CAPITOLO TERZO IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE 24 MAGGIO NOVEMBRE 1918

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3 CAPITOLO TERZO IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE 24 MAGGIO NOVEMBRE 1918

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5 II 25 maggio 1915 la Brigata varca il confine fra Palmanova e Visco. Il 31 spara le prime fucilate oltre il Torre. Il 9 giugno espugna la Rocca di Monfalcone. Cade il primo granatiere vicino alla Bandiera del 1 Reggimento spiegata al vento in cospetto del nemico. Il 30 giugno e il giorno seguente la Brigata si esaurisce in reiterati attacchi che si infrangono contro i reticolati delle quote 121 e 85, i quali resistono alle pinze ed ai tubi di gelatina che per la prima volta vengono impiegati. Il 10 agosto la Brigata è su quota 121, ma rientra alle linee di partenza. Il 20 la Brigata va a riposo per riordinarsi perchè in questo periodo il solo 1 reggimento ha avuto 257 morti e 735 feriti. Il 24 ottobre la Brigata è chiamata in linea e il 28 tenta il primo assalto al Sabotino che non ha esito non avendo le altre truppe raggiunte le posizioni. In quest azione il solo 2 reggimento ha 400 perdite. Il tentativo viene ripetuto il 29, il 1 novembre ed il 2 mentre il colera infierisce sulle truppe decimandole. Il 20 i granatieri occupano quota 186 che rimane in saldo loro possesso solo il 21. Il bollettino del Comando Supremo del 23 reca la prima citazione: Con le truppe della ÌV Divisione gareggiò la Brigata Granatieri di Sardegna in slancio e valore nell assalto e nel contrastare con tenacia e resistenza i violenti ed incessanti ritorni offensivi dell avversario. I resti della Brigata decimata dalla guerra aspra e dalla malattia vengono inviati a riposo dopo un doloroso periodo contumaciale. All inizio del 1916 comincia ad applicarsi il sistema di impiegare la Brigata in linea nel momento e dove è più urgente il bisogno e ciò perché già s era fatto un nome non soltanto nei nostri ranghi, ma anche in quelli nemici che parlavano con terrore dei lunghi che in seguito chiamarono brigata d assalto. II 24 gennaio la Brigata è chiamata in linea per riprendere quota 188 che altri reparti hanno perduta. Va al Lenzuolo Bianco dove non si può resistere e solo nella notte del 26 vi si stabilisce nonostante le tantissime perdite cagionate dai nostri riflettori che illuminano il terreno d operazione. Segue un lungo periodo massacrante di trincea che viene rotto il 29 marzo da un terribile bombardamento seguito da un attacco Cartolina della Brigata Granatieri di Sardegna nemico 205 Granatiere della prima guerra mondiale nel tipico lancio della granata

6 furibondo. Il nemico riesce ad occupare parte delle posizioni, ma viene ricacciato. Uno speciale encomio viene tributato alla Brigata dal generale Montuori comandante la IV Divisione. Il 16 aprile la Brigata va a riposo. Dall inizio della campagna al termine dell azione del Lenzuolo Bianco la brigata ha già perso 5281 uomini. L offensiva sferrata dal nemico il 15 maggio nel Trentino fa accorrere in quel settore la brigata che viene schierata fra Punta Corbin, Tresche-Conca, Cesuna. Il 30 maggio, perduta Tresche-Conca, la Brigata ripiega sulle difese di Monte Cengio e vi rimane disperatamente attaccata. La lotta aspra e serrata, prosegue nei giorni 1 e 2 giugno per farsi epica nel giorno 3, quando il generale Pennella, comandante la Brigata, alla testa delle ultime due compagnie di riserva, presente l On. Bissolati che ha voluto un moschetto, difende con accanimento la Stretta di Fondi impedendo al nemico su molti battaglioni di passare. Il 3 giugno la Brigata è ancora citata all ordine sul Bollettino dì Guerra, ma alle 15 dello stesso giorno il Cengio cede. Non si può andare oltre all eroismo. Le truppe di rincalzo sono giunte, il Comando ha preparato la difesa e l obiettivo della Brigata è raggiunto. Il nemico è fermato, a giorni inizierà il ripiegamento. L azione è durata tredici giorni. Su un fronte iniziale di oltre cinque chilometri non v era altri che la Brigata Granatieri a contendere il passo al nemico superiore di forze e di mezzi ed imbaldanzito della vittoriosa avanzata, i granatieri resistettero aggrappati colle unghie al terreno e senza viveri, senza munizioni, senz acqua, per tredici giorni tennero a bada il nemico. Vennero distribuite sette medaglie d oro individuali, ma il quadro delle perdite è il più eloquente: 4987 uomini fuori combattimento su 6000 di organico e 200 ufficiali. I morti furono 951 dei quali 30 ufficiali. A Marostica la Brigata sfilò fra la popolazione esultante nella formazione di un battaglione. Ritorna in linea la Brigata il 6 agosto a rinforzare la Brigata Catanzaro fortemente impegnata sulle cime del S. Michele; il 9 si incunea e penetra nelle linee nemiche provocando il crollo del baluardo pre-carsico. Il 10 la Brigata avanza su Colici, scende nel Vallone che attraversa presso Develachi puntando sul Nad Logem che viene occupato il 12 assieme a quota 188; il 13 è occupato il Pecinca e viene tentata l occupazione di Velicki Kribak che non riesce che parzialmente. 206

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8 Sfilamento della Brigata nella Piana di Clauiano (UD) davanti al Duca d Aosta Il 15 la Brigata è avvicendata. Ritorna al Nad Logem il 27 e rimane in attesa della ripresa dell azione che avviene il 14 settembre. Il 15 la collina di S. Grado di Merna è in mano ai granatieri con un migliaio di prigionieri e numeroso materiale. II Veliki Kriback resiste agli attacchi del 15, 16 e 17 giorno nel quale le operazioni vengono sospese. La Brigata il 20 è a riposo, ritorna in linea ad Hudi-Log dal 3 novembre all 8 dicembre. Le azioni dopo il Cengio sono costate alla Brigata la perdita di 8600 uomini. Dopo alcuni periodi di linea la Brigata il 23 maggio 1917 muove da Caseboneti e conquista le quote 241 e 235. La quota 241 che domina il Vallone non sarà in saldo possesso dei granatieri che il 3 giugno perché passa alternativamente dalle nostre mani a quelle austriache. Il 24 viene occupata quota 219. Lasciate le posizioni conquistate e tenacemente difese, nella notte del 5 giugno, il 1 reggimento raggiunge Caseboneti per riorganizzarsi. Verso le 6 del mattino riceve ordine di riportarsi in linea a q. 208-sud per riconquistare le quote 235 e 219 perdute nella notte dai reparti succeduti. Alle 10 quota 235 è di nuovo in mano ai granatieri che combattono furibondi: poco dopo anche quota 219 è in nostro possesso, verso sera viene occupato il cavernone di quota 219 e alle 22 la vecchia linea è ristabilita. Il giorno dopo la Brigata scende a riposo. Dopo un avvicendamento sopra le linee di Caseboneti la Brigata partecipa alle operazioni di Scio che si iniziano il 19 agosto e proseguono il 20 giorno nel quale, superato Selo, ridotto ad un cumulo di rovine, va a dare di cozzo nelle formidabili difese dello Slari-Lovka. Questa azione ha valso alla Brigata una nuova citazione sul Bollettino di Guerra. Dopo un avvicendamento la Brigata ritorna a presidiare le posizioni tra Comarle e Selo per essere inviata a riposo il 4 settembre. Dal 23 maggio al 4 settembre, la brigata ha perso altri 5545 uomini. Nella ritirata la Brigata viene usata come truppa di copertura della 3 a Armata e disimpegna il suo compito con bravura e disciplina, senza defezioni e sbandamenti. Viene nuovamente 208

