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1 LE FUNZIONI DEGLI ASSESSORI AI SERVIZI SOCIALI ALL INTERNO DEL QUADRO LEGISLATIVO NAZIONALE E REGIONALE RELATIVO ALL AMBITO SOCIO-ASSISTENZIALE E SOCIO-SANITARIO Lecco Ugo De Ambrogio IRS Milano udeambrogio@irsonline.it

2 I temi del primo incontro Il profilo del ruolo di assessore alle politiche sociali all interno del contesto legislativo nazionale e regionale: 1. Dalla Legge 328/00 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali alla L.R. 3/08 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario 2. Il ruolo del Comune e dei comuni associati (e degli altri soggetti della governance) 3. Sussidiarietà, diritti dei cittadini e priorità d accesso 4. La rete dei servizi sociali e sociosanitari

3 I temi del secondo incontro L integrazione socio-sanitaria L assistenza socio-sanitaria: prestazioni a carico del fondo sanitario e/o dell utente/comune I diversi tipi di integrazione: istituzionale, gestionale e operativa La definizione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e socio-sanitaria I titoli socio-sanitari e sociali e altre forme innovative e sperimentali d intervento.

4 I temi del terzo incontro Il governo dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari I soggetti istituzionali in gioco, i ruoli, le competenze Le specificità della funzione politica Il ruolo del terzo e del quarto settore Strumenti di programmazione e gestione (piani di zona, accreditamento, vigilanza ecc.)

5 1. Dalla Legge 328/00 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali alla L.R. 3/08 Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario

6 L EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI ASSISTENZA PAROLE CHIAVE Carità Beneficenza Assistenza Servizi sociali Progetti ed Interventi sociali Prevenzione Promozione Sistema di servizi ed interventi Inclusione Coesione sociale

7 TENDENZE DI SVILUPPO DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA NEGLI ULTIMI DECENNI Tratto da uno spunto di Ranci Ortigosa, 2001 Anni 60/ 70 Focalizzazione Oggetto Target Funzione Approccio professionale Assistenza al caso singolo problema conclamato utente singolo cura e accudimento terapeutico Attori singole professionali -tà Anni 80/ 90 Prevenzione rischio gruppo a rischio Anni 90/ 05 Promozione normale disagio Anni 05/09 Inclusione e coesione sociale Condizione di vita della cittadinanza di un territorio fascia di popolazi one Cittadinanza di un territorio stimolo alla consapevolez -za e alla responsabilità educativo servizio attivazione animativo rete Stimolo ai processi di partecipazione Consulenziale - valutativo Reti, parternariati

8 La normativa principale in materia di politiche sociali nazionale di settore L.285/97 politiche per l infanzia e l adolescenza L.40/98 politiche per l immigrazione L.45/99 politiche per le dipendenze L.162/98 interventi sulla disabilità grave Legge quadro L.328/00: sistema integrato di interventi e servizi sociali

9 La normativa principale in materia di politiche sociali regionale di settore l.r. 23/99 politiche regionali per la famiglia l.r. 34/2004 politiche regionali per i minori Legge quadro L.r. 3/08: Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario

10 Nel novembre 2000, dopo 110 anni dall ultima legge nazionale e con un ritardo di oltre 20 anni dal primo disegno (a fine legislatura) il parlamento approva la l. 328: sistema integrato di interventi e servizi sociali

11 La 328 muove da una politica (sociale) per rispondere ai bisogni di più categorie di destinatari (minori, adulti in difficoltà, anziani, disabili, ecc.) per affermarne i diritti di cittadinanza attraverso un sistema integrato di servizi che assicuri i livelli essenziali di assistenza

12 La legge 328/2000 La legge 328 si pone lo scopo di realizzare un sistema integrato di interventi e servizi sociali che, attraverso politiche sociali universalistiche, persegua i seguenti obiettivi: garantire la qualità della vita; assicurare pari opportunità; rimuovere le discriminazioni; prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di bisogno e di disagio degli individui e delle famiglie derivanti da: disabilità inadeguatezza del reddito difficoltà sociali condizioni di non autonomia

13 La riforma del Titolo V della costituzione - Articolo 117 Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato

14 Le competenze legislative ART. 117, comma 1^, lettera m): determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. COMPETENZA ESCLUSIVA Art. 117, comma 2

15 In questo quadro la l.328 rimane in vigore fino a quando le regioni non legiferino autonomamente in materia di politiche sociali. In Lombardia questo avviene con la l. 3/2008 che è in ampia parte coerente e ispirata alla 328 / 2000.

