Documento METODOLOGICO [Piano Naturalistico Comunale] Interventi compensativi nel PLIS della Balossa (Comuni di Novate Milanese e Cormano)

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1 Documento METODOLOGICO [Piano Naturalistico Comunale] Interventi compensativi nel PLIS della Balossa (Comuni di Novate Milanese e Cormano)

2 INDICE 1. Consumo di suolo e compensazione ecologica: cercasi metodologia! Come legare il ciclo della natura al ciclo delle trasformazioni? Come si limita il consumo di suolo? Cinque passi verso la compensazione ecologica Valutazione ecologica Impatto della trasformazione Fattore di compensazione Debito ecologico Interventi compensativi (ambientali) Testare la procedura sui casi studio Risultati per il caso studio Città della salute Valutazione ecologica del comparto che verrà trasformato Quantificazione dell impatto della trasformazione Determinazione del fattore di compensazione Calcolo del debito ecologico Proposta di compensazioni per l estinzione del debito ecologico Osservazioni naturalistiche per la valutazione ecologica del PLIS della Balossa Valutazione ecologica dei comparti Prati da sfalcio Coltivi e incolti temporanei Filari Rogge e fontanili Proposte di miglioramento dei sub-comparti Allegato iconografico Gruppo di lavoro: profili dei componenti

3 INDICE DELLE FIGURE Figura 1.1 Ciclo trasformazioni-natura Figura 1.2 Trasformazioni, mitigazioni e compensazioni Figura 2.1 I cinque passi verso la compensazione Figura 2.2 Valutazione ecologica: visione schematica delle caratteristiche naturali-ecologiche considerate Figura 2.3 Valore Natura, Natura Elementi, di Rarità e di Sistema (figure rappresentative) Figura 2.4 Valutazione ecologica: visione analitica Figura 2.5 Impatto della trasformazione: ipotesi di valori dei parametri Figura 3.1 Inquadramento del comparto 16 (Città della salute) Figura 4.1 Esempio di posizionamento di un nuovo filare, al fine di favorire la fruizione pubblica e non svantaggiare le coltivazioni Figura 4.2 Prato da sfalcio nella parte sud-ovest del PLIS Figura 4.3 Prato da sfalcio nella parte nord-ovest del PLIS Figura 4.4 Filare in corrispondenza del Fontanile Nuovo, che taglia in senso est-ovest il territorio del PLIS Figura 4.5 Parte interna del filare raffigurato in Figura Figura 4.6 Filare in corrispondenza di una roggia asciutta, nella parte nord-est del PLIS Figura 4.7 Messa a dimora di un filare di alberi (primavera 2009) lungo la pista ciclabile a sud-est di Cascina Balossa Figura 4.8 Giovane filare in prossimità della Cascina Balossa Figura 4.9 Roggia attiva (al momento del sopralluogo) posta nella parte sud-ovest del PLIS, al confine tra Novate Milanese e Cormano Figura 4.10 Manufatto di regolazione delle acque nella roggia asciutta a nord-ovest del PLIS Figura 4.11 Pista ciclabile a sud del PLIS lungo la quale si potrebbe intervenire potenziando la presenza di filari, così come illustrato in Figura INDICE DELLE TAVOLE Tavola 1 Comparti di cui è prevista la trasformazione e loro valutazione ecologica (prima del cambiamento di uso del suolo) Tavola 2 Interventi compensativi, comparti coinvolti e possibili crediti ecologici

4 1. Consumo di suolo e compensazione ecologica: cercasi metodologia! Il tema del consumo di suolo è uno tra i temi più nodali verso cui un piano urbanistico può agire, assumendo la consapevolezza del fatto che il suolo è una risorsa naturale non (difficilmente) rinnovabile, multifunzionale, scarsa in contesti altamente antropizzati e che necessita di essere tutelata, protetta e/o valorizzata. Giova ricordare, per comprendere appieno la peculiarità e il valore ambientale e sociale del suolo, la definizione recentemente elaborata dalla Commissione Europea (cfr. COM(2006)231): il suolo è Lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l acqua, i nutrienti e il carbonio [ ]. Per l importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate. Le modificazioni dell uso del suolo sono direttamente associabili a modificazioni degli equilibri ambientali e paesistici locali e sovra locali e richiedono pertanto una ponderata attenzione verso gli interventi che vanno nella direzione della trasformazione di aree libere in aree urbanizzate. Tali trasformazioni comportano infatti, nella maggior parte dei casi, la perdita delle funzionalità e delle caratteristiche proprie dei suoli naturali: funzioni idrologiche, legate al ciclo del carbonio, in termini di biodiversità, di reticolarità ecologica. La stessa direttiva europea sulla Valutazione Ambientale Strategica (Dir. 2001/42/CE) annovera il suolo tra le risorse ambientali verso cui un piano deve fare attenzione a quali effetti produce e limitarli se non, meglio, evitarli. In contesti densamente urbanizzati come i territori dei comuni di Novate Milanese e Cormano (), ogni ulteriore trasformazione di suolo libero in suolo urbanizzato diviene oltremodo insostenibile e porterebbe a sottrarre le ultime risorse importanti per la qualità dell ambiente e della vita dei cittadini. Ogni ulteriore edificazione, che si accompagnerebbe ad ulteriori carichi ambientali (nuovi abitanti, nuovi visitatori, ulteriore traffico, etc.), andrebbe a produrre un aumento dell impatto ambientale sul territorio comunale ove invece occorre rafforzare la prestazione ecologica ed ambientale delle aree libere (residuali) rimaste e garantire spazi aperti per il benessere dei cittadini. Prime tra tutte sono le risorse di suoli liberi che costituiscono il Parco Locale di Interesse Comunale della Balossa. In questa situazione occorre rivedere ogni previsione di piano non ancora attuata ed evitare nuove urbanizzazioni per quanto possibile e in ogni caso pianificare una eventuale crescita urbana non disgiunta dall ottenimento di obiettivi ambientali e dalla produzione di qualità ecologico-ambientale (in un contesto in cui oggi è bassissima se non in alcune parti addirittura assente). Il primo

5 interrogativo rispetto cui si desidera proporre una risposta è il seguente: come legare il ciclo della natura al ciclo delle trasformazioni (cambiamenti di copertura/uso del suolo)? 1.1. Come legare il ciclo della natura al ciclo delle trasformazioni? Presa coscienza dell importanza della risorsa naturale suolo, della sua non rinnovabilità (se non in tempi lunghissimi), della sua scarsità e del fatto che ogni trasformazione da copertura naturale ad uso artificiale comporta degli impatti (spesso irreversibili), appare fondamentale legare la trasformazione dei suoli al ciclo naturale. Figura 1.1 Ciclo trasformazioni-natura Il principio che permette di instaurare tale legame, in letteratura, prende il nome di no unless ed è assolutamente semplice: nulla deve essere trasformato a meno che non si provveda a un reintegro dei danni arrecati dalla trasformazione alla natura e all ambiente (Pileri, 2007) 1. Supposto che ogni trasformazione produce una serie di impatti ambientali negativi, il principio no unless propone di ridare alla natura ciò che le viene tolto o non concesso. Alla base del principio, affinché non si trasformi in un pretesto per consumare nuovo suolo, deve risiedere una precisa volontà di evitare il consumo di suolo. In questo senso la compensazione ecologica non deve essere intesa come il grimaldello per giustificare le trasformazioni di suolo libero. La chiusura del ciclo (Figura 1.1) non può e non deve tramutarsi in un meccanismo consumistico di aree che in qualche maniera giustifica le trasformazioni con l esistenza di aree adatte ad ospitare interventi ecologici compensativi. È bene ricordare che il primo e basilare obiettivo è limitare il consumo di suolo Come si limita il consumo di suolo? La risposta all interrogativo, come si limita il consumo di suolo?, può essere riassunta e schematizzata mediante quattro strategie che compongono una sorta di ventaglio di azioni che l amministrazione o l ente che si occupa di pianificazione e gestione del territorio ha a disposizione nel momento in cui si pone come obiettivo quello dell annullare, o almeno limitare il più possibile, il consumo di suolo (Figura 1.2). 1 Cfr. Pileri P. (2007), Compensazione ecologica preventiva, Carocci, Roma