9 Bandiera del 1 Reggimento Granatieri di Sardegna fra i due Piave che il nemico ci contende disperatamente il 2 ed il 3 e che abbandonerà soltanto il 6 sotto la pressione delle nostre truppe. Dopo un mese di riposo la Brigata torna in linea a Cavazuccherina dove deve lottare contro un nuovo terribile nemico: la malaria. L avanzata della vittoria trova la Brigata in quelle posizioni sofferente, ma non doma. Il 30 attraversa il Piave sotto la molestia nemica. Il 1 novembre a San Stino di Livenza cade l ultimo granatiere. Il 2 la Livenza è passata travolgendo la resistenza del nemico in fuga, il 3 il Tagliamento è attraversato a Latisana. L armistizio coglie la Brigata a San Giorgio di Nogaro. A confermare il valore della Brigata nella campagna a compensare il sacrificio ingente dei granatieri vennero conferire alle gloriose bandiere, già fregiate dì una medaglia d oro e di una d argento quella del 1 e di due d argento quella del 2, una medaglia citata all ordine. A Flambro al Ponte della Delizia, a S. Vito, a Lorenzago Livenza, al Ponte di Meduna, sul Monticano, la Brigata trattiene il nemico resistendo per guadagnare tempo all apprestamento della difesa sul Piave che viene attraversato l 8 novembre. Il 14 la Brigata è in linea per arginare l avanzata nemica al Piave vecchio e vi rimane fino agli ultimi del mese. Ritorna in linea il 17 dicembre fra Zenzon e Campolongo poi si sposta a Candelù e Saletto. Il 14 gennaio partecipa alla rettifica della linea a Capo Sile e il 16 ripristina brillantemente la linea rotta da un violentissimo attacco nemico. Una temuta irruzione nemica in Val d Adige fa spostare la Brigata a nord di Verona. L azione nemica del Montello fa chiamare urgentemente la Brigata a Castelfranco, ma quando giunge già il nemico è stato ricacciato alle basi di partenza. La Brigata rientra alla 3 a Armata e il 1 luglio è nelle trincee di partenza per l azione che culminerà col darci il tratto 209 Bandiera del 2 Reggimento Granatieri di Sardegna

10 d argento ciascuna per le azioni di Monfalcone. Sabotino. Oslavia e altopiano Carsico, una medaglia d oro ciascuna per le azioni di Monte Cengio-Cesuna, Carso, reg. Fornaza, quote e la Croce di Cavaliere dell Ordine Militare di Savoia. Le perdite totali della brigata nell intera campagna assommano a uomini dei quali 6357 morti compresi 217 ufficiali: i feriti furono 13,465. Nel confronto delle perdite poche sono le ricompense individuali, nel confronto del sacrifìcio e dell eroismo dei granatieri, esse sono troppo poche: 15 medaglie d oro individuali. Alla Brigata Granatieri venne concesso di eleggere a giorno di festa dei reggimenti il 24 maggio, data fatidica dell entrata in guerra e giorno che ha segnato nei fasti della storia dellabrigata meravigliose pagine di gloria. M PIVI. dalla La Gavetta del Granatiere del novembre 1928 q Rovescio verso l Isonzo.Monte Cengio.Flambro Basso Piave 210

11 OPERAZIONI GRANATIERI DI SARDEGNA SETTORE PERIODO Monfalcone 25 maggio-22 agosto 1915 Monte Sabotino, Oslavia, Quota 188 e San Floriano Altipiani (Monte Cengio, Cesuna, Magna Boschi) 24 ottobre aprile maggio-9 giugno 1916 Veliki Kribak, San Grado di Merna 26 agosto-17 settembre 1916 Oppachiasella, Hudi Log-Palikisce novembre 1916-marzo 1917 Carso ( Jamano, Selo, Fornaia, Quote 219, 235, 241) 21 maggio-22 settembre 1917 Ritirata dall Isonzo al Piave ottobre-novembre 1917 Piave (Capo Sile, Piave Vecchio e Nuovo, Vittorio Veneto) 1918 PRINCIPALI FATTI D ARME DLLA PRIMA GUERRA MONDIALE ANNO DATA FATTI D ARME PRINCIPALI 9 giugno Presa di Monfalcone agosto Attacco di q. 121 (est di Monfalcone) 28 ottobre 2 novebre Attacco di Monte Sabotino 20/23 novembre Combattimento di Oslavia 211

12 29 marzo Combattimento di San Floriano 29 maggio Combattimento di Treschè Conca-Cesuna giugno Combattimento di Monte Cengio 7/15 giugno 27/28 settembre novembre dicembre Combattimento di San Michele, del Pecinka, del Nad Logem Combattimenti del Veliki Kibrach, di San Grado di Marina Operazioni nel settore Oppachiessella-Hudi Log 24 maggio Attacco di Selo 6 luglio Attacco alle quote 219 e 235 (Carso) 20/24 agosto Attacco e presa di Selo 1917 agosto settembre ottobre novembre Attacco alla Bainsizza Ripiegamento dal Carso al Piave 29 ottobre Combattimento di Lestizza 30 ottobre Combattimento di Flambro 14/16 gennaio Combattimento di Caposile 1918 luglio 24 ottobre 4 novembre Operazione del Delta del Piave Offensiva della Vittoria 212

