Sommario LINEE GUIDA PER IL RILASCIO DELLE AUTORIZZAZIONI SANITARIE AGLI ESERCENTI LABORATORI DI SMIELATURA... 13

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1 Sommario INTRODUZIONE... 5 APICOLTURA... 6 LA NORMATIVA DEL MIELE... 9 LINEE GUIDA PER IL RILASCIO DELLE AUTORIZZAZIONI SANITARIE AGLI ESERCENTI LABORATORI DI SMIELATURA IL MIELE E LA NORMATIVA DI SETTORE UN FOCUS SULLA PROVINCIA DI ASTI APICOLTURA BIOLOGICA CHE COSA SIGNIFICA BIOLOGICO? QUAL E LA DIFFERENZA FRA L APICOLTURA BIOLOGICA E L APICOLTURA TRADIZIONALE? COSA DEVE FARE L AZIENDA PER ESSERE CERTIFICATA COME BIO MERCATO DEL BIOLOGICO NORMATIVA APICOLTURA BIOLOGICA IN ITALIA AGRICOLTURA BIODINAMICA LA FILOSOFIA APICOLTURA BIODINAMICA IL CALENDARIO BIODINAMICO LA NORMATIVA L ITALIA E L APICOLTURA BIODINAMICA APICOLTURA IN PIEMONTE

2 PRODUZIONE PIEMONTE Situazione apistica della Regione Piemonte APICOLTURA NELL ASTIGIANO Apis mellifera CENNI DI ANATOMIA SOCIALITA La nascita La regina I fuchi Le operaie L ALVEARE IL LINGUAGGIO DELLE API Le danze Feromoni LA SCIAMATURA NOTIZIE UTILI LE API COME BIOINDICATORI DELL INQUINAMENTO AMBIENTALE SCOMPARSA DELLE API: GUTTAZIONI E NEONICOTINOIDI- API E FUTURO Varroasi vespa vellutina I PRODOTTI DELLE API MIELE Miele al microscopio Che cos'è il miele?

3 Come fanno le api a produrre il miele? I principali componenti Proprietà specifiche del miele e funzioni sul corpo umano Tipi di miele Tipi di miele diffusi in Italia CERA LA PROPOLI PAPPA REALE IL POLLINE VELENO D API MELISSOPALINOLOGIA METODOLOGIA DELL ANALISI MELISSOPALINOLOGICA STORIA PREISTORIA EGIZI ANTICHITÀ CLASSICA MEDIOEVO E RINASCIMENTO ETÀ MODERNA CURIOSITÀ E LEGGENDE RICETTE DOLCI Struffoli Torrone

4 Spongata FORMAGGIO E MIELE LIQUORI Liquore al miele IDROMELE Storia Produzione Ricetta tradizionale Strumenti e ingredienti Preparazione Preparazione moderna DOP COSA SIGNIFICA MIELE DOP? ESEMPIO DI DISCIPLINARE DI PRODUZIONE - MIELE DELLA LUNIGIANA DOP MIELE DELLA LUNIGIANA: UN PO DI STORIA MIELE IN ARTE E IN VERSI POESIA PITTURA E ARTE MIELE E BAMBINI L IMPORTANZA DI UNA GOCCIA DI MIELE "L APE MELISSA E IL SEGRETO DEL GRANDE LIBRO" STORIA DI MIELINA, APE BIRICHINA

5 RINGRAZIAMENTI SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA Servizio Agricoltura e Alimentazione IL MIELE DALLA A ALLA Z "... per miele si intende il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell'alveare" (direttiva CEE 22 luglio 1974). INTRODUZIONE Honey dicono gli inglesi. Miel rispondono i francesi. Honig esclamano i tedeschi. Mellit inventarono gli ittiti. Ma noi diciamo semplicemente Miele. Il più antico dolcificante della storia umana ha ricoperto molti ruoli nel corso del tempo, oltre che ricoprire pietanze naturalmente. Da offerta agli dei a crema di bellezza, da afrodisiaco a medicinale, per non parlare degli usi letterali relativi alla sua dolcezza comparata all amore. In questo stato dell arte andremo dalle origini dell apicoltura fino ai più alti riconoscimenti ricevuti per i mieli prodotti in Italia, 5

6 naturalmente passando per fantastici dolci e stupefacenti notizie legate all edulcorante più naturale che esista. Il tutto naturalmente con la conoscenza derivante dal più moderno sistema di comunicazione. La WWW. World Wide Web. La rete. "Mangià fél e spuà mel". Mangiare fiele e sputare miele. APICOLTURA L'apicoltura è l'allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare, dove per tale si intenda un'arnia popolata da una famiglia di api. L'arnia è il ricovero artificiale dove vive la colonia di api domestiche e dove, come nella struttura naturale dell'alveare, costruisce il favo. Il favo è un raggruppamento di celle esagonali di cera costruito dalle api nel loro nido per contenere le larve della covata e per immagazzinare miele e polline. Viene invece definito nucleo una nuova colonia di api che, a pieno sviluppo, è composto da tre favi con covata di diversa età, da due favi con riserve alimentari (miele e polline), una regina dell'anno di formazione del nucleo (se la regina è dell'anno precedente il valore commerciale del nucleo diminuisce) e da una quantità di api tale da coprire completamente tutti i cinque favi in entrambe le facce. Il mestiere dell'apicoltore consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero e cure, e vegliare sul loro sviluppo, in funzione del periodo e delle condizioni ambientali; in cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli, veleno. Tra le varie forme di allevamento, l'apicoltura è tra quelle che richiedono maggior passione e vocazione, trattandosi di un'attività che può certo essere razionalizzata, ma in nessun caso industrializzata. Ad Einstein è stata falsamente attribuita la frase "Quando l'ape scomparirà, l'uomo non avrà più di quattro anni da vivere". Ed in effetti a prescindere dalla correttezza della citazione (il cui significato fa riferimento all'opera di impollinazione svolta dalle api, fondamentale per buona parte delle coltivazioni) l'apicoltura può essere assai significativa anche ai fini del controllo ambientale, essendo l'ape un animale 6

7 molto sensibile alla qualità dell'ambiente in cui vive, e inoltre, per la natura stessa della sua attività, una sorta di "campionatore biologico" assai funzionale, almeno d'estate, in quanto le api, nella loro attività di bottinamento, ispezionano una vasta area attorno all'alveare, venendo a contatto con suolo, vegetazione, aria e acqua. Inoltre il corpo, rivestito di peli, è particolarmente adatto per trattenere i materiali e le sostanze con cui viene a contatto. L'apicoltore è il primo a constatare i problemi delle sue colonie, e spesso interviene per allertare i poteri o l'opinione pubblica sulla presenza nell'ambiente di inquinanti pericolosi: in Europa, alcuni prodotti fitosanitari sono stati proibiti proprio grazie all'intervento degli apicoltori. L apicoltura è un servizio pubblico di valore ambientale e di valore strategico per la società, modello di produzione sostenibile nel contesto rurale, pregevole esempio di occupazione verde per la conservazione della biodiversità e dell equilibrio ecologico. Apiario Il luogo ove l'apicoltore raggruppa un certo numero di arnie è detto apiario. Arnia Nell'italiano corrente sebbene arnia sia usato anche come sinonimo di alveare, più frequentemente il termine si riferisce ad una cassetta, tipicamente di 7

8 legno e costruita dall'allevatore, ove le api organizzano la loro colonia, mentre alveare viene più spesso usato per le strutture naturali, pur rimanendo sinonimo di arnia. Le parti dell'arnia: Tetto dell'arnia Coprifavo Melario Nido Fondo mobile Esistono due tipi di arnie dal punto di vista metodologico: arnia rustica: l'arnia che si può trovare naturalmente nella cavità di una pianta. arnia razionale: o o arnia di pannelli fissi: sono le arnie che l'uomo costruisce nei primi stadi dell'attività di apicoltore utilizzando cavità di alberi, recipienti di sughero, ceste di vimini, campane di paglia, ove le api costruiscono pannelli di cera secondo criteri propri. arnia di pannelli o cornici mobili: sono le arnie utilizzate nell'apicoltura razionale, di differenti grandezze e spessore. La particolarità che le contraddistingue è che tutte, al loro interno, sono formate da telai di legno mobili che, evitando di distruggere il nido di allevamento, permettono uno sfruttamento razionale. Nuclei I nuclei vengono di norma collocati provvisoriamente in arnie di polistirolo. Le arnie di questo tipo hanno il pregio di essere leggere, poco ingombranti (possono essere trasportate in buon numero anche con una normale autovettura) ed economiche. Esse, per migliorare il trasporto, 8

9 sono munite (sul fondo e sul tettuccio) di una rete metallica fissa al fine di permettere il passaggio dell'aria e di distanziatori anche nella parte inferiore, in modo che i favi non si muovano evitando, fra l'altro, di rovinare le eventuali celle reali presenti su di essi. LA NORMATIVA DEL MIELE "Il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzino o lasciano maturare nei favi dell'alveare Tale prodotto può essere fluido, denso o cristallizzato." La definizione esclude inequivocabilmente ciò che non vi è elencato e ricompreso. Pertanto quando al miele sono aggiunte altre sostanze - quali ad esempio frutta secca o liofilizzata, essenze aromatiche od altri prodotti dell'alveare - il prodotto non può essere definito miele e le norme di confezionamento ed etichettatura rientrano in quelle più generali dei prodotti alimentari. Nella legge 753/1982, sono elencati i vari tipi di mieli distinti secondo l'origine (miele di nettare o miele di melata) ed anche a seconda del metodo di estrazione distinguendo: miele in favo: miele immagazzinato dalle api negli alveoli di favi da esse appena costruiti non contenenti covata e venduto in favi anche interi con celle opercolate; miele con pezzi di favo: miele che contiene uno o più pezzi di miele in favo; mielescolato: miele ottenuto mediante scolatura dei favi disopercolati non contenenti covata; miele centrifugato: miele ottenuto mediante centrifugazione dei favi disopercolati non contenenti covata; miele torchiato: miele ottenuto mediante pressione dei favi non contenenti covata, senza riscaldamento o con riscaldamento moderato. 9

10 Caratteristiche di composizione del miele tenore apparente di zuccheri riduttori, espresso in zucchero invertito miele di nettare non meno del 65% miele di melata, solo o con miscela con il miele di nettare, non meno del 60% tenore d'acqua (umidità) in generale non miele di miele di trifoglio e di più del 21% brughiera corbezzolo non più del (Calluna) 23% tenore apparente di saccarosio in generale non più del 5% miele di melata, solo o in miscela con miele di nettare, miele di acacia, di lavanda non più del 10% tenore di sostanze insolubili in acqua in generale non più dello 0.1% miele torchiato non più dello 0.5% tenore in sostanze minerali (ceneri) in generale non più dello 0.6% miele di melata, solo o in miscela con miele di nettare, non più dell'1% non più di 40 ml equivalenti per kg indice diastasico determinato dopo il trattamento e miscela indice diastasico (scala di Shade): in generale non meno di 8 10 miele con basso tenore naturale di enzimi (ad esempio miele di agrumi)e tenore di HMF non superiore a 15 mg/kg,

11 tenore di HMF (idrossimetilfurfurale) determinato dopo il trattamento e miscela HMF non più di 40 mg/kg non meno di 3 HMF non più di 40 mg/kg Il miele di produzione extracomunitaria miscelato o meno con miele di produzione comunitaria, deve essere commercializzato a seconda dei casi con le denominazioni "miele extracomunitario", "miscela con miele extracomunitario" o "miscela di mieli extracomunitari", indicando sull'etichetta principale in maniera visibile il paese o i paesi di produzione. Ricordiamo che chiunque produce per vendere, vende o detiene per vendere miele con caratteristiche di composizione difformi da quelle indicate è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire a lire 5 milioni, anche nel caso di infrazioni relative all'etichettatura (vedi più avanti). Invece sono più pesanti (arresto fino ad un anno e multe da lire a lire ) le sanzioni previste nel caso di produzione, vendita, detenzione per la vendita, somministrazione o distribuzione al consumo di miele che: a. contenga materie organiche o inorganiche estranee alla sua composizione; come muffe, insetti e parti di insetti, covate e granelli di sabbia; b. presenti sapore od odore estranei; c. abbia iniziato un processo di fermentazione o sia effervescente; d. sia stato sottoposto a trattamento termico in modo che gli enzimi vengano distrutti o resi in gran parte inattivi; e. presenti un'acidità modificata artificialmente; f. sia stato sottoposto a procedimenti di filtrazione che rendano impossibile la determinazione dell'origine; g. non corrisponda alle norme generali sulle sostanze destinate alla alimentazione umana che vietano di "impiegare nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere 11

12 o somministrare come mercede ai propri dipendenti, o comunque distribuire per il consumo, sostanze alimentari" che risultino: private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o comunque trattate in modo da variarne la composizione naturale, salvo quanto disposto da leggi e regolamenti speciali; in cattivo stato di conservazione; con cariche microbiche superiori ai limiti stabiliti da ordinanze ministeriali; insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione; con aggiunta di additivi chimici di qualsiasi natura non autorizzati con decreto del Ministro per la sanità o, nel caso che siano stati autorizzati, senza l'osservanza delle norme prescritte per il loro impiego; che contengano residui di prodotti, usati in agricoltura per la protezione delle piante e a difesa delle sostanze alimentari immagazzinate, tossici per l'uomo (a questo riguardo la sanzione può arrivare sino a di lire). Il miele che presenta i difetti di cui alle lettere a), b) e c) può essere destinato all'industria alimentare e dolciaria, alla stessa può essere destinato miele con indice diastasico o HMF non a norma. Sulla presenza di residui di sostanze indesiderate nel miele, c'è da segnalare anche il D.L. 336 del lo stesso che ha introdotto l'obbligo di registrazione di tutti gli allevamenti presso le ASL - in esso vengono fissate alcune categorie di sostanze da ricercare nei campionamenti di prodotto, ritenute nocive per la salute umana. Per il miele sono indicate: sostanze antibatteriche, compresi sulfamidici e chinoloni, carbammati e piretroidi, composti organoclorurati, compresi i PCB; composti organofosfati; elementi chimici. Peraltro al decreto non è ancora seguita alcuna direttiva di attuazione che fissi le tolleranze e i limiti dei prodotti non consentiti. Comunque, in assenza di specifici regolamenti, è sufficiente l'art. 4 della legge 753/1982 che, al comma 2, indica che "in nessun caso il miele può contenere sostanze di qualsiasi natura in quantità tali da presentare un pericolo per la salute umana", e fra le sostanze tossiche, oltre ai pesticidi vanno anche compresi gli antibiotici. Una precisazione a parte merita la problematica d'estrema attualità in merito ai residui dei medicinali veterinari utilizzati dagli 12

13 apicoltori per combattere la Varroa Destructor, il cui LMR (Limite Massimo di Residuo) è stato fissato negli anni secondo le modalità del Reg.CE 2377/90. Lo scopo del regolamento è la tutela del consumatore e implica la verifica, per ogni nuovo farmaco veterinario immesso sul mercato, dei suoi effetti sul prodotto alimentare finale. In tal senso sono stati fissati i limiti di tolleranza dei prodotti riportati nella seguente tabella: prodotto Reg. CE di riferimento LMR (1) CVMP è il Comitato per i Prodotti Cymiazolo 2017/96 g. 1000/kg Medicinali Veterinari che fa parte Fluvalinate Amitraz 2034/ /97 Nessun limite g. 200/kg dell'emea, agenzia Europea deputata alla valutazione dei medicinali Acido Formico 2796/95 Nessun limite Acido Lattico 2701/94 Nessun limite Canfora 2796/95 Nessun limite Timolo 1742/96 Nessun limite Eucaliptolo 2796/95 Nessun limite Mentolo 1311/96 Nessun limite Flumetrina 2686/98 Nessun limite Coumaphos CVMP(1) 30/1/99 g. 200/kg Per gli olii essenziali (timolo, mentolo, eucaliptolo) l'assenza di LMR corrisponde ad una precisa valutazione e determinazione di assenza di pericolo per il consumo umano e quindi d'inutilità di determinare soglie di residualità. Nel caso di altre molecole di sintesi, al contrario, non sono, semplicemente, ammessi residui di sorta, tant'è che, ad esempio, in vari paesi europei tali molecole non godono d'autorizzazione che ne consenta l'utilizzo in apicoltura. Alcune molecole, quali ad esempio l'estero fosforico clorfenvinfos (principio attivo dei preparati Supona e Birlane), risultano non elencate poiché non sono, addirittura, più ammesse nell'unione Europea per l'uso agricolo dal Da notare che nell'elenco non è compreso l'acido ossalico (sostanza presente, peraltro, naturalmente nel miele) per cui si spera d'avviare una collaborazione della ricerca apistica europea per arrivare alla determinazione di un preciso LMR. LINEE GUIDA PER IL RILASCIO DELLE AUTORIZZAZIONI SANITARIE AGLI ESERCENTI LABORATORI DI SMIELATURA. La normativa igienico sanitaria in materia di produzione e vendita di alimenti prevede che l esercizio di tutti gli impianti destinati alla produzione, preparazione, confezionamento e deposito all ingrosso di sostanze alimentari sia subordinato al rilascio dell autorizzazione sanitaria ai sensi dell art. 2 della Legge 13