6 Evitare, perché il consumo di suolo deve e può il più possibile essere evitato oggi 2 : le procedure di valutazione ambientale dovrebbero efficacemente scoraggiare l antropizzazione dei suoli sapendo che le diverse funzioni ambientali vengono quasi azzerate; Ridurre, perché il suolo è una risorsa non rinnovabile: la riduzione agisce sulla diminuzione dei consumi di suolo, diminuendo l estensione delle aree coinvolte dalle trasformazioni. La riduzione si basa ad esempio sul riutilizzo del patrimonio dismesso, inutilizzato o sotto utilizzato e sulla conversione di strutture esistenti agli usi rispetto ai quali esiste una domanda. Il suolo consumato è una risorsa persa in sé e una sottrazione di potenziale superficie per la formazione di natura; Mitigare, il consumo di suolo comporta sempre degli impatti in parte mitigabili: la mitigazione consiste in opere e soluzioni tecniche e/o tecnologiche che tendono a smorzare gli effetti degli impatti verso i soggetti riceventi (ad esempio un ecodotto o una barriera fonoassorbente); Compensare, il consumo di suolo deve essere sempre e comunque compensato: la compensazione si occupa solo degli impatti residuali e consiste nel generare risorse alternative in proporzione a quelle consumate/degradate mediante la trasformazione. Le risorse possono, in generale, essere realizzate altrove rispetto al luogo in cui viene generato l impatto (all interno della medesima unità amministrativa o in ambiti direttamente confinanti) e dovrebbero prevedere almeno due contributi (sulla scia di quanto proposto in Baviera) a. Un area da mettere a disposizione del soggetto pubblico e quindi della collettività (quest area può essere acquisita dal soggetto privato e trasferita al soggetto pubblico oppure si possono prefigurare dei contratti a lungo termine); b. L equipaggiamento ecologico di quell area stessa in modo da accrescere il contributo ecopaesistico. Le azioni non sono tra loro esclusive e devono (possono) essere intraprese in maniera sinergica (Figura 1.2), mantenendo come obiettivi prioritari quello di limitare (progressivamente annullare) il consumo di suolo e quello di ripristinare i cicli naturali. Riduzione, mitigazione e compensazione sono a carico di colui che trasforma il suolo libero ovvero che è responsabile degli impatti ambientali che genera. 2 Non si dimentichi che esistono ancora molte aree dismesse in attesa di rifunzionalizzazione, aree già urbanizzate ma sottoutilizzate e molte unità abitative di fatto vuote (il 36% degli appartamenti non occupati lombardi è vuoto secondo quanto emerge dall ultimo censimento ISTAT del 2001)

7 Figura 1.2 Trasformazioni, mitigazioni e compensazioni In Regione Lombardia, come in Italia, non esiste ancora una normativa che abbia posto delle limitazioni chiare al consumo di suolo né che abbia integrato in qualche maniera il principio no unless. Recentemente la Regione Lombardia ha integrato la legge sul governo del territorio (LR 12/05) introducendo un articolo (art. 43 comma 2) con il quale è stato ratificato il principio compensativo relativo alla trasformazione delle aree, di fatto, agricole. Questo principio riguarda tutte le trasformazioni e rappresenta un primo importante passo nella direzione del contenimento dei consumi di suolo (sebbene per come postulato potrebbe generare alcuni effetti perversi e contrari allo spirito ispiratore) che rafforza i dispositivi previsti dalla VAS. Ciononostante i comuni sono chiamati a prendere la maggior parte delle decisioni che riguardano il proprio territorio senza alcun obbligo riguardante la chiusura del ciclo trasformazioni-natura. In questo contesto, di fatto sbilanciato, la formazione di natura è completamente disgiunta, ammesso che tale obiettivo venga integrato nei piani, dalle trasformazioni. In assenza di una normativa chiara in materia e in un panorama che permette alcuni gradi di libertà agli amministratori, è possibile però adottare comportamenti virtuosi e muoversi in maniera autonoma per la ricerca di metodi e procedure che permettano la chiusura del ciclo mediante azioni finalizzate alla creazione di natura e al ristabilimento parziale degli equilibri. In questo contesto nasce la necessità di sviluppare una procedura in grado di integrare la compensazione ecologica nel piano, di legare le trasformazioni alla formazione di natura, le azioni umane ai cicli naturali

8 2. Cinque passi verso la compensazione ecologica Il principio base su cui si basa la metodologia proposta è quello di valutare con gli stessi parametri le trasformazioni da una parte e gli interventi di formazione di natura dell altra. Inoltre la procedura valutativa risponde alla volontà di slegare le valutazioni da grandezze economiche prendendo in considerazione solo parametri ecologici-naturalistici. In questa maniera gli impatti ambientali (normalmente negativi) generati dalle trasformazioni sull ambiente e gli impatti positivi conseguenza di azioni di formazione di natura, vengono valutati con la medesima procedura e con il medesimo set di parametri. Analiticamente la procedura di valutazione (dei comparti di cui è prevista la trasformazione e dei comparti rintracciati come possibili recettori di interventi compensativi) consiste in una sommatoria pesata sull area del comparto analizzato, in cui i pesi sono espressione di determinate caratteristiche ecologiche e naturalistiche rilevate. Gli interventi compensativi possibili consistono in azioni finalizzate alla formazione di natura e non si tratta di interventi mitigativi né di compensazioni monetarie. Il processo che porta alla chiusura del ciclo, legando la natura alle dinamiche prettamente urbanistiche, ha anche (un po idealisticamente) una funzione educativa finalizzata allo sviluppo di una basilare sensibilità e responsabilità ambientale. Figura 2.1 I cinque passi verso la compensazione

