MUSEO PIGNATELLI. di notevole talento. 3 Plutarco, Vita di Alcibiade 8-9: Plutarco racconta che Alcibiade possedeva un cane incredibilmente

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2 MUSEO PIGNATELLI Info e prenotazioni Terza domenica del mese di gennaio e febbraio - Ore Terzo sabato del mese di marzo - Ore Prenotazione obbligatoria Tel saad.progetti@unisob.na.it La Villa Pignatelli, sede del Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, unico esempio di museo dimora storica a Napoli, si inserisce con la sua imponente architettura neoclassica circondata da un ampio parco, nel fitto tessuto urbanistico della Riviera di Chiaia, in posizione arretrata rispetto al filo stradale. La commissione e realizzazione della villa, così come i successivi cambiamenti, sono strettamente legati alle esigenze e al gusto delle famiglie aristocratiche che l hanno abitata: gli Acton, i Rothschild e i Pignatelli Aragona Cortes, duchi di Monteleone e Terranova. Il primo proprietario fu Sir Ferdinand Richard Acton, figlio del famoso Sir John primo Ministro e Segretario di Guerra e Marina di Ferdinando IV di Borbone che, acquistato il terreno, affidò nel 1826 la progettazione della villa a Pietro Valente 1, giovane architetto napoletano, mentre le decorazioni degli interni furono successivamente eseguite dal toscano Guglielmo Bechi 2, così come lo scenografico giardino che conserva, ancora oggi, un impianto molto simile a quello originale. La struttura architettonica dell edificio è caratterizzata da un eccentrico impiego degli elementi tipici dell architettura neoclassica, come l imponente Veranda Neoclassica con una doppia fila di colonne neodoriche, che la rende simile alle ville rappresentate negli affreschi pompeiani e stabiesi. In linea con il gusto inglese dei primi committenti, l ingresso è situato sul fronte posteriore della villa, alla quale si accede attraverso una scalinata abbellita da riproduzioni di antiche sculture raffiguranti il cosiddetto Cane di Alcibiade 3. Contri- 1 Architetto (Napoli 1796 Napoli 1859), direttore dell Accademia di Belle Arti di Napoli (dal 1849). Fu allievo di Antonio Niccolini (San Miniato 1772 Napoli 1850), regio architetto e decoratore. 2 Guglielmo Bechi (Firenze 1791 Napoli 1852) architetto, archeologo, arredatore e decoratore di notevole talento. 3 Plutarco, Vita di Alcibiade 8-9: Plutarco racconta che Alcibiade possedeva un cane incredibilmente grande e bello, che aveva pagato settanta mine, circa 7000 dracme, cifra notevole per quel tempo; un giorno, tuttavia, senza motivo apparente, gli tagliò la splendida coda. I familiari, allora, lo rimproveravano, dicendo che tutti adesso, afflitti dalla sorte del cane, ne ingiuriavano il padrone: «Succede proprio quello che volevo» - rispose Alcibiade ridendo - «Io volevo che gli Ateniesi cianciassero di questo e così non dicessero nulla di peggio sul mio conto».

3 buisce a determinare la singolarità di questa residenza storica l avvolgente e scenografico giardino all inglese, che con i suoi sinuosi viali e la disposizione delle piante a boschetto sottolinea l irregolarità del territorio reso suggestivo dalla presenza di piante rare e secolari. Dopo la morte di Sir Ferdinand, lady Acton cedette la proprietà della villa, insieme a gran parte del giardino, al banchiere Carl Mayer von Rothschild, finanziatore ufficiale dei Borbone, che dal 1842 ne fece la propria residenza e vi costruì, sul lato lungo dell attuale via Piscicelli, la palazzina a tre piani dove ebbero sede gli uffici bancari. I lavori di ristrutturazione che dovevano provvedere ad adeguare la residenza alle esigenze di uno status elevatissimo, furono affidati prima ad un ignoto architetto francese e, successivamente, completati da Gaetano Genovese 4. Venne così realizzata la sistemazione e la decorazione in stucco bianco e oro del Salotto Rosso e quella della Sala da Ballo, costituita da grandi specchiere con cornici in legno intagliato e dorato. Con l Unità e la conseguente diminuzione dell attività dei Rothschild, legata al rapporto privilegiato con i Borbone, la villa, nel 1867, fu acquistata dal principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, duca di Monteleone, che vi abitò insieme alla moglie donna Giulia Cattaneo dei Principi di San Nicandro. A questo periodo risale, molto probabilmente, la costruzione dei piccoli edifici nel giardino, quali lo Chalet svizzero, la Torretta neogotica e la Serra. I lavori di trasformazione della dimora e del parco proseguirono anche ad opera dell erede Diego, nipote ed omonimo del principe Pignatelli, e di sua moglie Rosa Fici dei duchi di Amalfi, allorché vi si trasferirono nel La storica abitazione e il giardino assunsero l aspetto attuale, che rispecchia il gusto e lo stile dei Pignatelli e in particolare testimonia la grande personalità della principessa Rosina, donna di grande fascino, dama di Palazzo della Regina Margherita, che portò la villa al centro di una rete di rapporti con i regnanti e con la più alta aristocrazia d Italia e d Europa, facendone uno dei salotti più ambiti della città. La principessa rinnovò completamente le decorazioni e gli arredi e, in circa sessant anni, vi creò un ricco fondo librario di oltre 2000 testi, una raccolta di musica lirica e classica, costituita da 4000 microsolchi, di artisti che animavano le serate nei suoi salotti dopo le esibizioni al Teatro San Carlo ed, infine, una preziosa collezione di porcellane e di servizi da tavola, che fanno parte della collezione stabile del museo. É proprio a questa donna, alla sua sensibilità e al desiderio di perpetuare il ricordo della sua famiglia e del marito Diego, che si deve la donazione nel 4 Gaetano Genovese (Eboli 1795 Napoli 1875), architetto e decoratore, svolse il suo incarico di architetto direttore della Real Casa durante quasi tutto il regno di Ferdinando II di Borbone.

