Estratto della Rassegna Stampa di Confindustria sui temi di interesse europeo 3 aprile 2013

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1 Estratto della Rassegna Stampa di Confindustria sui temi di interesse europeo 3 aprile 2013 *** c o n s u l t a b i l e a n c h e s u w w w. c o n f i n d u s t r i a. i t b a n n e r D e l e g a z i o n e B r u x e l l e s o d i r e t t a m e n t e s u l s i t o w w w. c o n f i n d u s t r i a. e u ***

2 [Sommario] L Europa avverte l Italia sul deficit: la Commissione europea «non ha intenzione di valutare» se concedere più tempo per riportare il deficit pubblico al di sotto del 3% del prodotto interno lordo, «a nessun altro paese oltre ai 3 già annunciati». E cioè Spagna, Portogallo e Francia. Cipro: l'inchiesta lanciata in questi giorni dal Governo di Nicosia, volta ad accertare le cause e i responsabili dell'attuale crisi bancaria, dovrebbe concentrarsi proprio sul periodo in cui il ministro delle Finanze Michalis Sarris dirigeva la Laiki, la seconda banca di Cipro. Sui requisiti di Basilea 3 l Italia è ok: da un analisi effettuata da Ubs emerge che tra le maggiori 14 banche europee solo la metà, oltre ai requisiti previsti per gli indici patrimoniali, è in linea con Basilea 3 per ciò che concerne il raggiungimento del leverage ratio. L indice PMI peggio delle previsioni: gli indici PMI del settore manifatturiero di marzo, che segnalano con tempestività il livello di attività economica, hanno subito solo una leggera correzione rispetto al dato provvisorio di metà marzo. Il modello olandese: negli ultimi due giorni sulla stampa italiana si è parlato molto del modello di governo olandese come possibile ispirazione per la ricerca di una soluzione all impasse creatosi con le elezioni dello scorso 24 e 25 febbraio. Come funziona e in che cosa consiste il cosiddetto modello olandese? Riportiamo una breve descrizione di tale esperienza politica pubblicata oggi su Il Post.it. 2

3 L Europa avverte l Italia sul deficit La Commissione europea «non ha intenzione di valutare» se concedere più tempo per riportare il deficit pubblico al di sotto del 3% del prodotto interno lordo, «a nessun altro paese oltre ai 3 già annunciati». E cioè Spagna, Portogallo e Francia. Olanda e Italia speravano probabilmente in una simile deroga, ma per ora il no espresso dalla Commissione sembra netto: «Abbiamo indicato un'apertura verso Francia e Spagna, già annunciata dal commissario agli Affari economici Olli Rehn». Tuttavia sarà solo dopo le previsioni economiche di primavera, e la pubblicazione dei dati Eurostat sul deficit a fine aprile, che la Commissione europea prenderà le sue decisioni definitive. Nell'immediato, si giocano altre partite: dopodomani, al Consiglio direttivo della Banca centrale europea tutti i riflettori saranno puntati sul Presidente Mario Draghi che ha pur sempre in riserva l'opzione dei «salvataggi indiretti» dei paesi più in difficoltà, attraverso l'acquisto dei loro titoli di Stato. Ma è ancora un'opzione, appunto, legata anche alle evoluzioni giorno per giorno dei mercati. Oltre che ai dati macroeconomici, sempre più volubili: come nel caso della disoccupazione nell'eurozona che ieri ha toccato punte del 12%, con circa 19 milioni di disoccupati, un giovane su 4 (lieve calo in Italia, ma col 37,8% di disoccupati nella fascia anni). Mentre lo «spread» torna a veleggiare oltre i 330 punti e verso i L Europa avverte l Italia Non sfondi il limite del 3% (Luigi Offeddu, Corriere della Sera) 2. L Europa tiene Roma ancora sotto tiro Nessuna proroga sul taglio del deficit (Andrea Bonanni, la Repubblica) 3

