Incontro Mons. Claudio Maria Celli, Segretario dell Apsa (Amministrazione

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1 Periodico Indiocesi.it Supplemento n.1 al n.6/2006 di Incontri Con di cultura religiosa dell Ufficio scuola Irc/smi-sms della Diocesi di Pinerolo, Via Vescovado 1, Pinerolo: Direttore Antonio Denanni. Direttore responsabile: Davide Aimonetto Anno 3, n. 1, Gennaio 2007 Nessuna ferita è inguaribile L indignazione del mondo occidentale per l esecuzione capitale di Saddam Hussein è certamente dovuta al rifiuto della pena di morte e alla repulsione per un esecuzione mediatica foriera di sentimenti ed emozioni viscerali, ma anche a valori profondi ormai assimilati dalla cultura occidentale come la giustizia che redime e il perdono. Eventi anche tragici ci hanno insegnato che nessuna ferita è inguaribile, nessun passato è incancellabile, nessuno scontro è senza via di uscita. Questa convinzione è stata applicata in modo esemplare in Sudafrica dopo la fine dell apartheid dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione inventata dal vescovo anglicano Desmond Tutu e voluta da Nelson Mandela. Il riconoscimento della verità dei fatti successi, l ammissione delle colpe e l impegno alla riparazione hanno avuto come contropartita la concessione del perdono. La riparazione e il perdono hanno avuto soprattutto la valenza simbolica che evidenziava il cambiamento avvenuto nelle relazioni tra persone. Un guardare il passato non per incolpare, ma per assolvere. Un esperienza laica che per i cristiani è stata ancora più importante, perché il Vangelo è maestro in tutto questo. Antonio Denanni Intervista a Mons. Claudio Celli, veterano del dialogo S.Sede-Pechino La Chiesa cinese: un bellissimo uccello in gabbia Ma il Papa è citato nella messa come nelle liturgie cattoliche di tutto il mondo On line per gli altri Motore di ricerca tra le parrocchie italiane. Contiene servizi per le parrocchie, registrazione gratuita e pubblicazione di eventi. Il progetto Ruah propone una serie originale di spettacoli musicali per la comunicazione del Vangelo nel mondo di oggi. Sito che ha l'obiettivo di portare all'attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale. Incontro Mons. Claudio Maria Celli, Segretario dell Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) veterano ed esperto dei rapporti tra Santa Sede e Pechino, il 14 gennaio a Roma in occasione del conferimento del mandato missionario in Kenia a suor Claudia Gavarini. Com è nata la sua passione per la Cina? Per volontà del Papa. Quando sono rientrato in Segreteria di Stato dal mio mandato presso la Nunziatura in Argentina mi è stato assegnato dai miei superiori il settore per l Estremo Oriente, in cui pian piano mi sono interessato in modo esclusivo del Vietnam, dove sono stato sette volte, e della Cina che ho visitato l ultima volta nel giugno dell anno scorso. Il Sudest asiatico è una potenza emergente a livello economico. Com è la situazione a livello culturale e religioso? C è una grande tradizione culturale e religiosa. Il rischio di oggi però è il secolarismo, perché in questa spinta economica molto forte anche i cinesi avvertono il bisogno di spiritualità. Si accorgono che l aspetto economico prevale sui valori umani. Qual è la condizione della Chiesa cattolica nel Sudest asiatico? Della realtà generale dell Asia non ho una conoscenza diretta come di quella della Cina. Oggi la Chiesa cinese è una realtà molto viva che ha dei grandi momenti di testimonianza, però è come un bellissimo uccello dentro una gabbia. In che senso? Se dovessi fare la radiografia della Chiesa cinese devo sinceramente ammettere che in questi anni c è stato un miglioramento. Dall 82, quando io ho incominciato a lavorare per la Cina, certamente c è stato un progresso in positivo: vi sono migliaia di chiese aperte, vi sono candidati al sacerdozio da quattro anni a questa parte il nome del Papa è citato nella messa come in ogni liturgia cattolica del resto In questo numero Angeli e pastori pag. 2 E io sto con Ratzinger pag. 3 Chi sono i teo-con pag. 4 Religioni e diritti umani pag. 6 C è posto per Dio pag. 7 Cronaca bianca pag. 8 Il respiro dell anima pag. 11 La scelta dell IRC in un pluralismo di identità religiose, entro il 27 gennaio L insegnamento della religione Per un dialogo vero appartenenza e pluralismo non sono un ostacolo Fino ad alcuni decenni fa per conoscere l Islam, l Induismo o il Buddhismo bisognava affrontare un viaggio, imparare lingue diverse e immergersi in una realtà molto lontana da quella in cui viviamo. Da un po di anni per via della massiccia immigrazione le religioni del mondo sono venute ad abitare in casa nostra. Questa nuova realtà plurale ci ha spinto non solo a fare maggiore attenzione alle diverse appartenenze religiose, ma anche a chiederci qual è la nostra identità di cristiani. Un identità che tocca anche l insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali. Sempre più insegnanti, pur nel rispetto dell assetto concordatario, si chiedono quale sarà il futuro dell insegnamento religioso confessionale. Si dovrà perseguire una identità forte fatta di convinzioni, di valori, di tradizioni, di chiarezza di pensiero e di storia o una identità debole, un po annacquata, del vogliamoci bene? L esperienza ecumenica del dialogo tra confessioni cristiane ha insegnato che il dialogo vero vi è quando ci sono identità forti, quando uno rimane fedele alla propria tradizione e non quando rinuncia alle proprie convinzioni. Anche l esperienza sul campo di chi quotidianamente vive con persone con appartenenze religiose diverse sembra confermare questa tesi. Afferma Giuseppe Fraizzoli, italiano, direttore dell Holy Family Hospital di Nazaret, che ha un rapporto quotidiano con ebrei e musulmani: «noi occidentali commettiamo l errore di guardare agli islamici con la nostra mentalità. Per questo non riusciamo a capirli. Per esempio, paragoniamo le loro moschee alle nostre chiese. Non è così. La moschea, più che luogo di culto, è un centro di ritrovo sociale, è più politica che religione. Per entrare in dialogo con loro dobbiamo dire con chiarezza chi siamo, senza paura, senza nasconderci. Gli islamici non hanno rispetto per il nulla. E noi col nostro buonismo questo sembriamo, ai loro occhi: il nulla. Il fatto che gli occidentali non credano in niente è il vero scandalo per loro. Il mio ospedale è zeppo di crocifissi ma nessuno, né musulmano né ebreo, s è mai sognato di segue a pag. 2 L oscena inutilità della guerra Uno scritto di Ettore Masina a pag. 5 del mondo, mentre prima era proibito. Cos è che fa problema? In Cina c è una sola Chiesa cattolica, ma con due comunità: una ufficiale che ha accettato l ingerenza del governo (quella definita dai giornali patriottica ) e una clandestina che la rifiuta. Entrambe hanno i propri vescovi, i propri sacerdoti e fedeli, ma la maggioranza dei fedeli segue la chiesa clandestina. Ciò che fa problema è L assemblea di Sibiu Dal 4 al 9 settembre si svolgerà nella città rumena di Sibiu la terza Assemblea ecumenica europea che ha per tema «La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa». Organizzata insieme dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee e dalla Conferenza delle Chiese europee, è il più importante appuntamento ecumenico europeo e segue quelli svoltisi nel 1989 a Basilea e nel 1997 a Graz. A Sibiu per la prima volta si farà tappa in un Paese a maggioranza ortodossa. Qui si raduneranno circa tremila delegati provenienti da tutto il Continente, dopo una serie di incontri preparatori al centro dei quali ci sono stati temi quali l'unità visibile delle Chiese, il contributo dei cristiani alla costruzione dell'europa, la salvaguardia del creato e il dialogo con le religioni. Supplemento d anima Ngawang Sangdrol Ngawang Sangdrol, una monaca tibetana del monastero femminile di Garu, 5 km a nord di Lhasa, è stata arrestata per la prima volta nel 1990, a 13 anni, per aver gridato slogan indipendentisti. In quell'occasione è stata rilasciata dopo nove mesi perché era troppo giovane per essere processata. Nel 1992 venne arrestata di nuovo per aver partecipato ad una manifestazione indipendentista non violenta, a Lhasa. Questa volta fu processata e condannata a tre anni di reclusione. L anno successivo, mentre si trovava in detenzione nel carcere di Drapchi, incise di nascosto, assieme ad altre 13 compagne di detenzione, un audiocassetta con canzoni, poesie e slogan indipensegue a pag. 2

2 Pag.2 Indiocesi.it Gennaio 2007 "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere" (Lc.2,8-15) Su chi fermare la nostra attenzione: sugli angeli o sui pastori? No, non è il caso di addentrarci in un difficile contraddittorio teologico. Vogliamo semplicemente provare a leggere (se possibile con piacere) alcune righe della Bibbia,per trarne qualche dolce suggestione. Dunque gli angeli si rivolgono ai pastori, già ma questi ultimi si sono fermati ad ascoltarli. Ci avete mai pensato, in quella notte dove tutti sono inquieti per il censimento, dove si va di fretta, quando Giuseppe non riesce a trovare nulla per Maria, i pastori si fermano ad ascoltare. Eppure faceva freddo: un buon brulé poteva scaldare il corpo e magari anche lo spirito. Era buio, faceva freddo: perché non una partita a carte al caldo in una qualunque stalla? E poi, perché dar retta a personaggi così strani? No! i pastori ascoltano e, buon per loro, danno retta all annuncio. Già, un annuncio: Angelo nella lingua greca significa annunciatore. È bello pensare che Dio si curi così tanto dell uomo da disseminare sul suo percorso figure e segni, persone e cose che, se guardate e ascoltate, danno coraggio. Scaldano il cuore più del vino, danno forza più del pane, danno luce più degli schermi televisivi o dei neon delle vetrine del centro. Danno un senso alla tua vita perché sono semi d amore! Sono la voce di Dio! Attenzione però, c è il rischio di passare accanto e non accorgersi di nulla: gli angeli, ma chi ci crede? Forse non hanno ali, forse a volte sono uomini e donne come noi, ma se angeli sono indicano una direzione: quella di Dio. Carlo Gonella Pennellate bibliche Angeli e pastori Chiesa cinese Segue da pag. 1 l ingerenza indebita dell autorità politica nelle questioni interne della Chiesa, come la nomina dei vescovi. C è una certa libertà, ma è una libertà limitata. La Chiesa quindi è controllata... La parola controllo in Cina vuol dire che se io non voglio tu non fai nulla. Quindi le decisioni non le prende la Conferenza episcopale o il singolo vescovo, ma l Ufficio per gli affari religiosi. Questo vale solo per la Chiesa cattolica o per tutte le religioni? Per tutte le religioni. Non c è un regime di vera libertà religiosa. Quello dei diritti civili è per la Cina un grave problema, perché tocca la stabilità del Paese. Tutti parlano della bellezza dello sviluppo economico di questo Paese (crescita del Pil di 10,5), ma la gente non sa del grosso divario che c è tra le grandi città e l interno del Paese. L anno scorso ci sono state più di manifestazioni di contadini e operai per la situazione di disagio nelle città e nelle campagne. Sta qui la ragione per cui l Occidente non fa sufficiente pressione per il rispetto dei diritti umani? Non c è dubbio. Gli occidentali sono realisti, non vogliono perdere questo grande mercato. Io, in maniera molto semplice, affermo: da un lato riconosco gli sviluppi positivi che vi sono stati, è un fatto di onestà intellettuale, ma è altrettanto onesto dire che la Chiesa non gode ancora piena libertà religiosa. Il card. Zen si dichiara pessimista. Non vede spiragli di libertà a breve termine. Condivido pienamente l opinione del card. Zen. Nutro speranza, ma non ho illusioni. Si sperava che nel 2008, in occasione delle Olimpiadi, la Cina volesse dare un immagine più aperta, più liberale, ma non succederà niente. Io spero che a ogni visita che effettuiamo a Pechino, ad ogni dialogo con le autorità si riesca ad allargare il volume della gabbia di cui parlavo prima. A che punto sono i colloqui tra S. Sede e Governo cinese? La Cina dice sempre che la Santa Sede non deve interferire nelle questioni interne e la religione è una questione interna. C è questo concetto nazionalistico molto forte per cui non vogliono che gente dall estero abbia da dire su questioni cinesi. Oggi paghiamo anche per errori del passato. Quando Hong Kong è tornata alla madrepatria i giornali cinesi titolavano l evento: È finita la nostra umiliazione. Antonio Denanni dentisti. La cassetta fu poi fatta uscire clandestinamente dal carcere e riprodotta in centinaia di copie fatte circolare per tutto il Tibet. Le quattordici monache furono condannate ad incrementi di pena variabili fra i tre e i nove anni. A Ngawang Sangdrol furono comminati altri sei anni di detenzione, portando la durata della sua condanna a nove anni. In seguito ad altre manifestazioni Ngawang raggiunse un totale di 21 anni di condanna, la più lunga comminata a una detenuta politica in Tibet. Al momento del primo arresto aveva solo 16 anni e avrebbe dovuto essere rilasciata alla fine del 2013, quando ne avrebbe avuto 37. La particolarità della sua storia ha fatto sì che il suo caso venisse preso come simbolo della repressione non solo del popolo tibetano ma di tutti gli attivisti non violenti oppressi da poteri brutali. In Italia diversi comuni hanno dato a Ngawang Sangdrol la cittadinanza onoraria proprio a riconoscimento della sua lotta per la libertà. Il 17 ottobre del 2002 Ngawang Sangdrol è stata, inaspettatamente, liberata e le è stato consentito di recarsi all estero per curarsi. A.D. Pinerolo a memoria L ALTRA CHIESA 2 II popolo valdese ama molto la sua storia, si direbbe che il libro di storia accompagni il Libro per eccellenza che è la Bibbia che è tutto, manuale di teologia, di pastorale, di spiritualità. Il valdese prega con la Bibbia in mano. La storia mette sovente noi cattolici in difficoltà, ma mette anche in crisi i valdesi di oggi, poiché le vicende storiche del passato suonano rimprovero alla Chiesa cattolica in modo acuto per via delle persecuzioni, ma è probabile che suoni anche rimprovero all indifferentismo che si è anche installato nel mondo valdese in una fascia non lieve che ha abbandonato la vita della Chiesa e si ricorda di essere valdese solo il 17 febbraio. C'è però a questo riguardo un particolare che mi ha sempre colpito: l'anagrafe valdese cioè quella praticata sui registri delle comunità tiene conto solo dei membri attivi. La confermazione è tappa