14 283/62, previo accertamento del possesso dei requisiti previsti dal regolamento di attuazione emanato con DPR 327/80. Tale normativa si applica anche ai locali ed agli impianti destinati al deposito all ingrosso, nonché alla produzione ed al confezionamento di miele, senza distinzioni in base alle dimensioni dei laboratori di smielatura né ai quantitativi prodotti o lavorati; sono escluse le attività produttive finalizzate all autoconsumo. È peraltro evidente che la produzione di miele si caratterizza per aspetti quali la stretta stagionalità, il limitato rischio microbiologico e per essere una lavorazione con scarsa o nulla produzione di rifiuti solidi e liquidi. A ciò si aggiunge che nella maggior parte dei casi gli operatori di questo settore sono piccoli produttori che svolgono la loro attività in modo non prevalente. Per questi motivi si ritiene possibile prevedere il rilascio di un autorizzazione sanitaria temporanea in locali riconosciuti idonei ma destinati a tale lavorazione solo per un limitato periodo dell anno, in modo da raggiungere i seguenti obiettivi: garantire la produzione igienica del miele da parte dei numerosi apicoltori non professionisti presenti sul territorio, senza gravarli di costi eccessivi per la realizzazione di impianti di smielatura appositi per un attività di norma molto ridotta; permettere una adeguata vigilanza da parte del personale dei Servizi Veterinari su questa tipologia di attività; fornire adeguate garanzie al consumatore sull origine e sulle condizioni di produzione del miele acquistato presso gli apicoltori. Requisiti dei locali da autorizzare per l attività di smielatura e confezionamento del Miele I locali da autorizzare per l attività di smielatura e confezionamento del miele, siano essi utilizzati in forma temporanea o permanente, dovranno presentare le seguenti caratteristiche: sufficiente aerazione ed illuminazione; nel caso in cui le dimensioni delle finestrature, tenuto conto della ruralità delle costruzioni, non siano sufficienti ad assicurare una adeguata areazione ed illuminazione, devono essere previsti adeguati sistemi meccanici per il ricambio dell aria e dispositivi di illuminazione artificiale; pareti facilmente lavabili fino ad un altezza di 2 metri; pavimento impermeabile, lavabile e disinfettabile; la presenza di pozzetti di scarico delle acque reflue è da ritenersi non obbligatoria, in quanto le modalità previste per la pulizia dei locali non comportano solitamente la necessità di smaltire acque reflue; 14

15 disponibilità, nelle vicinanze, di un lavabo con erogazione di acqua potabile calda e fredda, fornito di sapone liquido ed asciugamani; presenza di dispositivi atti ad evitare l ingresso di animali indesiderati (insetti e roditori). Dovranno inoltre essere rispettate le seguenti condizioni: durante le operazioni di smielatura e confezionamento non devono essere presenti mobili o altre strutture rivestite in stoffa o materiale comunque non lavabile e ricettacolo di polvere, ma solo mobili e strutture facilmente pulibili e disinfettabili, mantenute in perfette condizioni di pulizia; le attrezzature e gli utensili destinati alla smielatura ed al confezionamento del miele (disopercolatori, smielatori, maturatori, ecc.) devono essere in materiale idoneo a venire in contatto con gli alimenti e con caratteristiche tali da permettere una facile pulizia; non devono essere presenti prodotti tossici quali detersivi o disinfettanti e prodotti che potrebbero comunque alterare o contaminare il miele. Il miele confezionato, le confezioni vuote ed i melari devono essere depositati in locali facilmente pulibili e mantenuti in buone condizioni igieniche. A condizione che siano disponibili spazi sufficienti, il locale utilizzato per la smielatura ed il confezionamento, potrà essere adibito anche al deposito del miele già confezionato e delle attrezzature, nonché all attività di vendita. Indipendentemente dal quantitativo di arnie e di miele ricavato, non si ritiene obbligatoria la presenza di locali distinti da destinarsi rispettivamente all attività di smielatura, confezionamento e deposito. La necessità di tale separazione andrà valutata in base alle dimensioni dei locali, al numero di persone che vi lavorano, alla effettuazione delle lavorazioni in tempi diversi, circostanza quest ultima che dovrà essere descritta in dettaglio nel piano di autocontrollo. Indicazioni Operative Per Il Rilascio Delle Autorizzazioni Sanitarie Temporanee Possono richiedere l autorizzazione per laboratorio di smielatura e confezionamento ad attività temporanea gli apicoltori che rispondono ai seguenti requisiti: risultano essere proprietari di meno di 25 famiglie, con produzione annuale di miele non superiore a 750 kg. commercializzano direttamente al consumatore esclusivamente il miele prodotto nei propri apiari; 15

16 risultano regolarmente censiti ed in possesso del libretto sanitario aziendale previsto dalla legge regionale (Piemonte) n 20 del 30/8/98; utilizzano i locali autorizzati per un massimo annuale di 10 giorni (2 volte l anno 2 giorni di smielatura e 3 giorni di confezionamento). Modalità di presentazione della domanda La domanda, in carta legale, deve essere presentata dall apicoltore al Sindaco del Comune ove viene esercitata l attività, utilizzando il modulo allegato 1. Quest ultimo contiene, oltre a quanto previsto dal primo comma dell art. 26 del D.P.R. 327/80, l impegno dell apicoltore a comunicare annualmente, al momento della presentazione della denuncia di possesso degli alveari, le date presumibili di utilizzazione nonché a comunicare, al Servizio di Medicina Veterinaria dell ASL competente, l inizio della smielatura con almeno tre giorni di anticipo. Alla domanda devono essere allegati: planimetria in scala 1:100, che includa il locale da utilizzare per le attività di smielatura e confezionamento, il locale di deposito del miele e delle attrezzature, i servizi igienici; relazione tecnica con descrizione sommaria dei locali e delle attrezzature, nonché indicazione relativa all approvvigionamento idrico; * fotocopia di eventuali altre denunce di possesso di alveari presentate presso altre ASL dall interessato o da componenti della sua famiglia che intendono utilizzare lo stesso laboratorio; resta comunque invariato il limite produttivo globale di 25 famiglie con 750 Kg di miele all anno; * dichiarazione relativa ai tipi di miele prodotti e alla quantità di produzione prevista; * procedure utilizzate ai fini della pulizia dei locali. Modalità di rilascio dell autorizzazione sanitaria Il Servizio di Medicina Veterinaria dell ASL effettua il sopralluogo per verificare l idoneità del laboratorio ed esprime il parere per il rilascio dell autorizzazione. L autorizzazione sanitaria, una volta rilasciata, non ha scadenza a condizione che il locale utilizzato per le operazioni di smielatura e confezionamento rimanga lo stesso nel corso degli anni e non subisca modifiche strutturali che riguardino i requisiti prescritti per il rilascio dell autorizzazione. Qualora, negli anni successivi, dovessero intervenire modifiche sostanziali alla situazione strutturale che ha 16

17 dato origine all autorizzazione sanitaria, l interessato dovrà presentare una nuova domanda di autorizzazione, corredata dai relativi allegati. Adempimenti dell apicoltore Negli anni successivi a quello di rilascio dell autorizzazione l apicoltore deve comunicare all ASL competente, al momento della presentazione della denuncia di possesso degli alveari, le date presumibili in cui intende utilizzare il laboratorio e dichiarare di non aver apportato modifiche sostanziali al locale e alle strutture per le quali è stata rilasciata l autorizzazione. Almeno tre giorni prima di iniziare la smielatura l apicoltore deve darne comunicazione al Servizio Veterinario competente; a tal fine potrà essere utilizzato l allegato 3. Il miele deve essere depositato in maturatori chiusi con coperchio che devono essere lasciati nel locale autorizzato in attesa del confezionamento. Il miele confezionato deve essere etichettato ai sensi della normativa vigente (vedi oltre). Il prodotto confezionato deve essere depositato nello stesso locale o in locali idonei. L apicoltore deve consentire agli incaricati del Servizio Veterinario della ASL competente di effettuare tutti i controlli igienico-sanitari che ritengono opportuni. Adempimenti del servizio veterinario Il personale del Servizio Veterinario dell ASL competente dovrà: effettuare il sopralluogo per verificare l idoneità del laboratorio e dei locali annessi, esprimendo il previsto parere per il rilascio dell autorizzazione; effettuare gli opportuni controlli per accertare che il locale autorizzato mantenga nel tempo le caratteristiche di idoneità, che non venga utilizzato per periodi più lunghi di quanto concesso, che le attrezzature e gli utensili siano conservati ed utilizzati in modo idoneo; eseguire prelievi a sondaggio sul prodotto confezionato per escludere la presenza di residui indesiderati secondo le indicazioni contenute nei piani regionali di controllo. 17

18 Etichettatura del Miele 1. Il miele destinato al consumatore deve essere confezionato in contenitori chiusi recanti le seguenti indicazioni: a) la denominazione miele ; b) la quantità netta o nominale; c) nome o ragione sociale e sede del produttore o confezionatore o un venditore stabilito nella CE; d) la dicitura di identificazione del lotto. 2. La denominazione di vendita può essere completata da: a) un indicazione inerente all origine vegetale o floreale, millefiori compreso, se il prodotto proviene soprattutto da tale origine e ne possiede le caratteristiche organolettiche, fisico chimiche e microscopiche; b) un nome regionale, territoriale o topografico, se il prodotto proviene totalmente dall origine indicata. Tali indicazioni andranno comunque aggiornate in rapporto alle modifiche normative sul confezionamento e sull etichettatura del miele. Autocontrollo ed applicazione del D.Lgs. 155/97 Secondo quanto stabilito dalla Circolare del Ministero della Sanità n. 11, le operazioni di smielatura, purificazione e confezionamento sono soggette all applicazione del D. L.vo n. 155/1997. Fa eccezione l operazione di smielatura da sola, che, qualora venga effettuata dall apicoltore e non comporti operazioni di purificazione e confezionamento, rientra nella produzione primaria, e pertanto non ricade nell applicazione del D.L.vo n. 155/97. Per quanto riguarda le linee guida relative alla predisposizione dei piani di autocontrollo, si fa riferimento alla Direttiva regionale 1/97 ed alla successiva circolare n. 8732/27 del 7 agosto 1998; relativamente al controllo dei residui, è necessario inoltre tenere conto di quanto previsto dal D. Lgs 336/99 (art. 14) e dalla relativa circolare applicativa del Ministero della Salute n. 14/

19 IL MIELE E LA NORMATIVA DI SETTORE UN FOCUS SULLA PROVINCIA DI ASTI A livello nazionale il settore è regolamentato dalla legge N. 313/2004 disciplina dell agricoltura. La legge definisce l apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell ambiente naturale, dell ecosistema e dell agricoltura poiché finalizzata a garantire l impollinazione delle colture agrarie e della flora spontanea. L allevamento apistico è ricompreso nel dettato dell articolo 2135 del codice civile. La normativa Regionale che riguarda il miele è contenuta nella legge numero 20 del 1998 (pubblicata sul bollettino ufficiale numero 32 del 12/08/1998). La legge definisce l attività apistica, gli interventi per lo sviluppo e il sostegno dell apicoltura, le norme di sicurezza e la distanza degli apiari, gli aspetti igienico sanitari dell apicoltura, la disciplina del nomadismo e l allevamento e selezione delle api regine. La legge ha trovato motivazione nella realtà concreta in quanto gli apicoltori da hobbisti sono diventati apicoltori produttori apistici e molte aziende si sono evolute in dimensioni semiprofessionali o professionali. La normativa disciplina la tutela e lo sviluppo dell apicoltura, in particolare i vari articoli prendono in considerazione gli obbiettivi generali, il riconoscimento dell attività apistica, la formazione professionale, la concessione dei contributi e molte norme che riguardano la parte sanitaria e sanzionatoria. Le finalità che la regione Piemonte si è proposta sono: 1. La tutela e lo sviluppo dell apicoltura; 2. Il miglioramento della produzione e dell allevamento; 3. Favorire un adeguato sfruttamento della flora di interesse apistico; 4. Assicurare all agricoltura e alla forestazione l indispensabile attività pronuba; 5. la valorizzazione e la promozione dei prodotti dell apicoltura piemontese. La normativa prevede anche alcune definizioni di contenuto maggiormente tecnico. Per prima cosa la norma si riferisce alla figura di apicoltore, che è chiunque detiene alveare. Viene poi definita la figura di apicoltore amatoriale rappresentata da chi alleva api senza finalità economiche e commerciali e di apicoltore produttore apistico ossia chiunque esercita attività 19

20 apistica a fine economiche e commerciali. In quest ultimo caso l attività apistica è ricompresa tra attività di tipo zootecnico. La legge entra poi nella definizione delle strutture produttive come segue: 1) Arnia : il contenitore per api 2) Alveare : l'arnia contenente una famiglia di api; 3) Apiario : un insieme unitario di alveari; 4) Postazione : il sito di un apiario; 5) Apiario di svernamento : la postazione dove abitualmente si conclude e si inizia il ciclo annuale di spostamenti nomadi; 6) Apiario stanziale : l'apiario che non viene generalmente spostato nel corso dell'anno; 7) Apiario nomade : l'apiario che viene spostato una o più volte nel corso dell'anno; 8) Nomadismo : conduzione dell'allevamento apistico che prevede uno o più spostamenti dell'apiario nel corso dell'anno; 9) Prodotti dell'alveare : prodotti dell'allevamento delle api e loro derivati. La normativa prevede anche la costituzione di un apposita commissione apistica in cui sono presenti esponenti degli ordini regionali, dell associazione produttori apistici, del mondo della ricerca, con competenze sugli aspetti promozionali, regolamentari e sanitari. Determinanti sono i contributi concessi per lo svolgimento di questa attività sia per quanto riguarda l ammodernamento delle strutture aziendali ma anche per quanto riguarda l acquisto di macchine e la gestione dell alveare, nonché i programmi di divulgazione, formazione e ricerca. Anche la disciplina igienico sanitaria riveste una parte rilevante nel dettato normativo; particolarmente rilevanti sono i censimenti del patrimonio apistico regionale, (la competenza sui censimenti è degli uffici provinciali dell agricoltura), effettuati tramite una denuncia degli apicoltori in cui è specificata l ubicazione dell apiario e se lo stesso venga condotto in forma stanziale e per fini economici o amatoriale. La stessa rilevanza è attribuita alla denuncia delle malattie per evitare la propagazione di materiale infetto che potrebbe danneggiare in modo irreparabile il patrimonio apistico. Sono stabilite le norme di sicurezza mediante la definizione della distanza degli apiari (insieme unitario di alveari) dalle strade di pubblico transito (almeno 10 mt.) e dai confini di proprietà pubbliche o private (almeno 5 mt), a meno che il dislivello sia di almeno 2 mt tra gli apiari e i luoghi indicati. Queste distanze sono facoltative se tra le parti sono frapposti, senza soluzione di continuità, muri, siepi o altri ripari, di altezza superiore ai 2 mt., tali da non consentire il passaggio delle api. Un capo apposito della legge è riservato alla disciplina 20