9 La procedura implementata si sviluppa in cinque fasi (Figura 2.1) che collegano la trasformazione alla compensazione e che consentono di applicare il principio no unless: Fase 1 Valutazione ecologica Fase 2 Quantificazione dell impatto della trasformazione Fase 3 Determinazione del fattore di compensazione Fase 4 Calcolo del debito ecologico Fase 5 Identificazione di possibili interventi compensativi e relativa tempistica Le fasi sono consequenziali e tra loro logicamente connesse in un percorso valutativo e progettuale che collega l area che verrà trasformata a quella destinata alla costruzione di natura. La procedura è stata testata e validata su diversi casi studio siti nei comuni di Novate Milanese e Cormano, ma non è da intendersi come uno schema rigido né definitivo: i pesi adottati nella valutazione ecologica, le scelte degli indici urbanistici su cui quantificare l impatto della trasformazione e, di conseguenza, il debito ecologico possono essere revisionati e adattati al contesto in cui la procedura viene applicata. Inoltre gli interventi compensativi proposti sono esemplificativi, rappresentano cioè possibili situazioni tipo e possono essere migliorati qualora l amministrazione desideri ancor più migliorare la qualità eco paesistica da un lato e il contenimento dei consumi di suolo dall altro. Il PLIS della Balossa viene identificato come deposito di aree verdi adatte ad ospitare gli interventi di compensazione, e non deve essere inteso come unica possibile alternativa, nonostante la povertà di spazi liberi e naturali che caratterizza i territori di Novate Milanese e Cormano Valutazione ecologica Il Piano di Governo del Territorio (PGT) definisce sul territorio comunale le aree in cui è possibile la trasformazione (cambiamento di copertura/uso del suolo). Ognuno di questi comparti di trasformazione viene sottoposto in questa prima fase ad un processo di valutazione ecologica espressamente ideato nell ambito di questo progetto (schematizzato in Figura 2.2). Questa fase risponde all esigenza di quantificare le caratteristiche ecologiche e naturalistiche dell area nel suo stato di fatto, prima che venga sottoposta ai processi di trasformazione previsti dal piano. È opportuno ricordare che la medesima procedura utilizzata per valutare lo stato ecologico e naturalistico delle aree di trasformazione verrà poi impiegata per stimare il valore ecologico delle aree che verranno utilizzate per saldare il debito ecologico. La medesima procedura viene adottata, infine, anche per la stima del valore ecologico raggiungibile in seguito a possibili soluzioni compensative. La procedura di valutazione dei comparti viene corredata da una descrizione naturalistica, frutto del rilievo in campo

10 Figura 2.2 Valutazione ecologica: visione schematica delle caratteristiche naturali-ecologiche considerate Analiticamente il valore ecologico (VE) di un comparto viene calcolato come funzione di quattro valori (fig. 2.2): Valore Natura (VR): fornisce un valore generale del comparto nella sua totalità. Il valore Natura è a sua volta calcolato come funzione parametrica che integra la struttura del comparto, la composizione vegetale, lo stato dinamico e la sua permeabilità generale Valore Natura Elementi (VNET): fornisce un valore complessivo per i singoli elementi naturali in esso presenti. Il valore Natura Elementi è funzione della presenza e della qualità delle siepi/filari, dei prati, dei boschi, di grandi alberi e di corsi d acqua Valore di Rarità (VR): vuole tener conto della rarità degli spazi aperti esistenti a scala comunale. Il valore di Rarità è funzione di ulteriori due parametri: la rarità dello spazio libero (ovvero la quota percentuale di superficie comunale che non risulta essere urbanizzata) e il valore residuale dell area nel contesto comunale Valore di Sistema (VS): cerca di stimare del ruolo strategico che lo spazio aperto ricopre rispetto al sistema degli spazi aperti e naturali a scala locale e sovralocale. Il valore di Sistema è funzione del ruolo e del grado di connessione del comparto con altri spazi aperti limitrofi (valutati rispetto alla capacità/possibilità di connettere spazi liberi in un ottica di reticolarità ecologica) e della sua appartenenza ad un area protetta (o vicinanza)

11 Figura 2.3 Valore Natura, Natura Elementi, di Rarità e di Sistema (figure rappresentative) I singoli valori ecologici sono calcolati come sommatorie pesate sull area del comparto o sulla superficie degli elementi considerati nel caso di VNET. I pesi assumono valori compresi tra 0 e 1 e, vengono proposti, in relazione ad ogni caratteristica valutata, soglie e valori per situazioni tipiche ricorrenti. Tali soglie sono sitospecifiche: i valori scelti derivano dalle caratteristiche osservate e osservabili nel contesto di analisi. Mediante una serie di passaggi analitici è possibile calcolare il valore ecologico del comparto, espresso in ettari di superficie ecologica equivalente: tale unità (che viene assunta come unità di misura del valore ecologico) è stata creata artificiosamente nell ambito del progetto e risponde all esigenza di disporre di un unica unità di misura in grado di legare la dimensione dei comparti e il loro equipaggiamento ecologico. Figura 2.4 Valutazione ecologica: visione analitica Per facilitare il confronto tra i diversi comparti valutati e per dare una misura indipendente dall estensione del comparto, è possibile calcolare il valore ecologico specifico (VES), come

12 rapporto tra il valore ecologico e la superficie del comparto (ettari di superficie ecologica equivalente/ettari). È importante infine sottolineare il fatto che la valutazione ecologica è frutto dell applicazione di una procedura semplice e trasparente che, tuttavia, deve essere svolta da un esperto (ad esempio uno scienziato naturalista), o comunque da personale qualificato e competente Impatto della trasformazione L impatto della trasformazione viene quantificato in funzione dei principali indici urbanistici e delle soluzioni progettuali adottate. Nella procedura vengono presi in considerazione: Rapporto di impermeabilizzazione (ρ): dipende a sua volta dal rapporto di copertura (r i ), ovvero dal rapporto tra superficie impermeabile (in seguito alla trasformazione) e superficie del comparto. La permeabilità del suolo è una caratteristica di fondamentale importanza, in primis in riferimento alle funzionalità idrologiche. Il rapporto di copertura è un indice urbanistico che può essere fissato contestualmente al processo di piano e dipende da soluzioni progettuali più o meno virtuose (nei confronti del suolo). Il parametro rapporto di impermeabilizzazione (ρ) viene definito come una funzione costante a tratti, che assume valori maggiori o uguali a 1. Il valore del parametro cresce al crescere del rapporto di copertura: maggiore è il rapporto di copertura, maggiore è il rapporto di impermeabilizzazione (ρ) e l impatto della trasformazione Volume che verrà realizzato (γ): viene considerato come fattore di impatto poiché si assume che al crescere del volume realizzato crescono gli impatti ambientali (e non solo) della trasformazione; si pensi ad esempio all aumento della mobilità (e quindi dell inquinamento), alla crescita dei consumi, alla produzione di rifiuti, etc. Anche la funzione che definisce il fattore volume (γ) è costante a tratti e il range di variabilità ha come estremo inferiore l unità. Il valore di γ cresce al crescere dei volumi che verranno realizzati: maggiore è il volume realizzato, maggiore è γ e maggiore è l impatto della trasformazione Opere di mitigazione (μ): dipende dalle opere e dalle soluzioni tecniche adottate contestualmente all individuazione dell ambito di trasformazione, e finalizzate a smorzarne gli impatti sui potenziali soggetti recettori. Il fattore μ è una funzione continua, il cui range di variabilità ha come estremo inferiore 0,8 e come estremo superiore l unità. μ varia in direzione inversa agli altri fattori analizzati: maggiori sono la qualità e la quantità delle opere mitigative, minore è μ e minore è l impatto della trasformazione Si potrebbe inoltre pensare di integrare nella procedura di stima dell impatto della trasformazione un eventuale quarto parametro (β) legato al rapporto di cessione di aree interne al comparto. In generale il valore di β diminuirà in maniera inversamente proporzionale al rapporto di cessione: maggiore è il rapporto di cessione, minore è β e minore è l impatto della trasformazione. I fattori da cui dipende l impatto della trasformazione sono tutti adimensionali. In Figura 2.5 viene mostrata una ipotesi di valori che i parametri potrebbero assumere. Questi valori, utilizzati per poter completare la procedura di calcolo e per poterla validare, sono frutto di prove empiriche sui diversi casi studio. I valori sono realistici ma ipotetici poiché non si è ancora in