molto importante nell'itinerario di fede dei valdesi e la confermazione è preceduta da un vero proprio catecumenato che riguarda i ragazzi e le ragazze di anni. Ho conosciuto e conosco la Chiesa valdese nei suoi mutamenti che in questi decenni non sono stati pochi. Il valdismo del primo '900 oscillava fra la corrente pietistica che noi diremmo oggi scelta eminentemente religiosa e spirituale, un po' intimistica e rigorosa a livello etico individuale e la cosiddetta corrente liberale un po' desacralizzante, aperta alla cultura laica illuminista (tanto è vero che ci furono molti pastori iscritti alla massoneria). Poi c'è stata la svolta barthiana che vede nel nucleo del Ciabas (gruppo di teologi, di pastori e di laici attorno a Giovanni Miegge, il più grande teologo valdese del '900) i pionieri. Siamo in pieno regime fascista, verso la fine della guerra. Il fascismo nel mondo valdese non ha mai suscitato molti consensi e molta simpatia, c'era comunque una fascia di ottimisti che si adeguava anche per un senso di lealtà e per favorire un minimo di libertà religiosa. È stato comunque grande il contributo valdese all'antifascismo e alla resistenza, insomma c'è un filo che non si è mai spezzato nonostante la tentazione al conformismo. [ ] Comunque ai tempi di Lombardini la dirigenza della Chiesa era piuttosto politicamente neutrale come lo era stato in certo senso durante il ventennio. La svolta avvenne allorché il gruppo barthiano divenne classe dirigente. E allora abbiamo avuto Agape per opera di Tullio Vinay, un centro ecumenico che ebbe subito una speciale attenzione per la teologia politica; Vinay andrà poi a Riesi in Sicilia ove sorse quell'esperienza di comunità a favore di una popolazione abbandonata a se stessa e sfruttata, una certa intellighenzia valdese sarà vicina all'esperimento di Comunità di Adriano Olivetti; con la guerra nel Vietnam pastori e giovani valdesi sono presenti nelle file del dissenso, si arriva persino a trovare un accordo fra fede e ideologia marxista. La fede come assoluto, l'ideologia come strumento di interpretazione sociale. Le prime aperture valdesi al dialogo con i cattolici avvengono su questo terreno. Claudio Canal frequenta Agape, c'è una particolare attenzione di pastori valdesi alla parrocchia di san Lazzaro e alla Comunità di base di don Barbero. La scelta politica e in particolare la candidatura di Tullio Vinay al senato come indipendente nelle liste del Pci suscita una certa reazione e nasce un movimento valdese di borghesi e di moderati che contestano quella che essi dicono una politicizzazione del valdismo. È una stagione però che dura poco, poiché la teologia e la fede sono elementi equilibratori non nel senso di costituire un silenziatore, ma nel senso che riescono a ricondurre il discorso in profondità, a rendere forti le motivazioni religiose, a far prevalere la Parola di Dio sull'ideologia. (2. Continua) V.Morero, Pinerolo a memoria, 2001 L insegnamento... segue da pag. 1 chiederci di staccarli dalle pareti. Dobbiamo testimoniare chi siamo, non nasconderci. Chi ha un identità è rispettato». Sembra quindi che identità e dialogo, appartenenza e pluralismo non siano in conflitto. Anzi nel mondo pluralista e plurireligioso nel quale viviamo una richiama l altra se vogliamo vivere in pace. Gli ambienti per questo dialogo non mancano. La scuola è uno di questi e l insegnamento della religione cattolica (IRC) così come si è sviluppato nell identità culturale e sociale del nostro paese è uno di questi luoghi, che da un lato dà un contributo originale allo sviluppo della personalità, capace di guardare in alto, e dall altro sviluppa un atteggiamento di accoglienza degli altri e di disponibilità all incontro e alla collaborazione, senza rinunciare alla propria identità. «Nell affrontare una opportuna riflessione sul cattolicesimo, in dialogo con le altre confessioni cristiane e le altre religioni, l IRC costituisce un terreno fecondo per indagare il significato profondo della vita umana nell orizzonte della trascendenza e prospettare decisioni impegnative per l esistenza personale e per la vita sociale» afferma la presidenza della CEI nel messaggio per la scelta dell IRC nell anno scolastico 2007/08. Antonio Denanni

3 Pag.3 Cultura Gennaio 2007 Lo scrittore Salman Rushdie scende in campo in difesa di Benedetto XVI E io sto con Ratzinger Scusarsi significherebbe rinunciare alla propria coscienza «Non ve lo sareste mai aspettato di ritrovarmi dalla parte del Papa, eh? Neppure io, però è così: chiedergli di scusarsi per il discorso di Ratisbona è stato profondamente sbagliato. Ratzinger ha il coraggio di dire ciò che pensa, e noi dovremmo difendere il suo diritto di farlo Anzi, siccome gli stessi terroristi tengono a sottolineare che agiscono nel nome dell Islam, tutti noi dovremmo avere il coraggio di chiamarli come vogliono loro: terroristi islamici. La chiarezza nel linguaggio ci aiuta anche a chiarire la realtà delle cose. E poi basta con questo pudore di non associarli al fascismo, perché non sta bene: non sono interessati alla libertà, alla democrazia, all affrancamento delle donne o alla redistribuzione del reddito. Vogliono solo imporre un dominio religioso-fascista sul pianeta Sono rimasto scioccato da un editoriale del New York Times, che chiedeva al Papa di scusarsi perché durante il discorso di Ratisbona aveva citato un personaggio del XV secolo, con cui tra l altro non era d accordo. [ ] E allora perché difende il Papa? «Come prima cosa, perché ognuno dovrebbe essere libero di dire quello che pensa e di criticare chi gli pare». E come seconda? «Quando Khomeini emise la fatwa contro di me, Giovanni Paolo II disse che poteva capire il suo punto di vista, e non si pronunciò sul fatto che l ayatollah iraniano chiedeva di ammazzarmi per quanto avevo scritto. La stessa posizione fu presa dal rabbino capo della Gran Bretagna, e dal cardinale di New York. Questo mi fece riflettere: religiosi di diverse fedi si trovano tutti d accordo nel condannarmi, perché la mia presunta blasfemia li offende tutti, anche se riguarda solo l islam. Ratzinger non è così: lui non pensa di appartenere alla stessa squadra di Khomeini. Il Papa crede che la sua religione sia superiore a quella dei musulmani, e ha il coraggio di dirlo. Gli occidentali si scandalizzano perché la considerano una posizione inusuale e chiedono le scuse. I musulmani ripetono lo stesso della loro fede da secoli, senza vergogna». Ma lei, un tempo, non era scettico verso la religione? «Lo sono ancora: la considero la causa di alcune delle peggiori cose avvenute nella storia. Non la pratico e non la raccomando; ma questo non significa che il Papa non debba avere la libertà di esprimersi come preferisce». Ce l ha con l Occidente perché non difende se stesso? «Se ti comporti così, il terrorismo ha già vinto: ti ha intimidito». Ma dopo quello che le è capitato, con la fatwa e tutto il resto, non ha paura di fare simili provocazioni? «Provocazioni le mie? Questa è la cosa più assurda. Alcune persone impongono alle donne di portare il velo, che ha chiara funzione discriminatoria di natura sessuale. E noi occidentali cosa rispondiamo? Che la provocazione non la fa il velo, ma chi lo denuncia. Mi fa ridere la Bbc, che ha ordinato ai suoi giornalisti di non usare il termine terroristi islamici perché ha un sapore islamofobico. Dunque la Salmanfobia, che aveva spinto alcuni leader religiosi a ordinare la mia Dal 5 al 10 marzo il vescovo Debernardi incontrerà il Papa In visita ad limina apostolorum Sono cominciate il 20 novembre 2006 le visite "ad limina apostolorum" dei vescovi italiani. Si tratta di una tradizione antichissima che vede i vescovi di tutto il mondo recarsi ogni cinque anni in Vaticano per fare il punto sulla fede e sulla religiosità nel proprio Paese. Le visite servono, altresì, al Papa per avere informazioni sulle singole diocesi, sui problemi, le iniziative, le difficoltà e l'evangelizzazione. I vescovi incontrano il Papa per gruppi regionali. Quelli del Piemonte, tra essi il vescovo di Pinerolo mons. Debernardi, saranno ricevuti dal 5 al 10 marzo La ragione delle visite ad limina apostolorum" si trova nella lettera di San Paolo ai Galati, quando l'apostolo racconta della sua permanenza presso Pietro per 15 giorni, durante i quali fecero il punto sulla diffusione della fede. Il termine "visite ad limina apostolorum" ha origine nei primi secoli della storia della Chiesa, dalle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, che erano definite nel linguaggio canonico "limina apostolorum"; per questo, si chiamarono visite "ad limina" i pellegrinaggi che avevano come meta quelle stesse tombe e le visite che i vescovi dovevano fare a Roma a determinati intervalli. Secondo il Codice di diritto canonico e la costituzione Pastor Bonus le visite prevedono tre momenti principali: "Il pellegrinaggio ai sepolcri dei principi degli Apostoli, l'incontro con il Sommo Pontefice e i colloqui presso i dicasteri della Curia romana". Le visite "ad limina" - viene spiegato nel Direttorio per le visite pubblicato nel non sono un "semplice atto giuridico-amministrativo consistente nell'assolvimento di un obbligo rituale, protocollare e giuridico". Esse portano un "arricchimento di esperienze" al ministero del Papa e al suo "servizio di illuminare i gravi problemi della Chiesa e del mondo", diversi a seconda dei "luoghi, dei tempi e delle culture". Benedetto XVI, nell'intervista concessa in lingua tedesca, il 5 agosto 2006, a tre testate televisive tedesche in preparazione al viaggio apostolico in Germania ha detto che le visite ad limina ci sono sempre state, vengono ora valorizzate molto di più, per parlare veramente con tutte le istanze della Santa Sede e anche con me. Io parlo personalmente con ogni singolo vescovo. [...] In questi incontri, in cui appunto centro e periferia si incontrano in uno scambio franco, cresce il corretto rapporto reciproco in una tensione equilibrata". A.D. morte, andava bene, ma chiamare i terroristi con il nome che loro stessi si sono scelti è inaccettabile. C è una confusione culturale enorme». In che senso c è confusione culturale? «L Occidente si rimprovera la propria politica coloniale, e in parte ha ragione a farlo. Ma mi spiegate dove sono i musulmani nel Darfur, dov è in corso un genocidio fra loro stessi? Li avete visti intervenire in Bosnia e Kosovo, per salvare dal massacro i loro correligionari? La vulgata internazionale sostiene che l Occidente è anti-islamico, ma negli ultimi anni non è stato proprio l Occidente a intervenire per salvare i musulmani quando erano minacciati? E se l islam è davvero una fede pacifica, mi spiegate dove sono i cortei di sdegno dei musulmani, per condannare i terroristi che la usurpano?». [ ] Come si dovrebbe combattere l Islam radicale? «Non escludo l uso della forza, ma in maniera intelligente. L Iran andrebbe allagato con gli ipod, lasciando poi che Mtv salvi il mondo. Il vero problema dell islam è che la sua società resterà paralizzata finché non sarà possibile interpretare e discutere il Corano, come aveva cercato di fare Averroè. Lui non ci riuscì, e non c è nessuna autorità nella religione musulmana che possa convocare un concilio. Speriamo che succeda... Intanto, noi occidentali dobbiamo chiederci: abbiamo la volontà di difendere la nostra cultura? Se la risposta è no, siamo destinati a perdere». P.M. Riduzione da Specchio, La Stampa, Ritagli Il significato delle banane Da uno scritto di Paulo Coelho Un mio amico decise di passare alcune settimane in un monastero del Nepal. Un pomeriggio, entrò in uno dei numerosi templi del monastero e trovò un monaco che, sorridente, era seduto sull'altare. "Perché sorridete?" domandò. "Perché capisco il significato delle banane", rispose il monaco, aprendo la borsa che aveva con sé, tirandone fuori una banana marcia e mostrandola al mio amico. "Questa è la vita che è passata e non è stata goduta al momento giusto - disse - ora è troppo tardi". Estrasse poi dalla borsa una banana ancora acerba, gliela mostrò e la ripose di nuovo. "Questa è la vita che non è ancora accaduta, bisogna aspettare il momento giusto". Infine, estrasse una banana matura, la sbucciò e la divise con il mio amico. "Questa è la vita al momento giusto: il presente. Alimentati con esso, e vivilo senza paura e senza colpa". Da Dizionario interculturale OBIEZIONE DI COSCIENZA L obiezione di coscienza è la reazione della coscienza morale contro una legge che si considera ingiusta. È la disobbedienza civile in nome dell obbedienza più stringente alla propria coscienza. Per la CEI, l obiezione di coscienza, fondata sulla dignità e sulla libertà della persona è un diritto nativo e inalienabile, che gli ordinamenti civili delle società devono riconoscere, sancire e proteggere: diversamente si rinnega la dignità personale dell uomo e si fa dello Stato la fonte e l arbitro insindacabile dei diritti e dei doveri delle persone. Una forma tipica di obiezione è il boicottaggio. Con tale sistema nonviolento di pressione si tenta di indurre il soggetto boicottato a modificare una sua decisione o strategia. Altre forme di obiezione che si sono realizzate nella storia sono: l obiezione di coscienza al servizio militare e alle spese militari, l obiezione monetaria, l obiezione di coscienza ai prodotti di quelle aziende che sfruttano la manodopera, specie minorile, dei paesi poveri. In Italia, nel 1972, con la legge n. 772 è stata data la possibilità di prestare un servizio alternativo, civile, a quello armato. L obiezione di coscienza alle spese militari consiste nel detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi una percentuale d imposta pari alla percentuale di spese che lo Stato destina agli armamenti e devolveva il relativo importo a spese di pace. L obiezione monetaria ha come scopo la gestione e il controllo diretto e a fini di giustizia sociale dei propri risparmi, es. attraverso la Banca Etica. GUERRA Per guerra si intende il conflitto armato tra Stati o tra fazioni di uno stesso Stato. Per i cristiani ogni forma di violenza, quindi anche la guerra, ha due cause: una esterna all uomo, le strutture ingiuste, e una interna all uomo, il sentirsi assoluto, il farsi come Dio, rompendo la comunione con Lui e conflittualizzando i rapporti con gli altri uomini e con la natura. A livello mondiale cinque sono le azioni possibili per prevenire o far cessare una guerra: la diplomazia preventiva volta a dirimere le controversie prima che deflagrino in conflitti militari; l opera di pacificazione volta a comporre i conflitti con mezzi pacifici a partire da una comprensione profonda delle ragioni scatenanti il conflitto e le motivazioni delle parti coinvolte; il mantenimento della pace con l interposizione di persone fra le parti ostili; la realizzazione di progetti che uniscono insieme le parti ostili; l investimento di soldi ed energie nell elaborazione di strategie nonviolente di difesa, di dissuasione e di non collaborazione attiva. Maria Luisa Demarchi

