IL CLUB Anno XVI n. 94/95 (maggio/agosto 2008)

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2 IL CLUB Anno XVI n. 94/95 (maggio/agosto 2008) Bimestrale di informazione per i soci del Club Plein Air BdS Pubblicazione periodica a circolazione interna inviata anche ad altre associazioni di campeggio e alla stampa Responsabile editoriale Maurizio Karra Associazione dei camperisti e degli amanti del plein air del Rapporti associativi con: Redazione Mimma Ferrante, Giangiacomo Sideli e Alfio Triolo Collaboratori Francesco Saverio Bonsangue, Paolo Carabillò, Luigi Fiscella, Ennio La Malfa, Enza Messina, Luigi Pastorelli, Nunziatella Puccio, Rossella e Mimmo Romano, Giuseppe Eduardo Spadoni In questo numero: Editoriale pag. 3 Vita del Club La condivisione dello scrivere 3 Una vertiginosa scalata 4 Tutti in pista! 7 Un corteo ricco di sorprese 13 Il sentiero delle farfalle 17 L ascesa al Santuario della Madonna dell Alto 18 Il ritorno di un amico 21 Alla festa del tonno 23 Armiamoci e...partiamo! 26 Gemellato con Camping Car Club Provence- Cote d Azur Calabria Camper Club Sila Sede sociale Via Rosolino Pilo n Palermo Tel Fax Internet: info@pleinairbds.it Comitato di Coordinamento Maurizio Karra (Presidente); Giangiacomo Sideli (Vice Presidente); Francesco Bonsangue, Adele Crivello, Patrizia La China, Massimiliano Magno ed Elio Rea (Consiglieri); Mimma Ferrante, Enrico Gristina, Vittorio Parrino e Alfio Triolo (Collaboratori) Collegio sindacale Silvana Caruso La Rosa (Presidente); Luigi Fiscella e Franco Gulotta (Componenti) Collegio dei Probiviri Pippo Campo (Presidente); Giuseppe Carollo e Pietro Inzerillo (Componenti) Tecnica e Mercato Parliamo di tecnica 28 Parliamo di manutenzione 33 Comodo ed elegante 35 Confronto a distanza 37 L evoluzione della specie 40 Viaggi e Turismo Varsavia, bella ma senza cuore 43 Il nostro viaggio in Spagna e Portogallo 45 Faccia a faccia col brivido 50 Terra di Sicilia L ultimo dei salinai 52 Burgio: campane e quartare 53 Schietta o maritata? 55 I sapori strada a Palermo 56 Rubriche Terza pagina 57 Vita in camper 60 Cucina in camper 61 Musica in camper 62 Riflessioni 63 Internet, che passione 64 News, notizie in breve 66 L ultima parola 72 In copertina - Sbandieratori foto di Maurizio Karra (Castelvetrano TP) Questo numero è anche on-line sul nostro sito Internet IL CLUB n. 94/95 pag. 2

3 C os è l inquinamento? Secondo Wikipedia è un alterazione dell ambiente, di origine antropica o naturale, che produce disagi o danni permanenti per la vita di una zona e che non è in equilibrio con i cicli naturali esistenti: è inquinamento, cioè, tutto ciò che è nocivo per la vita o altera in maniera significativa le caratteristiche dei viventi. Sappiamo bene che esistono molti tipi di inquinamento: dell aria, dell acqua, del suolo; c è quello chimico, quello acustico, quello elettromagnetico, quello luminoso, ecc.; e in base alla causa dell inquinamento possiamo parlare di inquinamento naturale, domestico, urbano, agricolo, industriale, biologico, ecc. Nessuno ha però finora mai parlato dell inquinamento turistico. Voi vi chiederete: e perché mai ne parlo io? Come direbbe l amico Camilleri, ora vengo e mi spiego. Generalmente si parla di inquinamento quando l'alterazione ambientale compromette l'ecosistema. E voi pensate che un ecosistema non può essere danneggiato dall abuso antropico legato alle vacanze o all abuso turistico? Pensate a una spiaggia, a una montagna o a un lago, a una vallata o a un piccolo centro abitato che per dieci mesi l anno vive pacificamente con le sue regole e i suoi equilibri e poi, per esempio fra luglio e agosto, viene messo a soqquadro da una dissennata moltitudine di vacanzieri che, a fronte di un inesistente politica del turismo applicata dalla comunità locale, si riversa pretendendo di essere padrona di quella spiaggia, di