Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario

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1 Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario Ciro Bonini 1 - Elena Vecchi 2 - Gianluigi Trianni 3 1 Dirigente dell Assistenza Infermieristica; Servizio Prevenzione e Protezione Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena 2 Dottorato di Ricerca in Sanità Pubblica, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 3 Responsabile Servizio Prevenzione Protezione Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena Summary Emergency plans for disabled persons at the workplace: the experience of a university hospital. The scope of the study is to identify a method for managing fire and other emergency situations with respect to the disabled persons working in a university hospital with over 600 beds. A feasibility analysis was conducted to map the disabled persons and the evacuation systems put into place by the Hospital, by work premises and type of disability. On completion of the survey, each disabled person was asked to choose a tutor to support him or her in the case of an emergency and was informed of the risks related to his or her job and about the protection systems in place and the emergency escape route to be followed in the event of evacuation of the premises. The project has fostered a greater integration of the disabled workers in the Hospital, albeit indirectly, by strengthening the relationship of trust with the tutor and, indeed, with all the staff, and by enhancing the visibility of this to the management. Riassunto Obiettivo dello studio è stato individuare un metodo per la gestione dell emergenza antincendio e delle altre emergenze per i disabili che lavorano in un ospedale universitario con oltre 600 posti letto. È stata condotta un analisi di fattibilità al fine di mappare, per sede e tipologia di disabilità, il personale disabile ed i sistemi d evacuazione all interno dell Ospedale. Al termine dell analisi ogni lavoratore disabile ha scelto un tutor che lo supportasse in caso d emergenza, è stato informato sui rischi connessi alla propria attività lavorativa, sui sistemi di protezione e sugli idonei percorsi da seguire in caso d evacuazione. In maniera indiretta, tale lavoro ha consentito di integrare maggiormente il disabile nell Ospedale attraverso il rafforzamento del rapporto di fiducia con il tutore e con tutto il personale del servizio, e rendondolo visibile ai vertici aziendali. Keywords: emergency, the disabled, hospital. Parole chiave: emergenza, disabili, ospedale. Introduzione In ottemperanza al D. Lgs. 626/94 il Servizio Prevenzione Protezione (SPP) dell Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena (AOU di MO) con oltre 600 posti letto ha elaborato il piano d emergenza. Nel giugno 2002, sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la circolare n 4 del Ministero dell Interno intitolata Linee guida per la valutazione della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti persone disabili. Il SPP aziendale si è attivato al fine di adeguare il piano d emergenza antincendio alla circolare in oggetto. Tale circolare ministeriale già nei primi articoli, esplicita chiaramente lo scopo generale del documento sottolineanpagina 135

