Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe tra XV e XVII secolo

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1 Ceramiche quali indicatori di traffici commerciali fra Abruzzo, Molise e regioni limitrofe tra XV e XVII secolo Diego Troiano Van Verrocchio Abstract: The subject of the article is pottery as evidence of trade relations between the Abruzzi and Molise regions in central Italy and the other regions from the 15 th to the beginning of the 17 th century. The authors present an interim report on some of the types of pottery found during archaeological excavations conducted in the Convent of Santa Maria delle Monache in Isernia and from Termoli Castle in Molise; in particular, they note the discovery in Isernia of many fragments of compendiario style maiolica from Castelli (second half of the 16 th -beginning of the 17 th century) and monochrome and painted slipware (imitating maiolica) from Anversa degli Abruzzi (L Aquila), dating from the end of the 15 th century to the beginning of the 17 th century, and a few rare fragments of slip ware typologies from Anversa and the deep blue turchina maiolica from Castelli. In Isernia there also appears to have existed a local production of incised slipware and Renaissance maiolica with a heraldic eagle (a reference to Joan of Aragon) that can be dated In some sites in Abruzzo a local production of incised slipware has been recorded and two main groups have been identified, dating from the second half of the 15 th to the 16 th century. The authors propose a preliminary distribution map for the incised slipware of Group II, dated to the 16 th century, which includes the regions of Abruzzo, Molise, and Campania. The authors also discuss further evidence for pottery produced in Abruzzo (Castelli and Anversa) but found outside the area, in other Italian regions, and in Croatia (Zara and Split). Key Words: Abruzzo, Molise, ceramica postmedievale, traffici ceramici. Abruzzo, Molise, post-medieval ceramics, pottery trade. 1. Premessa Gli studi in corso oramai da alcuni anni sulla ceramica postmedievale in Abruzzo (TROIANO- VERROCCHIO c.s.), e nello specifico su alcuni nuclei di materiali rinvenuti in seguito ad interventi di archeologia urbana in Sulmona (AQ) 1, unitamente alla possibilità avuta recentemente di individuare notevoli contesti di materiali provenienti dagli scavi nel convento di S. Maria delle Monache di Isernia 2, e dal castello Svevo di Termoli 3, portano a presentare in questa sede alcune note preliminari riguardanti alcune classi ceramiche quali indicatori 1 Studio in corso da parte di chi scrive in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell Abruzzo. Ringraziamo in proposito la dott. Rosanna Tuteri che ha diretto tutti gli interventi di scavo in area urbana (SS. Annunziata ; S. Gaetano 1994; vico delle macerie 1996 ed altri contesti) e che ci ha gentilmente autorizzati allo studio di tali materiali. 2 Si desidera in proposito ringraziare la Soprintendenza Archeologica e per i BAAAS del Molise ed in particolare la Soprintendente Arch. M. Dander e la dott. C. Terzani che ci hanno gentilmente autorizzati alla visione di tali materiali conservati presso i magazzini del Museo Archeologico nel Convento di S. Maria delle Monache ad Isernia. Per alcune fonti sul convento vedi PIETRANTONIO 1988, pp ; VITI Materiali conservati nel deposito della Soprintendenza Archeologica del Molise presso l anfiteatro di Larino. Si ringrazia vivamente la dott. Di Niro per aver permesso la visione di tali materiali. di traffici commerciali fra l Abruzzo e le regioni limitrofe tra XV e XVII secolo. L interesse del contesto iserniese è parso, sin dall inizio, duplice: da un lato per la presenza di un abbondante quantità di ceramica abruzzese, databile fra XVI e inizi XVII secolo; dall altro per la possibilità di individuare alcune produzioni locali di ceramica graffita che, come vedremo, risultano circolanti anche in territorio abruzzese, nonché di maiolica rinascimentale con un insospettata produzione di mattonelle pavimentali. Si intende quindi rendere nota, in attesa di più approfonditi studi sull argomento, una prima panoramica relativa alle evidenze al momento emergenti, in particolar modo privilegiando l area molisana per lo stato esiguo degli studi sulla ceramica postmedievale, al fine di fornire elementi utili alla ricostruzione di un primo quadro inerente i traffici ceramici fra Abruzzo e Molise nell arco cronologico sopra indicato. I materiali da Isernia provengono da scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Molise in occasione del restauro del convento di S. Maria delle Monache nel centro storico. Si tratta di due distinti contesti: il primo situato all esterno del convento, fra lo stesso e la cerchia muraria urbana; il secondo nel chiostro interno. Il nucleo più consistente di materiali proviene dai diversi quadrati di scavo all esterno, mentre più ridotto è quello prove- 225 Archeologia Postmedievale 5, 2001, pp

2 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO niente dai saggi effettuati all interno del chiostro. Data la natura dello scavo 4 ed il carattere preliminare di questo contributo possiamo al momento segnalare che trattasi nel primo caso di materiali provenienti da livelli di discarica, esterni al convento, che obliterarono le preesistenze medievali. La ceramica documentata in tali livelli proviene quindi, quali scarti d uso, dell adiacente convento, nonché, data la presenza di molti scarti di produzione ceramica (ingobbiata e graffita, mattonelle da pavimentazione maiolicate, ceramica invetriata) dai butti relativi ad una fornace per ceramica la cui ubicazione doveva collocarsi probabilmente nelle immediate vicinanze dell area indagata. L area fu comunque definitivamente sistemata verosimilmente entro i primi decenni del XVII secolo e rimase così come appariva anteriormente allo scavo in quanto la presenza di materiali successivi a questa data, nei livelli più superficiali, è rarissima e pertanto da considerarsi di natura casuale. I materiali da Termoli provengono da diversi saggi stratigrafici effettuati fra il 1993 e il 1994 dalla stessa Soprintendenza molisana all interno del castello Svevo che hanno restituito principalmente fasi medievali e rinascimentali, cui si aggiungono alcuni depositi ottocenteschi. D.T., V.V. 2. I materiali Produzioni molisane e loro diffusione extraregionale 2.1 Maiolica rinascimentale Fra gli scarti di produzione rinvenuti presso S. Maria delle Monache, di notevole interesse appaiono tre mattonelle esagonali da pavimentazione. Si tratta di due frammenti con decorazione non individuabile ed un esemplare quasi integro dipinto. I due frammenti si presentano come sicuri scarti in quanto appaiono con uno strato di smalto non cotto e tracce di colore non fissate con la seconda cottura, in parte consunti e ancora polverosi al tatto. L esemplare quasi 4 Lo scavo è stato effettuato per tagli successivi all interno dei singoli quadrati e sarà necessario l esame completo di tutto il materiale rinvenuto per l individuazione di stratigrafie coerenti. integro (dim. cm 9,5 19,5 2,3 circa) appare leggermente deformato nella seconda cottura, con evidenti difetti sulla superficie decorata, quali grumi di argilla rossastra, dovuti al contatto con altro materiale avvenuto in fornace durante la cottura e variazioni nello smalto che si presenta opaco e leggermente ruvido. La decorazione è costituita da un aquila araldica, disposta frontalmente ad ali spiegate coronata e volta a destra e inserita in un paesaggio in cui si intravedono elementi vegetali nei colori giallo, blu e verde. Lo specifico riferimento araldico potrebbe a nostro avviso essere messo in relazione al dominio feudale di Giovanna d Aragona di Sicilia, regina e moglie di Ferrante I d Aragona, esercitato sulla città di Isernia nel ventennio Difatti gli Aragonesi, e nello specifico il ramo d Aragona-Sicilia usavano quale emblema la sola aquila esattamente come appare nell iconografia della mattonella in esame e come testimoniato da altre note ceramiche riferibili a fabbriche napoletane della seconda metà del 400 (DONA- TONE 1994, tav. 160). La datazione della mattonella dovrebbe pertanto essere ben inquadrabile al ventennio sopra indicato. L importanza del rinvenimento per i suoi specifici legami alla casa d Aragona conduce in maniera diretta alla capitale Napoli e lega in maniera specifica gli artefici di Isernia al clima culturale innovativo della produzione in maiolica rinascimentale napoletana. L individuazione di questa produzione molisana costituisce indubbiamente solo un primo contributo che necessiterà di ulteriori approfondimenti, che apre insospettati campi di ricerca sia nell ambito delle produzioni regionali sia in rapporto ai legami culturali con Napoli, non potendo in quest ultimo caso escludersi la presenza ad Isernia di maestranze provenienti dalla capitale. D.T., V.V. 5 Giovanna d Aragona, figlia di Giovanni II d Aragona fratello e successore di Alfonso I nel Regno d Aragona e in quello di Sicilia, sposa nel 1476 il cugino re Ferrante I (figlio di Alfonso); in tale occasione Isernia fu infeudata alla stessa Giovanna. Successivamente la città passò nel 1496 alla figlia Giovanna II che la tenne fino al Appare quindi evidente che lo specifico riferimento allo stemma degli Aragonesi di Sicilia è ben riconducibile alla sola Giovanna I e dunque circoscrivibile al ventennio

