Abbiamo visto la volta scorsa che

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1 La fede è l anima della vita. «Credo in Dio Padre...» La fede è l incontro non con una idea ma con una Persona viva che ci rivela la nostra identità di figli di Dio. L inizio del 2Simbolo: «Credo in Dio Padre...». Abbiamo visto la volta scorsa che la ricorrenza dei cinquant anni dall apertura del Concilio Vaticano II è un occasione importante per approfondire e vivere con maggiore coraggio la fede, per rafforzare l appartenenza alla Chiesa che ci guida ad incontrare e conoscere Cristo. Si tratta dell incontro non con un idea o con un progetto di vita, ma con una Persona viva che trasforma in profondità noi stessi, rivelandoci la nostra vera identità di figli di Dio. Avere fede nel Signore non è un fatto che interessa solamente la nostra intelligenza, ma è un cambiamento che coinvolge la vita, tutto noi stessi: sentimenti, cuore, intelligenza, volontà, corpo, emozioni, relazioni umane. Con la fede cambia veramente tutto in noi, e si rivela con chiarezza il nostro destino futuro, la verità della nostra vocazione dentro la storia, il senso della vita, il gusto di essere pellegrini verso la Patria celeste. La fede non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all uomo incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell amore consiste la pienezza dell uomo. E che c è vera umanità se siamo animati dall amore che viene da Dio, e se lo esprimiamo questo amore come dono, come relazioni ricche di amore, di compassione, di attenzione e di servizio disinteressato verso l altro. Dove c è dominio, possesso, sfruttamento, mercificazione dell altro per il proprio egoismo, dove c è l arroganza dell io chiuso in se stesso, l uomo viene impoverito, degradato, sfigurato. La fede è accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i suoi progetti per noi. 1. Gradino dopo gradino Bene, ma cos è la fede? Ha ancora senso parlare di fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi? Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A volte, si ha come la sensazione, da certi avvenimenti di cui abbiamo notizia tutti i giorni, che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di benessere mostrano anche i loro limiti. Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell orizzonte delle cose, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. Cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una 7 Anno della fede

2 visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C è un futuro per l uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte? Le risposte della scienza da sole non bastano. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale ma anche di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. Attenzione, la fede non è un semplice assenso intellettuale dell uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia. Naturalmente questa adesione a Dio non è generica: essa è fondata su una storia di salvezza che ha visto Dio rivelarsi e scendere giù fino alla nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza. Avere fede, allora, è incontrare questo «Tu», incontrare Dio che mi sostiene con la promessa di un amore indistruttibile che don al eternità; è affidarmi a Dio con l atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel «tu» della madre. Tuttavia la fede non è un nostro prodotto ma un dono di Dio: noi possiamo credere in Dio perché è Lui che si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Ma è anche atto profondamente libero e umano. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo La fede è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. dice con chiarezza: «È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all intelligenza dell uomo» (n. 154). In qualche modo, aver fede è fare una scommessa di vita che è come un esodo, cioè un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, dai propri schemi mentali, per affidarsi all azione di Dio che ci indica la sua strada per conseguire la vera libertà, la nostra identità umana, la gioia vera del cuore, la pace con tutti. Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno di Dio sulla storia, come fece Abramo, come fece Maria di Nazaret. È dire «sì» a Dio, confessando che Gesù è il Signore. E questo «sì» trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile. Facciamo ancora un altro passo. 2. LA FEDE È MIA o della Chiesa? La fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia persona? Certo, l atto di fede è un atto personale che avviene nell intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? E anche oggi la risposta è al singolare: «Credo». Ma il mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria perché la fede mi viene donata da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce così nella moltitudine dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell eterno amore di Dio. Anno della fede 8

