Marco Travaglini. BOLERO - SPADÒ Alberto Spadolini, una vita di tutti i colori

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1 Marco Travaglini BOLERO - SPADÒ Alberto Spadolini, una vita di tutti i colori

2 Presentazione di Antonio Calenda Attraverso l appassionata ricerca di Marco Travaglini abbiamo avuto modo di conoscere una figura veramente singolare: Alberto Spadolini. Prendendo le mosse da un capostipite delle avanguardie italiane come Anton Giulio Bragaglia, Spadolini si impone in Francia all attenzione dei grandi artisti dell epoca, artisti di rilievo assoluto come Max Jacob e Jean Cocteau che riconoscono in lui una versatilità innata nell arte della danza, della coreografia, della pittura, della scenografia Impressionare questi artisti che negli anni 30 erano i punti di riferimento della cultura mondiale (ricordiamo che era il tempo dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev, c era Nijinskij a Parigi), impressionarli a tal punto da ricevere da loro giudizi di grandissima ammirazione è una cosa che ci sorprende e ci appassiona. Come ci sorprende e ci appassiona che Spadolini non abbia mai studiato danza ma solo scenografia. Per cui io ritengo che tutto quello che ha fatto Marco Travaglini, in una appassionata ricerca che è durata anni, per ricordare a tutti noi che c è stato un italiano che si è imposto all estero, che ha fatto conoscere un versante della nostra cultura, del nostro saper essere anche improvvisatori, è una cosa che ci commuove. E ciò testimonia di una grande passione verso l arte che non possiamo non riconoscergli. Antonio Calenda Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal maggio 1995, ha iniziato la propria attività teatrale nell ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virgilio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro Centouno. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto per nove anni il Teatro Stabile dell Aquila. Suo il discorso inaugurale nel corso della Rassegna Bolero-Spadò, al Castello degli Agolanti di Riccione, maggio Sopra: Nijinsky, Spadolini, Serge Lifar in figurine della danza 1933 (Coll. privata) A destra: Spadolini con una sconosciuta ballerina ne La Ninfa e il Fauno, foto anni 30 (Coll. B-S n. 17) 10

3 La scoperta dell archivio Sono caduto dalle nuvole quando, nell autunno 1978, zia Giorgia, con la voce rotta dall emozione, mi ha chiesto telefonicamente di aiutarla a traslocare dalla sua casasartoria di Fermo. Nemmeno per me è facile lasciare i luoghi in cui ho trascorso gli anni più belli della mia giovinezza. Dopo aver caricato su di un camion mobili, letti, tavoli, sedie e, con particolare cura, alcuni quadri dipinti da mio zio Alberto, domando alle zie: In soffitta non c è niente da portare via? Hai già lavorato abbastanza!, protesta Giorgia. Ci sono solo vecchi stracci!, cerca di dissuadermi zia Maria. Testardo come un mulo volo fino all ultima rampa di scale, apro la porta e scruto attentamente nella semi - oscurità. Un tempo questo era il mio regno. Da piccolo qui correvo a nascondermi quando i miei genitori venivano a prendermi per ricondurmi a casa al termine delle vacanze. Da adolescente è qui che mi rifugiavo per ascoltare i primi dischi dei Beatles e dei Led Zeppelin. Conosco ogni angolo di questa soffitta: il camerino con i ritagli di stoffa; la parete dove sono ammucchiati i giornali di moda; i manichini che mi divertivo a far girare come trottole. Un cartone con la scritta Alberto Spadolini cattura la mia attenzione. Di questo zio, morto a Parigi nel 1972, so ben poco. Anche la sua morte è avvolta nel mistero: ne siamo stati informati con due giorni di ritardo e qualcuno, nel frattempo, ha fatto sparire dal suo appartamento documenti, libri e diari Non c è più posto qui dentro!, protesta il conducente quando cerco di salire a bordo del camion con lo scatolone. Non si preoccupi, lo tengo in braccio!, lo tranquillizzo. Ben presto mi rendo conto di aver scoperto l archivio Spadolini. All interno sono stipati un centinaio di fotografie degli anni 30, manifesti, libri, articoli, spartiti musicali, depliant degli spettacoli di danza e delle esposizioni di pittura in Francia, in Svezia, in Belgio, in Germania, in Danimarca, in Italia, in Africa, in America, in Estremo Oriente L archivio Spadolini resta a lungo nello scatolone. A punzecchiarmi ci pensa l amico Antonio Bortolotti che più volte mi esorta a studiare quegli ingialliti documenti. Nel maggio 1986, convinto di sapere tutto, scrivo un articolo su zio Alberto per la rivista Quaderni del Centro C. G. Jung. Nel 1999 riprendo le ricerche e, certo di aver svelato anche gli ultimi segreti, insieme ai miei studenti dell Istituto Statale d Arte F. Fellini di Riccione dedico a Spadolini un capitolo del libro Alla scuola dell albero: crescere secondo natura. Ho quasi dimenticato quella storia finché con la mia famiglia, nell estate del 2004, trascorro le vacanze a Parigi. Mi reco sulla tomba di Spadolini nel cimitero parigino di Saint-Ouen e, con enorme sorpresa mi avvedo che, a distanza di trent anni dalla sua morte, qualcuno gli porta ancora fiori freschi. Nella speranza di rintracciare lo sconosciuto amico dello zio lascio nel sottovaso un bigliettino con il mio recapito. Dopo qualche mese squilla il telefono un accento francese e, come per incanto, entro nel magico mondo di Spadolini. Novello Indiana Jones rintraccio alcuni dei suoi più cari amici; entro in possesso di alcune sue lettere rimaste sepolte per 70 anni in una cantina; recupero un centinaio di preziosi documenti nelle biblioteche di Parigi e di Londra; scopro una trentina dei suoi dipinti fra cui uno nella collezione dell ex primo Ministro Giovanni Spadolini, suo lontano parente; ricevo in regalo il costume di scena da lui indossato migliaia di volte per danzare il Bolero di Ravel e mi arrendo all evidenza: ho conosciuto solo la punta dell iceberg Spadolini. A destra: Spadolini ritratto da Roger Carlet, Parigi anni 30 (Coll. B-S n. 32). 12

4 Allievo di Bragaglia Alberto nasce il 19 dicembre 1907 nel quartiere Piano di San Lazzaro ad Ancona. Le sorelle ce lo descrivono come un bambino intelligente, amante dello sport e di ogni forma d arte. Ricorda della sua infanzia la grande amica Margherita Golinelli: Amarlo era facile: era molto buono e affettuoso. L unico difetto, se si può chiamarlo tale, era la sua vivacità, una cosa incredibile. Egli non stava mai fermo. Scattante come una molla, voleva rendersi utile in tutto e per tutto. Amava la natura, la campagna. Dato che lo zio Luigi possedeva un orto, Alberto gli era sempre vicino per aiutarlo ma purtroppo, mancando di pratica, era più il danno che l utile. Alberto dialogava con tutti, non faceva distinzione fra giovani e anziani, proteggeva i più deboli con tanta generosità. Alberto Spadolini Quaderni Centro Jung 1986 La sua mente è sempre in fermento: fantastica luoghi leggendari, eroiche imprese che mette in scena con i suoi amici. Con qualche asse di legno ed un telo strappato è in grado di allestire un palcoscenico dove si esibisce in piccoli spettacoli teatrali. E c è sempre qualcuno disposto a fermarsi per ascoltare le gesta di Giulio Cesare o di Sandokan. Spadolini è ancora un bambino quando apprende dal maestro anconetano Baldinelli i primi rudimenti della pittura. All inizio degli anni 20 Alberto approda a Roma al Teatro degli Indipendenti di Anton Giulio Bragaglia (Frosinone Roma 1960) di cui diventa allievo ed amico. Bragaglia accomuna l interesse per molteplici discipline come archeologia, cinematografia, fotografia, scenografia, musica e danza moderna, grafica, pittura, scultura, senza disdegnare l esoterismo. Talpa Anton Giulio, come scherzosamente lo chia- mano i suoi amici, scavando nel sottosuolo di palazzo Tittoni a Roma trova nuove gallerie e da esse ricava gli spazi per aprire il Teatro Sperimentale degli Indipendenti. Qui porta in scena opere di Campanile, Pirandello, George Bernard Show, Orio Vergani ed allestisce ben cinque Gallerie d Arte. A proposito di Spadolini scrive lo storico dell arte Stefano Papetti: l amicizia con Anton Giulio Bragaglia, che lo conobbe e sostenne nei primi anni romani, si manifesta nel cinetismo delle figure che discende da una personale revisione del dinamismo caro ai futuristi. Negli anni della gioventù di Spadolini, le Marche avevano vissuto infatti una stagione artistica caratterizzata dal diffondersi fra gli artisti più giovani di un esasperato desiderio di rinnovamento: a Macerata, in particolare, pittori come Monachesi, Tulli e Pannaggi avevano raccolto il testimone di Boccioni dando vita ad una tarda stagione futurista in seno alla quale può iscriversi anche l esordio di Spadolini. Stefano Papetti, direttore Pinacoteca di Ascoli Piceno Rassegna Bolero-Spadò, Riccione 2005 A pagina 15: Spadolini in una foto Fratelli Mammoli di Ancona, anni 20 (Coll. B-S n. 391) Sopra: Anton Giulio Bragaglia. Immagine tratta da una cartolina postale inviata nel 1951 dal celebre regista a Spadolini per informarlo dell avvenuta pubblicazione del volume Danze popolari italiane con un capitolo a lui dedicato (Coll. B-S n. 395) A destra: Spadolini, foto Cayeb Bruxelles fine anni 30 (Coll. B-S n. 45) 16

