CONVEGNO NAZIONALE SIMEF - FIRENZE 4/5 OTTOBRE 2013

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1 Dott.ssa M. Laura Cosulich Psicoterapeuta Mediatrice Familiare Formatrice Associazione GeA Didatta SIMeF CONVEGNO NAZIONALE SIMEF - FIRENZE 4/5 OTTOBRE 2013 LA SEPARAZIONE NELLE FAMIGLIE ADOTTIVE STORIA DI ALBERTO, GRAZIA E NICOLETTA Ho seguito questa situazione in mediazione parecchi anni fa, ma la ricordo ancora bene perché è stato un percorso molto intenso, per le emozioni ed i vissuti che sono emersi, e per le riflessioni che mi ha permesso di fare sulla complessità della separazione nelle famiglie adottive. In realtà, l aspetto che mi ha messo inizialmente in difficoltà è stato paradossalmente la mancanza di problematicità, il racconto di un percorso prima adottivo e poi separativo che sembravano essersi svolti lisci come l olio. Alberto e Grazia, genitori separati, si rivolgono a me per gravi difficoltà con la figlia Nicoletta, di 14 anni (III media) Raccontano che Nicoletta è stata adottata in Perù all età di tre anni e mezzo; al tempo si sono fatti aiutare tanto e hanno portato avanti l adozione nel migliore dei modi, parlando sempre alla figlia delle sue origini, mantenendo contatti con le suore che l avevano cresciuta dalla nascita, compiendo tutti insieme un viaggio in Perù quando Nicoletta aveva sei anni, per farle ritrovare luoghi e relazioni fondamentali. I due si sono separati pacificamente, senza liti e senza grossi conflitti, pare quasi senza dolore, quando Nicoletta aveva nove anni, essendo cresciuti in modo diverso e trovandosi ad un certo punto distanti uno dall altra; hanno mantenuto un rapporto così positivo che continuano a condividere lo studio dentistico in comproprietà; abitano vicino e da subito la figlia ha avuto la massima libertà di frequentare entrambe le case. Negli accordi è collocata presso la madre, ed è con lei che trascorre la maggior parte del tempo.

2 A due anni dalla separazione, Grazia instaura una relazione con Gianni, un coetaneo conosciuto anche dall ex marito, e da lui approvato, che sfocia piuttosto presto in una convivenza. Anche in questo caso riescono a rendere il passaggio sereno per Nicoletta, Grazia pone molta attenzione nel preservare il ruolo del padre e a far sì che Gianni non si sovrapponga mai a lui. Il tema dell adozione non emerge più, solo all inizio del racconto della storia di Nicoletta, sembra essere messo da parte, dimenticato; non vengono evidenziate le fatiche, la paure, le emozioni che, mi dico, devono aver provato tutti e tre. La preoccupazione maggiore di Alberto e Grazia sembra quella di mostrare un immagine di sé come due bravi genitori, che hanno fatto tutto per bene. Con l inizio delle scuole medie però Nicoletta, che si è sviluppata molto presto ed è una bellissima ragazza, che dimostra molto più della sua età, inizia a mettere in atto comportamenti trasgressivi. Si veste e si trucca in modo molto provocante, fuma, esce con ragazzi più grandi, marina la scuola; inoltre, contando sulla libertà concessale nel frequentare le due case, manipola i genitori per ritagliarsi spazi di libertà. Su questa tematica esplode il conflitto tra i due genitori, il clima nella stanza cambia completamente, iniziano le accuse reciproche: Grazia accusa il padre di non aver mai dato regole a Nicoletta, anzi, di averla viziata all inverosimile, tutto per accattivarsela, mentre a lei è sempre toccato il ruolo della cattiva. Per fare un esempio, mi racconta che l ex marito frequenta le stesse discoteche in cui vorrebbe andare Nicoletta, in compagnia di amici al di sotto dei trent anni, come se vivesse una eterna giovinezza! Lui a sua volta la accusa di essere troppo normativa, di soffocare Nicoletta non lasciandole vivere la sua adolescenza; non sembra essere cosciente degli aspetti di pericolosità e di provocazione di certi comportamenti. La negoziazione inizia incentrata su queste problematiche, ed è volta a trovare una maggiore coerenza educativa, che possa aiutare la figlia a trovare limiti e regole condivisi, oltre ad una migliore comunicazione, che possa aiutarli a svelare i giochetti di Nicoletta. Aderiscono entrambi, anche se la loro idea di partenza era quella di far seguire la ragazza; avevo colto questa richiesta come una delega, noi la portiamo qui e lei ce la aggiusta, e spiegato loro che era necessario prima ritrovare una relazione genitoriale maggiormente coesa, proponendo quindi un percorso di

