori equivalenti, per cui ciò che il capitalista acquista come venditore di merce deve già averlo perso prima come compratore. Di conseguenza, Marx ritiene che l'origine del plus-valore non debba essere cercata a livello di scambio delle merci, bensì a livello della produzione capitalistica delle medesime. Infatti nella società borghese il capitalista ha la possibilità di comperare ed usare una merce particolare, che ha come caratteristica quella di produrre valore. Tale è la «merce umana», ossia, fuor di metafora, l'operaio. Infatti il capitalista compera la sua forza-lavoro, pagandola come una qualsiasi merce, ovvero secondo il valore corrispondente alla quantità di lavoro socialmente necessario a produrla, che, nel caso dell'operaio, corrisponde a quello dei mezzi che gli sono necessari per vivere, lavorare e generare, ossia al salario. Tuttavia l'operaio- ed è questa la fonte del plus-valore- ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salario. Chiarendo il tutto con un esempio: poniamo che un operaio lavori 10 ore al giorno e che in questo tempo produca un valore pari a 10. Evidentemente, se l'imprenditore gli corrispondesse tutto il valore prodotto, non avrebbe, per sé, alcun guadagno. Di conseguenza, il valore equivalente al salario deve per forza essere inferiore al valore globale prodotto dall'operaio. Poniamo che esso sia pari a 6. In tal caso, l'operaio, in 6 ore di lavoro, si sarebbe già guadagnato il proprio salario, «regalando» al capitalista 4 ore di plus-lavoro, che equivalgono ad una quantità corrispondente di plus-valore. LATEORIA ECONOMICA IL CAPITALE : L'ANALISI DELL'ECONOMIA CAPITALISTA La rilevanza di Marx Differenze borghesi ( ) Il tradizionale: Il capitalista: IL origine: non non ma dal un esempio Proprietà dei mezzi = sociale società socialista abolizione = fine 9 Per ciò che riguarda la teoria sociale essa ha il suo fondamento nel materialismo storico. 74

25 Il plus-valore discende quindi dal plus-lavoro dell'operaio, e si identifica con l'insieme del valore da lui gratuitamente offerto al capitalista. Con questa teoria Marx ha voluto fornire una spiegazione «scientifica» dello «sfruttamento» capitalista, che si identifica quindi con la possibilità, da parte dell'imprenditore, di utilizzare la forza lavoro altrui a proprio vantaggio. Ciò avviene in quanto il capitalista dispone dei mezzi di produzione, mentre il lavoratore dispone unicamente della propria energia lavorativa ed è costretto, per vivere, a «vendersi» sul mercato, in vista del salario. Ed è proprio per questo che nella futura società socialista la proprietà privata dei mezzi di produzione sarà abolita. Delineando un'analisi del capitalismo a sfondo tragico, Marx dimostra come nell inseguire il suo fine, che è costituito dal produrre la maggior quantità possibile di plus-valore, poiché il capitalismo si regge sul ciclo D M + D, tale sistema generi una serie di contraddizioni e difficoltà, che ne minano la sopravvivenza, preparandone la morte futura. Analizziamo alcune di queste contraddizioni. Innanzitutto, alle forme sempre più organizzate e razionali della produzione industriale si contrappone il carattere «anarchico» della concorrenza, la quale fa sì che i capitalisti si precipitino «alla cieca» nei settori dove il profitto è più alto, facendo sì che, ad un certo punto, si verifichi un eccesso di produzione rispetto alle esigenze di mercato. Tutto ciò genera la crisi, che ha come effetti concomitanti sia la distruzione capitalistica dei beni, sia la disoccupazione, che va ad accrescere il cosiddetto «esercito industriale di riserva». Le stesse crisi di sovra produzione dimostrano poi che alla tendenza espansiva insita nello sviluppo capitalistico (più macchine, più investimenti, maggiore produzione) fa riscontro l'incapacità del sistema di allargare in proporzione l'area di assorbimento dei suoi prodotti (di qui appunto le periodiche crisi di sovrapproduzione, o «crisi cicliche»). L anarchia della concorrenza e l incapacità di allargare l area di assorbimento dei propri prodotti sono alla base di una terza contraddizione, destinata secondo Marx, a giocare il ruolo fondamentale per il passaggio alla futura società socialista, ovvero la sempre più profonda scissione delle società in due sole classi antagonistiche. Marx ha una visione sostanzialmente dualistica della società di classe, in quanto ritiene che in ogni momento della storia le classi fondamentali siano due. Questa dottrina, portata ad attribuire minore importanza alle classi medie, riflette compiutamente, a giudizio di Marx, la situazione stessa del capitalismo industriale avanzato nel quale, in seguito al fenomeno della concorrenza e delle crisi, da