5 Prediletto da Gabriele d Annunzio Carmelo Petix, grande amico di Spadolini, nel corso di un colloquio nel 2005 mi sorprende raccontandomi che mio zio ha conosciuto Gabriele d Annunzio ( ). La conferma mi giunge solo nel maggio Patrick Oger mi spedisce un pacchetto contenente alcune fotocopie del libro D Annunzio, edito a Parigi nel 1971 da Arthème Fayard, scritto da Philippe Jullian, giornalista del Figaro Littéraire e autore d importanti biografie, fra cui quella di Oscar Wilde e Sarah Bernardt. Nelle prime pagine del volume, insieme ai ringraziamenti a S. M. la regina Maria José, alla principessa Bibesco e ad André Malraux, Jullian così ringrazia l artista marchigiano: «Spadolini, il celebre ballerino, mi ha raccontato il soggiorno, fatto da giovanissimo, al Vittoriale». Dopo aver perso un occhio nel corso dell ammaraggio vicino a Grado nel 1916, ed essere sfuggito al bombardamento di Fiume nel 1920, d Annunzio trova il suo estremo rifugio a Gardone Riviera, sul lago di Garda, nella tenuta di Cargnacco. I lavori di sistemazione di quello che diventerà il Vittoriale degli Italiani, emblema del vivere inimitabile di d Annunzio, cominciano nel marzo 1923 sotto la direzione dell architetto Giancarlo Maroni e la supervisione dello stesso d Annunzio. Il Poeta ha una grande passione per il corpo, femminile e maschile, e la sua residenza è ornata anche di disegni, bronzi e riproduzioni di giovani, donne e uomini; in una nicchia della Stanza della Cheli (sala da pranzo così chiamata dal nome greco della tartaruga che troneggia in mezzo al tavolo) si ammira, ad esempio, il busto di Antinoo, bellissimo giovane vissuto nel 130 d. C. amato dall imperatore Adriano. Jullian scrive nel suo libro che Spadolini divenne il prediletto del Poeta alcuni mesi dopo il volo dell Arcangelo, ossia la misteriosa caduta dalla finestra di Gabriele d Annunzio del 13 agosto 1922 in seguito alla quale rimase dodici giorni fra la vita e la morte. Ma ecco il brano dello scrittore francese: «La testimonianza di un uomo nel quale il ricordo di una grande bellezza e di un grande successo sulla scena non è stato, come spesso accade, deformato o guastato dagli anni, precisa i sospetti che nascono anche nella mente del visitatore meno prevenuto. Venuto giovanissimo al Vittoriale nel 1924, allievo di un decoratore incaricato di metter in scena un opera nel primo teatro all aperto, il nostro testimone ci dice che d Annunzio, a cui la vista si era molto abbassata, sarebbe stato all inizio attirato dalla sua voce e si sarebbe attaccato a lui come a un paggio che lo avrebbe guidato nei giardini per dirgli tutto ciò che vedeva. Nacque così un amicizia. In alto: Immagine scattata il 12 agosto del 1922, il giorno prima del volo dell Arcangelo, ossia della caduta dalla finestra dalla Prioria del Vittoriale. D annunzio, nel gioco d ombre sulla cravatta, vide la mano della madre. Foto tratta dal libro di Attilio Mazza, D Annunzio e l occulto, Roma, Edizioni Mediterranee, 1995 e pubblicata con l autorizzazione dell autore A destra: Spadolini, foto Condé Nast 1933 (Coll. B-S n. 6 ) 18

6 E il giovane fu invitato a restare al Vittoriale e poi a trascorrervi parecchi soggiorni. D Annunzio confidava al suo compagno tutto ciò che gli passava per la testa: I visitatori sono importuni, ma, come le mosche serali, fanno parte della mia vita Tutto ciò che è felice è per gli imbecilli, per noi la perfezione non è che nella nostra immaginazione La maggior parte delle persone non hanno bisogno che di cacare, il resto non conta Gli citò più di una volta questa frase di Nietzsche: Un uomo virtuoso (si potrebbe dire normale) è un essere di specie inferiore per questa sola ragione: che non è una persona poiché il suo valore consiste nell essere conforme ad uno schema di uomo fissato una volta per tutte. «Comunque D Annunzio non incoraggiava la familiarità: Chiamami Poeta e non più Maestro, ma non per nome: il mio nome è come una lacrima nella mia anima. Infine nel corso di una passeggiata, durante la quale aveva a lungo parlato di bellezza delle statue greche, il Poeta ordinò al suo compagno di spogliarsi: Ma i giardinieri. I giardinieri non vedranno quello che io vedo, io solo conto. Guardami in faccia. Il peccato è guardare se ci guardano, poiché in questo caso tu ti associ alla bassezza degli altri. Alza le braccia che bellezza!!! «Quando il giovane decise di partire per Parigi il Poeta gli diede una mandragola, che egli stesso aveva scolpito, e tre lettere, una per Maurice Rostand e l altra per Emilienne d Alençon, la più grande checca e la più grande puttana, D Annunzio era certo che se la sarebbe cavata. Del terzo plico disse: Non l aprire che quando sarai a Parigi. Conteneva la somma, allora considerevole, di quarantamila lire in biglietti nuovi. Beninteso, questa avventura non permette affatto di dichiarare D Annunzio pederasta; ma, come Giove, l eroe, dopo tante Lede, tante Danae, tante Europe, ha avuto qualche Ganimede. Non era un uomo da donne era un uomo d amore, disse un giorno di lui Miss Barney». D Annunzio di P. Jullian, Ed. Fayard, 1971 (Coll. P. Oger) Jullian non conobbe d Annunzio e la testimonianza dell incontro riferitagli da Spadolini contiene alcune imprecisioni, ad esempio il Poeta non fu mai scultore, pur spacciandosi per tale con Mussolini al quale scrisse il 17 marzo 1924: «Ti mando due segni che sono due amuleti di sicura virtù. Escono da quel mio botteguzzo del Vittoriale, dove lavora per me e con me [sic!] un orafo che a gioco io chiamo Mastro Paragon Coppella» Ma al Vittoriale non vi fu bottega di orefice; il Poeta chiamò Mastro Paragon Coppella alcuni gioiellieri come il milanese Mario Buccellati suo fornitore di piccoli oggetti preziosi da donare agli amici e alle donne. Le ricerche condotte a Gardone Riviera negli archivi del Vittoriale non hanno rivelato altre notizie sulla presenza del giovane Spadolini, per cui quanto scritto da Jullian non può essere arricchito da ulteriori particolari. Attilio Mazza, studioso della vita del Poeta, autore di molte pubblicazioni, soprattutto relative alla dimora gardonese e alla superstizione e alle pratiche esoteriche di Gabriele d Annunzio, ricorda che l 11 settembre 1927 viene rappresentata in una radura del parco del Vittoriale (ancora non era stato costruito l attuale teatro) una memorabile edizione della tragedia pastorale La figlia di Iorio con la regia di Giovacchino Forzano che porta in scena quattrocento comparse e Maria Melato protagonista. Quando d Annunzio incontra Spadolini forse già pensa alla rappresentazione e ciò giustificherebbe la richiesta di collaborazione artistica. All epoca Spadolini lavora nella bottega di Duilio Cambellotti, scenografo al Teatro Reale di Roma e al Teatro Greco di Siracusa, e lo stesso vanta la messa in scena nel 1908 della tragedia La nave di Gabriele d Annunzio allestita con la compagnia del Teatro Stabile di Roma. Si può ragionevolmente supporre che, proprio grazie all aiuto di Gabriele d Annunzio, Spadolini sia successivamente entrato nelle grazie di Maurice Rostande con cui collabora più volte, iniziando così la sua folgorante carriera nella Parigi degli anni Trenta. Spadolini mantiene indelebile il ricordo dell incontro nel nascente Vittoriale e in un intervista del 1933 esprime il desiderio di rendere omaggio a Gabriele d Annunzio danzando accanto alla grande Ida Rubinstein il suo poema sacro dedicato proprio alla Rubinstein - Le martyre de Saint Sébastien, musicato da Claude Debussy, pubblicato a Parigi nel marzo 1911 dall editore Calmann-Lévy. Dopo poche settimane esordisce al Théâtre du Châtelet, grazie anche al finanziamento della stessa protagonista Rubinstein; la stampa annuncia l evento con grande anticipo, informa delle prove alle quali partecipano gli stessi autori, d Annunzio e Debussy, suscitando grande attesa negli ambienti più raffinati; inoltre la corte russa della Rubinstein ne racconta le meraviglie nei salotti parigini contribuendo al successo. A destra: Spadolini danza Le martyre de Saint Sébastien, anni 30 (Coll. B-S n. 21) 20

