LA GESTIONE IN SICUREZZA DELL AZOTO LIQUIDO. A cura di: Gianni Aiello Servizio di Prevenzione e Protezione
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1 LA GESTIONE IN SICUREZZA DELL AZOTO LIQUIDO A cura di: Gianni Aiello Servizio di Prevenzione e Protezione 1
2 Indirizzi Utili SPP (Servizio Prevenzione e Protezione): Tel Fax 1145; Indirizzo di posta elettronica: spp@aosp.bo.it; Materiale Didattico: Catalogo DPI: Schede tecniche: Procedure di Sicurezza: 2
3 MISURE GENERALI DI TUTELA Art D. lgs 81/08 a) Valutazione dei rischi b) Programmazione Prevenzione c) Eliminazione dei rischi d) Rispetto dei principi ergonomici e) Riduzione dei rischi f) Sostituzione g) Limitazione esposti h) Limitazione uso agenti i) Priorità protezione collettiva l) Controllo sanitario m) Allontanamento del lavoratore n) Informazione/formazione lavoratori o) Informazione/formazione dirig. e prep. p) Informazione/formazione RLS q) Istruzioni ai lavoratori r) Partecip/consultazione lavoratori s) Partecip/consultazione RLS t) Programmazione del miglioramento u) Misure di emergenza v) Segnaletica di sicurezza z) Manutenzione 3
4 I PUNTI PIU IMPORTANTI E La valutazione dei rischi CRITICI (D.Lgs.81/08) L individuazione delle misure preventive e protettive Il programma di attuazione delle misure di prevenzione Il datore di lavoro, i dirigenti e i preposti Il servizio di prevenzione e protezione aziendale Il medico competente Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza I lavoratori L informazione e la formazione dei lavoratori 4
5 Definizione della VALUTAZIONE DEI RISCHI valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell ambito dell organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza 5
6 Obiettivo della VALUTAZIONE DEI RISCHI CONSENTIRE al DATORE di LAVORO di PRENDERE i PROVVEDIMENTI NECESSARI per SALVAGUARDARE la SICUREZZA e la SALUTE dei LAVORATORI 6
7 PERICOLO il pericolo è un concetto deterministico; è una situazione, oggetto, sostanza, etc. che per le sue proprietà o caratteristiche ha la capacità di causare un danno alle persone. SITUAZIONE PERICOLOSA qualsiasi situazione in cui una persona è esposta ad un pericolo o a più pericoli RISCHIO probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione; PREVENZIONE complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell integrità dell ambiente esterno 7
8 ASPETTI QUANTITATIVI DEL RISCHIO in questo ambito il rischio è concepito come una funzione della probabilità di accadimento di un evento che consenta al pericolo di trasformarsi in danno e della magnitudine del danno attribuibile a tale esposizione Secondo l interpretazione più ricorrente in letteratura l espressione che definisce il rischio R è: R = P.M probabilità (o attesa frequenza) di presentazione di un evento considerato ampiezza delle conseguenze (grandezza del danno considerato) 8
9 PROVVEDIMENTI CONSEGUENTI alla VALUTAZIONE ❶ Prevenzione interventi tecnici interventi procedurali interventi organizzativi ➋ Informazione ❸ Formazione ➍ Gestione continua e sistematica (di quanto sopra) 9
10 Il datore di lavoro, i dirigenti e i preposti datore di lavoro: soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l assetto dell organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell organizzazione stessa o dell unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. 10
11 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO (D.Lgs. 81/08) Essere garante delle norme generali di cui all art 15 Fare la valutazione del rischio, l individuazione del rischio, l individuazione delle misure preventive, il programma di attuazione (rielaborarle) Designare il responsabile del Servizio di prevenzione e protezione aziendale 11
12 Al datore di lavoro compete il potere di organizzare gerarchicamente come meglio crede la propria azienda e quindi è il diretto responsabile dell'obbligo di adottare tutte le misure necessarie per la prevenzione nonché vigilare affinché tali misure siano in concreto osservate 12
13 dirigente: persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l attività lavorativa e vigilando su di essa; Per essere definiti tali occorrono tre requisiti. qualifica esercizio effettivo dell'attività possesso di specifiche attribuzioni e competenze 13
14 Il dirigente in prima persona predispone le cautele specifiche idonee ad assicurare l incolumità fisica delle persone presenti sul posto di lavoro Compito fondamentale del dirigente è quello di assicurare, quale collaboratore dell'imprenditore, l'esistenza all'interno dell'azienda di tutte le condizioni necessarie a garantire il rispetto del precetto di cui all'art del C.C. 14
15 Preposto preposto: persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa; 15