quella montagna, di quel luogo solo perché Editoriale le varie persone hanno pagato l albergo o il campeggio o il postospiaggia. Ecco, questo per me è la concretizzazione del problema relativo all inquinamento turistico (in Sicilia uno degli esempi più noti è San Vito lo Capo). E, diciamocelo con grande franchezza, anche il mondo dei camperisti non è immune dal creare inquinamento turistico, d estate lungo le coste o in occasione di una sagra di paese dove, a una prima grande moltitudine di gente che in generale non perde occasione per andare a mangiare a sbafo, si aggiunge una seconda moltitudine, quella dei camperisti, che ha analoga filosofia di vita ma riempie all inverosimile con i propri mezzi piazze e strade laddove non ne sia stata regolamentata la sosta. Ma il camper non doveva servire a farci conoscere proprio gli orizzonti poco noti? A instradarci verso mete poco conosciute? A farci scoprire i tesori nascosti a pochi chilometri da casa o al di là degli itinerari delle guide turistiche che nessuno, con un viaggio organizzato, può trovare? La mia esperienza, da semplice camperista con 25 anni di esperienza alla spalle, da presidente di questo bellissimo Club e anche da giornalista di una delle più note riviste del settore, mi ha sempre portato a credere nel turismo all aria aperta come a una filosofia di vita basata proprio su questi principi, che ovviamente si sposano con il rispetto della natura e degli altri, attraverso la conoscenza con uomini e donne di altre culture, lingue, religioni; nell ambito della nostra organizzazione ho tenuto fermo il timone puntando su un modello di vita associativa che privilegiasse il rispetto per l ambiente, per la società e per le leggi nel loro insieme, leggi che, insieme alle norme del buon vivere civile, dobbiamo conoscere e rispettare fino in fondo se vogliamo che gli altri rispettino noi e il nostro modo di fare turismo. Altrimenti non si va da nessuna parte! Evitiamo quindi di affollarci nelle solite località, proviamo a scoprire nuovi lidi e nuove mete, non lasciamoci prendere solo dal ricordo del già noto: la più bella meta è quella che scopriremo da soli, con il nostro gusto dell avventura! Ricordiamocelo nelle prossime settimane, quando saremo con il nostro amato camper in giro per le vie dell Italia e del mondo. Maurizio Karra IL CLUB n. 94/95 pag. 3 La condivisione dello scrivere Voglio utilizzare lo spazio di questo nostro favoloso giomalino per ringraziare tutti i soci del Club che hanno dimostrato grande interesse alla poesia dialettale, tempestandomi di telefonate ed elogi, riempiendo la mia casella di posta elettronica, per trasmettere a tutti il mio pensiero sulle poesie da me scritte. La poesia è l'arte di usare, per trasmettere il proprio messaggio, tanto il significato semantico delle parole quanto il suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo, essa ha una doppia funzione, sia di significato, di suoni, di contenuto, sia informativo ed emotivo. A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo e il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. E' bello ritrovare il piacere di leggere una poesia perché essa permette di sognare, di emozionarsi e ad ogni modo è un mezzo che permette di comunicare. Per me la poesia è un modo per esprimere i sentimenti di gioia, allegria, tristezza, ma molte volte scrivo per dolore. La poesia è fatta di versi, parole, emozioni, sentimenti; ed io sono felice di trasmettere questo agli amici che mi sono sempre vicini. Solitamente scrivo quando ho l'ispirazione: in quel momento riesco a scrivere anche una poesia lunghissima in meno di dieci minuti. Sono i miei pensieri recenti o avvenimenti remoti. Scrivo quando sento dolore, tristezza, perché trovo nella poesia l'unico sfogo liberatorio alle mie ansie. Nella poesia trovo la chiave per aprire lo scrigno dei miei pensieri recenti e passati. Scrivo per lasciare una testimonianza della mia vita. Di quanto sopra ho ritenuto dover spiegare a tutti coloro che mi hanno onorato di leggermi e per giustificare questa mia verve poetica esplosa prepotentemente dopo la dipartita della mia cara moglie. Grazie per i consensi ricevuti, siete tutti veramente dei veri e affettuosi amici. Alfio Triolo