13 possesso dei dati necessari per la loro determinazione in riferimento alle aree di trasformazione previste nei PGT dei due comuni. Figura 2.5 Impatto della trasformazione: ipotesi di valori dei parametri 2.3. Fattore di compensazione Il fattore di compensazione (FDC) è calcolato in funzione dell impatto della trasformazione, semplicemente come prodotto dei fattori ρ, γ e μ definiti nella fase precedente. Il FDC, prodotto di parametri adimensionali, è anch esso adimensionale. Tale fattore consente il passaggio logico dalla quantificazione dell impatto della trasformazione al debito ecologico che la trasformazione comporta. È inoltre interessante studiare la variabilità del fattore di compensazione in funzione dei parametri di impatto della trasformazione: questa analisi può essere effettuata, come nel caso di Novate Milanese e Cormano, senza disporre degli indici urbanistici e dei dati relativi alle trasformazioni (necessari per definirne l impatto), ma ipotizzando ragionevoli range di variabilità dei parametri. Si analizza poi, di conseguenza, la variabilità del FDC. Si possono ad esempio assumere due scenari estremi: FDC massimo (corrispondente al caso peggiore, ovvero quello con impatto più elevato) e minimo (in riferimento al caso migliore e all impatto minimo) Debito ecologico In funzione del valore ecologico (VE) del comparto di cui è prevista la trasformazione (espresso in ettari di superficie ecologica equivalente) e del fattore di compensazione (FDC, adimensionale e che

14 è funzione dell impatto della trasformazione), calcolati nelle fasi precedenti della procedura, è possibile calcolare il debito ecologico (DE) associato alla trasformazione. Il debito ecologico è espresso nella medesima unità di misura del valore ecologico, ovvero in ettari di superficie ecologica equivalente e si calcola come semplice prodotto tra il valore ecologico (VE) del comparto di cui è prevista la trasformazione e il fattore di compensazione (FDC) associato alla trasformazione stessa. Il DE rappresenta appunto il debito in termini di superficie ecologica equivalente che una trasformazione implica (come si è detto nel Paragrafo 1.1, ogni trasformazione da suolo naturale ad artificiale è responsabile di determinati impatti ambientali e di una perdita di valore ecologico/ambientale mai completamente mitigabile). Il cambiamento di copertura/uso del suolo, le nuove funzioni che verranno insediate, le tipologie costruttive adottate, etc. comportano carichi sul territorio e sull ambiente e la procedura descritta permette di quantificarne l entità. La quantificazione permette appunto di giungere ad un valore sintetico che rappresenta il debito (in termini ecologici) di cui una determinata trasformazione si grava e che deve essere saldato mediante opportuni interventi compensativi Interventi compensativi (ambientali) In funzione del debito ecologico (DE) da saldare si identificano i possibili interventi compensativi, in grado di chiudere il cerchio trasformazione-natura e di concretizzare il principio no-unless. Le compensazioni sono finalizzate alla generazione di nuovi valori ambientali, naturali, paesaggistici che bilanciano i valori ecologici persi in seguito alla trasformazione, avendone uguale valore. I debiti ecologici devono essere saldati mediante la generazione di crediti ecologici, con mix di azioni che agiscono su uno o più comparti, con il comune obiettivo di incrementarne il valore ecologico (misurato sempre attraverso la medesima procedura di valutazione). L entità degli interventi compensativi è funzione dei valori ecologici esistenti nei comparti preposti a ospitare tali interventi e del mix funzionale che si progetta per il comparto che ospiterà le compensazioni (per i possibili interventi compensativi si rimanda alla lettura del Capitolo 4 e del Paragrafo 3.1.5). Si ricorda che, sia il valore ecologico iniziale del comparto, sia la sua stima in seguito all attuazione degli interventi compensativi, vengono calcolati mediante la procedura di valutazione ecologica utilizzata per i comparti di cui è prevista la trasformazione. Il credito ecologico ricevibile mediante gli interventi compensativi viene calcolato come semplice differenza tra il valore ecologico post compensazione e il valore ecologico esistente (la differenza viene chiaramente fatta tra grandezze omogenee ed è espressa in ettari di superficie ecologica equivalente). Il delta di valore ecologico è il credito che può poi essere utilizzato per saldare i debiti ecologici associati alle trasformazioni. Le possibili azioni di compensazione sono molte e differenziate e passano attraverso l attuazione di interventi di riforestazione, imboschimenti, manutenzione dell ambiente naturale esistente, e progetti di rinaturazione (previsti ad esempio nel piano particolareggiato del parco, che si trova oggi in fase di redazione). Si sottolinea l importanza dell inserimento delle opere compensative in un preciso progetto, in un sistema strategico di azioni finalizzate all innalzamento dei valori naturali esistenti. È inoltre previsto che il saldo del debito ecologico sia condizionato alla manutenzione e alla gestione delle opere compensative realizzate, per un periodo proporzionale all entità del debito

15 stesso: maggiore è il DE di una trasformazione, maggiore è il numero di anni in cui deve essere garantita la manutenzione (la manutenzione deve essere garantita per un minimo di tre anni). In un contesto fortemente antropizzato come quello dei comuni di Novate Milanese e Cormano risulta strategico il reperimento delle aree naturali (residuali), prima di tutto per la loro salvaguardia e tutela dal rischio di essere edificate. Per le amministrazioni locali e per il PLIS è infatti di primaria importanza riuscire a entrare in possesso delle aree che compongono il territorio del parco, per poter garantire al meglio le funzioni naturalistiche, ambientali, paesistiche e sociali del parco della Balossa. Il problema del reperimento delle aree interessa molte zone protette di pianura, in cui la proprietà si presenta estremamente frammentata, divisa in piccoli lotti ognuno con molti proprietari: ciò rende chiaramente difficile operare interventi strategici, che coinvolgano il territorio a parco nella sua totalità. L alternativa al reperimento delle aree consiste nell effettuare interventi convenzionati con gli operatori, nonostante questa strada si dimostri generalmente più debole di quella che prevede la cessione delle aree dal privato all Ente Pubblico. Riassumendo, il debito ecologico (DE) associato ad una trasformazione può essere saldato mediante l acquisizione di crediti ecologici; questo processo deve avvenire mediante il mix di tre azioni: Reperimento e cessione delle aree site altrove rispetto alle trasformazioni (e precisamente in Balossa) per saldare parte del debito ecologico. Tali aree vanno cedute all amministrazione locale e saranno destinate ad ospitare gli equipaggiamenti/interventi compensativi. Tale procedura di acquisizione potrebbe avvenire attraverso un meccanismo in cui l Ente Pubblico funge da tramite e da facilitatore tra i proprietari delle aree e il trasformatore. Le amministrazioni devono scegliere le aree. Interventi finalizzati all innalzamento dei valori ecologici presenti: parte del debito ecologico può essere saldato mediante interventi ecologici veri e propri, finalizzati all innalzamento dei valori presenti, inseriti in un più ampio contesto di progettazione e pianificazione del verde (filari, siepi, prati, boschi, boschetti, etc.) Manutenzione e gestione delle opere realizzate attraverso interventi compensativi: pur non essendo un metodo di acquisizione di crediti ecologici, tali azioni sono necessarie per saldare il debito ecologico della trasformazione e per garantire il futuro degli stessi interventi. La procedura descritta consente di chiudere il ciclo trasformazioni-natura. La metodologia sviluppata è probabilmente il primo esempio di compensazione ecologica applicata alla pianificazione comunale. Dato il carattere fortemente innovativo è possibile che, testando il metodo, emerga la necessità di apportarvi piccole revisioni: tale operazione non deve in alcun modo stravolgere il procedimento ma solo, eventualmente, comportare la revisione dei valori soglia attribuiti ai parametri. L intervento sulla metodologia deve, in ogni caso, essere fatto da personale esperto e competente