3 2.2 Ingobbiata e graffita Uno dei dati più significativi emergenti dall analisi preliminare dei materiali da S. Maria delle Monache consiste nella possibilità di individuare produzioni locali di ingobbiata e graffita testimoniate da numerosi scarti di prima cottura rinvenuti in quasi tutti i settori di scavo. Il materiale in questione si presenta abbondante e vario nelle sue caratteristiche e sarà pertanto necessario attendere lo studio approfondito per definirne le caratteristiche peculiari e fornire dati più precisi su tipologie, cronologie e rapporti quantitativi. In questa sede si ritiene utile fornire alcune note preliminari su almeno due gruppi che appaiono ben identificabili PRODUZIONE DI ISERNIA (gruppo 1) Si caratterizza principalmente per la presenza di repertori di natura geometrico-floreale graffiti a punta fine distribuiti nelle forme aperte su tese, cavetti e fondi mentre presenti, ma rari, risultano i motivi a figure umane, zoomorfi o d ispirazione fantastica. Si segnala in particolare la presenza del motivo vegetale con caratteristica foglia bipartita disposta ad esempio in sequenza sulla tesa di scodelle emisferiche. Sono anche presenti sequenze di elementi ad S, nastri spezzati, trecce, graticci spesso quali riempitivi, tralci vegetali con fogliami stilizzati. Nel repertorio morfologico sono presenti le scodelle e gli scodelloni troncoconici, per lo più a tesa breve, ma una caratteristica peculiare è data dalla presenza di forme chiuse con una decorazione a fusi sulle pareti. La produzione è caratterizzata da argille di colore camoscio, ben depurate, sulle quali è disteso l ingobbio biancastro, in taluni casi grigio in quanto bruciato in cottura. Numerosissimi gli scarti di prima cottura provenienti da quasi tutti i quadrati di scavo all esterno del convento (q.aa1, a1, b1 etc.) che, come detto, lasciano supporre l esistenza di una manifattura ubicata nei pressi del convento. I prodotti finiti permettono di segnalare l uso dei colori per lo più in bicromia verdegiallo, o con un colore ocra tendente arancio che caratterizza questa produzione. Le vetrine sono trasparenti o di tonalità gialline che non rivestono la superficie esterna delle forme aperte. Si segnala anche l esistenza di una parallela produzione monocroma, testimoniata in questo caso solo da prodotti finiti, con vetrina trasparente e decorazioni geometriche. Il complesso dei repertori decorativi rimanda in maniera significativa a tipologie già note in area campana a loro volta rientranti nel più ampio contesto delle produzioni graffite diffuse in Italia meridionale nell ambito del quale svariati dovettero essere i centri di produzione fra XV e XVI secolo, anche se si nota una certa omogeneità che forse riflette tendenze e gusti comuni dell epoca 6. Per tali motivi, anche nel caso in cui i confronti decorativi sembrano molto calzanti, ma in assenza di dati analitici sulle argille, una certa cautela si impone nell attribuzione del centro di produzione. La possibilità di ubicare con certezza uno di tali centri presso Isernia, apre comunque ora nuovi spiragli sulla comprensione dei contatti culturali e commerciali fra il Molise e le regioni limitrofe. A proposito dei contatti con l Abruzzo, alla luce dei dati di Isernia si possono ora attribuire alla produzione molisana diversi frammenti rinvenuti nello scavo presso la SS. Annunziata a Sulmona (Fig. 1). Si tratta di scodelle emisferiche con il motivo della caratteristica foglia bipartita sulla tesa larga (nn. 1-3), sulla tesa leggermente ricurva con orlo rilevato (n. 5: cfr. DE CRESCENZO 1992, tav. 17, n. 222) o sul fondo con piede ad anello disposte a quadrilatero (n. 4) che trovano precisi riscontri con gli scarti di Isernia e con i materiali salernitani (DE CRESCENZO 1992, tav. 13, n. 3; tav. 17, nn. 21, 225), oppure con campiture a forma di foglioline quali elementi secondari: sulla tesa di una scodella, con graticcio (n. 6), o infine a delimitare un elemento quadrilatero sul fondo di una scodella con sequenza di pesci stilizzati nel cavetto (n. 7). Un altro frammento di scodellina presenta decoro piuttosto corsivo ed informale sulla tesa breve (n. 8). In un unico caso si segnala l anomala presenza della produzione monocroma, con vetrina trasparente e sempli- 6 Precisi riscontri si possono ad esempio citare in Campania con i materiali da Napoli (D ONOFRIO-D AGOSTINO 1987, fig. 55, C328, ), Cerreto Sannita (DI CO- SMO 1986, fig. 10), Torella dei Lombardi ed area irpina (Rocca S. Felice, Montella: ROTILI 1997, figg. 50, 60, nn ) e con alcune tipologie da Salerno (DE CRESCENZO 1992, p. 24; tav. 13, n. 3, tav. 17, nn. 21, 126, 222, 225; tav. 18, n. 27) e da Capaccio (DE CRESCENZO 1992, p. 21). In questi casi, forse ad eccezione di Salerno, appare oggi molto probabile l ipotesi di una produzione iserniese. Punti di contatto sono comunque individuabili anche nella complessa realtà pugliese con tipologie con precedenti medievali, quali in cosiddetto tipo Castrignano (PATITUCCI UGGERI 1986) ed altre più tarde produzioni del Salento (MATTEO 1997, pp ; tavv. 6-7). 227

4 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Fig. 1 Sulmona, scavi della SS. Annunziata. Ceramica ingobbiata e graffita di produzione iserniese (gruppo 1) proveniente da contesti databili al XV secolo (dis. V. Verrocchio). 228