4 Una vertiginosa scalata Il 5 e il 6 aprile siamo andati alla scoperta di Caltabellotta, cittadina dell agrigentino sospesa a 950 metri di altezza su un panorama magnifico, caratterizzata da tesori in pietra, scenari ancestrali e ottima cucina P roprio in queste settimane il Club compie i suoi primi sedici anni di vita e nel corso del nostro lungo peregrinare in Sicilia non è facile riuscire a trovare ancora territori inesplorati dai nostri mezzi itineranti; eppure, per nostra fortuna, dietro l orizzonte c è ancora tanto da scoprire, anche in questo magico lembo di isola che si affaccia sul Mediterraneo e che ci incanta con la sua bellezza e con il fascino della sua storia millenaria. Così, di scoperta in scoperta, questa volta ci è toccato esplorare la cittadina di Caltabellotta, in provincia di Agrigento, sospesa a 950 metri di altitudine sul litorale di Sciacca in uno scenario sconfinato da cui nelle belle giornate si può scorgere Erice, l Etna e perfino l isola di Pantelleria, in mezzo alle raffiche di vento che qui ululano abitualmente. La carovana dei nostri camper vi è giunta a metà giornata di sabato 5 aprile, sistemandosi in piazza De Gasperi, messaci gentilmente a disposizione dal Comune, dove siamo stati raggiunti subito dopo il pranzo dalla nostra Foto di gruppo a Piazza Alcide De Gasperi a Caltabellotta In basso la stessa piazza vista dal belvedere, alla sommità del paese IL CLUB n. 94/95 pag. 4 guida. E sotto un cielo azzurro, ma con una temperatura decisamente fredda, hanno preso il via le nostre esplorazioni di questa antichissima cittadina, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, come dimostrano le quattro necropoli sicane visibili ai margini dell abitato. Già, perché la storia ha scritto pagine davvero importanti da queste parti, fin dai tempi della prima fondazione cittadina, risalente pare ad oltre tremilacinquecento anni fa! Infatti, in origine si trattava di una fortezza sicana, legata al mito del re Cocalo e del geniale architetto Dedalo, prima di diventare un centro greco, noto con il nome di Triocala, che significava tre cose belle: la fertilità del suolo, l abbondanza delle acque e l inespugnabilità del sito, dovuta alle montagne ripide e inaccessibili su cui era arroccato. In seguito arrivarono gli arabi e il nome cittadino cambiò ancora, divenendo Qal at al Ballut, cioè rocca delle querce, per la presenza di numerosi esemplari di questi alberi, nome che per assonanza è diventato con il passare dei secoli Caltabellotta. Fu poi la volta dei normanni di insediarsi da queste parti, costruendo gioielli in pietra che sono riusciti in parte a giungere fino a noi, marchiando con la loro bellezza gli scenari ancestrali in cui è immersa la cittadina. E a questo proposito tutti i presenti sono rimasti affascinati dalle atmosfere rilevabili nei vicoletti acciottolati di impronta medievale, dal gomitolo di case addossate le une alle altre, dagli scenari grandiosi che si potevano cogliere dalla sommità dell abitato, in cui lo sguardo poteva spaziare dal mare fino all interno della Sicilia; ma quello che sicuramente ci ha colpito di più è stata la vertiginosa scalata che è stato necessario affrontare, con pendenze che spesso superavano i venticinque gradi di dislivello, per raggiungere la sommità della montagna su cui è raggomitolata la cittadina, pendenze da brivido che hanno messo a dura prova i nostri muscoli non allenati, il nostro fiato asmatico, il nostro cuore ballerino.