16 La vigilanza esercitata dal preposto riguarda essenzialmente gli sviluppi esecutivi dell opera, la realizzazione cioè del programma di lavoro, così come è stato elaborato dai suoi superiori gerarchici, sulla base di criteri di massima, con i mezzi, le attrezzature e i presidi di sicurezza esistenti. 16
17 SERVIZIO DI PREVENZIONE (AZIENDALE) Insieme (SPPA) delle persone dei sistemi dei mezzi Finalizzati all attività di: Interni o esterni all azienda prevenzione protezione dai rischi professionali 17
18 COMPITI DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE Individuazione rischi valutazione rischi individuazione misure idonee 1 elaborazione misure idonee elaborazione procedure di sicurezza 2 proposta formazione e informazione per i lavoratori partecipazione a fasi di consultazione informazione ai lavoratori 3 18
19 Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro; accedere ai luoghi di lavoro promuovere misure idonee Che cosa può/deve fare formulare osservazioni all organo di vigilanza fare proposte avvertire il responsabile far ricorso all organo di vigilanza richiedere la riunione di prevenzione nelle aziende con < 15 addetti... 19
20 Quali informazioni deve ricevere? quelle sui rischi, la valutazione, le misure, gli infortuni, le malattie professionali, l ambiente e l odl, ecc. quelle provenienti dall organo di vigilanza (non solo verbali, ma anche pareri, relazioni, autorizzazioni, ecc.) quelle relative alla sorveglianza sanitaria (significato degli accertamenti, risultati collettivi) quella che il datore di lavoro ha assunto in prima persona il ruolo del responsabile di SPP 20
21 Il lavoratore è la persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un attività lavorativa nell ambito dell organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un arte o una professione. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società,. il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento.; l allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici ; il volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della protezione civile; il volontario che effettua il servizio civile. 21
22 OBBLIGHI DEI LAVORATORI osservare disposizioni e istruzioni utilizzare correttamente macchine, attrezzature, etc. usare DPI segnalare carenze non rimuovere dispositivi non assumere iniziative pericolose fare visite periodiche collaborare con il datore di lavoro 22
23 Identificazione del gas: N2; Azoto Informazioni Generali Caratteristiche chimico - fisiche: incolore, inodore; Punto di ebollizione: -195,8 C ; Densità del gas rispetto all aria (aria = 1): 0,96 (a 15 C e 1 bar) Quantità di gas liberata da 1 litro di azoto liquido: 704 litri (0,704 m3) Peso di un litro di azoto liquido: 0,800 kg Percentuali nell aria: 79% 23
24 Cos è e come viene usato Azoto liquido refrigerato Per ottenere azoto liquido è necessario abbassare la temperatura dell azoto seguendo la formula di CLAPERYON (vedi grafico sotto). Per le operazioni di deposito e trasporto è indispensabile procedere alla riduzione del volume. Un metodo efficiente per la riduzione del volume dei gas è la loro liquefazione a bassa temperatura. I gas liquefatti refrigerati hanno il vantaggio di poter essere conservati a pressioni molto minori dei gas compressi; L utilizzo prevalente dell azoto, in ambito sanitario, è nella sua forma liquida per impieghi criogenici per la conservazione di materiale biologico, per la crioterapia, ecc.; Lo stato liquido dell azoto si mantiene per temperature comprese fra a 196 C e 210C circa (alla pressione atmosferica); Per temperature superiori alla temperatura critica, che per l azoto è 147C ; non può esistere la fase liquida a qualsiasi pressione. 24
25 I Contenitori e il Travaso 25
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29 Sono contenitori speciali, detti di Dewar (James Dewar), operanti a pressione atmosferica o in lieve sovrapressione. Sono contenitori costituiti da due recipienti posti uno dentro l altro a formare una intercapedine. Nell intercapedine, sotto vuoto spinto, viene inserito del materiale isolante E ridotto al minimo lo scambio di calore per conduzione fra il contenitore interno e quello esterno; questo accorgimento consente di conservare i gas liquefatti a temperature molto basse in locali a temperatura ambiente. Questi recipienti possono essere aperti o muniti di tappo con tubo di sfiato, o altro dispositivo che permetta lo scarico del vapore ed eviti il formarsi di pressioni troppo elevate. 29
30 I principali rischi I principali rischi legati alla manipolazione dell azoto sono: ustioni da contatto con il gas conservato, in forma liquida, a temperature molto basse (-190 C circa). Nel caso che il contatto sia prolungato le lacerazioni possono essere molto gravi in quanto dovuti a congelamento dei tessuti; asfissia dovuta a fuoriuscita del fluido in forma liquida o gassosa dal contenitore. In questo caso la rapida evaporazione del gas liquefatto provocherà un cambiamento della concentrazione relativa dell ossigeno nell aria. L inalazione di vapori a basse temperature può comportare danneggiamenti ai polmoni lesioni oculari dovuti a contatti con liquidi e vapori criogenici 30
