LO SPIRITO SANTO NELLA SACRA SCRITTURA
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- Costantino Pippi
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1 LO SPIRITO SANTO NELLA SACRA SCRITTURA Quando si parla dello Spirito Santo nella Bibbia LA PRESENZA DELLO SPIRITO DI DIO NELL AT La Sacra Scrittura, fin dall Antico Testamento, aiuta a comprendere che nulla, di quanto è buono, vero e santo nel mondo, può spiegarsi indipendentemente dallo Spirito di Dio. Un primo velato accenno allo Spirito si incontra fin dalle primissime righe della Bibbia, nell inno a Dio creatore con cui si apre il libro della Genesi: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. (Gen 1,1-2) Per dire spirito si usa qui la parola ebraica x:wr (ruach) che significa soffio e può designare sia il vento che il respiro. Quindi di per sé l indicazione originale sembra riferita semplicemente ad una situazione cosmica nella quale Dio interviene per mettere ordine. Ma come fa Dio a mettere ordine, ovvero come fa a creare? Questo testo appartiene al periodo dell esilio babilonese (VI sec. a.c.) quando la fede d Israele era pervenuta esplicitamente alla concezione monoteistica di Dio. Prendendo coscienza, grazie alla luce della rivelazione e all esperienza della lontananza dalla terra e dal proprio tempio, del potere creatore dell unico Dio e 1
2 della sua presenza continua accanto al popolo, Israele è giunto ad intuire che Dio ha creato l universo con la forza della sua Parola, che in ebraico si dice rbd (dabar), che significa appunto parola/evento. Unito a questa, emerge allora il ruolo dello Spirito, la cui percezione è favorita dalla stessa analogia del linguaggio che, per associazione, congiunge la parola al soffio delle labbra: Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruach) della sua bocca ogni loro schiera (Sal 33,6). Questo soffio vitale e vivificante di Dio non è limitato all istante iniziale della creazione, ma sostiene in permanenza e vivifica tutto il creato rinnovandolo continuamente: Mandi il tuo spirito (ruach), sono creati, e rinnovi la faccia della terra (Sal 104,30). Questa condizione, il soffio vitale, ci fa capire cosa sia lo Spirito che dà la vita: una cosa che prima non era viva, investita dallo Spirito di Dio diventa viva e quindi è il datore della vita, colui che dà la vita. Quindi è la dynamis, cioè la potenza di Dio, come è detto nel racconto della creazione. In questo senso ci è ora possibile comprendere l indicazione di Genesi, anche alla luce di quanto è scritto in seguito: Dio disse: Sia la luce!. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno (Gen 1,3-5). Ecco allora la risposata alla domanda: da dove passa lo Spirito di Dio? Passa attraverso la Parola che Dio ha ispirato, dunque la parola profetica. Come si vede, lo Spirito è collegato alla Parola di Dio. E infatti è proprio in riferimento alla Parola di Dio mediante i profeti che viene maggiormente indicata la presenza dello Spirito: Lo Spirito del Signore venne su di me e mi disse: Parla, dice il Signore (Ez 11,5). Durante e dopo l esilio babilonese tutta la storia di Israele viene riletta come un lungo dialogo scambiato da Dio con il popolo eletto mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato (cf. Zc 7,12). Inoltre la novità più caratteristica della rivelazione biblica è l aver ravvisato nella storia il campo privilegiato dell azione dello Spirito di Dio. In circa 100 passi 2
3 dell Antico Testamento la ruach indica l azione dello Spirito del Signore che guida il suo popolo, soprattutto nelle grandi svolte del suo cammino. Così nel periodo dei giudici Dio faceva scendere il suo Spirito su uomini deboli e li trasformava in guide carismatiche, investite di energia divina: è la vicenda specialmente di Sansone: Lo Spirito del Signore irruppe su Sansone ed egli, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto (Gdc 14,6). Eppure lo Spirito del Signore non violenta la vita dell ospite, ma agisce nella vita dell uomo in modo potente, ma anche discreto e silenzioso, come si vede nell incontro di Elia con Dio sul monte, laddove la presenza divina viene indicata nel vento leggero: Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri. Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: Alzati e mangia!. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d' acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l' angelo del Signore, lo toccò e gli disse: Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l Oreb. Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand' ecco il Signore gli disse: Che fai qui, Elia?. Egli rispose: Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita. Gli fu detto: Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti 3