2 Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario pp 135/144 C. Bonini, E. Vecchi, G. Trianni do i concetti di egualità ed equità per la popolazione disabile in merito ai piani d emergenza aziendali sui posti di lavoro. Si indica sostanzialmente che nella valutazione del rischio il datore di lavoro e i responsabili della sicurezza devono sempre considerare l eventuale presenza di persone con ridotte capacità fisiche, mentali, sensoriali, motorie, di tipo permanente o temporaneo e se possibile, devono essere coinvolte, nelle diverse fasi della stesura del piano d emergenza. La circolare ministeriale evidenzia inoltre che il piano d emergenza aziendale deve essere nel suo complesso organico e omnicomprensivo, ogni piano individualizzato va pertanto inserito in questo contesto generale. Il Decreto ministeriale del 10 marzo 1998 ribadisce che il datore di lavoro deve individuare le necessità particolari dei lavoratori disabili nella fase di pianificazione delle misure di sicurezza antincendio e delle procedure di evacuazione nei luoghi di lavoro ; sono da considerare per analogia alla disabilità (diversamente abili) anche l eventuale presenza di persone anziane, gravide, con esiti di fratture agli arti e di bambini. Il SPP aziendale si è attivato al fine di adeguare il piano d emergenza alla circolare in oggetto cogliendo anche l occasione per mappare, per sede e tipologia di disabilità, il personale disabile ed i sistemi d evacuazione all interno dell Azienda, ed individuare una metodo per la gestione sia dell emergenza antincendio che per gli altri tipi d emergenza. L esodo dalla postazione di lavoro per persone con ridotte capacità motorie infatti può avvenire utilizzando ascensori, ma solo se appositamente realizzati a questo scopo e sotto il controllo di personale che è a conoscenza delle procedure di evacuazione. Occorre quindi addestrare al trasporto delle persone disabili alcuni lavoratori fisicamente idonei, a cui fornire informazioni sia in merito ai comportamenti più consoni da adottare per quel tipo di disabilità sia sulle modalità operative da impartire ad altri eventuali soccorritori che dovessero intervenire nel soccorso a questi colleghi. Il tutto anche allo scopo di mettere in condizione il disabile di esercitare pienamente i suoi diritti fondamentali e d avere un ruolo attivo nella società scegliendo il proprio tutor. Casistica La valutazione del rischio deve focalizzarsi sull identificazione delle caratteristiche ambientali e individuare dei relativi percorsi in rapporto alle difficoltà di tipo motorio, sensoriale e cognitivo, presenti o potenzialmente presenti, nelle persone disabili in azienda. Per quanto riguarda i criteri per la valutazione del rischio, al punto 2.1 della circolare del Ministero dell Interno n 4 del 1 marzo 2002, sono riportati una serie di fattori che devono essere considerati: - mobilità; - orientamento; - percezione del pericolo e/o dell allarme; - individuazione delle azioni da compiere in caso di emergenza. Le possibili barriere o difficoltà che ostacolano o rendono difficile la mobilità in caso di emergenza sono stati suddivisi rispetto alle caratteristiche: a) Architettoniche: ostacoli di tipo edilizio quali gradini, ostacoli sui percorsi orizzontali, elementi sporgenti, percorsi tortuosi, eccessivamente lunghi, corridoi inadeguati rispetto pagina 136

3 la larghezza, rampe inadeguate. b)strutturali: ostacoli di tipo logistico quali porte che richiedono uno sforzo eccessivo per l apertura, porte non dotate del ritardo di chiusura, organizzazione o disposizione degli arredi che limitano la movimentazione, mancanza di misure alternative all esodo autonomo. c) Organizzativo: ostacoli di tipo gestionale ove possibile, consultazione dei lavoratori disabili, formazione ed addestramento delle persone incaricate di offrire assistenza e aiuto in caso d emergenza. Nella fase di progettazione del piano d emergenza bisogna considerare: - l adeguamento dei percorsi ai requisiti di complanarietà della pavimentazione; - l adeguamento di scale ai requisiti di comodità all uso; - l adeguamento della lunghezza dei percorsi di esodo; - l ampliamento di passaggi che devono essere di larghezza adeguata; - l installazione dei corrimano nei percorsi orizzontali; - la realizzazione di spazi calmi quando disposti su più piani; - la realizzazione di ascensori antincendio e spazi antistanti e retrostanti le porte antincendio; - la verifica del livello di complessità dei dispositivi di apertura delle uscite di sicurezza, la capacità d orientamento che non è data solo dalla cartellonistica, dalla segnaletica visiva, uditiva, ma anche da misure alternative per la percezione dell allarme che deve essere un messaggio chiaro e semplice. Si deve preferire la suddivisione della struttura ospedaliera in compartimentazioni per la gestione dell emergenza (es.emergenza antincendio) piuttosto che individuare complessi sistemi di fuga costituiti da scale di sicurezza o lunghi percorsi difficilmente utilizzabili da persone disabili. Il compartimento chiamato Spazio calmo è definito dalla stessa circolare come luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito; tale spazio non deve costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo e deve avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa di soccorso. Durante l analisi di fattibilità al fine di ottenere una programmazione organica ed esaustiva è stato utile articolare il lavoro in varie fasi e partendo dall analisi dei problemi ci siamo dati i seguenti obiettivi con le seguenti priorità: 1. come individuare a livello aziendale l eventuale esistenza di una banca dati capace di fornire le specifiche indicazioni richieste dalla circolare con nome e cognome, tipo di disabilità, luogo abituale di lavoro; 2. come superare giuridicamente il vincolo della privacy per reperire i dati aziendali; 3. quali erano i vincoli legislativi ed in che modo il SPP aziendale doveva conservare i dati personali e sensibili di cui venivamo in possesso; 4. come potevamo coinvolgere i direttori e responsabili dei moduli operativi aziendali. È stato richiesto l elenco dei dipendenti disabili sia al servizio personale (nel fascicolo di ciascun dipendente al momento dell assunzione può essere depositata la documentazione inerente lo stato di invalidità), sia al Servizio di Sorveglianza Sanitaria poiché alcune invalidità potrebbero essere emerpagina 137