31 Le schede di sicurezza Una scheda di sicurezza (SDS) è un documento legale in cui vengono elencati tutti i pericoli per la salute dell'uomo e dell'ambiente di un prodotto chimico. In particolare vi sono elencate le componenti, il produttore, i rischi per il trasporto, per l'uomo e per l'ambiente, le indicazioni per lo smaltimento, le frasi R ed S, i limiti di esposizione TLV/TWA e le protezioni da indossare per il lavoratore (Dispositivi di Protezione Individuale) che ne entra in contatto. 31
32 Struttura SDS europea La struttura della scheda di sicurezza deve essere composta dai seguenti 16 punti obbligatori: 1. Identificazione della sostanza/preparato e della società/impresa 2. Identificazione dei pericoli 3. Composizione/informazioni sugli ingredienti 4. Misure di primo soccorso 5. Misure antincendio 6. Misure in caso di rilascio accidentale 7. Manipolazione e immagazzinamento 8. Controllo dell'esposizione/ protezione individuale 9. Proprietà fisiche e chimiche 10. Stabilità e reattività 11. Informazioni tossicologiche 12. Informazioni ecologiche 13. Considerazioni sullo smaltimento 14. Informazioni sul trasporto 15. Informazioni sulla regolamentazione 16. Altre informazioni 32
33 Istruzioni operative di carattere generale I locali La porta di ingresso deve essere a tenuta e con apertura nel verso dell esodo, sempre apribile dall interno ed accessibile solo al personale addetto e dotata di oblò; Le dimensioni devono essere adeguate alla quantità di recipienti che devono essere conservati, e comunque sufficienti affinché gli operatori abbiano lo spazio necessario alla movimentazione in sicurezza delle attrezzature durante il travaso del fluido o la gestione del materiale biologico; Deve essere presente un impianto di ventilazione forzata a due velocità, la prima velocità (6 ricambi/h) funzionante in continuo e la seconda velocità (20 ricambi/h) deve entrare in funzione automaticamente quando la concentrazione di O2 risulta inferiore o superiore al 19%. A tale scopo si deve 33
34 installare un ossimetro che rilevi in continuo la concentrazione di ossigeno nell aria. L impianto di ventilazione estrae l aria dalla parte bassa della stanza (in prossimità del pavimento) mentre la griglia per il reintegro dell aria estratta andrà posta nel punto più lontano dal bocchettone di estrazione (in posizione diametralmente opposta); l ossimetro, posizionato ad un altezza di 110 cm da terra e non in prossimità della zona di spillamento del gas liquefatto o prelievo dei campioni, dovrà comandare anche un impianto di allarme visivo e sonoro che riveli la condizione di scarsa respirabilità dell aria 34
35 Movimentazione e impiego dei contenitori di gas liquefatti refrigerati E opportuno evitare di effettuare travasi manuali fra contenitori di tipo aperto. Il riempimento dei contenitori deve essere fatto o in continuo con sistemi automatici o manualmente tramite dispositivi di spillamento sfruttando la pressione interna del vaso dewar chiuso. Le operazioni di travaso devono essere effettuate in locali aventi le caratteristiche di deposito sopra elencate, nei quali il continuo ricambio d aria e i sistemi di allarme garantiscono il controllo della concentrazione di ossigeno nell aria. Le manovre di immersione e di estrazione del materiale biologico dai contenitori di azoto liquido, deve essere eseguita da personale esperto che utilizzi esclusivamente attrezzature dedicate (pinze), modalità sicure e indossando sempre i DPI Le operazioni di trasporto e di movimentazione dei contenitori di gas liquefatti refrigerati devono essere svolte impiegando appositi carrelli che garantiscano stabilità al carico trasportato al fine di evitare cadute e sversamenti. Il personale che accede ai locali e alle attrezzature impiegati per la conservazione e l utilizzo dei gas liquefatti refrigerati deve essere informato e formato sui rischi connessi all impiego e alla conservazione di tali prodotti, deve inoltre essere a conoscenza dei comportamenti da tenere nelle condizioni di esercizio normali e in caso di emergenza. 35
36 I Dispositivi di Protezione Individuale Tutti i DPI devono riportare la marcatura CE. Sono: Visiera per la protezione da spruzzi: conforme alla norma EN 166 Grembiule per la protezione da prodotti criogenici a protezione dagli schizzi: DPI di II categoria conforme alle norme EN 511-EN EN 388 Calzari a protezione dei piedi e del polpaccio Guanti di protezione per la manipolazione di prodotti criogenici composti da materiali isolanti dal freddo, idrorepellenti e di misura larga in modo da poterli sfilare in caso di penetrazione di azoto liquido. DPI di II categoria conformi alle norme EN 511-EN 420-EN