4 1955 della villa allo Stato, con l unica clausola che l appartamento nella sua parte rappresentativa rimanesse conservato integralmente. Il museo, aperto al pubblico dal 1960, segue un percorso attraverso i Salotti rimasti inalterati al piano nobile, la Sala da pranzo, con tutti gli arredi originari, usata per le cene di gala, la Biblioteca (o fumoir) con le pareti tappezzate da un magnifico parato in cuoio con oro a pastiglia impresso, il Salottino pompeiano con le decorazioni di Guglielmo Bechi e i vetri dipinti di Gennaro Maldarelli 5 e Nicola La Volpe 6, la Sala da Ballo e la Veranda Neoclassica con l ampio e luminoso colonnato che apre la vista al giardino. Negli spazi modificati del primo piano, attualmente destinate all allestimento di mostre temporanee, è possibile solo parzialmente individuare la suddivisione originale della struttura architettonica. Notevole interesse per le giovani generazioni riveste il Museo delle Carrozze, progettato nel 1975 dall architetto Ezio Bruno De Felice nei locali delle antiche scuderie. Nato grazie al dono del marchese Mario d Alessandro di Civitanova di numerosi esemplari di carrozze, realizzate dalle fabbriche più prestigiose dell Ottocento, e di finimenti, bordature e altri accessori, il Museo si è arricchito, negli anni, di ulteriori donazioni provenienti dalle famiglie Leonetti, Spennati, Dusmet che lo hanno reso tra i più interessanti del genere in Europa. Attualmente è interessato da lavori di restauro e di adeguamento impiantistico degli ambienti, in vista della necessità di realizzare un nuovo allestimento, in linea con le più moderne concezioni allestitive e di sicurezza. 5 Gennaro Maldarelli (Napoli 1795 Napoli 1858) pittore, disegnatore e figurinista neoclassico, fece parte del gruppo di artisti accademici che ottennero notorietà e fama lavorando quasi esclusivamente al servizio dei Borbone. 6 Nicola La Volpe (Napoli ), pittore.

5 Consolle Manifattura napoletana sec. XIX ( ) legno intagliato e dorato cm 101x164x83 inv. 207/208

6 Si può ipotizzare che il Salotto Rosso, così chiamato per la tappezzeria di damasco rosso che riveste le pareti, abbia conservato le decorazioni in stucco bianco e oro, risalenti all intervento commissionato dai Rothschild a Gaetano Genovese intorno agli anni 50 dell Ottocento. Quest ambiente testimonia il gusto dell epoca, in cui domina una rilettura dei diversi stili del passato che si coniugano con lo sfarzo e la magnificenza dettata dallo status di una famiglia di antichissima nobiltà; infatti, poteva vantare titoli e vasti possedimenti, nonché discendenze dalle casate Aragona e Cortés, e tra i suoi personaggi più illustri figura Antonio Pignatelli, divenuto papa col nome di Innocenzo XII, dal 1691 al In questa sala, che la principessa Rosina amava chiamare Salotto Luigi XIV per lo stile e l arredo, spiccano due consolle, con piano recentemente rivestito in tessuto di velluto rosso, di gusto neobarocco in legno riccamente intagliato e dorato con decorazione a motivi fitomorfi sia vegetali sia floreali. La struttura del mobile è costituita da un piano rettangolare che poggia su quattro sostegni a motivo di ampie volute raccordate in basso da altrettante traverse perimetrali lievemente ricurve di cui quella centrale presenta un mascherone. L ornato di ispirazione naturalistica si articola in un rincorrersi di elementi vegetali (tra cui girali di foglie d acanto, ghiande e fiori) che si congiungono nella parte alta centrale in una testa femminile, offrendo un serrato intreccio di grande effetto pittorico. La consolle è espressione dell eccellenza artigiana napoletana di fine Ottocento che reinterpreta in modo originale le forme barocche le quali donano al mobile un andamento sinuoso mentre le virtuosistiche curve intagliate lasciano poco spazio ai vuoti.