21 del nomadismo, pratica essenziale per l attività apistica produttiva. Per nomadismo si intende la produzione dell allevamento apistico che prevede uno o più spostamenti dell apiario nel corso dell anno. Anche in questo caso l apicoltore deve effettuare denuncia all autorità competente al fine di posizionare i suoi alveari in tutto il territorio regionale. Tutti gli apiari nomadi o stanziali, devono essere identificabili tramite la posizione di un numero di codice. Gli aspetti ambientali sono presi in considerazione nella seconda parte della legge. In particolare viene riconosciuto il ruolo dell impollinazione per mezzo delle api come tutela della produzione agricola e forestale e dei prodotti come nettare, melata, polline e propoli come risorse naturali da tutelare. Apposite e dettagliate normative sono anche previste per l allevamento di api e regine e in materia di vigilanza e sanzioni amministrative irrogate per la violazione della normativa vigente. Per salvaguardare l azione impollinatrice delle api sono vietati trattamenti antiparassitari. La regione, i comuni, i servizi veterinari dell ASL e il corpo forestale sono competenti sulla vigilanza del rispetto delle norme e degli obblighi normativi. L ape mellifera presente adatta alle caratteristiche climatiche e nettarifere della nostra regione appartiene alla razza ligustica che possiede buone caratteristiche di resistenza alle malattie. Per salvaguardare la selezione di api regine corrispondenti a queste caratteristiche è istituito un albo regionale di allevatori di api regine di pura razza ligustica e la Regione Piemonte istituisce una zona di rispetto delle postazioni di fecondazione all interno del quale sarà vietato il nomadismo. La regione negli anni ha realizzato programmi di finanziamenti per settore apistico avvalendosi di fondi comunitari (regolamento 1234/07) e di fondi regionali (legge 20/98). I finanziamenti sono serviti a incrementare il livello professionale degli operatori tramite assistenza tecnica e corsi di formazione, ma anche a realizzare una lotta contro le malattie delle api, permettendo anche l acquisto di presidi sanitari e di azioni volte al ripopolamento. Alcuni finanziamenti sono stati autorizzati per la costruzione, ristrutturazione e ammodernamento delle strutture aziendali, per l acquisto di macchine ed attrezzature per la lavorazione e commercializzazione dei prodotti, per l allevamento e selezione di api regine, per l adeguamento alle norme igienico sanitari dei locali di lavorazione, per la promozione, divulgazione e valorizzazione dell apicoltura. Le Amministrazioni Provinciali concedono i contributi per il miglioramento della produzione e della commercializzazione del miele, oltre a rilasciare le autorizzazioni ad esercitare il nomadismo apistico nel territorio provinciale. La provincia di Asti si occupa di tutela e sviluppo dell'apicoltura, gestione delle istanze di finanziamento per gli investimenti aziendali inerenti all'attività apistica, quali il miglioramento della produzione e commercializzazione del 21

22 miele. I finanziamenti riguardano e sono concessi per l'azione di lotta contro la varroasi e le azioni a sostegno del nomadismo. Importanti sono i bandi che prevedono incentivi a favore dell'apicoltura anche in relazione alle funzioni ambientali che il settore svolge nella tutela della biodiversità. Negli anni gli apicoltori a titolo professionale sono aumentati, anche grazie allo sforzo compiuto dall amministrazione che ha lavorato su fondi regionali e nazionali. Inoltre nel corso degli anni il Ministero preposto ha predisposto documenti programmatici per il settore apistico, redatti ai sensi della L. 313/2004 che definisce ulteriori norme per la disciplina dell apicoltura, riconosciuta come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell ambiente naturale e dell agricoltura. In base a tale disposizione la Regione, tramite gli Assessorati provinciali all Agricoltura ha potuto concedere contributi per la costruzione, l ammodernamento, la ristrutturazione dei locali di lavorazione, smielatura e per la lavorazione, conservazione e confezionamento dei prodotti apistici, nonché per l acquisto di attrezzature ed impianti, e per l allevamento e selezione delle api regine. Anche il Reg. CE 1234/ 07 Apicoltura costituisce per l apicoltura astigiana si tratta di un ulteriore possibilità di finanziare gli operatori del settore. Il riparto dei fondi di solito viene effettuato per il 10% del totale in parti uguali tra le singole Province e per il restante 90% tenendo conto della consistenza del settore apistico nelle singole Province, desunta dal censimento apistico. Gli Uffici predispongono il bando, quindi raccolgono le domande delle aziende astigiane del comparto per l'acquisizione di attrezzature (arnie, materiale per il nomadismo) e inviano le liste di pagamento all'assessorato regionale all'agricoltura che provvede alla trasmissione ad AGEA/ARPEA per l'erogazione diretta dei contributi ai beneficiari. Inoltre, nel 2008/09 /10, visto lo stato di grave difficoltà in cui si trovava il settore, in seguito al perdurare delle infezioni di Varroa ed al fenomeno delle intossicazioni da prodotti chimici (neonicotinoidi) utilizzati in agricoltura, si è previsto anche l acquisto di nuclei e di pacchi d api. Questa opportunità, già prevista nel bando del 2008, è stata riproposta successivamente stante le numerose segnalazioni di moria degli sciami di api pervenute da parte degli apicoltori astigiani. Tale operazione è stata necessaria per il ripopolamento degli alveari. Dopo la scarsa produzione del 2008, quella del 2009, anche grazie ai contributi erogati fu un annata positiva. Da quell anno si iniziò un graduale miglioramento. Uno dei fattori che ha contribuito alla ripresa della produzione di miele è stato il divieto dell utilizzo dei neonicotinoidi nella concia del seme, riducendo così la moria delle api. Nonostante la citata grave crisi del settore apistico, legata soprattutto a delicate componenti di carattere ambientale, gli interventi sono stati calibrati sulle reali esigenze degli apicoltori 22

23 astigiani, per facilitare in primo luogo la ricostituzione di un patrimonio apistico tale da garantire un adeguato supporto economico alle aziende. Per l'attuazione delle sopra richiamate disposizioni di legge sono stati emanati appositi bandi per la presentazione delle domande di contributo da parte degli Apicoltori provinciali. Con Decreto 11 Agosto 2014 è stata disposta l Approvazione del manuale operativo per la la gestione dell'anagrafe apistica nazionale, in attuazione dell'articolo 5 del decreto 4 dicembre 2009, recante: «Disposizioni per l'anagrafe apistica nazionale» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 291 del 16 Dicembre Il Manuale Operativo rappresenta lo strumento di concreto avvio delle procedure previste dall Anagrafe Apistica Nazionale alla quale tutti gli Apicoltori, proprietari e detentori di alveari, sono tenuti ad iscriversi. Gli altri soggetti che potranno avere accesso alla Banca dati nazionale che scaturirà da questo adempimento sono i Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Locali, le Regioni e le Province Autonome, il Ministero della Salute, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, gli Organismi pagatori Agea Coordinamento e relativi Organismi pagatori regionali, gli addetti delle Associazioni apistiche e di categoria cui gli Apicoltori avranno assegnato specifica delega ad operare. Il sistema di Anagrafe assegnerà a ciascun iscritto un codice univoco identificativo dell Apicoltore, valido su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla collocazione dei diversi apiari che potrebbero trovarsi sul territorio di competenza di differenti Servizi Veterinari. Diventa obbligatorio il cartello identificativo dell Apicoltore iscritto all Anagrafe nazionale, che dovrà essere uniformato per caratteristiche tecniche e contenuti su tutto il territorio italiano. Andranno inoltre rese note alla Banca Dati la tipologia dell attività aziendale, le modalità dell allevamento, la classificazione degli apiari detenuti, la specie e la sottospecie apistica allevata. Altro obbligo, infine, quello di comunicare lo stato di sospensione o di cessazione dell attività apistica. Le Anagrafi già esistenti in ambito regionale dovranno far confluire i dati nell Anagrafe nazionale. La provincia non è più competente dal 15 marzo 2015 sulle denunce alveari. Con le modalità e procedure descritte nel manuale operativo tutti gli apicoltori ed i loro allevamenti andranno registrati nell anagrafe. I dati già presenti in anagrafi apistiche regionali, se compatibili, andranno trasferiti nelle nuova BDA (banca dati apistica), secondo procedure concordate tra il Ministero della salute e le singole regioni. 23

24 Invece per i nuovi allevamenti, gli allevamenti e apicoltori non ancora registrati e quelle situazioni dove (nonostante le norme cogenti) ancora non si hanno dati certi e completi di apicoltori e apiari presenti sul territorio, si dovrà procedere alla registrazione operando direttamente in BDA. Per la registrazione e successivo aggiornamento dei dati aziendali gli apicoltori potranno operare direttamente o delegando appositamente altri soggetti quali ad es.: operatori dei servizi veterinari, associazioni apistiche o di categoria, forme associate (cooperative, consorzi ecc.). L iscrizione in BDA comporta l assegnazione di un codice identificativo, univoco per tutto il territorio nazionale, che identifica l apicoltore e l intero suo allevamento indipendentemente dalla collocazione dei suoi apiari. Si uniforma così la codifica degli allevamenti, superando quelle situazioni i cui apicoltori con alveari posizionati in regioni diverse, o anche in aree di diversa competenza Asl, hanno da gestire attualmente diversi e differenti codici aziendali. Per accedere alla BDA è necessario accreditarsi secondo procedure che richiedono la compilazione online di moduli digitali dopo essersi autenticati mediante Carta nazionale dei Servizi (CNS) o altro strumento di identificazione informatica. In BDA l apicoltore: potrà comunicare l inizio della propria attività con la richiesta dell'attribuzione del codice identificativo univoco; (vedi dati da inserire presenti nell allegato A del decreto) dovrà registrare la consistenza dei propri apiari (numero di alveari) e la loro collocazione (indirizzo e coordinate geografiche); 24

25 dovrà aggiornare ogni anno, dal 1 novembre al 31 dicembre, la consistenza e dislocazione degli alveari posseduti (censimento annuale); dovrà comunicare la eventuale cessazione dell attività; (vedi dati da inserire presenti nell allegato B del decreto) dovrà comunicare le informazioni inerenti le movimentazioni; (vedi dati da inserire presenti nell allegato C del decreto) In particolare in merito a quest ultimo obbligo andranno registrate in BDA la compravendita di materiale vivo (alveari,sciami/nuclei, pacchi d'api, api regine) e gli spostamenti, anche temporanei, che determinano l'attivazione di un nuovo apiario o la cessazione delle attività di un determinato apiario. Vengono inoltre uniformate a livello nazionale le caratteristiche del cartello identificativo, che deve essere obbligatoriamente collocato in prossimità di ogni apiario e deve riportare la scritta "anagrafe apistica nazionale decreto ministeriale 4 dicembre 2009 e il codice identificativo univoco dell'apicoltore. La nuova anagrafe, se gestita in modo corretto senza blocchi informatici e di sistema, può rivelarsi un potente strumento, in linea con i tempi, che permette una gestione aggiornata dei dati, quantitativi e qualitativi, riguardanti il patrimonio apistico nazionale, e facilita e uniforma le operazioni di comunicazione fra apicoltore e autorità competente. Sicuramente molti degli apicoltori, specialmente coloro che svolgono l attività per autoconsumo, avranno necessità di rivolgersi e delegare le operazioni in BDA ad altri soggetti, e molti di loro in realtà lo fanno già rivolgendosi direttamente ai Servizi Veterinari i o alle rispettive associazioni. Se gestita correttamente la BDA semplifica (o almeno questa è la ratio legis) quelle operazioni che richiedono tempo e risorse a tutti coloro che svolgono l attività professionalmente o quantomeno non per autoconsumo. Per quanto riguarda il Regolamento CE 1234/07 l'intera gestione della procedura avviene attraverso il portale informatico del SIAN, per mezzo di programmi disponibili in rete solo durante le fasi di apertura del procedimento. Attraverso il sistema è possibile acquisire soltanto una copia cartacea, già numerata e protocollata dal sistema. Gli Uffici sono anche competenti sul Collaudo per iniziative apistiche. Il collaudo delle iniziative viene svolto dal tecnico 25

26 collaudatore e consiste in: sopralluogo in azienda di verifica delle opere realizzate con loro misurazione e rispondenza alla documentazione progettuale e fiscale inviata dalla ditta all'atto della richiesta di collaudo; controlli in loco delle attrezzature e macchinari acquistati e riscontro delle relative fatture. Il collaudo si conclude con la compilazione del Verbale di collaudo (rispettivamente per il programma regionale e per quello nazionale) su modelli preventivamente predisposti e firmati dal tecnico collaudatore e di seguito dal Dirigente Responsabile. 26

27 APICOLTURA BIOLOGICA CHE COSA SIGNIFICA BIOLOGICO? L'Agricoltura Biologica è un sistema culturale in sintonia con l'ambiente. Ciò non significa un ritorno al passato, non tornare alle basse rese, si intende piuttosto raggiungere la massima compatibilità con l'ambiente e nello stesso tempo ottenere buoni risultati da tutti i punti di vista. L agricoltura biologica svolge un ruolo di primaria importanza per quanto riguarda la conservazione e l aumento della biodiversità. Il criterio base del biologico è il seguente: guidare la natura, non contrastandola, utilizzando al meglio le sue stesse forze. Il biologico usa metodi di produzione che escludono l'impiego di fertilizzanti, pesticidi e prodotti chimici di sintesi; e utilizza, invece, meccanismi biologici per la difesa delle coltivazioni. Si ottengono prodotti dalle caratteristiche significative dal punto di vista organolettico e nutrizionale che si differenziano molto dai prodotti dell'agricoltura tradizionale e si tratta di prodotti più sani, più salubri. La filosofia del biologico: Interazione tra esseri viventi e ambiente limitata all effettiva necessità Impiego di insetticidi naturali, uso di sostanze naturali a bassa tossicità per l uomo e gli animali Mantenimento di una molteplicità di specie sia animali sia vegetali Risparmio delle materie prime e riciclo delle biomasse Rotazioni, sovescio, uso di letame o di compost, minime lavorazioni Uso mirato delle interazioni esistenti naturalmente tra gli organismi ai fini della gestione dell agroecosistema Insetti predatori, confusione sessuale, maschio sterilità, uso di batteri e virus nella lotta ai fitofagi, pratiche agronomiche, selezione di cultivar resistenti 27

28 L allevamento apistico è considerato attività agricola, così come definita all articolo 2135 del codice civile, e si definiscono i prodotti dell apicoltura prodotti agricoli. QUAL E LA DIFFERENZA FRA L APICOLTURA BIOLOGICA E L APICOLTURA TRADIZIONALE? Il miele è considerato soprattutto dagli apicoltori un prodotto biologico, perché il nettare viene raccolto dai fiori in natura, ma, se la sanità dell'alveare e dell'ambiente sono "inquinate", ne risentirà anche il prodotto miele. Dunque, l apicoltura biologica è caratterizzata essenzialmente da due fattori: la qualità dell ambiente in cui vivono le api; ed i trattamenti che devono subire gli alveari per poter produrre. Sono questi i punti critici, che separano nettamente apicoltura biologica da quella cosiddetta convenzionale. Se il fine ultimo del metodo biologico è quello di avere nel prodotto finale la minor quantità, o l assenza, di residui pericolosi per la salute, l attenzione dell apicoltore deve essere incentrata su dove disloca gli alveari e su quello che utilizza per la cura delle malattie delle api. Posizionamento apiari Per molti anni apicoltori e ricercatori hanno affermato che un inquinamento del pascolo non determinava la contaminazione del miele. Il motivo di tale affermazione derivava dal fatto che le api sono dotate di un filtro che trattiene particelle microbiche fino a 500 µm. Tale filtro previene alle api la contaminazione da alcuni batteri, ma la sua posizione è tale da non poter filtrare il nettare raccolto, ma solo quello ingurgitato. Probabilmente la mancanza di inquinanti nel miele in passato era dovuta principalmente ad un azione fisica della pianta stessa, ma sopratutto ad una mancanza di capacità analitica dei metodi o dei laboratori preposti. In ogni caso gli ultimi e purtroppo gravi avvelenamenti di api dovuti ai neonicotinoidi nella pianura padana ed il rivelamento degli stessi inquinanti nel miele degli alveari interessati, dimostra inequivocabilmente che le norme del regolamento CE sull'agricoltura biologica, le quali prevedono una distanza di 3km da colture non biologiche ed intensive (es. frutteti) e da altre fonti inquinanti (strade ad alta densità di traffico, autostrade, impianti industriali, discariche, inceneritori di rifiuti), devono essere rispettati. Per questo motivo, gli alveari devono essere 28