13 1915 ENTRATA IN GUERRA ED INIZIO DEI COMBATTIMENTI La Brigata Granatieri di Sardegna, al comando del Maggior Generale Luigi Pirzio Broli, attraversò il confine tra Palmanova e Visco il 25 maggio 1915 inquadrata nella 13 a Divisione, III Corpo d Armata, 3 a Armata. Nel primo periodo, fino al 22 agosto, partecipò alle operazioni nel settore di Monfalcone, laddove gli austriaci avevano predisposto sulle alture munitissime posizioni difese da forte fuoco di artiglieria e protette da fitti reticolati; posizioni che i Granatieri cercarono di smantellare con ripetute ed ardite azioni di volontari che si spingevano fin sotto i reticolati per apporvi tubi di gelatina e per aprire passaggi tagliando i fili con le pinze. Il primo scontro con gli austriaci avvenne il 4 giugno allorché la Brigata, passata sulla sinistra dell lsonzo, occupò Pieris, puntando quindi verso Dobbia e poi su San Nicolò e San Polo. Il 9 giugno, occupata Quota 61 con azione nella quale caddero il maggiore Manfredi, il sottotenente Marsigli ed un centinaio di Granatieri, i due reggimenti raggiunsero Monfalcone, continuando ad effettuare reiterati attacchi contro le alture limitrofe condotti con energia e ardire, disciplina e alto spirito militare, ma con gravi perdite, tanto che, proprio a causa di tali perdite, si ritenne che la Brigata avesse bisogno di riposo e raccoglimento per rimettersi, non prima, peraltro, di aver provveduto al completamento dell organizzazione difensiva della regione. II mese di luglio trascorse senza altra attività che quella dei normali servizi di avamposto e di rafforzamento della difesa. Il 10 agosto si svolse, invece, un furibondo combattimento, del quale fu principale protagonista il I Battaglione del 1 Reggimento, per la conquista di Quota 121; mentre il III Battaglione del 2 Reggimento, al co- 213

14 mando del maggiore Guardabassi, venne impiegato per tentare la conquista di Quota 85. Già due settimane più tardi, tuttavia, venne decisa l occupazione da parte del 1 Reggimento della Quota 121 ad est di Monfalcone e da parte del 2 Reggimento delle Quote 85, 77 e 21 (Sant Antonio) di Adria Werke, disponendosi che nulla si dovesse lasciare di intentato per 214

15 avere anche in questa circostanza la pagina di soddisfazione e di gloria. La Quota 121 (che venne attaccata particolarmente dalla 5 a Compagnia del 1, al comando del tenente Le Mètre) e la Quota 85 (attaccata dalla 11 a Compagnia del 2, al comando del capitano Dina) non potettero però essere conquistate, malgrado le forti perdite subite. 215

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17 Maggio-Giugno Superamento del confine italo-austriaco e liberazione delle prime cittadine friulane 217

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24 Giugno-Luglio Monfalcone Zona di combattimento della Brigata Granatieri di Sardegna 224

25 MONTE SABOTINO - OSLAVIA Il fatto d arme di Quota 121 suscitò tanta ammirazione negli stessi austriaci che presentarono cavallerescamente le armi ai pochi ufficiali ed ai granatieri superstiti delle due Compagnie, la 1 a e la 4 a che guidate dall eroico Tenente Colonnello Umberto Coppi, caduto poi nel corso dell azione, dopo aver respinto un attacco nella zona di Sei Busi erano riusciti a conquistare alla baionetta l altura ed a resistere fino all estremo contro i reiterati contrattacchi del nemico, il quale si era avvalso del violento fuoco di sette batterie, delle quali due di obici pesanti da 240, mentre la nostra artiglieria da campagna taceva per mancanza di munizioni. Per questa azione la Brigata ebbe la prima citazione nel Bollettino di Guerra dell 11 agosto 1915 n. 77. Circa tre mesi essa rimase poi sulla linea di Monfalcone conquistando, palmo a palmo, ed a caro prezzo il terreno, tanto da meritare l elogio del Duca d Aosta, comandante della 3 a Armata. In queste prime operazioni di guerra la Brigata Granatieri di Sardegna ebbe undici ufficiali e trecentocinquantotto soldati uccisi, ed oltre ottocento feriti. Molti gli eroismi, e le decorazioni concesse. Le operazioni, che si svolsero dal 24 ottobre 1915 al 12 aprile 1916 nel settore di Monte Sabotino, Oslavia, Quota 188 e San Floriano, costarono alla Brigata ben millequattordici caduti, quattrocentosessantasette del 1 Reggimento cinquecentoquarantasette del 2 Reggimento. Il 26 ottobre 1915 la Brigata Granatieri di Sardegna raggiunse Podsenica alle dipendenze della 4 a Divisione ed occupò le trincee sotto il Sabotino, il monte che 225

26 sulla sponda destra dell lsonzo, davanti a Gorizia, costituiva il caposaldo nord della testa di ponte che difendeva la città, riunito, attraverso la catena collinosa di Peuma ed Oslavia, al caposaldo sud costituito dal Podgora. Era una posizione formidabile magnificamente organizzata dagli austriaci, ed occorreva scardinarla se si voleva arrivare a Gorizia. All alba del 28 ottobre l attacco fu sferrato contro il fortino del Sabotino, puntando su San Mauro, preparato da fuoco di artiglieria e da azioni di sabotaggio. Il primo movimento fu compiuto dai due primi battaglioni dei reggimenti sotto il forte bombardamento nemico, procedendo lentamente tra i reticolati estesi e profondissimi. E le perdite furono tante che occorse l immediato arrivo di complementi per riempire i vuoti: ma la roccaforte resistette. Il 1 novembre fu pertanto sferrato un secondo attacco: ma inutilmente tra l altro subendo forti perdite, specialmente tra gli ufficiali, e malgrado i ripetuti atti di valore. Un terzo attacco dovette quindi essere attuato il 2 novembre, da parte di un battaglione del 2 Reggimento al comando del maggiore Ugo Bignami e di un battaglione del 1 al comando del capitano Federico Morozzo della Rocca. Fu una lotta durissima, reiterata, accanita, che vide tra l altro l eroismo di un reparto condotto dal sottotenente volontario triestino Pessi (nome di guerra, Pelliccioni), che riuscì per pochi istanti ad occupare il fortino; ed accanto ai granatieri combatterono i fanti della Brigata Lombardia, eredi dei granatieri di Lombardia delle campagne del 1860 e del Ma ancora una volta occorse ripiegare. 226

27 La Brigata Lombardia riuscì tuttavia a prendere Oslavia: ed occorreva ora, necessariamente, occupare la Quota 188, caposaldo principale della catena che univa Sabotino e Podgora. Il 10 novembre ebbe inizio la quarta battaglia dell lsonzo: e la Brigata Granatieri di Sardegna ebbe assegnato il compito di appoggiare il VI Corpo d Armata nell attacco a Quota 188. A tale attacco mosse per primo il III Battaglione del 2 Reggimento con rincalzo il I Battaglione: ma inutilmente si tentò attraversare i reticolati, mentre le compagnie erano ormai ridotte a non più di un centinaio di granatieri ciascuna. Perciò, quando il giorno seguente i reiterati attacchi si dimostrarono inutili e sanguinosi, si decise di formare, per un estremo disperato tentativo, due compagnie di volontari, che presero il nome di Compagnie della morte e furono poste al comando del capitano Guala, quella del 1 Reggimento e del capitano Luraschi, quella del 2 Reggimento: ma anche il sacrificio di questi valorosi (morì tra gli altri, nella pericolosa missione, il capitano Guala) non riuscì nell intento. I giorni 16 e 17 novembre videro ancora azioni di ufficiali e granatieri in gara di generosità e di abnegazione, purtroppo con risultati non più notevoli. Ed il 18 venne deciso di effettuare ancora un attacco a Quota 188, da condursi, a livello Brigata, su due colonne a cavallo della strada di San Floriano. Tutto il fronte fino ad Oslavia venne posto perciò agli ordini del comandante di Brigata. Il 20 novembre fu la giornata di gloria del I Battaglione del 2 Granatieri che conquistò finalmente la contrastatissima posizione di Quota 188 di Oslavia, con audace, improvviso attacco al comando del maggiore Bignami, e che riuscì a mantenere la posizione stessa malgrado i contrattacchi violentissimi degli austriaci che resero detta Quota una bolgia infernale. Si distinsero nell azione fulminea, oltre al comandante Bignami, il capitano Luraschi che con due soli portaordini catturò alcuni ufficiali e numerosa truppa nemica asserragliati in una baracca, il sottotenente Latini comandante la sezione mitragliatrici che restò gravemente ferito, gli ufficiali Bollardi, Capocci, Revel, Benettini; e, 227