5 Un momento della...scalata Ma, giunti alla sommità, lo spettacolo che ci ha accolto ci ha ripagato di ogni nostro sforzo, anche se le tangibili e violente raffiche di vento hanno rischiato di farci tornare in basso un po troppo in fretta. Proprio in cima si ergeva come una visione la sagoma della cattedrale di epoca normanna, circondata da alti massi dalle forme più inconsuete e suggestive come quello chiamato ala d angelo, che sembravano pronti a rotolare nel vuoto sottostante per centinaia di metri. Qui, in mezzo al silenzio interrotto soltanto dal sibilare del vento, siamo rimasti ad ascoltare altre pagine di storia che hanno marchiato queste antiche pietre, come quelle che si rifanno alle guerre servili che qui ebbero luogo tra il 104 e il 99 a.c, allorquando in epoca romana gli schiavi si ribellarono e si assediarono all interno della cinta muraria, resistendo per tre anni all assedio, prima di suicidarsi pur di non arrendersi; o come quelle che ricordano la pace firmata qui il 31 agosto 1302 da angioni ed aragonesi che pose fine alla guerra del Vespro. E tra le molteplici peculiarità storiche e religiose di questo borgo vi è anche quella di essere stata una delle prime sedi vescovili dell isola, dopo che era stata liberata dal paganesimo, rappresentato da un terribile drago, ad opera dell eremita Pellegrino, che qui visse in una delle grotte di cui è costellata la sommità dell abitato. Letteralmente affascinati da queste leggende, intrise di storia ultramillenaria, ci siamo dedicati quindi all esplorazione della cattedrale, che si apre su tre navate con grandi archi su colonne, in origine affrescate, e che ospita nella parte sinistra diverse cappelle, tra cui quella dedicata alla Madonna della Catena, che conserva un magnifico gruppo scultoreo in stucco risalente a fine 500, oltre ad un paio di splendide Madonne del Gagini e ad un fonte battesimale intriso di simboli arcaici tra cui sembra che si nasconda anche una mappa per trovare il Santo Graal. D altro canto tra queste pietre pare che si possa respirare nell aria il misticismo, frammisto anche ad una sorta di esoterismo, se si pensa che questo edificio di culto è uno dei pochissimi che rimane fuori dall abitato vero e proprio, e che ha origini antichissime, precedenti al cristianesimo, come dimostrano alcuni altari pagani, usati in epoche remote forse per sacrifici u- mani dai fenici, sbarcati da queste parti dalle vicine coste del nord A- frica. Le nostre peregrinazioni sono continuate quindi fino a raggiungere il quartiere Terravecchia, abbarbicato strettamente alla roccia, su cui si a- prono numerose grotte rupestri di origine sicana; qui ci siamo ritrovati davanti alla chiesetta rupestre di Santa Maria della Pietà, in parte scavata nella roccia, alla cui base vi era un insieme di grotte, tradizionalmente identificate come la reggia del re sicano Cocalo, al cui interno è stato sistemato un piccolo museo agropastorale che nel periodo natalizio fa da suggestivo scenario al presepe vivente che qui viene allestito ogni anno con un notevole effetto scenografico. L antica Cattedrale normanna di Caltabellotta, che qualcuno ha desistito dal raggiungere a piedi. In basso un altra panoramica del paese, letteralmente abbarbicato su una rupe IL CLUB n. 94/95 pag. 5

6 In alto una cappella della Cattedrale di Caltabellotta. In basso Lu Pirtusu, la porta naturale alla sommita del paese che in passato era l unico accesso all abitato, tanto da renderlo militarmente inaccessibile A questo punto è cominciata la nostra lenta discesa verso il basso, attraverso vicoletti lastricati e gradinate in pietra, fino a raggiungere le due chiese situate nella parte bassa dell abitato, la chiesa del Carmine e la chiesa di Sant Agostino, che ospita un grandioso gruppo di terracotta policroma della Deposizione a grandezza naturale, risalente alla metà del 500, oltre alla statua della Madonna dei Miracoli, il cui culto è molto sentito dagli abitanti. Ormai i muscoli non rispondevano più ed è stato con un deciso senso di gratitudine che siamo tornati a riposare le stanche membra all interno delle nostre casette su ruote, fino al calar della sera, quando le cavallette che si celano in ognuno di noi si sono prepotentemente risvegliate, andando a caccia dei sapori genuini che la cittadina ci offriva. Con il favore delle tenebre e con qualche altra scalata su pendenze da brivido abbiamo raggiunto il vicino ristorante Le Caprice, dove abbiamo dato il via al