4 Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario pp 135/144 C. Bonini, E. Vecchi, G. Trianni se in fase di accertamento sanitario o comparse dopo la data di assunzione. Entrambi i servizi non hanno fornito l elenco nominativo adducendo ragioni di privacy pur nella conoscenza che l art. 4 comma 5 del D. Lgs. 626/94 e la delibera aziendale n 96/ / DG afferma che il dirigente dell Unità operativa ed i preposti alla sicurezza sono stati identificati come referenti per il piano di sicurezza antincendio relativo alla loro unità operativa e sono tenuti pertanto a notificare la presenza o meno di persone disabili pur nel rispetto della privacy. È stata eseguita una ricerca bibliografica in internet utilizzando PUBMED e MEDLINE per valutare l esistenza d esperienze di altri enti in rapporto al problema di adeguare il piano di emergenza alle persone disabili. È stato costituito un gruppo di lavoro composto da personale sanitario, tecnico ed amministrativo. È stato inoltre necessario coinvolgere il servizio legale aziendale. Il Responsabile del SPP ha inviato una lettera a tutti i direttori e responsabili delle unità operative al fine di reperire i soli dati relativi al numero e alle tipologie di eventuali persone disabili presenti con allegato un questionario a domande semiaperte da rispedire al SPP dove, qualora fossero presenti persone disabili, si chiedeva di (Allegato 1): 1. indicare il tipo di disabilità: motoria, sensoriale uditiva o visiva, cognitiva; 2. dichiarare in quale stanza abitualmente prestavano lavoro; 3. porre la firma del direttore o responsabile. Al fine d avere un data base continuamente aggiornato, nella lettera ai direttori, si ribadiva la necessità di comunicare tempestivamente al SPP eventuali variazioni future inerenti il rapporto di lavoro delle persone disabili (assunzioni, dimissioni, trasferimenti ecc.). Due operatori del gruppo di lavoro del SPP hanno effettuato un sopralluogo sul posto di lavoro del disabile, indicata dalle lettere di ritorno, per un incontro individuale e riservato: l identificazione della persona è avvenuta solo in quel momento. Gli operatori del SPP hanno innanzi tutto informato il dipendente che le notizie ottenute in merito alla propria disabilità sarebbero state protette dal segreto professionale e le schede con i dati personali sarebbero state depositate presso il servizio SPP come documenti riservati. Le informazioni richieste erano inerenti a: 1. azienda di appartenenza (ospedaliera o universitaria); 2. ruolo ricoperto; 3. tipo di rapporto con l azienda (determinato, indeterminato); 4. luogo fisico dove è svolta abitualmente l attività lavorativa; 5. tipo di disabilità (diagnosi delle competenti commissioni). Nella scheda personale inoltre, era previsto un apposito spazio in cui si descrivevano le peculiari soluzioni concordate con l interessato nel rispetto del piano di emergenza. A piè pagina della scheda era riportata la seguente nota: I dati personali sono acquisiti e trattati ai sensi del D. Lgs. 626/94 ai fini della predisposizione ed attuazione del piano d emergenza e non saranno comunicati a terzi se non a seguito di disposizioni di legge. Le schede sono a tutt oggi conservate dal SPP e in ogni momento il dipendente ha la possibilità di verificare, rettificare e modificare i dati in questione. pagina 138