4 Pag. 4 Progetto culturale Gennaio 2007 Analisi di una definizione Chi sono i teo-con Origini, storia, idee di fondo, implicazioni religiose L intervento di Arrigo Levi pensatore laico ad Assisi La fede di noi laici? È speranza e desiderio di pace Dall intervento di Arrigo Levi, invitato come pensatore Laico al convegno di Assisi della Comunità di Sant Egidio «Per un mondo di pace: religioni e culture in dialogo». Forse, sono proprio le differenze che ci spingono a incontrarci. Ci spinge l ansia di conoscerci meglio, di capirci attraverso il confronto delle nostre idee. Accade poi, misteriosamente, che il dialogo non conduce al dissolvimento della propria fede; anzi, l astuzia dello Spirito fa sì che la conoscenza della fede altrui rafforzi la propria. Ancorché diversi, sono tante le cose che ci uniscono. Ci unisce la coscienza del pericolo immane che sovrasta tutti gli uomini. Ci unisce la certezza che solo un sforzo incessante per capirci e rispettarci può farci avanzare sulla via della pace. Ci unisce, a dispetto di tutte le sconfitte che abbiamo subito, quella fede, che io ritengo accomuni credenti religiosi e credenti laici, che è «sostanza di cose sperate ed argomento delle non parventi», nella fedele versione di Dante nel I teo-con nascono negli Stati Uniti, all'interno di un think-tank denominato American Enterprise Institute laddove un gruppo di analisti, prendendo in esame la situazione del mondo dopo la fine della Guerra Fredda, comprese per tempo le caratteristiche del nuovo conflitto che andava preparandosi. Essi sostennero, in particolare, che la sparizione dell Unione Sovietica avrebbe riunificato la forza di due diversi antioccidentalismi presenti nel mondo islamico che la logica bipolare fin lì aveva invece contrapposto e, per questo, in parte annullato: quello espresso dalla componente islamicofondamentalista rinata a partire dalla rivoluzione khomeinista e quello della componente più secolarizzata, erede della tradizione baath. Dal primo filone provenivano i guerriglieri che avevano combattuto in Afghanistan contro le truppe d'occupazione sovietica i quali, per questo, si erano attribuiti il merito d aver svolto un ruolo decisivo nel crollo dell Urss pretendendo, per questo, di controllare il Paese da loro liberato. Il secondo, invece, era tradizionalmente filosovietico, per gli stessi motivi per i quali nel corso della seconda guerra mondiale era stato filo-hitleriano. Gli stati che vi hanno fatto parte (tra i quali l'irak di Saddam Hussein) hanno sempre provato a individuare la maggiore insorgenza anti-occidentale al di fuori dei confini ristretti del Medio-Oriente, per poi stringervi un'alleanza strategica contro il nemico comune. Quando l'urss cadde, i due filoni si riunirono in un comune e condiviso anti-americanismo. Da qui l'alleanza tra il terrorismo internazionale e quelli che, a posteriori, furono detti «Stati canaglia». Da qui anche le radici di quell'attacco all'america e al mondo occidentale emerso con incredibile fragore l' Al cospetto di questo scenario inedito nacquero, tra l'altro, sul terreno politico-strategico, le teorie sulla guerra asimmetrica, le strategie d'intervento diretto in Medio Oriente, l'impegno ad esportare la democrazia. Fu una «svolta» nella politica estera americana, ancora più notevole perché compiuta da un'amministrazione repubblicana. Essa coniugò, con esiti inediti, la rivalutazione dei principi della sovranità nazionale con quell'universalismo democratico che da Wilson in poi rientra tra gli intermittenti indirizzi assunti dai Presidenti degli Stati Uniti perlopiù democratici (anche se, in tal senso, in campo repubblicano già prima di Bush jr. fu Reagan a fare eccezione). Su questo sfondo s'inserisce il contributo dei cosiddetti teo-con. Essi, considerando in particolare le implicazioni religiose della crisi mondiale esplosa l'11 settembre, ritennero che una risposta esclusivamente in termini politico-strategici fosse insufficiente. Sarebbe stato necessario intervenire anche sul terreno culturale. Fu teorizzato, in particolare, che la matrice fondamentalistica-islamica dell'attacco nei confronti dell'occidente la si sarebbe dovuta contrastare con la riscoperta delle radici giudaicocristiane del mondo Occidentale; non al fine di rinfocolare il conflitto ma nella convinzione che solo laddove vi siano convinzioni forti e profonde da ambo le parti sia possibile attivare un effettivo confronto, scoraggiando la tentazione di uno dei contendenti di sopraffare il proprio interlocutore. Da qui il grido d'allarme contro il rischio che il relativismo culturale potesse corrodere dall'interno la tenuta della civiltà occidentale e, in tal modo, magari involontariamente, incoraggiare coloro i quali hanno l'obbiettivo di piegarla attraverso l'uso del terrore. Da qui anche la riscoperta dei fondamenti che, nella nostra parte di mondo, si era preso a considerare in maniera irriflessa. Da qui, infine, gli inviti a considerare la difesa delle conquiste civili connesse alla nostra tradizione come un terreno d'impegno che possa accomunare credenti e non credenti. Non casualmente, nel gruppo di quanti giunsero per primi a queste conclusioni vi erano cattolici, protestanti e agnostici uniti da una comune riflessione, e non già da u- n'irrefrenabile spinta alla conversione. Estratto da Gaetano Quagliariello, Il giornale I nuovi preti Le diocesi e i movimenti L opinione di mons. Francesco Cacucci, vescovo di Bari-Bitonto Quali sono le opportunità e i rischi legati a seminaristi provenienti da esperienze caratterizzate (movimenti ecclesiali, gruppi carismatici...)? «Innanzitutto va precisato, per sfatare alcuni luoghi comuni, che - come risulta da una recente indagine fatta tra i seminaristi - solo una piccola percentuale di loro proviene dai movimenti, mentre la maggior parte ha maturato la vocazione al presbiterato all'interno delle comunità parrocchiali e dell'azione cattolica. Detto questo, non va dimenticato che i movimenti si stanno caratterizzando sempre più come "luoghi pedagogici della vita di fede" e, per questo, offrono un ambiente idoneo per la scoperta e l'accoglienza della propria vocazione. Inoltre sono ricchi di una forte spinta missionaria, che realizzano soprattutto negli ambienti di vita. E questo costituisce una grande risorsa sia per la Chiesa, sia anche per il ministero. Il rischio al quale a volte vanno incontro è quello di sentirsi, come seminaristi e poi come presbiteri, più appartenenti al movimento che alla Chiesa particolare, ponendo, anche se non esplicitamente, una sorta di condizione: essere prete di quel movimento. Per i seminaristi provenienti dai movimenti potrà essere certamente positivo conservare un certo collegamento con quelle esperienze che li hanno aiutati a crescere nella fede e a maturare la vocazione al presbiterato, ma questo non deve in alcun modo impedire loro di riferirsi con sincerità e grande disponibilità alle indicazioni formative del vescovo e degli educatori del seminario, affidandosi con grande fiducia alla loro guida. È indispensabile che nella vita di seminario si eviti il sorgere di realtà "autonome" che, pur vivendo all'interno della comunità, facciano riferimento, nel loro cammino formativo, ad altre realtà esterne al seminario. In passato questo si è talvolta verificato. Deve, comunque, essere ben chiaro che i seminaristi, da qualsiasi realtà ecclesiale provengano, incamminandosi verso il presbiterato sono chiamati a rendersi disponibili a vivere il loro ministero in qualsiasi realtà pastorale venga loro indicata dal vescovo, senza porre alcuna condizione» ll Regno - Attualità, n.2/ gennaio 2006 XXIV canto del Paradiso di un passaggio della Lettera agli Ebrei di Paolo di Tarso. La fede, così definita, è presente nell animo di un credente come nell animo di un laico. Sia essa, come diceva Norberto Bobbio, «fede in un Dio Creatore o in un Dio creatura, fede in un Dio trascendente o fede nell Uomo», vive e opera dentro di noi come una Grazia preziosa, capace di sopravvivere a qualsiasi tragedia. Anzi, proprio nel profondo del dolore a essa ci rivolgiamo, noi laici, come voi credenti, come nostra estrema fonte di vita e di speranza. Dopo i campi irrorati di sangue di Verdun, dopo le camere a gas di Auschwitz-Birkenau, che cosa, se non la fede, ci fece mettere all opera con la speranza di fare rinascere, nella coscienza delle nazioni, «l istintiva spinta a vivere in pace e in armonia» in cui credeva Papa Wojtyla? Accade che la fede, come un dono, si manifesti in noi: misteriosamente, quando più è improbabile che ciò avvenga, noi la troviamo, quando ci è concesso trovarla, «nella nostra bocca e nel nostro cuore». Ma da dove ci viene questo dono? Sulle origini della fede, ovviamente, i nostri pensieri percorrono cammini diversi: diversi fra l una e l altra fede religiosa; diversi fra coloro che credono in un Essere Supremo - anche se non tutti se lo raffigurano allo stesso modo - e noi laici, liberi pensatori. Per noi, non vi è una sola fonte di saggezza e di fede. La nostra fede laica è costruita su antiche fondamenta, sulla memoria e sulla complessa eredità di antichi e nuovi pensatori di tempi e di nazioni diverse, profeti e filosofi. Dentro di noi, laici, c è anche tanta parte del pensiero religioso, tanta storia di Dio. Il nostro patrimonio di idee, che è andato arricchendosi ed evolvendosi nei tempi lunghi della storia (quanto sono mutate anche le grandi religioni, nel corso dei millenni!), può condurre, talvolta, anche in noi laici, come a una illuminazione del nostro spirito. Condividiamo con voi, credenti Segue a pag. 10

5 Pag. 5 Focus Gennaio 2007 L oscena inutilità della guerra A novant anni dall atroce battaglia di Verdun, uno scritto di Ettore Masina Ho scoperto, per caso, che esattamente novant anni fa terminava una delle più atroci battaglie della storia. I tedeschi si ritirarono dalla piana di Verdun, nella Lorena, nove giorni prima del Natale Quando se ne andarono, dopo nove mesi di feroci combattimenti, la pianura e le basse colline di quella zona (250 chilometri dalla capitale francese; la porta di Parigi, secondo gli strateghi) erano un enorme tomba di fango in cui giacevano, massacrati, due interi eserciti. Dal febbraio di quell anno i cannoni tedeschi e quelli francesi avevano tempestato di colpi, giorno e notte, ininterrottamente, le trincee nemiche. Gli storici annotano: 2 mila cannoni, 21 milioni di proiettili sparati. Dove oggi vivono 30 mila persone si accalcarono, in quei tempi di dannazione, per morirvi o per sopravvivere, marchiati per sempre dall orrore, più di un milione di soldati. Fu tra le battaglie più gigantesche della storia: i caduti francesi furono 163 mila, 216 mila i feriti e i mutilati; i tedeschi, rispettivamente 143 mila e 196 mila. Decine di migliaia di feriti non sopravvissero. Sulle rovine di cinque villaggi, completamente cancellati dalle bombe, ogni giorno migliaia di soldati uscivano dalle trincee in cui avevano dormito all addiaccio sotto una pioggia insistente per andare all assalto con le baionette inastate. In ricordo delle persecuzioni e dell Olocausto degli ebrei Il 27 gennaio, la giornata della memoria Il 27 gennaio del 1945 è la data in cui furono abbattuti i cancelli del lager di Auschwitz. Il 27 gennaio è diventato il Giorno della Memoria, che l'europa dedica al ricordo delle persecuzioni subite dagli ebrei e dai deportati militari e politici nei campi nazisti. Cronologia delle persecuzioni subite dagli ebrei 1933: 30 gennaio: Adolf Hitler è nominato cancelliere tedesco; 1 aprile: cominciano le discriminazioni ufficiali contro gli ebrei 1938: 28 ottobre: ebrei rinviati dalla Germania in Polonia; 9 novembre: attivisti nazisti rompono le vetrine dei negozi di ebrei nella notte dei cristalli 1939: 1 settembre: la Germania invade la Polonia; 21 settembre: agli ebrei polacchi viene ordinato di radunarsi nei centri urbani 1940: maggio-novembre: i ghetti polacchi vengono sigillati 1941: 22 giugno: la Germania attacca l'urss. Reparti speciali cominciano le esecuzioni sommarie degli ebrei e della intellighentsia bolscevica ; 30 luglio: il vice di Hitler, Hermann Goering, chiede un piano complessivo per una soluzione finale della questione ebraica ; 3 settembre: prime vittime delle camere a gas ad Auschwitz; settembre: ebrei, compresi donne e bambini, sono fucilati a Babi Yar, presso Kiev; luglio-dicembre: ebrei uccisi in Lituania e Bielorussia; ottobre: primi ebrei tedeschi deportati in ghetti stranieri; novembre: entrano in funzione in Ucraina le prime camere a gas mobili; dicembre: in Polonia entra in attività il Sventrare almeno un nemico era l ordine che ricevevano ogni volta dagli ufficiali. Migliaia di soldati morivano ogni giorno per l effimera conquista di un rialzo di terreno che meritava appena il nome di collina. La civiltà, la vita normale, la possibilità di sorridere, di innamorarsi, di contemplare il cielo, di dormire in un letto, persino di morire in un letto, sembravano cose lontanissime. Più tardi i veterani di Verdun sarebbero stati guardati con orrore dagli altri soldati: si erano abituati a camminare senza neppure accorgersene sui cadaveri dei commilitoni ; e avevano ascoltato il suono dei denti di enormi topi che li divoravano. La battaglia di Verdun fu ritenuta così importante dai capi politici e militari francesi che la strada sulla quale venivano inviati rinforzi e munizioni ai combattenti fu chiamata Via Sacra ; ma i soldati conoscevano la verità, cantavano una terribile canzone che diceva: Et tout ça pour rien, et tout ça por rien, tutto questo per niente. Migliaia di militari dell una e dell altra parte furono fucilati per ordine dei generali: l accusa era di diserzione o di codardia. In realtà erano uomini che rifiutavano di essere tramutati in macellai di uomini o in carne da macello. Benedetto XV parlò allora di inutile strage. Qualche tempo fa papa Ratzinger ha definito Verdun momento o- campo di sterminio di Chelmno 1942: 20 gennaio: il capo dei servizi di sicurezza Reinhard