consolidato rito della mangiata pantagruelica, a base di una decina di antipasti, tra cui formaggi, olive, frittate di verdure, salsiccia asciutta, caponata e via mangiando, per poi passare a un risottino con ricotta e finocchietti e alle tagliatelle con sugo di cinghiale; e quando alcuni già iniziavano a dare segni di stanchezza sono arrivati gli arrosti di castrato, maiale e salsiccia, e poi ancora la frutta e un sontuoso cannolo con ricotta. Tutto è stato innaffiato con un buon vinello di casa e spazzolato via a tempo di record, fino alla levitazione totale delle panze. La Reggia di Kokalos, oggi trasformata in museo agro-pastorale Quindi è giunto il momento di un buon sonno ristoratore, interrotto bruscamente la mattina della domenica dai mortaretti fatti scoppiare per la festa della Madonna che si sarebbe tenuta più tardi in paese; poi, a metà mattina, la carovana dei camper si è messa in moto fino al vicino caseificio Ciraulo, dove ci attendeva una sontuosa degustazione di ricotta, formaggi, olive, pane condito con l ottimo olio locale, pomodoro secco, marmellata di arance e cannolo con ricotta, che le solite cavallette, nonostante le panze riempite all inverosimile la sera precedente, hanno ampiamente dimostrato di gradire. Ma si sa, quando la vocazione chiama... A conclusione di questo splendido fine settimana, graziato anche dal sole, ci siamo diretti al vicino porticciolo di Sciacca, dove abbiamo assaporato l aria di mare, godendoci le atmosfere balneari e crogiolandoci come lucertole al sole; e qui, prima di intraprendere nel pomeriggio la rotta verso casa, ci siamo ritrovati a progettare con gusto e anticipazione le prossime fughe in camper, perché ormai è giunta la primavera e noi, cavallette itineranti, chi ci ferma più? Mimma Ferrante Quindi, con le giunture che protestavano sonoramente, abbiamo raggiunto il coreografico arco naturale che mette in comunicazione la parte sud con quella nord del paese, denominato Lu Pirtusu, da cui si gode una vista magnifica sulla vallata sottostante e sui resti del castello Luna, risalente all epoca normanna, al cui interno si rifugiò la regina Sibilla con il figlioletto Guglielmo III, ultimo erede della dinastia normanna, per resistere grazie alla sua inespugnabilità alle truppe di Enrico VI di Svevia. Cavallette all opera la mattina di domenica presso il Caseificio Ciraulo IL CLUB n. 94/95 pag. 6

7 Tutti in pista! Tra il 24 e il 27 aprile ci siamo dedicati al primo rally a bordo dei camper che si ricordi nella storia del nostro Club, organizzato magnificamente dal mitico Mister Five, tra percorsi di regolarità, infidi indovinelli con trabocchetto, bellezze monumentali e paesaggistiche dell agrigentino e mangiate pantagrueliche, divertendoci come matti N on capita tutti i giorni di tornare bambini, scrollandosi di dosso preoccupazioni e responsabilità, per tuffarsi in una realtà parallela fatta di amicizia, di allegria e di goliardia; è quello che ci è capitato nel raduno organizzato alla perfezione - nel corso del ponte del 25 aprile dal nostro mitico Mister Five, al secolo Angelo Cinque, confermatosi una volta di più un vulcano incontenibile di energia, una forza della natura, oltre che una colonna portante del nostro Club fin dai tempi delle origini. E anche il nostro Club occupa una parte importante nella sua vita, se è vero che il legame con quest ultimo gli ha impedito di vendere il suo camper d annata, quando motivi di lavoro e di famiglia lo hanno momentaneamente allontanato dal mondo dei camperisti. Ma adesso eccolo tornato prepotentemente fra noi, protagonista assoluto di un progetto a dir poco originale: un rally su pista da effettuare a bordo dei nostri camper assolutamente normali, inframezzato da diabolici indovinelli con trabocchetto, da visite di centri monumentali dell agrigentino come Palma di Montechiaro e Naro, da esplorazioni culturali alla scoperta dell area archeologica di Eraclea Minoa, o paesaggistiche e religiose come quella a Monte Kronio per la visita del Santuario di San Calogero; per non parlare naturalmente delle mangiate pantagrueliche, nel migliore stile delle cavallette targate BdS, tra cene a base di pesce freschissimo, giro pizza e ricottata arricchita da pane cunzatu. E in mezzo tante risate, cacce al tesoro e premi dolcissimi, divisi e divorati tutti insieme. Un grande successo, insomma, ben testimoniato dalla presenza di 22 equipaggi, che si sono lanciati a testa bassa in questa nuova avventura, animati da