Prefazione 9. Introduzione 13. Parte I - Occupazione, retribuzioni e costo del lavoro nel settore finanziario in Italia

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2 Sommario Prefazione 9 Introduzione 13 Parte I - Occupazione, retribuzioni e costo del lavoro nel settore finanziario in Italia 1. L occupazione Premessa La dinamica occupazionale europea ed italiana L occupazione per tipologia contrattuale Il personale del settore del credito in Italia Principali caratteristiche del personale delle Banche nell anno Assunzioni e relative tipologie contrattuali, cessazioni e turn over del personale Scolarità Inquadramento Età e anzianità Principali caratteristiche delle Società finanziarie Distribuzione geografica Conclusioni L occupazione per genere in Italia ed Europa Premessa Il tasso di occupazione per genere in ambito Europeo Caratteristiche del personale del credito per genere Inquadramento Tipologia contrattuale Dinamica occupazionale Età del personale Scolarità L occupazione bancaria per genere a livello Europeo Conclusioni Internazionalizzazione dei Gruppi bancari italiani Premessa Evoluzione e composizione dei Gruppi bancari italiani Internazionalizzazione dei Gruppi bancari italiani Principali indicatori di bilancio dei Gruppi bancari italiani Distribuzione geografica del personale nei Gruppi bancari italiani Profilo strutturale: caratteristiche del personale occupato nei Gruppi bancari italiani 75 5

3 Sommario 3.7 Profilo organizzativo: distribuzione del personale occupato nei Gruppi bancari italiani per aree di attività e operatività Profilo retributivo: costo del personale occupato presso i Gruppi bancari italiani e sua composizione Il genere del personale occupato nei Gruppi bancari italiani Conclusioni Elementi per la valutazione della domanda di lavoro nel comparto creditizio-assicurativo Premessa Il panorama dal lato della domanda Le realtà regionali Le competenze, da complementari a distintive Le prospettive lavorative di genere La formazione Conclusioni Le retribuzioni e il costo del lavoro Premessa Le retribuzioni di fatto e il costo del lavoro nel sistema economico italiano Costo del personale e produttività nelle aziende di credito italiane La dinamica delle retribuzioni contrattuali nel settore del credito Effetti economici della contrattazione nazionale e aziendale Conclusioni Indagine retributiva per il settore del credito e della finanza Premessa Il modello di analisi dell Indagine Retributiva ABI Il campione analizzato Composizione degli organici Diffusione dei sistemi di retribuzione variabile Le principali evidenze dell Indagine Retributiva ABI Banking Asset Management Private Banking Credito al Consumo Conclusioni 145 Parte II - Regolamentazioni, competitività ed efficienza nel mercato del lavoro 7. Interventi normativi sul mercato del lavoro, sulla previdenza e l assistenza sanitaria Premessa Previdenza obbligatoria La previdenza complementare 153 6

4 Rapporto 2010 sul mercato del lavoro nell industria finanziaria 7.4 Assistenza sanitaria: attuazione della Riforma del sistema dei Fondi e delle Casse sanitarie Formazione finanziata e istruzione Accordo nazionale del 17 febbraio Il Decreto correttivo al Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro Il Fondo di solidarietà per il personale delle imprese del credito Gli interventi formativi Corsi di addestramento e di formazione realizzati nel settore del credito italiano nel Conclusioni Copertura previdenziale complementare e stato di attuazione del Fondo di solidarietà nel settore del credito italiano Premessa Il monitoraggio 2010 delle forme di previdenza complementare nel settore del credito italiano Fondi chiusi Fondi aperti Periodi lavorativi utili Il Fondo di solidarietà per il personale delle imprese del credito: percettori dell assegno straordinario Conclusioni Contrattazione collettiva: i principali sviluppi Premessa Il settore del credito L accordo nazionale 7 luglio 2010 in materia di libertà sindacali Criteri di determinazione dei permessi retribuiti a cedola Numero di dirigenti sindacali territoriali Concentrazione di permessi a cedola presso singole imprese Distacchi dei Segretari degli organi di coordinamento Delegazioni sindacali a livello di gruppo bancario Delegazione sindacale per la contrattazione integrativa Assemblee del personale Gli altri settori Il CCNL per gli addetti dell Industria chimica Il CCNL per gli addetti del comparto Gomma-Plastica Il CCNL per gli addetti dell Industria edile Il CCNL per gli addetti dell Industria tessile Conclusioni 198 7