5 ce decoro geometrico sulla tesa di una scodella emisferica (n. 9), tipologia del tutto estranea alle produzioni regionali abruzzesi sinora note 7. Per quanto riguarda la cronologia di tale produzione i dati a disposizione suggeriscono un arco ben inquadrabile nella seconda metà del XV secolo. In primo luogo nei contesti di Isernia si può segnalare l associazione con un frammento di maiolica a lustro spagnola ben databile appunto in quest arco cronologico 8. In secondo luogo elemento decisivo per la datazione appare l associazione dallo scavo di questa graffita con le mattonelle da pavimentazione recanti lo stemma d Aragona-Sicilia, riconducibile, come visto, alla feudalità di Giovanna d Aragona su Isernia ( ) e verosimilmente prodotte dalla stessa bottega 9. Le stratigrafie della SS. Annunziata di Sulmona confermano tale datazione, anche in questo caso grazie all associazione con la produzione a lustro valenzana (vd. nota 7), mentre altri contesti sulmonesi sembrano indicare una totale assenza di produzioni graffite sia abruzzesi che importate nel secolo successivo, soppiantate dalle diffusissime produzioni ingobbiate anversane che dominano incontrastate il mercato locale (vd. infra) 10. Questo dato confermerebbe indirettamente una datazione di questa produzione iserniese che non oltrepassa i primi del 7 Contesti di provenienza: nn. 1 (inv ), 2, 4 e 5 (inv ) dalla us 2=102 (residui); n. 3 dalla us 181 riferibile al periodo IV e databile alla seconda metà del XV secolo, in associazione ad un frammento di maiolica a lustro riferibile alla produzione valenzana matura con motivo decorativo cosiddetto a las notas musicales; nn. 6-7: dalla us 102, residui (n. 7, inv ); n. 8: dalla us 149 riferibile al periodo IV e databile alla prima metà del XV secolo (forse trattasi di un intrusione: inv ); n. 9: dalla us 181 (inv ). 8 Si tratta di un frammento di scodella della nota tipologia con palmette stilizzate (palmas abiertas). 9 L ipotesi più che verosimile di una provenienza da una medesima manifattura si evince dall associazione stratigrafica di scarti di graffita e di mattonelle pavimentali, nonché di biscotti di ceramica comune da fuoco. Si tratta quindi di una manifattura caratterizzata evidentemente da produzione ceramica piuttosto diversificata. 10 Ad esempio nessun frammento di graffita è presente fra i materiali dagli scavi 1996 in vico delle macerie databili fra la seconda metà del XVI ed i primi del XVII secolo (us 205 e 207) né fra i meno numerosi materiali da un contesto di pieno Seicento dalla circonvallazione ovest. A proposito della produzione anversana i dati attualmente a disposizione non permettono di ipotizzare una locale produzione di ceramica graffita che risulta praticamente assente in tutti i contesti di scarichi d uso domestico e di fornaci sinora individuati. XVI secolo. Appare quindi evidente come i rapporti Isernia-Sulmona, testimoniati dalle ceramiche che le fonti archeologiche permettono ora di individuare, non risultino affatto casuali, se visti alla luce del ruolo svolto dalla dominazione di Giovanna d Aragona che accomunò le due città nell ambito di una precisa politica di controllo del territorio e di sviluppo commerciale e produttivo (COLAPIETRA 1989, p. 15) PRODUZIONE TIPO ISERNIA (gruppo 2) Il secondo gruppo si caratterizza per repertori molto differenti da quelli del primo. Per quanto riguarda gli ornati si caratterizzano principalmente nell esecuzione per l uso di uno strumento probabilmente simile ad una piccola forchetta a due, o raramente a tre denti, che incide segni piuttosto larghi e fra loro paralleli. Con tale strumento vengono realizzati cerchi concentrici sulla tesa delle scodelle e nel fondo, che inquadrano la decorazione principale, per lo più costituita da sequenze di trattini alternati in verticale ed orizzontale sulle tese, archetti, elementi triangolari o floreali a più petali. L uso dei colori in questo caso rispetto alla produzione precedente, è ampliato con l introduzione dell azzurro, piuttosto diluito, usato insieme al verde e al giallo, spesso in tricromia, distesi a larghe fasce concentriche nelle forme aperte che risultano del tutto autonome rispetto al tratto graffito. Si segnala una certa omogeneità morfologica con la presenza di scodelle e scodelloni emisferici a tesa breve, spesso con angolo rilevato all interno in corrispondenza dello stacco del cavetto e a volte con orlo modulato ad imitazione di manufatti metallici. Anche in questo caso sono documentate forme chiuse con decorazioni a fusi all esterno che legano questa tipologia al gruppo 1. Le argille sono dure e compatte, ben depurate, di colore rosa intenso o per lo più rossastro; le vetrine sono trasparenti, distese sulla superficie interna delle forme aperte e all esterno si spingono a volte sino a comprendere tutta o parte della parete. A differenza del gruppo 1 l incertezza sulla effettiva presenza di scarti di produzione dai contesti di S. Maria delle Monache (un solo frammento, scarto di seconda cottura è stato sinora individuato) non permette un attribuzione inequivocabile della produzione ad Isernia. Tuttavia proprio l abbondanza delle attestazioni, la presenza della sicura produzione locale del gruppo 1 negli anni immediatamente preceden- 229

6 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO ti, e non ultima la collocazione centrale di Isernia all interno del quadro di distribuzione che attualmente è proponibile per questa tipologia di manufatti (vedi infra; Fig. 7) rendono più che verosimile una produzione locale, in attesa di più approfonditi studi a partire dagli stessi contesti iserniesi. Si propone quindi di individuare tale gruppo di manufatti con il termine di graffita tipo Isernia da inquadrarsi in quel più ampio gruppo di graffite postmedievali diffuse in Italia centro-meridionale che gli studi vanno man mano evidenziando 11. I confronti puntualissimi fra i materiali molisani ed altri provenienti da Abruzzo e Campania, ci permettono di tracciare un primo quadro distributivo di tale produzione (Fig. 7). In Campania si possono segnalare le attestazioni presso Napoli 12 e nell area del Sannio Alifano 13. Altri rinvenimenti molisani forniscono delle prime indicazioni sulle attestazioni regionali e sulle tipologie più diffuse. Si possono difatti segnalare alcuni frammenti sporadici provenienti da Trivento (Fig. 6, nn. 4-5) 14 e soprattutto un cospicuo nucleo 11 Restano tutte da indagare le relazioni con altre produzioni graffite postmedievali dell Italia meridionale che sembrano trovare diversi punti di contatto, sia sul piano decorativo che su quello morfologico, con la tipologia qui presa in esame. Ad esempio si vedano le produzioni dell area salentina ed il cd. tipo Manduria per il quale viene confermata la cronologia postmedievale con attardamenti anche significativi. In questa produzione, caratterizzata da una maggiore esuberanza decorativa, si nota la riproposizione di elementi decorativi già documentati nel nostro gruppo 1, quali ad esempio la caratteristica foglia bipartita disposta in sequenza su tese e cavetti, ma anche altri elementi decorativi attestati nel gruppo 2, non illustrati in questa sede (DELL AQUILA A. e C. 1986, in part. figg. 3-4; DELL AQUILA A. e C. 1989, pp ; tav. XX, nn ; CAROFIGLIO, CIMINALE, DELL AQUILA 1994, p. 228, figg. 5-6). Per altri materiali salentini: MATTEO 1997, pp ; tavv. 6, 7, 16, a-b-c. 12 ARBACE, in D ONOFRIO, D AGOSTINO 1987, pp ; p. 195; fig. 55, C317, 326, 327; tav. I, C319, 321, 322. L. Arbace nell indicare genericamente l area meridionale quale area di provenienza, e la datazione alla prima metà del XVI secolo, sottolineava la difficoltà di attribuzione a manifatture napoletane delle graffite provenienti da largo S. Aniello. Nel gruppo in esame venivano inseriti sia i frammenti sopra citati, attribuibili ora al nostro tipo Isernia (gruppo 2), sia altri frammenti che ora pare più appropriato riferire al nostro gruppo DI COSMO 1986, p. 13, fig. 12; DI COSMO 1992, in cui si ipotizzava una produzione campana senza tuttavia poter individuare il centro o i diversi centri di produzione. 14 Si tratta di due frammenti rinvenuti nelle discariche dell abitato: un frammento di fondo di piatto o scodella in verde e ferraccia (n. 4) con decorazione ad archetti, ed uno di forma chiusa (n. 5) con le tipiche fasce verticali in verde e giallo separate da linea graffita. proveniente dagli scavi del Castello Svevo di Termoli (Figg. 2-3). In quest ultimo caso si tratta di frammenti riferibili per lo più a scodelle a tesa breve con la tipica decorazione a sequenze di trattini fra cerchi concentrici sulla tesa (Fig. 2, nn. 1-4), o con elementi triangolari o sequenze di trattini a delimitare archetti nei cavetti (nn. 6-7) ed aventi come motivi centrali elementi floreali stilizzati, foglie accartocciate (Fig. 3, n. 1) e più comunemente fiori a più petali (nn. 2-4) e motivi a girandola (Fig. 2, n. 5) 15. Meno comuni altre tipologie decorative, fra le quali sono degne di nota lo stemma pseudoaraldico in azzurro al cui interno vi sono stelle stilizzate (Fig. 3, n. 5) e le forme chiuse, nelle quali ricompaiono le tipiche fasce verticali alternate in giallo-verde separate da linea graffita (n. 6) 16. L uso dei colori è costantemente rivolto alla tricromia verde-giallo-azzurro, quest ultimo a volte molto diluito con tipiche tonalità grigiastre. Recenti ricerche in Abruzzo permettono di individuare, alla luce delle nuove acquisizioni, la presenza di graffite tipo Isernia in diversi centri regionali, con particolare attestazione nella provincia di Chieti. Frammenti riferibili a tale produzione si possono difatti segnalare da Castel Frentano 17 (Fig. 4), Celenza sul Trigno 18 (Fig. 5), Ortona 19 (Fig. 6, n. 1), Schiavi d Abruzzo 20 (Fig. 6, nn. 2-3) e Lanciano 21. In 15 Puntuali confronti con i materiali da largo S. Aniello a Napoli: D ONOFRIO, D AGOSTINO 1987, fig. 55, C Confronti puntuali con i materiali napoletani: D ONOFRIO, D AGOSTINO 1987, fig. 56, C Dallo scavo 1994 in piazza Caporali (us 2) provengono almeno tre frammenti di scodelle o scodelloni riferibili a tale tipologia: per il contesto in questione, databile complessivamente fra la seconda metà del 500 e tutto il 700, si rimanda a TROIANO-VERROCCHIO c.s. 18 Materiali provenienti dalle discariche d uso dell abitato (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Celenza sul Trigno). È interessante sottolineare come, fra i 24 frammenti di ceramica graffita recuperati, ben 22 appartengono a tale tipologia. 19 Dagli scarichi d uso dell abitato sul versante Est (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Ortona, 1). 20 Dalle discariche dell abitato sul versante Sud-Est (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Schiavi d Abruzzo). 21 Un frammento di scodella, molto probabilmente residua, proviene dallo scavo presso piazza Plebiscito (STAFFA, PANNUZI 1999, fig. 23). Un altro frammento proviene da un recupero presso il palazzo vescovile in un contesto databile entro la prima metà del 600, ma con qualche residuo cinquecentesco (TROIANO, VERROCCHIO c.s., Appendice 2, Lanciano, palazzo vescovile). 230