16 Legge regionale 3/2008 La legge quadro lombarda: Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario

17 A cui sono seguite alcune indicazioni (atti attuativi) regionali Circ. n. 7 del : Indicazioni organizzative relative alla Direzione Sociale (ufficio supporto al Consiglio di rappresentanza, ufficio protezione giuridica, ASSI/SERD) Circ. n. 8 per le nuove modalità rispetto all autorizzazione al funzionamento Circ. 9 sulla Costituzione dell Ufficio di protezione giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai propri interessi. DGR 7437 e 7438 nelle quali si definiscono le unità d offerta socio-assistenziali e socio-sanitarie DGR 7797 e 7798 sulla costituzione dei tavoli di concertazione a livello provinciale e territoriale con osservazioni sul ruolo degli udp Linee guida per la stesura dei piani di zona

18 I principi generali l.r. 3 (I) Richiamo espresso ai principi Costituzionali, allo Statuto Regionale, alla 328, ai livelli essenziali, alle leggi di settore, ecc. Libertà di scelta, personalizzazione degli interventi, promozione autonomia, flessibilità delle prestazioni Universalità del diritto di accesso e uguaglianza di trattamento nel rispetto delle specificità rispetto della dignità della persona e tutela del diritto alla riservatezza; sussidiarietà verticale e orizzontale;

19 I principi generali l.r. 3 (II) riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia promozione degli interventi a favore dei soggetti in difficoltà, anche al fine di favorire la permanenza e il reinserimento nel proprio ambiente familiare e sociale; effettività ed efficacia delle prestazioni erogate e della rete delle unità di offerta ed ottimale utilizzo delle risorse finanziarie disponibili. omogeneità ed adeguatezza della rete delle unità di offerta ai bisogni sociali e sociosanitari; integrazione delle politiche sociali e sociosanitarie con le politiche sanitarie e di settore, in particolare dell'istruzione, della formazione, del lavoro e della casa

20 Dalla l.r. 1/86 alla 3/08: che cosa cambia L.r. 1/86 organizzazione di dettaglio, ma frammentaria delle strutture individuazione normativa delle strutture e dei servizi disciplina delle procedure di autorizzazione al funzionamento L.r. 3/08 organizzazione della rete integrata degli interventi e dei servizi in ambito sociale e socio-sanit. rete aperta alla sperimentazione e alla programmazione locale: promozione da parte dei comuni di sperimentazioni in ambito locale Autorizzazione e accreditamento per strutture sociosanit. e per quelle sociali, rafforzamento vigilanza e controllo

21 Dalla l.r. 1/86 alla 3/08: che cosa cambia L.r. 1/86 Programmazione centralizzata Gestione pubblica dei servizi con facoltà di affidamento a terzi Limitata sussidiarietà verticale Riconoscimento del ruolo del volontariato L.r. 3/08 programmazione decentrata dei PdZ, rafforzamento del ruolo programmatorio dei Comuni nel sociale e delle ASL per il sociosanit. Accreditamento come condizione per accedere al Fondo Sanitario Nazionale; promozione delle collaborazioni pubblico privato; Accentuata sussidiarietà verticale e orizzontale Affermazione del III settore come soggetto attivo della programmazione

22 Le competenze delle parti nelle l.r Compete alla Regione esercitare funzioni di indirizzo per la programmazione della rete delle unità di offerta sociali e di programmazione e coordinamento della rete delle unità di offerta socio-sanitarie; monitorare e verificare nel tempo il progressivo raggiungimento degli obiettivi fissati per il triennio; Compete ai Comuni la programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali; l erogazione dei servizi e delle prestazioni di natura economica e dei titoli sociali; la promozione di sperimentazioni di nuove unità d offerta sociali e di modelli gestionali nell ambito della rete sociale; Compete alle ASL la programmazione e la realizzazione della rete delle unità di offerta sociosanitarie, nel rispetto della programmazione regionale ed in armonia con le linee di indirizzo formulate ai Comuni, nonché l esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo sulle unità di offerta sociale e sociosanitarie;

23 Le competenze delle parti nelle l.r Compete alle Province sostenere, nel quadro della programmazione regionale, la realizzazione di investimenti e interventi innovativi per le unità di offerta sociali e sociosanitarie, d intesa con i comuni interessati; programmare interventi formativi di qualificazione e aggiornamento professionale, nel rispetto della normativa nazionale e delle linee di indirizzo regionali. Infine, in base all art. 20 della l.r. 3/2008, il Terzo Settore si afferma come soggetto attivo nella programmazione, progettazione e realizzazione della rete, così da consentire la piena espressione delle capacità progettuali e valorizzare le spinte innovative, garantendo la libertà di tali soggetti di svolgere attività sociali ed assistenziali, nel rispetto dei principi stabiliti dalla legge.

