REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO CORTE D'APPELLO DI NAPOLI TERZA SEZIONE CIVILE Riunita in camera di consiglio nelle persone dei

Transcript

1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO CORTE D'APPELLO DI NAPOLI TERZA SEZIONE CIVILE Riunita in camera di consiglio nelle persone dei magistrati: dr.ssa Rosa Giordano - Presidente dr.ssa Carmelinda Gabriele - Consigliere dr. Giuseppe De Tullio - Consigliere/Rel. ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa iscritta al n /2005 R.G.A.C. OGGETTO: appello avverso la sentenza del Tribunale di Napoli n. 6186/2005, deliberata il e depositata il ; pagamento; TRA M.E., c.f. (...), res. a Napoli, via (...), elettivamente domiciliato in Napoli, piazza (...), presso gli avv.ti A.P. e C.I. che lo rappresentano e difendono Appellante E S.B. S.p.A. c.f. (...), con sede in Napoli, via (...), in persona del legale rappresentante p.t., elettivamente domiciliata in Napoli, via (...), presso l'avv. R.T. che la rappresenta e difende Appellata SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E CONCLUSIONI Il procedimento di primo grado è stato riportato nella sentenza appellata nei termini seguenti. Con atto del 15/11/00 e del 13/2/01 la società Banco (...), esponeva: - che il giorno (...), presso l'agenzia n. 15, veniva negoziato salvo buon fine da M.E., sul suo c/c n. (...) cointestato col padre M.S., l'assegno bancario n. (...) dell'importo di Lire , tratto da A.M. sulla Banca (...) all'ordine di P.V.; - che il titolo veniva restituito protestato dalla banca trattaria il 5 aprile successivo in quanto il conto risultava privo di fondi; - che non era possibile addebitare la somma sul c/c n. (...) perché, al momento del protesto, era già extra-fido; - che il M.E. - convocato da D.A. preposto dell'agenzia 15 - non solo si rifiutava di ripristinare la provvista del

2 conto nei limiti del fido, ma anche di ritirarsi il titolo protestato; - che ai sensi dell'art c.c. e di specifico patto integrativo del contratto di c/c i correntisti M. sono obbligati a restituirle l'importo dell'assegno anticipato dietro loro richiesta. Tanto premesso, chiedeva la condanna solidale dei due M. al pagamento della somma di Lire (di cui Lire per spese di protesto) oltre gli interessi legali dal 20/4/00 (data di disponibilità della valuta). Benché regolarmente citato, M.S. non si costituiva. Il figlio E., invece, si costituiva impugnando genericamente la domanda e, comparso personalmente in udienza, dichiarava a verbale l'avvenuto decesso del padre. Si ammettevano ed espletavano, quindi, l'interrogatorio formale deferito al M.E. e la prova testimoniale richiesta. Il Tribunale di Napoli, con la sentenza indicata in epigrafe, così ha statuito: I) condanna i due convenuti in solido al pagamento, in favore dell'attrice, della somma di Lire pari ad Euro 3.959,65 con gli interessi legali dal 10/4/00 al soddisfo; II) condanna i medesimi e sempre in solido al pagamento delle spese del giudizio sostenute dall'attrice che si liquidano in Euro 1.200,00 (di cui Euro 180,00 per spese, Euro 380,00 per diritti ed il resto per onorari e rimborso forfettario spese generali 12,5%). E.M. ha proposto appello a questa Corte, con atto di citazione notificato il , ne ha argomentato i motivi a sostegno ed ha concluso come segue: a) dichiararsi la nullità della sentenza impugnata e per l'effetto rimettersi la causa al Tribunale di Napoli; b) nel merito rigettarsi la domanda perché infondata. Il tutto con vittoria di spese del doppio grado. Il S. S.p.A. ha contestato i motivi di impugnazione ed ha concluso: perché l'ill.ma Corte di Appello adita, reiectis contrariis, voglia così provvedere: A) IN VIA PRELIMINARE: 1) Ove ritenuto opportuno, disporre di ufficio l'acquisizione della attestazione relativa all'avvenuta notifica dell'atto di integrazione del contraddittorio avvenuta nel secondo semestre dell'anno ) Ancora, ove ritenuto necessario, disporre l'integrazione del contraddittorio, a cura di parte appellante, ovvero di

