Sezione: SICILIA Esito: SENTENZA Numero: 171 Anno: 2018 Materia: PENSIONI Data pubblicazione: 01/03/2018 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO

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1 Sezione: SICILIA Esito: SENTENZA Numero: 171 Anno: 2018 Materia: PENSIONI Data pubblicazione: 01/03/2018 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE DEI CONTI SEZIONE GIURISDIZIONALE PER LA REGIONE SICILIANA IL GIUDICE UNICO DELLE PENSIONI Paolo Gargiulo ha pronunciato la seguente S E N T E N Z A 171/2018 nel giudizio in materia di pensioni civili iscritto al n del registro di segreteria, INTRODOTTO con ricorso, depositato il 18 febbraio 2016, proposto da A. B. A., T. B., G. C., A. G. e N. L., tutti rappresentati e difesi dall avv. Lucio Samaritano e dall avv. Maria Teresa Parrino ed elettivamente domiciliati presso lo studio di questi, in Palermo, piazza Giovanni Amendola, n. 31; CONTRO il Fondo per il pagamento del trattamento di quiescenza e dell indennità di buonuscita del personale regionale-fondo Pensioni Sicilia, rappresentato e difeso dall avv. Vincenzo Farina e dall avv. Margherita Sanfratello ed elettivamente domiciliato presso la sede dell Ufficio legislativo e legale della Regione siciliana, in Palermo, via Caltanissetta, n. 2/e; PER la rideterminazione della rivalutazione automatica del trattamento pensionistico. VISTO il ricorso e gli altri documenti di causa; UDITO, alla pubblica udienza del 17 gennaio 2018, con l assistenza del Segretario Sig.ra Antonina Conigliaro, l avv. Maria Teresa Parrino, per i ricorrenti; l avv. Margherita Sanfratello, per il Fondo Pensioni Sicilia. Ritenuto in F A T T O I. I ricorrenti, titolari di pensione regionale superiore a tre volte il minimo I.N.P.S., con l articolato atto introduttivo del presente giudizio chiedevano la riliquidazione della componente perequativa della pensione in godimento, unitamente alla condanna al pagamento degli accessori, nei limiti del maggior valore, sulle somme arretrate, con le seguenti modalità: - per gli anni 2012 e 2013 con l applicazione della perequazione annuale nella misura del 100% dell aumento ISTAT, in conformità a quanto disposto dall art. 36 della legge regionale 7 marzo 1997, n. 6; in via subordinata, con l applicazione dell art. 69, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388; - per gli anni 2014 e 2015 con l applicazione della perequazione annuale nella misura del 100% dell aumento ISTAT in conformità a quanto disposto dall art. 36 della legge regionale 7 marzo 1997, n. 6; in via subordinata, con l applicazione dell art. 69, comma 1, della legge statale 23 dicembre 2000, n. 388; in via ulteriormente gradata, con l applicazione dell art. 1, comma 483, della legge statale 27 dicembre 2013, n I ricorrenti riferivano che la perequazione per gli anni 2012 e 2013 non era

2 stata corrisposta in virtù dell art. 24, comma 25, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, mentre per gli anni 2014 e 2015 detta perequazione era stata liquidata, in un primo momento, secondo quanto disposto dall art. 1, comma 483, della legge 23 dicembre 2013, n. 147; a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015, dichiarativa dell illegittimità costituzionale dell art. 24, comma 25, del citato decreto legge n. 201/2011, il Fondo Pensioni aveva applicato, con decorrenza , l art. 1 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65, convertito dalla legge 17 luglio 2015, n Gli stessi sostenevano che la sopravvenuta normativa statale non potesse trovare diretta applicazione nell ambito dell ordinamento regionale, pena la violazione dell art. 14 lettera q) dello Statuto siciliano che attribuiva la materia previdenziale alla potestà legislativa esclusiva regionale; per tale ragione doveva trovare applicazione l art. 36 della legge regionale n. 6/1997, non costituendo ostacolo a tal fine né l art. 39, comma 6, della legge regionale n. 10/2000, giacché abrogato dall art. 20 della legge regionale n. 21/2003, né quest ultimo articolo, poiché riguardante il personale in servizio alla data dell Parte attrice, poi, contestava l applicazione del decreto legge n. 65/2015, convertito nella legge n. 109/2015. II. Il Fondo Pensioni Sicilia, con la memoria depositata in data 17 agosto 2017, chiedeva il rigetto del ricorso; all uopo sosteneva che la materia previdenziale rientrasse nel campo della legislazione concorrente di cui all art. 17, lettera f), dello Statuto, come riconosciuto nella sentenza n. 5/2008/QM delle Sezioni Riunite di questa Corte, con la conseguenza che nell ordinamento regionale dovesse trovare diretta applicazione l art. 1 del decreto legge n. 65/2015 convertito dalla legge n. 109/2015, trattandosi di norma di riforma economico sociale in quanto rientrante nell orbita della spesa pubblica sul versante pensionistico; aggiungeva, poi, menzionando giurisprudenza di questa Corte, che il citato testo normativo fosse pienamente conforme ai dettami costituzionali. III. Alla pubblica udienza del 20 settembre 2017, giudice rilevato che la Corte Costituzionale aveva fissato per il 24 ottobre 2017 l udienza pubblica per la trattazione di una questione di legittimità costituzionale rilevante per il presente giudizio ha rinviato la trattazione, fissando contestualmente l odierna udienza. IV. Alla pubblica udienza del 17 gennaio 2018, la difesa dei ricorrenti, affermando di non insistere per l accoglimento delle domande formulate nel ricorso, ha chiesto la compensazione delle spese; la difesa del Fondo Pensioni Sicilia ha chiesto la decisione del ricorso. La causa è stata, quindi, posta in decisione, come da verbale d udienza. Considerato in D I R I T T O 1. La componente perequativa del trattamento di quiescenza dei ricorrenti, superiore a tre volte il trattamento minimo I.N.P.S., è stata disciplinata dall art. 1 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65, convertito nella legge 17 luglio 2015, n. 109, che - a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 70/ ha sostituito, con riferimento agli anni 2012 e 2013, il comma 25 dell art. 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito nella legge 22 dicembre 2011, n. 214, e ha aggiunto il comma 25 bis, sulla cui base poi innestare il meccanismo perequativo per gli anni dal 2014 al 2016.