7 Giovane pittore Pensate che da adolescente mentre studiavo nello stesso tempo la pittura e la scenografia, ho lavorato da muratore per non morire di fame. Costretto ai peggiori bisogni, alle privazioni, io ho preso l abitudine alla sopportazione, alla forza e al disprezzo della stupidità Spadolini, ou les confidences d un homme nu, di Charles-Etienne, Sourire del 27/4/1933 (Coll. B-S n. 54) Negli anni 20 Alberto frequenta anche l Accademia di Belle Arti. Naturalmente ogni giorno egli torna nelle Gallerie degli Indipendenti dove oltre ad essere aiuto-scenografo, partecipa ad una mostra collettiva con due dipinti. In quella occasione gli artisti d avanguardia lo sfottono con la peggiore delle accuse: Sei un passatista! Spadolini sembra non prendersela. Ma alcuni anni dopo con un intervistatore francese sfoga la sua rabbia: Si, dall età di 14 anni io dipingo. Ho studiato in Italia alle Belle Arti. E una distensione che mi fa dimenticare la fatica Si, amo dipingere il cielo, il mare, le nuvole; amo la pittura per esprimere l illusione dell aria e della realtà. Non bisogna, penso, deformarla per fare un opera psicologica. Io voglio che i miei quadri diano l illusione del vero non dello stilizzato. Bisogna, in una tela, sentire la freschezza dell aria, la leggerezza delle nuvole, come se si guardasse da una finestra. Un personaggio che si muove non bisogna deformarlo. Così io penso che ora non si faccia della vera pittura. Che vuole che si faccia dopo Leonardo da Vinci o Raffaello? Si è andati avanti in tutto nella nostra epoca, salvo in pittura e se io ho un odio è verso quelli che abbruttiscono la nostra generazione con una falsa estetica, un odio che mi dà voglia di picchiarli Il fallait un danseur a Joséphine Baker, ce fut un peintre qu elle choisit, Paris Midi (BNF) Del periodo romano, insieme ad alcuni bozzetti di scena, ho rintracciato il ritratto dello zio Luigi Veronesi, a cui Alberto è molto affezionato, dipinto da Spadolini nel 1924; una Madonna con le mani congiunte ed il San Francesco d Assisi del 1925, di cui ci resta solo una fotografia in bianco e nero. Alberto è particolarmente legato a questo dipinto tanto che lo sistema con molta cura nella casa paterna ad Ancona. Purtroppo negli anni 30 Angelo Spadolini, padre di Alberto, impiegato nelle Ferrovie dello Stato, è licenziato per non aver aderito al Partito Nazionale Fascista. Trovandosi in gravi ristrettezze economiche, egli è costretto a vendere il San Francesco ad un commerciante di Venezia che, a sua volta, lo rivende al curato della Chiesa di Bradford (USA). Quando Alberto lo scopre si infuria e promette a se stesso di rintracciarlo. Dal mercante si fa rivelare il nome dell acquirente ed attende con impazienza l ora di varcare l oceano. L occasione giunge alcuni anni dopo. Spadolini sbarca in America per una tournée nel Appena si libera dagli impegni di lavoro assume a New York un fotografo e si reca nella cittadina di Bradford per avere almeno una foto di quell opera. Opera che a distanza di anni è ancora capace di commuoverlo. Intervista a Giorgia, sorella dell artista, Archivio Jung 1986 È la fine degli anni 20. Benito Mussolini, stanco della troppa indipendenza di quel gruppo di giovinastri capeggiati da Bragaglia, organizza anche lui una beffa: ordina la chiusura definitiva del Teatro degli Indipendenti che ormai naviga in acque sempre più agitate a causa di problemi finanziari. Con una valigia di cartone Spadolini sale sul treno che lo conduce in Francia. Grande è il rimpianto nel lasciare tanti amici e soprattutto Bragaglia e Pannaggi che sta per partire per la Germania ed il Bauhaus. Nelle loro orecchie risuonano per l ultima volta le note del ritornello di Curzio Malaparte: E Bragaglia quella cosa che antongiulia i giovanotti quando poi li fa barzotti quelli scappano a Parì A fianco: S. Francesco d Assisi di Spadolini, La foto è stata scattata nel 1937 nella Chiesa di Bradford - USA (Coll. B-S n. 168). 22

8 In Francia da Paul Colin Alberto cerca fortuna in Francia, allora naturale approdo di tanti giovani artisti. Purtroppo anche in quel paese le restrizioni nei confronti dei nostri emigranti sono numerose e, poiché non ha un lavoro fisso, ne viene espulso. Come abbiamo visto Spadolini non si arrende: si reca al Vittoriale a trovare Gabriele d Annunzio e ritorna in Francia con le lettere di raccomandazione. Probabilmente è grazie a Maurice Rostand che ottiene un contratto come decoratore nell atelier di Paul Colin ( ), a quell epoca uno dei più apprezzati scenografi, autore fra l altro dei manifesti pubblicitari per Joséphine Baker. I soldi sono pochi, racconta di quegli anni Spadolini, e bastano appena per pagare la mezza pensione e per mandare qualche cosa ogni mese alla madre. All inizio del 1932 ritroviamo Alberto a Villefranchesur-mer, sporco di vernice e madido di sudore mentre dipinge insieme ad altri giovani le scenografie in una sala da ballo. Durante una pausa dell allestimento scenico egli è come rapito dalla musica degli orchestrali che stanno provando una partitura. In un articolo si ricorda l episodio: L orchestra attaccò le prime note della seconda Rapsodia di Liszt Spadolini, in pantaloni bianchi e maglietta, si mise a ballare presto, dal brusio si passò ad un silenzio religioso. Fu un trionfo. All impresario che voleva immediatamente ingaggiarlo, Alberto rispose divertito: Ma non ho mai appreso a ballare! Che importa, voi farete ciò che vorrete, non dovete occuparvi d altro! Non aveva né partitura, né costume, così che debuttò vestito d un lenzuolo. Interpretò una danza antica e tutta la poesia greca si materializzò nella sala in delirio. Jenny Josane Vedettes, Parigi 1941 (Coll. B-S n. 71) Il magico momento è ricordato anche da Bragaglia: in una esibizione davanti ad amici danzò selvaggiamente, esprimendo al di là dei canoni scolastici, che gli erano ignoti, un lirismo coreico sgorgante primitivo e prepotente, dal suo istinto di complesso artista plastico. Per fortuna quella volta, fu visto dall impresario lirico del Casinò. Egli lo scritturò, come un fenomeno artistico, inserendolo nei suoi spettacoli. Spadolini danzatore d istinto di A. G. Bragaglia (Coll. B-S n. 264). In una intervista Spadolini ricorda il suo debutto all Eldorado di Nizza il 9 aprile Poco dopo danza in uno spettacolo allo Stadio di Antibes, di cui rimane una fotografia con sullo sfondo l antico Fort Carré. Nel giugno 1932 il danzatore trionfa al Boeuf sur le Toit e all Empire di Parigi dove riceve la visita di Varna e di Joséphine Baker che lo scritturano, per l intera stagione, al Casinò de Paris. Per rispettare alcuni contratti che ha firmato in precedenza il 5 agosto 1932 l artista deve tornare sulla Costa Azzurra. Partecipa alla serata di gala Les nuits olympiques al Casinò de Montecarlo Beach. Tornato a Parigi Spadolini è il misterioso ospite notturno di una imbarazzata Joséphine Baker. Il 3 dicembre 1932 egli debutta a fianco di Joséphine al Casinò de Paris, mitico locale frequentato da divi, intellettuali, principi e re, trampolino di lancio verso il Metropolitan e lo Ziegfield s Follies di New York. Le cronache dell epoca narrano che Paul Colin si sorprende assai quando ritrova Alberto senza tavolozza e senza pennelli in mano fra le sue scenografie al Casinò de Paris. Alla domanda perché abbia lasciato il suo lavoro a Villefranche e soprattutto che diavolo ci faccia a Parigi, Spadolini risponde candidamente che ha bisogno di muovere non solo le mani ma anche i piedi! A pag. 25: Spadolini Apollo danzante, foto Maurice Seymour, Chicago anni 30 (Coll. B-S n. 13). A destra: Spadolini in stile futurista, foto Studio Piaz, Parigi anni 30 (coll. B-S n. 2). 26