29 dislocati all'interno di aziende biologiche od a colture spontanee od a basso impatto ambientale. Materiale apistico Le arnie devono essere di legno, trattate con olii o pitture atossiche. I contenitori per l'estrazione e la conservazione del miele devono essere in acciaio inox, i vasetti per la commercializzazione assolutamente non di plastica, ma di vetro. Il fumo Ogni intervento all'interno dell'alveare richiede l'affumicamento dello sciame. Questa operazione si fa con l'aiuto di un affumicatore. Bisogna ottenere il fumo con l'affumicatore usando prodotti naturali come iuta, cotone, residui secchi di foglie e arbusti. E' vietato l'uso di repellenti per allontanare le api dai melari. Nutrizione Le api possono essere nutrite con miele di propria produzione; nutrizioni d'emergenza con zucchero o altre sostanze zuccherine (che non vanno assolutamente a inquinare il miele) devono essere autorizzate dall'ente certificatore. Acquisto api regine Si possono acquistare solo sciami di provenienza biologica o api nude senza fogli cerei (queste verranno messe in conversione). Le regine devono essere acquistate preferibilmente da produttori locali, privilegiando razze locali più abituate all'ambiente e alle condizioni climatiche del luogo. Trattamenti sanitari Sono consentiti i trattamenti con acidi organici come: acido formico, lattico e ossalico; con olii essenziali quali timolo, canfora, ecc. I prodotti che attualmente vengono consigliati come efficaci dalle principali Associazioni Apistiche nella lotta contro la Varroa destructor (un acaro 29

30 che si nutre dell emolinfa dell ape e si riproduce a spese della covata) come APILIFEVAR (tavolette) e Acido ossalico (gocciolato, nebulizzato, sublimato) sono consentiti. Acido ossalico Fogli cerei L'apicoltore inserisce all interno dei favi un foglio di cera d'api, da cui le stesse costruiranno le cellette esagonali su cui depositeranno il nettare raccolto sui fiori, il polline, e su cui la regina deporrà le uova da cui nasceranno nuove api o fuchi. La cera è il prodotto più inquinato dell'alveare perché, essendo liposolubile, trattiene i residui dei prodotti chimici con cui viene trattato l'alveare (sono stati trovati i principi attivi di: fluvalinate, cumafos, amitraze, ecc.). Poichè essa viene riutilizzata, con conseguente accumulo di questi residui, attualmente ha raggiunto livelli di concentrazione altissimi: se fosse un prodotto alimentare, sarebbe già stato ritirato dal mercato da tempo. Chi inizia può acquistare fogli cerei "certificati biologici" che finalmente si riescono a trovare sul mercato. Se gli alveari sono condotti da tempo con il metodo biologico, la scelta migliore è far lavorare la propria cera. COSA DEVE FARE L AZIENDA PER ESSERE CERTIFICATA COME BIO Bisogna iscriversi ad un ente certificatore autorizzato. Il tecnico dell'ente si presenterà per il controllo e, in base alle caratteristiche di conduzione ed ai risultati delle analisi, deciderà il periodo di conversione e la certificazione. Almeno 2 o 3 anni di conversione: cioè sottostare a diverse ispezioni del tecnico inviato dall ente certificatore, sull ubicazione degli apiari, sulla avvenuta sostituzione delle arnie che presentano rischi di contaminazione per i prodotti 30

31 dell apicoltura (es. arnie trattate con vernici o smalti sintetici ecc.) e prelievo di campioni di favo da nido e da melario e di diversi tipi di miele prodotti, per essere sottoposti alle analisi chimiche. Inoltre avere un laboratorio autorizzato per la lavorazione del miele e di perseguire una attenta HCCP. A questo punto dai risultati delle analisi e dalle ispezioni, l Azienda se ha ben operato può essere certificata come: AGRICOLTURA BIOLOGICA, nel campo dell'apicoltura. Ovviamente questi accertamenti continuano anche dopo aver ottenuto la certificazione. In etichetta devono essere indicate: Nome; Codice; Estremi dell organismo di controllo; Numero dell autorizzazione alla stampa dell etichetta; Tutte le diciture obbligatorie previste dalla legislazione generale sull etichettatura dei prodotti alimentari; Agricoltura Biologica Regime di Controllo CEE (su specifica richiesta dell Organismo di controllo) MERCATO DEL BIOLOGICO Il biologico è cresciuto parallelamente all'interesse verso i problemi della difesa della salute e dell'ambiente. La domanda è certamente maggiore dell'offerta. I prodotti sono richiesti da Supermercati e Ipermercati e non sono più solamente commercializzati nei negozi specializzati che praticano prezzi piuttosto elevati. Il prodotto biologico è molto richiesto e facile da collocare sul mercato. L apicoltura tradizionale a tutto questo e ad altri punti riguardanti particolari tecniche di conduzione non è tenuta a sottostare. Per cui può ubicare gli apiari dove desidera, utilizzare sostanze zuccherine quando e come vuole e somministrare qualsiasi principio chimico, purchè sia autorizzato per la difesa delle api. 31

32 NORMATIVA Il biologico è uno dei settori agroalimentari più regolamentati e dotato di una normativa molto complessa e articolata. L'agricoltura e l'allevamento biologici sono disciplinati da regolamenti europei. Ecco di seguito riportate le principali norme che interessano l'apicoltore, che svolge attività secondo il metodo biologico: dalla scelta delle api, alla fase di conversione, etichettatura e produzione. Con l entrata in vigore nel 1992 del Regolamento (CEE) 2092/91, il Consiglio Europeo ha deciso di creare un quadro comunitario che definisse le condizioni da rispettare affinché un prodotto potesse far riferimento al metodo di produzione biologico. Per colmare le lacune relative alla produzione zootecnica venne, infine, adottato il Reg. (CEE) 1804/99. Dall'esigenza di migliorare e allo stesso tempo semplificare la normativa, nel 2009 l'unione Europea ha adottato i regolamenti (CE) 834/2007, 889/2008 e 1235/2008, i quali abrogano la normativa precedente. Più dinamici del precedente, i nuovi regolamenti potranno essere frequentemente modificati per seguire l'evoluzione del settore, sia a carattere normativo che tecnico. Il Reg. (CE) 834/2007 indica obiettivi e principi comuni a tutti i settori del comparto bio e detta le norme fondamentali relative alla produzione biologica, assicurando che gli obiettivi e i princìpi si applichino ugualmente a tutte le fasi della produzione biologica animale e vegetale, dell'acquacoltura e dei mangimi, nonché alla preparazione di alimenti biologici trasformati. Il Reg. (CE) 889/2007 riporta invece le modalità di applicazione dei principi e degli obiettivi considerati nel Reg. (CE) 834/2007. Con il Decreto del 27 novembre del 2009, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha emanato, infine, le disposizioni attuative dei regolamenti. Per semplificare la lettura del decreto, riportiamo gli articoli più importanti che riguardano l attività apistica: REGOLAMENTO (CE) N. 834/2007 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91. REGOLAMENTO (CE) N. 889/2008 DELLA COMMISSIONE del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli. 32

33 REGOLAMENTO (CE) N. 1235/2008 DELLA COMMISSIONE dell 8 dicembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda il regime di importazione di prodotti biologici dai paesi terzi. Articolo 4 Produzione animale 1) Origine degli animali biologici in apicoltura art. 8 del Reg. (CE) 889/08 Ai sensi dell art. 8 paragrafo 2 del Reg. (CE) 889/08, la scelta della razza in apicoltura deve privilegiare le razze autoctone secondo la loro naturale distribuzione geografica: Apis mellifera ligustica, Apis mellifera sicula (limitatamente alla Sicilia) e, limitatamente alle zone di confine, gli ibridi risultanti dal libero incrocio con le razze proprie dei Paesi confinanti. 2) Origine degli animali non biologici - artt. 9 e 42 del Reg. (CE) n. 889/ ) In un'azienda biologica possono essere introdotti unicamente animali allevati in modo biologico. Solo quando non siano disponibili animali biologici in numero sufficiente e nel rispetto delle condizioni degli artt. 9, 38 e 42 del Reg. (CE) n. 889/2008, possono essere introdotti in un'azienda biologica animali allevati in modo non biologico. Al fine di verificare la disponibilità di animali biologici di cui all art. 9 paragrafo 1 5 e all art. 42 del Reg. (CE) e n. 889/2008 viene istituita e mantenuta, presso il MiPAAF, una banca dati su base volontaria, contenente le informazioni sulla disponibilità di animali allevati con metodo biologico. La banca dati informatizzata è costituita dalle informazioni provenienti dai produttori stessi ed è consultabile presso il sito del SINAB: La procedura attraverso la quale il produttore inserisce le informazioni nella suddetta banca dati è descritta nell allegato 2. ALLEGATO 2 ISCRIZIONE E FUNZIONAMENTO DELLA BANCA DATI RELATIVA ALL ORIGINE DI TUTTE LE SPECIE ANIMALI. Il produttore che alleva animali con il metodo biologico allo scopo di immetterli nel circuito commerciale, può comunicare tale attività nella sezione appositamente strutturata del sito SINAB del MiPAAF. Il produttore registra la propria posizione nella sezione del sito dichiarando i seguenti dati: a) Dati anagrafici e CUAA della ditta produttrice; b) Indirizzo dell azienda nella quale il produttore alleva gli animali; 33

34 c) Disponibilità: periodo, numero dei capi e tipologia di razza o razze (linee genetiche); d) Organismo di controllo cui l'operatore. assoggettato. Il produttore dovrà mantenere aggiornata la banca dati almeno trimestralmente. In caso contrario, la disponibilità di animali verrà considerata esaurita e, pertanto, depennata dalla banca dati. L allevatore che voglia acquistare animali biologici è tenuto a verificarne la disponibilità nella sopraindicata sezione del sito internet e, nel caso in cui non risulti alcuna disponibilità di animali biologici, l allevatore potrà procedere all acquisto di animali convenzionali, documentando la propria ricerca attraverso la stampa della pagina web da cui si evinca tale indisponibilità, o tramite idonea comunicazione del produttore di animali biologici. 1) Alimenti provenienti dall azienda stessa o da altre aziende biologiche art. 19 del Reg. (CE) 889/08 Alimentazione delle colonie di api. Le condizioni climatiche avverse, che possono minacciare la sopravvivenza degli alveari e che consentono l alimentazione con miele, zucchero o sciroppo di zucchero biologici di cui all art. 19, paragrafo 3 del Reg. (CE) 889/08, sono quelle che possono causare le situazioni di seguito elencate a titolo di esempio: - disponibilità alimentari non sufficienti, intese complessivamente sia come scorte sia come fonti di bottinatura, nettare, polline e melata; - rischio di diffusione di stati infettivi. 2) Conversione in apicoltura Art. 38 del Reg. (CE) 889/08 La cera di cui al paragrafo 5 dell art. 38 del Reg. (CE) 889/08, intesa anche come fogli cerei pronti all uso, è ottenuta da operatori sottoposti al sistema di controllo che garantisca, in ogni fase del processo di trasformazione della cera, la tracciabilità e origine della stessa. Articolo 6 Periodo di conversione 1) Data di inizio periodo di conversione art. 17 del Reg. (CE) n. 834/07 La data in cui l operatore ha notificato la sua attività alle autorità competenti e sottoposto la sua azienda al sistema di controllo, di cui all art. 17 paragrafo 1 lettera a) del Reg. (CE) n. 834/07, va intesa come la data di spedizione (timbro postale o data di protocollo elettronico) della notifica alle Regioni e Provincie autonome e agli organismi di controllo. Nel caso in cui tale data non fosse contestuale fa fede la data di spedizione più recente. 34

35 3) Riconoscimento retroattivo del periodo di conversione - art. 36 del Reg. (CE) n. 889/08. Ai sensi del paragrafo 2 art. 36 del Reg. (CE) n. 889/2008 l'autorità competente può decidere di riconoscere retroattivamente come facenti parte del periodo di conversione eventuali periodi anteriori. Il suddetto riconoscimento retroattivo viene deciso dalle Regioni e dalle Provincie autonome, secondo quanto stabilito dalla procedura di cui all allegato 3. ALLEGATO 3 Qualora un produttore voglia richiedere il riconoscimento di periodi anteriori alla notifica di attività come facenti parte del periodo di conversione, ai sensi dell art. 36 comma 2 del Reg. (CE) n. 889/08, deve presentare all Organismo di Controllo una specifica richiesta indicando di quali delle condizioni richiamate ai punti a) o b) del paragrafo 2 dell'art. 36 del Reg. (CE) n. 889/2008 intende avvalersi. Tale richiesta dovrà essere corredata da: - descrizione dettagliata delle coltivazioni realizzate e dei metodi produttivi adottati negli appezzamenti interessati - documentazione comprovante il non utilizzo di mezzi di produzione non autorizzati ai sensi del Reg. (CE) n. 889/08 antecedentemente alla data di notifica ed invio della stessa. Tale documentazione può essere costituita da: - nel caso della richiesta ai sensi del punto a del paragrafo 2 dell'art. 36 del Reg. (CE) n. 889/2008 le schede ufficiali relative all uso dei mezzi tecnici; - nel caso della richiesta ai sensi del punto b del paragrafo 2 dell'art. 36 del Reg. (CE) n. 889/2008 perizie ed ogni altra evidenza utile. L organismo di Controllo acquisita la suddetta richiesta da parte del produttore, ed effettuate le verifiche necessarie, provvede ad inoltrare alla Regione o Provincia autonoma di competenza una relazione dettagliata sulla situazione aziendale oggetto della richiesta ed il parere di merito degli organi deliberanti dello stesso Organismo di Controllo. La relazione deve contenere almeno le seguenti informazioni: 1. Denominazione e CUAA dell'operatore biologico 2. Data della richiesta da parte del produttore 3. Appezzamenti e particelle catastali interessate e relative colture praticate (antecedenti e successive alla notifica) 35

36 4. Data di fine conversione ai sensi del art. 36 paragrafo 1 del Reg. (CE) n. 889/08, riferite alle singole particelle 5. Data di fine conversione richiesta ai sensi del art. 36 paragrafo 2 del Reg. (CE) n. 889/08, riferite alle singole particelle 6. Parere dell'odc (data della delibera) La relazione, oltre al richiamato parere di merito degli organi deliberanti dello stesso Organismo di Controllo, deve essere corredata dal verbale di visita ispettiva dal quale si evinca la verifica di evidenze documentali ed ispettive e dai rapporti di prova di eventuali analisi effettuate. Le Regioni o le Provincie autonome esaminata la relazione dell OdC e la documentazione a corredo ed eseguiti gli eventuali accertamenti ritenuti opportuni, autorizza o meno il riconoscimento di periodi anteriori alla notifica di attività come facenti parte del periodo di conversione, ai sensi dell art. 36 paragrafo 2 del Reg. CE 889/08, dandone comunicazione all Organismo di Controllo e, per conoscenza, all operatore. In assenza di specifico riscontro da parte delle Regioni o Provincie autonome entro 60 giorni dal ricevimento dell istanza, ha valore l istituto del silenzio assenso di cui all art. 20 della legge 7 agosto 1990 n. 241, salvo diversi termini stabiliti dalle citate autorità. Articolo 7 Norme di produzione eccezionali 2) Gestione di unità apistiche a fini di impollinazione art. 41 del Reg. (CE) 889/08 I prodotti di cui al primo comma dell art. 41 del Reg. (CE) 889/08 che non possono essere venduti con la denominazione biologica sono da intendersi miele e polline. 4) Uso di cera d api non biologica art. 44 del Reg. (CE) 889/08 4.1) Al fine di verificare la disponibilità di cera grezza biologica e/o fogli cerei ottenuti con cera biologica di cui alla lettera a) art. 44 del Reg. (CE) 889/08, viene istituita e mantenuta una banca dati presso il MiPAAF contente le informazioni su tali disponibilità. 4.2) La dimostrazione di assenza di sostanze non autorizzate nella cera utilizzata di cui alla lettera b) e c) dell art. 44 del Reg. (CE) 889/08 deve essere supportata da risultati analitici. Articolo 8 Etichettatura 1) Indicazioni obbligatorie art. 24 Reg. (CE) n. 834/

