Allegato 6. Schede chimico-tossicologiche (sostanze inorganiche)

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1 Allegato 6 Schede chimico-tossicologiche (sostanze inorganiche)

2 Informazioni generali. L arsenico è un metalloide caratterizzato da vari stati di valenza, che risultano in una grande varietà di composti arsenicali con diverse caratteristiche, tra cui la scarsa tossicità dei derivati organici. In alcune nazioni la contaminazione dell acqua di falda da parte dell As è un problema di salute pubblica. L ossido di arsenico trivalente (As 2 O 3 ) è un comune sottoprodotto di fonderie di rame, piombo e nichel. Queste attività, insieme alla combustione dei combustibili fossili, sono la maggior sorgente di emissione del metalloide. Destino ambientale L As è rilasciato nell atmosfera come As 2 O 3 ed esiste principalmente assorbito al particolato. Queste particelle ricadono a terra attraverso deposizione umida o secca. Nella colonna d acqua l As esiste in diverse forme disciolte tra cui: arseniato, arsenito, acido monometilarsonico (MMA) e dimetilarsonico (DMA). Alcune specie di As hanno affinità per le superfici minerali argillose e questo può influenzare il loro comportamento ambientale e il legame ai sedimenti. C è un potenziale rilascio di As dai sedimenti quando c è una fluttuazione di potenziale redox, ph, concentrazioni di As solubile e contenuto organico dei sedimenti. Molti composti dell As tendono ad assorbirsi al suolo. La massima concentrazione ammessa per le acque potabili in Italia è fissato a 10 µg/l. Livelli nei prodotti ittici. Gli organismi marini contengono normalmente concentrazioni di As variabili tra < 1 e più di 100 mg/kg, sottoforma di composti organici dell As come l arsenobetaina e l arsenocolina. I fattori di bioaccumulo negli organismi marini sono più alti di quelli osservati nei pesci e negli invertebrati d acqua dolce. Esposizione. Per la popolazione generale (non professionalmente esposta) il maggior contributo all esposizione da As deriva dall alimentazione. La maggior sorgente alimentare di As sono gli organismi marini. In Giappone è stato osservato un intake medio di As, dovuto al consumo di prodotti ittici, di 195±235 µg/die. In Canada, in uno studio corrispondente, è stato stimato un intake medio di 38.1 µg/die. In Catalogna, l intake medio degli adulti è di 224 µg/die e il pesce è responsabile per il 91% dell esposizione. FAO e OMS hanno stabilito un PTWI di mg/kg-bw. Il WHO raccomanda per l acqua potabile un valore di mg/l come linea guida provvisoria. tossicologici. L As, nella sua forma inorganica, è stato il primo elemento a essere identificato come cancerogeno. Basandosi sull induzione di tumore primario dell epidermide, così come l induzione del tumore di polmoni, vescica e reni, la IARC ha classificato l As inorganico nel Gruppo 1 come cancerogeno umano. L As mostra anche un attività genotossica e perossidante. EFSA (2005). The EFSA Journal 180, WHO (2001). Environmental Health Criteria 224. Bocio et al. (2007). Food Chem Toxicol 45, D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31. Arsenico As CAS#

3 Informazioni generali. Il Cd è un elemento raro che in natura si presenta generalmente sotto forma di solfuro (risultato di emissioni vulcaniche e dell invecchiamento delle rocce). Viene usato nella produzione di batterie (es.cd-ni) e di applicazioni elettrotecniche (leghe metalliche bassofondenti e per saldatura), come rivestimento di materiali, come pigmento (solfuro di Cd, giallo), nei semiconduttori, come stabilizzante per il PVC. Queste attività costituiscono anche le principali fonti di inquinamento e contaminazione. Altre sorgenti antropogeniche sono costituite dai fertilizzanti a base di fosforo, processi industriali associati a fusione di metalli come Zn e Pb, la combustione