9 Intervista È proprio un danzatore sconosciuto, è un danzatore spontaneo? O almeno non ha egli, così giovane, un passato? Da dove viene? Di colpo ha conquistato, con la virtù della sua arte, la notorietà parigina e senza alcuna diplomazia di reclame, né imbroglio preliminare ma infine, chi è? - Non importa chi io sia - protesta modestamente Spadolini interrogato - e cosa sia stata fino ad ora la mia avventura umana. Io ballo - Ma sentite. Lei è italiano, vero? Come dimostra il suo nome, a meno che sia uno pseudonimo! - No, è il mio vero nome. Io sono nato in Ancona. Ho passato la mia adolescenza a Roma, allievo saltuario alla Scuola di Belle Arti, volevo dipingere, un lavoro normale, per ragioni materiali che lei comprende. Io ho avuto dalla vita una educazione molto rude ma ho sempre avuto molta fiducia. Sono venuto giovanissimo in Francia. Ma questo è un romanzo. Talvolta terribilmente vissuto! Che importa? Io ballo! - Lei danza in modo diverso dagli altri. - Io ballo come sento. Ciascuno ha il suo temperamento, la sua reazione quotidiana. Io non ballo mai due volte la stessa danza, potrei dire, pur conservando la stessa coreografia, che ascolto l emozione che mi dà la musica. E perché credo alla necessità della scuola, ma anche alla necessità di dimenticarla. La tecnica deve diventare in modo inconscio la seconda natura del ballerino, la docile disciplina riflessa. Prima di tutto il sentimento, ma un sentimento intellettuale E la musica che scatena la mia danza. L orchestra non mi accompagna, suona, e la mia danza ne diventa l immagine corrispondente, io esprimo la musica e esprimo me stesso sotto la sua vibrazione. Ciò vi spiegherà perché sono molto più spossato, uscendo di scena, al Casinò de Paris, dopo la mia danza spagnola o la mia danza del Sole, che dopo le mie acrobazie, di cui voi tutti conoscete le difficoltà tecniche, soprattutto perché non sono un acrobata. - E tuttavia, Spadolini, lei ci mette tutto il suo spirito e tutto il suo corpo. Non è mai, e me ne felicito con lei, un semplice fardello umano leggero. Sempre il suo viso sfuma i riflessi della passione materiale e morale che il suo personaggio incarna. E sembra a me, profano, che ciò dipende da un bell equilibrio interiore che non si lascia andare né alla mimica né all atto fisico in queste circostanze. Ci vuole la forza del genio. - Oh, oh! Lei esagera - Si rassicuri, Spadolini, intendo dire soltanto che avete un talento naturale, il talento della sua natura. La sua arte è l espressione diretta di lei stesso, disciplinata e coltivata, ma sempre zampillante. Se fossi un poeta, io la paragonerei a getti d acqua danzante! Legrand-Chabrier, L Intransigeant, (BNF) Sopra: Spadolini nel Bolero di Ravel, foto J. Cadoux, Genève anni 30 (Coll. B-S n. 28) A destra: Spadolini in una danza Jazz, foto Studio Piaz, Parigi anni 30 (Coll. B-S n. 18) 28

10 Crea le sue danze in poltrona Non ha mai ballato ma si lancia improvvisamente colpito da non si sa che cosa, per eseguire una scena meglio di chiunque altro. Crea composizioni pittoriche strane e sontuose dopo lunghe meditazioni in una poltrona e allo stesso tempo la sua mente viaggia verso le sue coreografie tutto sembra conferirgli un aurea magica. Tratto dal manoscritto Alberto Spadolini di Jean-François Crance, 2007 Spadolini crea non solo nuove scenografie, ma anche nuove coreografie, sedendosi su di una poltrona. In un articolo leggiamo: Per preparare il suo prossimo recital, Alberto non è mai uscito di casa per delle settimane. I suoi attrezzi da lavoro sono una poltrona o un divano, un grammofono, dei dischi e delle partiture. Instancabilmente, egli ascolta la Fuga in re minore di Bach, la Danza del fuoco di Manuel de Falla o il Minuetto di Lulli. E sulla partitura musicale che egli studia a fondo, poco a poco disegna la sua futura interpretazione coreografica. Non fa un gesto finché non è completamente impregnato dell opera. Spadolini si rifiuta d essere un ballerino. E anzitutto un eccellente musicista, un appassionato della musica. Quando prepara il suo repertorio non ripete la danza, non ascolta la partitura; egli la studia, la decompone, l analizza nota per nota delle ore intere. Quando la possiede infine, è pronto a ballare. La Semaine, Parigi (Archivio BNF) Alex Wolfson ricorda che Spadolini ha appreso alcune tecniche d autoipnosi quando era aiuto scenografo al Teatro degli Indipendenti di Roma. E infatti documentato che alla fine degli anni 20 Bragaglia organizza la conferenza del prof. Gabrielli che delizia il pubblico con una serie di esperimenti d ipnosi e di lettura del pensiero a distanza. Spadolini si allena quotidianamente, ad occhi chiusi in poltrona, a far affiorare dal proprio inconscio particolari visioni che dipingerà sulla tela, versi poetici che scriverà su di un foglio di carta, nuove coreografie che rappresenterà nel corso dei suoi spettacoli. Sopra: Spadolini si prepara alla Danse grecque, foto Joe Pasen, Palais de Chaillot Parigi anni 40 (Coll. B-S n. 36) A destra: Spadolini indossa i panni del Casanova, anni 30 (Coll. B-S n. 23) 30

11 Cagliostro della danza o fenomeno d incarnazione? Mentre egli danza il suo viso diventa furioso come posseduto da un demone, ch egli teme; e lo si vede dai passaggi mimici che esprimono, appunto, il terrore della propria furia. Spadolini danzatore d istinto di A. G. Bragaglia (Coll. B-S n. 264) Alcuni dei maggiori intellettuali francesi degli anni 30 sono fra i primi ad intuire le straordinarie attitudini dell artista. Il celebre poeta Paul Valery rimane incantato: Mitologico, mistico, faunesco! Visione di Spadolini. Il regista e fondatore del Théatre de l Oeuvre Lugue Poé è certo: Spadolini sopravanza il nostro secolo. Il critico della danza Fernand Divoire resta assai turbato quando scopre Spadolini: Non so bene perché Spadolini mi faccia pensare a qualche Ca- gliostro della danza. E a causa delle sue apparizioni in parrucca e dei suoi costumi che hanno talvolta il valore di travestimenti? O forse perché per danzare egli si affida a qualche fenomeno d incarnazione? Non lo so. La danza di Spadolini è qualche cosa di unico. Si vede bene che il suo corpo è curato in modo possente, con forza. Si vede bene che il suo scopo è quello che Lifar chiama espressionismo. Come vi giunge? Semplicemente con i suoi sensi. Egli non ha come Torrès, il supporto di una tecnica nazionale, né come altri la tranquilla sicurezza ed i limiti sapienti di una tecnica accademica. Egli deve inventare tutto per non cadere nella monotonia sia che balli una danza spagnola, ungherese, un Chiar di luna di Beethoven o una Toccata di Bach. Il rinnovarsi dei passi lo porta all eclettismo. Spadolini, F. Divoire, Paris Midi 13/12/ 43 (Coll. B-S n.78) Sopra: Spadolini Apollo danzante, foto Maurice Seymour, Chicago anni 30 (Coll. B-S n. 14). A destra: Spadolini in Exotische Vision di Lecuona, foto S. Enkelmann, Berlino 1941 (Coll. B-S n. 41) 32