28 tra gli altri, il granatiere Fabio Tognetti, il quale, visto un gruppo di una ventina di granatieri che rimasto senza ufficiali rischiava di sbandarsi, calzò il berretto di un ufficiale caduto e gridando ora qui comando io, guidò i compagni in un ardito corpo a corpo. In dieci giorni la Brigata Granatieri perse ottocentocinquantaquattro uomini, dei quali cinquanta ufficiali; ed avrebbe annoverato, per questo periodo, centocinquantanove decorati al valore, ottenendo altresì una seconda citazione nel Bollettino di Guerra, quello n. 181 del 23 novembre Ma i due reggimenti erano ridotti ormai in stato miserevole, per cui il 1 dicembre vennero ritirati, il 1 nei valloni della strada di San Floriano ed il 2 nei camminamenti coperti che scendevano al vallone del Penmica, dove restarono fino al 27 occupati a sistemare i piccoli cimiteri reggimentali. Si trasferirono quindi, il 28, a Manzano nella valle del Natisone per un periodo Cimitero sul Monte Sabotino di quarantena. Il 3 dicembre 1915, con Ordine del giorno del Capo di Stato Maggiore dell Esercito tenente generale Luigi Cadorna, il comando della Brigata Granatieri fu assunto dal colonnello Giuseppe Pennella. Monte Sabotino 228

29 Sopra l Arciduca d Austria e soldati austriaci salutano al suo passaggio. Sotto Cerimonia di consegne di onorificenze al valore a militari austriaci. Foto trovate dai Granatieri nei Posti Comando Austriaci. 229

30 29 marzo 1916 OSLAVIA. IL LENZUOLO BIANCO 1916 L ANNO DEL CENGIO Trascorso un periodo di circa due mesi di riposo, i granatieri sono nuovamente in linea nel settore di S. Floriano, alle dipendenze, dal 23 gennaio al 19 aprile, della 4 a Divisione. Il solo avvenimento degno di nota fu la lotta sostenuta il 29 marzo per respingere un forte e ben preparato attacco avversario, nella regione del Lenzuolo Bianco (Oslavia). Il I battaglione del 2 reggimento ed il II del 1 ricevono per primi l urto, che cercano di infrangere; ma il nemico con forze notevoli, superati i reticolati sconvolti e le trincee spianate per il lungo intenso bombardamento, irrompe nelle posizioni ed occupa il tratto compreso tra la strada S. Floriano e Gorizia. Con immediato contrattacco i ricambi retrostanti, in unione al 1 battaglione del 7 fanteria, accanitamente lottando ritolgono al nemico le trincee perdute, e gli catturano circa 150 uomini. In questo combattimento la brigata riportò molte perdite, di cui 34 ufficiali. I granatieri del lenzuolo bianco Dal Giornale d Italia del 13 aprile 1916 Dal fronte, aprile La cittadinanza romana conosce assai bene quei ragazzoni alti, robusti, e quegli ufficiali gagliardi che nel gergo della guerra sono chiamali «la fanteria prolungata». Ma gli austriaci in pochi mesi hanno imparato a conoscerti assai meglio che i romani durante la lunga guarnigione. DIE GROSSE La rinomanza è stata consacrata da un appellativo lusinghiero. Per il nemico i granatieri sono die grosse, i grandi. Dai rapporti rinvenuti nelle saccocce degli ufficiali 230

31 austriaci prigionieri si è rivelata la costante preoccupazione per la resistenza e l aggressività dei grosse. Oltre che nei bollettini di Cadorna la celebrità dei granatieri è così entrata ufficialmente anche nella storia nemica. Dopo aver partecipato brillantemente alle prime azioni sull altura carsica di Monfalcone, sono venuti a conquistare e a mantenere quella fetta settentrionale della soglia di Gorizia, che si riallaccia a nord con le pendici del Monte Sabotino e a sud con la bassa gobba della fangosa collina di Peuma. Questa zona, assai vitale per la nostra minaccia sulla pianura goriziana, dal febbraio ha ricevuto il nome ufficiale di Lenzuolo bianco. La denominazione risale alle prime fasi della guerra, quando tra la decorazione dei peschi e dei meli spiccava il grande dado candido di una casa colonica di recente costruzione. Pare che vi si fosse insediato un comando secondario del nemico. L ufficiale di artiglieria che prese di mira il biancore della casa ordinò al capo pezzo di colpire quella specie di lenzuolo bianco teso fra un albero e l altro. Della casa non rimase nemmeno una pietra ma è rimasta la denominazione per indicare la località fra il torrente Peumica e il Vallone dell Acqua. E in questa zona, assai contesa, che i granatieri hanno conquistato la loro celebrità presso il nemico, nei numerosi combattimenti, da quelli dell anno scorso al più recente dell ultima settimana di marzo, durante la vana ma aspra offensiva austriaca. E su questi piccoli valloncelli, su queste basse colline che i granatieri hanno dovuto lottare contro tre nemici: il fango, il colera e gli austriaci, vincendoli ugualmente con le risorse inesauribili dello spirito e del corpo. Ora il «Lenzuolo Bianco» è tutto fiorito. Ha un altro lenzuolo assai più leggiadro, quello lievemente incarnato dei mandorli e dei meli in fiore, dai quali cadono leggiadre nevicate 231