di prodotti petroliferi e l incenerimento dei rifiuti urbani. Elevate concentrazione di Cd sono state osservate in suoli precedentemente trattati con fanghi e liquami o vicini a miniere e fonderie. La contaminazione delle acque superficiali e di profondità è imputabile alla presenza sulle coste di miniere o industrie siderurgiche. Destino ambientale. Il Cd è ritenuto dallo strato superiore del suolo dove viene mobilizzato e traslocato nelle piante. Ciò avviene, in particolare, in suoli acidi e questi processi aumentano in conseguenza di processi di acidificazione ambientale (e.g. piogge acide). Organismi marini liberi come bivalvi, crostacei e cefalopodi sono accumulatori naturali di Cd. In qualche situazione, il consumo di tali organismi è stato messo in relazione con danni ai reni. In alcuni animali terrestri, come gli equini, si osserva elevata biomagnificazione. Di conseguenza la carne equina potrebbe costituire una fonte notevole di Cd. La maggior parte del Cd presente in atmosfera è associata alla frazione respirabile del particolato. Livelli nei prodotti ittici. Alcuni organismi acquatici come i molluschi bivalvi ed i crostacei accumulano e biomagnificano il Cd. I livelli più alti si trovano in organi interni dei pesci (rene e fegato) e in alcuni molluschi (ostriche e capesante). Mitili e vongole sembrano contenere i livelli più elevati di Cd e recentemente sono stati osservati livelli intorno a 0.20 µg/g. Il Regolamento 1881/2006/CE stabilisce i valori residui massimi ammessi in pesci, molluschi e crostacei (da 0.05 a 1.0 µg/g fw). I livelli misurati in pesce Europeo (fresco e in scatola) sono solitamente inferiori a tali limiti. Esposizione. La popolazione generale è esposta principalmente attraverso l alimentazione ed il fumo di tabacco. L esposizione media alimentare in Europa è di 2.3 µg/kg-bw per settimana. I vegetariani possono avere un intake più elevato. Sembra quindi che la popolazione Europea si esposta mediamente a una concentrazione prossima al valore di TWI che è di 2.5 µg/kg-bw per settimana. In soggetti non professionalmente esposti, il livello di Cd nel sangue è solitamente compreso fra 0.4 e 0.7 µg/dl, ma il tempo di dimezzamento è così lungo (diversi decenni) che l accumulo si può considerare irreversibile. tossicologici. Il Cd è un elemento non essenziale e altamente tossico per l uomo. Gli effetti tossici esercitati includono nefrotossicità, osteoporosi, neurotossicità, cancerogenicità, genotossicità, teratogenenicità e effetti endocrini e riproduttivi. L esposizione per inalazione (fumi di ossidi di Cd) può provocare polmoniti o edemi polmonari dagli esiti anche letali. Tale esposizione in ambito occupazionale e a lungo termine può provocare effetti cronici gravi a carico dei polmoni (enfisemi, tumori) e dei reni. Nel 1993 il Cd è stato classificato dalla IARC Cancerogeno per l uomo per inalazione basandosi su studi occupazionali. L EFSA, sebbene il rischio per effetti avversi sul rene sia ridotto, ritiene che l esposizione al Cd a livello di popolazione debba essere ridotto. WHO. Environmental Health Criteria 134, Danish Vet. Food Adm WHO (2000). Air Quality Guidelines. Regolamento CE N. 1881/2006. Storelli et al. (2007). Food Chem 100, Tuzen e Soylak (2007). Food Chem 101, Larsen (2006). Trends Food Sci Tech 17, Reis et al. (2007). Int J Hyg Environ Health 210, EFSA (2004). The EFSA Journal 72, IARC (1997). IARC Monographs 58. Marti-Cid et al. (2007). Food Chem Toxicol 45, EFSA (2009). The EFSA Journal Cadmio Cd CAS#