12 La cultura fisica Verso la metà degli anni 30 il giornalista Fernand Mercier intervista i grandi ballerini dell epoca sulla preparazione fisica. Serge Lifar ( ), danzatore fra i più celebri del suo tempo, collabora nel 1932 ai Ballets Russes di Monte-Carlo, proprio quando uno sconosciuto decoratore di nome Spadolini s inventa ballerino. Lifar e Spadolini partecipano con le loro danze allo spettacolo che si svolge a Parigi il 14 luglio Mona Paiva, ancora oggi celebre per le fotografie che la ritraggono mentre balla nuda insieme a Nikolska sull Acropoli di Atene. Joséphine Baker ( ), cantante e ballerina, domina per mezzo secolo le scene mondiali. Fra il 1932 e il 1935 Joséphine e Spadolini si esibiscono in Francia e all estero. Anche Spadolini giudica l educazione fisica fondamentale: Spadolini è una statua degna dell antichità. Egli dice che la cultura fisica calma i nervi che sono sempre sotto pressione. La cultura fisica è indispensabile non solamente per la nostra arte, ma anche per l equilibrio del corpo. Nel suo studio presso piazza Clichy noi ritroviamo Spadolini: solo davanti ad un immenso specchio esegue movimenti che gli permettono di presentare le sue danze acrobatiche in modo impeccabile. Dice: Mi sorprendete in palestra perché fuori piove. Ma non dovete pensare che io non faccia altri esercizi all infuori della danza. La cultura fisica? Che cosa ammirevole! Essa è indispensabile! Potremmo restare in forma senza mai praticarla? Io la pratico sei ore alla settimana, particolarmente all aria aperta, allo stadio. Comunque non supero mai i sessanta minuti per seduta. Per non annoiarmi alterno la corsa al tennis Per me l esercizio fisico è un piacere magnifico, poiché ho orrore dello sport passivo. Fernand Mercier, Parigi anni 30 (Coll. B-S n.53) Sopra: Spadolini, foto Roger Carlet (Coll. B-S n. 34) A destra: Spadolini, foto Condé Nast (Coll. B-S n. 6) 34

13 Prime prove della Televisione Francese Negli anni 30 Spadolini scandalizza i bigotti presentandosi con addosso una conchiglia. E uno spettacolo veramente magnifico quando entra in scena, completamente nudo, con l aureola di porpora, bello come un dio. La sua figura, degna del cesello di Prassitele, il suo corpo abbronzato fanno di lui una visione nello stesso tempo impressionante e mistica Jenny Josane, Vedettes 1941 (Coll. B-S n. 71) Il nudo di Spadolini è statuario, puramente plastico: il suo impeto è temperamento scevro da sottintesi banali. Danza da maschio e non da femello come tanti suoi colleghi; e la sua acrobatica, nella estrema aspirazione del volo, è diversa da quella che conosciamo dei russi, appunto perché è virile Quando Spadolini parte in volo il suo viso si abbuia e gli occhi gli si accendono di febbre: così egli inizia la sua confessione fisica e spirituale Spadolini Danzatore d istinto, Bragaglia (Coll. B-S n. 264) Fra le tante incredibili avventure di Spadolini, Alex Wolfson ricorda un episodio accaduto nella metà degli anni 30, quando essi dividevano lo stesso appartamento. Un giorno egli riceve una ben strana telefonata: Sono Georges Mandel, c è Alberto? Mandel è l allora Ministro delle Poste e Telecomunicazioni francese. Nell udire ciò Alex pensa ad uno scherzo dei soliti buontemponi e riattacca. Poco dopo, nuovo squillo del telefono: Forse non ha capito, sono Mandel! Questa volta Alex infuriato non trattiene la sua ira, prorompe con pesanti parole nei confronti dell interlocutore e riattacca. Più tardi gli sorge un piccolo dubbio e telefona al Ministero: era proprio Georges Mandel furibondo, non solo con Wolfson, ma anche e soprattutto con Alberto. Questi è infatti, a suo dire, responsabile di uno scandalo di Stato: nel corso delle prime prove della televisione francese ha ballato completamente nudo. In seguito essi si riappacificano e Mandel avrà parole di elogio nei confronti del danzatore. Sopra: Spadolini, foto Enkelmann 1941 (Coll. B-S n. 42) A destra: Spadolini, foto Studio Piaz 1933 (Coll. B-S n. 389) 36

14 L homme et la machine Io sono testardo, impulsivo. Mai, quando sono solo sulla scena, io ballo due volte allo stesso modo. Nello scatenamento orchestrale, Tersicore mi solleva. Io mi getto nelle onde musicali come il nuotatore intrepido si butta nelle onde. Per ballare bene, non basta una buona musica? Se io mimo, se io ne traduco il dolore fisico come ne L homme et la machine, è semplicemente perché io ho molto sofferto. Io prendo questo in me. Non amo copiare, ma creare. La velocità mi domina. Io faccio tutto molto in fretta Spadolini, ou les confidences d un homme nu, intervista di Charles-Etienne, Sourire, 27/4/1933 (BNF) Gli articoli ritrovati presso la Bibliothèque Nationale de France concordano nel giudicare la danza L uomo e la macchina, in cui Spadolini si esibisce in una scenografia ideata da Paul Colin, la più bella in assoluto. E il più bel quadro che sia stato realizzato nel music-hall. E un tema molto alla moda. Ahimè ci si accorge, e forse troppo tardi, che l uomo ha creato la macchina per rendere la civiltà più confortevole, ma che la macchina è un invenzione che va al di là dell uomo e che rischia di annichilirlo. Da Wells a George Duhamal è una cosa ricorrente in certa letteratura, e commovente ed anche terrificante. Questa fabbrica simbolica di Paul Colin è la nuova cattedrale. I suoi ingranaggi e i suoi meccanismi si sono fusi con l uomo e lo si vede dai movimenti delle ballerine e dei ballerini che sono diventati appendice dei tubi d acciaio. Ogni operaio che entra non deve lasciare ogni speranza? Eccone uno! Ed è l ammirabile e sublime poema della passione di ogni individuo umano in preda alla macchina che mima, danza, volteggia, uno dei più bei danzatori di quest epoca fino ad oggi quasi sconosciuto: Alberto Spadolini. Guardatelo in viso quand è il giocattolo acrobatico degli atleti, elementi della macchina che lo lamina e tuttavia che il corpo salti, giri e volteggi, guardate le smorfie della tortura diventare evidenti i soprassalti della rivolta incresparsi. Poi il rilassamento muscolare, l appagarsi nell abbandonarsi alla fatalità. Tutto il dramma fisico e morale si riflette sui suoi lineamenti e lo sguardo filtra sotto le palpebre, bagliore di coscienza, luce di un Dio fatto a immagine dell Uomo e che lotta contro la sua decadenza. Ecco cosa caratterizza il grande artista La Joie de Paris au Casinò de Paris di Legrand Chabrier, 1932 (BNF) Sopra: Spadolini viene sollevato nella danza L homme et la machine, scenografia di Paul Colin, Casinò de Paris 1933 (Coll. B-S n. 8) A destra: Spadolini, foto Condé Nast (Coll. B-S n. 7) 38