3 mediazione. In seguito, se le cose non fossero migliorate, si poteva pensare anche ad un aiuto diretto per Nicoletta, che peraltro aveva già dichiarato chiaramente di non aver nessuna intenzione di andare da una psicologa! Dopo qualche incontro,in cui faticosamente cercano di avvicinare due stili educativi contrapposti, esordiscono dicendo che mi hanno taciuto la cosa più importante: la signora aspetta un bambino dal nuovo compagno, e non sanno come parlarne a Nicoletta, il loro timore è che possa soffrire, provare gelosia, sentirsi usurpata. Lavoriamo su come comunicare la notizia alla figlia, sul farlo in modo coerente entrambi, su cosa potrà rassicurarla. Sono io a introdurre il tema dell adozione, su cosa provoca in loro, e potrà provocare nella figlia, la nascita di un bimbo dalla pancia della mamma ; dopo qualche esitazione, abbandonano il fronte della negazione, e Grazia afferma che questo aspetto la preoccupa, subito però si allontana da questa emozione dicendo che Nicoletta si sente figlia loro al 100%, proverà la normale gelosia di una figlia unica a cui nasce un fratellino. L esito della comunicazione mi viene descritto nella seduta successiva come disastroso: Nicoletta si è allontanata da casa, e solo in tarda serata è stata ritrovata a casa di una amica. Sostiene di non voler più stare con la mamma, perché ora lei avrà una vera famiglia, nella quale sente di non avere più posto. Il tutto viene detto con toni molto aggressivi, senza dare la possibilità alla mamma di parlare con lei. Il giorno dopo essere stata riportata a casa, riempie due borse e si trasferisce dal padre, rifiutandosi di tornare dalla madre. Alberto la accoglie, afferma che per lui non è un problema tenerla e che, se Nicoletta preferisce,va benissimo così. Lavorando con loro, emerge che la gravidanza della madre ha riaperto nella ragazzina la ferita dell abbandono, di perdere l amore (già i comportamenti precedenti erano stati letti come un modo di provocarli, per testare il loro amore per lei). Nicoletta sceglie il padre, da una parte perché le è intollerabile vivere giorno per giorno la gravidanza della madre, quella gestazione che lei non ha avuto, dall altra perché si sente accomunata a lui dall essere imperfetti. Entrambi portano un marchio, lui dell infertilità e lei dall abbandono, arriverà a dire siamo una figlia e un padre finti. Finalmente anche i genitori riescono a parlare dei loro sentimenti e delle loro fatiche, dell esigenza di mantenere un immagine di genitori buoni di fronte alla società, quella società dalla quale erano stati valutati durante l iter per ottenere l idoneità all adozione, della frustrazione ed il lutto rispetto alla generatività, del