3 «Credere è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre [san Cipriano]» (CCC 181). Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo. La Chiesa, dunque, fin dagli inizi è il luogo della fede, il luogo della trasmissione della fede, il luogo in cui, attraverso il Battesimo, siamo immersi nel Mistero Pasquale della Pasqua di Cristo e, insieme, immersi anche nella comunione con gli altri fratelli e sorelle di fede, con l intero Corpo di Cristo, tirati fuori dal nostro isolamento. La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice quindi la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare esperienza dei doni di Dio: lì il nostro «io» diventa esperienza di comunione nel «noi» della Chiesa. In un mondo in cui l individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, la fede ci chiama ad essere Popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori dell amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano. Dove troviamo la formula essenziale della fede? Dove troviamo le verità che ci sono state fedelmente trasmesse e che costituiscono la luce per la nostra vita quotidiana? La risposta è semplice: nel Credo, nella Professione di Fede o Simbolo della fede, noi ci riallacciamo all evento originario della Persona e della Storia di Gesù di Nazaret. Si rende concreto quello che l Apostolo delle genti diceva ai cristiani di Corinto: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno» (1 Cor 15,3). Dunque, riassumendo un poco: quando io dico «credo», non mi riferisco alle mie emozioni o a qualcosa che dipende dai miei pensieri o dalla mia intelligenza, ma faccio riferimento alla fede della Chiesa e cioè dico: «Io aderisco a ciò che noi crediamo». 3. Le formule della fede Fin dalle origini, la Chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la propria fede in formule brevi e normative destinate in particolare ai candidati al Battesimo. Tali sintesi della fede vengono chiamate normalmente «Simboli della fede». Diceva Cirillo di Gerusalemme: «Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape Quando io dico «credo», non mi riferisco racchiude in un granellino molti rami, così questo compendio alle mie emozioni ma faccio riferimento alla della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà con- fede della Chiesa e cioè dico: «Io aderisco a ciò tenuta nell Antico e nel Nuovo che noi crediamo». Testamento». La parola greca simbolo significa mettere insieme, confrontare, un segno di riconoscimento. Indicava un oggetto spezzato in due (per esempio un sigillo o una tessera) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l identità di chi le portava. Il «Simbolo della fede» è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti, il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi. Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle diverse epoche: i Simboli delle varie Chiese apostoliche e antiche, il Simbolo «Quicumque», detto di sant Atanasio, le professioni di fede di certi Concili (Toledo; Lateranense; Lione; Trento), ma fra tutti i Simboli della fede, due occupano un posto specialissimo nella vita della Chiesa: il Simbolo degli Apostoli, che è l antico Simbolo bat- 9 Anno della fede

4 tesimale della Chiesa di Roma e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381) che è tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell Oriente e dell Occidente. Noi seguiremo il Simbolo degli Apostoli. Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen. 4. IO CREDO IN DIO Già abbiamo spiegato perché noi diciamo «io credo» invece di «noi crediamo» e dunque veniamo subito a spiegare l affermazione «Io credo in Dio». Questa prima affermazione della professione di fede è anche la più importante perché tutto il Simbolo parla di Dio, che si mette in rapporto cvon l uomo e il mondo. Il Simbolo niceno-costanti-nopolitano dice: «Credo in un solo Dio». Non c è che un solo Dio. A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l Unico: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l anima e con tutte le forze» (Dt 6,4-5). Gesù stesso conferma che Dio è «l unico Signore e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l anima, con tutta la mente, con tutte le forze». Dio rivela, nel roveto ardente, il suo nome misterioso di YHWH: «Io sono colui che è» oppure «Io sono colui che sono» o anche «Io sono chi Io sono». Così egli assicura che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo. Perché YHWH è «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34,6). La misericordia di Dio si rivela quando egli dona il suo Figlio. Gesù per liberarci dal peccato. Sulla croce il Figlio rivelerà che anch egli porta il nome divino: «Quando avrete innalzato il Figlio dell uomo, allora saprete che Io Sono» (Gv 8,28). Come i giudei e i musulmani, noi crediamo in un solo Dio. Il fatto di nominare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non rompe l unità di Dio. La prima frase del Credo, dunque, mette in campo fin dall inizio due interlocutori: l uomo e Dio. Essi scopriranno, progressivamente, quanto hanno bisogno l uno dell altro. 5. PADRE ONNIPOTENTE Dio non è uno degli dei generici che formavano il Pantheon dei pagani antichi. No, ha un nome: «Padre»! In molte religioni Dio viene invocato come «Padre». Spesso la divinità è considerata come «padre degli dèi e degli uomini». Presso Israele, Dio è chiamato Padre in quanto Creatore del mondo (Dt 32,6). Ancor più Dio è Padre in forza dell Alleanza e del dono della Legge fatto a Israele, suo «figlio primogenito» (Es 4,22). È anche chiamato Padre del re d Israele (2 Sam 7,14). In modo particolarissimo egli è «il Padre dei poveri», dell orfano, della vedova, che sono sotto la sua protezione amorosa. Chiamando Dio con il nome di «Padre», il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine Anno della fede 10