5 Allegato 1 Discussione Sono state spedite 80 lettere con allegato questionario pari alla totalità dei servizi sanitari e non dipendenti dall azienda compresi quelli con dipendenti universitari integrati. Anche dopo ulteriore sollecito, 68 (85%) questionari sono ritornati compilati al SPP e 12 (15%) non sono stati restituiti. Dei dipendenti dell Azienda Ospedaliera Policlinico di Modena sopagina 139

6 Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario pp 135/144 C. Bonini, E. Vecchi, G. Trianni no state identificate 32 persone con disabilità secondo la codificazione della circolare n 4 del 1 marzo Non si sono riscontrate grandi difficoltà di comunicazione, anzi è emerso un grande interesse e molta sensibilità verso questa problematica da parte degli stessi interessati. È stato elaborato un data base in Access per consentire l immissione dei risultati di prevalenza, collocazione topografica e tutor del disabile, e tipologia della disabilità e permette d essere periodicamente aggiornato. La circolare n 4 del 1 marzo 2002 non fa alcun riferimento ai criteri o all eventuale metodologia per l identificazione delle persone incaricate di porgere aiuto ai disabili: la scelta migliore pare quella di cercare il coinvolgimento diretto della persona disabile, nei casi di non autonomia motoria quindi, è stato chiesto al disabile stesso di identificare uno o più colleghi che potessero sostenerlo in caso di emergenza. In caso di persone disabili con ridotte capacità visive un lavoratore fisicamente idoneo ed appositamente incaricato guida la persona o lo assiste per tutto il periodo dell emergenza. Nel caso di persona con ridotte capacitò uditive se esiste la probabilità che non percepisca il segnale di allarme, una persona appositamente identificata sarà incaricata di allertare l individuo. Nel rispetto del dipendente e per non interferire nei rapporti interni di lavoro, abbiamo lasciato loro alcuni giorni affinchè la scelta del collega aiutante fosse ponderata in quanto il rapporto fiduciario è importante tanto quanto la forza fisica dell aiutante. È fondamentale ed auspicabile che tra il disabile e l aiutante ci sia una relazione abbastanza stretta così da facilitare la comunicazione e la comprensione reciproca. In seguito alla individuazione del collega aiutante, si è provveduto previo suo consenso, ad effettuare un incontro tra i due colleghi e i componenti del SPP per illustrare dettagliatamente, in modo personalizzato, le indicazioni tecniche relative ai semplici accorgimenti da adottare e il nominativo del collega addetto all emergenza a cui rivolgersi per quella unità operativa o sul piano. Dopo la stesura scritta del piano individualizzato si è chiesto ad entrambi di sottoscriverlo, insistendo sul fatto che la scheda veniva trattenuta in modo riservato presso il servizio di Prevenzione e Protezione (Allegato 2). Per i dipendenti con disabilità cognitiva è stato contattato il medico psichiatra curante per conoscere la diagnosi clinica e quella di invalidità, e per concordare la/e strategia/e da adottare al fine di condividere e firmare il documento approntato. Nell ipotesi in cui il dipendente con patologia psichiatrica non fosse seguito dai servizi territoriali, è stato coinvolto un rappresentante della famiglia o il tutore legale che, informato della necessità di reperire un affiancatore in caso di emergenza, ha firmato e sottoscritto per conto del disabile il piano d emergenza personalizzato. Le persone in ergoterapia presenti nella struttura non sono sempre ben conosciute dai colleghi dipendenti e perciò si è reso necessario affrontare i casi volta per volta con i responsabili o referenti territoriali di competenza. I dipendenti con disabilità uditiva o visiva prestano la loro opera sempre in presenza di altri colleghi che sono stati tutti coinvolti ed hanno accettato di pagina 140