5 Sommario 10. Lavoro e competitività esterna: uno sguardo d insieme Premessa Analisi di un campione di grandi banche europee Il posizionamento relativo dei maggiori gruppi bancari europei: confronto Il costo unitario del personale Costo del lavoro su margine di intermediazione La struttura dei costi Costo del lavoro su costi operativi Struttura di costo e redditività Le Regional banks Conclusioni Lavoro e competitività esterna: retribuzioni e costo del lavoro per posizioni lavorative Premessa Retribuzioni e costo del lavoro per alcune figure professionali Posizioni relative alle aree professionali Posizioni relative ai quadri direttivi di 3 e 4 livello retributivo ed ai dirigenti Conclusioni 250 Parte III - Innovazione, ristrutturazione e cambiamento organizzativo: un focus a livello europeo 12. Aggiustamento e riduzione dei costi nelle banche europee dopo la crisi finanziaria Premessa Le tendenze di medio periodo e gli effetti della crisi I cost leaders Vi sono alternative alle strategie di riduzione dei costi? Strategie commerciali e risvolti organizzativi Conclusioni 268 Considerazioni conclusive 271 Appendice statistica 277 Appendice metodologica Parità di potere di acquisto Criteri di composizione del campione di 141 gruppi bancari, Capitolo Le variabili di segmentazione del campione di 141 gruppi bancari: i criteri di analisi Confronti internazionali per alcune posizioni lavorative, Capitolo Riferimenti bibliografici 305 8

6 Prefazione Sotto il profilo economico il 2010 è stato un anno caratterizzato da elementi contrastanti, pieno di luci e di ombre. In linea con le previsioni, il Prodotto Interno Lordo delle principali economie è tornato a crescere, dopo le pesanti cadute registrate tra il 2008 e il 2009: secondo valutazioni di preconsuntivo registrerà quest anno una variazione media annua dell 1,1% in Italia; dell 1,7% nell Area euro e del 2,7% negli Usa. Che vi sia una ripresa delle attività produttive si rinviene in un complesso di indicatori: negli indici della produzione industriale, tornata a mostrare incrementi tendenziali dopo il crollo registrato nei due anni precedenti; nei dati relativi agli ordinativi e al fatturato; negli indici di fiducia di consumatori e imprese, soprattutto nell Eurozona, che hanno mostrato una buona continuità di recupero. L intensità e la consistenza della crescita economica rimangono però ancora molto deboli: la ripresa è stata infatti frenata, oltre che dagli inevitabili effetti strutturali di lungo periodo che la crisi finanziaria ci sta lasciando in eredità, anche dalle nuove incertezze emerse sui mercati a seguito della crisi dei conti pubblici, che sta colpendo sopratutto alcuni paesi dell Area Euro (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna). Le incertezze hanno coinvolto principalmente il mercato dei titoli pubblici: gli indicatori di percezione del rischio sui titoli sovrani (livelli dei CDS e rendimenti relativi dei titoli) sono notevolmente cresciuti nell ultimo anno, non solo nei paesi più in crisi e con un più alto deficit, ma anche in Italia, che, pur mantendo lo scorso anno un più basso livello di indebitamento pubblico netto, continua a essere caratterizzata da uno stock di debito eccezionalmente elevato (circa 119% del Pil nel 2010 secondo le ultime stime). Gli spread rispetto al Bund tedesco a 10 anni si sono più che triplicati nel corso del 2010 nei paesi maggiormente in difficoltà: una sorte simile è toccata ai titoli pubblici italiani, dove lo spread BTP-Bund è passato dai 60 punti base di inizio anno ai circa 200 punti di fine novembre. L economia si trova dunque su un sentiero di recupero delle attività, ma la forza della ripresa si sta, indubbiamente, indebolendo. Nella fase acuta della crisi la discesa del prodotto è stata ripidissima e differenziata tra Paese e Paese: tra il punto di picco (1 trimestre 2008) e il punto di minimo (2 trimestre 2009) la perdita di Pil è risultata pari al 6,8% in Italia, al 6,2% in Germania, al 4,5% in Spagna, 4,0% negli Stati Uniti e al 3,6% in Francia. La risalita si sta manifestando con velocità altrettanto disomogenee: alla fine del 3 trimestre di 9