un lato abbiamo una progressiva «espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi», avente come effetto «la diminuzione costante dei magnati del capitale» e, dall'altro, abbiamo una massa sempre più grande di salariati, occupati e disoccupati. In altre parole, Marx tende a prospettare la situazione finale del capitalismo in termini dualistico-dialettici: da un lato una minoranza industriale, dalla gigantesca ricchezza e dall'immenso potere, dall'altro una maggioranza proletaria sfruttata. Tali contraddizioni appaiono sicuramente legate alle caratteristiche della particolare fase storica del capitalismo ottocentesco che Marx ha conosciuto; esse più che portare al superamento del capitalismo, come pensava Marx, sono state affrontate all interno del sistema stesso. Così, ad esempio, l anarchia della concorrenza è stata mitigata, a partire dalla cosiddetta Seconda rivoluzione industriale, dall affermazione dei trust e degli accordi di mercato (e comunque alle irrazionalità del mercato ha cercato di porre rimedio, durante il Novecento, l intervento dello stato) o, ancora, l affermazione del mercato di massa nel corso del Novecento ha consentito di allargare l area di assorbimento dei prodotti industriali, contribuendo a omogeneizzare i comportamenti e quindi attenuando le differenze sociali (benché l opulenza delle società tecnologicamente avanzate LE CONTRADDIZIONI DEL 75

26 resti compatibile con sacche più o meno grandi di emarginazione al suo interno, si pensa al fenomeno degli immigrati, e si fondi comunque su una profonda disparità nella divisione delle risorse a livello mondiale, tant è che costringe - o perlomeno convive con - buona parte dell umanità a vivere ancora al livello della penuria). LE CONTRADDIZIONI DEL Contraddizioni società capitalista futura _ A Tipiche del 1 - crisi di Superate nel Novecento: 1 da 2 da _ 3 da _ B Tipiche 1 - alienazione operaio = 2 Contrapposizione tra profitto e sociale Sistema produttivo interesse privato 1 e _ Oltre a queste tre contraddizioni Marx ne individua altre due tipiche di tutte le società classiste e che vengono portate al loro massimo livello dalla società capitalista, ovvero l alienazione del lavoro e il conflitto tra logica del profitto privato e logica dell interesse collettivo. Per quanto riguarda l alienazione del lavoro, esaminata in precedenza, ricordiamo solo che l attività libera e creativa è secondo Marx ciò che costituisce l essenza dell uomo, mentre il lavoro nelle fabbriche capitaliste, a causa della suddivisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale e la parcellizzazione dello stesso, riduce l operaio a semplice strumento al servizio delle macchine. Rimane un ultima contraddizione di fondo quella che sta alla base di tutte le altre contraddizioni del capitalismo: il contrasto tra forze produttive sempre più sociali ed il carattere privatistico dei rapporti di produzione e di proprietà, caratterizzandosi la società capitalista come un tipo di società retto dalla logica del profitto privato, anziché dalla logica dell'interesse collettivo. Infatti, il capitalismo, da un lato rende sempre più sociali le forze produttive, in quanto tende a coinvolgere sempre più persone, dall altro, ciò che il sistema produce non è determinato dall utilità per la società, ma dal creare più o meno profitto per il capitalista. Da ciò il celebre epilogo del I libro del Capitale (1867): «La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati». 76

27 5. La teoria politica: dalla società capitalista alla società comunista Dal momento che sono le stesse leggi della produzione capitalistica a determinare la crisi finale del sistema il socialismo, secondo Marx, non doveva essere presentato come il sogno di un mondo migliore, la cui realizzazione sia legata alla riuscita di questo o quel movimento insurrezionale, ma veniva fatto scaturire dalle leggi stesse dello sviluppo economico, oltre che dall'azione consapevole del proletariato organizzato. L'utopia diventava necessità, la profezia acquistava il fascino della previsione scientifica. Per i militanti socialisti, per i lavoratori impegnati nelle lotte sociali, Marx non era soltanto il teorico del materialismo storico, colui che aveva individuato nel proletariato di fabbrica il protagonista del processo rivoluzionario. Era anche il grande economista che aveva analizzato fino in fondo i meccanismi dell'economia capitalistica e ne aveva svelato le contraddizioni, era lo studioso che aveva detto una parola nuova e definitiva nel campo delle scienze sociale, allo stesso modo in cui Darwin aveva rivoluzionato il settore delle scienze naturali. Di tutto il complesso insegnamento marxiano fu questo