16 3. Testare la procedura sui casi studio Il metodo descritto nei capitoli precedenti è stato testato sulle aree di trasformazione previste nei PGT di Novate Milanese e di Cormano. I dati su cui si basano i valori calcolati non possono essere considerati definitivi, poiché le informazioni disponibili sono parziali (rispetto a quelle necessarie), a volte lacunose, conseguenza del fatto che i piani sono in fase di redazione. Come spiegato nel Paragrafo 2.2 questa parziale mancanza di informazioni ha implicato, ad esempio, la scelta di valori ipotetici per gli indici urbanistici utilizzati per calcolare l impatto delle trasformazioni. È stato comunque possibile testare la metodologia su diversi casi studio e percorre interamente la procedura: sono stati sottoposti a valutazione ecologica i comparti naturali adatti ad ospitare interventi compensativi e quelli di cui è prevista la trasformazione (si rimanda alla Tavola 1 per la loro localizzazione sul territorio comunale), stimati i possibili impatti delle trasformazioni (al variare degli indici urbanistici e delle soluzioni tecniche adottate), calcolati i fattori di compensazione, quantificati i debiti ecologici e identificati i possibili interventi compensativi (e i conseguenti crediti ecologici acquisibili mediante l attuazione di tali interventi, si rimanda alla Tavola 2). A titolo esemplificativo e per permettere di meglio comprendere quali sono le grandezze in gioco, si è scelto di presentare e commentare in maniera più dettagliata il caso studio che coinvolge il comparto destinato ad essere trasformato per la costruzione di Città della salute Risultati per il caso studio Città della salute Il presente paragrafo si pone l obiettivo di ripercorrere la procedura descritta nel Capitolo 2, mostrando i risultati parziali delle cinque fasi di cui si compone il metodo. Il progetto di realizzazione della Città della Salute coinvolge aree (oggi) naturali o semi-naturali localizzate solo in parte nel comune di Novate Milanese Valutazione ecologica del comparto che verrà trasformato Il comparto analizzato (numero 16 in Tavola 1) è situato nella parte sud-ovest del comune di Novate Milanese. L area soggetta a trasformazione è molto estesa (circa 7,29 ha) e la copertura prevalente è quella dei coltivi (Figura 3.1). All interno dell area sono stati censiti diversi elementi di naturalità, tra cui filari, corsi d acqua e un prato da sfalcio. La fascia che caratterizza la porzione nord-est dell area è costituita da un prato sfalciato recintato, in cui sono state osservate essenze tipiche come Medicago lupulina, Trifolium pratense, Centaurea sp. e Artemisia vulgaris. Il corso d acqua si divide a nord del comparto in due rami, entrambi tagliano in senso nord-sud il comparto. Un dei due rami è costituito da un canale attivo al momento del sopralluogo, con le sponde in parte cementificate e in parte naturali, delimitate lungo entrambe le sponde da un filare arboreo-arbustivo. Il filare misura mediamente 4-5 metri di ampiezza ed è costituito soprattutto da robinie ceduate, e alcuni platani, tra cui uno isolato di discrete dimensioni. Lo strato arbustivo si presenta, al momento del rilievo in campo, piuttosto

17 paucispecifico e costituito da sambuco, nocciolo e rovo. Sono state altresì osservate specie esotiche erbacee, tra cui Reynoutria japonica e Phytolacca americana. Non è stato invece possibile osservare la componente erbacea. Il secondo ramo del canale è inattivo e costituito da sponde naturali solo in parte bordate da filari di ampiezze esigue (mediamente non più di 3 m) e caratterizzate perlopiù da giovani esemplari ceduati di robinia. Figura 3.1 Inquadramento del comparto 16 (Città della salute) L ampio comparto confina a sud-ovest, a nord e a nord-est con il tessuto urbano, mentre a nordovest, sud ed est confina con altri coltivi. Si sottolinea tuttavia che, nel PGT in fase di redazione, tali coltivi hanno una destinazione diversa dall ambito agricolo (comparti 15 e 17 in Tavola 1) e appartengono quindi all insieme dei casi studio analizzati. Il comparto ha una posizione molto delicata all interno del comune di Novate Milanese, in quanto il cambio di destinazione d uso previsto per questa area compromette il varco verde di collegamento tra la parte sud-est e sud-ovest del comune. Il comparto ha un buon valore ecologico sia per le diverse tessere naturali e semi-naturali di cui è costituito, sia per l ampiezza, sia per il ruolo che riveste in termini di collegamento (corridoio) ecologico tra gli altri spazi verdi residuali a scala comunale e sovra-locale. La presenza di coltivi, rogge, filari e prati da sfalcio, sebbene non in buono stato di conservazione, costituisce una risorsa importante a livello conservazionistico: il comparto riveste un ruolo importante come area di sosta e di rifugio per micromammiferi e uccelli, in grado di favorire il flusso di specie sia animali sia vegetali da un area verde all altra. Il valore di questa area è inoltre innalzato nel momento in cui si considera la scarsità di superfici verdi-naturali e spazi liberi presenti sul territorio comunale

18 Le precedenti osservazioni di carattere ecologico-naturalistico accompagnano la valutazione analitica del comparto, i cui risultati possono essere osservati in Tabella 3.1. Tabella 3.1 Valore ecologico del comparto 16 Superficie Valore Valore territoriale Natura Natura (comparto) Elementi Valore di Rarità Valore di Sistema Valore ECOLOGICO Valore ECOLOGICO SPECIFICO Sc VNT VNET VR VS VE VES [ha] [ha sup_eco_eq] [ha sup_eco_eq/ha] 7,29 2,62 0,01 4,59 3,40 10,69 1, Quantificazione dell impatto della trasformazione La quantificazione dell impatto della trasformazione prevista sul comparto 16, come detto nel Paragrafo 2.2, risente della mancata conoscenza dei valori degli indici urbanistici e delle soluzioni tecniche e costruttive che verranno adottate. È stato possibile procedere solo immaginando di costruire degli scenari. In questo paragrafo e nei successivi verranno mostrati i risultati assumendo due scenari estremi, corrispondenti rispettivamente all impatto massimo e minimo della trasformazione. Prendendo in considerazione la Figura 2.5 è possibile costruire i due seguenti scenari: Impatto massimo: corrispondente a un rapporto di impermeabilizzazione elevato (rapporto di copertura superiore a 0,75), a un volume realizzato superiore ai m 3 e a una soluzione progettuale che non prevede la realizzazione di opere di mitigazione. La terna di valori dei parametri di impatti è la seguente: ρ = 2 γ = 1,5 μ = 1 Impatto minimo: corrisponde a un basso rapporto di impermeabilizzazione (rapporto di copertura inferiore a 0,35), a un volume realizzato inferiore a m 3 e a una soluzione progettuale che prevede la presenza di importanti opere mitigative. La terna di valori dei parametri di impatto è la seguente: ρ = 1 γ = 1 μ = 0, Determinazione del fattore di compensazione Una volta quantificati i parametri di impatto della trasformazione è possibile calcolare il fattore di compensazione. Anche in questo caso si procede per scenari: fattore di compensazione minimo e massimo