37 1.1) Il numero di codice dell Organismo di controllo che compare in etichetta ai sensi dell art. 24 paragrafo 1 lettera a) Reg. (CE) n. 834/2007,. rappresentato dal codice attribuito dal MiPAAF a ciascun Organismo di controllo al momento della autorizzazione ad operare; 1.2) Al codice di cui al precedente paragrafo, come specificato all art. 58 paragrafo 1 lettera b) Reg. (CE) n. 889/2008,. aggiunto il termine BIO tra la sigla IT e il codice dell Organismo di controllo, che è rappresentato da tre lettere. Tale codice deve essere preceduto dalla dicitura: Organismo di Controllo autorizzato dal MiPAAF 1.3) Fatte salve le disposizioni vigenti in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, sui prodotti preconfezionati da agricoltura biologica deve essere riportato il nome o la ragione sociale dell operatore che ha effettuato la produzione o la preparazione pi. recente, ivi inclusa l etichettatura, nonché il codice identificativo attribuito dall organismo di controllo ai sensi dell art. 9 del presente Decreto. Il codice è preceduto dalla dicitura operatore controllato n. Si fornisce un esempio di stringa: 4) Misure di controllo specifiche per l apicoltura art. 78 del Reg. (CE) 889/08 4.1) Le prove documentali di cui al paragrafo 1 dell art. 78 del Reg. (CE) 889/08 soddisfano gli organismi di controllo e sono contenute nella dichiarazione firmata dall operatore responsabile di cui all art. 63, paragrafo 2 del Reg. (CE) n. 889/08; 4.2) Ai sensi del paragrafo 4 dell art. 78 del Reg. (CE) 889/08, il termine temporale entro cui l operatore deve informare l Organismo di controllo dello spostamento degli apiari, è di 10 giorni nei casi di spostamento in zone non conformi ai sensi del paragrafo 1, art. 13 del Reg. (CE) n. 889/08. Per gli spostamenti in zone conformi al paragrafo 1, art. 13 del Reg. (CE) n. 889/08 la comunicazione si intende assolta con la compilazione e trasmissione del PAP. APICOLTURA BIOLOGICA IN ITALIA Numero di apicoltori bio (% del totale): 9.000(13 %) Numero di apicoltori: Circa , ovvero circa l 8 % di tutti gli alveari del paese, sono certificati biologici. Consumo di miele biologico: 3.6 % del totale. 37

38 AGRICOLTURA BIODINAMICA L'agricoltura biodinamica è un metodo di coltura fondato sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal filosofo ed esoterista Rudolf Steiner e che comprende sistemi sostenibili per la produzione agricola, in particolare di cibo, che rispettino l'ecosistema terrestre includendo l'idea di agricoltura biologica e invitando a considerare come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso. L agricoltura biodinamica, però, ha preceduto di venticinque anni l agricoltura biologica, essendo nata nel 1924 come risposta ad un gruppo di agricoltori che chiedeva indicazioni pratiche per risolvere i problemi, nuovi per allora, di degenerazione delle proprie colture causati dall uso dei prodotti chimici nella concimazione e nella difesa delle piante, dalle nuove tecniche di selezione e di intensificazione dell agricoltura. Steiner cercò delle idee alternative, proprio per far fronte a questi problemi, sviluppando l antroposofia. Per questo motivo, due principi che si possono ritenere tipici della teoria biodinamica di Steiner hanno a che vedere col compostaggio e con le fasi della Luna. Se parte delle pratiche codificate nella biodinamica hanno una radice scientifica e una loro intrinseca utilità (ad esempio il "sovescio", cioè la sepoltura di particolari piante a scopo fertilizzante e la "rotazione delle colture") altre pratiche potrebbero, però, risultare decisamente bizzarre e senz'altro più vicine alla magia che non all'agricoltura razionale. Ad esempio, una pratica ritenuta di fondamentale importanza consiste nello spruzzare il terreno con "preparati biodinamici", ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali. In ragione di questi elementi e di altri ancora (ad esempio l'importanza attribuita alle forze cosmiche o il concetto di energia vitale) la biodinamica è oggi considerata una pseudoscienza. Gli obiettivi della biodinamica non sono diversi da quelli dell'agricoltura tradizionale; infatti, includono mantenere la terra fertile, in buona salute le piante e accrescere la qualità dei prodotti. Altra figura molto spesso associata e considerata molto importante nell ambito del modello biodinamico è Masanobu Fukuoka, un microbiologo giapponese che sviluppò, già a partire dagli anni '40, un metodo definito "agricoltura naturale" o anche "agricoltura del non fare". Per Fukuoka, infatti, lo scopo vero 38

39 dell'agricoltura non è far crescere i raccolti, ma la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani: una via di ricerca interiore. Egli sosteneva che bastassero 1000mq a persona per arrivare all'autosufficienza alimentare, ma la cosa più importante è che la cura del proprio campo, armonizzandosi con i cicli della natura, nutre non solo il corpo, ma anche l'anima. Fukuoka voleva che i contadini capissero che, col suo metodo, potevano smettere di "faticare" e trovare il tempo per fare anche arte, poesia e crescere spiritualmente. Questa era per lui la cosa più importante da comunicare. I principi rivoluzionari del metodo Fukuoka sono: - non arare - non diserbare - non concimare - non potare In tal modo egli riesce a coltivare sullo stesso appezzamento una grande varietà di piante e la fertilità del terreno aumenta stagione dopo stagione, ottenendo anche due raccolti nello stesso anno. Con questo approccio, in 50 anni di effettivi e straordinari risultati, ha messo in serio dubbio tutte le certezze sia dell'agricoltura tradizionale che di quella scientifica. Ad esempio egli ha dimostrato che l'effetto provocato dall'aratura è controproducente perché compatta il terreno e ne diminuisce la porosità rendendolo progressivamente sempre più duro. Anche uno dei lavori tipici - più estenuante un tempo, quando si faceva a mano, e più inquinante oggi a causa dell'uso dei diserbanti chimici - del contadino è quello di rimuovere le cosiddette "erbacce". Tutti hanno sempre pensato che le piante infestanti danneggiassero i raccolti. Ebbene Fukuoka fa notare che: 1) in natura le piante vivono e crescono insieme; 2) le radici delle erbe penetrano a fondo nel terreno smuovendolo e facendo entrare aria; 3) quando le erbe concludono il loro ciclo vitale, forniscono l'humus che permette ai microrganismi della biosfera di svilupparsi arricchendo e fertilizzando il terreno. Tutto avviene da sé, per l'appunto: l'agricoltura del non fare. LA FILOSOFIA Il metodo biodinamico considera ogni sostanza come un binomio di materia e forza vitale; più una sostanza è diluita (poco soluto in molto solvente), più avrebbe effetto sugli organismi con cui viene a contatto. Il principio è simile a quello che sta alla base dell'omeopatia e medesime le contestazioni: le leggi della chimica provano infatti che il prodotto finale è così diluito da non 39

40 contenere più neppure una molecola della sostanza di partenza. Per migliorare la qualità del terreno, aumentandone la quantità di humus, e allo stesso tempo migliorare la qualità del raccolto, si impiegano delle sostanze di origine naturale appositamente trattate, che vengono chiamate "preparati". Quelli per il compostaggio vengono aggiunti al cumulo di materiale da compostare, al fine di facilitarne la decomposizione in humus e terriccio. Steiner suggeriva che la precisa composizione, posizione, forma e manipolazione di una pila di composta fosse critica per raggiungere il risultato migliore. Questo tipo di preparati detti da cumulo sono in tutto sei e sono ottenuti a partire da erbe officinali (Achillea millefolium, Matricaria chamomilla, Urtica dioica, Quercus robur, Taraxacum officinalis, Valeriana officinalis) ognuna fatta compostare o macerare in condizioni ambientali particolari e impiegando come contenitori parti dei corpi di animali. Questo perché, sempre secondo la teoria delle forze vitali, ambiente e contenitore influenzano le caratteristiche del materiale finale. I preparati da spruzzo sono invece solo due: "cornosilice", a base di quarzo macinato; e "cornoletame", a base di letame bovino. Cornosilice Cornoletame In questo caso il contenitore che serve alla loro preparazione è il corno del medesimo animale. Le corna vengono svuotate e riempite con quarzo o letame, e sotterrate per sei mesi. Il cornosilice viene spruzzato sulle piante e ne stimolerebbe la fruttificazione e i processi legati alla fotosintesi e alla luce. Il cornoletame viene spruzzato sul suolo e ne aumenterebbe il contenuto in humus, agendo di conseguenza sullo sviluppo radicale e sulla nutrizione della pianta. Tutti i preparati vengono usati in piccolissime quantità, quelli da spruzzo vengono distribuiti dopo essere stati "dinamizzati", ossia mescolati secondo un certo metodo e per un certo tempo. Anche l'irrigazione del terreno deve seguire un vero e proprio rituale (movimenti 40

41 circolari, tempi definiti, ecc..) e viene data grande importanza alla posizione degli astri seguendo un calendario simile, nel fondamento, a quello astrologico. Gli steineriani Lilly Kolisko prima e Maria Thun in seguito, avrebbero, a loro dire, evidenziato l'esistenza di relazioni fra l'esito delle coltivazioni e la posizione della luna e di altri pianeti al momento dell'operazione colturale svolta. M. Thun scoprì che la pianta sviluppa più o meno ognuna delle sue parti, (radice - foglia - fiore - frutto) secondo la posizione della luna al momento della semina. Seguendo il passaggio della luna attraverso lo zodiaco che fascia la sfera celeste, la pianta sviluppa la parte radicale se la semina avviene quando la luna transita in certi segni, sviluppa invece i fiori se transita in altri e così via. Da sempre si dividono i segni zodiacali in quattro gruppi ognuno dei quali appartenenti a un elemento: Ariete, Leone e Sagittario appartengono al fuoco; Toro, Vergine e Capricorno appartengono alla terra; Gemelli, Bilancia e Acquario appartengono all'aria; Cancro, Scorpione e Pesci appartengono all'acqua. Così anche le quattro parti della pianta si possono riferire agli elementi: Radice-Terra Foglia-Acqua Fiore-Aria Frutto-Fuoco Quando la luna transita nei segni di fuoco seminiamo piante di cui vogliamo un buon sviluppo fruttifero. Quando la luna transita nei segni d'acqua seminiamo piante di cui vogliamo usare le foglie. Quando la luna transita nei segni di terra seminiamo piante di cui raccoglieremo radici e tuberi. Quando, infine, la luna transita nei segni d'aria semineremo piante di cui vogliamo i fiori. Maria Thun pubblica ogni anno un calendario delle semine, basato su effemeridi diverse da quelle astrologiche, nel quale illustra l'esito degli ultimi studi e indica i momenti critici per il buon esito delle operazioni agricole. Le prime associazioni di agricoltura biodinamica nacquero in tutta Europa durante gli anni 30 e 40; ad oggi l agricoltura biodinamica è ufficialmente riconosciuta come metodo di coltivazione in Australia e Svizzera. I prodotti biodinamici si riconoscono per avere, oltre alla certificazione obbligatoria ai sensi delle normative sul biologico, il marchio internazionale Demeter (fig.1), che è nato nel 1928 ed è stato registrato all OMPI di Ginevra nel Per questo, il termine 41

42 "biodinamica" si considera come un marchio commerciale detenuto dalla Demeter International, associazione di coltivatori che si propone di mantenere i medesimi standard tra i coltivatori sia nella fase di produzione che di trasformazione dei cibi. Ogni Stato ha la propria associazione Demeter che deve adeguarsi agli standard e ai protocolli dettati dalla Demeter International. Scopo del marchio è quello di proteggere sia i consumatori che i produttori di cibo biodinamico. 42

43 Riassumendo Che cos'è l'agricoltura biodinamica? Sono due parole che implicano un modo di lavorare, osservare, di vivere la terra. Una filosofia di vita per apprezzare tutta l armonia di un campo coltivato, il succedersi delle stagioni e del tempo. Con il metodo biodinamico, l agricoltura è in sintonia con la natura, con la terra e con gli uomini. La concimazione, la coltivazione e l allevamento sono attuati con modalità che rispettano e promuovono la fertilità e la vitalità del terreno e allo stesso tempo le qualità tipiche delle specie vegetali e animali. Il profondo legame con la natura e il completo rispetto dei suoi ritmi portano, con l agricoltura biodinamica, ad abolire l utilizzo di fertilizzanti minerali sintetici e di pesticidi chimici. Quindi il metodo biodinamico non è solo un metodo di coltivazione, ma un movimento salutista che implica sfumature di idealismo che si traducono in metodi di semina, di raccolta e di coltivazione armonizzati a cicli lunari ed astrali. APICOLTURA BIODINAMICA Matthias Thun viene considerato come fondatore e massimo esponente dell apicoltura biodinamica. Molto spesso, gli apicoltori che decidono di cimentarsi in questa tecnica di allevamento si ispirano, naturalmente, anche alle dottrine di Rudolf Steiner, padre della visione antroposofica biodinamica e dell agricoltura sostenibile. E anche molto comune che le pratiche dell apicoltura biodinamica si fondano con quelle biologiche, da parte di una stessa azienda di apicoltura; trattandosi di due metodi diversi, ma facilmente coniugabili e basati su presupposti molto simili. Nel momento in cui, come apicoltori, si decide di intraprendere la antroposofia biodinamica, deve essere sicuro di voler abbracciare un modello di vita e di allevamento molto diversi dai consueti, in ogni aspetto dell attività. Norme e regole dell apicoltura biodinamica sono state ampiamente sviluppate e discusse, proprio per regolamentare ogni sfaccettatura, compreso, ad esempio, gli interventi nei confronti delle varroasi (sindrome parassitaria dell acaro Varroa destructor). 43

44 IL CALENDARIO BIODINAMICO I consigli contenuti del calendario biodinamico (vedi allegato) rappresentano l'applicazione pratica di una parte delle indicazioni date dall'agricoltura biodinamica, avviata nel 1924 da Rudolf Steiner. Tra le altre cose essa postula, e controlla sperimentalmente, l'influenza di forze cosmiche rilevabili soprattutto nel comportamento delle piante, ed il calendario considera principalmente questo aspetto della biodinamica. Elaborato da Maria e Matthias Thun sulla base delle ricerche sulle costellazioni, il calendario contiene indicazioni dei giorni favorevoli per la semina, il trapianto, la lavorazione e la raccolta, e per il lavoro degli apicoltori. La gran parte delle operazioni in apiario vengono svolte seguendo proprio queste indicazioni: in giorni di fiori per dare impulso alla cura della covata, in giorni di frutti per dare impulso alla raccolta di nettare, in giorni di radici per dare forza alla costituzione della famiglia. Le api non vengono mai toccate nei giorni, per loro negativi, di foglie. LA NORMATIVA Qui di seguito riportiamo le norme direttive previste per i prodotti a marchio Demeter: 1. Limiti di validità e principi di base Per la concessione della licenza Demeter alle aziende apistiche Demeter valgono le Norme Direttive Demeter oltre alle disposizioni di legge, in particolare il Regolamento CEE 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991 sull agricoltura biologica nella versione vigente, l Organic Food Production Act del novembre 1990 degli USA, oppure gli Australian Standards for Organic and BioDynamic Produce del febbraio Oltre alle presenti norme direttive devono anche essere rispettati i regolamenti sopra citati. Da tempi antichissimi il popolo delle api accompagna lo sviluppo culturale dell umanità. Da sempre lo sviluppo dell ape che si basa sulla comunità, la sua relazione con la luce e la sua alimentazione che si fonda sul fiore hanno suscitato rispetto e ammirazione nell uomo. Oggi, però, il popolo delle api dipende dalla cura dell uomo : per questa ragione uno degli scopi più importanti dell apicoltura Demeter è quello di rendere più forte il popolo delle api. Poiché il raggio di volo delle api è molto ampio, non ci si può aspettare che nelle 44