una sana competizione, ma pronti a riderci su e a collaborare tra loro nelle varie, infernali prove partorite dalla fertile mente dell organizzatore. L appuntamento per la nutrita carovana di camper era nell ampio piazzale davanti alla Capitaneria di Porto di Sciacca la sera del 24 aprile, dove ai diversi equipaggi è stato subito consegnato il numero di partecipazione del rally, definito Mare e monti per la diversità del percorso, da attaccare sul cofano del camper, e dove si è subito dato il via alle gare, con una caccia al tesoro, vinta dal presidente di stretta misura, che ha a- IL CLUB n. 94/95 pag. 7 vuto in premio una favolosa cassata da condividere con i voraci piranha dei suoi soci. Così i presenti sono andati a nanna con la bocca dolce, pronti ad affrontare le prove del giorno dopo. La mattina del 25 aprile il risveglio è avvenuto sotto un magnifico cielo azzurro che è stato testimone della prima prova speciale effettuata sullo stesso piazzale, che consisteva in un percorso da effettuare in un tempo prestabi- Foto di gruppo al porto turistico di Sciacca In basso un istantanea della prima Prova Speciale del Camper Rally

8 Questa seconda prova speciale ha visto vincere a pari merito Alfio Triolo e Paolo Carabillò che hanno avuto l onore del podio, doverosamente innaffiato di spumante. Dopo la premiazione Alfio Triolo ha letto una splendida poesia, ancora una volta dedicata al presidente (cfr. box nella pagina successiva), suscitando la commozione di tutti, a cominciare dai due diretti interessati. E poi tutti si sono fatti la bocca dolce, dividendosi il dolce alberello a base di pistacchio e pasta reale che era il premio per i vincitori della seconda prova, oltre a gelati e ghiaccioli per tutti i...perdenti. Il nostro gruppo davanti al santuario di San Calogero sul Monte Kronio In basso l entusiasmante gara di gokart sulla pista di Cattolica Eraclea lito (né più né meno) evitando di toccare con le ruote una striscia centrale che delineava il tragitto curvando a destra e a manca con angolature impossibili; in questa seconda prova si è qualificato al primo posto Paolo Carabillò, che ha vinto come spiritoso premio una spugna con una conchiglia. Quindi la carovana dei camper, che inalberava orgogliosamente i numeri di partecipazione al rally ben evidenti sul davanti, si è spostata per la cronoscalata verso il Monte Kronio, effettuando nel tragitto la prima serie degli (im)possibili indovinelli partoriti dalla fertile mente di Mister Five. All arrivo, avvenuto in ordine sparso e in piccoli gruppi, ci siamo dedicati all esplorazione del Santuario di San Calogero che si innalza proprio alla sommità del Monte Kronio; la chiesa del santo risale al 500 ed è arricchita da pregevoli affreschi e dalla statua di San Calogero realizzata dal Gagini, mentre nelle immediate vicinanze è ancora visibile la grotta dove il santo si ritirò in eremitaggio (con tanto di minuscola buca dove riposava), e dove diede il via ad un piccolo ospedale per gli ammalati che salivano fin quassù per approfittare dei vapori termali che tuttora escono dalle pieghe del monte. Dopo la visita del Santuario la carovana dei camper è ridiscesa a valle, spostandosi verso Cattolica Eraclea e fermandosi presso una pista di gokart, dove parecchi dei presenti hanno voluto provare il brivido di una corsa a bordo degli infernali trabiccoli; quindi, dopo il pranzo, l esperienza è stata ripetuta a bordo dei camper, che si sono ritrovati su una vera pista, e durante il percorso i partecipanti hanno dovuto anche gonfiare diversi palloncini e poi a farli scoppiare, divertendosi come bambini. IL CLUB n. 94/95 pag. 8 Il podio dei vincitori della seconda Prova Speciale del Camper Rally. In basso Alfio Triolo dedica una nuova commovente poesia al presidente La tappa seguente è stata presso i vicini scavi archeologici di Eraclea Minoa, situati in splendida posizione su una collina che si affaccia sul mare, incorniciata dalle scenografiche dune di marna, una miscela di argilla e calcare. La città venne probabilmente fondata nel VI