7 Fig. 2 Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle in ceramica ingobbiata e graffita riferibili al Tipo Isernia (gruppo 2). Fig. 3 Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti di scodelle (nn. 1-5) e forma chiusa (n. 6) in ceramica ingobbiata e graffita riferibili al Tipo Isernia (gruppo 2). 231

8 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Fig. 4 Castel Frentano, scavi 1994 in piazza Caporali. Frammenti di scodelloni in ceramica ingobbiata e graffita Tipo Isernia (gruppo 2). Fig. 5 Celenza sul Trigno. Frammenti di ceramica ingobbiata e graffita Tipo Isernia (gruppo 2) dagli scarichi d uso dell abitato. 232

9 Fig. 6 Ceramica ingobbiata e graffita Tipo Isernia (gruppo 2). Frammenti provenienti dagli scarichi d uso degli abitati di Ortona (n. 1), Schiavi d Abruzzo (nn. 2-3) e Trivento (nn. 4-5). particolare i frammenti da Celenza (Fig. 5) sono riconducibili a scodelle a tesa breve o brevissima, con orlo modulato ad imitazione di manufatti metallici (nn. 1-2), con le caratteristiche sequenze di trattini fra gruppi di cerchi concentrici sulla tesa o nel cavetto (nn. 3, 7-10), oppure con linee ondulate (nn. 1, 5) o ancora con soli cerchi concentrici (nn. 2, 4, 6). I campi centrali dovevano anche in questo caso essere costituiti da fiori a più petali o stelle stilizzate (nn. 8-9, 12) con uso della bicromia verdegiallo ocra o con l azzurro molto diluito con tonalità grigiastre. Sono documentati anche due frammenti di forme chiuse (nn ). A proposito della cronologia di questa produzione il contesto napoletano di largo S. Aniello fornisce un indicazione relativa ai primi decenni del 500 ma, in attesa di dati più precisi, sembra verosimile poter estendere l arco cronologico a tutto il XVI secolo. Utili elementi ai fini della precisazione cronologica provengono anzitutto dai contesti di Isernia, nei quali è decisiva l associazione con la maiolica in compendiario castellano e con l ingobbiata dipinta anversana (seconda metà XVI-inizi XVII secolo) (vd. infra) e dai contesti del Castello Svevo di Termoli, in associazione con importazioni dall area emiliano-romagnola (graffita monocroma, maculate, maiolica) 22. Anche la decorazione con stemma pseudo-araldico ben si colloca, analogamente ad altre realtà regionali, in questo ambito cronologico. Per quanto riguarda i materiali abruzzesi, in un solo caso la datazione è quanto meno riferibile alla seconda metà del XVI secolo (Castel Frentano), mentre gli altri casi, trattandosi per lo più di frammenti da ricognizioni di superficie, o di residui, non sono purtroppo utili ai fini di una più precisa datazione della tipologia in esame. Alcune ultime considerazioni riguardano la diffusione al momento rilevabile della graffita tipo Isernia. Dal primo quadro ricostruibile (Fig. 7) si evidenziano le possibili diverse vie di commercializzazione seguite a partire dal probabile centro di produzione. Verso Nord, seguendo per un tratto la via degli Abruzzi e poi lungo la direttrice della Val di Sangro, il 22 In un contesto in apparenza piuttosto omogeneo (saggio VIII, us 320) segnalo la presenza, quali elementi datanti, di frammenti di graffita a punta monocroma in giallo ferraccia, di ingobbiata maculata in blu e maiolica rinascimentale con il noto decoro a geometrizzazioni in tutti i casi riferibili a produzioni romagnole che si spingono nella seconda metà del XVI secolo. 233

10 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Fig. 7 Ceramica ingobbiata e graffita Tipo Isernia, gruppo 2 (XVI secolo). Primo quadro delle attestazioni fra Abruzzo, Molise e Campania. 1) Ortona; 2) Lanciano; 3) Castel Frentano; 4) Celenza sul Trigno; 5) Schiavi d Abruzzo; 6) Isernia; 7) Trivento; 8) Termoli; 9) S. Salvatore Telesino; 10) Pietraroja; 11) Cerreto Sannita; 12) S. Angelo d Alife; 13) Napoli (dis.v. Verrocchio). punto di riferimento obbligato va individuato in Lanciano, la cui importanza, come sede di fiere, è ancora rilevante nel XVI secolo 23, e che dovette fungere probabilmente da centro di ridistribuzione nel territorio circostante. Le presenze sui versanti abruzzese e molisano della valle del Trigno lasciano chiaramente individua- 23 Sull argomento oggetto di ampia bibliografia vedi ad esempio BULGARELLI LUKACS 1995; ID re un altro importante sbocco sulla costa come quello di Termoli, anche in questo caso con probabili funzioni di ridistribuzione, forse anche via mare. Verso Sud si individua un area piuttosto significativa nella fascia pedemontana del Matese, lungo la direttrice della Val Volturno e, mediante la via degli Abruzzi verso il maggior polo di attrazione rappresentato dal mercato napoletano. Le attestazioni vanno quindi inquadrate nei diversi circuiti commerciali che interessavano la ceramica, così come 234

11 altre merci, nelle loro diverse scale e raggi d influenza: dalla vendita itinerante ai mercati cittadini, lungo le principali vie di comunicazione, agli scambi operati nelle fiere sulla base di più articolate ed ampie reti di relazioni interregionali. Non disponendo per ora di dati quantitativi non è dato sapere quale ruolo svolsero tali produzioni all interno dei mercati locali interessati. In Abruzzo si può comunque segnalare una presenza geograficamente limitata all area chietina costiera e meridionale e quantitativamente poco rilevante nel lancianese, dove forte doveva essere la concorrenza delle produzioni ingobbiate locali che monopolizzavano il mercato, mentre più significativa sembrerebbe nell area gravitante sul Trigno, dove probabilmente meno diffuse dovevano risultare le produzioni regionali tanto da lasciare maggiori margini di mercato per le ceramiche molisane. Non si esclude comunque l ipotesi di una diffusione più ampia di quella sin ora tracciata, supportata, come accennato, dall ampio giro delle fiere che interessano l Italia meridionale nella prima Età Moderna e che potrebbero aver veicolato i prodotti oltre il raggio al momento intuibile. Significativa appare l assenza nell Abruzzo interno, e nello specifico nel sulmonese, segno evidente di un quadro politico ed economico oramai profondamente mutato rispetto alla situazione quattrocentesca durante la quale, come visto, si rileva una congiuntura favorevole alle esportazioni iserniesi. V.V. Produzioni abruzzesi 2.3 Ingobbiate dipinte e monocrome di Anversa degli Abruzzi (AQ) Di notevole interesse fra i materiali recuperati ad Isernia appaiono i numerosi frammenti di ingobbiata sia dipinta ad imitazione della maiolica che monocroma di produzione anversana 24. Il dato certo è che i frammenti molisani testimoniano il successo commerciale, oramai non ristretto ad un ambito solo regionale, di questa ceramica abruzzese, non precedentemente noto e che va man mano emergendo con l approfondimento degli studi. Da S. Maria delle 24 Per un inquadramento della classe vedi TROIANO- VERROCCHIO 2000, oltre a TROIANO c.s. 1. Monache provengono numerosi frammenti tutti ascrivibili cronologicamente alla fase matura di questa produzione, quella della seconda metà del 500, fino al primo trentennio del 600. La produzione dipinta è presente quasi principalmente con forme aperte, piatti e scodelle, con l ingobbio e la vetrina data a risparmio solo sulla superficie interna. Fra le forme chiuse si segnalano boccali con ingobbio e vetrina su ambedue le superfici. Fra i colori utilizzati oltre al giallo, blu, è presente il rosso soprattutto e il nero che caratterizzano gli esemplari anversani. La produzione monocroma presenta quasi esclusivamente forme aperte, principalmente piatti e scodelle e si caratterizza per l ingobbio e la vetrina data su ambedue le superfici. La produzione dipinta presenta sulla tesa di piatti motivi a girali (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn. 6-8), vegetali (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn ), e soprattutto il tipico motivo a reticolo a squame verticali campite da tratti decrescenti (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn ), graticci (TROIANO-VERROCCHIO 2000, nn ). Il successo commerciale di tale tipologia è ben evidente nel quadro distributivo che qui si propone (Fig. 8). Frammenti anversani sono stati recuperati in Abruzzo 25 nella valpescara ad Alanno, Nocciano, Loreto Aprutino, S. Clemente a Casauria, Città S. Angelo, Tocco Casauria, Pescara, S. Valentino, Roccamorice. Nel chietino a Miglianico, Ripa Teatina, Giuliano Teatino, Bucchianico, Chieti 26, Ortona, Castel Frentano, Lama dei Peligni, fino a Celenza sul Trigno. Ed infine nell aquilano sia nei paesi vicini al centro di produzione quali Sulmona, Cocullo, Scanno, Venere dei Marsi 27, Rovere, sia lungo la via degli Abruzzi per l Aquila come a Capestrano, Peltuinum l attuale Prata d Ansidonia, Rocca Calascio Per i contesti di provenienza vedi TROIANO, VER- ROCCHIO c.s., appendice 2, e per la bibliografia relativa a quelli editi vedi TROIANO c.s Frammenti di produzione anversana recuperati da vari contesti teatini sono esposti presso il Museo della Civitella a Chieti. 27 Comunicazione di E. DI VENANZIO, M. PANTALEO, Ceramica medievale e rinascimentale da Venere dei Marsi, in I Giornata di Studi sulla Maiolica Abruzzese, (Pescara, 29 marzo 2000). 28 Comunicazione di F. REDI, L. TOGNOCCHI, Novità dagli scavi di Rocca Calascio e di S. Maria del Monte di Paganica, in I Giornata di Studi sulla Maiolica Abruzzese, (Pescara, 29 marzo 2000). 235