24 SUSSIDIARIETA Nella accezione moderna si ritrova nella dottrina sociale della Chiesa Cattolica, dove si afferma che lo stato di fronte alla società (singoli cittadini, famiglie, gruppi intermedi, associazioni e imprese) non debba fare di più ma neanche di meno che offrire un aiuto (subsidium) all autonomia di questi ambiti e sfere sociali. (Colozzi I., Dizionario di servizio sociale, Carocci Faber, 2005)

25 SUSSIDIARIETA Il concetto nella sua accezione di sussidiarietà verticale e orizzontale è ripreso nel nuovo (riforma titolo V) art. 118 della Costituzione: Sussidiarità verticale = Comuni, Province Città metropolitane, Regioni e Stato Sussidiarietà Orizzontale : Stato, Regioni Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale

26 La l.r.3/08: il sistema SUSSIDIARIETA VERTICALE REGIONE ASL PROVINCIA COMUNE SUSSIDIARIETA ORIZZONTALE TERZO SETTORE ENTI PUBBLICI

27 Sussidiarietà verticale La Regione esercita le funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento, controllo e verifica delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie, avvalendosi della collaborazione degli enti locali, delle aziende sanitarie e dei soggetti del terzo settore ed in particolare: Programma la rete sociosanitaria Indirizza per la programmazione della rete delle unità di offerta sociali; Definisce ulteriori LEA Definisce requisiti di funzionamento e criteri di ACD Organizza il sistema informativo Promuove la sperimentazione Promuove l integrazione tra politiche Promuove la costituzione di forme di gestione associata e di azioni di sostegno dei soggetti del III settore Definisce percorsi formativi di riqualificazione professionale Promuove la formazione integrata degli interventi

28 I Comuni Sussidiarietà verticale Programmazione della rete sociale Erogazione dei titoli sociali Definizione di livelli essenziali ulteriori a quelli regionali Integrazione economica delle rette Accreditamento delle unità d offerta sociali Le Province Programmazione degli interventi formativi Istituzione di osservatori territoriali Sostegno alla realizzazione di interventi a sostegno delle persone con disabilità sensoriali Le ASL Progettazione della rete sociosanitaria Vigilanza sulle unità d offerta Acquisto delle prestazioni sociosanitarie Partecipazione alla programmazione locale

29 Sussidiarietà orizzontale Le unità d offerta: Affermazione di un sistema aperto Definizione del sistema di accreditamento di tutte le unità d offerta Semplificazione delle procedure di esercizio Definizione delle tipologie di vigilanza Il III settore: Partecipa alla programmazione regionale e locale Gestisce unità d offerta Partecipa alle sperimentazioni gestionali Concorre alla gestione degli osservatori Assume la gestione di servizi nell ambito di rapporti convenzionali Previsione della consultazione sia per la rete sociale ce sociosanitaria Libertà di svolgere attività sociali indipendentemente dal loro inserimento nella rete

30 2. Il ruolo del Comune e dei comuni associati (e degli altri soggetti della governance)

31 Il Comune e la 328/2000 ART. 6L. N. 328/2000 I comuni sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla programmazione regionale. IN PARTICOLARE: programmazione, progettazione, realizzazione del sistema locale dei servizi sociali a rete; erogazione dei servizi e delle prestazioni economiche; autorizzazione, accreditamento e vigilanza delle strutture erogatrici; partecipazione al procedimento per l'individuazione degli ambiti territoriali; definizione dei parametri di valutazione dei soggetti aventi accesso prioritario alle prestazioni e ai servizi.

32 I Comuni Nell'esercizio di tali funzioni i comuni provvedono a: promuovere risorse delle collettività locali tramite forme innovative di collaborazione per lo sviluppo di interventi di auto-aiuto e per favorire la reciprocità tra cittadini nell'ambito della vita comunitaria; coordinare programmi e attività degli enti che operano nell'ambito di competenza; adottare strumenti per la semplificazione amministrativa e per il controllo di gestione atti a valutare l'efficienza, l'efficacia ed i risultati delle prestazioni; effettuare forme di consultazione dei soggetti del terzo settore, e di cittadini, il organizzazioni sindacali, associazioni sociali e di tutela degli utenti, per valutare la qualità e l'efficacia dei servizi e formulare proposte ai fini della predisposizione dei programmi; garantire ai cittadini i diritti di partecipazione al controllo di qualità dei servizi.