32 alle brutali percussioni dei proiettili. La guerra sembra infastidirsi della vicenda primaverile e si indispettisce con le sue brulle forme contro tanta bellezza superba e indifferente. Durante i quaranta giorni di inesorabile pioggia i granatieri si erano visti sgretolare i camminamenti, ì ricoveri, le impalcature delle trincee dalle colate del fango in continua eruzione dalle viscere della terra. Tornavano dai combattimenti tutti ricoperti dì argilla come informi abbozzi di scultura. Le alte spalle toccavano gli angusti bordi dei camminamenti che riversavano sulle divise la bava rossastra del suolo. FANGO Assai prima, nell autunno dell anno scorso, avevano lottato i granatieri, come le altre truppe, contro i morbi diffusi dai vicini contatti del nemico, contro le infezioni ed il colera serpeggianti nelle posizioni conquistate, colme di cadaveri affioranti tra i sacchi, sotto lo strato di mota. Dentro il pozzo di una casa colonica ai «tre buchi», una piccola gobba che precede quella del «Lenzuolo bianco», gli austriaci avevano gettato durante la loro sconfitta del novembre parecchi cadaveri. Era l affrettata ricerca di una sepoltura o il vasto tentativo criminoso di attossicare i granatieri assetati? Nel balzo offensivo del novembre i granatieri avevano conquistato le alture affiancate a nord-est del «Lenzuolo bianco», le colline di quota 188 e di Oslavia. I soldati del genio avevano fatto brillare i tubi di gelatina ed erano stati aperti due varchi. Alle 8 del 20 novembre attraverso i vani aperti negli sconvolti reticolati si lanciavano i granatieri alla baionetta per la conquista di quota 188. I prigionieri dichiarano che gli austriaci ci attendevano non prima delle 10 del mattino. Il nemico ha sovente queste strane determinazioni di orario per le nostre iniziative. Meglio che le coltivi o che gliele coltivino i suoi maldestri informatori! 232

33 In quella prima azione che i tiri falcianti delle mitragliatrici nemiche non erano riusciti ad arrestare furono distrutte rapidamente le difese accessorie che venivano a trovarsi alle spalle dei nostri e si provvedeva a rafforzare la difficile posizione con il rapido trasporto dei cavalli di frisia e dei sacchi a terra. Al mattino stesso e nella sera gli austriaci, dopo le raffiche delle loro artiglierie, attaccavano più volte i granatieri per scacciarli dalla collina. Erano quelli i primi saggi per il nemico della gagliardia dei granatieri, i primi esperimenti dei colpi terribili che menavano i grosse anche col calcio del fucile quando l attacco si frazionava in tante minuscole colluttazioni. All alba rigida e serena del 21 novembre l artiglieria nemica cominciava a tempestare la quota 188. Il nemico non poteva darsi pace che i granatieri riuscissero a mantenere una simile posizione sotto il fuoco delle sue artiglierie. Quando non esistono ricoveri in caverna dientro i quali le fanterie possano attendere al sicuro che cessino i colpi terribili delle artiglierie e si pronunzino gli attacchi delle fanterie nemiche per respingerli, è un compito spaventevole, soprannaturale quello di conservare la posizione. Le truppe debbono rimanere immobili sotto le raffiche delle granate che spezzano le armature delle trincee, buttano all aria i parapetti di sacelli, e squarciano gli uomini, scoprendone gli improvvisati ripari. Nella guerra aggressiva, assediante che noi combattiamo la fase più spasmodica è quella che segue alla conquista di una posizione. Conservare una posizione significa diventare un bersaglio vivente, accertato delle artiglierie nemiche, resistere nella snervante immobilità, subire il bombardamento mortale fino al momento del contrattacco nemico. Questa tenacia sovrumana delle nostre fanterie riceve spesso il premio della menzione della brigata nei concisi bollettini del generalissimo che sa valutare lo sforzo eroico dei nostri soldati. Perciò il bollettino del 23 novembre citava con un caldo e raro elogio la brigata dei granatieri che erano riusciti a mantenere la posizione e a respingere tutti i contrattacchi nemici del 20 e del 21, nonostante i soldati, nella cresta di quota 188 fossero presi d infilata dalle artiglierie e dalle mitragliatrici. I granatieri sui quali - come diceva l ordine dei giorno - si erano fissati gli occhi e la fede del Comando Supremo erano stati assai provati in quelle terribili giornate. Lo sforzo era costato larghi vuoti. La brigata aveva lasciato tracce del suo valore durante la campagna estiva, autunnale ed invernale, durante le conquiste dell alture carsiche, del fortino del Sabotino, e delle colline della «soglia» goriziana. La consistenza della brigata aveva assai sofferto per i combattimenti, per il colera e per il fango. Era necessario un riposo e una ricostituzione. Le norme rigorose del Comando Supremo per scacciare definitivamente il colera dall esercito imponevano alla brigata un indispensabile isolamento. Dopo aver combattuto così eroicamente i soldati si vedevano appartati in un accantonamento, durante la quarantena demoralizzante ma provvidenziale per le cure rigorose che impedivano il propagarsi di pochissimi casi contratti nella fase autunnale della guerra. Dopo la quarantena la brigata riacquistava la sua libertà e si recava ad un breve riposo meritato in un comunello veneto, dopo sei mesi di intensa attività guerresca e di aspri combattimenti. 233 Benedetti

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40 CENGIO - CESUNA - MAGNABOSCHI 24 MAGGIO - 8 GIUGNO Ma s approssimano le epiche giornate dal 29 maggio al 3 giugno a M. Cengio, in Val Canaglia, a Cesuna, a Magnaboschi. La Brigata appena riordinata, è chiamata sugli Altipiani, per concorrere ad arginare la minacciosa invasione nemica. Lasciato Percoto (Udine), ove ha dimorato un mese (20 aprile - 20 maggio), il 22 maggio, per ferrovia, si trasferisce a Bassano e quindi, con autocarri, i suoi battaglioni raggiungono successivamente la 30 a Divisione, dalla quale ricevono il compito di sbarrare il passo al nemico sul tratto M. Cengio- Monte Lemerle. Il nemico, sfruttando con abilità il terreno coperto ed intricato del Ghelpac, tenta di insinuarsi nelle linee italiane in fase di allestimento. Audaci pattuglie, cui è anche affidato il compito di accertare l entità dell avversario, tentano di ritardare l avanzata. La lotta, che accenna a diventare cruenta trova i granatieri decisi a battersi con tenacia ed abnegazione. Il 29 maggio il II battaglione del 2 reggimento resiste al nemico che, vinta e superata la difesa di Val d Assa, avanza verso le alture di Tresche Conca-M. Belmonte e verso Tresche Fondi e Sculazzon. La lotta si accende accanita su tutta la fronte, specialmente presso Cesuna, Fondi e Monte Cengio, e si protrae quasi ininterrotta il 30 e il 31 maggio. Né essa accenna a scemare d intensità nei giorni successivi, che anzi il nemico, imbaldanzito dal successo, stringe sempre più i nostri. Il 1 giugno i granatieri, che a causa delle alterne vicende del combattimento sono frammisti ad altri reparti delle brigate Campobasso, Pescara, Catanzaro e Trapani in una stessa comunione di eroici sforzi, spiegano tutto il loro valore nella difesa della testata di Val Canaglia, M. Cengio, M. Barco, M. Belmonte e fieramente contendono il terreno al nemico. Malgrado ciò la situazione non migliora. II 2 giugno essa diventa assai grave: l avversario, avvalendosi delle anfrattuosità del terreno, spinge grossi reparti sul Cengio, a M. Barco e a M. Belmonte: i difensori, sebbene esausti per la lunga lotta e consci dell impossibilità di aiuti e rifornimenti, riescono tuttavia a mantenere ancora le posizioni, già abbondantemente bagnate del loro sangue. Il nemico però riceve continui rinforzi e i suoi mezzi vanno sempre più aumentando. Il 3 giugno sul Cengio, preceduto da un poderoso bombardamento, viene sferrato un furioso assalto contro i nostri: le fanterie austriache, dapprima a piccoli nuclei e quindi 240 Ten. Col. Federico Morozzo Della Rocca Comandante di btg. del 1 rgt. Granatieri