4 Informazioni generali. Il Cr è un elemento metallico ubiquitario. Le forme più stabili in cui si trova nell ambiente sono Cr 2+, Cr 3+ e Cr 6+. Quest ultima è molto rara e spesso di origine antropogenica: infatti, essendo fortemente ossidante, il Cr 6+ viene spontaneamente ridotto negli organismi. Nella forma trivalente, il Cr è un nutriente essenziale per l uomo (in quantità µg/die), indispensabile per il corretto metabolismo di zuccheri e grassi. Molti composti del Cr 6+ sono tossici. Il Cr è utilizzato principalmente nell industria metallurgica (ferrocromo, acciaio inossidabile, placcature per elettrodeposizione), dei pigmenti, conciaria e dei preservanti per legname. Cause di immissione di Cr in aria e nell acqua sono quindi tali attività unitamente all utilizzo di combustibili fossili e all incenerimento dei rifiuti. Destino ambientale. Il Cr si trova nelle rocce e nei sedimenti principalmente nelle forma di Cr 3+, insolubile in acqua. Pertanto il Cr disciolto è tipicamente nella forma Cr 6+. Generalmente i livelli di Cr nelle acque superficiali sono inferiori a 10 µg/l. La massima concentrazione ammessa per le acque potabili in Italia è fissato a 50 µg/l. Livelli nei prodotti ittici. Nel 2003, uno studio su pesci del mare Adriatico ha evidenziato livelli di Cr variabili da <1 a 75 µg/kg fw. Ulteriori studi evidenziano in pesci mediterranei concentrazioni nel range µg/g ww mentre in molluschi gasteropodi i livelli variano tra 0.6 e 0.7 µg/g ww. La contaminazione riscontrata nel tessuto muscolare di trote iridee del fiume Po è 0.05 µg/g ww. Esposizione. L alimentazione è la principale fonte di Cr per l uomo. L intake relativo al consumo di pesce in Italia, stimato dai livelli riscontrati in pesci del mare Adriatico, si colloca nel range µg/week per persona, valori significativamente inferiori alle dosi quotidiane raccomandate. In alimenti di origine marina, in Spagna, è stato rilevato un range di contaminazione di 4 79 µg/kg. Livelli più elevati si riscontrano in cereali, cacao, formaggio e nelle bevande tipo aranciata, probabilmente perché rilasciati dall acciaio durante la lavorazione così come nella carne quando viene tritata. Un recente studio ha identificato che a livello Europeo esistono differenze nazione-specifiche per i bambini fino a 14 anni nell intake di Cr e che l esposizione diminuisce con l aumento dell età. Attualmente, a livello internazionale non sono stati fissati valori guida per l assunzione di Cr da parte della popolazione generale se non la generica raccomandazione del WHO di non superare i 250 µg/persona die. tossicologici. Il Cr 3+ ha un ruolo essenziale nel metabolismo del glucosio. La sua carenza è stata associata a casi di malnutrizione in bambini. Alla forma esavalente, invece, sono attribuiti sia effetti acuti che cronici. In soggetti professionalmente esposti si riscontrano danni all apparato respiratorio, reazioni allergiche e tossicità cutanea. L esposizione a Cr 6+, inoltre, è stata associata a un rischio cancerogeno di Gruppo1, mentre il Cr metallico ed il Cr 3+ secondo la IARC non sono classificabili in quanto a cancerogenicità (Gruppo 3). WHO (1998). Environmental Health Criteria 61. IARC (1990). IARC Monographs 49. D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31. Sepe et al. (2003). Food Addit Contam 20, Storelli e Marcotrigiano (2005). Environ Monit Assess 102, Licata et al. (2003). Chemosphere 52, Camusso et al. (1995). Ecotox Environ Safe 31, EU-JRC (2005). Chromium trioxide, etc. Summary Risk Assessment Report, Special Publication I WHO (2009). CICAD 76. Scientific Report Submitted to EFSA (2010). Long-term dietary exposure to chromium in young children living in different European countries. Cromo Cr CAS #