7 Prefazione quest anno, mentre negli Stati Uniti era stato recuperato l 88% del terreno perduto, in Germania il 71% e in Francia il 53%, nel nostro Paese il recupero, pur in atto, è stato pari solo al 20% di quanto perso. Per noi, ancor più preoccupante è il fatto che i ritmi di sviluppo prospettati per il futuro prossimo sarebbero assolutamente insufficienti per conseguire un adeguato recupero: se nei prossimi anni crescessimo in Italia al ritmo medio del quinquennio precedente la crisi ( , +1,1%) impiegheremmo più di 5 anni solo per ritornare sui livelli di reddito nazionale pre-crisi. Se sul lato fiscale, la difficile situazione dei conti pubblici sta richiedendo una restrizione, la ripresa continua a essere stimolata da politiche moneterie chiaramente espansive: la Banca Centrale Europea e la Federal Reserve continuano a mantenere i loro tassi di policy ai minimi storici (1%). In questo quadro in chiaroscuro, la situazione del mercato del lavoro rimane uno degli aspetti più critici dell attuale fase post-crisi. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto alto, sull ordine del 10% sia nell Area Euro (10,1% a ottobre) che negli Stati Uniti (9,6% a ottobre). Anche in Italia la percentuale di disoccupati staziona da diversi mesi su livelli molto elevati (8,6%, in crescita, a ottobre). Pur se l Italia è indubbiamente tra i Paesi che ha pagato più a caro prezzo il costo reale della crisi, in termini di perdita di prodotto interno lordo, bisogna sapere che quel costo sarebbe stato ben più alto se non vi fosse stato un sistema bancario come il nostro: grazie ad esso, ancorato a un business tradizionale, in Italia si è riusciti a limitare notevolmente gli impatti negativi della recessione. Nella fase più acuta della crisi la dinamica dell intensità creditizia (impieghi per unità di Pil) si è sempre mantenuta positiva, scongiurando una situazione di credit crunch. Gli ultimi dati sugli impieghi bancari, in linea con una migliore intonazione degli investimenti produttivi e degli scambi con l estero, sembrano inoltre evidenziare una fase di ripresa del trend dei finanziamenti. La dinamica tendenziale dei prestiti bancari al settore privato ha infatti manifestato un accelerazione nel corso del 2010, tornando, lo scorso ottobre, sui livelli di crescita dell autunno di due anni fa. Il miglior andamento del credito sta riguardando non solo le famiglie, dove si registrano tassi di crescita superiori all 8%, ma anche gli impieghi al settore produttivo che era stato quello a soffrire di più lo scorso anno che sono ora tornati a crescere mentre nella media dell Area Euro continuano a registrare tassi di variazione negativi. Migliore appare inoltre la dinamica dei finanziamenti alle imprese italiane di minori dimensioni. La fase ciclica negativa si è riflessa inevitabilmente sulla qualità del credito. Se la crescita delle sofferenze al netto delle svalutazioni segna da diversi mesi un evidente rallentamento (+65% a dicembre 2009, +33% a settembre 10

8 Rapporto 2010 sul mercato del lavoro nell industria finanziaria 2010), la relativa incidenza rispetto agli impieghi continua ad aumentare (2,26% a settembre 2010, 1,83% un anno prima). Stiamo comunque continuando a offrire credito buono, a buone condizioni; nonostante l incremento del premio per il rischio, il prezzo dei finanziamenti resta, infatti, molto contenuto. La difficile situazione dell economia continua a limitare significativamente la redditività delle banche. L utile netto, anche a causa delle significative perdite su crediti, si è ridotto di oltre due terzi nel biennio e quest anno dovrebbe tornare ad aumentare solo marginalmente. La redditività del capitale rimane dunque molto bassa, e dovrebbe mantenersi su livelli molto contenuti inferiori al costo del capitale stesso tornando a crescere lievemente solo nel prossimo biennio. Sono dunque ancora molte le sfide che dobbiamo affrontare: la solidità del sistema bancario italiano ha permesso di resistere bene decisamente meglio che altrove all urto della crisi: la ripresa del trend dei finanziamenti e i primi cenni di rallentamento della crescita delle sofferenze ne sono un ulteriore testimonianza. Rimane tuttavia il problema della redditività: questo potrà essere risolto tramite un attenta gestione dei ricavi e dei costi, sopratutto in questa fase molto delicata, sapendo aumentare i primi e ridurre i secondi, eliminando le inefficienze e cercando di mirare al raggiungimento dell efficacia strategica e dell efficienza operativa: tali obiettivi sono raggiungibili in via prioritaria tramite una miglior valorizzazione del capitale umano e applicando, anche nell ambito della gestione dei costi operativi e in particolare di quelli del personale scelte ragionate, che si rivelino strategiche e lungimiranti nel tempo. Nel quadro descritto, una particolare attenzione merita il tema della nuove regole sul capitale (c.d. Basilea 3) approvate all ultimo vertice del G-20 di Seul. È un accordo importante e le banche italiane hanno sin dal primo momento condiviso la necessità di irrobustire i meccanismi di stabilità finanziaria. Si tratta in questo quadro di coniugare le esigenze di stabilità finanziaria con quelle di crescita del prodotto e dell occupazione e fare in modo che i sistemi bancari tradizionali, che meglio di altri hanno retto alla crisi finanziaria, non risultino, paradossalmente, maggiormente penalizzati proprio a causa del loro modello di business. Ci auguriamo dunque che nella nuova fase che va ad aprirsi si possa tenere nel dovuto conto le nostre virtuose specificità (finanziamenti a famiglie e imprese medio piccoli invece di investimenti a carattere finanziario). Il sistema bancario italiano è una risorsa di questo Paese. Siamo orgogliosi di aver fatto e di fare banca in Italia. Negli ultimi anni abbiamo vissuto situazioni straordinarie a cui abbiamo dato, abbiamo contribuito a dare, soluzioni non ordinarie. Ora lo sforzo deve essere rivolto a tornare su sentieri di redditività sostenibile: in ciò vi è il presupposto perché le banche possano collaborare a dare al Paese la prospettiva di una maggiore ricchezza per il futuro. 11