41 con reparti in formazioni serrate, avanzano avvolgendo la nostra difesa sulla destra di Val Canaglia ed a cavallo della strada Cesuna-Magnaboschi. I granatieri del I battaglione del 2 reggimento e quelli del IV battaglione del 1, rispettivamente al comando del Tenente Colonnello Ugo Bignami e del Capitano Federico Morozzo Della Rocca - entrambi decorati della medaglia d oro al valor militare per l eroica condotta tenuta in questa azione - si prodigano in tutti i modi in una disperata difesa, ma circondati da soverchianti forze avversarie, soccombono. A Cesura-Magnaboschi, intanto, il comando del 2 reggimento con pochi uomini, costituenti il nucleo dello Stato Maggiore, riesce a stento a liberarsi dall avvolgimento. Con uguali forze e intensità gli austriaci attaccano le posizioni di M. Belmonte, Malga della Cava e M. Barco, ove lottano strenuamente altri granatieri del 1 reggimento. Verso mezzogiorno per ordine della 32 a Divisione, che nella notte sul 3 ha assunto il comando della zona, i pochi superstiti della Brigata hanno l ordine di ripiegare sul M. Pau, 241

42 ove il giorno 4, con due battaglioni del 211 fanteria, organizzano una nuova linea di resistenza tra M. Pau e M. Busibollo, sul versante meridionale di Val Canaglia. II 7 giugno, sostituiti dal 95 fanteria, i resti della Brigata, riuniti in un sol battaglione, vengono raccolti a Farà Vicentino e indi a Poiana, alla dipendenza della 24 a Divisione. In tale periodo il 1 Granatieri ebbe 15 ufficiali morti, 16 feriti e 49 dispersi; il 2 Granatieri 13 ufficiali morti, 21 feriti e 23 dispersi. La Brigata fra morti, feriti e dispersi subì la perdita dì 4478 uomini. Monte Cengio. Il Salto del Granatiere. 242

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60 LE MEDAGLIE D ORO DEL CENGIO (OLTRE FEDERICO MOROZZO DELLA ROCCA) 260

61 LA PRIGIONIA Alcuni Ufficiali, dopo la battaglia degli Altipiani furono fatti prigionieri dagli austriaci e furono condotti a Dunaszerdahely (Slovacchia). Durante il periodo di prigionia, presso il campo fu redatto un opuscolo. Nelle pagine successive sono riportati l elenco dei predetti Ufficiali ed alcune pagine del citato opuscolo. Anche in prigionia i Granatieri non dimenticarono di commemorare la festa della specialità. Biglietto di invito per gli Ufficiali presenti nel campo di prigionia 261

62 262 Giornale stampato dai prigionieri italiani (granatieri)

63 COMBATTIMENTO DI SAN MICHELE, DEL PECINKA, DEL NAD LOGEM COMBATTIMENTI DEL VELIKI KIBRAK, DI SAN GRADO DI MERNA OPERAZIONI NEL SETTORE OPPACHIASSELLA HUDI LOG (agosto - dicembre 1916) Nella zona di Poiana si procedette alla ricostituzione della Brigata che vi restò fino al 31 luglio. Sull Isonzo intanto iniziarono i preparativi per l investimento della testa di ponte di Gorizia e dell altopiano carsico (VI battaglia dell Isonzo, 6-17 agosto). Molte brigate che avevano partecipato alle operazioni sugli Altipiani, ove la lotta era stata contenuta e il nemico costretto ad arroccarsi o indietreggiare, furono trasportate sulla nuova fronte di battaglia. Il 2 agosto 1916 la Brigata, dopo un breve periodo di riposo e riordinamento, partì in ferrovia per ignota destinazione. La battaglia di Gorizia stava per cominciare. Il 5 agosto la Brigata era nella zona di Versa, presso l Isonzo. Alle ore 7 del 6 agosto aprivano il fuoco le artiglierie italiane da Tolmino al mare: aveva inizio la sesta battaglia dell Isonzo. Nelle prime ore della notte il 1 Granatieri valicò l Isonzo sulla passerella di Gradisca e sul ponte di Sagrado, passando alle dipendenze della Brigata Catanzaro. Iniziò allora un impiego frammentario dei battaglioni Granatieri a sostegno dei fanti di linea. Il primo ad essere inviato avanti fu il IV battaglione del 1 Granatieri, spinto d urgenza su Cima 1 a sostegno del 141 fanteria. Anche il 1 battaglione del 1 Granatieri intervenne nella lotta, battendosi fra Cima 1 e Cima 2, contro gli austriaci che per tutto il giorno attaccarono invano, anche a sei battaglioni alla volta. Ma Granatieri e Fanti, nell inferno di colpi d artiglieria e di proietti a gas, seppero far muro. Il giorno 7 agosto anche il rimanente battaglione del 1 e il 2 Granatieri furono sul S. Michele, impiegati a battaglioni isolati, frammisti alle truppe residue del 141 e 142 fanteria, da cui dipendevano direttamente. Nelle due giornate 34 ufficiali e 874 granatieri furono uccisi o feriti. Il giorno 8 agosto, mentre veniva conquistato il Pod- 263