45 condizioni attuali le api visitino solo o prevalentemente superfici coltivate col metodo biodinamico. Per questa ragione il fattore determinante dell apicoltura Demeter non è (come accade invece per le altre specie animali) il loro legame con le superfici foraggere dell azienda, bensì le modalità con cui viene effettuato l allevamento delle api che deve rispettare il loro essere. Conformemente ai principi dell agricoltura biodinamica, gli interventi di apicoltura si orientano secondo le esigenze naturali delle api. I metodi di allevamento hanno lo scopo di far sì che l APE possa sviluppare in modo organico le sue naturali manifestazioni vitali. Nell apicoltura Demeter le api sono libere di costruire naturalmente i propri favi. La base della riproduzione, della moltiplicazione, del ringiovanimento e della selezione è l impulso alla sciamatura. Il miele proprio è parte fondamentale delle riserve invernali delle api. Data la loro capacità di impollinazione e il loro veleno che stimola le forze vitali delle piante e della natura, esse rivestono un ruolo di importanza fondamentale per la natura tutta. L effetto positivo delle famiglie di api collocate nel paesaggio coltivato si manifesta particolarmente nell aumento della resa e della qualità di molti frutti delle nostre piante coltivate, esso riveste perciò un importanza fondamentale per ogni organismo agricolo. Per questa ragione sarebbe opportuno che ogni azienda agricola biodinamica praticasse anche l allevamento delle api. 2. Collocazione delle famiglie Per la collocazione delle famiglie sono da preferire le superfici coltivate col metodo biodinamico, oppure col metodo biologico o le superfici non coltivate. Perlomeno nei dintorni dei luoghi in cui si fanno svernare le api devono essere distribuiti ogni anno i preparati biodinamici. In ogni posizione può essere tenuto solo un numero di famiglie tali che sia assicurato il rifornimento con polline e nettare di ogni famiglia. Nello scegliere dove collocare le famiglie bisogna porre particolare attenzione ad escludere il rischio di possibili inquinamenti dei prodotti delle api. Se esiste il sospetto di un possibile inquinamento ambientale, i prodotti delle api devono essere sottoposti ad analisi. Se il sospetto si dimostra fondato, il luogo dell apiario deve essere abbandonato. I luoghi in cui vengono collocate le famiglie (apiari fissi, luoghi di svernamento e luoghi di nomadismo) devono essere riportati in un elenco e nel caso di nomadismo in un piano degli spostamenti, che contengano dati precisi sul periodo, sul luogo (dati catastali o altro), raccolta e numero di famiglie. 45

46 3. Materiale delle arnie Le arnie ad eccezione degli elementi di collegamento, della copertura del tetto e delle griglie devono essere costruite completamente di materiali naturali come ad esempio legno, paglia o argilla Trattamento interno L interno delle arnie può essere trattato solamente con materiali naturali come cera d api e propoli provenienti da apicoltura Demeter Trattamento esterno L esterno delle arnie può essere trattato solamente impiegando prodotti ottenuti da materie prime naturali, ecologiche, non di sintesi Pulizia e disinfezione La pulizia e la disinfezione delle arnie possono essere realizzate se necessario esclusivamente col calore (fiamma, acqua calda) o meccanicamente. 4. Metodi di allevamento 4.1 Riproduzione e selezione La sciamatura è il metodo naturale di riproduzione. La moltiplicazione può essere effettuata solo a partire dall impulso alla sciamatura. E consentito prelevare lo sciame primario con la vecchia regina realizzando uno sciame artificiale. Per effettuare una moltiplicazione ulteriore il resto dell'alveare può essere suddiviso in sciami artificiali o nuclei. Come accade per l allevamento di tutti gli animali domestici, anche nel caso dell ape è necessario effettuare un lavoro di selezione. La base per ottenere celle di regine è l impulso alla sciamatura. Per effettuare la selezione è consentito il rinnovo tramite le regine originate nel corso del processo di sciamatura e tramite le celle di sciamatura. Eccezioni sono concesse solo in particolari situazioni aziendali e dietro autorizzazione della Demeter- International o dell associazione Demeter di paese. L allevamento artificiale delle regine (translarvo o simili) non è consentito. Sono vietati l inseminazione artificiale e l uso di api geneticamente manipolate Acquisto di famiglie e di regine 46

47 Il sistema di allevamento non deve basarsi sull introduzione continua di famiglie, sciami e regine provenienti dall esterno. L acquisto di famiglie e di regine deve essere effettuato, se disponibili, da apicoltura Demeter. Nel caso in cui questi non fossero disponibili, possono essere acquistate famiglie e regine da apicoltura biologica certificata. Famiglie che non provengono da apicoltura Demeter o biologica certificata, devono essere inserite come famiglie nude Taglio delle ali dell ape regina E vietato il taglio delle ali dell ape regina. 4.2 Metodi per aumentare la resa di miele Non sono consentiti i metodi della divisione e successiva riunione, né il rinnovamento sistematico delle regine. 4.3 Razza Bisogna lavorare con un ape adattata al paesaggio e alla località. 4.4 Costruzione dei favi La costruzione dei favi è parte integrante della famiglia di api, per questa ragione i favi devono essere costruiti naturalmente. Si definiscono favi naturali quei favi che vengono costruiti dalle famiglie di api senza l aggiunta di fogli cerei. La costruzione di favi naturali può essere mobile o stabile. È consentito l uso di sottili strisce di cera come indicazione della direzione in cui costruire Favi da nido In natura il nido di covata è un unità chiusa. Qui, tramite la costruzione di favi naturali, i favi e la covata devono poter crescere adattandosi al procedere dello sviluppo della famiglia di api. Lo spazio del nido e dimensione dei telaini devono quindi essere scelti in modo che il nido di covata si possa espandere organicamente insieme ai favi, senza essere separato dai listelli dei telaini. Non è consentito l uso sistematico di escludi-regina come parte integrante del metodo di allevamento. Sono possibili eccezioni nel periodo di conversione Favi da melario L aggiunta di fogli cerei è ammessa solo nel melario. Anche qui bisogna cercare di rinunciare ad essi. 47

48 Origine della cera La cera necessaria alla preparazione delle strisce di cera o dei fogli cerei può essere ottenuta solo a partire dalla cera dei favi naturali o dalla cera di disopercolamento proveniente da apicoltura Demeter. Nel caso in cui questa non sia disponibile possono essere usati favi o cera proveniente da aziende apistiche biologiche certificate. Secondo quanto prescritto dal regolamento sulle produzioni biologiche nazionali, i favi di origine convenzionale devono essere eliminati dall azienda al più tardi entro 3 anni o devono essere sostituiti da favi o da cera provenienti da apicoltura Demeter Trasformazione La cera non deve entrare in contatto con solventi o sbiancanti o con altri additivi. Possono essere usati solo attrezzatura e contenitori di materiale inossidabile Conservazione dei favi Come protezione dalle tarme della cera possono essere usate solo le sostanze indicate nell allegato Alimentazione Invernamento Il miele e il polline sono la base alimentare naturale delle api. Bisogna tendere a realizzare l invernamento con miele. Quando ciò non è possibile, bisogna aggiungere al cibo integrativo per l invernamento almeno il 5% di miele in peso. Questo deve essere di produzione certificata Demeter. Al cibo bisogna aggiungere camomilla e sale. Tutti gli alimenti integrativi devono essere di origine biodinamica oppure biologica Nutrizione d emergenza Quando risulti necessario effettuare una nutrizione prima dell inizio della prima raccolta, questa può essere effettuata come nel caso dell invernamento. Nel caso in cui dovesse essere necessaria una nutrizione d emergenza prima dell ultima raccolta, questa può essere effettuata solo con miele Demeter. E vietata qualsiasi aggiunta di zucchero. 48

49 Nutrizione stimolante Non è consentita la nutrizione stimolante Nutrizione degli sciami e dei nuclei Per favorire lo sviluppo degli sciami e dei nuclei questi possono essere nutriti come indicato per l invernamento Polline Sono vietate le sostanze sostitutive del polline. 5. Produzione del miele 5.1. Lavorazione del miele tramite centrifugazione e pressatura Durante la centrifugazione, la pressatura, la purificazione, la decantazione e l invasettamento il miele non deve essere riscaldato sopra i 35 C. Non è consentita la filtrazione a pressione. Bisogna evitare qualsiasi riscaldamento aggiuntivo del miele. Di regola il miele centrifugato deve essere versato nei recipienti di vendita (recipienti di vetro o di metallo) prima che si solidifichi per la prima volta. In particolari situazioni aziendali può essere adottato un procedimento di travaso secondo quanto indicato nell allegato Stoccaggio del miele Il miele deve essere immagazzinato chiuso ermeticamente, al buio e al fresco in condizioni di temperatura costante Qualità misurabile del miele; valori analitici Oltre alle determinazioni di legge devono essere soddisfatti i criteri stabiliti nell allegato Salute delle api La famiglia di api dovrebbe riuscire a ripristinare un equilibrio alterato partendo dalle proprie forze. Le misure adottate nell apicoltura Demeter sono volte alla conservazione delle forze di autoguarigione e della vitalità delle famiglie di api. La perdita di singole famiglie particolarmente suscettibili all attacco di particolari agenti patogeni o parassiti va accettata come parte della selezione naturale. Nel caso in cui risulti indispensabile 49

50 adottare una difesa dalle malattie o dai parassiti, possono essere adottati solamente le misure e i mezzi elencati nell Allegato Certificazione L azienda può essere certificata come apicoltura Demeter, quando l apicoltore o il conduttore dell azienda è in grado di provare le sue capacità e quando le norme direttive vengono rispettate. Se c è un motivo fondato può essere effettuata un analisi dei prodotti apistici e delle arnie per la ricerca di sostanze dannose. Se in questo caso viene riscontrata la presenza di residui, l apicoltore, d accordo con la Commissione di certificazione, deve prendere provvedimenti per rimuovere le cause della situazione negativa. 8. Conversione Per poter effettuare la conversione bisogna elaborare un piano di conversione che deve portare alla piena certificazione entro tre anni. Per poter ottenere la certificazione in conversione a Demeter l uso dei mezzi di produzione non conformi deve essere cessato da più di 12 mesi e la vecchia cera dei favi deve essere stata eliminata o sostituita da cera proveniente da apicoltura biologica. Non è necessario sostituire la cera se un analisi della stessa, effettuata all inizio della conversione, o nel primo anno di conversione, conferma l assenza di residui nella cera dell azienda. Ciò significa che la cera presente e i favi presenti non sono inquinati da sostanze non ammesse da queste norme direttive. Per verificare ciò l ufficio di controllo predispone un prelievo di campioni di cera. Fin dall inizio del primo anno di conversione bisogna lavorare in conformità alle norme direttive. Durante questo periodo sono ammesse le seguenti eccezioni: _ nido diviso _ escludi-regina _ presenza di favi ottenuti a partire da fogli cerei nel nido. Alla fine del primo anno di conversione questi devono essere sostituiti in percentuale soddisfacente (ca. 30%) da costruzioni naturali. 50

51 9. Commercializzazione di prodotti acquistati In linea di principio il commercio di prodotti acquistati è consentito nella vendita diretta in azienda o nei banchetti del mercato. Nel far ciò è necessario rispettare i seguenti principi: _ Bisogna tenere una contabilità separata della merce acquistata. _ L etichettatura dei prodotti deve indicare chiaramente l origine e il tipo di prodotto. _ La merce di propria produzione e la merce acquistata devono essere dichiarate separatamente. _ Si può commercializzare merce di origine convenzionale solo quando i prodotti corrispondenti non siano reperibili in qualità Demeter o in qualità biologica. _ I prodotti di origine convenzionale devono essere chiaramente riconoscibili come tali. _ Prodotti Demeter o biologici non possono essere venduti insieme agli stessi prodotti di origine convenzionale. 10. Etichettatura dei prodotti da apicoltura Demeter Se la produzione apistica di un azienda Demeter supera i limiti dell autosufficienza e quindi ha luogo una vendita dei suoi prodotti, è necessario che vengano rispettate le indicazioni delle Norme nazionali sull apicoltura biologica e i suoi prodotti. L etichettatura dei prodotti apistici con un riferimento qualsivoglia a Demeter (ad es. Miele da azienda Demeter ) può essere autorizzata solo se i prodotti provengono da apicoltura Demeter certificata. Ciò presuppone il rispetto delle Norme Direttive per l apicoltura Demeter. Per etichettare i prodotti apistici bisogna rispettare le norme vigenti di etichettatura dei prodotti Demeter. L uso del logo Demeter sulle etichette e le confezioni di miele o altri prodotti apistici Demeter segue le norme riportate al capitolo 4.1., oppure al paragrafo Sulle etichette delle confezioni di miele bisogna riportare il paese d origine e aggiungere il seguente testo obbligatorio: Il fattore determinante del miele Demeter riguarda le modalità di conduzione di questo tipo di apicoltura. Tenendo conto dell ampio raggio di volo delle api, non ci si può aspettare che esse visitino esclusivamente superfici coltivate in modo biodinamico. La particolare 51

52 qualità del miele Demeter deriva da un approccio appropriato specifico, unico di apicoltura. A causa del loro ampio raggio di volo, non ci si può aspettare che le api volino solamente sopra superfici coltivate con metodo biodinamico. Le norme comprendono anche una serie di allegati che riguardano: Parametri misurabili di qualità del miele Il contenuto d acqua misurato secondo DIN/AOAC deve essere al max. il 18%, nel miele di brughiera il 21,4%. Il contenuto di HMF misurato secondo Winkler deve essere al max. 10 mg/kg. Il numero di invertasi misurato secondo Hadorn deve essere al min. 10 (ad eccezione dei mieli poveri di enzimi come il miele d acacia). Interventi e sostanze consentiti dalle norme direttive Prelievo della covata, trattamento termico, formazione di sciami artificiali, tisane, acido formico, acido acetico, acido lattico, acido ossalico, Bacillus thuringensis (non transgenico), carbonato di sodio per la disinfestazione della peste americana, zucchero prodotto col metodo biologico, sale. Le famiglie che necessitano un trattamento urgente devono essere trattate dopo il prelievo del raccolto. Dopo un trattamento non può essere venduto con il marchio un raccolto dei prodotti di queste famiglie. Confezionamento da trasporto, confezionamento contoterzi Il confezionamento in recipienti di plastica è consentito solo per il trasporto e per il confezionamento contoterzi. Travaso del miele Se la quantità raccolta di un tipo particolare di miele supera la quantità che si prevede di vendere in un anno, il miele può essere conservato in contenitori di dimensioni maggiori e travasato successivamente nei contenitori di vendita se vengono rispettate le seguenti condizioni: 52

53 _ Almeno la quantità media che si vende in un anno di un determinato tipo di miele deve essere versata nei contenitori di vendita (vetro o metallo) subito dopo la raccolta, prima che solidifichi. Nel caso in cui la vendita venga effettuata in contenitori di grandi dimensioni (ad esempio per l esportazione) ciò non è necessario. _ Bisogna documentare la quantità di ogni tipo di miele che viene versata in quali contenitori e di che dimensioni. _ Il miele può essere riscaldato solo fino a quando assume una consistenza cremosa e può essere versato subito usando le attrezzature idonee. _ Il miele non deve essere assolutamente reso liquido. Riscaldamento Tutti gli interventi di riscaldamento del miele effettuati allo scopo di versarlo nei contenitori consentiti da questa norma in deroga devono essere registrati in modo preciso e ricostruibile (data, quantità, tipo di procedimento). Tali registrazioni devono essere presentate al momento del controllo. Per riscaldare il miele può essere effettuato solo il riscaldamento indiretto. In ogni caso bisogna assolutamente evitare che il miele si riscaldi a più di 35 C. L ITALIA E L APICOLTURA BIODINAMICA A tuttora l apicoltura biodinamica in Italia sembrerebbe essere ben conosciuta, ma poco praticata. Sono in atto, da molti anni, vari corsi con lo scopo di avvicinare gli apicoltori e promuovere questo modello filosofico in tutto il territorio nazionale. Tuttavia, praticamente la totalità degli apicoltori preferisce adottare metodi tradizionali o, in alternativa, biologici. L apicoltura biologica, infatti, rispetto a quella biodinamica, ha il vantaggio di essere di più facile attuazione. Questo perché l idea di biologico prevede un disciplinare, sì rigido, ma che non trascende dall attività di apicoltura in sé; mentre la filosofia biodinamica comporta un vero e proprio cambiamento nello stile di vita di chi la attua e colloca l apicoltura in un contesto ed un espressione biodinamica di più ampia veduta: APICOLTURA BIODINAMICA>>AZIENDA BIODINAMICA>>NATURA BIODINAMICA >>COSMO BIODINAMICO In Piemonte non viene praticata apicoltura biodinamica, mentre in Italia sono presenti 5 aziende: 53