5 Informazioni generali. Il Cu è un metallo duttile e malleabile, molto diffuso nell ambiente. In natura si trova sotto diverse forme sia come sale binario che come elemento. Nello stato metallico, è dotato di elevata conducibilità elettrica e termica. Il Cu è rilasciato in atmosfera, nel terreno e nelle acque da fenomeni naturali come le eruzioni vulcaniche e gli incendi delle foreste. La produzione antropogenica di Cu e la conseguente immissione nell ambiente deriva fondamentalmente dal suo utilizzo in apparati elettrici, coperture e tubazioni, leghe, in produzioni agronome che usano complessi del Cu come fertilizzanti o come antischiuma. L immissione nell ambiente è causata anche da attività di incenerimento, lavorazioni in miniera e dalle acque di lavaggio delle industrie siderurgiche. Destino ambientale. La naturale erosione delle rocce provoca il rilascio nell ecosistema di ossido e solfito di Cu. I sali di Cu sono in genere caratterizzati da solubilità elevata in soluzioni acide e basiche, modesta in acqua. L abbondanza naturale di Cu nella crosta terrestre è di 60 mg/kg e di 1 20 µg/l in acque incontaminate. A causa della sua elevata reattività, più del 50 % del Cu riversato nelle acque viene complessato da composti organici (presenti in particolar modo nei sedimenti) che rendono il metallo non più biodisponibile. I livelli riscontrati nel terreno e nelle acque imputabili alle attività umane sono nell ordine di 30 µg/l. La massima concentrazione ammessa per le acque potabili in Italia è fissato a 1 mg/l. Livelli nei prodotti ittici. A causa del fenomeno del bioaccumulo di Cu in organismi acquatici possono verificarsi elevati body burden, soprattutto in molluschi bivalvi. Le concentrazioni riscontrate in mitili e molluschi oscillano tra 25 e 97 mg/kg; studi similari su vertebrati marini quali spigole, orate e anguille hanno dimostrato un minore accumulo di tale metallo nella parte edibile con livelli massimi di 140 µg/kg. Ulteriori studi evidenziano concentrazioni nel range µg/g ww nel muscolo di pesci del mare Mediterraneo (Liza aurata). Esposizione. Il Cu è uno degli elementi essenziali dunque la sua assunzione è necessaria per la salute umana. In termini di effetti critici al fegato, al prestomaco e ai reni, varie agenzie internazionali hanno stabilito un range di livelli superiori d intake (UL) di 5 10 mg/die. Per la maggior parte della popolazione non professionalmente esposta, l alimentazione è la principale via di esposizione. L intake alimentare per gli adulti è stimato nel range mg/die per la popolazione europea, corrispondente a circa % del fabbisogno giornaliero. Per la popolazione italiana, l intake medio stimato è pari a 1.2 mg/die, corrispondente a circa il 100 % del fabbisogno giornaliero. I contributi principali all intake derivano da cereali e verdure, carne, pesce e dall acqua potabile, se passante attraverso tubature idriche in Cu. tossicologici. Sia una carenza che un eccesso di Cu nella dieta provocano effetti nocivi. La carenza di Cu (molto rara) provoca anemia, neutropenia e anormalità ossee. Gli effetti di intossicazione accidentali da Cu sono vertigini, mal di testa, nausea, vomito, tachicardia e difficoltà respiratorie, danni epatici e renali, morte. Al contrario, pochi effetti tossici sono stati identificati per l esposizione della popolazione generale; in seguito ad ingestione cronica di Cu, si osservano danni epatici. Il contatto con la pelle non è generalmente fonte di irritazioni. Il Cu non risulta essere dannoso per la popolazione non sensibile, tuttavia particolare attenzione bisogna prestare nel controllo dei livelli nelle acque potabili visto che il metallo potrebbe creare seri problemi a livello dei reni e dell apparato gastrointestinale se ingerito in grandi quantità. WHO (1998). Environmental Health Criteria 200. WHO (1996). Copper. In: Trace elements in human nutrition and health., Chapter 7, pp D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31. Licata et al. (2003). Chemosphere 52, Sadhra et al. (2007). Sci Total Environ 374, Lombardi-Boccia et al. (2003). Brit J Nutr 90, Technical Report submitted to EFSA (2010). Selected trace and ultratrace elements: biological role, content in feed, and requirements in animal nutrition elements for risk assessment. Rame Cu CAS#

