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1 I segreti della fame Che le popolazioni dei Paesi del Sud del mondo non dispongano in abbondanza di risorse alimentari e di generi di prima necessità, è cosa nota. Ma negli ultimi mesi, il dilagare della crisi alimentare, che investe sempre più varie aree del mondo, rischia di far acuire la povertà e di ridurre alla fame milioni di persone. Nelle pagine che seguono ecco svelate cause, conseguenze e possibili soluzioni del problema fame : aspetti da conoscere e approfondire, perché non ci ritroviamo complici inconsapevoli di un ingiustizia mondiale. Pannocchie di granturco. S acchi di iuta posizionati ben in vista, gli uni accanto agli altri, sembrano aspettare acquirenti. Con un ramaiolo di legno, Jamal rimescola il riso thailandese, ma sa che anche oggi non venderà granché. Da un anno a questa parte i prezzi degli alimenti sono aumentati a dismisura e la gente non può più permettersi la spesa quotidiana: chi si avvicina chiede il prezzo del riso e se ne va senza comprare nulla. Quello che accade nel suq di Islamabad, il mercato arabo della capitale del Pakistan, accade in gran parte del mondo: Haiti, Bangladesh, Egitto, Camerun, Thailandia, Burki- 12 ilpontedoro@operemissionarie.it

2 Luanda (Angola) Vendita di frutta locale al mercato. LE SOMMOSSE DEL PANE In Messico migliaia di persone sono scese in piazza per protestare in seguito al vertiginoso aumento del prezzo del mais: il costo della tortillas, una focaccia morbida di granturco, alimento base della cucina nazionale, in un anno è aumentato da 7 a 18 pesos al Kg. Ciò è dovuto al fatto che le coltivazioni messicane di mais vengono quasi interamente destinate alla produzione di biocarburante (vedi pag. 15), sempre più richiesto dagli Stati Uniti, e non vengono più destinate al fabbisogno alimentare. In Indonesia l 8,1% dei bambini soffre la fame e nel 2008 il numero di minori uccisi dalla fame è raddoppiato rispetto all anno precedente. Per i prossimi mesi si temono risultati peggiori, considerando che il raccolto di riso è stato pessimo. In Burkina Faso nel febbraio 2008 migliaia di persone hanno manifestato contro un sistema commerciale internazionale che colpisce soprattutto chi importa cibo: qui si consuma quasi esclusivamente riso coltivato nei Paesi asiatici, che oggi è difficile acquistare perché questi Stati, in risposta alla crisi alimentare, riducono la quantità destinata all esportazione e ne aumentano i prezzi. na Faso, Filippine, Mauritania e in decine di altri Paesi ancora. I venditori aspettano invano acquirenti e la popolazione non ha soldi per comprare e sfamarsi. Secondo dati ufficiali, dalla metà del 2007 il prezzo del grano è cresciuto del 130%, quello del riso del 74% e il costo dello zucchero è raddoppiato. Si tratta di una crisi alimentare scoppiata improvvisamente, con modalità senza precedenti, e che ha un carattere globale, perché vede coinvolti tutti gli angoli del pianeta, nessuno escluso. Anche in Italia negli ultimi mesi si è registrata un impennata dei prezzi di pane e pasta. Ma sono sempre i Paesi più poveri a pagare le conseguenze più gravi. La Fao (Organizzazione per l alimentazione e l agricoltura) ha stimato che a causa dell attuale crisi alimentare mondiale le persone che soffrono la fame sono aumentate di 75 milioni rispetto ai mesi precedenti, proprio in seguito al rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari. Così nel mondo si contano 854 milioni di persone che soffrono la fame: di queste, 820 milioni vivono nei Paesi del Sud del mondo e tra queste, 206 milioni si trovano nell Africa sub-sahariana. ilpontedoro@operemissionarie.it 13