33 I Comuni e la L.R. 3/2008 articolo 13 programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d offerta sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all articolo 3; riconoscono e promuovono la sperimentazione di unità d offerta e di nuovi modelli gestionali nell ambito della rete sociale, nel rispetto della programmazione regionale; erogano, nei limiti delle risorse disponibili, servizi e prestazioni di natura economica e assumono gli oneri connessi all eventuale integrazione economica delle rette; definiscono i requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali in base ai criteri stabiliti dalla Regione, accreditano le unità d offerta e stipulano i relativi contratti; definiscono eventuali livelli di assistenza ulteriori rispetto a quelli definiti dalla Regione; determinano i parametri per l accesso prioritario alle prestazioni, di cui all articolo 6, comma 2, sulla base degli indirizzi stabiliti nell ambito della programmazione regionale, anche assicurando interventi di emergenza e di pronto intervento assistenziale, di norma mediante forme di ospitalità temporanea od erogazione di sussidi economici; gestiscono il sistema informativo della rete delle unità d offerta sociali.

34 I Comuni, secondo la l.328 e la l.r. 3 svolgono una funzione di governo complessivo del sistema e lo fanno in forma associata attraverso la strumento del Piano di zona

35 Il Il Piano di zona IL PIANO DI ZONA (art. 19 l.328\00) Sulla base delle indicazioni i comuni provvedono, a loro volta, a definire il piano di zona Viene adottata attraverso Accordo di programma (l. 142\90 art.27) al quale partecipano soggetti pubblici e privati, in particolare quelli che concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato è approvato dai comuni associati che fanno parte di un determinato ambito territoriale per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete l ambito è determinato dalla Regione e dovrebbe essere coincidente con il distretto sanitario

36 Il Il Piano di zona è volto a: IL PIANO DI ZONA (art.19 l ) Favorire la creazione di una rete di servizi e interventi flessibili, stimolando le risorse della comunità locale qualificare la spesa attivando anche risorse locali ripartire la spesa tra i soggetti firmatari prevedere formazione, aggiornamento e progetti di sviluppo dei servizi

37 IL PIANO DI ZONA (art.19 l ) Il Il Piano di zona individua: Obiettivi, priorità, strumenti e mezzi organizzazione dei servizi, risorse e requisiti di qualità rilevazione dei dati nell ambito del sistema informativo modalità per garantire integrazione fra servizi e prestazioni coordinamento con organi statali periferici (amministrazione penitenziaria e della giustizia) collaborazione fra servizi territoriali, soggetti che operano nell ambito della solidarietà sociale e comunità locale; forme di concertazione con l asl e con gli enti non profit erogatori di servizi ed interventi sociali

38 Piani di zona in Italia a fine 2004

39 Piani di zona in Italia a fine 2006

40 Piani di zona in Italia a fine 2007

41 l L art. 18 della l.r. 3/2008 definisce il PdZ come lo strumento della programmazione in ambito locale della rete d offerta sociale e dell attuazione dell integrazione tra la programmazione sociale e la programmazione sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità, dell istruzione e della formazione, della casa e del lavoro.

42 L.r Il PdZ si configura dunque come lo strumento privilegiato per conseguire forme di integrazione tra le varie politiche mediante l analisi dei bisogni, la definizione delle priorità, la gestione innovativa, flessibile e partecipata del sistema di offerta La terza triennalità dovrà evolvere verso la programmazione integrata degli obiettivi e degli interventi sociali attuati nell ambito distrettuale in materia sociale, con una particolare attenzione all integrazione sociosanitaria e più in generale all integrazione tra politiche a favore della persona e della famiglia, per un welfare che non sia solo riparativo e di tutela, ma anche promozionale e preventivo.

43 Il PDZ e le sue innovazioni 1. Si sintetizzano gli interventi e le politiche del settore sociale e si coordinano con altre politiche. 2. Si programma ad un nuovo livello: la zona, superando l impasse storica del frazionamento comunale. 3. Si passa da una programmazione nella logica di government ad una nella prospettiva di governance 4. Si programma in modo congiunto anche con l Asl, non nella logica della delega ma in quella dell integrazione operativa territoriale

44 Indicazioni bibliografiche: AA.VV. Speciale L.328/00, Prospettive Sociali e Sanitarie n 20 \ 22, 2000 I livelli essenziali di assistenza, Speciale di Prospettive sociali e sanitarie, n15\ A.Battistella, U.De Ambrogio, E.Ranci Ortigosa, Il Piano di zona, costruzione, gestione e valutazione, Carocci Faber 2004 U. De Ambrogio, I Piani di zona, in C. Gori 2004 U.De Ambrogio, Piani di zona fra innovazione e fragilità, i quid di prospettive sociali e sanitarie n. 1, 2008 P.Ferrario, Servizi sociali e sociosanitari in Lombardia, Prospettive sociali e sanitarie, n L. Pesenti, U. De Ambrogio (a cura di) Piani di zona in Lombardia, Le sfide della programmazione sociale, Guerini e Associati 2009 Formez, L attuazione della riforma del welfare locale, Formez editoria, 2003 C. Gori (a cura di), La riforma dei servizi sociali in Italia, Carocci 2004

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