19 Fattore di compensazione massimo (FDC max ): corrispondente alla terna di parametri di impatto che comportano l impatto massimo della trasformazione (ρ = 2; γ = 1,5; μ = 1). Il fattore di compensazione, dato dal prodotto tra i parametri di impatto, vale: FDC max = 3 Fattore di compensazione minimo (FDC min ): corrispondente alla terna di parametri di impatto che comportano l impatto minimo della trasformazione (ρ = 1; γ = 1; μ = 0,8). Il fattore di compensazione in questo caso assume il valore: FDC min = 0, Calcolo del debito ecologico Il fattore di compensazione (FDC) e il valore ecologico del comparto di cui è prevista la trasformazione (VE) consentono di passare alla quantificazione del debito ecologico (DE) dovuto al cambiamento di copertura/uso del suolo. Si ricorda che il valore ecologico VE del comparto è pari a 10,69 ettari di superficie ecologica equivalente [ha sup_eco_eq]. Si procede, anche in questa fase della procedura, con i due scenari: Debito ecologico massimo (DE max ): corrispondente alla terna di parametri di impatto che comportano l impatto massimo della trasformazione (ρ = 2; γ = 1,5; μ = 1) e, quindi, al fattore di compensazione massimo (FDC max = 3). Il debito ecologico, dato dal prodotto tra fattore di compensazione massimo e valore ecologico del comparto, vale: DE max = 32,1 ha sup_eco_eq Debito ecologico minimo (DE min ): corrispondente alla terna di parametri di impatto che comportano l impatto minimo della trasformazione (ρ = 1; γ = 1; μ = 0,8) e, di conseguenza, al fattore di compensazione minimo (FDC min = 0,8). Il debito ecologico minimo in questo caso assume il valore: DE min = 8,5 ha sup_eco_eq I due scenari ipotizzati conducono a situazioni molto differenti in termini di debito ecologico che il trasformatore deve compensare. Si ricorda che tali risultati fanno riferimento a due scenari estremi, di massimo e minimo impatto, che risentono fortemente dei valori ipotizzati per i parametri di impatto della trasformazione. Il debito ecologico corrisponde al valore ecologico che è necessario ripristinare altrove e, nello specifico, in aree adatte ad ospitare interventi compensativi all interno del PLIS della Balossa Proposta di compensazioni per l estinzione del debito ecologico In una fase propedeutica all identificazione di possibili interventi compensativi all interno del PLIS e alla quantificazione dei crediti ecologici disponibili è stata compiuta la valutazione ecologica del Parco della Balossa, stimata mediante la procedura descritta nel Paragrafo 2.1. Nel Capitolo 4 è possibile trovare le osservazioni naturalistiche derivanti dal rilievo in campo e alcune indicazioni di possibili interventi compensativi (trattati dal punto di vista naturalistico). Nella procedura di identificazione delle possibili compensazioni, per quanto possibile, sono state integrate le indicazioni contenute nel master plan relativo alla prima bozza delle linee guida

20 dell assetto territoriale del Parco della Balossa (Arch. Francesco Borella). Una selezione del master plan è visibile nel riquadro presente nella Tavola 2. Gli interventi compensativi previsti comportano un innalzamento del valore ecologico (rispetto allo stato attuale) e possono consistere in azioni che, ad esempio, consentono: la progressiva trasformazione della copertura prevalente, da erbacea polifita (basso valore ecologico) a erbacea perenne (prato) con la presenza di elementi che dimostrano una struttura diversificata (elevato valore ecologico) il passaggio da vegetazione formata da entità selezionate dall uomo e alloctone a vegetazione a prevalenza di specie caratteristiche del territorio e autoctone la costituzione di una composizione floristica prossima alla vegetazione naturale in aree in cui si riscontrano pochi (o nessun) elementi della vegetazione potenziale naturale il raggiungimento di una buona permeabilità delle superfici mediante l inserimento di elementi coinvolti nel ciclo dell acqua in contesti che si presentano (nello stato di fatto) poco o per niente permeabili Per semplificare la trattazione vengono descritte le possibili compensazioni concentrando l attenzione su un unica copertura di destinazione: i prati da sfalcio (si veda la Tavola 2). Gli interventi compensativi che coinvolgono i quattro comparti vengono definiti in base a quanto emerge dal master plan che schematizza le linee guida d assetto territoriale del Parco. I quattro comparti (prati) hanno dimensioni molto differenti (e, di conseguenza, valori ecologici di partenza molto variabili, poiché la procedura di valutazione è anche funzione dalle dimensioni del comparto) ma dotazioni ecologiche di partenza assolutamente comparabili. I valori ecologici esistenti, potenzialmente raggiungibili mediante interventi compensativi e i corrispondenti crediti ecologici acquisibili mediante tali interventi sono riassunti nella Tabella 3.2. Tabella 3.2 Valore ecologico dei prati da sfalcio e crediti ecologici acquisibili mediante interventi compensativi Valore ecologico (esistente) del Valore ecologico Crediti ecologici comparto Superficie del raggiungibile acquisibili dal destinatario (corrispondente al credito trasformatore comparto della ecologico in caso di mediante Prato da destinatario compensazione acquisizione, cessione al interventi sfalcio della (corrispondente al Comune e compensativi compensazione credito ecologico in equipaggiamento (senza acquisizione caso di acquisizione ecologico mediante e cessione del e cessione al interventi compensativi) comparto) Comune) [ha] [ha sup_eco_eq] 1 1,98 13,04 14,63 1,59 2 0,21 1,37 1,53 0,16 3 4,02 26,56 30,67 4, ,28 81,04 90,94 9,

21 Il debito ecologico associato alla trasformazione può essere estinto mediante l acquisizione di crediti ecologici. Si ricorda (a tal proposito si veda il Paragrafo 2.5) che le compensazioni sono composte da un mix di azioni, tra loro non alternative: reperimento e cessione (al Comune) delle aree su cui effettuare gli interventi compensativi, attuazione degli interventi stessi e manutenzione e gestione dei comparti su cui vengono effettuati gli interventi compensativi per un periodo di tempo non inferiore ai tre anni. Prendendo in considerazione la trasformazione del comparto 16 destinato ad ospitare Città della salute, si riportano di seguito i debiti ecologici corrispondenti ai due scenari analizzati (impatto massimo e impatto minimo): DE max = 32,1 ha sup_eco_eq DE min = 8,5 ha sup_eco_eq Per saldare il debito ecologico è possibile adottare differenti mix di azioni. Lo scenario più semplice prevede l estinzione del debito procedendo per comparti: ciò significa che il trasformatore decide di acquisire un comparto destinatario di opere compensative, cederlo al Comune, impegnarsi a innalzarne il valore ecologico mediante interventi compensativi (indirizzati a migliorare e qualificare l equipaggiamento naturalistico) e occuparsi della manutenzione per un determinato periodo di tempo (non inferiore ai tre anni). Nel momento in cui un comparto destinato ad ospitare le compensazione non dovesse essere sufficiente a saldare il debito della trasformazione si procede applicando il medesimo principio fino al saldo totale del debito ecologico. In riferimento alla trasformazione di Città della salute, nel caso di debito ecologico massimo è necessario reperire 32,1 ha di superficie ecologica equivalente. Ad esempio, tale debito può essere estinto acquisendo, cedendo, aumentando l equipaggiamento ecologico e impegnandosi nella manutenzione dei prati da sfalcio codificati con i numeri 2 e 3, che offrono crediti ecologici pari a 32,2 ettari di superficie ecologica equivalente (come mostrato in Tabella 3.2, l opzione acquisizione, cessione e miglioramento ecologico permette di acquisire un credito ecologico pari a 1,53 ettari di superficie ecologica equivalente nel caso del prato 2 e 30,67 ettari di superficie ecologica equivalente nel caso del prato 3). L opzione descritta è solo una delle molte possibili, mostrata in questa fase della procedura a puro titolo esemplificativo e poiché i valori di debito e credito ecologico ben si prestano alla spiegazione dei processi che possono essere utilizzati per l estinzione del debito. In alternativa allo scenario di estinzione del debito per comparti, è possibile ipotizzare scenari differenti in cui l acquisizione e la cessione al Comune di determinati comparti è affiancata dal miglioramento e dalla manutenzione dell equipaggiamento ecologico di altri comparti, strategici nei progetti di rinaturazione attivi all interno del PLS (e più in generale a scala locale e sovralocale)