3 Sfortuna o ingiustizia? L attuale emergenza fame non si deve alla carestia, ma all impennata dei prezzi: nel mondo si produce abbastanza cibo per tutti, però sono sempre più numerose le persone che non dispongono del denaro necessario per acquistarlo. E quindi un problema di giustizia, di accesso ai generi alimentari da parte di molti esseri umani. Inoltre negli ultimi anni si è registrato un aumento della domanda mondiale dei prodotti agricoli, grazie allo sviluppo economico dei Paesi emergenti: una buona fetta della popolazione di interi Paesi, come Cina e India, gode della ricchezza che si sta diffondendo negli Stati emergenti dove il reddito pro-capite aumenta. Così milioni di persone stanno cambiando la loro dieta quotidiana, con la richiesta sempre maggiore di carne, che invece precedentemente non potevano permettersi. Di per sé è un fatto molto positivo, ma diventa causa di carenza di cibo quando la produzione a livello mondiale, anziché aumentare, si riduce. L ultimo rapporto della Fao sullo stato dell agricoltura conferma, comunque, che nel mondo è possibile produrre tutto il cibo necessario a soddisfare la domanda dell intera popolazione del pianeta: il problema è che annualmente si perdono dai 5 ai 10 milioni di ettari di terreni coltivabili, a causa della grave degradazione dei suoli. Tuttavia in varie regioni dell Africa, dell America Latina e dell Asia centrale esistono molti terreni, ancora non sfruttati, che potrebbero essere coltivati. Ma ci sono anche altre cause per una crisi così grave: Paesi del Sud del a.moltissimi mondo da esportatori di prodotti alimentari sono diventati importatori e l aumento dei costi ha impedito loro di garantirsi l acquisto del cibo necessario; Paesi del Sud del mondo, b.vari che fino a qualche anno fa coltivavano generi alimentari in grande quantità, hanno scelto di investire in biocarburanti, sottraendo terreni coltivabili all agricoltura di prodotti per c. l alimentazione; negli ultimi anni si sono registrati importanti cambiamenti climatici che hanno generato sbalzi sulla produzione agricola: in particolare si registra il fenomeno sempre più grave della siccità (che in Australia, per esempio, nel 2006 ha dimezzato il raccolto di grano) e quello delle inondazioni, che negli ultimi tempi si sono abbattute in Paesi come il Mozambico, l Indonesia, il Bangladesh, devastando gran parte delle colture. Le cause dell emergenza fame a. Da esportatori a importatori Fino agli anni Settanta l Africa sub-sahariana, una delle aree oggi più colpite dalla crisi alimentare, era un esportatore di pro- 14 ilpontedoro@operemissionarie.it (Segue a pagina 15)

4 IL CIBO È UN DIRITTO Dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite (art. 25): Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all alimentazione, al vestiario, all abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari. In alto: Casco di banane. Sopra: Filippine - Container nel porto di Manila. Con la liberalizzazione del mercato, le barriere doganali sono state in gran parte tolte e per molti Paesi è diventato più conveniente importare i prodotti alimentari, piuttosto che coltivarli in loco. dotti agricoli ed anche se i Paesi di quell area non erano autosufficienti dal punto di vista alimentare, le esportazioni superavano le importazioni. Negli anni successivi, invece, la produzione agricola locale è diminuita notevolmente: con la liberalizzazione del mercato (ovvero il venir meno di molte regole che governavano il commercio mondiale), le barriere doganali sono state in gran parte tolte e per molti Paesi (africani e non) è diventato più conveniente importare alcuni prodotti alimentari (come il riso), piuttosto che coltivarli in loco. L aumento delle importazioni di prodotti alimentari e il rincaro dei prezzi hanno prodotto una situazione di crisi per milioni di persone: l aumento dei costi ha comportato una minore disponibilità di acquisto e la spesa alimentare per ogni famiglia è diventata molto più difficile da sostenere. L economia mondiale, sempre meno soggetta a regole e sempre più a servizio del profitto di chi la governa, ha favorito il divario tra i Paesi del Nord del mondo, dove hanno sede le principali multinazionali che beneficiano della stragrande maggioranza dei profitti del commercio mondiale, e i Paesi del Sud del mondo, impossibilitati nel far fruttare le loro risorse. Così i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. b. Biocarburanti A partire da prodotti agricoli, come canna da zucchero o mais, si possono ottenere dei combustibili liquidi, i biocarburanti, utilizzabili per produrre energia. Negli ultimi anni i Paesi industrializzati stanno investendo molto in questa forma di energia, per arrivare prima o poi a non dipendere più dal petrolio. La stessa Unione ilpontedoro@operemissionarie.it 15

5 Papa Benedetto XVI e la fame La fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per mettere fine a tali drammi e alle loro conseguenze. (Dal messaggio di Benedetto XVI alla Conferenza Fao del giugno 2008) Sopra: Nel mondo si contano 854 milioni di persone che soffrono la fame. A sinistra: Coltivazioni familiari in Cambogia. europea si è prefissata un ambizioso traguardo: arrivare entro il 2020 a far sì che il 20% sul totale del consumo energetico per i trasporti derivi da utilizzo di biocarburante. Lo scopo è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO 2 ) nell atmosfera, dovute in gran parte all utilizzo di combustibili fossili (come il petrolio o il metano). Con i biocarburanti, invece, la produzione di energia è meno inquinante. Il problema, però, è che più aumenta la richiesta di biocarburanti, più intere piantagioni in molte parti del mondo vengono sottratte alla produzione di prodotti alimentari e destinate alle coltivazioni necessarie per produrre combustibili. In questo modo alcuni Paesi, come il Brasile, investono tutte le loro risorse agricole in questo nuovo settore, disinvestendo nella produzione di generi alimentari che invece sono fondamentali per la sussistenza della popolazione. c. Cambiamenti climatici 16 Gli esperti calcolano che se il clima continuerà a mutare come in questi ultimi anni, nel 2080 nella maggior parte dei Paesi del Sud del mondo la produzione del cibo si ridurrà notevolmentee. Anche le superfici coltivabili diminuiranno sensibilmente a causa dell aumento delle temperature, della scarsità di acqua, dell inaridimento dei terreni, dei violenti eventi climatici sempre più frequenti. Ma l agricoltura non solo subisce gli effetti dei cambiamenti climatici, ne è anche causa: coltivazioni intenilpontedoro@operemissionarie.it