15 Fa ingelosire Pablo Picasso Grazie alla lettera di presentazione di Gabriele d Annunzio alcuni dei momenti salienti nella carriera di Spadolini si realizzano con Maurice Rostand (Paris Ville d Avray 1968), poeta e romanziere, figlio del celebre Edmond. Rostand sceglie il danzatore marchigiano per lo spettacolo teatrale tratto dalla sua opera Catherine empereur che si tiene al Théatre National de l Odéon a Parigi il 27 ottobre Nel 4 atto fa la sua apparizione Spadolini, sotto forma di dono danzante del Ministro Potemkine all Imperatrice Caterina di Russia. Nel ruolo dell Imperatrice è l attrice francese Yvonne de Bray. Ad assistere alla commedia Catherine empereur ci sono due spettatori d eccezione: Jean Cocteau e Jean Marais. Quest ultimo ricorderà nelle sue memorie proprio quell interpretazione di Yvonne de Bray che fra il 1943 e il 1948 verrà scelta per la straordinaria trilogia: Les parents terribles, L aigle à deux tetes, L éternel retour. Catherine empereur Dove sono i regali annunciati? Potemkine Il primo è per vostra Maestà Imperiale. Portatori, avvicinate il regalo vivente che ho portato a Sua Maestà l Imperatrice! (Entrano 4 paggi che portano una specie di treppiede incartato che scartano e da dove emergerà un piedistallo su cui balla un danzatore nudo di una bellezza eccezionale.) Tutti Quant è bello! Potemkine Una notte, Maestà, l ho visto danzare sulle rive del Danubio. La luna tremolante metteva in risalto le sue spalle. Veniva dal mare un soffio di primavera e l ho fatto cogliere immediatamente con la sabbia d oro che gli bagnava i piedi per portarlo così a vostra Maestà affinché avesse il piacere di vederlo danzare Balla come ballavi sulle rive del Danubio, una sera in cui i roseti di Costantinopoli sembravano venire sulle ali del mare! Balla davanti alla tua imperatrice! (Tutti si sono messi in cerchio intorno al danzatore. L orchestra suona! Lui balla! Caterina lo guarda con immensa melanconia, misto di tristezza e languore) Catherine empereur Potemkine, Potemkine, nessuno mi ha mai fatto regali come te! Potemkine Vedi non è più bello di qualsiasi cosa al mondo! La luce fa scivolare i suoi raggi sui suoi fianchi e il suo collo è simile a colonne d avorio per reggere quel capolavoro che è il suo viso! Catherine empereur Non vedo più la bellezza sugli altri da quando conosco Zoubov! Potemkine (Indicandole il ballerino) Pensa ai baci che darebbero queste labbra, pensa all abbraccio di questo corpo senza precedenti, pensa alle carezze di queste mani di bronzo Spadolini è uno dei soggetti preferiti dai fotografi degli anni 30. Recentemente ho scoperto che una bellissima fotografia, in cui l artista marchigiano appare nudo, bello come un dio, con una misteriosa sfera in mano, è opera di Dora Maar ( ), assistente di Man Ray, e per molti anni compagna di Pablo Picasso. Dora Maar fotografa Spadolini per la brochure dello spettacolo teatrale Catherine empereur di Maurice Rostand. Questo è anche uno dei suoi ultimi servizi fotografici. Infatti dal 1937 Dora Maar abbandona la macchina fotografica per darsi alla pittura, plagiata da Picasso che sembra non abbia mai digerito quel servizio fotografico! All epoca Picasso termina 100 litografie, molte delle quali mitologiche, per la collezione Suite Vollard utilizzando spesso Dora Maar come modella. Alla collezione Bolero-Spadò fanno parte anche 6 litografie Suite Vollard di Picasso, riedizione Hatje, A destra: Spadolini fotografato da Dora Maar per la brochure dello spettacolo teatrale Catherine empereur di Maurice Rostand, 1937 (Collezione M. Spadellini) 40

16 Agli Archivi Internazionali della Danza di Rolf de Maré Per molti anni Spadolini domina le scene della danza internazionale. Il suo repertorio è ampio, spazia dalla musica classica alla moderna. Ciò, unito alla sua bravura, cattura enormi platee. Nel gennaio 1938 Maurice Rostand e Spadolini sono chiamati dagli Archivi Internazionali della Danza di Parigi, fondati da Rolf de Maré, mecenate dei Ballets Suédois, a tenere la conferenza La poesia e la danza. In un articolo inviatomi dalla Bibliothèque Nationale de France leggiamo: Non c è da meravigliarsi che il Poeta abbia spesso cantato la danza, come hanno fatto il Pittore, lo Scultore e il Musicista poiché tutto per il poeta può essere materia poetica si può notare al contrario come il Danzatore coreografo (choréauteur, direbbe Serge Lifar) possa assorbire l ispirazione poetica al punto da essere lui stesso Poeta Se è vero che la poesia è veramente un soffio che emana dall anima, un sentimento di armonia tra tutte le cose della natura, un prodotto dell immaginazione e della sensibilità, i poeti devono riconoscere come loro fratelli, nel servizio della Bellezza e della Poesia, alcuni ballerini di genio. Mercoledì sera, agli Archivi Internazionali della Danza, ho lodato soltanto i poeti e soprattutto lui. Il danzatore Spadolini ha ballato in un crescendo di esaltazione. Ha ballato L adagio in Do minore nel modo migliore in cui possa essere ballato. Poi il poeta, con alcuni versi, e il ballerino, hanno reso un commovente omaggio a Maurice Ravel. Il Bolero, effettivamente, può essere ballato, deve esserlo, e se Spadolini non crea sulla musica una nuova opera, ne esprime almeno, con perfetta sintonia, la grazia e la forza dei gesti, la grande bellezza selvaggia. Il danzatore ha fatto infine apprezzare la sua agilità e il suo spirito nel Tabou (Lecuona), Jazz (Duke Ellington) e Tempo 38 (Kurt Leval). Così ancora una volta gli Archivi Internazionali della Danza hanno riunito molti amici di Tersicore per commentare la sua Arte. Gli siamo grati per i loro sforzi. J. Buissot L Epoque 28 gennaio 1938 (Coll. BNF) Sopra: Spadolini nel Menuet di Lulli, foto Roger Carlet, anni 30 (Coll. B-S n. 26) A destra: Spadolini nel Bolero di Ravel. Foto Harry Meerson, Parigi anni 30 (Coll. B-S n. 24) 42

17 Fugge con Catherine Hessling, moglie di Jean Renoir Negli anni 30 Spadolini è considerato uno degli uomini più affascinanti di Francia. Al termine di ogni spettacolo il suo camerino diventa una serra piena di mazzi di fiori con a volte un biglietto d invito per un appuntamento più o meno galante. Sono molte le fidanzate di Alberto legate al mondo dello spettacolo. Una delle più famose è Catherine Hessling, ( ), modella del celebre pittore Pierre Auguste Renoir, da lui immortalata nei suoi ultimi straordinari dipinti, oltre che protagonista dei primi film del regista Jean Renoir, di cui era sposa. All inizio degli anni 30 i rapporti fra il regista Renoir e la moglie si raffreddano. È scandalo quando nell estate 1933 Spadolini e Catherine fuggono insieme da Parigi. In quel periodo la Hessling matura anche la decisione di diventare ballerina. Infatti Alberto e Catherine tornano a Parigi il 9 dicembre 1933 per uno spettacolo di danza. Pierre Philippe, al termine di una intervista rilasciata dalla Hessling nel 1961, racconta ai lettori: Dopo aver abbandonato il cinema, Catherine si era dedicata alla danza. Un giorno, i muri si coprono di manifesti che annunciano un recital Catherine Hessling - Spadolini, al Théatre des Champs-Elysèes. Alla prima la sala è piena degli amici di Catherine, e sono numerosi Ma ecco che entra in scena il celebre danzatore plastico. Egli salta, gira, la sua muscolatura è cangiante sotto i proiettori Bravo, grazioso. Secondo numero: Spadolini entra, salta, gira Terzo numero: entra ancora e solo Dopo diverse entrate dello stesso genere, gli amici di Catherine cominciano ad interrogarsi Ma ecco che comincia il Prélude à l Après-Midi d un Faune. Il sipario si apre ancora sul fauno-spadolini, ma ecco apparire infine Catherine, dritta sulle punte dei piedi, botticelliana nei suoi inamidati veli rosa, una corona di fiori posati ben dritti sui suoi famosi lunghi capelli Uno scroscio d applausi. Lei va, sempre sulle punte dei piedi, fino a Spadolini. Breve abbozzo d un pas de deux, poi, a generale sorpresa, uscita, dignitosa e sulle punte, di Catherine E non la si rivede più. Finiti i sollazzi del danzatore, alcuni amici si precipitano dietro le quinte per chiedere dei chiarimenti a Catherine. Essi la trovano in lacrime, sola nel suo camerino Se voi sapeste Quando io sono arrivata accanto a lui, egli era talmente furioso dei vostri applausi Mi ha detto: Specie di vecchia baldracca! Allora, io sono fuggita. Intervista a Catherine Hessling, Cinéma 61 Fédération Française des Ciné-Clubs, giugno 1961(Coll. B-S n.283) Recentemente presso la Bibliothèque Nationale de France ho ritrovato il programma di quella serata e due articoli. Questi documenti raccontano un altra verità: contrariamente a quanto sostenuto da Catherine nella sua intervista, lo spettacolo al Théatre de Champs Elysées prevede le danze di Spadolini e della ballerina gitana Nati Morales. La Hessling partecipa insieme a Spadolini solo alla danza Prélude à l Après-Midi d un Faune. L insuccesso è clamoroso, non solo per colpa di Spadolini: Non farei un favore a Spadolini scrivendo che ha avuto ragione a dare un recital al Teatro degli Champs Elysées e che era bene che si lasciasse andare a improvvisazioni personali che nessun altro grande artista aveva mai osato presentare al pubblico. Se fossi stato suo amico gli avrei impedito di presentarsi solo sulla scena che vide i trionfi di Nyinski e della Pavlova. Dopo la danza d entrata, l Hymne au soleil, che Spadolini interpretava al Casinò de Paris, egli non ha cessato di deludere fino al Prélude à Après-Midi d un Faune, del quale attendevamo le improvvisazioni come una rivelazione e che fu, bisogna dirlo, una cosa spiacevole. Non tutto per colpa di Spadolini. L entrata della sua partner, signora Catherine Hessling, aveva già cominciato a mettere la sala in ilarità per quella apparizione in cui ornata di veli rosa e coronata di fiori, era di una comicità irresistibile Jean Laurent, 12 dicembre 1933 (Coll. BNF) A destra: Depliant dello spettacolo di Spadolini e Nati Morales al Théatre des Champs-Elysées, Parigi Chaterine Hessling partecipa solo al Prélude à l Après-midi d un Faune (Coll. B-S n. 120). 44