4 Cipro L'inchiesta lanciata in questi giorni dal Governo di Nicosia, volta ad accertare le cause e i responsabili dell'attuale crisi bancaria, dovrebbe concentrarsi proprio sul periodo in cui il ministro delle Finanze Michalis Sarris dirigeva la Laiki, la seconda banca di Cipro. È stata questa la ragione scatenante che ha spinto Sarris a rassegnare le dimissioni e a lasciare la più scomoda delle poltrone del neo Governo di Nicosia all ex ministro del Lavoro e della Sicurezza sociale Haris Georgiades, esponente di Disy, il partito di destra al potere. Non sarà un compito affatto facile per il neo ministro delle Finanze che dovrà gestire una delicatissima fase di transizione. A Nicosia, ormai, molti ciprioti temono che il peggio debba ancora venire. Il piano di salvataggio e le restrizioni alle transazioni bancarie, entrate in vigore giovedì scorso dopo 12 giorni di chiusura delle banche per arginare una fuga di capitali dall'isola, rischiano di avere un impatto drammatico sull'economia: sempre più analisti si aspettano un periodo recessivo di 4-5 anni. Ecco perché i rappresentanti della Troika, ieri a Cipro, hanno ammorbidito il piano di salvataggio rinviando di due anni, vale a dire fino al 2018, il termine per soddisfare gli impegni presi con i creditori internazionali (Ue, Bce, Fmi) in cambio del prestito di 10 miliardi. Entro quella data, Nicosia dovrà raggiungere un avanzo primario del 4% del Pil. Poche ore prima delle dimissioni di Sarris, il team della Troika e il Governo cipriota hanno terminato i negoziati relativi alle modalità con cui Nicosia dovrà ripagare il prestito della Troika: l'intesa prevede la restituzione degli aiuti in un periodo di 12 anni a un tasso di interesse del 2,5%. Il pagamento inizierà tra 10 anni. Sempre nell'intento di ridurre la pressione, le autorità cipriote dovrebbero annunciare presto un alleggerimento delle restrizioni bancarie: il valore delle transazioni che necessitano dell'autorizzazione della Banca centrale sarà alzato dagli attuali 5mila a 25mila euro. Mentre i ciprioti potranno utilizzare assegni fino a un valore di 9mila euro. Intanto, dopo 15 giorni di chiusura, ieri, è riaperta la Borsa di Cipro. 4

5 Le azioni di Bank of Cyprus e Laiki resteranno tuttavia sospese dalle contrattazioni, anche ad Atene, fino al 15 aprile. Cipro, piano di salvataggio più morbido (Sole 24 Ore) Sui requisiti di Basilea 3 l Italia è ok Da un analisi effettuata da Ubs emerge che tra le maggiori 14 banche europee solo la metà, oltre ai requisiti previsti per gli indici patrimoniali, è in linea con Basilea 3 per ciò che concerne il raggiungimento del leverage ratio. In particolare, le banche più in difficoltà sulla leva sono quelle d investimento, che presentano asset ponderati per il rischio molto inferiori rispetto agli asset totali: i leverage ratio più bassi secondo i dati Ubs sono quelli di Deutsche Bank e Credit Suisse. Al contrario, Ubs rileva che i gruppi italiani Intesa e Unicredit, svantaggiati nelle ponderazioni, risultano i migliori in Europa per ciò che concerne la leva. I punti di debolezza delle banche italiane sono altri, come ha osservato il Fmi, prevalentemente legati alle perdite sul credito, alla recessione in Italia e al rischio sovrano. In questo quadro, le banche in ritardo sulla leva potrebbero aver bisogno di un rafforzamento patrimoniale o di modifiche al modello di attività, al fine di ridurre l attivo (deleverage). Tuttavia, Bruxelles ha rinviato le decisioni finali sul leverage ratio al 2015, quando saranno pubblicati i valori raggiunti dagli istituti e si valuteranno possibili effetti indesiderati sul credito. Leva, banche UE in ritardo (MF) 5

6 L indice PMI peggio delle previsioni Gli indici PMi del settore manifatturiero di marzo, che segnalano con tempestività il livello di attività economica, hanno subito solo una leggera correzione rispetto al dato provvisorio di metà marzo: a 46,8 l'indicatore per tutta l Eurozona continua a rimanere contratto, sotto quota 50, e indica addirittura un lieve peggioramento rispetto ai mesi precedenti (il 47,9 di febbraio e gennaio). La diagnosi è una sola: il primo trimestre 2013 è andato piuttosto male. Non è una sorpresa: la media dei tre mesi - segnala la Markit, società che elabora il dato - è più alta dal primo trimestre del 2012, in crescita quindi rispetto a fine 2012 e segnala complessivamente una contrazione meno rapida. Il fatto però che proprio l'ultimo mese, marzo, sia stato negativo un po' per tutti, persino per la Germania non fa ben sperare per il secondo trimestre. L'indice è, infatti, al minimo da sette mesi per l'italia (44,5), da cinque per la Spagna (44,2), da dieci per l'olanda (48,0), da tre per l'austria (48,1). Irlanda e Germania, che avevano fino a febbraio segnalato espansione, sotto tornate sotto quota 50, un livello che l Eurozona nel suo complesso non raggiunge più da agosto Eurolandia, indice PMI peggio delle previsioni (Il Sole 24 Ore) 6