7 Scrittoio con alzata Manifattura francese, 1775 Legno intarsiato, bronzo e smalti dipinti cm 132x90x30 Inv. 910

8 Il Salottino verde, punto di raccordo tra la Sala da pranzo e la Biblioteca, costituisce uno degli ambienti più suggestivi e fastosi dell appartamento storico per il ricco assortimento di ceramiche e porcellane appartenenti alle più prestigiose manifatture europee e orientali del tempo, a testimonianza dell inclinazione collezionistica dei proprietari nei confronti delle arti applicate. L eclettismo relativo alla diversa provenienza e tipologia di questi oggetti d arte decorativa, cifra del gusto della seconda metà dell 800, si riflette anche nella varietà di stili che caratterizza i preziosi arredi e la mobilia, i quali si adeguano funzionalmente e stilisticamente a ciascun ambiente. Tra questi si distingue per eleganza e raffinatezza lo Scrittoio con alzata in legno intarsiato, da riferirsi a quel genere di secrétaire con alzata e placche in porcellana realizzati in Francia intorno al 1775 dall ebanista Martin Carlin 7. Apparso nell arredamento francese all epoca di Luigi XV, il secrétaire ebbe ampia diffusione per tutto il secolo XVIII e parte del successivo, generando diverse varianti. Lo Scrittoio con alzata è costituito da un corpo superiore (alzata) di forma rettangolare, sul quale poggia un piano di marmo nero, con due ante, con intarsio ligneo a disegni geometrici, che celano l interno costituito da una serie di piccoli cassetti; il corpo inferiore, leggermente più largo di quello superiore, è invece formato da un piano con un unico cassetto decorato in modo da dare l idea che ne siano due che contiene, nascosto al suo interno, un ripianoscrittoio rivestito in pelle verde con decorazioni in oro e scomparti per sabbia e inchiostro. Il mobile è sorretto da quattro gambe che vanno restringendosi alle estremità e che terminano con scarpette bronzee, con funzione protettiva. All essenzialità e sobrietà delle linee della struttura fa da controparte la ricchezza e lo sfarzo delle decorazioni, costituite da applicazioni in bronzo dorato di ottima fattura e pregevoli placche dipinte a smalto che raffigurano vasi con fiori. Ai lati dell alzata sono applicati due gruppi di decorazioni in bronzo dorato con trofei e medaglie variamente intrecciati con nastri e motivi fitomorfi dalle valenze simboliche. Nel bordo superiore dello stipo vi è una fascia con una serie di motivi fogliacei e floreali minuziosamente forgiati, mentre lungo le fasce laterali s intrecciano motivi a nastro. Le placche ovali dipinte a smalto, inserite nelle due ante dello stipo, sono finemente contornate da una cornice bronzea di elementi vegetali e nastri; quelle tonde, incorporate nel cassetto sottostante, presentano ritratti di nobildonne e sono rette da due putti con terminazioni vegetali. Una ricca ghirlanda ovoidale delimita la serratura del cassetto. 7 Martin Carlin (Friburgo, Germania 1730 Parigi 1785), ebanista. I suoi mobili si distinguevano sia per l inserimento di placche in ceramica di Sèvres sia per la presenza di ingegnosi meccanismi.

9 Leonardo Pennino Diego Aragona Pignatelli Cortes, Duca di Monteleone, in veste classica, 1821 Marmo cm 160x68x130 inv. 918a

10 Nella Veranda Neoclassica è possibile ammirare la statua in marmo del principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, Duca di Monteleone, in veste classica, opera del 1821 dello scultore palermitano Leonardo Pennino 8. Il principe è rappresentato nelle vesti e nella posa classica di un console romano, seduto su una sedia e in atto di indicare qualcosa davanti a sé, volgendo lo sguardo verso sinistra. Una folta capigliatura scomposta in riccioli corposi e ben definiti fanno da cornice ad un viso dal piglio autorevole e risoluto i cui tratti lo rendono immediatamente riconoscibile. È evidente un acuta osservazione fisiognomica da parte dello scultore che ha voluto delineare anche il profilo psicologico e la statura morale del personaggio. Indossa una toga dal panneggio frastagliato, con bordatura a disegni geometrici stilizzati, che ricade morbida sul braccio sinistro poggiato sullo schienale, la mano impugna un foglio ripiegato. L abito lascia scoperti la spalla e il braccio destro che, proteso in avanti, accompagna la torsione del busto e rompe la staticità della figura. Il dinamismo della scultura è accentuato anche dalla posizione asimmetrica delle gambe e dei piedi: quello sinistro è più avanzato rispetto al destro. Calza i tipici sandali romani in tessuto ricamato, con plantare in cuoio e fasce alle caviglie. La sedia presenta una pignatta per ciascun lato visibile, emblema dello stemma di Casa Pignatelli, e un cuscino con nappe angolari che ammorbidisce la seduta. 8 Leonardo Pennino ( ) scultore.