6 Informazioni generali. Il Ni è un metallo naturale che viene estratto attraverso attività minerarie in forma di ossidi e forme minerali legate allo zolfo. In natura le forme più abbondanti hanno stato di ossidazione 2+. Più del 90 % del Ni a livello mondiale è ottenuto dall estrazione della pentlandite ((FeNi) 9 S 8. Forte conduttore termico ed elettrico, resiste alla corrosione. Il Ni è nella lista II della Direttiva Europea sulle sostanze pericolose, per le sue proprietà tossiche e di bioaccumulo. E considerato un micronutriente essenziale per la crescita sia di microogranismi, sia di vertebrati in alcuni animali Destino ambientale. L immissione nell ambiente del Ni avviene soprattutto attraverso le attività estrattive, attività metallurgiche, e attività termiche in generale (utilizzo di combustibili fossili, incenerimento di rifiuti, fusione di rottami ferrosi e non ferrosi). Le fonti naturali sono dovute all erosione di rocce che lo contengono. Nell acqua, è predominate la forma divalente, a valori di ph compresi tra 5 e 9, che, in generale, viaggia nell ambiente associata alla sostanza organica quale particolato, e alle argille. Livelli nei prodotti ittici. I dati di monitoraggio del Ni in prodotti della pesca nel Mediterraneo si riferiscono a studi condotti nelle acque della Turchia (Mar Nero, Mar di Marmara, Mar Egeo). Engraulis ecrasicolus: min 0.14 ± 0.03; max 1.51 ± 0.26 ng/g fw Spicara smaris : 0.06 ± 0.02 max 1.32 ± 0.26 ng/g fw Trigla gurnardus: < 0.02 ng/g fw Sarpa salpa: 0.64 ± 0.12 ng/g fw Boops boops: 19.7 ± 0.5 ng/g fw Diplodus vulgaris: 0.74 ± 0.14 ng/g fw Sciaena umbra: 0.51 ± 0.11 ng/g fw Sparus aurata: 3.97 ± 0.09 ng/g fw Esposizione. Le vie principali di esposizione sono costituite dall ingestione, inalazione e assorbimento cutaneo. Studi sull esposizione alimentare condotti in Europa, indicano una assunzione media nella popolazione adulta di circa 150 µg/ giorno, corrispondente 2.5 µg/kg-bw al giorno, con punte che arrivano fino ai 900 µg/giorno. Le principali sorgenti di esposizione alimentare, oltre al cibo sono costituite dal primo getto dell acqua potabile dei rubinetti, e dall utilizzo di pentole e stoviglie di metallo. tossicologici. Nella letteratura scientifica, è consolidata l evidenza di effetti cancerogeni in animali e uomini esposti a composti a base di Ni per via inalatoria. La WHO classifica il Ni in forma organica nel Gruppo 1 (cancerogeni per l uomo), e in forma metallica nel Gruppo 2B (potenziale cancerogeno per l uomo). Nei mammiferi, in seguito a esposizione orale sia nel breve che lungo periodo, il Ni si trova in breve tempo a livello di rene. Fegato, cuore, milza, polmoni e tessuto adiposo costituiscono altri organi di accumulo. Il Ni ha la capacità di attraversare la barriera placentare. In animali da laboratorio si è osservato un aumento della mortalità neonatale in ratti esposti alla dose più bassa di 1.3 mg/kg-bw al giorno. Poiché il Ni è una sostanza fortemente allergenica, non è possibile stabilire un valore-guida per la sua assunzione alimentare. In individui con una anamnesi di dermatite da contatto, l esposizione alimentare a livelli di 500 µg/giorno (circa 8 µg/kg-bw al giorno, può aggravare l eczema cutaneo. Aysun Turkmen, et al. (2008). Bull Environ Contam Toxicol 80, Contaminant Hazard Reviews, April 1998 Report No. 34. EFSA (2005) The EFSA Journal 146, Mustafà Turkmen, et al. (2008). Food Chemistry 108, Nichel Ni CAS #