l'aspetto che più profondamente penetrò nella cultura del movimento operaio e che permise al marxismo di affermarsi gradualmente sulle altre teorie socialiste fino a diventare, alla fine del secolo, la dottrina ufficiale del movimento operaio e a rimanere tale per molto tempo, anche quando molte delle sue indicazioni (come quella sull'immiserimento progressivo del proletariato o sull'incapacità del capitalismo di controllare i processi di sviluppo) apparvero inadeguate alle trasformazioni intervenute nella realtà economica e sociale. La penetrazione delle dottrine di Marx nel movimento operaio europeo non fu però immediata né incontrastata. Sul piano politico l'affermazione del socialismo marxista fu il risultato di un lungo e aspro scontro di tendenze che ebbe per teatro la prima organizzazione internazionale fra i lavoratori. Le contraddizioni della società-borghese rappresentano la base oggettiva della rivoluzione del proletariato 10, il quale, impadronendosi del potere politico dà avvio alla trasformazione globale della vecchia società, attuando il passaggio dal capitalismo al comunismo. Di conseguenza, il proletariato, nella prospettiva di Marx, appare investito di una specifica missione storico-universale. Infatti, mentre le fratture rivoluzionarie del passato si traducevano nel trionfo di un nuovo modo di produrre e di distribuire la proprietà e in una nuova egemonia di classe, la rivoluzione comunista non abolisce soltanto un tipo particolare di proprietà, di divisione del lavoro e di dominio di classe, ma cancella ogni forma di proprietà privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe, dando origine ad un'epoca nuova nella storia del mondo. Lo strumento della trasformazione rivoluzionaria è la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, che passando dalle mani dei privati a quelli della comunità, pongono fine al fenomeno del plus-valore e dello sfruttamento di classe (Marx immagina una società in cui le strutture produttive siano di proprietà dello stato, mentre i cittadini potranno usufruire dei beni di consumo in misura proporzionata alle loro necessità). Sui metodi per accedere al potere Marx ammette una gamma di possibilità, legate alle specificità storico-nazionali. Sebbene sia propenso a ritenere che la rivolu zione come insegna la storia, implichi sempre forme violente, negli ultimi anni appare indirizzato ad ammettere anche la possibilità di una via LA TEORIA POLITICA DALLA SOCIETÀ CAPITALISTA ALLA SOCIETÀ COMUNISTA IL SOCIALISMO SCIENTIFICO (Valenza del marxismo) Dall alla Marxismo e LA RIVOLUZIONE PROLETARIA rivoluzione conquista del nuova 1 il fine: (missione ) 2 il mezzo: 3 - : rivoluzione e 10 Il termine proletariato, che letteralmente indica coloro che possiedono solo la prole, designa tutti quei gruppi sociali che essendo esclusi da ogni forma di ricchezza occupano i gradini più bassi della scala sociale. Nel linguaggio marxista indica coloro che non possedendo i mezzi di produzione sono costretti a vendere la loro forza lavoro, o anche, nella contrapposizione proletari-sottoproletari, la sola classe operaia. 77

28 «pacifica» al socialismo. Ad esempio, nel gennaio 1867 afferma: «è possibile che la lotta fra lavoratori e capitalisti sia meno terribile e meno sanguinosa della lotta fra signori feudali e borghesia in Inghilterra e in Francia. Speriamolo». Violenta o pacifica che sia, la rivoluzione proletaria - e su questo punto le idee di Marx sono rimaste ferme - deve tuttavia mirare, come primo traguardo, all'abolizione dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali. In una lettera egli scrive: «il prossimo tentativo della rivoluzione francese non consisterà nel trasferire da una mano all'altra la macchina militare e burocratica com'è avvenuto fino ad ora, ma nello spezzarla... tale è la condizione preliminare di ogni rivoluzione popolare sul continente». Di conseguenza, sebbene certo marxismo successivo di stampo «revisionistico», dall'ottocento ad oggi, abbia diffuso l'idea secondo cui il nucleo della rivoluzione comunista, per Marx, consisterebbe nel «riempire» di contenuti sostanziali o sociali la democrazia ancora «formale» dello Stato borghese, i testi del filosofo, a questo proposito, parlano in modo «duro» e «chiaro»: il compito del proletariato non è quello di impadronirsi della macchina statale-borghese, manovrandola per i propri scopi, ma quello di «spezzarne» o distruggerne i meccanismi istituzionali di fondo. Questa dottrina di Marx si lega coerentemente con le sue convinzioni teoriche circa lo Stato, visto come sovrastruttura di una società civile prestatale dominata dagli interessi di classe della borghesia. Da ciò le «classiche» affermazioni