Heydrich invita i capi nazisti alla conferenza del Wannsee, per definire i piani per accelerare le uccisioni in massa e sterminare undici milioni di ebrei; gennaio: tre grosse camere a gas sono aggiunte al campo di Auschwitz, altri tre campi di sterminio entrano in attività per affrettare lo sterminio; marzo-maggio: entrano in attività i campi di Belzec e Sobibor, presso Lublino. E' organizzato su vasta scala il trasporto degli ebrei dai territori occupati ai campi di sterminio; luglio: entra in funzione il campo di Treblinka, a nordest di Varsavia 1943: marzo: uccisa la maggioranza degli ebrei nei paesi occupati. Il campo di Belzec viene chiuso: vengono esumati e bruciati i resti delle vittime per nascondere le prove; agostoottobre: anche i campi di Treblinka e Sobibor vengono rasi al suolo: si calcola che nei tre campi siano stati uccisi 1,75 milioni di ebrei 1944: maggio: quasi ebrei ungheresi inviati a Auschwitz; lugliosettembre: quando l'armata Rossa raggiunge la Polonia i nazisti chiudono alcuni campi e il ghetto di Lodz viene sgomberato. Oltre ebrei inviati in campi di sterminio ancora in attività; novembre-dicembre: le camere a gas e i crematori di Auschwitz vengono smantellati e sepolti 1945: gennaio: mentre l'armata Rossa avanza, Auschwitz viene evacuato: molti prigionieri vengono uccisi e gran parte degli altri muoiono durante marce forzate (tra il 17 e 19 gennaio prigionieri furono obbligati a mettersi in marcia per scuro della storia del Continente, il quale deve restare nella memoria dei popoli come un evento da non dimenticare mai e da non rivivere mai. Verdun denunzia la oscena idiozia delle guerre, la loro inutilità. Il primo conflitto mondiale provocò in Europa mutamenti di confini che avrebbero potuto essere ottenuti per via diplomatica. Bruciò due generazioni umane di europei (le vittime italiane furono 600 mila) con il risultato di seminare povertà e disperazione, le quali nutrirono la diffusione del fascismo e del nazismo. I generali che avevano comandato le truppe di Verdun rivelarono negli anni successivi di essersi abituati a considerare le persone poco più che insetti: il maresciallo Hindenburg spianò a Hitler la via del potere, il maresciallo Petain collaborò con Hitler nella deportazione degli ebrei. Nel resto del mondo non vi furono mutamenti se non nominali: i possedimenti coloniali tedeschi passarono alla Francia e alla Gran Bretagna e i loro popoli continuarono a essere crudelmente sfruttati. Le grandi industrie europee e americane (la Krupp, la General Motors, la Fiat, la Renault) furono le uniche a trarre enormi benefici dalla prima guerra mondiale. E venticinque anni dopo scoppiò la seconda, quasi che la prima non ci fosse mai stata. Ettore Masina, Lettera 119, dic.06, estratto raggiungere altri campi più lontani dal fronte: un esodo passato alla storia come la marcia della morte, per le fucilazioni dei più deboli che cadevano sfiniti sulla neve e per l'ecatombe provocata dal gelo di quei giorni); 27 gennaio: verso le tre del pomeriggio truppe sovietiche liberano il campo. Vi trovano solo persone, ridotte a larve umane: la fabbrica della morte aveva distrutto fino a quel giorno, secondo varie fonti, da 1 milione e a 1 milione e vite umane (1 milione gli ebrei). «Grido di disperazione e ammonimento all'umanità sia per sempre questo luogo dove i nazisti uccisero circa un milione e mezzo di persone, principalmente ebrei da vari paesi d'europa», si legge ad Auschwitz, su una delle 20 lapidi in diverse lingue piazzate davanti al monumento alla memoria delle vittime del genocidio nazista. Il padiglione che commemora i italiani internati nel campo (37.000, di cui ebrei, vi morirono) porta invece inciso sull'ingresso questo memento : «Visitatore, da qualunque paese tu venga, non sei un estraneo. Perché il tuo viaggio non sia stato inutile, perché non sia stata inutile la nostra morte per te e per i tuoi figli le ceneri di Oswiecim valgono di ammonimento; fa' che il frutto orrendo dell'odio di cui hai visto qui le tracce non dia nuovo seme né domani né mai». (Sono parole dello scrittore Primo Levi, che fu prigioniero di Auschwitz dal 26 febbraio 1944 al fatidico 27 gennaio dell'anno successivo). R. Rutigliano HANNO DETTO Le tre sfide Sono tre le sfide che chiamano oggi in causa ogni credente: "approfondire la propria tradizione religiosa, non in maniera selettiva, ma nella piena fedeltà alla propria tradizione"; "incontrare i fedeli di altre tradizioni religiose in uno spirito di reciproco rispetto, fiducia ed amicizia"; combattere insieme "per la promozione della dignità di ogni persona attraverso l'impegno nella giustizia". Lavorare insieme alle altre religioni per la promozione dell'armonia e della pace è un compito concreto per i credenti, ha aggiunto: "Infatti, gli antichi pregiudizi, la insufficiente conoscenza, la mancanza di comprensione delle credenze e delle pratiche delle altre religioni e il timore dell'altro, dovuto a tendenze egocentriche dell'uomo, hanno spesso dominato le relazioni umane". Card. Poupard all incontro interreligioso di Assisi, Riaccendere una nuova luce Una famosa pagina del pensatore tedesco Friedrich Nietzsche inizia con questa frase: " Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". Sembra un segno di follia decidere di accendere una lanterna quando attorno c'è la piena luce del mattino, ma in realtà anche l'umanità di oggi comincia a sentire l'esigenza di dover riaccendere una nuova luce proprio quando tutto attorno sembra illuminato. La luce che viene dal secolo dei "lumi", dalla ragione, dalle scienze, dai poteri del mondo non appare più sufficiente per il nostro cammino. Siamo spinti da tanti segni a rimetterci in ricerca. Mi sembra che un primo compito dei cristiani in Europa e nel mondo sia l'ascoltare, il fare emergere, il sostenere questa nuova ricerca. Le persone cercano la verità, cercano Dio. Mons. Aldo Giodano, Segretario G. CCEE La paura dell Occidente di fronte all Islam Alla paura dell'occidente di fronte all'invasione del terrorismo islamico dedica molta attenzione un noto islamologo, Magdi Allam. Egiziano di origine, ma italiano di adozione, dice che "il sentimento della paura è la vera arma degli integralisti, dei terroristi... Dobbiamo prendere atto che loro hanno scatenato una guerra, di natura aggressiva non reattiva, una guerra premeditata, finanziata, pianificata contro la nostra vita e la nostra civiltà umana. Che potremo vincerla soltanto se disporremo non solo della forza delle armi ma soprattutto della legittimità ideale e della capacità di persuasione morale. Noi, cittadini e paladini di un mondo libero, abbiamo un imperativo etico, prima ancora della necessità politica, di vincere la paura. Come esseri umani che anelano istintivamente, sentimentalmente e razionalmente alla vita, non abbiamo altra scelta che vincere la paura": Magdi Allam, Vincere la paura. La mia vita contro il terrorismo islamico e l'incoscienza dell'occidente, Oscar Mondadori, Milano 2006

6 Pag. 6 Indiocesi.it Gennaio 2007 Le religioni monoteistiche e i Diritti Umani SECONDA PARTE Riportiamo la seconda parte dell articolo di padre Artemio Vitore ofm sui diritti umani e religioni, comparso sulla rivista La terra Santa, n. dicembre Il Cristianesimo e i diritti umani Come nel Giudaismo, anche nel Cristianesimo la comprensione dei diritti umani e della loro universalità è tardiva. È stato necessario un confronto, a volte duro e doloroso, con l'illuminismo e altri movimenti moderni, perchè nella Chiesa si avviasse una riflessione più ampia e profonda su questo argomento. (...) La rivelazione biblica. proclama con forza la dignità di ogni persona creata a immagine di Dio, l'unità del genere umano nel progetto del Creatore e la dinamica della riconciliazione di Cristo redentore che ha abbattuto la barriera dell'odio che separava i mondi contrapposti per ricapitolare in Se stesso tutti gli esseri umani.. Queste parole - che sono del documento La Chiesa di fronte al razzismo della Commissione Pontificia Iustitia et Pax. presentato il 3 novembre 1988 proclamano il valore della persona, la sua dignità e l'uguaglianza di tutti gli esseri umani; così facendo presentano anche quelli che sono i capisaldi di una visione cristiana dei diritti umani. (...) La Bibbia afferma chiaramente che tutti gli uomini sono stati creati a immagine di Dio (cfr. Gen 1,26s; 5,1.3; 9,6). La dottrina dell uomo come immagine di Dio è il nucleo fondamentale di tutta l antropologia biblica, che è completata dalla dottrina dell unità di tutti gli uomini in Gesù Cristo, il quale è la vera.immagine di Dio (cfr. Col 1,15s; 2Cor 4,4; Eb 1,3). In quanto immagine di Dio, ogni essere umano partecipa dell intelligenza, della volontà e della potenza di Dio. Questa partecipazione è il fondamento della dignità dell essere umano e dei suoi diritti, che non dipendono perciò dalle sue qualità individuali, dalla sua origine, cultura, sesso, condizione sociale e religione. (...). Inoltre, la stessa rivelazione biblica afferma che Cristo è morto per tutti gli uomini, ottenendo così per tutti il potere di diventare figli di Dio (cfr. Gv 1,12s). Gesù Cristo, con la sua morte in croce, ha redento tutti gli esseri umani, tutti i popoli, tutte le culture. (...) Con la rivelazione che Dio è amore (1Gv 4,8), Gesù ci ha insegnato che la legge fondamentale della perfezione u- mana e, pertanto, della trasformazione del mondo è.il comandamento nuovo, il comandamento dell'amore: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr. Gv 13,34). E poiché ogni essere umano è immagine del Dio invisibile ed è fratello di Cristo, per questo il cristiano incontra in ogni essere umano Dio stesso e l'esigenza di giustizia e di amore che è propria di Dio. (...) Queste verità, rivelate da Dio all uomo mediante Gesù Cristo, costituiscono la base teologica della dignità dell'uomo e dei suoi diritti fondamentali. Questo è anche ciò che afferma la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il cui Preambolo dice: Il riconoscimento dell innata dignità di tutti i membri della famiglia umana e l'inalienabilità dei suoi diritti è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace del mondo. (...) Questo è anche ciò che insegna la Chiesa. (...) L'insegnamento della Chiesa sui diritti dell uomo si può riassumere così: 1) tutti gli esseri umani sono uguali in quanto hanno la stessa natura; 2) pertanto, tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri; 3) i diritti della persona, tanto quelli che appartengono alla sfera collettiva: religiosi, civili, politici, sociali e culturali; sono inviolabili, inalienabili e universali. Si deve aggiungere che i diritti e i doveri non si possono separare: sono intimamente uniti, come ricordava Paolo VI nel suo messaggio all ONU in occasione del 25 anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell uomo (10 dicembre 1973): Se i diritti fondamentali dell uomo rappresentano un bene per tutta l umanità nel suo cammino verso la conquista della pace, è necessario che tutti gli uomini, mentre prendono sempre più coscienza di questa realtà, siano coscienti che in questo campo parlare di diritti è come enunciare dei doveri. Inoltre occorre sottolineare il fatto che nessun diritto umano è sicuro se non sono difesi tutti. Quando si accetta, senza opporsi, la violazione di uno qualsiasi dei diritti umani, si mettono in pericolo tutti gli altri. (...) L'Islam e i diritti umani Tutti sappiamo che l Islam unisce strettamente, forse identifica, Religione e Stato. Elemento essenziale di questa unione è la Sharia, la. retta via. che si deve percorrere; è la legge divina che regola ogni attività dell'uomo. La Sharia è l'espressione della volontà divina come è stata trasmessa dal Corano e dalla Sunna (la tradizione): in sostanza è il modo di comportarsi del Profeta Maometto, considerato come il modello perfetto da imitare. La legge islamica deriva dunque da due fonti: la Parola di Dio e la vita del profeta. La Shari.a regola tanto le relazioni degli uomini con Dio (in questa parte si esprime nei cinque precetti fondamentali, chiamati anche i pilastri dell'islam) quanto le relazioni umane (l'uomo, la donna, il matrimonio, ecc.). (...) La Sharia è così importante per un musulmano che egli la considera immutabile. (...) Qual è dunque la posizione dell'islam nei riguardi dei diritti umani come sono stati espressi nella Dichiarazione universale del 1948? Se ci limitiamo alle parole di Said Rajai-Korassani, delegato permanente della Repubblica islamica dell Iran alle Nazioni Unite, il quale dichiarava: Il concetto di diritti umani è un invenzione giudaicocristiana e quindi è una cosa che l Islam non può ammettere, dobbiamo concludere che Islam e diritti umani sono due realtà incompatibili. Ma forse non tutti i musulmani la pensano così. Esiste nel mondo islamico una visione diversa da questa? Pare di sì: la Carta Islamica, approvata dal comitato centrale dei musulmani in Germania il 20 febbraio 2002, afferma, al n. 13, che non c è contraddizione tra la dottrina islamica ed il nucleo fondamentale dei diritti dell uomo sanciti dall ONU. Questa affermazione rispecchia veramente il pensiero dei musulmani che vivono in Germania o dipende da un certo opportunismo? Per capire veramente la posizione dell'islam sui diritti dell'uomo bisogna partire da uno dei termini più importanti della sua teologia: la umma (da umm: madre). Secondo la Sura 7, , ci fu un giorno, fuori della storia, in cui Dio propose un patto a tutta l'umanità adamitica. In quel momento tutti gli uomini erano uguali davanti a Dio. Sennonché ci fu chi accettò il patto e chi invece lo respinse. Fu allora che si creò sulla terra la umma islamica, la comunità dei credenti. L appartenenza alla umma non è altro che l'attuazione nel tempo di un appartenenza che, per l'islam, è alla portata di tutti gli uomini. Questa divisione non separa soltanto i musulmani dagli ebrei e dai cristiani, ma passa anche dentro la stessa comunità i- slamica, passa cioè tra i veri credenti e gli eretici o i non praticanti. L'appartenenza alla umma è dunque un traguardo che si può raggiungere con uno sforzo continuo, che però è possibile solo all'interno dell'islam. (...) Nel 1981 il Consiglio Islamico per l'europa rese nota a Parigi una Dichiarazione i- slamica dei diritti dell'uomo, che inizia così: L'Islam ha dato all'umanità un codice ideale di diritti umani 14 secoli fa. Questi diritti intendono conferire onore e dignità all'umanità ed eliminare lo sfruttamento, l'aggressione e l'ingiustizia. I diritti dell'uomo nell'islam sono fortemente radicati nella convinzione che Dio e solo Dio è l'autore della legge, il Principio di tutti i diritti umani. Data la loro origine divina, nessun dirigente né alcun governo, nessuna assemblea né autorità possono limitare, abrogare o violare in alcun modo i diritti dell'uomo conferiti da Dio. Pertanto nessuno può violarli. (...) In queste parole si vede chiaramente il carattere teocratico dell'islam e del Corano. Esso infatti non pone alcuna separazione tra l'ordine religioso e l'ordine civile e politico, quindi non riconosce né la laicità dello Stato né il sistema democratico, che esso accusa di negare i diritti di Dio per trasferirli al popolo. Per l'islam esistono solo il governo di Dio e la legge divina. È logico che solo i credenti possono godere dei diritti che ne derivano. (...) L'Islam divide l'umanità in due gruppi, in due categorie: i musulmani e i non musulmani. Tutti gli uomini musulmani (la posizione della donna nell'islam è ancora una questione da risolvere) sono uguali e godono degli stessi diritti. I non musulmani che vivono in una società a maggioranza musulmana e in uno Stato islamico sono trattati in modo diverso. (...) È quindi molto difficile parlare di u- guaglianza di diritti per tutti nell'islam. In effetti, nei Paesi islamici ai non-musulmani sono negati o quasi molti diritti. Ciò è in netto contrasto con l'articolo 2,1 della Dichiarazione dell'onu, che dice: ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. All'inizio del Preambolo la Dichiarazione proclama la dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana. (Seconda parte - Fine)