18 Un marchigiano alla corte di Joséphine Baker Una notte a casa di Joséphine Baker: A tavola, davanti a bicchieri di cristallo riempiti di champagne si parla ancora di lavoro, questa volta con gravità, quasi con rispetto; una risata riparte subito. Joséphine ha immaginato qualche scherzo. Nella polvere d oro luminoso che sfugge dal giardino d inverno, da un boschetto di palme è apparso un uomo: egli danza, atletico, sportivo. E i suoi muscoli disegnano, prolungandoli, dei movimenti che fanno evocare la vita degli stadi, i giochi degli antichi. Era un pittore-decoratore lei dice. Abitava a Nizza. I tempi sono difficili e lui si è dato alla danza. Debutterà al Casinò E Joséphine lo applaude con frenesia. Bravo Spadolini! Bis! Una notte a casa di Joséphine Baker André Rivollet, l Intransigeant, (Coll. BNF) La Vigilia di Natale, fui invitato nel Vésinet, per il Cenone Tutto era bianco a casa di Joséphine. Un tappeto d ovatta ai piedi di un abete imbiancato mi accolse all ingresso. Sotto i rami ricoperti di fili d argento, un grammofono riversava l ultimo ritornello di Zouzou ( film della Baker). C era un gruppo di amici: i compagni del Casinò de Paris, il danzatore nudo Spadolini, per la circostanza vestito! Une vie de toutes les couleurs : memorie di J. Baker raccolte da A. Rivollet, Ed. Arthaud, 1935 (Coll. B-S n. 277) Non è un caso se nel corso delle sue visite a casa di Joséphine Baker nel novembre 1932, e nel dicembre 1934, lo scrittore André Rivollet trovi sempre Spadolini. I due ballerini sono insieme nel lavoro come nella vita, nello spettacolo La joie de Paris al Casinò de Paris, come nelle tournée in Europa e in America. Anche in una serie di articoli dell epoca è possibile ammirare le immagini dei due artisti avvinghiati in una danza al Casinò de Paris e, ancora insieme, all aeroporto di Parigi. Parigi si ricorda ancora di quella notte in cui ha scoperto Spadolini. Era in una rivista di Joséphine Baker. Sulla musica del Matrimonio Segreto di Cimarosa, nella scenografa di stile cinese uscì, sembrò da una tela del XVIII secolo, Spadolini con Joséphine Baker vestita da marchesa creola. Visione meravigliosa che provocò l entusiasmo di Parigi. Articolo pubblicato a Parigi negli anni 30 (Coll. B-S n. 192) Eppure per 70 anni il nome di Spadolini non viene mai citato negli innumerevoli volumi scritti sulla Baker. Come afferma Jo Bouillon, ultimo marito della Baker e curatore delle memorie ufficiali pubblicate postume: Joséphine è sempre stata così: metteva nel dimenticatoio ciò che non costituiva per lei o su di lei stessa una vittoria. Memorie di J. Baker a cura di J. Bouillon, 1975 (Coll. B-S n. 483) Alcuni documenti ritrovati recentemente avvalorano l ipotesi che fra il 1932 e il 1935 i due artisti abbiano vissuto una grande amicizia e poi una segreta storia amore. Il giornale fiammingo De Dag in un lungo articolo ricostruisce il primo incontro di Alberto e Joséphine avvenuto nell estate del Il cameriere giunge trafelato nel camerino del danzatore per informarlo: In mezzo al pubblico c è Henry Varna, il direttore del Casino de Paris. Sembra sia venuto apposta per te! Spadò sale sul palcoscenico avvolto in un lenzuolo, non senza un certo nervosismo. Mi dicevo: Mio Dio, adesso o mai più! Questa è la grande occasione della mia vita! Il cuore dell artista batte all impazzata preso dall emozione e dall incedere della musica che egli danza ancor più selvaggiamente. Solo al termine dello spettacolo Spadolini scopre che ad applaudirlo con Varna c è anche Joséphine Baker, la regina dei music-hall parigini. Conclude Spadolini: Era incredibile: pur non avendo studiato danza, tutti e due ebbero grande considerazione per il mio spettacolo. Fui assunto al Casinò de Paris! A destra: Spadolini e Joséphine Baker in un disegno di Pierre Payen, Casinò de Paris, 1933 (Coll. B-S n. 52) 46