7 Il modello olandese Negli ultimi due giorni sulla stampa italiana si è parlato molto del modello di governo olandese come possibile ispirazione per la ricerca di una soluzione all impasse creatosi con le elezioni dello scorso 24 e 25 febbraio. Come funziona e in che cosa consiste il cosiddetto modello olandese? Riportiamo una breve descrizione di tale esperienza politica pubblicata oggi su Il Post.it. 1. Il governo di minoranza del Le elezioni politiche nei Paesi Bassi del 9 giugno 2010 ebbero come risultato il primo governo di minoranza del paese dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il voto produsse un parlamento molto diviso, con ben quattro forze politiche distanziate da soli 10 seggi alla Camera bassa olandese, su 150 deputati previsti. Bisogna tenere conto che la legge elettorale proporzionale olandese non ha mai dato la maggioranza assoluta dei seggi a un solo partito dal 1900, ma le cose nel 2010 furono particolarmente complicate. Il primo partito fu il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) di Mark Rutte (31 seggi), seguito dal Partito Laburista (PvdA, 30 seggi), dal Partito della Libertà (PVV, 24 seggi), dal Appello Cristiano Democratico (CDA, 21 seggi), e da altre sei piccole formazioni politiche che ottennero tra tutte i restanti 44 seggi. Di fatto per ottenere una maggioranza alla Camera Bassa era necessario mettere insieme 76 seggi. La regina Beatrice diede l incarico di cercare una possibile maggioranza a ben sette successivi informateurs, e le consultazioni durarono quasi quattro mesi. Alla fine fu formato un governo di minoranza da parte del VVD e del CDA, con l inedita formula di un appoggio esterno da parte del PVV, che riuscì a durare un anno e mezzo, fino a quando il PVV decise di non appoggiare le misure contro la crisi economica. 2. Costruire ponti, l accordo del 2012 Quando il partito di destra PVV (Il Partito per la Libertà) ritirò la fiducia al governo del primo ministro Mark Rutte, nei Paesi Bassi furono indette nuove elezioni. 7

8 Il PVV perse molti seggi e ne guadagnarono il partito laburista PvdA e il partito conservatore di Rutte VVD, che poterono così formare un governo di coalizione con una solida maggioranza, a differenza da quello fragile che lo aveva preceduto, con Rutte di nuovo primo ministro. Le consultazioni tra i due partiti per accordarsi sul programma durarono un mese e mezzo e si conclusero con la presentazione di un programma comune chiamato Costruire ponti : «riflette la ricerca del meglio di entrambi i mondi». Prima che l accordo complessivo fosse raggiunto, i due partiti avevano anticipato un intesa sul bilancio del 2013 che fu votata dal Parlamento, per non ritardarne troppo l approvazione (era ottobre 2012). 3. Il ruolo di informateur e formateur - Le procedure delle consultazioni e della formazione del governo nei Paesi Bassi sono codificate dalla Costituzione in misura molto limitata e si rifanno a una tradizione istituzionale. Questa prevedeva, fino al 2012, che a seguito delle elezioni la regina desse il mandato di ricercare una possibile maggioranza che ogni volta necessita di una coalizione, come abbiamo detto a una personalità politica autorevole, di solito appartenente al partito di maggioranza relativa, ma non soltanto: questo ruolo si chiama informateur. Se l informateur riportava alla regina di non avere trovato intese possibili durante le sue consultazioni, la regina ne nominava un successivo, e così via. Se invece uno scenario di maggioranza viene trovato, la regina nominava un formateur, ovvero l incaricato di formare un governo. Questo quadro è stato cambiato dal parlamento nel 2012 solo per quanto riguarda il ruolo della regina: ora è il parlamento stesso l interlocutore dell informateur. Che cos è il modello olandese (IlPost.it) COME DICEVA SEMPRE WALTER CRONKITE «AND THAT'S THE WAY IT IS» (E QUESTO È QUANTO ) A cura di Cristina Scarfia, Cinzia Guido e Pietro Mambriani 8

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