3 chi di ragione, nei confronti degli eredi del signor M.S., signori P.C., M.F., G., M. e C. B) NEL MERITO: 1) Rigettare il gravame siccome inammissibile, improponibile e/o infondato per tutti i motivi svolti. 2) Con vittoria di spese, diritti ed onorari di causa, di sentenza e successive occorrende. 3) Emettere ogni altra statuizione, provvidenza e/o declaratoria del caso. Nel contrasto tra le parti, la causa è stata assegnata in decisione all'udienza del , verso concessione dei termini di cui all'art. 190 cod. proc. civ. MOTIVI IN FATTO ED IN DIRITTO DELLA DECISIONE I. E.M. ha dedotto, a sostegno del gravame, che la sentenza di primo grado è nulla perché S.M. è deceduto dopo la notifica dell'atto di citazione, per cui il processo doveva essere interrotto, a norma dell'art. 299 cod. proc. civ. Ha aggiunto che la Corte di Appello, in applicazione dell'art. 354 cod. proc. civ., deve dichiarare nulla la sentenza per mancata integrazione del contraddittorio nei confronti degli eredi di S.M. e rimettere la causa al primo Giudice. Il motivo è infondato. L'art. 300 co. IV cod. proc. civ. prevede che se l'evento interruttivo riguarda la parte che non s'è costituita in giudizio, il processo è interrotto dal momento in cui il medesimo fatto interruttivo è notificato od è certificato dall'ufficiale giudiziario nella relazione di notificazione di uno dei provvedimenti di cui all'art. 292 cod. proc. civ. L'evento, pertanto, alla stregua delle norme richiamate, resta irrilevante, rispetto alle altre parti ed al Giudice, se non è portato a loro conoscenza in uno dei modi sopra indicati (Cass. n del 05/10/2000; Cass. n del 21/07/1995; Cass. n del 18/3/1987). Ma, nel giudizio di prima istanza, il Tribunale non ha mai conseguito tale cognizione, nei modi tassativamente previsti. Il B. S.p.A. ha notificato, una prima volta, l'atto di citazione (in primo grado) a S.M. in data , prima del decesso del destinatario (avvenuto il (...)), e poi, una seconda volta, in data (a causa dell'errore nell'indicazione dell'udienza di comparizione al , anziché al ), senza che il portiere, che ebbe a ricevere il

4 plico, dichiarasse la morte del notificato oppure che questa risultasse comunque dalla notifica. Ad ogni buon conto, la Corte rileva che all'udienza del , il B. S.p.A. pur non avendo avuto conoscenza "formale" del decesso di S.M., ha chiesto ed ottenuto dal G.I. l'autorizzazione ad integrare il contraddittorio nei confronti dei suoi eredi e vi ha provveduto, come risulta dal verbale della successiva udienza del , ove ha depositato l'atto di chiamata in causa con le notifiche a tutti gli aventi causa. L'atto medesimo e le relate di notifica, tuttavia, come ha dichiarato il difensore del B., sono andati poi smarriti, sicché non ne è possibile la verifica, ma non è superfluo evidenziare che l'avvenuta vocatio in jus degli eredi suddetti può considerarsi ritualmente eseguita, in quanto l'atto integrativo notificato è stato depositato avanti al Giudice alla predetta udienza del , senza alcuna avversa eccezione o contestazione del difensore di E.M. e senza alcun rilievo di nullità da parte del Giudice stesso, che ha disposto il prosieguo dell'istruttoria orale. La sentenza di primo grado, pertanto, va confermata nella parte in cui ha disatteso la richiesta di interruzione del processo, avanzata da E.M. II. E.M. ha lamentato, ad ulteriore profilo di impugnazione, che non è vero che il B. gli dichiarò che voleva restituire il titolo, anzi lo trattenne a garanzia in modo piuttosto superficiale, in quanto i M. erano affidati, per cui la restituzione del titolo girato da terzi, mancante di provvista, comportava senza dubbio l'immediata riscossione da parte di essi M., che conoscevano bene il girante e sapevano che si era trovato in momentanea difficoltà economica. Il motivo deve essere respinto. La Banca attrice-appellata ha prodotto un modello integrativo del contratto, sottoscritto dai correntisti in data , dal quale risulta che costoro hanno accettato la clausola, che prevedeva l'addebito degli importi relativi ad assegni versati sul conto e segnalati come insoluti per mancanza di provvista. Il S. ha dimostrato che l'assegno di Lire , tratto da M.A. sulla Banca (...), in data , è stato versato da E.M. sul proprio conto corrente, reso disponibile dalla banca e poi protestato per il motivo che "Mancano i fondi".

5 Nessuna prova sussiste sull'asserita scorrettezza del comportamento della banca, addotta dall'appellante, in questo grado, in termini generici e privi di una chiara connotazione della causa petendi. Il Tribunale, pertanto, ha correttamente ritenuto i correntisti obbligati alla restituzione dell'importo, in favore dell'istituto di credito attore. III. Le spese del secondo grado, che si liquidano come da dispositivo sulla base del valore della controversia, restano a carico di E.M., per effetto della soccombenza. P.Q.M. La Corte di Appello, definitivamente pronunciando, ogni altra richiesta ed eccezione disattesa, così provvede: 1) rigetta l'appello proposto da E.M., con atto di citazione notificato il , avverso la sentenza del Tribunale di Napoli n. 6186/2005, deliberata il e depositata il ; 2) condanna E.M. al pagamento, in favore di S. S.p.A. delle spese del secondo grado che liquida in Euro 130,00 per esborsi, Euro 730,00 per diritti ed Euro 1.700,00 per onorario, oltre IVA, CPA e rimborso spese generali al 12,5%. Così deciso in Napoli, il 4 gennaio Depositata in Cancelleria l'11 gennaio 2012.