7 Pag. 7 Orizzonti aperti Gennaio 2007 Al cuore della fede - Secondo la Deus Caritas est di Benedetto XVI 3 - L eucaristia ci lega a Gesù A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'eucaristia, durante l'ultima Cena. Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando già in quell'ora ai suoi discepoli nel pane e nel vino se stesso, il suo corpo e il suo sangue come nuova manna (cfr Gv 6, 31-33). Se il mondo antico aveva sognato che, in fondo, vero cibo dell'uomo ciò di cui egli come uomo vive fosse il Logos, la sapienza eterna, adesso questo Logos è diventato veramente per noi nutrimento come amore. L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo Turismo, estetica e spiritualità La cripta della cattedrale di Anagni Antica roccaforte ernica, Anagni fu spesso residenza papale nei secoli XII-XIII e diede i natali a quattro papi: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII, la cui statua domina il fianco sinistro della cattedrale. In Anagni Bonifacio VIII subì il 7 settembre 1303 la famosa ingiuria schiaffo morale se non fisico da parte di Sciarra Colonna e Guglielmo di Nogaret: Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso / e nel Vicario suo Cristo esser catto. / Veggiolo un altra volta esser deriso così Ugo Capeto nel Purgatorio di Dante, XX, Quasi Sistina sotterranea e tesoro nascosto d arte e di fede, la cripta del Duomo di Anagni, oggi suggestiva cittadina della Ciociaria, offre una fra le più interessanti testimonianze della pittura italiana del Duecento, in transizione dalla fissità bizantina ad un incipiente naturalismo, inizio di un autonoma cultura figurativa occidentale e come preludio a Cimabue e a Giotto. Essa consiste in un vano rettangolare di metri 8 x 19, scandito in tre navate traverse da colonne su cui poggiano gli archi che sostengono ventuno volte, interamente affrescate, come le pareti, da tre maestri, ciascuno con il suo stile: il Maestro delle traslazioni, il Maestro ornatista e Frater Romanus, benedettino. Gli affreschi ci parlano della Rivelazione e di coloro che l hanno accolta: l antico Israele, Maria, i martiri cristiani dei primi secoli s. Magno, venuto da Trani ad Anagni per portarvi il Vangelo e subirvi il martirio nella persecuzione di Decio e di Valeriano -, il popolo anagnino, presente col vescovo ad accogliere le reliquie di s. Magno. Si parte dalla creazione, indicata come composizione armonica del mondo attraverso l unione di aria, acqua, terra e fuoco. Le volte della navata centrale presentano le vicende dell arca dell alleanza: la legge di Dio è vita per chi la osserva, sciagura per soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. L'immagine del matrimonio tra Dio e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione. La «mistica» del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare. Deus caritas est n.13 La cripta della cattedrale di Anagni chi la disprezza, come le città filistee. La lettura tipologica della Bibbia porta a vedere nell arca una figura di Maria, Foederis Arca : la legge di Dio posta nel cuore dell uomo (Ger 31,33) è il Logos incarnato nel seno di Maria. Un profondo legame dunque unisce il tema dell arca alla Madonna col Bambino, che ripetutamente gli affreschi presentano. E questo Bambino è ad un tempo il Creatore e il consumatore di tutta la vicenda umana e cosmica: nell abside centrale egli diventa, sulla falsariga di Apoc 5, l Agnello con sette corna la totalità del potere e sette occhi la totalità dello Spirito di Dio e della conoscenza -, il solo degno, cioè capace di togliere i sette sigilli la totalità del peccato che chiudono all uomo il libro della rivelazione e della vita. L Agnello immolato e ritto in piedi Cristo morto e risorto è circondato dai ventiquattro vegliardi che innalzano coppe colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e dai quattro esseri viventi, le cui fattezze diventano, a partire da Ireneo, i simboli degli e- vangelisti. Nella volta soprastante, l Agnello si tramuta nel Cristo giudice, raffigurato nelle sembianze del Figlio dell Uomo secondo Apoc 1, con la spada che esce dalla bocca ad indicare l efficacia della parola di Dio e le lettere Alfa e Omega ad esprimere che egli è il primo e l ultimo, colui che ha vinto la morte ed ora vive per sempre, speranza ed esito di ogni vita. Franco Betteto Bianco/Nero Gianni Vattimo Ma proviamo ad applicare il ragionamento (dei valori deboli, ndr) alla situazione attuale, quella che vede l'occidente minacciato da culture altre che non condividono i suoi stili di vita e nemmeno le sue idee su ciò che è naturalmente buono o cattivo, dalla morale privata alle leggi dello Stato. Immaginiamo anzi, per un momento, che abbiano ragione coloro che ci mettono in guardia contro l'essenza violenta dell'islam, almeno in certe sue espressioni radicali. Anche se dovessimo accettare questa ipotesi, in che cosa potrebbe consistere la nostra difesa dei valori dell'occidente? La costruzione di una grande alleanza «occidentale» pronta a battersi contro la «barbarie» dell Est? La prospettiva di una simile possibile guerra non sarebbe altro che la devastazione del pianeta e forse la sua distruzione. Per quanto possa a prima vista scandalizzarci, la sola speranza realistica che possiamo coltivare è che anche nel mondo musulmano si diffonda quel secolarismo e quella «fede debole» (e edonismo, consumismo, superficialità...) che tanto spesso ci viene rimproverata. Questo è forse il solo Occidente che merita di diffondersi nel mondo. Gianni Vattimo, filosofo, La Stampa,30, dic. 06 Giuseppe Fraizzoli, Che cosa pensa della convivenza fra cattolici e musulmani? "Commettiamo l errore di guardare agli islamici con la nostra mentalità. Per questo non riusciamo a capirli. Per esempio, paragoniamo le loro moschee alle nostre chiese. Non è così. La moschea, più che luogo di culto, è un centro di ritrovo sociale, è più politica che religione. Per entrare in dialogo con loro dobbiamo dire con chiarezza chi siamo, senza paura, senza nasconderci. Gli islamici non hanno rispetto per il nulla. E noi col nostro buonismo questo sembriamo, ai loro occhi: il nulla. Il fatto che gli occidentali non credano in niente è il vero scandalo per loro. Il mio ospedale è zeppo di crocifissi ma nessuno, né musulmano né ebreo, s è mai sognato di chiederci di staccarli dalle pareti. Dobbiamo testimoniare chi siamo, non nasconderci. Chi ha un identità è rispettato". Giuseppe Fraizzoli, direttore dell Holy Family Hospital dei Fatebenefratelli di Nazaret La cattedrale di Anagni NOTE DI LETTURA C è posta per Dio di Andrea Balbo Francesco Antonioli (1963) è un giornalista de Il Sole 24 Ore ed è autore di numerosi volumi per Piemme e le edizioni Paoline. In questo originale libro ha voluto raccogliere una cinquantina di lettere scritte a Dio da personaggi noti provenienti da vari ambienti (scientifico, accademico, giornalistico, imprenditoriale, religioso). Non si tratta, come dichiara lo stesso autore, di letterine infantili, ma di un occasione per scavare dentro se stessi, ponendosi domande e cercando risposte o, semplicemente, cogliendo l occasione per un buon esercizio di ironia. Il libro è godibile e provocatorio al tempo stesso: il curatore ha infatti deliberatamente accolto anche lettere di non credenti, alcune anche dure, altre basate su argomentazioni presentate a volte con irritante sicumera, quasi che si tratti di asserzioni innovative e non di temi ormai triti (si veda la lettera di Mario Capanna, dove si recupera l idea feuerbachiana-marxista di Dio come proiezione delle esigenze umane). Nessuna delle missive è però banale e da ciascuna di esse fuoriesce una carica di spiritualità molto forte, anche dalle più irreligiose. La formazione e gli interessi degli scriventi sono diversi: si va dall astrofisico credente Duccio Macchetto al professore scettico di storia del cristianesimo Giovanni Filoramo, dallo scrittore musulmano Khaled Fouad Allam al comico trasformista Arturo Brachetti, dal giornalista Paolo Guzzanti a don Leonardo Zega: ognuno compone con stile differente, ora indirizzando al nulla ora al Signore buono ora semplicemente a Dio, utilizzando un linguaggio nutrito di letture misticheggianti oppure scegliendo volutamente la forma della lettera commerciale. Non tutti scrivono allo stesso Dio: gli islamici si rivolgono ad Allah e diverso è anche l oggetto dei monaci zen. Il volume è l occasione per scoprire e rivelare al pubblico i percorsi di fede o di incredulità che molti di questi personaggi hanno seguito: il lettore può trovarvi insospettate corrispondenze con le proprie esperienze, ma anche utili sfide per mettere alla prova le proprie convinzioni. Si tratta infatti di un vero libro da Terzo Millennio, frutto di un tempo in cui la fede almeno quella cristiana non è granitica, ma continuamente chiamata a interrogarsi, a colloquiare con il mondo e suggerirgli risposte, in cui chi proclama di avere fede in Dio è continuamente sottoposto alla sollecitazione della prova, all onere sfibrante della dimostrazione di fronte alla facile e comoda incredulità. Ecco: questo testo ci fa capire che, come la fede, anche l incredulità non può né deve essere comoda e indifferente; forse non è un merito da poco per chi intende affrontare seriamente il proprio cammino di fede. Francesco Antonioli (a cura di), C è posta per Dio. Protagonisti della vita italiana sfidano l Onnipotente (2005) Andrea Balbo

8 Pag.8 Cronaca bianca Gennaio 2007 Africa Cose dell altro mondo Il credo di una donna africana La donna in Kenya, come in altri Paesi africani, è legata alla vita di tutto il parentado. Con il contratto matrimoniale, concretizzato nell offerta della dote alla famiglia della ragazza, essa, sposandosi, diventa un bene, ossia proprietà di tutto il clan del marito. Se quest ultimo muore ella rimane al fratello di lui o ad altro parente prossimo. Alla donna sono riservati i lavori più duri, oltre a quelli di casa, resi molto pesanti dalla situazione precaria delle abitazioni e dal sistema di vita. Il servizio di noi missionarie consiste soprattutto nel rendere coscienti le donne della loro dignità e nell aprirle alla fede cristiana. In quest opera si resta veramente toccati di fronte ad espressioni di fede come quella della ghaneana Rachel Wahberg. «Credo in Dio Padre che ha creato l'uomo e la donna ad immagine sua, che ha creato il mondo e ai due sessi ha affidato la terra. Credo in Gesù, Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, che ascoltava ed amava le donne, che si intratteneva nelle loro case parlando con loro del Regno di Dio, che a- veva al suo seguito delle discepole che lo sostenevano nelle sue necessità. Credo in Gesù che parlò di se stesso come di una chioccia che raccoglie attorno a sé i pulcini. Credo in Gesù Risorto che apparve per primo a Maria Maddalena e le affidò l'ardente messaggio: "Va' e annuncia!". Credo all'universalità del Regno di Dio, nel quale non c'è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, perché la salvezza rende noi tutti uno. Credo nello Spirito Santo, lo Spirito di Dio che ci diede la vita e ci custodisce sotto le sue ali». Rachel Wahberg, Ghana Sr Claudia, missionaria della Consolata, Nairobi (Kenya) Allarme sulla vendita di armi a Paesi pericolosi Un nuovo Rapporto di "Control Arms" intitolato "Armi senza frontiere" è stato diffuso durante la sessione autunnale dell'assemblea generale dell'onu dedicata al controllo degli armamenti e alle trattative per un Trattato internazionale sul commercio delle armi. Il "Rapporto" denuncia le scappatoie che consentono all'industria delle armi di aggirare legalmente le regole, compresi gli embarghi. Rivela come, col sistema "non puoi vendere intero, ma puoi vendere a pezzi" svariate armi - compresi elicotteri d'attacco e veicoli da combattimento - vengono assemblate grazie a componenti provenienti dall'estero e prodotte sotto licenza in Paesi come Cina, Egitto, India, Israele e Turchia, che poi vanno a finire a Paesi soggetti ad embargo come la Colombia, il Sudan, l Uzbekistan. L'Unione Europea ha in vigore un embargo nei confronti della Cina; gli USA e il Canada rifiutano di vendere elicotteri a Pechino. Eppure il nuovo elicottero Lorenzo Crosta, figlio di mezzadri padovani emigrati a Venegono Superiore per fame, quando aveva tre mesi, si diploma perito elettronico alle serali a Saronno. Entra a far parte di un gruppo di Lotta continua, la cui specialità è menare i cattolici. Il 13 novembre 1977 vede dei manifesti che annunciano un incontro sulla condizione giovanile firmati Movimento popolare. Vi partecipa e si ritrova a un assemblea di Comunione e liberazione. Dopo l incontro si scontra con il relatore Pippo Ciancia, ed alla fine, sente dentro di sé la percezione di ciò che è bene e di ciò che è male. Chiede a cinese Z-10 non potrebbe volare senza i componenti e la tecnologia dell industria italo-britannica (Agusta), di quella canadese (Pratt e Whitney), statunitense (Lord Corporation) e franco-tedesca (Eurocopter). "Le leggi sul commercio delle armi sono così datate che è più diffìcile vendere un elmetto che le parti da assemblare di un'arma mortale. Il mondo ha bisogno di un efficace Trattato internazionale sul commercio di armi che fermi le esportazioni verso coloro che commettono violazioni dei diritti umani", ha commentato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International Alla fine del 2006 si stima che la spesa militare abbia raggiunto la cifra senza precedenti di 1058,9 miliardi di dollari, quindici volte le somme destinate agli aiuti internazionali. Nel 2005, USA, Russia, Regno Unito, Francia e Germania hanno complessivamente totalizzato 1'82 per cento dell'export mondiale di armi. Lorenzo Crosta Alle sue dipendenze solo down Cosa ho fatto in questo mese e mezzo trascorso? Mi sono guardato intorno, ho pregato, ho cercato nelle Sacre Scritture la chiave per capire quello Don Andrea che gli occhi vedono del presente e la memoria mi riporta al passato di questa terra. Ho aperto pagine di storia antica e recente della Chiesa e pagine della profonda e misteriosa religiosità musulmana. Ho preso contatti (per telefono o direttamente andandoli a trovare) con quanti mi hanno preceduto e da anni vivono in questa splendida terra. Ho intessuto piccoli quotidiani rapporti con i vicini di casa, con i mille piccoli negozianti delle mille piccole botteghe, imparando a salutare, a rispondere alle tante domande, a chiedere informazioni. Tante volte sono stato invitato a prendere un cay per strada (cioè un tè, come si dice da queste parti) Il Bauman pensiero La migrazione globale...