3 Orbene, non vi è alcun dubbio che non possa trovare applicazione, come richiesto in via principale, l art. 36 della legge regionale 7 marzo 1997, n. 6, per le argomentazioni contenute nelle sentenze n. 5/2008/QM e n. 2/2010/QM delle Sezioni Riunite di questa Corte, i cui principi di diritto costituiscono da tempo risalente un patrimonio comune della giurisprudenza di questa Sezione e della locale Sezione di appello; secondo l organo di nomofilachia, alla luce delle nuove regole costituzionali (dopo la riforma del 2001) disciplinanti il riparto tra Stato e Regioni della potestà legislativa, deveritenersi applicabile, in materia di previdenza, l art. 17, lett. f, dello Statuto della Regione Sicilia, col riconoscimento di una potestà legislativa concorrente, anziché esclusiva per la regione Sicilia, con la conseguenza che dal 1 gennaio 2001 la perequazione delle pensioni dei dipendenti regionale deve avvenire secondo il disposto dell art. 69, comma 1, della legge statale 23 dicembre 2000, n Occorre, pertanto, verificare se l art. 1 del citato decreto legge n. 65/2015, convertito nella legge n. 109/2015, possa trovare, diversamente da come sostenuto da parte attrice, ingresso nell ordinamento regionale. Per fornire risposta all interrogativo di cui sopra, va richiamata la giurisprudenza della locale Sezione di Appello in materia di applicazione nell ordinamento regionale del comma 19 dell art. 1 della legge statale 24 dicembre 2007, n. 247, che aveva disposto per l anno 2008 il blocco della perequazione delle pensioni di importo superiore a otto volte il trattamento minimo I.N.P.S.; detta giurisprudenza da un lato ha ritenuto (ex multis sentenze n. 420/2014 e n. 412/2014) che a seguito delle leggi regionali n. 10/2000 e n. 21/2003 vi fosse stato un definitivo aggancio alla normativa statale che disciplina l ordinamento pensionistico dei dipendenti statali comprese, logicamente, le norme relative alla perequazione automatica delle pensioni dello stesso personale regionale, dall altro ha sostenuto (ex plurimis sentenze n. 262/2014 e n. 119/2014) che il suddetto comma 19 dell art. 1 della legge statale n. 247/2007, dovendosi inquadrare nel disegno complessivo di razionalizzazione della spesa previdenziale, avente indubbiamente valenza di riforma economico-sociale di notevole rilevanza, non poteva che coinvolgere necessariamente anche il sistema pensionistico vigente per gli ex dipendenti della Regione siciliana la cui efficacia doveva necessariamente estendersi, per le peculiari finalità di contenimento e razionalizzazione della spesa previdenziale, anche ai trattamenti pensionistici erogati dalla Regione siciliana, dotata in materia pensionistica di potestà legislativa concorrente e non esclusiva. I suddetti principi non possono che essere applicati anche all art. 1 del citato decreto legge n. 65/2015 convertito dalla legge n. 109/2015 che è stato emanato proprio al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015, nel rispetto del principio dell equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche in funzione della salvaguardia della solidarietà intergenerazionale ; ciò, infatti, è da leggere in combinato disposto con il comma 1 dell art. 24 del suddetto decreto legge n. 201/2011 convertito nella legge n. 214/2011 secondo il quale le disposizioni del presente articolo [quindi anche quelle dei commi 25, 25 bis e 25 ter] sono dirette a garantire il rispetto, degli impegni internazionali e con l Unione europea, dei vincoli di bilancio, la stabilità economico-finanziaria e a rafforzare la sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico in termini di incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo, in conformità ad alcuni principi espressamente ivi