22 4. Osservazioni naturalistiche per la valutazione ecologica del PLIS della Balossa 4.1. Valutazione ecologica dei comparti Il PLIS Parco della Balossa è stato oggetto di diversi sopralluoghi speditivi al fine di valutarne il valore ecologico. Il valore ecologico è stato stimato osservando lo stato di fatto dei comparti sulla base di osservazioni floristiche e della struttura della vegetazione; non sono stati eseguiti rilievi fitosociologici o altre analisi vegetazionali di dettaglio. Il PLIS è stato considerato come un unico comparto, a sua volta suddiviso in sub-comparti (o unità di paesaggio): prati da sfalcio filari coltivi/incolti canali/rogge Per ciascuna di queste unità di paesaggio viene data una descrizione sintetica dello stato di fatto e delle potenzialità e, al fine di rendere quantificabili le eventuali compensazioni ecologiche, è stata costruita una valutazione ecologica per i singoli sub-comparti. Per quelle unità di paesaggio per le quali sono stati ipotizzati possibili interventi di compensazione è stato assegnato un valore ecologico di partenza e uno/più possibili valori ecologici di arrivo (post rinaturazione/compensazione) a seconda del tipo/entità dell intervento compensativo. Si sottolinea che le rogge e i filari sono considerati come elementi dei sub-comparti di cui è stato calcolato il valore ecologico (ossia coltivi/incolti e prati da sfalcio). Per questo motivo essi non hanno una scheda di valutazione del valore ecologico a sé stante, ma sono inclusi come elementi caratterizzanti dei sub-comparti (e vengono valutati mediante la il Valore Natura Elementi, VNET). Al contrario, questi elementi sono parte integrante delle proposte di miglioramento della qualità ambientale dei singoli sub-comparti. Di seguito vengono descritti gli usi del suolo prevalenti all interno del PLIS e il loro valore ecologico Prati da sfalcio Il prato da sfalcio è una formazione erbacea soggetta a gestione antropica, come la concimazione e il taglio, impostata su suolo ricco di nutrienti. Sebbene si tratti di vegetazioni gestite dall uomo e per questo slegate dalla dinamica evolutiva naturale, che porterebbe ben presto all inarbustamento della vegetazione, essi svolgono un ruolo importante nel mantenimento della biodiversità, poiché

23 sono caratterizzati di solito da un elevato numero di specie vegetali e favoriscono la biodiversità animale, sia della fauna vertebrata che di quella invertebrata. Tra l avifauna, ad esempio, l allodola, la quaglia e il gheppio hanno come habitat elettivo proprio i prati da sfalcio. I prati osservati nel PLIS sono caratterizzati dalla presenza di alcune graminacee tipiche dei prati concimati di pianura e collina, come Arrhenatherum elatius, Lolium perenne, Dactylis glomerata, nonché altre specie foraggiere come Lotus corniculatus, Trifolium repens, Trifolium pratense, Taraxacum officinale. Non è stata osservata una elevata biodiversità specifica (i prati arrivano ad avere anche 30 specie erbacee diverse), si potrebbe quindi pensare all interno del PLIS ad una riqualificazione in termini di miglioramento della qualità floristica. All interno del parco i prati da sfalcio sono piuttosto diffusi, soprattutto nella parte sud-ovest e nord-ovest (Figura 4.2 e Figura 4.3) Coltivi e incolti temporanei Il PLIS è caratterizzato per la maggior parte da coltivazioni, di solito campi di frumento. In alcuni casi sono stati poi censiti incolti caratterizzati da Papaver rhoeas, Erigeron annuus, Matricaria chamomilla, Artemisia vulgaris e, talvolta, Ambrosia artemisiifolia Filari Il PLIS Balossa non è particolarmente ricco di filari: i campi e i prati da sfalcio sono tra loro separati da rogge, spesso asciutte, o da un semplice solco coperto di rovi o di piante erbacee ruderali (es. Urtica dioica). In due occasioni sono stati tuttavia osservati veri e propri filari: uno decorre lungo il Fontanile Nuovo-Novello e uno nella parte nord-ovest del PLIS, lungo una roggia asciutta da tempo. In entrambi i casi si tratta di fasce arboreo-arbustive non più larghe di 5 m per sponda, dominate nello strato arboreo da giovani esemplari ceduati di robinia (Robinia pseudoacacia). Nel caso del filare posto a nord-est del sito, accanto alla robinia sono stati censiti esemplari di Salix alba, Morus nigra e Platanus hybrida, questi ultimi verosimilmente piantumati dai contadini, mentre il sottobosco è costituito in massima parte da rovi (Rubus sp.) Nel caso del filare che decorre lungo il Fontanile Nuovo-Novello la robinia domina nello strato arboreo, mentre in quello arbustivo abbondano il sambuco (Sambucus nigra) e il rovo. Nello strato erbaceo, accanto alle specie comuni lungo i margini boschivi o nei prati, come Bromus sterilis, Galium aparine, Chelidonium majus, è stata rinvenuta anche Vinca minor, pianta erbacea tipica di bosco. Questo filare, sebbene di dimensioni modeste rispetto alle sue potenzialità, è il più ampio del PLIS: ha un ampiezza di circa 6 metri e lo strato arboreo ha un altezza di circa 8 m L ente gestore del PLIS ha da poco avviato alcuni progetti di realizzazione di filari lungo il margine dei prati e dei coltivi. Sono state infatti osservate piantumazioni di acero campestre (Acer