«le migrazioni sono oggi la più grande posta in gioco, ma non sono più unidirezionali, vanno in tutte le direzioni. E un problema globale, ma noi cerchiamo soluzioni locali, tipo "chiudiamo le frontiere". Ma non funziona». Che fare? Zygmunt Bauman ti guarda con perplessità ironica. «Non lo so, le soluzioni dovranno trovarle quelli che oggi hanno anni. S è prodotto un divorzio tra potere e politica. Prima coincidevano nel territorio dello statonazione. Ma oggi il potere è extraterritoriale e non c è una politica di quell ampiezza. La grande questione aperta è un nuovo matrimonio. E attenti a non confondere politica internazionale con politica globale. La prima è una somma di nazionalità, una poi dice sì al tal accordo, un altra dice no e si blocca tutto. Nasceranno nuove forme» Intanto, come non bastasse, è divenuto globale pure il problema morale, avverte Bauman. «Si dice che l Olocausto concerne tre categorie di persone: le vittime, i carnefici, gli astanti, o spettatori. Ebbene, oggi, tramite la tv, siano tutti spettatori, tutti consapevoli, delle sofferenze altrui anche in lontanissime parti del mondo. Prima, sapere Ciancia che cosa può fare ed inizia così ad occuparsi di Tonino, un tetraplegico. Gli tiene compagnia due ore al giorno, insieme a lui scrive libri di poesie. Si rende conto che è Tonino a tener compagnia a lui; lo stupisce la sua gioia, la sua pazienza, il fatto che non si lamenta mai. Nel 1980, Pippo Ciancia si trasferisce con la sua famiglia a fare il medico in Uganda, e l anno dopo, Crosta apre il primo laboratorio per i disabili con l amico Francesco Coatti. Centosettanta sono i disabili assunti da Crosta; sono Down, spastici, malati di mente che producono cablaggi per frigoriferi e lavatrici, recinti elettrici, insegne luminose, ecc. In diciannove anni non ha mai lasciato nessuno alla porta. Ha preso anche trenta malati di Aids e venticinque carcerati in regime di semilibertà. Anche la segretaria di Crosta è Down. Attraverso il lavoro i Down ricreano i nessi con la realtà. Per loro il lavoro non è un dovere, ma il senso del vivere. Il sogno di Crosta è quello di costruire un villaggio dove invecchiare tutti insieme, noi cosiddetti normali, anziani, Down, malati. Simona Bruera Finestra per il Medio Oriente Perché vado in Turchia Le lettere di Don Andrea Santoro - 2 oppure ad entrare in casa e sedermi a mangiare (per terra sui tappeti, in un grande piatto comune). Mi sono ricordato di Gesù che diceva: «...chi accoglie voi accoglie me...» e questo mi dava la certezza che ad essere accolto fosse Gesù, attraverso la mia presenza impacciata, la mia totale povertà e il mio sorriso che suppliva alla quasi totale mancanza di parole. Ho imparato a voler bene, come segno fondamentale della presenza di Cristo, a voler bene gratuitamente senza nulla aspettarmi, a voler bene ad ogni persona così come è, come è vista ed amata da Dio. Celebro ogni giorno l'eucaristia, faccio ogni giovedì l'adorazione dalle 23 alle 24: sento che ora Gesù è presente ancor più intensamente di quanto lo fosse prima, perché quel segno di pane è un segno da Lui voluto. Imparo il turco, anche se finora un insegnante vero e proprio non sono riuscito a trovarlo. Il villaggio da cui partì Abramo di una carestia terribile in Africa attraverso i giornali era diverso. La tv cambia tutto. Ora vedi, sai. Dunque ti riguarda. È la globalizzazione della responsabilità. Oltretutto nell economia globale siamo tutti interdipendenti (quel che fa uno a Singapore ha un impatto anche su di me e viceversa, anche se io non conosco le connessioni intermedie) e a ciò fa riscontro la vulnerabilità reciproca assicurata». Una buona notizia secondo Bauman è che «per la prima volta nella storia l imperativo morale e l istinto di sopravvivenza vanno nella stessa direzione. Per millenni per seguire la morale dovevi sacrificare qualche tuo interesse. Oggi gli obiettivi coincidono: o ci prendiamo cura della dignità di ognuno, nel pianeta, o moriremo insieme. E attenzione, non basta assicurare a tutti cibo e acqua: molte iniquità ieri tollerabili oggi non lo sono più, la modernità è arrivata, si è fatta conoscere in tre quarti del mondo, dunque tante ingiustizie prima ritenute "inevitabili" vengono avvertite come "inaccettabili". Parecchi conflitti attuali non sono nati per il cibo, ma per la dignità offesa». Dal Corriere della Sera, (Harran) è a pochi chilometri di distanza: sono stato a trascorrervi la notte da solo per due volte, per risentire il suo "sì", per sentire soprattutto la fedeltà di Dio alle sue promesse anche quando tutto ci sembra assurdo, per rendermi conto ancora più da vicino che Dio sa quello che fa e questo è importante, non quello che noi vorremmo fare o vorremmo che Lui facesse. Una sera davanti al tabernacolo mi chiedevo: "Signore cosa vuoi che io faccia?". Poi mi è venuta in mente un'altra domanda: "Signore, ma tu qui cosa fai? Cosa hai intenzione di fare? Indicamelo, perché questo è importante e io devo solo accodarmi a quello che fai tu, prestandoti quello che sono". Alla comunione prego: "Signore, prendimi come prendesti il grumo di sangue di Maria e incarnati in me, facendo della povertà di quello che sono la ricchezza di quello che tu sei" Da Lettere dalla Turchia, Città Nuova, 2006 (Estratto)

9 Pag.9 Religione&Scuola Gennaio 2007 CINEFORUM Film per la catechesi e l irc La fabbrica di cioccolato Regia di Tim Burton (2005) Avete presente quei tipi bravissimi a raccontare storie, che quando parlano se chiudete gli occhi avete l'impressione di vedere quello che vi dicono? Ecco, Tim Burton è uno di quelli, e WW è una delle sue favole più belle, raccontata proprio come bisogna raccontarle, le favole: sognando, senza nessun 'rispetto' per la realtà, e soprattutto credendoci profondamente. Di magia questa storia appunto trabocca,e non si saprebbe da dove cominciare: forse dalla casa di Charlie, una specie di capanna della nonna di Cappuccetto Rosso, ma coi nonni moltiplicati per quattro, una mamma dolcissima, ed un buon papà; una incredibile concomitanza di eventi che portano Charlie a trovare il suo biglietto d'oro; il bizzarro Signor Willy Wonka; certamente il suo fantastico castello. Che è una fabbrica, certo, ma è soprattutto un castello fatato, in cui accade di tutto e in cui tutto p u ò accadere. A d averne le chiavi è un incredibile folletto, buono, ma netto nelle sue scelte e nelle sue idee, forte e deciso, ma con un cuore fragile e ferito. Una favola che si rispetti, e che 'serva' veramente qualcosa, deve avere, lo sappiamo, una morale, e la storia di WW ce l'ha, la sua morale, profondamente buona ed 'educativa': i 'cattivi' - i prepotenti, i violenti, gli avidi, gli arroganti - vengono puniti, i 'buoni' - coloro che sono disinteressati, che sono 'fedeli',che credono nelle cose vere ed essenziali della vita, vengono premiati. Attraverso la visione del film, siamo magicamente accompagnati a sperimentare l'emozionante trionfo del bene sul male, un bene che abita nelle persone "piccole" e semplici. Walter Gambarotto Dal giornale degli studenti del Liceo Porporato di Pinerolo Anche il Medioevo aveva la sua moda Quante volte mentre studiavamo Storia il nostro pensiero è vagato ed è sorta spontanea la domanda, nata forse a causa della nostra fissazione per i vestiti: la moda all'epoca era un elemento di distinzione come adesso? Influenzava la vita delle persone? E soprattutto, qual era il "must" di quel periodo? Per rispondere alle prime due domande, sì, anche nel Medioevo la moda era un elemento di distinzione che influenzava la vita della gente, tanto che in città come Firenze, Lucca, Bologna il governo dovette emanare più di una legge per limitare lo spreco di materiali pregiati quali gemme, oro, pellicce utilizzati nella decorazione di abiti e mantelli. Inoltre la moda cambiava in base alla classe sociale: si passava dalle semplici vesti dei contadini agli abiti sfarzosamente decorati e impreziositi dei nobili feudatari. Ad esempio, il guardaroba dei contadini era composto da pochi capi, cuciti in casa con stoffe per lo più scadenti. Fino al XIV secolo prevalse per l'uomo una veste piuttosto lunga, legata in vita da un semplice spago; per la donna invece erano previste una camicia, una Tu credi? Intervista a 18 personalità americane della cultura Risponde Paula Fox, scrittrice Lei crede? No, non credo. E soprattutto non credo all immagine comune di Dio, maschile. Ha un immagine particolare? Non essendo credente, non posso averla, ma devo aggiungere, per rispondere ancora alla precedente domanda, che credo nel mistero e nella bellezza. Ed entrambe le cose possono trovare una raffigurazione. Ritengo che quello che viene definito Dio sia la risposta che ognuno di noi si dà per obbedire a una propria legge interiore. Mi parli della sua educazione religiosa. Mia madre era una cubana di origine spagnola, che discendeva direttamente da un rappresentante della Santa Inquisizione, di nome Felix Del Camino. Ritengo che questo suo antenato l abbia portata a un atteggiamento di totale distacco dalla fede, e per quanto mi riguarda ha contribuito a farmi vedere con ostilità ogni forma di fondamentalismo. Anche mio padre era ateo, per quanto di educazione protestante, così come mio nonno. Quale è stato il suo primo incontro con la religione? Sono stata allevata sino a cinque anni e mezzo da un ministro protestante congregazionalista. Vivevamo in una grande casa sull Hudson a diciassette miglia dalla chiesa, e ricordo i viaggi in macchina verso il luogo dove celebrava le funzioni religiose. Era un uomo meraviglioso, al quale devo molto. Non sentiva di credere neanche in quel periodo in cui frequentava la chiesa? C è stato un momento in cui ho avuto un infatuazione mistica, che è durata per qualche mese. Avevo circa dieci anni e cominciai anche a cantare nel coro della chiesa, poi uno stupido incidente mi fece passare l entusiasmo: un ragazzo aveva incollato con un chewing gum le pagine degli spartiti. Ritengo che quella crisi abbia rappresentato un segno evidente del fatto che non si trattasse di qualcosa di molto serio. Cosa le piace tuttora della religione? Amo l esaltazione del perdono, dell umiltà e la comprensione della fragilità umana. Pochi giorni fa mi è capitato di urtare accidentalmente un uomo che era venuto a fare delle consegne. Quando mi sono scusata mi ha risposto: «Non chieda mai scusa: è un segno di debolezza». Non so se volesse essere gentile e cercasse di non farmi sentire in imbarazzo, ma credo che una concezione del genere sia profondamente priva di ogni educazione religiosa. Come ha reagito? Ho cercato di replicare con garbo dicendogli: «Al contrario: chiedere scusa è un segno di forza». Ma voglio continuare a dirle cosa amo della religione: le chiese, e in particolare le cattedrali. E amo l arte sacra, in particolare il Cinquecento e Seicento. Non posso sentire Bach senza pensare che era un organista e che gran parte delle sue composizioni sono sacre. E ascoltando la sua musica provo innanzitutto una grande gioia. Come considera coloro che credono? Ne ho il massimo rispetto, come ce l ho per tutti coloro che ricercano. Da Antonio Monda, Tu credi?, Fazi, pp.154, 2005, 14 gonna lunga fino ai piedi, una veste e una cuffia, niente in confronto alle decine di gonne, maglioncini, pantaloni e jeans che si possono trovare nel guardaroba di una qualsiasi donna del 2006! I contadini inoltre usavano calze di lana e scarpe in cuoio, ma spesso andavano a piedi nudi. In molti casi la famiglia conservava anche un abito più ricco ed elegante, riservato solo per i giorni di festa e a volte tramandato di generazione in generazione. In città la moda variava spesso durante il corso dell anno e in base alla classe sociale e alle disponibilità economiche erano previsti abiti differenti. Indumenti, lenzuola e asciugamani erano costosi, ritenuti un lusso ma anche un ostacolo insormontabile per la maggior parte dei lavoratori; la stoffa era grossolana e irritava la pelle, non difendendo sufficientemente dal freddo; si tendeva a lavarli assai di rado per non consumarli e talvolta erano trasmessi come oggetti preziosi di padre in figlio. Tuttavia, soprattutto tra le classi elevate, si diffuse la tendenza a vestirsi in modo sfarzoso, con tessuti pregiati arricchiti da fili d'oro, perle e pietre preziose. Le donne portavano indumenti di finissimo tessuto con maniche larghe al fondo che arrivavano fino a coprire la mano. Le vesti erano decorate da perle e fregi d oro con cinture d argento e pietre preziose in vita. Le dita e le acconciature erano spesso ornate da gioielli grandi quasi quanto pesche, tanto da fare invidia ai celebrati Swarovski. I ricchi uomini borghesi, vanitosi quanto le donne, portavano mantelli larghi e lunghi fino a terra, in genere di panno ma talvolta anche di velluto e seta con fodere di pelliccia. I pantaloni, meglio definiti brache, non erano ancora stati importati dal lontano Oriente e gli uomini si dovevano accontentare di una calzamaglia stile Peter Pan, pratica ma alquanto imbarazzante per noi! L abbigliamento era senza dubbio un elemento di distinzione per il signore: i suoi abiti erano cuciti con stoffe rare e costose, come i panni di morbida lana provenienti dalle Fiandre e da Firenze, le delicate sete di Cipro, Damasco e Lucca, la preziosa tela francese di Reims. Inoltre egli indossava pellicce pregiate di animali selvatici o domestici, quali l ermellino e lo zibellino. I modelli dei vestiti variavano spesso a seconda delle epoche e le nuove mode si diffondevano rapidamente da una reggia all altra, grazie alle frequenti occasioni di incontro tra le famiglie nobili. Una moda un po bizzarra e assai scomoda per chi, come noi, è abituato a usare pantaloni, felpe e scarpe da ginnastica... Altro che mantelli, vesti e copricapi! Gabriella 3 BL Onda d urto, dicembre 2006 I giovani e la religione È stata pubblicata dalla casa editrice Il Mulino nel dicembre 2006 la ricerca curata dallo Iard su un campione di giovani italiani tra i 15 e i 34 anni: il 70% si definisce cristiano cattolico e il 17% ritualista