9 Prefazione Solo la consapevolezza di un ritorno alla creazione di vera ricchezza permetterà di dare nuova linfa al vero collante della società italiana, quel collante sociale che è risultato così prezioso anche durante questi anni di crisi. Un tale approccio presuppone un modo nuovo di lavorare, da parte di tutti, anche delle rappresentanze delle imprese. Qui si pone la mission dell ABI, che non è stato e non è il luogo in cui le banche si occupano esclusivamente dei loro problemi, bensì un luogo associativo che pone il conseguimento del bene comune quale presupposto indispensabile per il buon andamento delle proprie associate. Dobbiamo avere la capacità di guardare più agli interessi generali che a quelli particolari, di fare ciascuno un piccolo passo indietro per permettere al Paese di farne uno, deciso, in avanti, per imprimere all economia quella scossa di cui ha bisogno e quel grande slancio che è alla sua portata. Come forze sociali, dobbiamo in primo luogo operare perché, ciascuno nel proprio ambito, eserciti in maniera efficiente il ruolo che gli è proprio: di impresa bancaria, di impresa industriale, di associazione sindacale e di associazione dei consumatori. E ciò al fine di aumentare decisamente il livello di produttività del nostro Paese. Dobbiamo quindi andare oltre il nostro specifico ruolo ed avere un approccio convinto, a tutela degli interessi generali: è questa la sfida che rappresenta il Patto per l Italia sul quale stiamo lavorando con spirito unitario e inclusivo. Quando realizzare tutto questo? Ieri. Il tempo si è fatto breve, è sostanzialmente scaduto. In tema di sviluppo della produttività o produciamo un radicale cambiamento nei prossimi 3 anni oppure, come Paese, rischiamo di perdere l indipendenza strategica: saremo un paese debole, tra giganti agguerriti. Dobbiamo lasciare i porti sicuri: è finito il ruolo dello Stato come compensatore. I rapporti con gli altri Paesi già da tempo non possono basarsi più sulle svalutazioni competitive. Ai nostri problemi non vi è soluzione diversa da quella di una maggiore crescita economica. La crescita è la condizione necessaria per offrire più opportunità a tutti, minori ingiustizie sociali, più mobilità tra classi sociali. È la crescita che assicura possibilità effettive e durature a sistemi di protezione sociale che vogliano essere inclusivi e solidali. Quello dello sviluppo è dunque l unico orizzonte possibile, ma per raggiungerlo non vi sono scorciatoie. Nessuna azione di rilancio dello sviluppo ha possibilità di successo se non tiene conto del necessario rigore nella gestione del bilancio pubblico. Il processo di crescita o è sano e serio o non è. Il Paese ha di fronte una priorità assoluta: recuperare, in tempi strettissimi, il suo gap di produttività. Questa è la grande sfida per tornare a livelli di crescita che il Paese merita, la sfida per la quale, come banche, rinnoviamo e rafforziamo l impegno a dare il più fattivo contributo. Giuseppe Mussari Presidente ABI 12

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