7 Informazioni generali. Il Pb è un elemento metallico ubiquitario, non essenziale e tossico per l uomo. Viene utilizzato principalmente nel settore minerario, in fonderie, per tubazioni e saldature idrauliche, batterie, nell industria dei pigmenti, della ceramica e del vetro. Alcune di queste attività, unitamente all utilizzo come antidetonante nei carburanti, sono responsabili del massiccio rilascio di Pb nell ambiente, con conseguente contaminazione della catena alimentare ed esposizione per gli animali e per l uomo. Nel corso degli ultimi decenni il tenore di Pb negli alimenti è diminuito notevolmente a causa degli sforzi compiuti alla fonte per ridurre le emissioni. Destino ambientale. L accumulo di Pb nel terreno e nelle acque superficiali dipende da molti fattori tra cui il ph, la composizione minerale e la quantità e tipologia di materia organica. In generale, i sali di Pb sono scarsamente solubili in acqua. Dai sedimenti acquatici, il metallo si trasferisce agli organismi acquatici. Dal suolo, il Pb viene trasferito alle colture. Le radici di solito contengono una maggior quantità di Pb rispetto alle foglie mentre i semi ed i frutti contengono la minima quantità. La massima concentrazione ammessa per le acque potabili in Italia è fissata a 10 µg/l. Livelli nei prodotti ittici. I valori residui massimi ammessi in pesci, molluschi e crostacei stabiliti dal Regolamento 1881/2006/CE per il Pb variano da 0.3 a 1.5 µg/g fw. I livelli misurati in pesce europeo sono solitamente inferiori a tali limiti. Nel 2003, uno studio su pesci del mare Adriatico ha evidenziato livelli di Pb variabili da a 0.03 µg/g fw. Ulteriori studi evidenziano in pesci mediterranei concentrazioni nel range µg/g fw mentre in molluschi gasteropodi i livelli variano tra 0.2 e 0.3 µg/g fw. La contaminazione mediamente riscontrata nel tessuto muscolare di trote iridee del fiume Po è pari a 0.36 µg/g fw. Esposizione. Per la maggior parte della popolazione non professionalmente esposta, l alimentazione è la principale fonte di Pb. Alimenti molto contaminati sono in genere i molluschi e le interiora. Un recente studio condotto in Catalogna (Spagna) riporta l intake di Pb dovuto al consumo di pesce e prodotti ittici per ragazzi: µg/persona die. In ambito FAO-WHO è stato stabilito un valore limite di esposizione tollerabile (PTWI) di 25 µg/kg-bw che, per una persona del peso di 70 kg, corrisponde a 1.75 mg/settimana. Il PTWI in ambito EFSA è di 3.6 µg/kg-bw e. L intake in bambini da 1 a 14 anni d età è stato oggetto di valutazione. È stato evidenziato che esiste una percentuale di soggetti che eccede il valore critico di assunzione, e che tale situazione è diffusa tra le nazioni Europee. A seguito di questa valutazione, è stato osservato che i livelli minimi d esposizione eccedono in qualche caso la dose minima evocante una risposta a livello delle funzioni intellettive. tossicologici. Gli effetti principali sono a carico del sistema nervoso. Le fasce di popolazione più sensibili sono i bambini e i neonati ma anche a livello fetale la tossicità si esplica con effetti sullo sviluppo del processo cognitivo e delle prestazioni intellettuali nei bambini. Negli adulti, elevate esposizioni occupazionali o accidentali sono state correlate a neuropatie periferiche e nefropatie croniche. L ipertensione e le patologie cardiovascolari sono gli effetti tossici più frequentemente correlati ad elevate esposizioni, ma si sono osservati anche effetti sul tratto gastrointestinale e il sistema riproduttivo. Il Pb e i suoi composti inorganici sono stati classificati dalla IARC come possibili cancerogeni per l uomo (Gruppi 2A o 2B) e i suoi composti organici come non classificabili rispetto alla loro cancerogenicità per l uomo (Gruppo 3). Tra gli effetti cronici dell assunzione di Pb ricordiamo coliche, costipazione ed anemia. EFSA (2004). The EFSA Journal 71, Food Chem Toxicol 46, , D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31. Regolamento CE N. 1881/2006. Martí-Cid et al (2007). Food Chem Toxicol 45, Storelli e Marcotrigiano (2005). Environ Monit Assess 102, JECFA (2000). Food Additives Series 44. Scientific Reports submitted to EFSA (2010). An international pooled analysis for obtaining a benchmark dose for environmental lead exposure in children - Long term dietary exposure to lead in young children living in different European countries. Piombo Pb CAS #