12 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Fig. 8 Ceramica ingobbiata dipinta ad imitazione della maiolica di produzione anversana (XVI-inizi XVII secolo). Quadro distributivo regionale ed extraregionale. In evidenza anche Collarmele, Tivoli e Palma Campania dove sono ubicati pavimenti e rivestimenti in maiolica di produzione anversana (dis. D. Troiano). Tale successo è dovuto all ubicazione di Anversa degli Abruzzi nelle immediate vicinanze di Sulmona cioè all incrocio di importanti vie di comunicazione quali la via degli Abruzzi, direttrice nord-sud che collegava la Toscana e l Umbria a Napoli e la via Tiburtina direttrice est-ovest che congiungeva Anversa da una parte a Roma e dall altra al porto di Pescara. In questa chiave vanno letti i frammenti presenti lungo la Valpescara e molto probabilmente proprio dal porto di Pescara questi prodotti raggiungevano via mare la fiera di Lanciano. Altra importante via di smercio sono senza dubbio le fiere, fra cui quella geograficamente più vicina dell Assunta di Sulmona da cui l altissima percentuale di prodotti anversani dai contesti archeologici 29. Inoltre si segnalano le fiere di Chieti 30 il cui ruolo 29 Per i materiali da Sulmona vedi TROIANO-VERROCCHIO Si ricorda che Chieti disponeva di traffici commerciali abbastanza estesi: qui, infatti, venivano acquistati nel 1569 per Castelli alcune materie prime quali piombo, stagno, terra bianca e gesso (BATTISTELLA 1986, p. 55, 236

13 come centro di smistamento ci viene testimoniato dalle presenza di questi prodotti in contesti gravitanti sul capoluogo teatino quali Nocciano, Miglianico, Giuliano teatino, Ripa Teatina, mentre sono poco attestati in contesti gravitanti su altre aree produttive quali Penne ed Atri. Tramite il porto di Pescara le ingobbiate anversane raggiungevano via mare anche la famosa fiera di Lanciano 31. La conferma che essi seguissero tali vie commerciali ci viene documentato dal fatto che le materie prime per lavorarle venivano acquistate proprio nel giro delle fiere e nello specifico in quella di Lanciano dove viene documentata negli anni 30 del 500 da parte di anversani l acquisto di piombo, terra bianca, terre cupti, zaffaro 32. La presenza ad Isernia di ceramica anversana è senza dubbio da mettere, anche in questo caso, in relazione ai traffici commerciali legati nello specifico ad un mercato locale. Sicuramente i prodotti abruzzesi trovarono tramite la via degli Abruzzi e nello specifico il tratto del Piano delle Cinquemiglia un mezzo conveniente per facilitare l esportazione verso Sud. Bassi costi e facilità di trasporto, quindi, cui si aggiungono i bassi costi di fabbricazione: l ingobbiata ad imitazione della maiolica ha lo stesso effetto di quest ultima, ma con costi decisamente più bassi, caratteristica che ha sicuramente contribuito all ampia diffusione. Non da ultimo, mi preme ricordare la mancanza di concorrenza sul mercato iserniese per questa particolare produzione ingobbiata: proprio ad Isernia infatti, pur essendo presente una produzione ceramica rinascimentale probabilmente locale (vd. supra), nota 11). Vedi anche BULGARELLI LUKACS 1995, p. 23, p. 31, note 72 e Vedi i frammenti da Castel Frentano in TROIANO, c.s.1, produzione Il 30 marzo 1535 Angelo di Cecco Rosa di Aversa di valva promette di dare in Lanciano a Ottaviano di Tommaso Capuani alcuni beni ricevendo in cambio le seguenti cose: pani 3 e mezzo di piombo a carlini 18 per ogni centinaia, casse 3 di terra bianca carlini 6 per ogni centinaio, e una sacchetta di terre cupti a carlini 18 il centinaio (Regesti Marciani, vol. 7/I notaio A. Macciocchino p. 71). Inoltre il 4 aprile 1535 Vincenzo di Bernardo di Aversa di Valva promette di dare e consegnare in Lanciano allo stesso Ottavio di Tommaso Capuani alcuni beni ottenendo sempre in cambio per il terzo del valore le seguenti merci: magliette da donna a grana 12 la maglietta, scavesani e garofali a carlini 9 il tomolo, litargizio a carlini 18 il centinaio, piombo arso a carlini 12 il centinaio, zaffaro a d.i 9 il centinaio (Regesti Marciani, vol. 7/I notaio A. Macciocchino). l ingobbiata dipinta non risulta attestata. Verso Napoli inoltre, si documenta l attività di importanti maestri ceramisti anversani quali Pietro di Anversa che negli anni centrali del 500 firma lo splendido pavimento maiolicato di alcuni ambienti della villa dei Della Tolfa 33 a Palma Campania (DONATONE 1994, pp , tavv , 56d). Il dato più sorprendente invece viene dai contatti verso il Lazio e in particolare Roma. Seguendo la Tiburtina da Anversa per Roma si incontrano dei veri e propri capolavori in maiolica. Dapprima la facciata della chiesa di Collarmele opera attribuita al maestro Bernardino de Gentili con gli stemmi delle importanti famiglie quali Piccolomini, Colonna ed Orsini (DONATONE 1994, p. 75, tav. 117), proseguendo fino a Tivoli dove sempre lo stesso maestro lavora presso villa d Este 34 e il cortile di Palazzo Mancini ora Giannozzi (DONATONE 1994, tav. 180). I legami tra Roma e Anversa sono ulteriormente confermati dalla presenza nella capitale di maestranze anversane. Nel 1559 infatti è presente a Roma e ben inserito nell ambito della produzione ceramica locale, maestro Vincenzo di Giovanni di Mastrocola di Aversa (Anversa) (DONATONE 1994, p. 74), che collabora alla stesura dei nuovi Statuti dell artis vassellariorum de urbe. Lo stesso Vincenzo di Mastrocola viene successivamente documentato ad Anversa fra il 1598 ed il La presenza a Roma di maestranze anversane potrebbe essere messa in relazione con la figura dell ecclesiastico Scipione Belprato 36 fratello del conte di Anversa Gian Berardino II. Personaggio sicuramente ben inserito nella corte pontificia visto che spesso lo troviamo residente proprio 33 Si ricorda che la famiglia della Tolfa era in questo periodo imparentata con i conti di Anversa. Costanza della Tolfa fu moglie di Giovanni Vincenzo II Belprato conte di Anversa come si ricava da una lapide in origine situata sul monumento sepolcrale di questi ultimi, collocato dietro l altare del Sacramento nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Anversa, e oggi non più esistente: DI GIU- STO-AGOSTINONE 1905, p Decorando alcune fontane della villa del cardinale Ippolito D Este negli anni (DONATONE 1994 p. 91 nota n. 26) quali la fontana dell Ovato (DONATONE 1994, tav. 181), il pavimento della grotta di Diana datato 1572 (DONATONE 1994, p. 74 tavv , e tavv ). 35 Sezione Archivio di Stato di Sulmona, Fondo Notarile, b.10, notaio G.A. Ricchi di Anversa, 8 settembre 1598, e 23 aprile Per Scipione Belprato vedi CELIDONIO 1993, pp. 222,