9 Sunu li ricordi tanto cari ca restanu stampati 'nta lu cori e sunu iddi ca ti fannu amari tantu la vita prima ca si mori! secolo a.c. da coloni greci provenienti da Selinunte e di essa restano scarsi resti, relativi ad abitazioni e ad un teatro, costruiti con una pietra molto friabile e quindi in cattivo stato di conservazione; gli oggetti ritrovati nella necropoli, come vasi, anfore e lucerne, sono ospitati in un piccolo antiquarium annesso agli scavi. Nel pomeriggio la carovana di camper si è poi spostata fino a Porto Empedocle, la Vigata di Andrea Camilleri, assaporando la visione della Scala dei Turchi, la gradinata naturale in marna, così chiamata perché si ritiene che abbia facilitato l approdo dei turchi Caru Presidenti Tuttu chiddu ca fai, cosi rari, ppi dicantalli nun ci sù palori a u to' confrontu nuddu ci po' stari pricchì sù cosi fatti con amuri. Sì l'amicu amatu e da tutti stimatu, nun basta a lu pueta allittiratu scriviri versi ccu la fantasia, da tutti nui c'è sempri stima e simpatia. Lenti battunu l'uri 'nta lu ruloggiu di la vita, perciò caru Mauriziu miu, nun ti scantari... seguta sempri accussì comu hai sempri fattu pricchì noiautri semu sempri appressu a tia con tuttu l' affettu. Caro Presidente Sono i ricordi tanto cari che restano stampati dentro il cuore e sono quelli che ti fanno amare tanto la vita prima che si muore! Tutto quello che fai, cose rare, per decantarle, non ci sono parole al tuo confronto nessuno ci può stare perché sono cose fatte con amore. Sei l'amico amato e da tutti stimato, non basta al poeta letterato scrivere versi con la fantasia, perché da tutti noi c'è sempre stima e simpatia. Alfio Triolo Lente battono le ore nell' orologio della nostra vita perciò, caro Maurizio mio, non ti spaventare... seguita sempre così come hai sempre fatto perché noi siamo sempre appresso a te con tutto l'affetto. durante le loro scorrerie. I camper si sono poi fermati davanti la spiaggia nel parcheggio del ristorante Golden Beach, dove i presenti si sono dedicati in serata ad una sontuosa cena a base di pesce freschissimo, con numerosi antipasti che andavano dalle cozze più grandi che la sottoscritta abbia mai visto ad un polipo che si scioglieva in bocca, all insalata di mare, alle sarde a beccafico e così via, con un bis di primi piatti che erano pura poesia, dal risotto al sapore di mare e pistacchio alla pasta con pesce spada e finocchietti, fino ad un secondo composto da gamberoni, scampi, pesce spada e orata e alle fragole con gelato. Inutile dire che le cavallette hanno spazzolato doverosamente il tutto e poi, con le panze traballanti, si sono ritirate nei loro appartamenti su ruote, predisponendosi ad un sonno più che meritato, disturbato però per qualche minuto da un improvvisata orchestrina, organizzata da un onnipresente Mister Five, che ha cantato la serenata al presidente, facendolo anche affacciare alla finestra come un novello Giulietto. Poi, dopo una giornata così ricca di emozioni, finalmente è sceso il silenzio sul nostro accampamento. La mattina di sabato 26 aprile, sempre sotto uno splendido sole, è avvenuta la distribuzione dei nuovi e sempre più infernali indovinelli partoriti da Mister Five, che hanno gettato nella costernazione i presenti, sempre più consapevoli dei propri limiti, inducendoli ad usare il più possibile le loro anemiche cellule grigie. Subito dopo la carovana si è spostata fino allo scenografico castello di Palma di Montechiaro, che si erge su una collina a dominio del territorio circostante. Il maniero, tipica fortezza medievale, risale al XIV secolo e fu eretto a difesa di un caricatore di grano sotto il dominio dei Chiaramonte; al suo interno si trova la cappella palatina, dove viene custodita la statua di marmo della Madonna di Montechiaro, opera del Gagini e oggetto di venerazione tra gli abitanti di tutta la zona, che la domenica dopo Pasqua per quattro settimane viene spostata dapprima nella Chiesa Madre e poi nel Monastero di Santa Maria del Rosario a Palma. Quindi ci siamo spostati alla vicina cittadina, eretta con chiara impronta barocca nel 1637 dai fratelli Carlo e Giulio Tomasi, ancora oggi rilevabile nei monumenti di maggiore interesse, come il Monastero benedettino di Santa Maria del Rosario, che fu anche il primo Palazzo Ducale, corredato da affreschi, dipinti e pregevoli statue, al cui interno è insediata ancora oggi una comunità di monache di clausura, famose per la preparazione di ottimi dolci di mandorla, immortalati anche nelle pagine dei romanzi di Camilleri, di cui le cavallette targate BdS hanno fatto ampia scorta. La tappa seguente è stata presso il Palazzo Ducale, di cui rimangono magnifici soffitti in legno intarsiato, al cui interno si può vi- IL CLUB n. 94/95 pag. 9