7 Allegato 2 collaborare. Gli art. 21 e 22 del D. Lgs. 626/94 enunciano che il datore di lavoro deve farsi carico della formazione e informazione sulla sicurezza a tutti i dipendenti. Il SPP ha provveduto inoltre a distribuire ai dipendenti non vedenti un libretto informativo in linguaggio Braille sulla sicurezza e prevenzione aziendale e si sta progettando uno specifico modulo didattico forpagina 141

8 Piano d emergenza disabili nei luoghi di lavoro: l esperienza di un ospedale universitario pp 135/144 C. Bonini, E. Vecchi, G. Trianni mativo o informativo su questi temi diretto ai dipendenti in rapporto alla specifica disabilità. Conclusioni Quando il SPP ha deciso di adeguare il piano d emergenza aziendale per ottemperare alla circolare in oggetto, l iniziale sensazione è stata quella di sentirci inadeguati. L iniziale posizione di distanza e scetticismo è stata superata grazie alle spiegazioni fornite in merito alle ragioni del colloquio individuale e sulla garanzia di assoluta riservatezza, fattori indispensabili per ottenere fiducia e collaborazione anche grazie alla forte convinzione dei disabili e nostra che il lavoro sia una chiave d inserimento. Gli stessi responsabili delle unità operative avevano già dimostrato attenzione nei confronti di questi dipendenti in quanto la loro postazione di lavoro era abbastanza adeguata alla disabilità ed erano già considerate le indicazioni dettate dal piano d emergenza (ad esempio le postazioni di lavoro erano collocate in prossimità di porte che immettono direttamente all esterno o vicino alle scale identificate come vie di fuga). In conclusione, il lavoro svolto ha permesso di mappare, per sede e tipologia, il personale disabile ed i sistemi d evacuazione all interno dell AOU di Modena consentendo inoltre di soddisfare contemporaneamente un compresso d eventi riassumibili nel: 1. esaudire un obbligo di legge che richiede la pari opportunità del disabile di poter accedere ai sistemi salvavita in caso d emergenza (Circolare 4 del 2002); 2. esaudire un obbligo di legge che richiede la formazione e informazione del personale (Art. 21 e 22 DLgs 626/94) secondo le proprie capacità; 3. nell identificare alcuni punti critici nella logistica dell emergenza e di valutarne i rischi connessi; 4. nell aver contribuito ad integrare il personale disabile all interno dell azienda rafforzando il rapporto di fiducia con il tutore e, più in generale, con tutto il personale del servizio; 5. nel dare visibilità al disabile ed al concetto di disabilità nei confronti della direzione aziendale; 6. nel rafforzare le pari opportunità rispetto alla popolazione abile lavoratrice come massima espressione del concetto Non discriminazione più azione positiva uguale integrazione. In questo progetto ed in quelli futuri si vogliono coinvolgere anche le associazioni dei disabili in quanto depositarie privilegiate di esperienze e conoscenze pratiche difficilmente riscontrabili in ambiente sanitario, così da aprire uno spazio per confronti positivi e cercare soluzioni e strategie nell ottica di un miglioramento continuo per integrare anche e soprattutto sul lavoro le persone in condizioni di disagio. pagina 142

9 Bibliografia Brivio A. Sicurezza antincendio per i disabili. Ambiente e salute; 21 maggio 2002 ( Dichiarazione di Madrid Non discriminazione più azione positiva uguale integrazione European Parliament of Disabled People. Intervento Onorevole Ministro Roberto Maroni. (Brussels - European Parliament Hemicycle, November 2003) Mezzalana F. La sicurezza di tutti. Mobilità-costruire l autonomia, 2004; n 31, anno 6 Mezzalana F. Un lavoro al sicuro, Mobilità-costruire l autonomia; 2002; n 19, anno 4 Organizzazione Mondiale della Sanità. Definizione di disabilità Raccomandazione R(92) 6 adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d Europa il 09/04/1992 concernente Una politica coerente per le persone handicappate Romeo R. La formazione delle squadre di emergenza, Atti della giornata di studio luoghi di lavoro: sicurezza antincendio per tutti, Roma 11/1 Risorse Web nzen_ ERMES/Canali/lavoro/lavoro/inserimento_disabili.htm pagina 143

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