24 campestre) e carpino bianco (Carpinus betulus), risalenti al 2009, lungo la pista ciclabile nella parte sud-ovest del PLIS (Figura 4.7) e lungo la carrozzabile che conduce alla cascina Balossa (Figura 4.8). Un piccolo filare piantumato molto probabilmente dall ente gestore è stato osservato anche nella parte centrale del PLIS, tra un campo coltivato e un incolto Rogge e fontanili Nel PLIS sono presenti diverse rogge e un fontanile doppio (Fontanile Nuovo-Novello), il cui stato di conservazione è tuttavia poco soddisfacente. Fontanile Nuovo-Novello. E un fontanile che percorre il PLIS in senso nord-ovest/sud-est, con dimensioni superiori rispetto agli altri canali descritti (Figura 4.4 e Figura 4.5). Si tratta di un corso d acqua asciutto da parecchio tempo, a giudicare dalla vegetazione erbacea che è cresciuta sul letto del canale stesso. Permane tuttavia un filare piuttosto ampio, come descritto nel Paragrafo 4.4 Rogge. Le rogge sono tutte asciutte, come confermato anche da diversi contadini interpellati durante i sopralluoghi, ad eccezione di un piccolo canale a sud ovest del sito (lungo il confine comunale tra Novate Milanese e Cormano) che, al momento del censimento, conteneva acqua (vedere foto 8). In ogni caso si tratta di un canale con sponde cementate e privo di vegetazione sia ripariale che acquatica. Non sono infatti stati censiti né arbusti igrofili (salici ed ontani) né piante adattate a vivere nell acqua, come la cannuccia di palude (Phragmites australis), il ceratofillo comune (Ceratophyllum demersum) o la lenticchia d acqua (Lemna minor) Un altra roggia, situata nella parte nord-ovest del sito, sebbene asciutta da tempo, conserva sia i manufatti di controllo delle portate di acqua (Figura 4.10) che un filare di discrete dimensioni, descritto nel Paragrafo Proposte di miglioramento dei sub-comparti Il PLIS Parco della Balossa è un ampia area agricola che potrebbe essere in molti punti valorizzata dal punto di vista ecologico e fruitivo. In questa sede ci si limiterà a suggerire alcuni spunti di miglioramento, da approfondire successivamente con progettazioni specifiche. Arricchimento con specie erbacee. Nei prati da sfalcio potrebbe essere migliorata la biodiversità vegetale attraverso la semina di piante erbacee tipiche dei prati di pianura. Le specie possono essere messe nei prati attraverso le seguenti tecniche: Semina diretta di specie caratteristiche delle formazioni erbacee. In questo caso ci si potrà avvalere di vivai che già producono specie autoctone certificate o di centri di ricerca che si occupano di introduzioni di specie erbacee;

25 Spaglio di fiorume derivante dagli sfalci di prati di aree a più alta biodiversità. Queste aree dovranno essere ecologicamente affini al prato da sfalcio interno al PLIS. Andrà ovviamente privilegiato il fiorume degli sfalci di tarda primavera, in modo che le piante abbiano già portato a maturazione i frutti. Di seguito alcune specie suggerite, da concordare comunque con un tecnico esperto: Achillea millefolium, Alchemilla vulgaris, Centaurea spp., Lathyrus pratensis, Prunella vulgaris, Tragopogon pratensis, Dactylis glomerata, Holcus lanatus, Pimpinella major. Queste specie sono tipiche dell alleanza fitosociologica Arrhenatherion elatioris W. Koch 26, che comprende i prati sfalciati e concimati di pianura e di bassa montagna. A tal proposito, nella d.g.r. del n VII/2571 vengono specificate le modalità per il reperimento di materiale vegetale vivo da impiegare negli interventi di ingegneria naturalistica. Miglioramento dei filari esistenti. Il PLIS è caratterizzato da pochi filari, talvolta discontinui, con una stratificazione vegetale non ottimale e ricchi di specie esotiche e ruderali. Il miglioramento potrebbe dunque avvenire attraverso: Diradamento delle robinie, in modo discontinuo per non creare chiarie boschive troppo ampie. In ogni caso sarà da prevedere, dopo il taglio, una immediata sostituzione con alberi ed arbusti semi-eliofili, in grado di competere con eventuali polloni di robinia Messa a dimora di specie autoctone, soprattutto arbustive, in grado di creare condizioni microclimatiche ottimali per lo sviluppo di specie erbacee nemorali Messa a dimora di specie erbacee nemorali, in un secondo momento, dopo l attecchimento delle piante legnose, in modo che si crei ombra sufficiente per ospitare le specie erbacee nemorali. Queste specie richiedono un suolo particolarmente ricco di humus maturo (che si rinviene nei boschi di latifoglie sufficientemente vecchi), in questo caso probabilmente già disponibile se i filari hanno alcune decine di anni Realizzazione di nuovi filari. La maggior parte dei coltivi e dei prati da sfalcio interni al PLIS non è dotata di filari. La loro realizzazione contribuirebbe non solo a diversificare gli habitat esistenti, ma anche a rendere più piacevole la fruizione da parte della cittadinanza. Si suggeriscono di seguito alcuni accorgimenti per la loro piantumazione Orientamento. I filari lungo le strade e le sterrate dovrebbero essere orientati, laddove possibile, in modo da non ombreggiare eccessivamente i coltivi circostanti. In particolare, per una strada sterrata diretta in senso est-ovest il filare dovrebbe essere piantumato a sud della strada stessa (si veda a tal proposito la Figura 4.1), in modo che la strada venga adeguatamente ombreggiata e i campi circostanti ne siano meno influenzati (Figura 4.11)

26 Figura 4.1 Esempio di posizionamento di un nuovo filare, al fine di favorire la fruizione pubblica e non svantaggiare le coltivazioni Specie. Le specie messe a dimora devono essere autoctone, possibilmente certificate al fine di evitare la presenza di cultivar di specie spontanee Struttura. Affinché il filare possa effettivamente surrogare le condizioni microclimatiche ed ecologiche tipiche di ambienti boschivi la sua larghezza ottimale, compatibilmente con le aree a disposizione, dovrebbe essere almeno di 15 m (Padoa-Schioppa E., Chincarini M., La struttura dei filari agricoli: confronto tra biodiversità animale e vegetale. Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 83:45-50) E evidente che in un PLIS di estensione relativamente ridotta quale è quello della Balossa questo tipo di filare è difficilmente realizzabile. Tuttavia, tenendo conto delle esigenze di struttura di un filare, si potrebbero realizzare moduli di estensione variabile, in modo da creare fasce che fungano da corridoio ecologico ed aree più ampie che fungano da sosta per gli animali e le piante

27 4.7. Allegato iconografico Figura 4.2 Prato da sfalcio nella parte sud-ovest del PLIS Figura 4.3 Prato da sfalcio nella parte nord-ovest del PLIS

28 Figura 4.4 Filare in corrispondenza del Fontanile Nuovo, che taglia in senso est-ovest il territorio del PLIS Figura 4.5 Parte interna del filare raffigurato in Figura

29 Figura 4.6 Filare in corrispondenza di una roggia asciutta, nella parte nord-est del PLIS Figura 4.7 Messa a dimora di un filare di alberi (primavera 2009) lungo la pista ciclabile a sud-est di Cascina Balossa

30 Figura 4.8 Giovane filare in prossimità della Cascina Balossa Figura 4.9 Roggia attiva (al momento del sopralluogo) posta nella parte sud-ovest del PLIS, al confine tra Novate Milanese e Cormano

31 Figura 4.10 Manufatto di regolazione delle acque nella roggia asciutta a nord-ovest del PLIS Figura 4.11 Pista ciclabile a sud del PLIS lungo la quale si potrebbe intervenire potenziando la presenza di filari, così come illustrato in Figura

32 Tavola 1 Comparti di cui è prevista la trasformazione e loro valutazione ecologica (prima del cambiamento di uso del suolo)

33 Tavola 2 Interventi compensativi, comparti coinvolti e possibili crediti ecologici

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