8 Informazioni generali. Lo Sn inorganico è un elemento nutrizionale essenziale per l uomo. E presente naturalmente negli alimenti in forma stannica o stannosa. Il cloruro stannoso è tra gli additivi alimentari ammessi dalla legislazione europea. Le maggiori concentrazioni naturali di composti stannici inorganici si riscontrano negli alimenti di origine vegetale, provenienti da terreni in cui tale elemento è abbondante. I composti organo-stannici (quali, mono- e dimetilstagno, dibutilstagno, mono- e di- n- octilstagno, trifenil- e tributilstagno) sono utilizzati nelle vernici epossidiche nell inscatolamento dei cibi, quali stabilizzanti nei materiali a base di PVC, e come anti-algali Destino ambientale. I composti oganostannici, una volta rilasciati in acqua tendono a sedimentarsi per adsorbimento al materiale organico. Accumulano quindi negli organismi bentonici, quali i molluschi, in cui in generale si riscontano concentrazioni più elevate rispetto ai pesci. Livelli nei prodotti ittici. Non si è a conoscenza di dati sul contenuto di Sn inorganico nei prodotti ittici del Mediterraneo. Per quanto riguarda gli organo-stannici, le forme metilate sono le predominanti nei molluschi: dai dati SCOOP, le concentazioni medie e mediane del tributil stagno sono 14 and 60 µg/kg fw, contro i corrispondenti 5 e 17 µg/kg nel pesce. Esposizione. I dati sull assunzione alimentare di Sn inorganico sono limitati. In Inghilterra, con un andamento decrescente, si stima un intake medio negli adulti pari a 1.8 mg/persona per giorno, con punte di 6; in Francia, la media è stata stimata in 2.7 mg/persona per giorno. Per gli organo-stannici, in modo cumulativo l EFSA ha stimato una esposizione media giornaliera di µg/kg-bw al giorno. Se basata sul valore mediano della concentrazione la stima dell esposizione si abbassa a µg/kgbw al giorno. La presenza di alti valori nella curva di distribuzione dei valori di contaminazione, indica la presenza di hot spot potenziali in vicinanza di porti e cantieri navali, laddove l utilizzo di composti organostannici è prevalente. Effetti sulle persone/endpoints tossicologici. Dato lo scarso assorbimento intestinale, la tossicità dello Sn in forma inorganica è soprattutto locale. L effetto principale è l irritazione della mucosa gastrointestinale, che esita in dolore addominale, vomito, diarrea e cefalea. Le concentrazioni critiche per la tossicità acuta si riferiscono all assunzione di cibi in scatola e di bevande imbottigliate, con livelli tra i 150 e i 250 mg/kg. Per lo Sn inorganico, e disponibile un PTWI di 14 mg Sn/kg-bw alla settimana (JECFA, 2001). In Unione Europea, è stato fissato un limite regolamentare di 200 e 100 mg/kg per la presenza di Sn in cibi inscatolati, e bevande, rispettivamente, al fine di evitare possibili effetti acuti a livello locale. Per gli organo-stannici, facendo riferimento a effetti di immuno-tossicità in studi di esposizione alimentare all ossido di tributilstagno di tipo cronico in ratti (NOAEL = mg/kg-bw per giorno), è stato fissato un TDI pari a 0.1 µg/kg-bw, espresso come Sn totale. JECFA (2001). Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives. WHO Food Additives Series 46, EFSA (2005). The EFSA Journal 254, EFSA (2004). The EFSA Journal 102, Stagno e composti organostannici Sn CAS #