de L'ideologia tedesca : «lo Stato è la forma in cui gli individui di una classe dominante fanno valere i loro interessi comuni» o del Manifesto del partito comunista : «il potere politico è il potere di una classe organizzata per opprimerne un'altra». Ma se lo Stato borghese, compresa la democrazia rappresentativa, è un insieme di apparati istituzionali (e «ideologici») che «servono» specificamente alla borghesia per esercitare il proprio dominio di classe, esso, per Marx, non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possano essere usate anche a vantaggio del proletariato (secondo uni concezione oggi prevalente, ed accettata anche dalle sinistre europee). Infatti, lo Stato, per Marx, è, sì, una macchina, ma non è una macchina che ognuno possa utilizzare ad arbitrio e piacimento, in quanto ogni classe dominante, secondo il materialismo storico, è costretta a foggiare una macchina statale secondo le proprie esigenze. Questo rifiuto netto ed inequivocabile delle forme istituzionali dello Stato borghese prende corpo nella dottrina della dittatura del proletariato. L'espressione «classica» di questa teoria la si trova nella Critica del programma di Gotha (1875), in cui Marx scrive che «tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato». Anche la nozione di dittatura del proletariato discende coerentemente da tutto l impianto concettuale del marxismo e dalla sua filosofia dello Stato. Infatti, se quest ultimo, nel capitalismo, esprime il dispotismo o la «dittatura di classe» della borghesia, risulta ovvio che il proletariato, se vuole davvero costruire il comunismo, parando nel contempo le inevitabili mosse controrivoluzionarie della borghesia, non può fare a meno di instaurare una sua dittatura che, a differenza delle altre dittature storicamente esistite, che sono sempre state dittature di una minoranza di oppressori su di una maggioranza di oppressi, appare invece come una dittatura della maggioranza degli oppressi su di una minoranza di (ex-)oppressori, destinata a scomparire. Ma quali forme concrete dovrà prendere, secondo Marx, questa dittatura del proletariato? Su questo punto Marx ha taciuto per parecchio tempo, sinché le LO STATO COME STRUMENTO DELLA CLASSE DOMINANTE dello Stato = strumento di una abolizione classi = abolizione LA DITTATURA DEL PROLETARIATO dal al socialismo 1 : resistenza dello stato = dittatura 2 : La come prima forma di 78

29 vicende della Comune parigina 11, di cui parla in La guerra civile in Francia (1871), si sono configurate, ai suoi occhi, come «la forma politica finalmente scoperta, nella quale si poteva compiere l'emancipazione economica del lavoro». Le caratteristiche fondamentali che Marx enuclea dalla breve esperienza della Comune sono: la sostituzione dell'esercito permanente con l'organizzazione degli operai armati, garanzia reale del carattere di classe della nuova organizzazione politica; la soppressione del parlamentarismo, cioè della delega dell'esercizio del potere a un apparato politico specializzato, nominalmente responsabile davanti al popolo ma di fatto autonomo e sovrapposto ad esso, sostituendo il parlamento con delegati eletti a suffragio universale, direttamente responsabili del loro operato, revocabili in ogni momento e retribuiti con salari corrispondenti a un normale salario operaio; soppressione del privilegio burocratico attraverso l estensione di quei criteri a tutte le cariche pubbliche, giudici e magistrati compresi. In definitiva, Marx sottolinea l'eliminazione di tutte le funzioni repressive e parassitarie dello Stato borghese e la riduzione delle funzioni utili a semplici funzioni "di lavoro", spogliate di autonomia politica rispetto al popolo organizzati in comuni. Inoltre il modello comunardo, embrione della futura dittatura proletaria, prevede anche, secondo Marx, l'abolizione della celebrata, ma per lui fittizia separazione dei poteri («la Comune doveva essere non un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo»). Secondo Marx la dittatura del proletariato è solo una misura storica di transizione (sia pure a lungo termine), che mira tuttavia al superamento di se medesima e di ogni forma di stato. Anche questa tematica dell'«estinzione dello Stato» discende dai principi del materialismo storico. Infatti, se tutti gli Stati storicamente esistiti si sono sempre configurati come strumento di oppressione e come dittature di classe, il proletariato, abolendo le classi, pone le basi per quello che Engels chiamerà il «deperimento» dello Stato. Al fondo del comunismo marxista vi è dunque un ideale di tipo anarchico. A differenza di Bakunin, Marx ritiene tuttavia che l'auspicata società senza Stato non si possa raggiungere