10 Pag.10 In diocesi Gennaio 2007 Poesie Sorgente di Pasqualino Ricossa Silenzio - parola. Silenzio - musica. Note dal nulla, onde vibranti. Pause di ascolto, sgorgare di suoni. Note - pause - note. Il canto inebriante del vivere la vita, sempre nuova, come acqua sorgiva di sonante gaiezza. Pasqualino Ricossa Musica e spiritualità Il leitmotiv della Divina Commedia di Joram Gabbio Che la musica avesse una fortissima valenza religiosa e liturgica Dante lo capì bene, tanto da rendere l aspetto sonoro un vero e proprio leitmotiv della sua Commedia. Ciascuna delle cantiche della Divina Commedia, infatti, è caratterizzata da una musicalità diversa, a tal punto che possiamo parlare di una colonna sonora curatissima, con la quale Dante volle accompagnare il racconto del viaggio nell oltretomba. Nell Inferno ascoltiamo lamenti e sospiri, lacrime e singhiozzi. Ascoltiamo i lussuriosi che come i gru van cantando lor lai, gli indovini che procedono tacendo e lacrimando, e i peccatori più dannati, quelli della Caina, i quali battono i denti patendo lo struggente freddo glaciale. Del resto appena varcata la porta degli inferi Dante già ode sospiri, pianti e alti guai che risonavan per l aere sanza stelle: lo scenario infernale è caratterizzato da suoni sordi e dolorosi. Tutt altra musica troviamo nel Purgatorio: quivi per canti s entra e la giù per lamenti feroci; appena giunto sulla spiaggia del monte dove le anime espiano i loro peccati, anche e soprattutto grazie alla musica Dante si rende conto che l atmosfera è diversa. Le anime cantano, e il loro canto si fa preghiera. È il canto soffuso e dolce del celeberrimo Te lucis ante, l inno della preghiera di Compieta che le anime pregano quando le tinte dell imbrunire colorano il firmamento. Il canto nel Purgatorio è corale: insieme si cammina verso la meta del Paradiso, insieme si ringrazia e si prega, insieme ci si salva. La gioia e la gloria del Paradiso trovano nella musica la manifestazione più diretta e festosa. Se il Purgatorio è connotato da una musicalità corale, il Paradiso è la cantica in cui ascoltiamo il tripudio dei solisti. Il Paradiso è musica: una musica polifonica, solenne, radiosa. La gioia non la si può solamente dire, bisogna cantarla. E allora i beati celebrano l amore di Dio e la Grazia della Vergine cantando sì dolce che Dante afferma di serbare nel suo cuore per sempre il ricordo soave di quel canto che non poté far a meno di raccontare all umanità. JG Questo giornale è inviato gratuitamente. Chi vuole contribuire alle spese di stampa può utilizzare il bollettino indicato dietro. Grazie!! Settimana di preghiera per l unità dei cristiani Fa sentire i sordi e fa parlare i muti gennaio 2007 Il tema della Settimana di preghiera per l unità dei cristiani di quest anno, ci porta nel cuore del messaggio del vangelo. L amore supera ogni distanza, abbatte o- gni barriera; coloro che amano, infatti, sanno spendere la propria vita per gli altri. Essi sanno svuotarsi dell amore solo per se stessi per amare e servire gli altri, a partire dai più deboli. Il brano biblico scelto ci presenta un Gesù che si identifica con i poveri, i malati, i piccoli. Egli prende su di Sé la sofferenza degli uomini. E i miracoli che compie realizzano già da ora la dimensione escatologica della sua missione, dal momento che capovolge tutto ciò che il peccato ha fatto nel Iniziative in Diocesi Pinerolo Giovedì 25 gennaio, ore 20,45 Parrocchia di San Verano Abbadia Alpina Luserna San Giovanni Mercoledì 24 gennaio, ore 20,45 Chiesa valdese, sala Beckwith Pomaretto Giovedì 25 gennaio, ore 20,45 Tempio valdese nostro ordine creato. A motivo del peccato noi siamo incapaci di ascoltare la Parola e incapaci di portare testimonianza con le nostre labbra alla gloria di Dio. Forse si può far derivare dal testo biblico un ulteriore significato: il fatto che spesso davanti al peccato e al male noi siamo sordi e muti. Non vogliamo a- scoltare il grido dei poveri e non vogliamo dare testimonianza alla condizione inumana che richiede di chiamare per nome il demone per cacciarlo. Le situazioni di sofferenza in alcuni luoghi nel mondo, lontani ma anche vicini alle nostre case, impongono ai cristiani di agire insieme per alleviare la sofferenza umana e ristabilire la dignità della persona. Ciò che ci unisce, nel desiderio di superare queste condizioni, è il nostro comune battesimo. Nel battesimo siamo uniti perché in esso diveniamo fratelli e sorelle fra noi, perché siamo adottati come figli di Dio [ ] In Italia siamo quotidianamente a contatto con coloro che hanno lasciato la loro terra, la loro casa, a volte per la guerra e per la fame, in vista di un luogo migliore. Troppo spesso noi ci tappiamo le orecchie alla loro condizione e alla loro richiesta di aiuto. Questa cospirazione di silenzio esige una risposta. Sappiamo che vi è sempre un rischio quando si apre la porta di casa a qualcuno che è sconosciuto. Gesù ha sempre corso questo rischio pur di incontrare una creatura di Dio. Il nostro più grande nemico è la paura che ci fa chiudere la porta del nostro cuore e ce la mantiene serrata. Se permaniamo in questo stato per un periodo lungo, diveniamo aridi e viviamo solo nella paura, accumulando le nostre ricchezze solo per noi. Dal testo per la Settimana di preghiera La fede di noi laici segue da pag. 5 di varie religioni, l istintivo desiderio di pace. Purtroppo, sono presenti, temo in tutti noi, anche gli «istinti di violenza», a cui talvolta cediamo. Una fede distorta, laica o religiosa, conduce al Male. Temo di non saper dire meglio di così il significato della nostra fede laica. Non so quanto diverso, o somigliante, sia il processo che conduce alla fede religiosa. Il modo in cui noi liberi pensatori continuiamo a cercare la via del bene, a svolgere la nostra ricerca «della verità», ci ha appreso una virtù preziosa, anche se rara, fra noi come fra i credenti religiosi, ed è la tolleranza degli altri, dei diversi da noi; la rinuncia a imporre agli altri il proprio credo; il rispetto per tutti coloro che sinceramente coltivano, per il bene degli uomini, la loro fede. A me sembra che la fede, così intesa, sia stata, e sia per tutti noi, la sorgente del nostro agire fraternamente insieme, affinché le «cose sperate» si avverino; affinché gli odii fra i popoli, che ancora orrendamente divampano, lascino il posto a uno spirito di fratellanza; affinché la meta di pace che ancora molti non vedono venga raggiunta. Per realizzare questo nostro sogno noi lavoriamo. Uniti in un anelito, o in una preghiera, comunque essi si esprimano nell intimo dei nostri cuori; uniti nel dialogo, come veicolo di amicizia; uniti soprattutto, qui in Assisi, la città di Francesco, che fu profeta di amore fra gli uomini, da Fede e Speranza. Affinché esse non siano un vento che passa e va, ma una forza creativa, che non ci dà pace, che ci spinge ad andare avanti, la mano nella mano, operando insieme. Arrigo Levi, dall intervento al convegno della Comunità di Sant Egidio ad Assisi, in La Stampa, I militari italiani costruiscono le scuole A Qalat, una cittadina irachena a nord di Nasiriyah, ora c'è una nuova scuola elementare: è stata realizzata grazie ai militari italiani della missione Antica Babilonia nell'ambito delle attività svolte nel settore del ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali. Prima del ritiro dall Iraq c'è stata la cerimonia di consegna, nelle mani del capo del villaggio. La missione è militare, i risultati sono civili. Civilissimi. Si parla infatti di scuole, ovvero di luoghi di civiltà, messi in piedi in pochi mesi, completi di arredi e di materiale didattico. È una delle numerose scuole, una ventina, che i nostri soldati hanno costruito in Iraq. «Sono state costruite con fondi italiani e sotto la direzione della cellula Cimic del contingente, che si occupa della cooperazione civile-militare» spiegano al comando di Antica Babilonia. Sono queste le missioni militari più apprezzate in assoluto. Lapidata per adulterio Una giovane donna irachena di 22 anni, accusata di adulterio, è stata condannata a morte dai seguaci di Al Qaeda e poi lapida-ta in pubblico nella cittadina di Al- Qaim (320 km a nord-ovest di Baghdad). L'omicidio è avvenuto di fronte alla popolazione della cittadina a ridosso del confine con la Siria, chiamata ad assistere all'esecuzione, come i Talebani erano soliti fare in Afghanistan. I seguaci di Al Qaeda hanno distribuito anche volantini vicino alle moschee e alle scuole di Hit (260 km da Baghdad) in cui hanno intimato alle ragazze dai 14 anni in su di non frequentare le scuole e vietata l'istruzione mista nelle scuole di ogni grado, minacciando di morte chiunque violerà il divieto.

11 Pag.11 In diocesi Gennaio 2007 Il sesto vescovo di Pinerolo è Andrea Charvaz, nato a Hautecour (Savoia) il 25- /12/1793, già vicario generale di Chambery con mons. Bigex e poi precettore dei figli di Carlo Alberto, ordinato vescovo il 09- /03/1834 e giunto in diocesi il 31 marzo successivo. Preparato e energico, riversa il suo zelo in tutti gli ambiti del ministero episcopale, dalla carità pone nel 1837 la prima pietra dell Ospizio Cronici alla formazione del clero, all istruzione religiosa, promuovendo insieme l istruzione popolare. Teologo e storico, si confronta col mondo valdese allora un terzo della popolazione della diocesi in due opere: Recherches historiques sur la véritable origine des Vaudois et sur le caractère de leurs doctrines primitives del 1836 e Le guide du cathécumène vaudois pubblicata in quattro volumi dal 1840 al Mons. Charvaz riprende dal Bossuet la tesi per cui i Valdesi prima di aderire alla Riforma protestante erano ribelli all autorità della Chiesa, ma non formalmente eretici, e ne nega la derivazione dai tempi apostolici, sostenuta ancora, ad e- sempio, dal protestante Muston. Questi peraltro, che aveva conosciuto il Charvaz e ne era stato ospite, definisce Le guide come una delle opere meglio scritte contro i Valdesi. Nelle Lettere Pastorali il vescovo sostiene che il protestantesimo, pervaso di regionalismo, è un insieme di sette costrette a convivere nonostante le reciproche scomuniche; contro di esso afferma il valore delle opere in virtù della soddisfazione vicaria di Cristo, l importanza della penitenza e Il 24 gennaio si festeggia San Francesco di Sales, noto per essere il patrono dei giornalisti. Di nobile famiglia savoiarda, ricevette una raffinata educazione del digiuno, la presenza reale; denuncia il fraintendimento del culto cattolico dei santi, inteso dai ministri valdesi come adorazione e la diffusione di Bibbie adulterate per confondere i cattolici. All intransigenza teologica si accompagna la carità pastorale, nella prospettiva del ritorno all ovile cattolico. In questo quadro rientrano il potenziamento dell Ospizio dei catecumeni e la fondazione nel 1846 del Priorato Mauriziano di Torre Pellice. Carattere forte e tenace avversario delle idee liberali, Charvaz si oppose alla legge del 30/10/1847 che sottoponeva alla censura governativa i testi liturgici, catechistici e Profili I vescovi di Pinerolo - 6 Mons. A. Charvaz teologici, scrivendo che un vescovo non è padrone di insegnare un catechismo, di confutare un eresia, di insegnare una preghiera ai fedeli, senza la licenza di una revisione di tali persone che debbono dal vescovo imparare il modo di credere e di pregare. Vedendo rifiutata la sua richiesta di modificare la legge, rassegnò l incarico ritenendosi paralizzato nell esercizio delle funzioni episcopali. Ma il suo ritiro non durò molto: a riconoscimento delle sue qualità pastorali e per essere a un tempo fedele alla Santa Sede e vicino alla casa Savoia, nel 1852 divenne arcivescovo di Genova. Dimessosi un altra volta nel 1869 per motivi di salute e per le prove affrontate in un episcopato non facile, morì a Mont St Michel (Savoia) il 18- /10/1870. Franco Betteto Mons. A. Charvaz 24 gennaio, san Francesco di Sales Mansueto e aperto al dialogo, è il patrono dei giornalisti Celebrazione di San Francesco di Sales Il giorno 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales, fondatore dell Ordine della Visitazione e patrono dei giornalisti, sarà celebrata alle ore 17, nella Chiesa del Monastero, l Eucarestia presieduta da Mons. Vescovo e animata dai novizi Salesiani. che completò a Padova e a Parigi. Fu ordinato sacerdote nel 1593 e poi Vescovo di Ginevra nel 160-2, una città allora quasi completamente calvinista. Fondò l Ordine della Visitazione e fu valente scrittore. È stato una delle grandi figure della Controriforma e della mistica cattolica francese. Francesco, vissuto in un epoca di grandi cambiamenti, intessuti anche di violenza fisica e verbale incentrò il suo agire sulla mansuetudine e il dialogo. Aveva intuito che in questo contesto, segnato dalla fioritura di idee e di mentalità pluraliste, di autonomia critica e di senso storico, la diffusione della cultura era uno strumento fondamentale per dare adeguato sostegno alla fede. Credeva che il confronto aperto e franco, in dialogo rispettoso con chi la pensa diversamente, fosse un cammino per superare progressivamente le diffidenze o le animosità, creare simpatia e favorire un clima di apertura per annunziare Gesù Cristo