14 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Figg Capena (Roma), scarichi dell abitato Piatto di produzione anversana; 12. Frammenti di piatto, ciotola e bacile di produzione anversana; 13. Ciotola di produzione anversana. 238

15 a Roma 37. Si possono infine ricordare i rapporti soprattutto di Scipione Belprato ma anche del suddetto fratello, con la cultura letteraria di quel periodo: l amicizia con Torquato Tasso e i rapporti di parentela con il letterato, amico e primo biografo di quest ultimo il marchese Gian Battista Manso di Napoli 38. Sicuramente dietro il successo di questa produzione aulica con commesse delle più importanti famiglie romane si inserisce la nostra più economica produzione ingobbiata e dipinta ad imitazione della maiolica. Da Roma si segnalano alcuni frammenti che potrebbero essere riferiti alla produzione di Anversa, oppure a maestranze anversane attive in loco, fra il materiale recuperato nel giardino del Conservatorio di S. Caterina della Rosa 39. Alla produzione anversana inoltre potrebbero essere riferite le notizie di importazioni di ceramica da Tagliacozzo verso Roma (GULL 1996, p. 45) intendendo a mio avviso Tagliacozzo, sede di dogana, la più importante città abruzzese posta sul confine come probabile sinonimo di abruzzesità e tramite fra il centro di produzione ed il mercato romano. Di sicuro questi prodotti arrivavano fino a Roma, la conferma ci viene da vari frammenti di sicura produzione anversana recuperati a Capena (BOCCONI-MESSINEO 1994, p. 61, fig. 4), a nord di Roma nei pressi del Tevere. Sembra quindi che proprio attraverso traffici via fiume (GULL 1996, p. 45), da Roma questi prodotti siano arrivati fino a Capena come testimonierebbe la presenza di un porto sul Tevere nei pressi della cittadina laziale 40. La visione diretta di tali materiali 41 ha evidenziato 37 Nelle lettere di Torquato Tasso da Roma indirizzate all amico Gian Battista Manso si fa spesso riferimento ai contatti del Tasso con Scipione Belprato in quel periodo presente a Roma (anni ) CELIDONIO 1993, pp Il letterato Gian Battista Manso era cognato del conte di Anversa e di sui fratello Scipione avendone sposato la sorella Costanza Belprato, CELIDONIO 1993, pp TESEI Si tratta di due frammenti identificati come maiolica con ingobbio e con il caratteristico uso del colore rosso, ma che probabilmente sono riferibili alla produzione ingobbiata di Anversa. 40 SPERANZA La presenza del porto ci viene attestata da documentazione archivistica inedita gentilmente fornitami da S. Speranza che ringrazio per la disponibilità nei confronti della mia ricerca. 41 Desidero ringraziare la dott. G. Bocconi autrice del rinvenimento, il dott. G. Messineo, e F. Casertani che a vario titolo hanno agevolato la mia ricerca. ben 12 orli, per un totale di 16 frammenti relativi a 11 manufatti, attribuibili con certezza alla produzione anversana perché costituiti da un identico impasto caratterizzato da piccoli vacuoli. Si tratta di un fondo di boccale 42, un orlo di piatto 43, un orlo di scodella decorato con rombi tagliati in croce e squame campite a tratti decrescenti 44 (Fig. 9), un orlo di piatto con decorazione a rombi e cerchi campiti da graticcio (Fig. 10) 45, il piatto già edito (BOC- CONI-MESSINEO 1994, p. 61, fig. 4), (Fig. 11) 46, un orlo di piatto, con decorazione a reticolo a squame verticali campite da tratti decrescenti (Fig. 12, nn. 1-2) 47, un orlo di ciotola decorata con reticolo a squame campito da tratti decrescenti (Fig. 13) 48, un fondo di forma aperta 49, un orlo di ciotolina decorato con un reticolo campito da tratti decrescenti (Fig. 12, n. 3) 50, un orlo di bacile decorato con alta fascia in blu (Fig. 12, n. 4) 51, ed infine un orlo di ciotola decorata a reticolo campito da tratti decrescenti (Fig. 12, nn. 5-6) 52. D.T. 2.4 Slip Ware di Anversa degli Abruzzi (AQ) Sebbene documentata in quantità ridottissime rispetto alle altre classi ceramiche postmedievali nei contesti di S. Maria delle Monache di Isernia, si può segnalare anche la presenza di alcuni frammenti riferibili alla produzione Slip Ware di Anversa degli Abruzzi di recente individuazione 53. Si tratta nello specifico di soli due 42 Decorazione non determinabile, ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici, colori, blu e verde. 43 Decorazione non determinabile ingobbio e vetrina solo internamente, colori: blu e giallo. 44 Ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori: blu, giallo, rosso. 45 Ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori: blu, giallo, rosso. 46 Il piatto è costituito da 2 frammenti, ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori: blu, rosso, ocra. 47 Piatto in 3 frammenti, ingobbiato ed invetriato solo internamente, colori: blu, giallo, rosso. 48 Ciotola in 3 frammenti, ingobbiato ed invetriato solo internamente ed esternamente per un ampia zona sotto l orlo, colori: rosso, verde. 49 Decorata a graticcio in monocromia blu, ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici. 50 Colori: blu, giallo, rosso. 51 Ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici. 52 Ingobbiato e invetriato su ambedue le superfici, colori blu, rosso. 53 Sulle produzioni anversane vedi: VERROCCHIO 1999, pp ; TROIANO-VERROCCHIO 2000; VERROCCHIO c.s., nonché la scheda in questo volume che anticipa nuovi 239

