Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione
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- Luigina Baldi
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1 COMMERCIO Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore del commercio; come misura dell attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall inflazione specifica del settore). 1 Il commercio all ingrosso e al dettaglio rappresenta un settore di dimensioni non trascurabili: circa il 12 per cento del Pil italiano è prodotto dal commercio. La dinamica del valore aggiunto ha mostrato un trend positivo nell ultimo ventennio. Nonostante alcuni episodi in cui l attività si è contratta, per effetto delle flessioni cicliche, tra il 1990 ed il 2007 il valore aggiunto in termini reali è complessivamente cresciuto del 18 per cento. Lo sviluppo è però andato indebolendosi con il tempo. Se nella prima metà degli anni novanta la crescita era a tassi annui dell 1.8 per cento in media, nella seconda metà il ritmo di sviluppo si è ridotto allo 0.8 per cento. Tra il 2001 ed il 2005 l attività è rimasta stagnante: il tasso medio di variazione annua è stato difatti nullo, sintesi della contrazione di inizio decennio alla quale è seguita una timida ripresa. La fase di graduale crescita dell attività del settore osservata a partire dal 2004 si è interrotta nel 2008; per effetto della crisi, che ha comportato una caduta del reddito disponibile delle famiglie, un deterioramento della fiducia e un venire meno del sostegno del credito al consumo (dato l irrigidimento delle condizioni di finanziamento), l attività del settore si è contratta di oltre 12 punti percentuali in un solo biennio. I livelli produttivi sono così caduti, tornando su quelli registrati a metà degli anni novanta. Nel 2010 si è osservata una ripresa, del 4.2 per cento, che però ha consentito di recuperare solo una minima parte delle perdite subite. 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l andamento complessivo del fenomeno nell intervallo di tempo considerato. 1
2 In prospettiva, la ripresa del settore è strettamente legata alla dinamica prevista per i consumi, estremamente debole. I consumi risentono delle perdite di reddito disponibile, a causa della debolezza del mercato del lavoro e delle retribuzioni oltre che della correzione dei conti pubblici. La riduzione del tasso di risparmio operata dalle famiglie, che ha permesso una tenuta dei consumi, potrebbe venire meno nel medio periodo, a causa della crescente incertezza e di effetti ricchezza. Nel medio periodo il valore aggiunto è previsto pertanto crescere ad un tasso piuttosto modesto (0.6 per cento all anno, in media, tra il 2011 ed il 2015), soprattutto in considerazione delle perdite subite. Questo significa che a fine periodo, nel 2015, i livelli pre-crisi non saranno stati recuperati. Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 6,0 4,0 2,0 0,0-2,0-4,0-6,0-8,0-10,0-12, (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro è un altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell economia. La dinamica della produttività del lavoro 2 del settore del commercio ha registrato discreti progressi tra la seconda metà degli anni ottanta e la prima metà dei novanta. La variabile ha mostrato un incremento del 3.5 medio annuo nel periodo tra il 1991 e il 1995, per effetto della ristrutturazione del settore, con la diffusione anche della grande distribuzione nel nostro paese. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2
3 Successivamente la produttività è andata decelerando; nell ultimo decennio il suo andamento è stato in stagnazione. Nel periodo tra il 2001 ed il 2005 la produttività ha registrato un tasso di variazione media annua negativo, pari allo 0.4 per cento. La flessione si è accentuata nel periodo successivo: tra il 2006 ed il 2010 il tasso medio annuo di variazione è stato del -0.9 per cento. Con il manifestarsi della crisi si è registrato del resto un vero e proprio crollo della produttività, ridottasi complessivamente del 9.2 per cento nel biennio Il settore è stato difatti interessato dal fenomeno del labour hoarding: la caduta del valore aggiunto è stata quasi interamente assorbita dalla contrazione della produttività del lavoro, mentre la domanda di lavoro si è ridotta in misura minore. Il labour hoarding implica anche che vi sia un rimbalzo della produttività non appena la ripresa comincia a manifestarsi: man mano che i livelli produttivi aumentano, la manodopera presente viene utilizzata in maniera più intensiva. Ed è quanto si è effettivamente osservato nel In prospettiva, il recupero della produttività dovrebbe proseguire, sebbene a tassi contenuti, pari allo 0.7 per cento tra il 2011 ed il ,4 Produttività del lavoro Livello, 1980=1 1,3 1,2 1,1 1,0 0, Nel terzo grafico si confronta l andamento dell occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro 3. 3 L unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del 3
4 Il settore del commercio riveste un ruolo di rilievo per le dinamiche occupazionali, rappresentando un quota prossima al 15 per cento sul totale degli occupati. All inizio degli anni novanta, il commercio occupava circa 3 milioni e 500 mila addetti. Nel corso degli anni novanta, per effetto anche della ristrutturazione in atto nel settore, la dinamica della domanda di lavoro ha evidenziato un trend negativo. Tra il 1991 ed il 1995 le unità di lavoro si sono ridotte mediamente dell 1.6 per cento all anno. A partire dalla seconda metà degli anni novanta, però, la tendenza si è prima stabilizzata e ha poi evidenziato un inversione. Tra il 2001 ed il 2005 le unità di lavoro sono cresciute in media dello 0.4 per cento all anno. La crescita durata un decennio si è interrotta nel 2008: la contrazione complessivamente registrata nel biennio , pari al 3.2 per cento, è stata comunque tutto sommato contenuta, se confrontata con la caduta dell attività. Rispetto all evoluzione delle unità di lavoro, la crescita dell occupazione prima della crisi è stata anche più vivace; la maggior dinamica è stata permessa dalla crescente diffusione del lavoro a tempo parziale. Anche durante la crisi, l andamento dell occupazione è stato più favorevole; d altra parte il ricorso alla Cassa Integrazione ha permesso l ampliamento del divario tra unità di lavoro e occupati; nel solo 2009 le ore autorizzate di Cig nel commercio sono quintuplicate. Sebbene in prospettiva tale divario debba gradualmente ridursi, tornando sui livelli storicamente osservati, come in parte si è già osservato nel 2010, l evoluzione prevista per gli occupati resta più favorevole di quella delle unità di lavoro. L elevata femminilizzazione del settore fa sì che il part time sia previsto in ulteriore diffusione. Pertanto, a fronte di una previsione di sostanziale stabilità della domanda di lavoro, l occupazione è prevista tornare a espandersi. Le unita di lavoro nel periodo tra il 2011 e il 2015 sono previste variare ad un tasso medio annuo quasi nullo, pari a -0.1 punti percentuali, dato che la modesta ripresa prevista per il settore dovrebbe essere interamente attuata mediante recuperi di produttività. Gli occupati invece sono previsti crescere nello stesso periodo dello 0.3 per cento all anno, in media. Nel 2015 gli occupati saranno aumentati di quasi 48 mila addetti rispetto al Ciò nonostante, le perdite cumulate rispetto alla situazione pre crisi saranno ancora di circa 35 mila posti di lavoro. volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell orario di lavoro. 4
5 Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali L andamento degli aggregati professionali al 2015 La tabella che segue distribuisce la previsione dell occupazione al 2015 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP
6 L'occupazione al 2010 e le previsioni al 2015 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legislatori, dirigenti e imprenditori Professioni intellettuali ad elevata specializzazione Tecnici Professioni amministrative e di ufficio Professioni relative alle vendite ed ai servizi alle famiglie Artigiani, agricoltori e operai specializzati Conduttori di macchinari e impianti Professioni non qualificate Numero occupati Variazione 2010* 2015** ** Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi e metodo delle variazioni sempice (media ponderata ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 6
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