«MANDATO A PROCLAMARE AI PRIGIONIERI LA LIBERAZIONE»

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1 «MANDATO A PROCLAMARE AI PRIGIONIERI LA LIBERAZIONE» Gesù, un fariseo e una peccatrice(lc 7,36-8,3) Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli Continuando il cammino intrapreso l anno scorso per cogliere nella vita umana di Gesù i tratti di una spiritualità cristiana laicale, vorrei oggi rileggere con voi un passo molto noto del Vangelo di Luca, nel quale Gesù incontra un fariseo e una peccatrice (Lc 7,36-8,3). Scegliendo questo testo vorrei, oltre a continuare il percorso intrapreso l anno scorso, ricollegarmi anche al tema che avete scelto per il vostro incontro qui a Camaldoli quest anno: Lo scandalo delle disuguaglianze e le esigenze della giustizia. In questa pagina del Terzo Vangelo infatti noi vediamo Gesù di fronte alle situazioni di disuguaglianza e di emarginazione del suo tempo. Si tratta di un testo al centro del quale sta la rivelazione della misericordia di Dio che si manifesta nella vita umana di Gesù. Il racconto della peccatrice perdonata è un testo che è proprio di Luca, sebbene non manchino dei collegamenti significativi con gli altri Vangeli. Infatti se la costruzione del racconto è originale del terzo Evangelista possiamo notare molti punti in comune con racconti analoghi di Matteo, Marco e Giovanni (Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8; Lc 7,36-50). 1 Ci troviamo tra due sezioni nelle quali prevale l insegnamento (il discorso del piano nel cap. 6 e la parabola del seminatore e sua spiegazione all inizio del cap. 8). Nel cap. 7 invece, Luca presenta alcuni episodi narrativi: all inizio la guarigione del servo del centurione (7,1-11) e la risurrezione del figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17), mentre alla fine l incontro con questa donna peccatrice in casa del fariseo Simone. Al centro troviamo il racconto dell episodio dei discepoli di Giovanni Battista inviati a Gesù e la testimonianza che egli rende sul Precursore (Lc 7,18-30). Questo episodio centrale del capitolo rimanda alla pericope programmatica di Lc 4, Infatti alla domanda dei discepoli di Giovanni «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?» (Lc 7,20), Gesù, dopo aver guarito molti «da malattie, da infermità, da spiriti cattivi» e dalla cecità (Lc 7,21), afferma: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». (Lc 7,22-23) Citando altri testi di Isaia, oltre a quello che viene proclamato nella sinagoga di Nazareth di Is 61,1-2, Gesù risponde alla domanda di Giovanni circa la propria identità, mostrando le opere che egli compie. Anche l episodio dell incontro di Gesù con una donna peccatrice si inserisce tra le opere che sono in grado di manifestare l identità di Gesù e il significato della sua missione, mentre nella beatitudine di chi non si scandalizza di Gesù si potrebbe riconoscere un riferimento al fariseo, ospite di Gesù. 1 Cf. BOVON, Luca, Vol. I, ; M. LÀCONI, La misericordia verso i peccatori in Luca, «Parola, Spirito e Vita», 29 (1994),

2 Il testo Il racconto si presenta in apparenza molto semplice. Al v. 36 l Evangelista descrive brevemente e in modo molto essenziale la scena. Un fariseo di nome Simone aveva invitato a mangiare a casa sua Gesù ed ora si stava svolgendo il banchetto. Gesù era ormai una persona nota e quindi quel banchetto doveva dar lustro al suo ospite, che così dimostrava il suo prestigio davanti ai suoi concittadini. Tuttavia durante questo pasto probabilmente solenne e in una casa rispettata della città, accade qualcosa di inatteso e sorprendente, che rompe la normalità di come si sarebbero dovute svolgere le cose. Entra una donna da tutti considerata una peccatrice nella città e si mette a compiere dei gesti molto arditi nei confronti di Gesù. Essa «stando dietro, presso i piedi di lui [Gesù], piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo». (Lc 7,38) Le azioni della donna sono descritte in modo essenziale ma dettagliato: piange, con le lacrime bagna i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli sciolti, per poi ungerli con l olio profumato che aveva portato con sé. Questo avvenimento inatteso getta certamente nell imbarazzo sia l ospite di Gesù che gli altri commensali, sebbene di essi non si parli che alla fine del racconto. L Evangelista non descrive le reazioni del fariseo Simone, del quale non si è ancora raccontato di alcuna azione, ma unicamente di ciò che egli pensa tra sé: «Se costui [Gesù] fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». (Lc 