9 Informazioni generali. Il V è un metallo duttile, di colore bianco brillante, inserito nel gruppo V della tavola periodica. Può assumere valenze 3+, 4+ and 5+. In presenza di ossigeno e agenti ossidanti, si presenta con valenza 5+, mentre assume valenza 4+ in presenza dei soli agenti ossidanti. Il V può formare sali cationici od anionici, come dare luogo a composti metallo-organici, di stabilità generalmente limitata. Destino ambientale. Il V è un elemento relativamente poco abbondante nella crosta terrestre, in cui è pressoché ubiquitario, con concentrazioni nel range µg/g con un media di 150 µg/g. Nell acqua le concentrazioni dipendono dalla natura geologica della località e variano da 0.2 a più di 100 µg/l nelle acque di superficie e da 0.2 a 29 µg/l nel mare, dove il fondo dell oceano è considerato il principale serbatoio. Il V è fatto oggetto di industria estrattiva per la produzione di leghe di acciaio. Nel 1981 la capacità estrattiva mondiale si attestava sulle t. Tuttavia, si stima che la principale fonte di immissione ambientale, per circa t/anno, sia rappresentata da eventi geologici, quali l erosione della crosta terrestre e i fenomeni vulcanici. Le fonti antropogeniche sono fondamentalmente rappresentate dalla combustione di petrolio e carbone, in cui il V è naturalmente presente, e in misura secondaria dalle emissioni dell industria metallurgica, che comunque costituisce la principale fonte di esposizione professionale. Livelli nei prodotti ittici. Nei pesci dell Adriatico, i livelli di V descritti vanno da 89.9 ng/g fw (acciuga), a 79.1 ng/g fw (triglia), a 43.3 ng/g fw (sgombro). In pesci pescati nell atlantico i livelli riscontrati sono risultati essere notevolmente inferiori, nel range di ng/g su base secca nel merluzzo, sogliola, vongola, cozza, scampo. Esposizione. Sebbene dotato di scarsa biodisponibilità (< 5 %) circa l 80 % del V nella popolazione generale viene assunto tramite la via alimentare. Il restante 20 % viene assorbito tramite la via inalatoria, che, in ambiti urbani, può rappresentare fino al 50 % della dose assorbita quotidiana. Per quanto riguarda le concentrazioni di V negli alimenti descritte in letteratura, queste risentono molto dei metodi analitici utilizzati. Comunque i dati convergono su una stima di intake quotidiano nell ordine delle poche decine di microgrammi, per giorno. Nell acqua potabile le concentrazioni medie di V si aggirano da 1 a 6 µg/l, con punte fino a 100 µg/l, a seconda della localizzazione geografica. Effetti sulle persone/endpoints tossicologici. La tossicità del V è principalmente a carico dell apparato respiratorio, in cui il polmone risulta essere l organo bersaglio con fenomeni di irritazione, per esposizioni croniche, soprattutto per via inalatoria. Da dati su popolazioni di lavoratori esposte si stima un NOAEL di 1 µg/mc sulle 24 ore, applicando un fattore di protezione 20 al LOAEL di 20 µg/mc. La tossicità orale del V è da ritenersi generalmente bassa. Un livello minimo di rischio pari a 0.01 mg V/kg al giorno è stato indicato dal WHO per esposizioni alimentari di giorni, basato su una ridotta eritropoiesi per possibili effetti genotossici su cellule germinali e somatiche del midollo osseo in animali da laboratorio esposti. Altri effetti riscontrati in animali di laboratorio hanno riguardato la tossicità renale e neurocomportamentale, e turbe riproduttive. l EFSA, in un suo recente parere riguardante integratori alimentari a base di V, ha concluso che non è possibile identificare un NOAEL dai dati sperimentali disponibili da cui derivare un TDI, mentre l ATDSR indica quale limite superiore tollerabile di assunzione 1.8 mg/giorno. ATDSR (2009). Toxicological Profile for Vanadium. Draft for Public Comment. EFSA (2008). The EFSA Journal 634, 1 5. WHO (2000). In Air Quality guidelines Chapter 6.12 Vanadium. Lavilla et al. (2008). Food Chemistry, 1, Sepe et al. (2003). Food Addit Contam. 20, Vanadio V CAS #

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