4 senso di colpa al momento della separazione per aver fatto vivere alla figlia un altra perdita, non di uno dei genitori ma della famiglia in quanto tale. Questo lavoro sulle loro emozioni, così ben sepolte dietro al bisogno di rispondere comunque ad un mandato sociale da loro sentito come molto forte, diventa la chiave che riesce a riaprire il dialogo tra Nicoletta e la mamma, e a rendere meno superficiale il rapporto di Nicoletta con il papà. L intervento della nonna paterna, donna molto semplice ma di buon senso, rappresenta un momento di svolta: i genitori non sanno cosa si siano dette nonna e nipote, ma da quell incontro Nicoletta pare ammorbidirsi un po, tornare più disponibile nei confronti della mamma. Nel frattempo Alberto e Grazia, che in mediazione hanno lavorato sugli stili educativi e sulla necessità di sostenersi a vicenda di fronte alla figlia, stabiliscono di parlarle di nuovo insieme, e fanno fronte comune nel pretendere che lei, quanto meno, li ascolti; Alberto riesce ad assumere una posizione maggiormente normativa, che consente a Grazia di esprimere più liberamente la sua affettività. Nel colloquio successivo descrivono momenti molto intensi dal punto di vista affettivo, in cui si erano detti cose che mai erano state affrontate prima; questo permette anche a Nicoletta di poter parlare del suo sentirsi diversa, figlia a metà, del timore di essere messa da parte con la nascita di un figlio vero. Raccontano di aver parlato tanto e pianto tanto, anche Alberto, che si stupisce di questo perché lui è un uomo che non piange Grazia da parte sua decide di intraprendere un percorso di psicoterapia, che la aiuti a proseguire sulle tematiche che la mediazione ha fatto emergere, ma che in mediazione non possono essere trattate con la profondità di cui lei ha bisogno. Il loro riavvicinarsi come genitori, basato su di una maggiore consapevolezza del ruolo paterno in quanto anche autorevole e sull ammorbidirsi di Grazia nel momento in cui non si sente più sola nel dare limiti e regole, porta ad un riequilibrio dei ruoli genitoriali che consente a Nicoletta di sentirsi maggiormente contenuta, di riprendere un percorso scolastico più regolare, e di comprendere il pericolo insito in certi suoi comportamenti trasgressivi. Dopo un breve periodo dal padre, rientra nella casa materna; anche in questo caso, vengono stabiliti con maggior precisione orari e tempi, in modo che ciascuno dei due genitori sappia sempre con chi è la figlia. Alla fine del percorso, propongo loro di ricontattarmi per un eventuale follow-up, soprattutto se la nascita del bambino portasse nuove problematiche, o il riemergere

5 di emozioni difficilmente gestibili in loro o in Nicoletta. Non li sentirò più, e questo mi ha fatto pensare che le cose messe in moto dalla mediazione, e sicuramente anche dal percorso di psicoterapia intrapreso da Grazia, abbiano consentito a Nicoletta una serena accettazione dell allargarsi della famiglia, potendosi sentire figlia a tutti gli effetti. Questo caso si presta ad alcune riflessioni sulla genitorialità e sulla separazione nelle famiglie adottive: La genitorialità adottiva è prima di tutto una genitorialità sociale: l essere genitori deriva da un autorizzazione esterna (percorso di valutazione sull idoneità ad adottare); la coppia che desidera adottare si confronta con molteplici terzi, ed è per così dire abituata a sostenere colloqui che spesso valutativi più che di aiuto e sostegno La separazione presenta perciò vissuti emotivi particolarmente intensi, che rimandano al fallimento non solo su di un piano personale ma anche su di un piano sociale. I genitori incontrati in questo percorso di mediazione hanno probabilmente sentito in modo molto forte l esigenza di presentarsi al mondo come genitori idonei, nonostante la separazione: questo li ha portati da una parte a comportarsi molto civilmente e ad evitare il conflitto, ma dall altra ha impedito loro, e di conseguenza alla figlia, di esprimere la rabbia, il dolore, e tutti i sentimenti negativi che accompagnano lo scioglimento del nucleo familiare Nicoletta, come tutti i bambini adottati, ha sperimentato una serie di discontinuità nella sua vita, mentre i genitori erano capaci di raccontarla solo come un percorso lineare, senza soluzioni di continuità L adolescenza di Nicoletta, che l ha messa alla prova con i compiti evolutivi della separazione e dell individuazione, particolarmente complicati per i figli adottati, ha aperto una prima crepa in questa facciata di perfezione, facendo emergere sia le difficoltà della ragazza ed il suo bisogno di testare l amore dei genitori, sia i conflitti sotterranei tra gli stessi, riferiti ai modelli educativi ma più in generale a due diversi sistemi di valori La gravidanza della mamma poi, ha definitivamente tolto il coperchio, costringendo tutti e tre a confrontarsi con il lutto relativo alla generatività (spesso presente nelle coppie che decidono di adottare) e con l accettazione

6 di una filiazione venuta da un percorso diverso ma non per questo di minor valore. Come mediatrice, mi ha aiutato avere conoscenze, anche se prevalentemente teoriche, sull adozione e sulle emozioni che può vincolare; il tenere sempre presenti i sentimenti di tutti (Grazia, Alberto e Nicoletta) ha consentito l emergere dei problemi ed il lavoro sugli stessi. Talvolta ho sentito che le loro richieste, soprattutto della mamma, andavano al di là del mio ruolo di mediatrice, e per questo mi ha sollevato che lei stessa abbia deciso spontaneamente di intraprendere un percorso di psicoterapia.

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