64 gora e reparti delle Brigate Casale e Pavia passavano l Isonzo puntando avanti verso Gorizia, la lotta sul S. Michele continuava asperrima. Granatieri e Fanti respingevano attacchi, contrattaccavano a loro volta, lavoravano a rafforzare le sassose trincee conquistate. L 8 agosto la Brigata perse altri 20 Ufficiali e 547 uomini di truppa. Il 9 agosto finalmente la Brigata Granatieri agì nuovamente compatta al comando del Generale Pennella e dei colonnelli Anfossi e Graziosi, inserita come fronte sul S. Michele, fra le Brigate Catanzaro e Brescia, nella sella tra Cima 2 e Cima 3 e su q Nella stessa mattinata i Granatieri attaccarono; primo a raggiungere i suoi obiettivi fu il I Battaglione del 2 Granatieri. Il mattino del 10 agosto i Granatieri si accorsero che il nemico nella notte aveva ripiegato dal S. Michele. La Brigata avanzò fino a Gotici e là ricevette ordine di riprendere il movimento (che doveva avere carattere d inseguimento ) nelle prime ore della notte oltre il Vallone di Doberdò, con obiettivo il Nad Logem. Nella stessa notte e nelle prime ore del giorno 11, arrestati da reticolati dislocati davanti alla forte posizione del Nad Logem i Reparti si accorsero che non si trattava d inseguire, ma occorreva ancora attaccare. I Granatieri si trovarono a dover rompere i reticolati con le pinze, con le vanghette e con i calci dei fucili. Attaccarono però con tale impeto e slancio, che gli austriaci ne furono sorpresi. Le difese di q.187 e q.198 caddero. Fu impossibile però conquistare il Nad Logem rivelatosi posizione molto munita e dura. Il 12 agosto, dopo adeguata preparazione d artiglieria, la Brigata Lombardia e il 1 Granatieri (antichi granatieri di Lombardia e Granatieri di Sardegna ancora una volta legati sui campi di battaglia) conquistarono il Nad Logem. Del 1 Granatieri agì superbamente l intrepido IV Battaglione guidato dal Maggiore Alberto Rossi. Il capitano Ferruccio Anitori con la 15 a compagnia pose piede sulla dominante q.212. Fu un azione bellissima per slancio, ardimento ed accurata organizzazione. Centinaia di prigionieri caddero nelle mani, con armi e materiali. Elogi arrivarono ai Granatieri non solo dai Comandi Superiori e dai comandanti delle Grandi Unità laterali che avevano seguito, ammirando l impetuoso attacco dei Granatieri. 264

65 Alla fine della giornata i Granatieri erano prostrati dalla stanchezza, dalla sete, dal caldo afoso, ma quante meravigliose energie erano ancora in loro, vivificate dalla gloriosa tradizione e dall alto senso del dovere e dell onore. Il 13 agosto, la Brigata Granatieri, che aveva già perduto 100 Ufficiali e 2600 uomini di truppa, attaccò ancora oltre q. 187 e in accanita lotta riuscì ad inoltrarsi nei trinceramenti nemici per più di 800 metri, catturando un migliaio di prigionieri. Arrivò ad un chilometro circa dal Veliki Kribak e dal Pecinka, e perse, uccisi o feriti, altri 18 Ufficiali e 479 granatieri. Nella notte due contrattacchi austriaci furono respinti. Il giorno seguente, 14 agosto, al mattino i due Reggimenti si lanciarono avanti, il 1 Granatieri contro il Veliki Kribak, il secondo contro il Pecinka; ma il valore e il sangue furono vani, gli attacchi s infransero contro le fortissime posizioni. Riuscirono i Granatieri ad arrivare fin quasi alle dirute case di Loquizza, a conquistare q. 263 e q. 265 e due ordini di trinceramenti, a catturare 500 prigionieri, ma il Veliki e il Pecinka rimasero in mano nemica. Cooperò con loro un battaglione del 75 Fanteria Napoli. A sera i Granatieri, malgrado la stanchezza, tentarono ancora, a file decimate, di progredire. Il tiro terribile delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche ed i reticolati arrestarono l attacco. Quasi tutti gli ufficiali della Brigata furono messi fuori combattimento. Nella notte i superstiti stremati della Brigata furono sostituiti in linea dalla Brigata Pinerolo e si diressero a Peteano. Il giorno 16 agosto furono nuovamente chiamati nel Vallone di Doberdò, riuniti in un reggimento di formazione, su due battaglioni, come riserva della 4 a Divisione fino al 22 agosto. A tale data furono trasferiti a Versa, ove erano giunti complementi tratti dal deposito di Parma. Tra il 22 ed il 26 agosto la Brigata si ricostituì. La Brigata infatti nel periodo fra il 6 ed il 21 agosto aveva perduto il 75% dei suoi Ufficiali e il 56% della truppa. Aveva avuto uomini messi fuori combattimento e fra essi un gran numero di sottufficiali, con perdite difficilmente colmabili. Senza respiro i Granatieri di Sardegna furono subito chiamati ad altra prova durissima. Il 26 di agosto erano ancora in prima linea, sostituendo la Brigata Napoli, fra il T. Vipacco e q.213 del Nad Logem. Il 14 settembre iniziò la breve e sanguinosa settima battaglia dell Isonzo. DAL NAD LOGEM ALLE QUOTE DI REGIONE FORNAZA AGOSTO GIUGNO 1917 LA BATTAGLIA DELLA GLORIA Dalle cime dell insanguinato S. Michele i granatieri, passando a nord di Devetaki (lungo il Vallone,) puntano verso il Nad Logem, Gli austriaci rafforzati da nuove truppe inviate d urgenza dal fronte russo, oppongono 265

66 ai nostri disperata resistenza, ben comprendendo che dopo la nuova perdita del S. Michele, è aperta una grave falla nella zona Carsica. L 11 e il 12 Agosto 1916 i decimati resti della Brigata Granatieri, ben appoggiati dalle nostre artiglierie, conquistano quota 198 e puntano su quota 212. Quota 212 è un braciere ardente: le opposte artiglierie scaricano sulla posizione contrastata un diluvio di granate. Austriaci ed Italiani in mischia convulsa lottano fieramente e molti cadono frammisti negli spasimi dell agonia, uniti nel supremo sacrificio del dovere, della morte. Obici d ogni calibro sconvolgono la tormentata quota ed i reparti che assaltano sono sferzati da mille proiettili d ogni genere, comprese le membra dei morti e dei feriti, scaraventate addosso ai morituri quasi ad infrenarne la meravigliosa avanzata. Il Nad Logem è nostro. Numerosi prigionieri e parecchio materiale bellico compensano i nostri delle gravi perdite subite nel travolgente attacco. Molti sono anche i morti austriaci. Il nemico però non ha rinunciato all attacco. Diversi aeroplani sorvolano le posizioni lanciando pericolose fumate d avvertimento, per indicare alle artiglierie avversarie le nostre nuove posizioni. I granatieri, pur esausti dallo sforzo, provvedono sollecitamente a rafforzare il terreno conquistato. La notte del 13 Agosto è abbastanza calma: s intuisce che il nemico sta riorganizzando le proprie riserve, ben sapendo che il nostro obbiettivo d attacco è più avanti. L attacco al VelikI Kribach si svolge con garibaldina fierezza: ma mentre i granatieri avan- 266