54 SOCIETA' SEMPLICE AGRICOLA APODEA DI ELISA ROSSI: Vocabolo Costa del Gallo GIOVE ( Terni ) UMBRIA PIVATO ANNA AZ.AGR.EGOLA: Via Montignoso GAMBASSI TERME ( Firenze ) TOSCANA L'OPERA SOC. AGR. BIODIN. DI VAIRA SRL: C.da Collecalcioni PETACCIATO ( Campobasso ) MOLISE Progetti e attività sono ispirati dalla convinzione che l agricoltura biologica e biodinamica siano le uniche possibili, per contribuire ad un mondo che coltiva ogni giorno un futuro migliore, nel rispetto dell ambiente e della salute dell uomo. parte dal fondamento che l azienda agricola è un vero e proprio organismo vivente a ciclo chiuso, inserito nel più grande organismo vivente cosmico, alle cui influenze soggiace. L agricoltore biodinamico conosce tali influenze e conseguentemente adotta un metodo pratico che le favorisce, col risultato di avere terreni fertili e vitali e prodotti salubri. ROSSI MAURIZIO: Loc. Costa Del Gallo GIOVE ( Terni ) UMBRIA ZAD AGRODYNAMICS DEL DOTT. ZAGNOLI ENRICO: Poggio di Casola CASTEL DI CASIO ( Bologna ) EMILIA ROMAGNA 54

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56 APICOLTURA IN PIEMONTE Nel panorama agricolo della Regione Piemonte, l apicoltura è un piccolo comparto distinto per la professionalità raggiunta da alcune aziende, che stanno vivendo una sempre più elevata diffusione territoriale. Numerosi sono gli imprenditori agricoli che, con i requisiti del produttore apistico, investono competenze e risorse in questa attività, anche al fine di integrare il reddito aziendale. Il ruolo degli apicoltori è comunque importante per i molteplici aspetti positivi esercitati nei confronti dell ambiente e degli altri settori dell agricoltura, così riassunti: ruolo impollinatore delle colture agricole (valore economico) e della flora spontanea (tutela ambientale); bioindicatore della salute e della corretta gestione del territorio; modello di sfruttamento non distruttivo del territorio (impatto ambientale uguale a zero, protezione dell ambiente, bilancio energetico positivo). Inoltre, in alcune zone particolarmente vocate, caratterizzate da produzioni abbondanti e di particolare pregio, l attività apistica assume importanza economica sicuramente rilevante. Considerato che i prodotti di qualità rappresentano una risorsa su cui investire in termini di identificazione culturale, sviluppo economico e sociale, conservazione e caratterizzazione ambientale e qualità della vita. Tenuto conto che la promozione dei prodotti tipici può rappresentare una carta vincente soprattutto per il mondo rurale, in particolare nelle zone svantaggiate, in quanto può garantire e coadiuvare il miglioramento dei redditi degli agricoltori, favorendo la permanenza della popolazione rurale in tali zone. Considerato, inoltre, assai importante fornire sempre nuove occasioni di valorizzazione delle produzioni locali tipiche, anche sottoforma di progetti culturali, alle Aziende agricole attraverso interventi che potenzino la multidisciplinarietà dell attività di imprenditore agricolo rivolto ad un moderno modello di sviluppo. In Piemonte si riescono a produrre molti mieli monoflorali. Alcuni possono essere raccolti tutti gli anni con produzioni variabili per quantità ma con caratteristiche costanti per qualità organolettiche, altri, invece, risultano più saltuari e variabili o ancora possono essere 56

57 prodotti solo in aerali molto ristretti e infine solo se si verificano particolari condizioni climatiche. Vediamo, quindi, di individuare tutti i potenziali raccolti. PRODUZIONE PIEMONTE 2012 Di seguito presentiamo i dati relativi alla produzione di miele in Piemonte riportati dall Associazione Aspromiele (Associazione Produttori Miele Piemonte), fondata a Torino nel 1985 e riconosciuta dalla Regione Piemonte con Dpgr n del 15 settembre 1986 ai sensi della Legge 20 ottobre 1978 n. 674/78. L obiettivo è fornire un informazione di quella che è la produzione di miele nella Regione Piemonte. Maggiori produzioni Miele di acacia E il più importante della regione, sia in termini economici che di notorietà; è un miele chiaro e fluido; esso viene prodotto soprattutto nella fascia collinare del Monferrato astigiano ed alessandrino, ma anche da alcuni apicoltori delle province di Novara e Vercelli. Nell annata 2012 la produzione è stata scadente, in buona parte del Piemonte. Le basse temperature registrate e i numerosi giorni di pioggia hanno vanificato i benefici di una fioritura che è stata lunga e abbondante..alle basse temperature, inoltre, si è affiancato Provincia kg/alveare Alessandria 10 Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio-Ossola... 5 Vercelli un vento debole ma costante e freddo che ha interessato tutto il territorio piemontese. La produzione quindi è stata estremamente scarsa ovunque, indipendentemente da varie gestioni della sciamatura, azienda amatoriale o professionale, esposizione ed altimetria del pascolo, con medie attorno ai 7-15 kg/alveare. La qualità del prodotto pare essere non eccelsa. Un po meglio è andata con la seconda fioritura, ma il raccolto complessivo è sicuramente insoddisfacente. 57

58 Miele di castagno E di colore scuro, aromatico e profumato e tende a non cristallizzare. Viene prodotto in tutta la fascia pedemontana del Piemonte. Al 13 settembre 2012 la produzione di miele di castagno è stata decisamente maggiore rispetto a quella della stagione 2011, con medie di circa 25 kg/alveare. Clima adatto e famiglie di api in buone condizioni. Provincia kg/alveare Provincia Alessandria Asti... 0 Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio-Ossola Vercelli... 5 Miele di tiglio Provincia kg/alveare Viene prodotto in alcune zone del Alessandria Piemonte, soprattutto nel Novarese (dalla Val d Ossola proviene la maggior parte della produzione), in Val Pellice e nelle Valli di Lanzo. E un miele cristallizzato con un gradevole aroma. Al 13 settembre 2012 anche la produzione di miele di tiglio è stata migliore rispetto a quella della stagione precedente. Si è prodotto in tutte le zone vocate; in alcune di esse il raccolto ha dato grosse soddisfazioni ai produttori, con Asti... 0 Biella... 0 Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio-Ossola Vercelli... 5 medie sicuramente maggiori rispetto al 2011, anche di Kg/alveare. 58

59 Millefiori di alta montagna E di colore chiaro, cristallizza finemente ed ha delle ottime caratteristiche aromatiche. Produzione rara e difficile sempre; durante il 2012 il clima continuamente variabile ne ha limitato, ancora di più, il raccolto. Stessa situazione del tiglio nel mese di giugno, con medie di 20 kg/alveare. Provincia kg/alveare Alessandria... 0 Asti... 0 Biella... 0 Cuneo Novara... 0 Torino... 5 Verbano-Cusio-Ossola... 0 Vercelli... 5 Produzioni minori Miele di Pragelato E un miele millefiori di montagna prodotto nella zona di Pragelato da un consorzio di 15 appassionati apicoltori. Viene raccolto durante la piena fioritura del rododendro che conferisce al prodotto un profumo particolare. Miele di brugo o brughiera Proviene dalla Calluna vulgaris, arbusto delle ericacee che cresce in brughiere, pascoli, boschi di conifere, su suoli fortemente acidificati fino ad una altezza di 200 metri, nella zona Alpina e dell Appennino settentrionale. Il periodo di fioritura va da agosto a novembre. La produzione di questo miele in Italia è limitata ad alcune zone delle Piemonte. Miele di colore ambra scuro, rossiccio; odore di media intensità, di tipo balsamico; sapore leggermente amaro, persistente. 59

60 Miele di verga d oro Proviene da Solidago spp., piante erbacee perenni delle composite, tra cui la più importante per la produzione nettarifera è S. virgurea. La fioritura va da luglio a settembre. La produzione di questo miele, oggi meno comune di un tempo, è diffusa nella zona di pianura. Miele di colore tendente al giallo; odore e sapore intenso, con note di aromi animali. Miele di rododendro E di colore molto chiaro, presenta un aroma assai delicato ed ha una consistenza burrosa. Miele di tarassaco Ha un colore intenso, l aroma molto marcato e caratteristico e si presenta sempre cristallizzato. Miele della Val Grana (CN) Si tratta di mieli monoflorali di tarassaco, di robinia e di castagno, oltre al millefiori, di elevate caratteristiche organolettiche sensoriali. Mieli delle Valli di Lanzo La produzione di Miele nelle Valli di Lanzo risulta diversificata a causa delle svariate situazioni altimetriche e della flora altrettanto variabile. La parte preponderante è costituita dal miele di castagno, seguito dal millefiori di montagna, dal miele di tiglio, di acacia e di rododendro. Miele Ossolano Si tratta di miele di tiglio di castagno, di rododendro e di acacia di ottima qualità; l Associazione Produttori Apistici Vallata Ossolana ha proposto il marchio Miele Ossolano per promuovere il prodotto locale. Miele Biellese Per quanto riguarda la provincia di Biella, la produzione di miele riguarda tutti gli areali (pianura, collina e montagna); da segnalare i mieli di ottima qualità di castagno e di acacia della Valle Cervo. Miele della Val Sangone Da segnalare il miele di castagno, dal gusto amarognolo ma molto aromatico ed il miele millefiori di montagna, dal gusto lievemente aromatico ed assolutamente non inquinato 60

61 essendo raccolto nei boschi e nei prati non coltivati della valle; entrambi di elevato livello qualitativo. Situazione apistica della Regione Piemonte In termini di consistenza del settore apistico in Piemonte siamo passati da più di 3000 aziende che allevavano oltre alveari ad inizio dell anno 2005, a circa 4000 aziende con circa alveari nel 2012 (escludendo un leggero calo verificatosi in concomitanza delle morie registrate nel corso della primavera del 2008). In base ai dati del 2012 risulta che le province in cui è più numerosa la presenza di apicoltori sono Cuneo e Torino. Grafico 1. Numero di alveari in Piemonte, nel triennio

62 Grafico 2. Numero di aziende apistiche piemontesi nel triennio Focalizzando l attenzione sui dati regionali dell ultimo triennio ( Grafico1) osserviamo che Cuneo è la prima provincia come numero di alveari, mentre Biella risulta essere all ultimo posto; in generale dal 2010 al 2012 si constata un aumento del numero di alveari in tutte le province. Per quanto riguarda il numero di aziende apistiche (Grafico 2 ) è la provincia di Torino che ne presenta in maggior numero; anche in questo caso si è registrato un aumento dal 2010 al 2012 in tutte le province, tranne Novara, che si è mantenuta costante, e Vercelli, che ha mostrato un leggero calo. Dai dati in nostro possesso si può ipotizzare che la differenza osservata in numero di alveari ed aziende, tra le province di Cuneo e Torino, si possa attribuire ad una sempre più attuale tendenza ad un apicoltura di tipo biologico. Il fatto che Cuneo presenti il maggior numero di alveari, ma non di aziende apistiche potrebbe indicare la scelta, da parte di molte aziende non residenti nella provincia di Cuneo, di posizionare i propri alveari nella Provincia Granda, che probabilmente presenta le caratteristiche richieste per un apicoltura sostenibile. 62

63 APICOLTURA NELL ASTIGIANO La produzione di miele, seppur nelle sue modeste quantità, sta iniziando a divenire anch essa un veicolo di promozione del territorio astigiano per l elevato grado di qualità del prodotto e la professionalità degli operatori e che dimostra quanto sia variegato e ricco il patrimonio di prodotti tipici di cui il territorio della nostra provincia dispone. Il settore dell apicoltura, seppur con le ben note difficoltà dei cambiamenti climatici e dell eccessivo impiego di fitofarmaci e pesticidi, sta registrando, comunque, un sempre maggior interesse ed è per questo che il servizio Agricoltura della Provincia di Asti appoggia e sostiene gli apicoltori sia tramite erogazione di contributi, sia con attività di divulgazione e promozione. Le notizie storiche riguardanti il patrimonio apistico nell'astigiano, rinvenute nelle fonti archivistiche comunali, riguardano i tre Comuni di cui possediamo i dati. In particolare a Montiglio vennero effettuati censimenti negli anni 30, in base alla normativa allora vigente; i dati visionati dimostrano che vi erano 166 alveari e una produzione di 8 quintali di miele e di 0,02 quintali di cera. Per quanto invece riguarda gli archivi di Castagnole Monferrato nel 1930 venne effettuato il censimento generale dell'agricoltura e in questo caso erano presenti quattro alveari. Anche nel comune di Asti obblighi di legge vennero assolti nel 1930, attestando 575 alveari. Tornando ai giorni nostri, da un indagine sitografica (fonte: ), prendendo in considerazione il 2005 risulta un andamento poco omogeneo della produzione di miele sul territorio della provincia di Asti. Medie produttive erano andate dai 15 kg ai kg ad alveare (kg/alveare) a seconda della distribuzione delle piogge nel periodo immediatamente precedente all'arrivo del grande caldo. Nelle zone più siccitose, come ad esempio quelle di confine con Chivasso, si erano raggiunti i livelli più bassi di produzione degli ultimi anni (10-15 kg). Il raccolto della melata era stato in discreto ritardo rispetto alle annate precedenti.tutto ciò aveva creato nel 2006 un calo di produttività e l aumento degli estirpi. La produzione di miele dai dati raccolti tra i produttori astigiani, aveva fatto emergere una situazione poco entusiasmante, comune, peraltro, anche alle altre province: il raccolto era iniziato con un anticipo di circa due settimane rispetto agli anni passati, ed era stato interrotto a metà dal brutto tempo e non è ripreso, come ci si aspettava, dopo la fine della pioggia. I versanti tardivi sono andati in fioritura dopo il cattivo tempo, ma i fiori non erano visitati dalle api. A causa del mancato anticipo della fioritura le salite a melario nell'ambito degli apiari sono state molto disomogenee: praticamente sono andate in produzione le famiglie che normalmente sarebbero 63

64 state giudicate a rischio di sciamatura, mentre hanno mancato la produzione le colonie "programmate" per una fioritura di due settimane avanti e quelle reduci da qualche problema sanitario (peste europea). Il risultato era stato una media di produzione (calcolata anche sulle famiglie che non sono salite a melario per vari motivi) piuttosto bassa, kg/alveare. Le api non tornavano agli alveari e crearono gravi ripercussioni sull ambiente,e nelle arnie si riduceva drammaticamente la produzione di miele. Un fenomeno che aveva sconvolto in maniera esponenziale gli apicoltori sia dell astigiano,sia di tutta la zona della Pianura Padana. Tra il 2007 e il 2011 come vediamo in grafico la produzione di miele era aumentata nella provincia astigiana,basti pensare che il miele di acacia e melata aveva avuto un aumento di produzione che si stimava dai kg/alveare..grazie al continuo aumento della produzione il 2012 ha portato ad avere il più elevato numero di alveari degli ultimi dieci anni,e rispetto al 2007, il numero di alveari è salito del 10%. Per quanto riguarda la distribuzione del numero di apiari nella provincia di Asti, considerato il periodo dal 2005 al 2012 (Grafico 3), possiamo osservare un primo calo tra il 2005 e il 2006, e una successiva ripresa del 34% tra il 2006 e il Allo stesso modo il numero di alveari (Grafico 4) è diminuito tra il 2005 e il 2006, (passando da a 9385), ed è aumentato in seguito, tra il 2006 e il 2012 (passando da 9385 a alveari). Infine notiamo che il numero di nuclei della provincia di Asti (Grafico 6) ha subìto un generale aumento dal 2003 al 2012 e soprattutto nell ultimo anno. Grafico 3. Andamento del numero di apiari della provincia di Asti dal 2005 al

65 Grafico 4. Andamento del numero di alveari della provincia di Asti dal 2003 al 2012 Grafico 5.Andamento del numero di nuclei della provincia di Asti dal 2003 al 2012 Confrontando la situazione astigiana con quella delle altre province piemontesi, per l anno 2012, emerge che Asti è la sesta provincia per numero di aziende apistiche (Grafico 6) ed è al quinto posto per numero di alveari (Grafico 7). 65