4 al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: Che fai qui, Elia? (1Re 19,4-13). La prospettiva profetica addita soprattutto nel futuro il tempo privilegiato in cui si compiranno le promesse nel segno della ruach divina. Isaia annuncia la nascita di un discendente particolarmente segnato dalla presenza dello Spirito: Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l empio (Is 11,2-4). Per tracciare un sintetico bilancio della misteriosa identità dello Spirito nell Antico Testamento, indichiamo due tratti molto chiari: - la trascendenza dello Spirito, che è perciò chiamato talvolta santo. Lo Spirito di Dio è divino a tutti gli effetti, e non è una realtà che l uomo possa conquistare con le sue forze, ma un dono che discende dall alto: si può solamente invocare e accogliere. - la potenza dinamica dello Spirito, che egli rivela nei suoi interventi nella storia. Talvolta si rischia di proiettare sull immagine biblica dello Spirito concezioni legate ad altre culture come, ad esempio, la concezione di spirito come di qualcosa di evanescente! Al contrario l idea biblica della ruach sta ad indicare una forza supremamente attiva e potente, che trasforma il caos in cosmo. 4
5 LA PRESENZA DELLO SPIRITO DI DIO NEL NT Il Nuovo Testamento teologizza il concetto di Spirito, che in greco si dice pneu/ma (pneuma): in tutte le sue ricorrenze ha sempre a che fare con Dio. L evangelista Luca ha la capacità di ripercorrere e portare a compimento il racconto della storia della salvezza attraverso i suoi due libri (il Vangelo e gli Atti). Egli presenta lo Spirito all inizio della vicenda terrena di Gesù e, allo stesso modo, all inizio della storia della Chiesa. Ne presentiamo alcuni passi significativi di seguito. Allora Maria disse all angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1,34-35). Poi tutti i Sinottici parlano immediatamente dello Spirito Santo in occasione del battesimo di Gesù al fiume Giordano: Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba (Lc 3,21-22). E, uscendo dall acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba (Mc 1,10). Appena battezzato, Gesù uscì dall' acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui (Mt 3,16). 5
6 Ma è Gesù stesso che riconosce la presenza dello Spirito nella sua missione, intesa proprio come realizzazione delle antiche promesse, e lo si vede bene nel racconto lucano di Gesù nella sinagoga: Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi (Lc 4,14-21). Come accennato sopra, il libro degli Atti degli Apostoli inquadra l inizio della Chiesa con l effusione dello Spirito, in parallelo all origine terrena di Gesù: Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d esprimersi. (At 2,1-4) 6
7 Così come i Sinottici mostrano che Gesù riceve lo Spirito e vive la sua missione secondo lo Spirito, Giovanni mostra chiaramente anche come Gesù dona lo Spirito. In Gv 7 si trova l affermazione di Gesù che l evangelista interpreta come promessa dello Spirito: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui; infatti non c era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato (Gv 7,37-39). Distinguiamo in questo tratto le parole di Gesù e la spiegazione dell evangelista: - L invito di Gesù ad accostarsi a lui per bere ha la sua ispirazione nella letteratura sapienziale e profetica; questo tema veniva espresso nel rito di attingere l acqua compiuto nella festa delle capanne, il rito che evoca tanti detti biblici. In questo scenario cultuale, la parola di Gesù significa che la vera fonte dell acqua viva a cui bisogna ricorrere per dissetarsi è lui stesso; e poiché l acqua viva che egli offre è connessa con la fede: beva chi crede in me, essa significa la rivelazione portata da Gesù. - La spiegazione dell evangelista Giovanni riferisce l acqua viva allo Spirito indicando così il significato pieno del testo. Nell AT infatti il dono dello Spirito era associato all immagine dell acqua (cf. Is 44,3; Ez 36,25-27). L acqua viva offerta da Gesù è dunque il simbolo della divina rivelazione e dello Spirito; in tal modo lo Spirito e la Parola si congiungono sotto lo stesso segno dell acqua. La elargizione del dono della Parola e del dono dello Spirito avviene in due tempi; nel tempo presente Gesù dà la rivelazione di Dio Padre; nel tempo futuro, quando accadrà la glorificazione di Gesù, egli effonderà il dono dello Spirito sui credenti. La promessa di Gesù pronunciata nella festa delle capanne sarà attuata nella glorificazione del Signore, nel mistero della sua morte in croce. L unione tra il dono dello Spirito e la Parola vengono spesso espressi con l espressione Spirito e Verità, oppure Spirito di verità, come ad esempio si vede nel racconto della donna samaritana. 7
8 Gli replicò la donna: Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Gli rispose la donna: So che deve venire il Messia (cioè il Cristo):quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa. Le disse Gesù: Sono io, che ti parlo. (Gv 4, 19,26) Infine, la morte di Gesù viene così descritta con le parole Gesù consegnò lo Spirito (cf. Gv 19,30): letteralmente si indica l emissione dell ultimo respiro vitale, la espirazione. Questa espressione è unica nella letteratura per significare la morte; essa contiene il suggerimento che Gesù, avendo tutto compiuto, elargisce lo Spirito. Tale interpretazione viene rafforzata dall episodio seguente alla morte: Venuti da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua (cf. Gv 19,32-34). L effusione dell acqua dal lato ferito di Gesù suggerisce il compimento della promessa pronunciata nella festa delle capanne: Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito (cf. Gv 7,38). Il Nuovo Testamento mostra dunque che Gesù e lo Spirito sono inseparabili, e che esiste un intima unione tra lo Spirito Santo e la Parola di Dio. 8
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