67 zano superbamente, le truppe laterali piegano alla pressione nemica. II giorno dopo, superando con sbalzi leonini le zone battute da micidialissimi tiri di numerose mitragliatrici i nostri frantumano la resistenza avversaria, e il Veliki Kribach (al pendio) in parte è nostro. Contemporaneamente da Gotici si svolgeva l attacco per la conquista del Pecinka assicurando cosi il possesso di tutta la zona retrostante al S. Michele. Prima però di ritornare a meritato riposo il 16 Agosto 1916 i resti della Brigata sono richiamati nel Vallone per riprendere quota 187 perduta da altri reparti. In seguito la Brigata è inviata a riposo a Peteano. Verso la metà di Settembre si parte di nuovo per il settore Veliki Krìbak, Hudi Log e S. Grado di Merna, dove i nostri debbono sostenere non lievi sacrifici per la conquista della Collinetta di S. Grado, fortemente presidiata dagli austriaci. Per queste azioni, S. E. Cadorna cosi scriveva al Generale Pennella: Mi rallegro con Lei e con la storica Brigata delle magnifiche Gesta! Non credevo a tante perdite. E enorme! Esse testimoniano l eroico valore dimostrato. Onore ai Granatieri di Sardegna. Da Palikisce i due reggimenti si sostituiscono nei faticosi e dolorosi turni di trincea davanti ad Hudi Log e lungo la linea Castagnevizza Oppachiesella. Durante l inverno 1916, Gennaio 1917 la Brigata è impiegata in lavori difensivi sulla destra dell Isonzo e sulle alture di Oslavia. 267

68 DON LUIGI QUADRI CAPPELLANO DEI GRANATIERI MED. D ARGENTO AL VALOR MILITARE MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE Subito dopo il combattimento, mentre ancora era intenso il fuoco nemico, con superbo sprezzo del pericolo, compiva la sua missione percorrendo impavido la linea dando sepoltura ai morti, confortando i feriti, e facendo efficace opera d incoraggiamento ai combattenti. (Boll.Uff Disp. 83). Altipiano Carsico (Quota 241), 25 Maggio-6 Giugno 1917 MEDAGLIA D ARGENTO AL VALOR MILITARE Durante la ritirata sul Piave, sempre in mezzo al proprio reggimento in sanguinosi combattimenti, compì sempre nobilmente le sue mansioni. Primo fra tutti in linea ed ultimo ad abbandonare le posizioni, dette tutta la sua attività per incoraggiare e confortare i feriti. Effettuato il ripiegamento sulla destra del fiume partecipò con una compagnia del reggimento a sanguinosi combattimenti sull ansa del Zenson, e ritiratosi il reparto, rimase sul posto, sotto il fuoco nemico di artiglieria e mitragliatrici, per l inumazione dei caduti, dando esempio di sublime abnegazione e di alto spirito del dovere. (Boll. Uff disp. 40) Medea al Piave (Treviso), Novembre

69 1917 L anno 1917 trovò la Brigata Granatieri di Sardegna nei propri alloggiamenti (il 1 Reggimento a Pradamano e Cargnacco, il 2 a Cussignacco e Terenziano), impegnata al riordinamento delle Unità. Il 3 gennaio fu posta a disposizione della 2 a Armata, ad eccezione del I Battaglione del 2 Reggimento (ventidue ufficiali e novecentocinquanta uomini di truppa) passato a disposizione della Piazza di Gorizia. Fino al 4 febbraio la Brigata tenne quindi il fronte che già era stato della 43 a Divisione, provvedendo alle opere di assestamento e impegnandosi in piccoli scontri armati. Il 26 marzo, per ordine del Comando Supremo, ridusse la forza delle proprie compagnie da duecentocinquanta a duecento uomini, costituendo con i granatieri esuberanti un VII Battaglione che fu dislocato ad Orgnano. In quel mese sia il comandante della Zona di Gorizia che il comandante della 12 a Divisione, passando in rassegna la Brigata, manifestarono il loro compiacimento e la certezza che la preparazione raggiunta dai granatieri avrebbe trovato piena conferma nei prossimi cimenti. Dal 21 maggio al 22 settembre la Brigata fu impegnata in sanguinose offensive sul Carso nel settore Jamiano, a Selo, a Fornaia e sulle quote 219, 235 e 241, avanzando poi verso l Hermada, sulla direttrice di Trieste. I combattimenti che i singoli reparti dei due reggimenti - posti in un certo periodo alle dipendenze l uno della Brigata Mantova e l altro della Brigata Padova - dovettero sostenere a partire dal 24 maggio, secondo anniversario dell entrata in guerra, furono numerosi ed in particolare quelli per la conquista sofferta delle quote 219, 235 e 241, in particolare l ultima più volte conquistata e perduta. Basti dire che soltanto nel suddetto giorno il solo 2 Granatieri perse, tra morti e feriti, ventotto Ufficiali e millecentosessanta uomini di truppa; morirono tra gli altri il Tenente Vincenzo Rocca alla testa della sua compagnia, meritando la medaglia d oro (la nona concessa a granatieri), e il Tenente Giorgio Reiss Romoli, triestino (mentre suo fratello Guglielmo restò ferito). Molte compagnie restarono senza ufficiali, al comando di aspiranti ufficiali, o furono completamente annientate. Si era anche disposto, il 26 maggio, 269

70 che pur così ridotto il reggimento avanzasse su Selo e quota 247: ma l ordine dovette essere sospeso per l impossibilità materiale di quei reparti di compiere, in quel momento e ridotti al minimo della forza, qualsiasi azione offensiva. Dopo un tentativo del nemico, il 30 maggio, contro il fronte del 1 Granatieri, da questo respinto, fino al 2 giugno non ci furono operazioni di rilievo. Ma il 3, dopo un forte fuoco di artiglieria, gli austriaci attaccarono in forze. Il contrattacco dei granatieri, effettuato anche con bombe a mano ed all arma bianca, fu tale che il nemico dovette ritirarsi, lasciando ai reticolati e di fronte alle nostre trincee mucchi di cadaveri. Finalmente, la notte sul 5 giugno la Brigata fu ritirata dalla prima linea, dalle aspre posizioni costate fino allora complessivamente tremila uomini. Ma non fu trascorso il giorno, erano trascorse appena diciannove ore, che il 1 Reggimento, che si era raccolto in località Casa Bonetti, fu inviato, con urgenza, a rioccupare le quote 219 e 235 che nella notte gli austriaci avevano riconquistato. Il 1 Granatieri, con un attacco rabbioso, in mischie convulse le riconquistò. Furono imprese, quelle dei due Reggimenti Granatieri nel maggio-luglio 1917 nella Regione Fornaza, a quote 235 e 219 il 1, a quota 241 il 2, che veramente rinverdirono di novella gloria le fiere tradizioni dei Granatieri di Sardegna, come si legge nelle motivazioni delle due medaglie d oro concesse alle loro bandiere. La sera del 15 luglio la Brigata partecipò ad un azione offensiva per consolidare le posizioni attorno alla quota 241, operazione nella quale furono particolarmente impiegati il II Battaglione del 2 Reggimento al comando del maggiore Giunta e poi una compagnia del Battaglione Ardissone del 1. Il 19 luglio la Brigata fu ritirata in zona di riposo dove restò fino al 13 agosto; ed ivi il 5 agosto il duca d Aosta volle personalmente consegnare, al cospetto della Brigata in armi, le ricompense al valor militare agli ufficiali ed ai granatieri che maggiormente si erano distinti nella cruenta battaglia, dicendosi orgoglioso di decorare i rossi Granatieri di Sardegna. Da tre secoli - disse - dove più acceso fu il bagliore delle 270

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