4 previsti. Ne consegue che la normativa di cui si tratta - al di là se si debba ritenere che la componente perequativa delle pensioni dei dipendenti regionali sia ormai direttamente disciplinata dalla legislazione statale a prescindere dalla data del loro collocamento a riposo - calandosi in un disegno complessivo di razionalizzazione della spesa previdenziale trova, comunque, ingresso diretto nell ordinamento regionale, acquisendo indubbiamente valenza di riforma economico-sociale di notevole rilevanza. In ultimo, l orientamento di cui sopra ha trovato conferma indiretta nell ordinanza n. 4/2017 della locale Sezione di Appello che ha sospeso, ai sensi dell art. 295 c.p.c., un giudizio in attesa della pronuncia del Giudice delle leggi sull art. 1 del decreto legge n. 65/2015 convertito nella legge n. 109/2015, sul presupposto implicito che esso trovi ingresso nell ordinamento regionale. La normativa di cui si discute non risulta, poi, essere in contrasto con i dettami della Costituzione, così come chiarito dalla Consulta nella recente sentenza n. 250 del 2017, cui per economia espositiva si rinvia, con la conseguenza che le prospettate questioni di costituzionalità devono essere dichiarate manifestamente infondate. In particolare, il Giudice delle leggi, con riferimento ai commi 25 e 25 bis del decreto legge n. 201/2011 converto dalla legge n. 214/2011, ha escluso la violazione dell art. 136 della Costituzione sotto il profilo della violazione del giudicato di cui alla precedente sentenza n. 70/2015, nonché la violazione degli artt. 3 (legittimo affidamento e certezza del diritto) e 117 in relazione al diritto ad un equo processo garantito dall art. 6, paragrafo 1 della CEDU e all art. 1 del Protocollo addizionale alla CEDU, escludendo tra l altro la natura tributaria delle citate disposizioni normative in relazione agli artt. 2, 3, 23 e 53; poi, ha ritenuto infondata la questione di costituzionalità per violazione dell art. 3 con riferimento ai principi di eguaglianza e di ragionevolezza, nonché con riferimento al comma 2 dell art. 38 e al comma 1 dell art. 36 della Carta fondamentale per quanto riguarda, rispettivamente, i principi di adeguatezza e di proporzionalità dei trattamenti di quiescenza. In ultimo - incidenter tantum e per sola completezza espositiva- la Corte costituzionale ha anche escluso, in relazione a quanto già stabilito nella sentenza n. 70/2015, profili di incostituzionalità del comma 483 dell art. 1 della legge n. 147/2013, nonché di tale ultima disposizione normativa in combinato disposto con il comma 25, lettere b), c), d) ed e) dell art. 24 del decreto legge n. 201/2011 convertito dalla legge n. 214/2011. Per gli anni 2014 e 2015, non può trovare applicazione, come sempre chiesto in via ulteriormente gradata da parte attrice, il solo comma 483 dell art. 1 della legge statale 27 dicembre 2013, n. 147, poiché detta normativa deve leggersi in combinato disposto con il comma 25-bis dell art. 24 del decreto legge n. 201/2011 convertito nella legge n. 214/2011, aggiunto dall art. 1 del decreto legge n. 65/2015 convertito nella legge n. 109/2015, che costituisce la base di calcolo per determinare gli importi delle pensioni a decorrere dal 2014 (nei predetti termini, Corte dei conti, Sez. giur. Sicilia, sent. n. 800 del 19 dicembre 2017). 2. Il ricorso è, dunque, infondato e va, pertanto, respinto. 3. Tenuto conto della novità delle questioni trattate, sussistono giusti motivi per disporre la compensazione delle spese tra le parti. P.Q.M.

5 La Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana in composizione monocratica, in funzione di Giudice unico delle pensioni, definitivamente pronunciando: 1) respinge il ricorso; 2) compensa le spese. Ai sensi dell articolo 429, primo comma, c.p.c., fissa il termine di sessanta giorni per il deposito della sentenza. Manda alla Segreteria per gli adempimenti conseguenti. Così deciso in Palermo, nella camera di consiglio del 17 gennaio II Giudice F.to Paolo Gargiulo Depositata in segreteria nei modi di legge Palermo,15 febbraio 2018 Pubblicata il 01 marzo 2018 Il Funzionario Responsabile// del Servizio Pensioni F.to Dott.ssa Mariolina VERRO