66 Grafico 6. Numero di aziende apistiche nelle diverse province della Regione Piemonte(dati 2012) Grafico 7. Numero di alveari nelle diverse province della Regione Piemonte(dati 2012) Relativamente agli aiuti finanziari, nel periodo tra il 2005 e il 2012, un totale di numero 70 apicoltori della provincia di Asti, ha beneficiato dei contributi stanziati in base alla Legge regionale 20, per un totale di Euro ,18, e contributi nazionali (Reg. 313,797 e 1234) per un totale di Euro , ripartiti come mostrato nel Grafico 8. 66

67 Grafico 8. Finanziamenti destinati all apicoltura dalla provincia di Asti, in base alla L.r /08/98. Grafico 9. Numero Apicoltori presenti sul territorio astigiano 67

68 Contributi per acquisto arnie ai sensi del Reg. Ce 1234/07 IMPORTO N. ANNO BENEFICIARI COMPLESSIVO

69 DISTRIBUZIONE DEGLI ALVEARI E DEGLI APICOLTORI NELLA PROVINCIA DI ASTI, IN RELAZIONE ALLE AREE BOSCATE 69

70 Apis mellifera L'apicoltura riguarda l'allevamento dell'ape domestica (Apis mellifera) o per le zone asiatiche dell'ape indica (Apis cerana). L'Ape europea (Apis mellifera LINNAEUS, 1758) è la specie del genere Apis più diffusa nel mondo. CENNI DI ANATOMIA L'apparato boccale tipico degli insetti era in origine masticatore, quale si ritrova ancora negli Ortotteri, Coleotteri, ecc. Gli adattamenti dovuti ai regimi alimentari hanno però determinato negli insetti radicali trasformazioni. Nell'ape, i pezzi originari si sono trasformati costituendo un apparato boccale lambente e succhiante. Le galee mascellari ed i palpi labiali, accostandosi alla ligula formano un tubo, o proboscide, delimitante un canale di suzione che permette all'ape di succhiare il nettare liquido mediante l'azione aspirante del cibario (porzione della cavità boccale anteriore alla faringe) e della faringe (pompa cibario-faringea), convogliandolo nella grande ingluvie (o borsa o borsetta melaria, o stomaco mellifico), un sacco a parete estensibile costituito da una dilatazione dell'esofago, dove il nettare subisce una prima trasformazione chimico-fisica che lo converte in miele. All'estremità distale del corpo dell'ape è presente l'aculeo, o pungiglione, un ovopositore modificato di cui sono provviste solo le operaie e la regina. È formato da uno stilo lungo e sottile che nella parte prossimale si allarga in un bulbo cavo. Lo stilo è formato da una guaina a doccia che si prolunga con il bulbo ed abbraccia due stiletti slanciati e seghettati per la presenza di una decina di denti rivolti all'indietro. Gli stiletti e la guaina delimitano un canale che si apre alla estremità dello stilo, ai lati del quale si trovano le due valve dell'aculeo dotate di numerose piccole spine e di sensilli. L ape inoltre possiede un grande sacco del veleno mediano, alimentato da una ghiandola acida (formata da due masse ghiandolari) e da una 70

71 ghiandola alcalina, il cui secreto viene miscelato ed iniettato nella ferita al momento della puntura. Fra i componenti identificati del veleno vi sono: istamina (una sostanza che determina reazioni allergiche), melittina (una proteina farmacologicamente attiva), fosfolipasi A (un enzima che idrolizza i fosfolipidi), ialuronidasi (un complesso enzimatico di natura proteica che depolimerizza l'acido ialuronico facilitando lo scambio dei liquidi attraverso il tessuto connettivale), apamina (un peptide basico ricco di zolfo). Al momento della puntura, al veleno si mescola il feromone di allarme (a base di acetato di amile) che attira le altre operaie sulla vittima. Un'operaia muore un paio di giorni dopo avere usato il suo aculeo, poiché tutto l'apparato del veleno ed altre parti adiacenti vengono strappate dal corpo dell'ape, assicurando così un'azione protratta dell'aculeo che continua la penetrazione e ad iniettare veleno nella ferita anche dopo che l'ape si è allontanata. Quando l'ape operaia infigge il suo pungiglione nel tessuti di un vertebrato, essa non può più estrarlo a causa degli uncini di arpionamento rivolti all'indietro, come le punte della lancia di un fucile subacqueo. L'ape, allontanandosi, strappa i propri tessuti; insieme al pungiglione, allora, essa lascia anche le annesse ghiandole velenifere, muscoli, gangli nervosi e la ghiandola che emette il feromone di allarme. L'aculeo che rimane nella ferita è in grado di fungere da arma automatica, continuando da solo la penetrazione nella ferita e ad iniettare il veleno, mentre la ghiandola continua ad emettere il feromone di allarme; quest'ultimo richiama le altre operaie e le induce ad aggredire, a loro volta, la vittima. SOCIALITA Le api da miele sono insetti che vengono definiti come altamente sociali o eusociali, termine che sta ad indicare il più alto livello di organizzazione sociale presente nel mondo animale. Tale appellativo deriva dal fatto che questi insetti presentano una società molto complessa e finemente strutturata, in cui gli individui occupano una precisa posizione ed un determinato ruolo. La società delle api è una società matriarcale, monoginica (Monoginia: condizione, caratteristica della maggior parte degli insetti sociali (api, formiche, termiti, ecc.), per cui all interno di una colonia è presente un unica femmina feconda (la regina)) e pluriannuale, formata da numerosi individui appartenenti a tre caste, tutte alate. Una caratteristica necessaria per definire una specie eusociale è infatti l esistenza 71

72 di una organizzazione in caste riproduttive. Nelle api vige una severa distinzione tra la casta delle operaie sterili e quella della regina fertile: le api definite operaie compiono i lavori di manutenzione dell alveare, di ricerca del cibo e di allevamento delle larve, mentre la regina (di taglia maggiore e più longeva rispetto alle operaie) è l unica femmina che si concede il lusso di riprodursi, trascorrendo l intera vita a produrre uova dalle quali si svilupperanno le future operaie e regine. Una colonia di api è costituita da un'unica regina (fertile), da molte operaie (femmine sterili), da fuchi (maschi), destinati esclusivamente alla riproduzione, e dalla covata (larve). Un alveare è composto da un'unica colonia o famiglia. La specie è polimorfica perché le tre caste sono diverse tra loro. La nascita La regina depone l'uovo fecondato in una cella. Tre giorni dopo essere stato deposto, l'uovo si schiude. La larva viene dapprima nutrita con la pappa reale, liquido secreto dalle ghiandole faringee delle operaie, poi con un misto di polline e di miele. Dieci giorni dopo essere stata deposta, la larva ha completato la crescita, e le operaie provvedono ad opercolare la cella (cioè a chiuderla con della cera). La larva intanto si chiude in un bozzolo. Dodici giorni dopo, dalla celletta esce una giovane ape che ha già le dimensioni e l'aspetto definitivi: dalla deposizione sono passate 3 settimane. Giovane ape 72

73 La regina La regina, straordinariamente prolifica, ha il compito di deporre le uova e di assicurare la coesione della colonia; proviene da un uovo fecondato identico a quello da cui nasce l'operaia, ma deposto in una celletta speciale, posta a fianco dei favi, più grandi delle altre e con una caratteristica forma a "ghianda rovesciata". Durante il suo sviluppo la larva sarà nutrita esclusivamente di pappa reale, e sarà proprio questa dieta che le permetterà di diventare la regina. Essa è la prima a sfarfallare dalla sua celletta (Nasce 16 giorni dopo la deposizione dell'uovo, cioè 5 giorni prima dell'operaia), è più grande delle operaie e dei fuchi; è provvista di un aculeo, o pungiglione, che usa quasi esclusivamente per uccidere le regine rivali, sue sorelle, anch'esse pronte a sfarfallare. A differenza delle operaie, essa è priva dell'apparato per la raccolta del polline, delle ghiandole faringee e delle ghiandole ceripare (ghiandole che producono la cera). La regina può vivere anche 4 o 5 anni. In relazione alla sua intensissima attività riproduttiva ha un metabolismo più elevato di quello delle operaie, ed ha i corpora cardiaca più sviluppati, mentre i corpora allata (ghiandole endocrine che producono l ormone giovanile) sono meno sviluppati che nelle operaie; è dotata di ovarioli e di una spermateca; è distinguibile, appunto, per l'addome più voluminoso. È raro riuscire a vedere una regina all'esterno, mentre è relativamente facile riconoscerla dentro l'alveare: si distingue infatti dalle numerose operaie che la circondano, la proteggono e la nutrono. Le regine nascono sia per sostituire una regina vecchia o malata che abbandona l'alveare (fenomeno detto sciamatura e che tranne casi patologici avviene solo in primavera), sia in caso di morte della regina precedente (il che può avvenire in qualsiasi periodo dell'anno). Una settimana dopo la nascita, la giovane regina intraprende il suo volo nuziale. Raggiunge un punto dove si riuniscono i maschi del vicinato (assicurando così la diversità genetica) e si accoppia con diversi maschi, in volo, finché il ricettacolo seminale di cui è dotata non è pieno. I maschi che l'hanno fecondata, il cui apparato genitale viene divelto nell'accoppiamento, moriranno tutti poco dopo: il loro ruolo è terminato. La regina fa un unico volo nuziale: tutto lo sperma ricevuto viene conservato nel suo ricettacolo, ed essa resta in questo modo fecondata per il resto della vita. Una regina che, a causa di malformazioni, maltempo o altri motivi non riesce ad effettuare in tempo il volo d'accoppiamento inizia a deporre uova non fecondate da cui possono nascere 73

74 solo maschi (questi ultimi infatti sono aploidi, ossia dotati solo di mezzo patrimonio genetico): in questo caso si parla di regina fucaiola. Una colonia con regina fucaiola non è in grado di sopravvivere e dopo un paio di settimane, a causa della confusione ormonale, perde anche la capacità di allevare una regina nuova se le vengono fornite delle larve femminili. Una regina può diventare fucaiola anche in seguito a traumi, esaurimento della spermateca o virosi (in questo caso può essere leggermente contagiosa ed è sconsigliato unificare la famiglia in questione con un'altra). In generale, tutte le regine di sostituzione nate durante l'inverno sono fucaiole in quanto in questa stagione non esistono maschi, che vengono uccisi dalle operaie alla fine dell'autunno. I fuchi Dalla primavera all'inizio dell'estate nascono le api maschio, dette fuchi. Essi provengono da uova non fecondate. Sono più grandi delle operaie ma più piccoli della regina; hanno la ligula (parte del labbro inferiore degli insetti imenotteri) molto più corta di quella delle operaie, e perciò sono incapaci di succhiare il nettare dai fiori, e sono privi dell'aculeo, dell'apparato di raccolta del polline, delle ghiandole faringee e delle ghiandole ceripare. Dipendono quindi interamente, per il sostentamento, dalle operaie. Escono dall'alveare raggruppandosi talvolta in luoghi lontani. Il loro ruolo è strettamente limitato alla fecondazione delle giovani regine durante il volo nuziale. Quelli che riescono ad accoppiarsi muoiono poco tempo dopo. Quanto agli altri, le operaie smettono di nutrirli alla fine dell'estate ed essi, sempre più deboli man mano che l'autunno s'avvicina, finiscono per essere scacciati dall'alveare, e muoiono di sfinimento o di freddo. Famiglie d'api rimaste prive di regina, tuttavia, possono continuare a fornire accoglienza ai fuchi fino ad autunno inoltrato in attesa dell'accoppiamento con la regina nuova. Le operaie Le operaie nascono da uova fecondate, perfettamente uguali a quelle delle regine. Queste uova vengono deposte in celle più piccole di quelle reali e nutrite con pappa reale solo i primi quattro giorni di vita. 74

75 Il resto del periodo larvale mangiano polline e miele. Le uova da cui nascono le operaie, lunghe un millimetro e mezzo, vengono deposte dalla regina sul fondo delle celle, una per ogni cella. Dopo tre giorni si schiudono dando vita a piccoli vermetti, appena visibili ad occhio nudo, che si chiamano larve e vengono attentamente nutriti ed accuditi dalle api nutrici. Dopo sette giorni dalla schiusa, le celle dove ci sono le larve, vengono chiuse con un tappo di cera (opercolo). Le larve smettono di nutrirsi e cominciano a trasformarsi in api adulte (metamorfosi), in questa fase si chiamano pupe. Dopo dodici giorni dalla chiusura della cella la trasformazione è completata e la giovane ape operaia comincia a muoversi, buca l'opercolo ed esce. Per diventare insetti adulti impiegano 21 giorni. Nelle operaie l'ovopositore si trasforma in una efficientissima arma, dotata di autonomia e di automatismi tali da assicurare il massimo delle possibilità offensive. Le operaie sono dotate di 2-12 ovarioli e di una spermateca rudimentale. Esse presentano caratteri morfo-fisiologici propri, diversi da quelli della regina. La vita media di un'operaia è intorno ai giorni; è più lunga se l'ape è nata in autunno e perciò sverna. Le operaie costituiscono una casta monomorfa e monogenetica, che ripartisce le varie attività sociali secondo le classi di età, cui corrispondono cicli di sviluppo e di regressione di alcune ghiandole esocrine. L operaia d estate: i primi 10 giorni, nutrice: per tutto il tempo di sviluppo delle proprie ghiandole, la nuova ape si occupa anzitutto di preparare le celle per le prossime uova. Dopo, potrà nutrire le giovani larve con la pappa reale che lei stessa secernerà. Alla fine di questo periodo farà i suoi primi voli attorno all'alveare. dai 10 ai 20 giorni successivi, costruttrice: le ghiandole faringee si sono atrofizzate, mentre si sono sviluppate le ghiandole ceripare (quelle che producono e secernono la cera), e ora l'ape partecipa all'ampliamento dei favi, alla trasformazione in miele del nettare portato dalle bottinatrici, alla pulizia e alla regolazione termica dell'alveare (ottenuta agitando le ali "da fermo"), alla sua protezione contro i predatori (soprattutto vespe) e i ladri (api "straniere", cioè provenienti da altri alveari). dopo, fino alla quinta o sesta settimana di vita, bottinatrice: in giro per la campagna nel raggio di 2 km per approvvigionare l'alveare di nettare, melata, polline, propoli e acqua. In questa veste, essa è in grado di trasmettere precise informazioni alle compagne sulla esatta ubicazione di una sorgente di cibo, anche molto distante (fino ad alcuni chilometri), comunicando dati sui rapporti di posizione tra campo fiorito, alveare e sole. 75

76 La sua abilità di percepire luce polarizzata le consente di individuare la posizione del sole, anche se questo è coperto da nubi, purché sia visibile un'area di cielo sereno. L'ape completa in questo modo il ciclo della propria vita: generalmente, un'operaia muore di sfinimento durante un ultimo giro di bottinaggio. Una bottinatrice cerca una celletta dove depositare il polline. L'operaia d'inverno: Alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno nascono delle operaie che vivranno da 5 a 6 mesi, dal corpo più ricco di acidi grassi. Il loro lavoro sarà proteggere la regina, mantenere lo sciame nel glomere (Il glomere è un ammassamento di api operaie che si stringono fra loro nei mesi invernali al fine di mantenere costante la temperatura all'interno di esso) che passerà l'inverno ad una temperatura di circa 30 C, e poi, dal mese di febbraio, preparare l'arrivo delle nuove generazioni. L ALVEARE Le api costruiscono la loro casa, l'alveare, utilizzando la cera che viene prodotta da speciali ghiandole che hanno sull'addome. La casa è composta da vari favi che, in natura, vengono appesi in cavità presenti all'interno di alberi, rocce o altri luoghi riparati. I favi hanno la forma appiattita, a semicerchio allungato, e vengono costruiti uno accanto all'altro. Guardando 76

77 attentamente ogni favo si vede chiaramente che questo è suddiviso, su entrambi i lati, in tantissime caratteristiche celle esagonali perfettamente regolari. Le api non avrebbero potuto fare una scelta migliore per costruire i loro favi: in questo modo hanno il maggior spazio disponibile utilizzando la minore quantità di cera possibile. Geometria del favo Gli assi delle celle di un favo sono sempre quasiorizzontali, e le file di celle sono sempre allineate orizzontalmente (non verticalmente). Così ogni cella ha due pareti verticali, con "pavimenti" e "soffitti" composti da due pareti angolate. Le celle hanno una leggera pendenza verso l'alto, in direzione dell'estremità aperta, variabile tra 9º e 14º. Ingrandimento di un favo naturale 77

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