5 primaria di tutto e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l immagine della maternità (Is 66,13; Sal 131,2), che indica ancor meglio l intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per ogni bambino l universo di riferimento. Ma attenzione, Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. È l origine e il modello della paternità e la maternità umane ma li trascende. Più ancora, Gesù ci ha rivelato che Dio è «Padre» nel momento della croce. Lì si è aperta una finestra verso l insondabile mistero della Trinità di Dio. «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,27). Non sono, dunque, i teologi che ci hanno fatto conoscere la Trinità, ma il Figlio ce l ha rivelata nella sua Pasqua. Ma l aggettivo onnipotente accostato al nome di Padre può metterci in difficoltà. A che cosa si riferisce questa onnipotenza? Dio vuole forse schiacciare i suoi figli con la sua forza? La risposta si trova nel modo in cui Dio si è rivelato al suo popolo Israele: attraverso un gesto di liberazione: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido Sono sceso per liberarlo» (Es 3, 7-8). L onnipotenza di Dio è coerente con la sua paternità, con il suo desiderio di offrire felicità all uomo. È l onnipotenza dell amore e della misericordia. 6. CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA. «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34,6) Con l invocazione del Creatore noi raggiungiamo una convinzione comune a molte religioni del mondo. Ma non dimentichiamo l originalità della Bibbia. La creazione è l atto di una parola che suscita l essere a partire dal nulla: «Dio dice, e le cose sono, e gli esseri sono creati». E questa creazione è un dono abbondante di vita e di amore che non riguarda il passato remoto ma il presente continuo. «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). Con queste solenni parole incomincia la Sacra Scrittura. Il Simbolo della fede le riprende confessando Dio Padre onnipotente come «Creatore del cielo e della terra di tutte le cose visibili e invisibili». La creazione è il fondamento di tutti i progetti salvifici di Dio, l inizio della storia della salvezza, che culmina in Cristo. Ma anche in questo caso è Cristo la luce decisiva sul mistero della creazione: perché ci rivela che «in principio, Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1) pensando già alla gloria della nuova creazione in Cristo. Per questo le letture della Veglia pasquale, celebrazione della nuova creazione in Cristo, iniziano con il racconto della creazione. La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: «Da dove veniamo?», «Dove andiamo?», «Qual è la nostra origine?», «Quale il nostro fine?», «Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?». Le due questioni, quella dell origine e quella del fine, sono inseparabili. Sono decisive per il senso e l orientamento della nostra vita e del nostro agire. Infine ricordiamo che al centro della creazione viene posto l essere umano. È al vertice perché, a differenza di tutte le altre cose e degli animali, è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. 11 Anno della fede

6 Compendium I SIMBOLI DELLA FEDE I 1. Che cosa sono i Simboli della fede? Sono formule articolate, chiamate anche «Professioni di fede» o «Credo», con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli. 2. Quali sono i più antichi Simboli della fede? Sono i Simboli battesimali. Poiché il Battesimo viene dato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinità. 3. Quali sono i più importanti Simboli della fede? Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è l antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d Oriente e d Occidente. IO CREDO IN DIO PADRE I 4. Perché la professione di fede inizia con: «Io credo in Dio»? Perché l affermazione «Io credo in Dio» è la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui. 5. Perché professiamo un solo Dio? Perché egli si è rivelato al popolo d Israele come l Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n è altri» (Is 45,22). Gesù stesso l ha confermato: Dio è «l unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno. 6. Con quale nome Dio si rivela? A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: «Io Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero Dio. 7. In qual modo Dio rivela che egli è amore? Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore più forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è Amore» (1 Gv 4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio d amore. 8. Che cosa comporta credere in un solo Dio? Credere in Dio, l Unico, comporta: conoscerne la grandezza e la maestà; vivere in rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre, anche nelle avversità; riconoscere l unità e la vera dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente le cose da lui create. Anno della fede 12

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