19 Il 3 dicembre 1932 viene inaugurato a Parigi il nuovo spettacolo con due novità: il danzatore Spadolini e Joséphine Baker che balla sulla punta dei piedi! Assai superstizioso Henry Varna inventa anche per questa rivista un titolo di tredici lettere: La joie de Paris. Per molti fu una rivelazione quando, come nuovo partner di Joséphine, apparve Spadolini. Partner? La parola non è esatta. E questo ancor più perché le sue danze, le migliori, sono quelle dove, ebbro di questa specie di genio che possiede, danza da solo «Il fallait un danseur a Joséphine Baker, ce fut un peintre qu elle choisit», J. Barois, Paris Midi (Coll. BNF) Le testimonianze di amici e parenti dell artista italiano sostengono che l amore fra Alberto e Joséphine sia stato messo in crisi da gelosie professionali. Donna straordinariamente generosa (durante la guerra lavorò nella Resistenza francese contro il nazismo, ed in seguito adottò bambini di ogni razza e religione dando esempio di fraternità universale), la Baker ha un tremendo carattere quando è in gioco la sua carriera artistica. Fra il 1932 ed il 1935 vengono pubblicati articoli in cui si parla sempre più di Spadolini e meno di lei. A Spadolini viene persino dedicata la musica Bolero-Spadò, che diventa il grande successo del Casinò de Paris. Ballerino del Mondo e di se stesso. Ogni sera Spadolini ottiene, al Casinò de Paris un successo significativo. Si chiama Alberto Spadolini, che ne Le Carnet de la Semaine io ho qualificato il Rodin vivente. Senza che nulla abbia potuto farlo prevedere, ballerino completamente sconosciuto e senza alcuna propaganda preliminare che fanno diffidare gli amatori senza servire i veri artisti, un ballerino danza al Casinò di Parigi che continua ad essere giustamente chiamato La Gioia di Parigi. La gloria di Joséphine Baker non l offusca affatto, come la sua non potrebbe essere offuscata Legrand-Chabrier L Intransigeant, 1933 (Coll. B-S n. 51) Il felice sodalizio precipita dopo uno spettacolo presentato da Joséphine e da Alberto al Prince Edward Theatre di Londra. Lei è fischiata mentre il danzatore italiano è a lungo acclamato. Di questo avvenimento ci resta un articolo apparso su un quotidiano francese dal titolo Jalousie, nel quale si narra anche la scenata fatta dalla cantante di J ai deux amours ad un impresario americano reo di volerla in uno spettacolo insieme a Spadolini. Lei minaccia asserendo che piuttosto che esibirsi con Alberto preferisce andare a giocare al Casinò! Racconta Alex Wolfson: Ricordo molto bene quella notte del Alberto rientrò a casa come una furia e si rinchiuse nel suo studio. Preoccupato udii rumori di vetri infranti e di oggetti scaraventati contro la parete. Quando riuscii ad entrare nella stanza questa pareva un campo di battaglia: dischi fracassati, libri strappati, portafotografie in frantumi. Il dipinto di Spadò, raffigurante La Venere nera con la preziosa cornice dorata, era distrutto! In mezzo a quel cataclisma Spadolini sedeva intento a tagliuzzare un pacco di fotografie Riuscii a salvare una sola immagine, quella in cui Alberto e Joséphine danzano Hawai al Casinò de Paris. Dopo aver sforbiciato la testa della Baker lui me la diede in ricordo Intervista ad Alex Wolfson, Archivio C. G. Jung, 1986 Al termine dell intervista il signor Wolfson mi ha fatto dono della fotografia ghigliottinata da Spadolini in quella terribile notte. Solo spaghetti per Joséphine! Alla fine del 1932 mio figlio Alberto mi chiede di andarlo a trovare a Parigi per farmi conoscere una persona molto speciale. Dopo mille acrobazie per ottenere il passaporto, ed un estenuante viaggio in treno, giungo a Parigi. Alberto lavora al Casinò de Paris con Joséphine Baker che presto incontro in casa sua. Io mi meraviglio nel vedere quella giovane di colore che sembra più un ragazzo che una donna. I capelli scuri e cortissimi, il corpo di una adolescente, una voce dolcissima ed un sorriso pieno di simpatia ed affetto. Mi racconta, chiamandomi subito chère maman, che la sua vita è iniziata come quella di mio figlio Alberto. Partita giovanissima da un paese dell America è venuta a Parigi con la speranza di raggiungere il successo che non ha avuto nel suo paese. Dopo i primi momenti di incertezza e timore, si è fatta notare per la novità che porta nel modo di presentarsi al pubblico parigino, un modo nuovo di fare spettacolo, come ha fatto anche mio figlio Alberto. Oltre a parlare con voce dolcissima, canta in maniera da mandare in visibilio il teatro Ciò che Joséphine apprezza più di ogni altra cosa sono gli spaghetti. E così, per tutto il tempo che mi fermo a Parigi, cucino spaghetti alla bolognese! Dal racconto della mamma Ida Romagnoli alle figlie Bice, Giorgia e Maria (Archivio C. G. Jung) A pag. 48: Spadolini e Joséphine Baker danzano Hawaii al Casinò de Paris nel Foto ghigliottinata da Spadolini nel 1935 (Coll. B-S n. 9) A pag. 49: Spartito Bolero-Spadò, Editions Smyth, 1933 (Coll. B-S n. 412) A destra: Brochure «La Joie de Paris» con Joséphine Baker e Spadolini, disegno Paul Colin 1932 (Coll. B-S n. 119) 50

20 Cécile Sorel, Mistinguett, Suzy Solidor, Marianne Oswald, Marléne Dietrich Finita la stagione che ha visto il trionfo di Joséphine Baker e di Spadolini, il Casinò de Paris mette in scena un nuovo spettacolo «Vive Paris!» a cui partecipa Cécile Sorel ( ), la regina della Comédie française. Anche Joséphine Baker si reca a vedere quello spettacolo in compagnia dell inseparabile Spadolini. Tra Londra e Copenaghen Joséphine ha fatto un breve scalo a Parigi. Arrivata in mattinata all aeroporto Bourget con Spadolini alla sera si reca con lui ad applaudire Cécile Sorel nei panni di Célimène E la sera Joséphine guardò dal suo palco Cécile Sorel scendere la grande scala dorata. L intera sala guardava, si pensa, Joséphine che guardava Célimène Che aria da regina! mormora la piccola figlia del sole. Io vorrei andarglielo a dire Jean Barois, Paris-Midi 1934 (Coll. B-S n. 56) Cécile Sorel apprezza le danze di Spadolini tanto da definirlo: L aristocratico della danza! In un articolo pubblicato nell agosto 1939, alla vigilia della 2 Guerra Mondiale, si legge che Spadolini e Sorel si sono esibiti insieme all Alhambra di Parigi. Il titolo del music-hall non poteva che essere Gloire de Paris. Cécile Sorel è la vedette di un programma dove, seguendo l augusto esempio di Sarah Bernhardt, la grande attrice non disdegna di apparire, tra i numeri di varietà, in brevi brani abbastanza inattesi tratti da La bisbetica domata di Shakespeare Gloire de Paris ci permette di ritrovare un artista che da qualche mese, troppo raramente, abbiamo l occasione di applaudire al musichall: Spadolini. Questo giovane danzatore, bello come un marmo antico, aereo come una silfide, di cui ogni gesto è improntato ad una grazia ineguagliabile, danza d istinto, si direbbe, senza averci mai pensato. Così cantano anche gli uccelli. E c è nella danza di Spadolini, come nel canto degli uccelli, una sorta di tumultuosa ebbrezza, qualche cosa di fervente e soleggiato che gli restituisce, all improvviso, il suo autentico carattere sacro. Pierre Barlat, Parigi agosto 1939 (Coll. B-S n. 91) Nata nel 1875, Jeanne-Marie Bourgeois debutta giovanissima nel music-hall prima con lo pseudonimo di Miss Tinguette ed in seguito con quello di Mistinguett con cui è celebrata in tutto il mondo per oltre mezzo secolo. In un disegno pubblicato da un giornale parigino degli anni 30 Spadolini è accanto a Mistinguett in una serata di gala. I due artisti sono insieme anche in una fotografia apparsa su di un quotidiano alla fine degli anni 40. Si tratta dell inaugurazione di una esposizione di dipinti di Spadolini: Gioco di gambe e gioco di mani: Al ritorno da Londra Mistinguett ha inaugurato, l altra sera, alla Galleria Elysée-Palace (rue de Marignan) a Parigi l esposizione delle opere del suo amico ed ex partner il danzatore Spadolini che si scopre un rimarchevole talento di pittore e di disegnatore. E cosa incredibile Mistinguett ha comprato un quadro. Articolo fine anni 40 (Coll. B-S n. 196) Suzy Solidor ( ) partecipa con le sue canzoni al documentario Rivage de Paris del 1950, sotto la regia di Alberto Spadolini. Suzy, chiacchierata indossatrice da Lanvin, modella preferita da Van Dongen e Picabia, cantante conosciuta per la sua interpretazione di Lily Marlene e per la sua storia d amore con Tamara de Lempicka che la ritrae nei suoi dipinti, appare sui quotidiani degli anni 30 in compagnia di Spadolini. Negli anni 30 Spadolini frequenta anche Marianne Oswald, cantante di cabaret di origine tedesca fuggita dalla Germania con l ascesa al potere di Hitler, celebre per aver portato sul palcoscenico i testi di Bertold Brecht, Jean Cocteau e Jacques Prévert. Marléne Dietrich, partecipa con Maurice Chevalier, Serge Lifar e Spadolini ad un grande spettacolo svoltosi a Parigi il 14 luglio Il commento di Marléne sul danzatore marchigiano, scritto a caratteri cubitali su un quotidiano francese, è Spadolini, se ero una ballerina è voi che avrei scelto come partner! Sopra: Spadolini, Suzy Solidor, Marianne Oswald al Galà Pré Catelan. Disegno di Siss, anni 30 (Coll. B-S n. 66). Sotto: nel disegno pubblicato su di un giornale francese Spadolini, Mistinguett e Suzy Solidor partecipano ad una festa a Parigi negli anni 30 (Coll. B-S n. 65). 52

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