e contribuire alla costruzione di una cittadinanza pacifica. Nel 1923 fu proclamato patrono dei giornalisti per la modernità di quel suo ricorso ai volantini. Si trattava di semplici fogli settimanali, sui quali, in amabile polemica coi calvinisti, sviluppò le singole verità di fede dal punto di vista cattolico, spiegandole in maniera semplice ed efficace. Questi fogli venivano fatti scivolare come pieghevoli sotto le porte o affissi agli angoli delle strade come un giornale murale. San Francesco di Sales fu un giornalista "ante litteram", che sapeva vivere in profondità il quotidiano e l'oggi della storia. A.D. Educare alla santità Si fa fatica a far ritornare familiare la parola santità! Difficile sì, impossibile no! È una realtà che esprime cammini esigenti, ma esaltanti. Essere santi: è una chiamata per tutti, dai piccoli ai grandi, dai giovani agli adulti. «È la misura alta della vita cristiana ordinaria» (NMI, n.31). È ben più che la salita alla montagna più alta della terra, il monte Everest; è la scalata alla vetta di Dio. La difficoltà non ci deve scoraggiare. Le parole di Gesù ci sono d incoraggiamento: «Sono io, non temete» (Gv 6,20). Certo la cultura di oggi porta lontano da questo ideale; tuttavia è altrettanto vero che i nuovi linguaggi della comunicazione possono facilitare la conoscenza della bellezza di questa proposta di vita. I sacerdoti, gli educatori (catechisti e animatori negli oratori) devono avere il coraggio di proporre ai ragazzi e alle ragazze questa meta: la santità! [ ] Santità significa porre decisioni radicali secondo la logica del discorso della Montagna (Mt 5-7) Pier Giorgio Debernardi, vescovo Dalla lettera pastorale 2004 ai giovani C è qui un ragazzo Spiritualità claustrale Il respiro dell anima Ogni vita è legata al respiro, principio delle energie dell essere; senza respiro la vita si spegne. Ed è proprio l aria ricca di ossigeno, di cui oggi si sente tanto il bisogno, che dona benessere, vigore, anzi, rigenera. Anche l anima necessita di ossigeno: essa vive e si rinvigorisce quando aspira a Dio e respira in Dio e, in quel Dio che è il suo elemento, trova benessere e felicità. Diceva bene il S. Curato d Ars: Amare e pregare: ecco tutta la felicità dell uomo sulla terra. Ci sono diversi modi di rapportarsi a Dio, semplici o elaborati, che i grandi maestri della preghiera, nello scorrere dei secoli, ci hanno trasmesso, ma non è possibile ora elencarli. È risaputo che si prega non per far conoscere a Dio qualcosa che Egli non sa, ma per orientare verso di Lui l anima nostra. Tra i vari modi noi privilegiamo, com è ovvio, quello del Vescovo di Ginevra, Francesco di Sales. Nella preghiera egli accentua l elemento personalizzato; per lui essa è un contatto di persone, un conversare da cuore a cuore, una comunicazione che non può essere partecipata se non da coloro che la vivono. Egli dice infatti: La preghiera è un colloquio del cuore con Dio noi parliamo con Dio e Dio, a sua volta, parla con noi, noi aspiriamo a Lui e respiriamo in Lui, e, reciprocamente, Egli inspira in noi e respira su di noi. Bello sapere che una simile preghiera non è prerogativa esclusiva dei mistici, perché noi pure, battezzati, cioè rinati dallo Spirito viviamo della vita stessa di Dio. In questa luce la preghiera è tutt altro che un peso o un dovere da assolvere, ma un bisogno che nasce dall intimo e produce gioia. Evagrio Pontico diceva: Quando dedicandoti alla preghiera sei giunto al di sopra di ogni altra gioia, allora, veramente hai trovato la preghiera. A questo traguardo si giunge passo passo, invocando spesso lo Spirito Santo e affidandoci, ogni giorno, alla bontà infinita di Dio. Suore Visitandine Monastero della Visitazione, Pinerolo visitazionepinerolo@libero.it In molti presepi, su invito di Mons. Debernardi la Bibbia è stata posta accanto al Bambino

12 Pag.12 Parrocchie Gennaio 2007 Pinerolo La parrocchia di San Donato nella Cattedrale Il nuovo Consiglio pastorale parrocchiale Accuratamente preparato nell'arco di diversi mesi, il Consiglio si è concretizzato il 16 ottobre 2005: convocati dal parroco, gli eletti con voto segreto dai parrocchiani e i cooptati dal parroco stesso, hanno proceduto all'approvazione di un regolamento base per il funzionamento del Consiglio e successivamente alla nomina della Giunta e di un Presidente. Non essendoci molti modelli con i quali confrontarci, siamo stati stimolati ad inventare insieme il modo migliore per far funzionare questo organismo parrocchiale. Ci siamo già riuniti tre volte prima della pausa estiva e mi è parso di cogliere entusiasmo e voglia di ricercare insieme una proposta rinnovata di fede e di comunità, pur nella difficoltà di dialogare tra età e sensibilità diverse. Si sono avviati tre gruppi di approfondimento e di ricerca: 1. accoglienza ed evangelizzazione: il ruolo dei laici. 2. Collegamento tra coppie giovani e mature: educazione ed evangelizzazione in famiglia e in comunità. 3. Catechesi per i bambini e reiniziazione alla fede per gli adulti: quale percorso di educazione alla vita cristiana? Una prima decisione operativa è stata presa: l'età della Cresima è anticipata dall'anno 2007 alla 2 media e i genitori dei ragazzi interessati sono stati avvisati. Una giornata di riflessione il 1 ottobre scorso presso la Casa del Catechismo ha riaperto i lavori di ricerca e di programmazione. La riflessione sull'esigenza di dirigersi verso una formazione religiosa di taglio "catecumenale" si sta traducendo in ricerca di proposte o- perative per i cresimati e nella preparazione di un gruppo di famiglie alla celebrazione congiunta di Battesimo- Cresima - Eucaristia per i loro figli. La preparazione, iniziata il mese scorso, si svolge nelle case a rotazione, con la partecipazione dei genitori unitamente ai ragazzi. Grazie a tutti quanti collaborano per far crescere la comunità nello spirito del Vangelo. Dal bollettino parrocchiale Notizie, esperienze, proposte, dic La voce drammatica di chi fatica Maria, rumena, madre di 5 figli che dormiva per la strada fino a che una donna di buon cuore... Ciao, sono Maria, ho 34 anni, ho 5 figli, sono da Romania. Sono venuta in Italia insieme a mio marito l'8 febbraio Siamo partiti senza sapere dove andiamo, siamo partiti per la povertà e la fame, non avevamo nemmeno una casa e la sofferenza dei 5 figli era un incubo, così abbiamo deciso di andare via e lasciare 5 figli senza mamma e senza papa, con i nonni e nelle mani di Dio, perché sapevo che lui li protegge dal male. Siamo arrivati a Torino dove abbiamo incontrato dei rumeni che ci hanno portato in un campo dove c'erano tanti zingari e gente che rubava. Io e mio marito abbiamo iniziato a costruire una baracca, per avere dove dormire. Passavamo dei giorni senza mangiare, al freddo, pioveva nel letto e c'erano dei topi che non si poteva dormire per la paura. Una mattina sono arrivati i carabinieri a buttare tutti fuori e a spaccare tutte le baracche, per colpa di altri che facevano le cose che non si dovevano fare, e noi siamo andati via di lì, e dal quel giorno l'incubo è peggiorato. Abbiamo preso il treno e siamo partiti per Pinerolo. Con gli spiccioli che ci erano rimasti in tasca abbiamo comprato un pennarello, abbiamo trovato dei cartoni e abbiamo scritto: "Sono povera con 5 figli, aiutatemi in nome di Dio, cerco lavoro". Ma non era facile trovare un lavoro, allora in lacrime mi sono messa inginocchiata a chiedere elemosine, ma pregavo molto a Dio che solo lui poteva aiutarmi. La giornata passava in fretta, arrivata la sera non abbiamo saputo dove andare a dormire; le piante sono state il nostro tetto, e l'erba il lenzuolo e cartoni i nostri cuscini. Così sono passati 8 mesi senza letto, senza casa, senza niente. Un giorno io mi ammalo, prendo una crisi ai polmoni, vengo ricoverata in ospedale, mi curano, ne esco e comincio di nuovo a chiedere elemosine perché sapevo che i miei Il duomo di san Donato figli mancavano di tutto. Io rischio la mia vita, ma mi ricordo che loro piangevano la mattina quando si svegliavano, dicendomi: «Mamma abbiamo tanta fame», e io non li potevo aiutare. Per questo la vita brutta che facevo ora non mi importava nulla. Ma adesso sento tutto il freddo nelle ossa e i reumatismi che ho preso sotto i portici, per terra. Allora ero contenta e felice che i miei figli avevano finalmente da mangiare e che mia mamma poteva comprargli qualche caramellina per addolcire un po' la loro piccola vita tribolata. E le giornate passavano così dalla mattina alla sera soffrendo il freddo e tanto male ai ginocchi, ma pregavo sempre. Ci sono state delle persone di buon cuore che mi davano soldi, altri che mi accarezzavano e altri che ascoltavano i miei problemi, ma anche tanti che mi insultavano dicendo: «Và a lavorare!» Alcuni uomini mi proponevano di andare con loro per soldi, ma io rispondevo gentilmente, guardandoli negli occhi: «Non sono una di quelle che pensate, se no a- desso starei sulle strade, ma io sto qui per amore dei miei figli e faccio un soldino pulito». Piangevo per l'umiliazione che provavo e perché i figli mi mancavano tanto, finché un giorno Dio mi ha mandato un angelo: una signora che si siede vicino a me e mi chiede come mi chiamo e dove abito. Io le ho risposto: «Mi chiamo Maria, ho 5 figli e abito per la strada». «Ma dove?» mi chiede di nuovo, «e dove dormi?». «Sotto le piante», rispondo. E di nuovo mi chiede: «Ma mi fai vedere dove?" È venuta con me a vedere dove dormivamo di notte, vicino al supermercato LIDL, sopra dei cartoni, e lei ancora: «Ma qui per terra?». «Sì», le abbiamo risposto. «E quando piove come fate?». «Stiamo così sotto il cielo libero». E lei da quel giorno ci ha cambiato la vita e ci ha portato a casa sua dove ci ha dato ospitalità e tanto amore come una mamma. Difatti per noi è rimasta una mamma e suo marito un papà, due persone meravigliose e con grande cuore. Siamo stati da loro 3 anni, in una roulotte che ci hanno dato dentro il cortile di casa loro. Hanno trovato per me qualche ora di lavoro, ma non bastava neanche per noi da mangiare, perciò continuavo a chiedere elemosine e ho fatto per 2 anni questa vita, senza i nostri figli, senza vedere come crescevano. Finalmente abbiamo trovato lavoro io e mio marito e così, dopo 3 anni, siamo riusciti a portare qui i 3 figli più piccoli; gli altri 2 più grandi sono rimasti con i nonni, soffrendo la mancanza dei fratellini, perché non potevamo portarli tutti insieme, abitavamo ancora nella roulotte. Nel mese di dicembre 2005 abbiamo trovato un alloggio dove paghiamo 310 euro di affitto, con una cucina, camera da letto e bagno. Ogni tanto piove dentro e c'è muffa. Così nel mese di agosto 2006 abbiamo portato anche gli altri 2 figli. Siamo 7 in casa e facciamo una vita dura con tanti problemi: 4 figli a scuola e 1 all'asilo, lo stipendio che non basta da un mese all'altro, siamo pieni di debiti; soldi per l'affitto, per le bollette, le spese per mangiare, si compra poco, tanta pasta. Non chiediamo più aiuto a nessuno, solo a Dio di aiutarci ad andare avanti e poter crescere i nostri figli. La nostra speranza è Lui, lasciamo tutto nelle sue mani. Dal bollettino Notizie, esperienze, proposte, dic La vita sulla collina di Abbadia Alpina Inverni di una volta Non fanno più gli inverni di una volta è il luogo comune quando si parla con persone che hanno superato i 50 anni. E in effetti negli ultimi trent'anni non ci sono stati inverni particolarmente rigorosi, a parte le due copiose nevicate degli anni 1986 e 1987, quando, nelle zone più alte della collina il manto bianco ha raggiunto i 120 centimetri il primo anno e il metro e mezzo quello seguente. Una volta le nevicate erano molto più frequenti e la neve durava più a lungo: se nevicava in dicembre di certo rimaneva fino a febbraio. Quando veniva una nevicata abbondante molti giovani del piano venivano a sciare sui prati della collina unendosi a quelli del posto. Qualcuno aveva già dei bei sci con attacchi in cuoio e fermagli a leva, altri con sci più rudimentali fermati con legacci o pezzi di filo di ferro, altri ancora con slitte fabbricate artigianalmente. Non c'erano certo impianti di risalita, si risaliva facendo un lungo giro; chi non ce la faceva con gli sci ai piedi se li caricava in spalla, era una faticaccia premiata però dall'ebbrezza di una discesa lunga un centinaio di metri, magari eseguita con parecchi capitomboli; però ci si divertiva. Quando la neve cominciava a scarseggiare si saliva sempre più in alto fino a raggiungere gli ultimi prati della collina. Nell'inverno del 1956 si svolsero perfino i campionati sociali di sci, organizzati dalla società Alpina di Abbadia. Gli atleti dovevano cimentarsi in tre gare: una di fondo, una di slalom ed una di discesa libera. La gara di fondo aveva come percorso dei vecchi sentieri che a quell'epoca erano tenuti aperti e puliti periodicamente. La gara di slalom si svolse sui prati della borgata Grangia, sempre sulla collina di Riaglietto, mentre per la discesa libera fu utilizzato un tratto di mulattiera che collegava le abitazioni al piano. Per parecchi giorni quel tratto di mulattiera rimase intransitabile, perché la neve lisciata dagli sci aveva formato una lastra di ghiaccio. Anche quest'inverno, a cavallo tra secondo e terzo millennio, non ha dato grossi fastidi; la neve si è vista giusto per Natale come per rendere più tradizionale questa festività. Se poi c'è stato qualche cosa di eccezionale in questo inverno, non è certo stato il freddo, ma piuttosto il caldo. Qualcuno tende ad imputare tutto ciò al buco di ozono e può anche essere vero, ma io credo che a dominare tutto siano le correnti che alternano periodi di siccità con grandi piogge, periodi caldi a periodi freddi, infatti a fine febbraio, dopo un periodo relativamente mite una corrente nordica ha portato con il freddo un'abbondante nevicata come non si vedeva da parecchi anni. In collina non si sono visti sciatori, ma almeno si sono visti i pochi prati rimasti coperti da una spessa coltre bianca, da fare venire in mente gli inverni di una volta. Da Giulio Roccia, L Abeye, aprile 2001 Indiocesi.it, Periodico di Cultura religiosa dell Ufficio Scuola Insegnanti di religione SMI/SMS della Diocesi di Pinerolo, Direttore responsabile Davide Aimonetto, Autorizzazione n. 1 del del Tribunale di Pinerolo. Redazione c/o Antonio Denanni, Via Goito 20, Pinerolo, Editore Alzani, Via Grandi 5, Pinerolo Abbonamento: c/c postale n , Tipografia Alzani, Via Grandi 5, Pinerolo

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