subito, ma solo in una prospettiva futura. In altri termini, il modello marxista si diversifica non solo dal modello «socialdemocratico», ma anche da quello «anarchico». Infatti, se contro i socialdemocratici, i quali vogliono conquistare lo Stato dall'interno ed utilizzarlo per i propri scopi, Marx afferma che il proletariato deve «spezzare» la democrazia ed il parlamentarismo borghese, sostituendolo con una sua democrazia di tipo diretto, contro gli anarchici sostiene che non si può pensare di distruggere immediatamente lo Stato senza passare attraverso un lungo periodo di dittatura proletaria, che coincide con il farsi della rivoluzione. Solo quando l'edificazione del socialismo sarà compiuta lo Stato, secondo Marx, L ESTINZIONE DELLO STATO comunismo = abolizione stato = comunismo = Marx: rivoluzione ( ) Bakunin: rivoluzione Socialdemocrazia = (no ) 11 È cosiddetta una breve esperienza di governo rivoluzionario instauratosi a Parigi in seguito alla decisione del popolo parigino di opporsi alle condizioni di pace dettate da Bismarck dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana che portò a completamento il processo di unificazione nazionale tedesco. Anche dopo l elezioni, indette dal comitato rivoluzionario, il potere restò nelle mani dei gruppi di estrema sinistra: democratico rivoluzionari, socialisti e anarchici. Per quanto divisi da seri contrasti, i dirigenti della Comune diedero vita nel giro di poche settimane a un radicale esperimento di democrazia diretta. L esperienza della Comune non durò più due mesi: il tempo necessario al governo provvisorio francese, che aveva abbandonato Parigi, per raccogliere, con la benevola neutralità degli occupanti tedeschi, un esercito sufficientemente forte per muovere alla conquista della capitale. Le truppe governative procedettero all'occupazione di Parigi, che fu difesa strada per strada dalle milizie popolari. Alle esecuzioni sommarie (circa ventimila uomini furono passati per le armi senza processo), i difensori della Comune risposero con sanguinose rappresaglie, che contribuirono a diffondere nell'opinione pubblica moderata un senso di paura e di odio per i rivoluzionari. 79

30 potrà davvero estinguersi e far posto all'ideale di un autogoverno dei produttori associati, in cui, secondo la nota espressione di Engels, il dominio sugli uomini sarà completamente sostituito dalla semplice amministrazione delle cose. Consigli di un artista ai suoi figliuoli. Ovvero dei diritti, dei doveri e delle convenienze sociali scritto dal saviglianese Pietro Casimiro Gandi e stampato nel Il libro contiene alcuni capitoli ( Degli scioperi, Del socialismo e del comunismo e Dell Internazionale ) in cui il benestante saviglianese esprime i suoi giudizi sulle nuove ideologie e sugli strumenti di lotta del movimento operaio i cui primi echi stavano giungendo anche da noi. Sotto è riportato una parte del capitolo relativo agli scioperi. Nella Critica del programma di Gotha, Marx distingue due fasi della società futura. Nella prima fase abbiamo a che fare con una società comunista non come si è sviluppata sulla propria base, ma viceversa come emerge dalla società capitalistica, che porta ancora, sotto ogni rapporto (economico, morale e spirituale), le macchie della vecchia società, dal cui seno è uscita. In questa fase l'avvenuta socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio fa della società l'unico datore di lavoro e trasforma tutti in salariati. In essa ogni produttore riceve una quantità di beni equivalente al lavoro prestato. Il principio di uguaglianza che regge questo stadio comunista consiste dunque nel misurare con una misura eguale il lavoro erogato. Tuttavia, questo «uguale diritto» si rivela ancora di tipo borghese, in quanto non tiene conto delle differenze individuali, limitandosi ad annullare astrattamente le persone e dimenticando che «l uno è fisicamente o moralmente superiore all'altro, e fornisce quindi nello stesso tempo più lavoro, oppure può lavorare durante un tempo più lungo... Inoltre un operaio è ammogliato, l'altro no; uno ha più figli dell'altro... l'uno riceve più dell'altro, l'uno è più ricco dell'altro e così via». L'uguaglianza ancora imperfetta di questa prima fase della società comunista, «qual è uscita, dopo i lunghi travagli del parto, dalla società capitalistica», richiede quindi di essere messa da parte a favore di una «superiore» forma di uguaglianza e di comunismo, che tenga conto dei «bisogni» e non solo delle LA FUTURA SOCIETÀ COMUNISTA LE DUE FASI DELLA SOCIETÀ COMUNISTA La prima fase: l uguaglianza beni in base non tiene conto di Rapporto individuo - : e 80

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