7,39) Il fariseo dentro di sé mette in dubbio l identità profetica di Gesù, dal momento che, se egli fosse un profeta, dovrebbe sapere che quella donna che lo sta toccando è una nota peccatrice. Il fariseo davanti a quella donna non sa che vedere ciò che tutti pensano di lei, cioè che è una peccatrice. Il suo è uno sguardo che non sa andare al di là delle etichette che sono state assegnate ad una persona, non sa mettere in conto la possibilità di novità inattesa nell esistenza umana, anche in quella di chi ha vissuto profonde esperienze di peccato e di lontananza. Per lui Gesù non può essere un profeta perché non ha il suo stesso sguardo, non segue le sue medesime logiche. Nell episodio della risurrezione del figlio della vedova di Nain (7,11-17) Gesù era già stato definito profeta dalla folla: Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». (Lc 7,16) All identità profetica di Gesù è legata la visita di Dio in favore del suo popolo. C è quindi chi ha riconosciuto Gesù come profeta a partire dalle sue opere in questo caso la risurrezione di un fanciullo e ha riconosciuto nei suoi gesti l opera liberatrice di Dio. Simone il fariseo invece, di fronte alla scena che gli si presenta, mette in dubbio l identità profetica di Gesù. Forse l Evangelista, mettendo due riferimenti al riconoscimento di Gesù come profeta, in questi due episodi così vicini tra di loro, vuole creare un legame tra la risurrezione di un morto e il perdono di un peccatore. Gesù allora interviene. Simone pare non abbia detto nulla per manifestare i suoi dubbi e il suo sconcerto, anzi, a Gesù che afferma di avere qualcosa da dirgli, risponde chiamandolo Maestro, in modo molto rispettoso (Lc 7,40). Tuttavia Gesù interviene come se conoscesse i pensieri che abitavano il cuore del suo ospite e racconta una breve parabola che ha come protagonisti un creditore e due debitori. Notiamo subito che la situazione della parabola crea un parallelismo con la scena che si sta svolgendo in casa di Simone. Se nella parabola si parla di un creditore e di due 2

3 debitori, noi finora in casa di Simone abbiamo conosciuto unicamente tre personaggi: Gesù, Simone e la peccatrice. Non si parla di nessun altro e solo al termine del racconto si farà un veloce riferimento ai commensali presenti che si stupiscono del potere che Gesù ha di perdonare i peccati. Nella parabola l elemento più significativo è la sproporzione dell ammontare del debito da parte dei due debitori: «uno gli doveva cinquecento denari, l altro cinquanta» (Lc 7,41). Indipendentemente dall ammontare del debito il creditore della parabola condona ad entrambi i suoi debitori, che non hanno di che saldare il loro debito. Il grande divario tra i due debiti spinge Simone a rispondere prontamente alla domanda di Gesù «chi di loro dunque lo [il creditore] amerà di più?». Simone non può che dare l unica riposta possibile affermando che colui che avrebbe maggiormente amato il creditore, doveva senza dubbio essere colui al quale è stato condonato il debito più consistente. Secondo il procedimento più tipico della parabola (cf. 2Sam 12,7), 2 il racconto che Gesù utilizza chiama in causa la persona alla quale esso viene raccontato. La parabola non spiega unicamente la situazione della donna che si trova ai piedi di Gesù, bensì quella di Simone stesso. È l ospite di Gesù ad essere messo in causa nelle sue convinzioni. In tutto questo passaggio potremmo vedere anche un po di ironia da parte di Luca. Infatti, mentre Simone pensa che Gesù non sia un profeta come dicono, dal momento che non sa che la donna che gli sta toccando i piedi è una pubblica peccatrice sulla bocca dell intera città, Gesù conosce perfettamente ciò che pensa il fariseo e racconta la parabola proprio per lui. Gesù si rivela quindi profeta in riferimento a lui. Inoltre c è anche una idea di profeta che viene messa in discussione. Nell episodio della risurrezione del figlio della vedova a Nain Gesù è detto profeta non perché predice il futuro o ha una conoscenza straordinaria, ma perché opera per la vita e libera dalla morte. Forse anche nel nostro brano Gesù si rivela profeta in questo senso. Egli libera dalla morte e dal peccato sia la donna peccatrice che l osservante fariseo. Proprio perché la parabola chiama in causa primariamente Simone, Gesù inizia, dopo la sua risposta, una spiegazione della parabola in riferimento alla scena che si sta svolgendo sotto i loro occhi, che doveva essere destabilizzante e sconcertante per il fariseo osservante. Gesù interpretando la parabola rispecchiala modalità con la quale Luca ha costruito il suo racconto. Comprendiamo ora l intento narrativo di Luca. Infatti, se facciamo attenzione nella lettura della narrazione lucana di questo episodio della vita di Gesù, possiamo notare che c è un unico personaggio che compie delle azioni. Tutti gli altri, compreso Gesù, non fanno nulla, se non intrattenere dei dialoghi. 