37 Caratteristiche generali: a cinque dita con manichetta di sicurezza da 20 cm min. e lunghezza totale 40 cm min., realizzati in materiale impermeabile e traspirante, devono presentare ottima protezione da schizzi di liquidi criogenici, chiusura a strappo, elevata destrezza, leggerezza e confort; Taglia: unica Guanti di protezione per la manipolazione di prodotti criogenici Norme/Certificazioni: marcatura CE DPI di seconda categoria; conformità a EN 511, EN 420, EN 388; conformità al D.lgs. 475/92; Campo d impiego: Da indossare durante la manipolazione di gas criogenici liquefatti; Raccomandazioni: Ispezionare accuratamente il DPI prima di ogni impiego e non utilizzarlo se qualche particolare dovesse mostrare segni di evidente usura o malfunzionamento. Il DPI, in caso abbia subito danni di entità consistente, deve sempre essere messo fuori uso e sostituito. Altre informazioni sono disponibili nella scheda tecnica n 16 sul sito intranet; Nota informativa: Il DPI deve essere utilizzato, conservato e mantenuto secondo le indicazioni che il produttore riporta sulla nota informativa la quale definisce anche il campo di impiego. 37
38 Grembiule per la protezione da prodotti criogenici Caratteristiche: Idoneo a garantire una protezione termica superiore, resistente all acqua, estremamente confortevole, leggero, realizzato in materiale traspirante ed impermeabile, dotato di fibbie adattabili sul collo ed in vita Taglia: media Norme/Certificazioni: Marcatura CE DPI di seconda categoria; conformità a EN 511, EN 420, EN 388; conformità al D.lgs Raccomandazioni: Ispezionare accuratamente il DPI prima di ogni impiego e non utilizzarlo se qualche particolare dovesse mostrare segni di evidente usura o malfunzionamento. Il DPI, in caso abbia subito danni di entità consistente, deve sempre essere messo fuori uso sostituito Note Informative: Il DPI deve essere utilizzato, conservato e mantenuto secondo le indicazioni che il produttore riporta sulla nota informativa la quale definisce anche il campo di impiego. 38
39 La Procedura di Sicurezza SIC01 Responsabilità di applicazione: tutti i destinatari ciascuno con le proprie competenze di vigilanza: il preposto (referente tecnico e direttore di U.O.) di redazione e approvazione: Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Contenuto (istruzioni operative) Prima dell uso disporre e verificare che solo il personale opportunamente formato manipoli il gas liquefatto refrigerato rendere disponibili sul posto di lavoro tutti i DPI previsti per la manipolazione delle sostanze e dei preparati pericolosi indossare i DPI previsti nella scheda di sicurezza e nel Catalogo aziendale dei DPI verificandone preventivamente lo stato di efficienza verificare che l impianto di ricambio dell aria sia in funzione 39
40 Durante l uso attenersi scrupolosamente alle informazioni, alle indicazioni di sicurezza e ai consigli di prudenza riportate sull etichetta del recipiente o sulla relativa scheda di sicurezza; effettuare le operazioni di travaso e spillatura solamente all interno di un locale avente le caratteristiche indicate nella scheda tecnica n 16 redatta dal SPP eseguendo l intervento con l impianto di estrazione regolato sulla velocità massima accertarsi che durante queste operazioni sia presente almeno un altra persona esperta nelle vicinanze che possa prestare soccorso in caso di necessità Dopo l uso procedere alla chiusura del contenitore di azoto liquido che è stato utilizzato ripristinare le condizioni standard nel locale dove vengono conservati i contenitori dei gas criogenici (sistema di estrazione dell aria alla prima velocità, porta chiusa con le indicazioni di divieto di accesso al personale non autorizzato) 40
41 Raccomandazioni o misure di emergenza Nel caso di fuoriuscite accidentali di azoto liquido dai contenitori detenuti in laboratorio, arieggiare immediatamente il locale aprendo le finestre. Evitare la fuoriuscita dal locale dei vapori azoto e impedire l accesso al personale, chiudendo la porta e segnalando il divieto di accesso. Rientrare nel locale solamente dopo un congruo lasso di tempo che garantisca il ripristino di una corretta percentuale di ossigeno nell ambiente. Evitare di rientrare se nelle immediate vicinanze non è presente nessuno. Nel caso di fuoriuscite accidentali di azoto liquido da grandi contenitori stoccati in locali di deposito, l emergenza è segnalata, se esiste dal sistema di rilevazione della concentrazione di ossigeno, il quale attiva automaticamente la seconda velocità dell aspiratore e l allarme. Evitare di entrare nel locale fino a quando la concentrazione dell ossigeno non sia ritornata al valore del %. 41
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