16 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO frammenti riferibili a forme chiuse, probabilmente brocche, attribuibili alla produzione 1 di Anversa, con decoro solo ad ingobbio ed in bicromia con l uso del nero, la cui datazione va collocata fra la seconda metà del 500 ed i primi decenni del 600. Dalla consistenza di tali rinvenimenti si potrebbe dedurre la casualità di queste attestazioni che evidentemente vanno ricondotte alla più massiccia presenza delle produzioni ingobbiate dipinte e monocrome anversane. Si può inoltre sottolineare come, ad eccezione di tali frammenti, la produzione Slip Ware non sia altrimenti documentata nei contesti di S. Maria delle Monache, forse ad indicare una più tardiva diffusione della classe rispetto alle più precoci attestazioni abruzzesi, e nello specifico anversane, note già a partire dalla seconda metà del XVIinizi XVII secolo 54. V.V. 2.5 Maiolica in compendiario di Castelli (TE) dati desumibili dallo spoglio delle fonti archivistiche in corso da parte di chi scrive. 54 Il quadro relativo alle produzioni Slip Ware in area molisana resta al momento tutto da definire dato che quelle di Isernia sono le prime attestazioni al momento note in regione. Si segnala l assenza nei contesti del XVI- XVII secolo dal Castello di Termoli dove è invece presente in contesti pienamente ottocenteschi, con produzioni da fuoco, a decori molto semplificati e repertori che ad una prima analisi sembrano discostarsi da quelli abruzzesi, e con produzioni non da fuoco che trovano invece precisi riscontri in alcune già note in Abruzzo (VERROCCHIO c.s., produzioni 13-14). 55 A tal proposito si ricorda che proprio a Lanciano viene stipulato un contratto per la fornitura di ceramica castellana da consegnarsi a Napoli: BATTISTELLA 1985, pp e note 8-10, oltre ai documenti nn. 1-3, pp Proprio con la produzione in compendiarlo, Castelli nella seconda metà del 500 si afferma come uno dei più importanti centri di produzione ceramica dell Italia centro-meridionale. Il fatto che ad Isernia siano presenti molti frammenti di tale produzione, riconducibili esclusivamente alla prima fase cioè quella databile nella seconda metà del 500-primi del 600, è un ulteriore testimonianza di un precoce successo commerciale già precedentemente descritto (TROIANO c.s. 2). Il ruolo primario di intermediazione fra il centro di produzione e Isernia ed anche altre città campane fino alla stessa Napoli deve averlo svolto la famosa fiera di Lanciano 55. Inoltre le vie di comunicazione agevoli devono senza dubbio aver facilitato i contatti: a Lanciano il compendiarlo castellano arrivava via mare, si può dire abbastanza copiosamente e dalla città frentana, attraverso la via di comunicazione preferita ossia la Val di Sangro, le merci raggiungevano Castel di Sangro e la via degli Abruzzi e da qui proseguivano verso il mercato di Isernia ed ancora verso la capitale Napoli. Il fatto che ad Isernia in questo periodo non siano presenti frammenti in maiolica compendiaria di altri centri di produzione, e l alta percentuale di quella castellana attestata, ci induce a pensare ad un certo monopolio di quest ultima sul mercato locale. Per quanto riguarda la diffusione regionale in Abruzzo, si è già osservato (TROIANO c.s. 2) come il compendiario castellano ha in tale periodo un ruolo decisamente predominante rispetto ad altre produzioni al momento note 56. La carta Fig. 14 ben evidenzia la distribuzione in provincia di Pescara ad Alanno 57, Bussi sul Tirino, Città S. Angelo, Loreto Aprutino, Manoppello, Moscufo, Nocciano, Penne, Pescara, Rosciano, Santo Spirito a Maiella (Roccamorice), San Valentino, Spoltore, Tocco Casauria. In provincia di Chieti a Miglianico, Ortona, Tollo, Lanciano. In provincia di Teramo ad Atri, Campli, Colonnella, Corropoli, Teramo. In provincia dell Aquila ad Anversa degli Abruzzi, Navelli, Peltuinum (Prata d Ansidonia), Rovere, e Sulmona. Gli ultimi studi sull argomento sia di carattere archeologico che archivistico, stanno evidenziando una insospettata e significativa fortuna commerciale anche per traffici a più ampio raggio (Fig. 14). Dall Abruzzo verso nord lungo la costa si segnalano presenze castellane ad Ascoli Piceno 58, Senigallia, Rimini fino a Chioggia. Tramite la Pianura Padana fino a Torino. Dai porti abruzzesi oppure verosimilmente da quello di Ancona compendiari castellani raggiunsero i paesi della costa dalmata, a Zara e Spalato 59. Verso sud assistiamo ad 56 Per le altre produzioni in compendiario regionali vedi per il compendiario di probabile produzione lancianese VERROCCHIO c.s. 2, e per quello di probabile produzione anversana TROIANO c.s Per i riferimenti alle tipologie presenti nei singoli comuni, sia inediti che editi, vedi TROIANO c.s Vedi per la bibliografia relativa ad Ascoli e per gli altri contesti menzionati di seguito TROIANO c.s. 2 e appendice 2 in TROIANO, VERROCCHIO c.s. 59 Dal giornale di mostra relativo all esposizione in Spalato del 1999 presso il Muzej Grada Ulomak do 240

17 Fig. 14 Maiolica in compendiario castellano (seconda metà XVI-primi XVII secolo). Quadro distributivo regionale ed extraregionale (cerchio: attestazioni archeologiche; triangolo: attestazioni dalle fonti storiche) (dis. D. Troiano). un duplice fenomeno, dapprima viene documentata l esportazione di prodotti abruzzesi e solo in un secondo momento, visto il successo della tipologia compendiaria, si assiste ulomka a cura di H. Zglav-Martinac si segnala una foto di un versatoio a mascherone a mio avviso di produzione castellana. Vedi anche il catalogo nello stesso giornale ai nn al trasferimento di maestranze, che avviano una produzione locale definita campana-castellana (DONATONE 1984, pp ) con prodotti del tutto simili ai modelli d origine, tanto da far nascere seri dubbi attributivi. Tale produzione è presente archeologicamente a Cerreto Sannita, Torella dei Lombardi e Napoli, mentre il trasferimento di maestranze viene documentato a Napoli, Vietri e Salerno. 241

18 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Fig. 15 Termoli, scavi 1994 del Castello Svevo. Frammenti in compendiario castellano (nn. 1-4) ed in tardo compendiario castellano (n. 5). Già dagli anni 70 del 500 si documenta una commercializzazione di prodotti castellani verso Napoli (TROIANO c.s. 2, nota 233), verosimilmente attraverso la via degli Abruzzi. In questo quadro si collocano i numerosi frammenti da Isernia. Da S. Maria delle Monache i frammenti di compendiario castellano sono presenti nei tagli più superficiali ed in tutti i quadrati di scavo. In attesa di uno studio più approfondito si segnalano alcuni dati già deducibili comunque da una visione preliminare. Anzitutto si segnala l appartenenza della quasi totalità dei frammenti rinvenuti ad una produzione d uso corrente, sebbene di buona qualità, caratteristica questa d altronde comune alla maggior parte della produzione compendiaria castellana. Sono comunque presenti, anche se in numero decisamente ridotto frammenti relativi ad una produzione più ricercata con caratteristiche tecniche peculiari, quali una maggiore preziosità dello smalto ed una maggiore cura e ricercatezza nella definizione degli ornati. È questo il caso di ornati a figure umane, animali e tralci più complessi. La produzione d uso comune presenta principalmente motivi a tralci con girali sulle tese di piatti, sono attestati frammenti con tralcio dritto con girali e rosette stilizzate (TROIANO c.s. 2, motivo 1-a), tralcio con girali frutto circolare e gruppetto di tre foglie (TROIANO c.s. 2, motivo 1-b), e principalmente tralcio a ghirlanda con girali e nastri (TROIANO c.s. 2, motivo 1-c), e motivi centrali quali il fiore quadripartito (TROIANO c.s. 2, motivo 1-e). Non mancano comunque forme chiuse decorate ad esempio con motivo a smerlo (TROIANO c.s. 2, motivo 3), stemmi, versatoi a mascheroni (TROIANO c.s. 2, motivo 8a), linee ondulate con fiore stilizzato (TROIANO c.s. 2, motivo 14a). Non sono presenti motivi di carattere religioso quali rappresentazione di santi, motivi o scritte o sigle relative a servizi conventuali su commissione, contrariamente alla caratteristica conventuale del butto in questione, il dato conferma quanto già in parte detto per l Abruzzo (TROIANO c.s. 2, tardo compendiario motivo n. 12.) sull utilizzazione di ceramica di largo uso civile e laico in contesti monastici, ovvero sulla mancanza di una effettiva distinzione fra le due classi di prodotti Per la ceramica conventuale vedi GELICHI, LIBRENTI