3 Non si dice nulla delle azioni del fariseo Simone, si afferma unicamente che accoglie Gesù alla sua mensa in casa sua. Tuttavia non si fornisce altro dettaglio circa la sua accoglienza. Anche di Gesù non si dice nulla a proposito delle sue azioni. Solo della donna si raccontano uno dopo l altro i suoi gesti nei confronti di Gesù (Lc 7,37-38). Ora Gesù istituisce un confronto sconcertante tra l osservante fariseo, il cui vanto era quello di osservare la Legge fin nei minimi particolari, e la donna da tutti ritenuta una peccatrice. E tale confronto viene portato avanti sullo sfondo della parabola appena raccontata. Simone si sente ripetutamente dire: «tu no, lei sì»: E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45 Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46 Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. (Lc 7,44-46) Per comprendere come possano risuonare alle orecchie di un fariseo le parole di Gesù, basta pensare alla parabola sul fariseo e sul pubblicano saliti al tempio per pregare (Lc 18,9-14). Anche in questo 2 Cf. V. FUSCO, Oltre la parabola, Borla, Roma, Cf. C. BROCCARDO, Le possibilità inaspettate. Pagine scelte dal Vangelo secondo Luca, (Orizzonti biblici), Cittadella, Assisi 2010, 46. 3

4 caso abbiamo un pubblico peccatore e un religioso osservante a confronto. E il vanto del fariseo è quello di aver fatto tutto ciò che occorreva fare per essere a posto davanti a Dio: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo. (Lc 18,11) Dopo aver demolito con le sue parole la posizione di Simone, che già si era condannato da solo rispondendo alla domanda di Gesù al temine della parabola, il Signore conclude la sua spiegazione della parabola in riferimento alla condizione della donna: «Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». (Lc 7,47) Gesù istituisce un rapporto tra amore e perdono dei peccati. Alla donna che ha molto amato sono perdonati i suoi molti peccati. Ritorneremo in seguito su questo passaggio particolarmente importante per la comprensione del messaggio del racconto. Infine il racconto si conclude con due parole che Gesù rivolge direttamente alla donna e nelle quali troviamo in qualche modo il punto di arrivo del discorso: «I tuoi peccati sono perdonati». (Lc 7,48) «La tua fede ti ha salvata; va in pace!». (Lc 7,50) Mentre i commensali, della cui presenza ora veniamo informati dal narratore, si meravigliano del potere di Gesù di rimettere i peccati, egli, come spesso accade, si riferisce invece alla fede della donna. La fede è quindi condizione indispensabile perché Gesù possa agire nella vita delle persone, sia malati che peccatori bisognosi di perdono. E importante che questo testo si concluda con un riferimento alla fede. Si crea così un legame tra fede e amore, che nella Scrittura non sono due realtà così distanti. Infatti, mentre per noi la fede consiste nel credere a delle verità, per la Bibbia consiste primariamente nel rapporto di fiducia nei confronti di un Dio che è fedele e affidabile. Gesù: un uomo libero Cosa ci dice questo brano a riguardo del modo di Gesù di mettersi a confronto con gli uomini e le donne del suo tempo? Il testo ci presenta alcuni passaggi significativi che possono parlare al nostro modo di vivere da cristiani, da uomini e da donne nella società di oggi. Ma in primo luogo il testo vuole interpellarci sul nostro modo di star davanti a Dio e come Dio in Gesù si pone nei nostri confronti. Forse ancor prima di identificarci con Gesù per scorgere in lui un modello di fede e di umanità occorre che ci identifichiamo con Simone e con l anonima peccatrice. Innanzitutto il primo nodo che il testo ci invita ad affrontare e sul quale molto si è discusso riguarda la precedenza da dare al perdono o all amore. Viene prima il perdono del peccato o l amore, si è perdonati perché si ama o si ama perché si è stati perdonati? Nel nostro testo sembrano esserci entrambe le posizioni. Infatti nella parabola è chiaro che prima viene il condono dei debiti e poi l amore dei debitori nei confronti del creditore. Nel racconto invece, se da una parte prima viene il gesto d amore della donna nei confronti di Gesù e poi il perdono dei peccati e nelle parole del Signore, alla fine del racconto, si afferma «sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato» (Lc 7,47), dall altra Gesù conclude anche dicendo «colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,47). Sembrerebbe quindi che le ultime parole di Gesù siano in linea con l insegnamento della parabola. 4