6 sive che utilizzano pesticidi e fertilizzanti in maniera massiccia hanno enormi impatti sull ambiente. Diversa, invece, è la produzione su piccola scala, perché rispetta la natura, è attenta ai principi dell ecologia e agli equilibri degli ecosistemi. Cosa fare? E importante favorire la produzione agricola locale, che sia nelle mani di contadini piuttosto che di grandi aziende, e garantisca il rispetto dell ambiente e l equità sociale. Gli esperti hanno coniato un motto che descrive questo tipo di produzione: go local, che significa andiamo avanti in modo locale. Inoltre, per rispondere all attuale crisi, secondo la Fao la produzione mondiale di beni alimentari dovrebbe essere raddoppiata da qui al Per far questo, le risorse pubbliche destinate all agricoltura nei Paesi del Sud del mondo dovrebbero aumentare a dismisura, fino ad arrivare ad un investimento di 18 miliardi di euro all anno: una cifra che servirebbe per la gestione dell acqua indispensabile nell agricoltura, per la costruzione di strade rurali, per l edificazione di strutture utili alla conservazione delle riserve alimentari, per la ricerca. E noi cosa possiamo fare? Sopra: Damasco (Siria) - Vendita di prodotti locali, tra cui spezie e frutta secca. A sinistra: Siria - Pianta di Datteri, specialità tipica di Palmira. Contro la fame, cambiamo la vita Potrebbe sembrare che senza bacchetta magica non sia possibile risolvere in prima persona il problema della fame nel mondo. Ma arrendersi dicendo: Non ci si può fare nulla è un modo per diventare complici di un ingiustizia mondiale. In realtà è possibile fare la propria parte, importante seppur piccola, modificando alcune abitudini del nostro quotidiano stile di vita. 1. Sapendo che ogni scelta che si compie in qualsiasi parte del mondo può avere conseguenze anche in luoghi lontanissimi, smettiamo di acquistare cibi fuori stagione: più aumenta la richiesta sul mercato, più le multinazionali alimentari sono invogliate ad incentivare nei Paesi del Sud del mondo le colture di prodotti da esportare sulle nostre tavole, con conseguenti danni alla produzione per il consumo locale. Scegliamo frutta e verdura di stagione! ilpontedoro@operemissionarie.it 17

7 2. Ogni volta che acquistiamo un prodotto di qualsiasi genere, chiediamoci da dove arriva, chi l ha realizzato, in quali condizioni umane e ambientali. Scegliamo prodotti che danno Campagna di promozione del garanzie di commercio equo e solidale equità e giustizia, privilegiando quelli del commercio equo e solidale. Ormai quasi in ogni città c è una bottega del Sud del mondo che vende riso, pasta, thé, caffè, miele, marmellate, succhi di frutta, cioccolata, vestiti, oggetti di artigianato e tanto altro: sono realizzati in vari Paesi del mondo con un attenzione particolare alle materie prime utilizzate, coltivate senza sfruttamento di lavoro, né dei bambini, né degli adulti, e retribuite in modo giusto e rispettoso a vantaggio dei lavoratori locali. Scegliamo i prodotti del commercio equo e solidale! 3. L atmosfera intorno al pianeta Terra non gode di un buono stato di salute. Con i nostri comportamenti quotidiani, cerchiamo di limitare al minimo le emissioni di CO 2. Come? Usando la bicicletta, i piedi o il bus, anziché l auto; praticando il riciclaggio dei rifiuti, come carta, plastica, residui organici; scegliendo prodotti imballati in materiale riciclabile o confezionati in imballaggi non troppo voluminosi; risparmiando l acqua con un attenzione particolare al suo utilizzo; limitando l uso di energia elettrica, spegnendo le luci superflue e scegliendo lampadine a basso consumo. Scegliamo il rispetto dell ambiente! 4. Esistono molti progetti missionari in vari Paesi del mondo, che operano contro la fame e a sostegno della popolazione in difficoltà. Informiamoci in diocesi con i missionari italiani che operano nel Sud del mondo o con la Pontificia Opera dell Infanzia Missionaria: facciamo tesoro dei racconti di chi vive a fianco della gente, sosteniamo i progetti con un contributo economico, frutto di risparmi personali. Scegliamo di donare i nostri risparmi ai missionari che operano contro la fame nel mondo! Pranzo in una scuola cambogiana gestita dai missionari 5. Nel Vangelo si dice: Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile (Mt 17, 20). Con questa frase Gesù spiega che la preghiera, espressione della propria fede, può tutto. Affidiamo al Signore il dramma della fame nel mondo e contribuiamo in tutti i modi alla risoluzione di questo problema. Scegliamo di pregare per una maggiore giustizia sulla Terra! 18 ilpontedoro@operemissionarie.it

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