19 Per quanto riguarda infine il contesto del Castello Svevo di Termoli, si segnalano alcuni frammenti, seppure residui, di compendiario castellano; segno evidente che tale tipologia raggiunse anche i porti molisani, sulla fascia costiera adriatica a sud di Lanciano, costituendo il punto più meridionale sulla costa al momento noto. Si tratta di un frammento di forma chiusa (Fig. 15, n. 1), con motivo a tralcio con fiore circolare (TROIANO c.s. 2, motivo 1-b); una parete di forma chiusa (Fig. 15, n. 2) con motivo a tralcio con rosetta (TROIANO c.s. 2, motivo 1-a); un orlo di piatto (Fig. 15, n. 3) con motivo a tralcio con nastro (TROIANO c.s. 2, motivo 1-c); ed un fondo di piatto (Fig. 15, n. 4) con motivo a cespuglio con frutto circolare e girali (TROIANO c.s. 2, motivo1-i); segnalo infine anche la presenza di un frammento riferibile alla produzione tardo compendiaria seicentesca (Fig. 15, n. 5) 61. D.T. 2.6 Maiolica con smalto turchino di Castelli (TE) Fra i materiali ceramici rinvenuti ad Isernia si segnalano numerosi frammenti con smalto di colore turchino di produzione castellana, con decorazione in compendiario 62. A dire il vero, il rinvenimento presso S. Maria delle Monache di un cospicuo numero di tali frammenti, rappresenta, senza dubbio, una rara attestazione extraregionale di tale classe ceramica. Le turchine castellane con decorazione compendiaria costituiscono, di certo, una produzione più pregiata rispetto a quella su smalto bianco essendo legata a servizi di pregio e su commissione, quindi destinate ad un elevata committenza come ad esempio il noto servizio del cardinale Farnese 63. Gli ultimi studi a riguardo (TROIANO c.s. 2) hanno invece evidenziato una 61 Contesti di provenienza: n. 1, saggio X, us 379; n. 2, vano II, us 22; n. 3, saggio VIII, us 234; n. 5, vano IIIb, us Per la maiolica con smalto turchino di produzione castellana vedi RAVANELLI GUIDOTTI 1989, RAVANELLI GUIDOTTI 1989a, RICCI 1989, p. 135, DE POMPEIS, RICCI 1989, p. 10 e p. 14. Vedi inoltre le percentuali rispetto alle altre classi ceramiche dallo scavo di Castelli: DE POMPEIS, RICCI RAVANELLI GUIDOTTI 1989, p. 128, ricorda come committenti oltre alla famiglia Farnese anche le celebri famiglie degli Orsini, Carafa, Peretti, Barbo, di Sangro, e Acquaviva di Atri. insospettata produzione turchina di uso decisamente più comune, anche se con ogni probabilità destinata ad una classe sociale elevata. Si tratta di una produzione, come quella rinvenuta ad Isernia, caratterizzata da morfologie abbastanza semplificate e di piccole dimensioni quali piattini o piccole brocche, versatoi, ampolline per olio e aceto, spesso prive di decorazioni o con ornati solo in bianco o solo in giallo, del tutto assente appare l uso dell oro. La presenza di questa ceramica anche in centri minori abruzzesi 64, e seppure in minima quantità in contesti extraregionali quali Firenze 65 e Cerreto Sannita 66, a cui si aggiunge ora anche Isernia, testimonia una certa commercializzazione che ne lascia intuire, come detto, un uso certamente di lusso ma decisamente più comune. Non da ultimo si precisa come la datazione di tale tipologia ben circoscrivibile fra gli anni 70 del 500 e non oltre gli inizi del secolo successivo, quasi come fossile guida permette di meglio inquadrare, sia altre classi ceramiche meno note in associazione, sia la cronologia del contesto iserniese di rinvenimento. D.T. 64 Vedi la prima carta di distribuzione regionale in TROIANO c.s. 2. Frammenti di tale produzione si segnalano da Alanno, Anversa degli Abruzzi, Atri, Città S. Angelo, Colonnella, Loreto Aprutino, Manoppello, Nocciano, Penne, Pescara, Pettorano sul Gizio, Pianella, Rovere, Sulmona, Tocco da Casauria. A tali attestazioni si può aggiungere un cospicuo nucleo di frammenti ceramici e diverse esagonette da pavimentazione in smalto turchino rinvenute dagli scavi di un butto presso la torre circolare della cinta muraria di Cellino Attanasio (TE). Il rinvenimento è di notevole interesse, sia per l abbondanza quantitativa, sia per il fatto che si tratta, con tutta probabilità, del butto del palazzo degli Acquaviva duchi di Atri e feudatari di Cellino, visti i diversi stemmi provenienti dallo stesso contesto, riferibili a questa importante famiglia documentati su frammenti in compendiario. L impiantito è costituito da esagonette in turchina con decorazioni in bianco e tozzeti in smalto bianco, composti esattamente allo stesso modo delle già note pavimentazioni di S. Pietro Apostolo a Loreto A. ed altri per cui vedi AA.VV., Le maioliche cinquecentesche di Castelli. Una grande stagione artistica ritrovata, Pescara, cat.nn GIACHETTI 1995 che segnalano alcuni frammenti relativi ad un alzata traforata e alcune crespine in smalto turchino sopradipinto in bianco o giallo. Provenienti da sterri cittadini e attribuiti alla produzione castellana, i frammenti in oggetto presentano come decoro un graticcio con crocette nei punti di incontro e il motivo a smerlo. 66 Si segnala un frammento di maiolica turchina esposto presso il Museo Civico della Ceramica di Cerreto Sannita. Il frammento proveniente da recuperi presso la città vecchia, distrutta da un terremoto nel 1688, è attribuibile alla produzione castellana oppure a quella di maestranze castellane trasferitesi in Campania. 243

20 DIEGO TROIANO VAN VERROCCHIO Addenda Recentissime acquisizioni permettono di integrare il quadro sopra tracciato, grazie all analisi di nuovi contesti di materiali. In particolare per quanto riguarda la produzione graffita definita tipo Isernia (gruppo 2) si segnalano le nuove attestazioni da ricognizioni presso Colledimezzo (CH) nella Val di Sangro, da interventi in occasione di restauri presso la Cappella di S. Maria a Macchie d Isernia (IS) e presso il Castello Pandone di Venafro (IS) (vd. Scheda in questo vol.). Fra tali nuove acquisizioni quella del Castello di Venafro risulta la più importante per la sua eccezionalità, sia in termini quantitativi sia qualitativi, andando così a fornire nuovi dati cronotipologici per una puntualizzazione di tale classe di materiali. A proposito della circolazione delle produzioni ingobbiate dipinte e monocrome anversane possiamo segnalare i materiali provenienti da recentissimi scavi presso il Teatro romano di Chieti (vd. Scheda in questo vol.) ed in Molise quelli provenienti dalle stesse Macchia d Isernia e Venafro. Tali acquisizioni ampliano il quadro distributivo di tali produzioni verso Sud sin quasi all area campana. Bibliografia Albisola = Atti dei Convegni Internazionali della ceramica in Albisola. BATTISTELLA F. 1985, Nuovi documenti per la storia della maiolica abruzzese, I. Castelli, «Rivista Abruzzese», XXXVIII, 3-4, pp BATTISTELLA F. 1986, Nuovi documenti per la storia della maiolica abruzzese. II. Palena, «Rivista Abruzzese», XXXIX, 1, pp BOCCONI G., MESSINEO G. 1995, Ceramiche dalla Rocca di Leprignano, in Le ceramiche di Roma e del Lazio in Età Medievale e Moderna, Atti del II Convegno di Studi, (Roma 6-7 maggio) 1994, a cura di E. De Minicis, Roma 1995, pp BULGARELLI LUKACS A. 1995, Alla fiera di Lanciano che dura un anno e tre dì. Caratteri e dinamica di un emporio adriatico, «Proposte e Ricerche», 35, pp BULGARELLI LUKACS A. 1998, Mercati e mercanti in Abruzzo (secc.xv-xviii), in Abruzzo. Economia e territorio in una prospettiva storica, a cura di M. Costantini e C. Felice, Regione Abruzzo - Assessorato alla Promozione Culturale, pp CAROFIGLIO F., CIMINALE D., DELL AQUILA C. 1994, La ceramica postmedievale degli scavi di Otranto, «Albisola», XXVII, 1997, pp CELIDONIO G. 1993, La Diocesi di Valva e Sulmona, vol. II, (ristampa). COLAPIETRA R. 1989, Società, economia e territorio in Abruzzo fra il Quattro e Cinquecento, in AA.VV., Le maioliche cinquecentesche di Castelli. Una grande stagione artistica ritrovata, Pescara, pp DE CRESCENZO A. 1992, La ceramica graffita del castello di Salerno, Napoli. DELL AQUILA A. e C. 1986, Appunti sulla graffita post-medievale in Puglia, «Albisola», XIX, 1989, pp DELL AQUILA A. e C. 1989, Ceramica pugliese del 500. Documenti e frammenti da recupero, in Castelli e la maiolica cinquecentesca italiana, Atti del convegno in Pescara, (22-25 aprile 1989, Pescara), pp e intervento a p DE POMPEIS C., RICCI M. 1989, La ceramica graffita di Castelli, una produzione tra gotico e rinascimento, «Quaderni del Museo delle Genti d Abruzzo», 18, Pescara. DI COSMO L. 1992, Ceramiche graffite del Sannio Alifano, «Centro Studi per la Storia della ceramica meridionale», Quaderno 1992, pp DI COSMO L. 1986, (a cura di), Ceramica tardo e post medievale della Valle del Titerno, Piedimonte Matese. DI GIUSTO G., AGOSTINONI E. 1905, I paesi e le fonti della Fiaccola sotto il moggio. Anversa, «Il secolo XX», IV, 5, maggio 1905, pp DONATONE G. 1984, Maiolica napoletana del Seicento, Cava dei Tirreni. DONATONE G. 1994, La maiolica napoletana del Rinascimento, Napoli. D ONOFRIO A.M., D AGOSTINO B. 1987, (a cura di), Ricerche archeologiche a Napoli. Lo scavo in largo S. Aniello ( ), Napoli. 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