5 Come risolvere questa tensione presente nel testo? Non sarà forse una tensione voluta per richiamare entrambe le possibili prospettive? In realtà ci sarebbe una possibile soluzione della tensione dal punto di vista grammaticale. Occorrerebbe che «il perché non abbia un senso causale forte ma quello che di solito viene chiamato un valore conoscitivo. Cioè: le sono perdonati i suoi peccati, come puoi capire dal fatto che ha molto amato». 4 Tuttavia è forse più conveniente mantenere la tensione presente nel testo, dal momento che alla vita reale spesso corrisponde meglio una visione complessa, rispetto ad una definizione chiara e distinta. Certamente amore e perdono sono in relazione tra di loro, ma il testo ci dice che tra loro c è un rapporto complesso che non sopporta una definizione univoca. Per comprendere in che senso l amore può precedere il perdono e la misericordia, possiamo far riferimento alla conclusione del brano, nella quale Gesù dice alla donna «la tua fede ti ha salvata» (Lc 7,50). Come dicevamo, nella Scrittura il linguaggio della fede non è distante da quello dell amore. È come se Gesù dicesse alla donna: «tu sei salvata dal perdono per il tuo peccato non solo perché c ero io ma anche perché c eri tu. Senza di te anche io non avrei potuto far nulla per te». Forse in questo senso l amore può anche precedere la misericordia ed il perdono. Un secondo aspetto che possiamo cogliere dal nostro brano riguardo all agire di Gesù, consiste nel rapporto tra peccato e perdono. Nel brano non si sminuisce in nessun modo la gravità del peccato. Infatti nella parabola si afferma che uno dei due debitori aveva un debito di gran lunga maggiore di un altro. Il debito, il peccato ha quindi una sua consistenza, un suo peso che non può essere né sminuito, né dimenticato. Nello stesso tempo nel racconto della donna si dice i suoi «molti peccati» sono perdonati. Gesù quindi prende sul serio il peccato, non gli passa sopra come se nulla fosse accaduto e questo è uno devi volti dell autentica misericordia. In terzo luogo il racconto lucano del banchetto di Gesù in casa del fariseo Simone ci mostra il legame tra misericordia e liberazione. Nel racconto programmatico nella sinagoga di Nazareth Gesù interpreta la sua missione innanzitutto come liberazione e questo episodio si mostra proprio come una doppia liberazione. Il più bisognoso di liberazione forse è proprio il fariseo Simone che vede crollare il suo modo di guardare il mondo nelle parole di Gesù. Simone vede in qualche modo frantumarsi nelle parole di Gesù le sue false certezze. Chi è abituato a dire «io sì, loro no», si sente dire «tu no, lei sì». Una rivoluzione interiore provocata con forza e, nello stesso tempo, con delicatezza: «Simone, ho una cosa da dirti» (Lc 7,43). E Gesù libera la donna non solo dal suo peccato, ma anche da ciò che la teneva bloccata nella situazione alla quale l opinione di tutti la legava, quella di essere una peccatrice. Gesù libera la donna dai giudizi che la condannano e la immobilizzano nel suo passato, cancellando per lei ogni possibilità di futuro. Anche in questo caso, come nel Vangelo di Luca, possiamo scorgere in questo racconto un sentiero interrotto, una narrazione sospesa. Infatti la narrazione risulta come sospesa. Non sappiamo più nulla del fariseo che ha ospitato Gesù nella sua casa. Che senso avrà avuto per la sua vita quell incontro con Gesù e le parole che il maestro gli ha rivolto? Ma non sappiamo nulla di cosa avrà fatto la donna perdonata. Forse possiamo riconoscerla in quel gruppo di donne che seguivano Gesù e di cui si parlerà subito dopo (Lc 8,1-3). Tuttavia questo non è certo e, stando al testo, noi non sappiamo se la peccatrice perdonata avrà veramente cambiato vita dopo l incontro con Gesù e il suo perdono. Anche in questo caso il narratore chiama in causa il lettore, perché sia lui a continuare la storia e a riprendere i sentieri interrotti della misericordia, per prolungare nella sua stessa esistenza la vita stessa di Gesù e il suo modo di incontrare gli uomini e le donne del suo tempo. 4 BROCCARDO, Le possibilità inaspettate, 52; cf. Cf. BOVON, Luca, Vol. I,

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