10 Trabocchetti infernali Per permettere anche a chi non era presente al rally di deliziarsi con gli infernali indovinelli di Mister Five, eccovi una raccolta di alcuni dei più intriganti; si prega di leggerli con attenzione e di provare a risolverli, prima di scoprire le soluzioni in calce, per migliorare la propria età cerebrale Buon divertimento! Domande: 1. Se si vede non si usa, mai si vorrebbe usare, ma se si usa non si può più vedere. 2. Corre tra le colline, gira intorno alle montagne, salta i fiumi, attraversa le foreste, talvolta si perde ma fai pochi passi oltre la tua porta per trovarla. 3. Più si tira e più si accorcia, cos è? 4. Il primo arriva sempre dopo il secondo. 5. Dice di essere figlio di tuo padre, ma non è tuo fratello, chi è? 6. Lo pianti, ma non cresce, cos è? 7. Come mai un barbiere preferisce tagliare i capelli a tre mori piuttosto che ad uno biondo? 8. Senza parlare, senza minacciare e senza armi fa tremare, cos è? 9. Quanti animali salvò sull arca Mosè? 10. Chi si gratta le orecchie col naso? Soluzioni: 1) La bara 2) La strada 3) La sigaretta 4) Il minuto 5) Tu 6) Il chiodo 7) Perché guadagna di più 8) Il freddo 9) Nessuno (quello dell arca era Noè) 10) L elefante sitare la mostra fotografica dedicata a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, penultimo erede della famiglia e autore del celeberrimo Gattopardo, che ambientò gran parte del romanzo proprio a Palma e nel Palazzo Ducale, mascherandone il nome in Donnafugata. Alle spalle del palazzo si innalza poi la Chiesa Madre, situata su una scenografica scalinata, al cui interno, arricchito da stucchi, affreschi e dorature, Davanti al castello di Palma di Montechiaro e all interno di quello di Naro In basso la Sagrestia della Chiesa di San Francesco a Naro, perla del barocco agrigentino IL CLUB n. 94/95 pag. 10

11 abbiamo assistito ad un matrimonio celebrato in pompa magna. Dopo il pranzo, confortato dai dolcetti di mandorla, la carovana di camper ha raggiunto la cittadina di Naro, splendidamente intarsiata di barocco; dopo aver parcheggiato i camper nella piazza messaci a disposizione dai vigili, ha avuto inizio la visita dalla chiesa di San Francesco, caratterizzata dalle colonne figurate della facciata, dal chiostro e dalla notevole sagrestia, con intarsi in legno e affreschi; la passeggiata esplorativa è proseguita fino alla chiesa di Santa Caterina, in cui ad un interno relativamente spoglio si contrapponevano pregevoli statue e bassorilievi. La tappa seguente è stata alla Chiesa Madre, caratterizzata da affreschi, stucchi e preziose sculture, che ospita anche un antico fonte battesimale proveniente dall antico duomo e decoratissime cappelle. Quindi i presenti si sono inerpicati fino alla sommità dell abitato, preda di un vento freddo che si era alzato all improvviso, fino al castello chiaramontano, risalente al 300; il complesso è una fortezza in tufo dalla forma irregolare, racchiuso da un muro di cinta che ingloba anche la torre quadrata voluta da Federico II d Aragona. Gli ambienti interni sono coperti da volte a botte ed ospitano il Museo dei Costumi, con abiti femminili dell 800 e del primo 900. Dopo una sosta all antica porta cittadina e dopo che le possibili risposte agli indovinelli hanno continuato, visita a parte, a far arrovellare i cervelli dei presenti, abbiamo ripreso la strada verso Siculiana Marina, immersi nella luce rosata del tramonto, fino al campingpizzeria Canne, dove ci siamo sistemati. Subito dopo si è dato il via al giro-pizza, con antipasti caldi e pizze da dividere tutti insieme; peccato che i tempi elefantiaci del servizio non ci abbiano permesso di gustare appieno la serata, ma anche la stanchezza per una giornata così intensa ha fatto la sua parte, facendoci tornare appena possibile ai camper e agli invitanti letti, dove ci ha colto il sonno del giusto. La mattina di domenica 27 aprile ci aspettava una nuova serie di emozioni, la prima delle quali si è concretizzata quando Mister Five si è presentato avviluppato in un grembiule adamitico che lasciava ben poco spazio all immaginazione (!!!), munito di un pentolone colmo di ricotta che ha cominciato a distribuire a tutti i famelici presenti; nel frattempo si è materializzato un lungo tavolo all aperto con pane Cavallette all opera fra ricotta calda e pane cunzatu sul mare di Siculiana, dove si è poi svolta la Terza Prova Speciale del Camper Rally IL CLUB n. 94/95 pag. 11

12 caldo, tuma, acciughe, olio, pomodoro e tutto l occorrente per fare un sopraffino pane cunzatu, adeguatamente divorato a tempo di record dalle nostre cavallette perennemente affamate. rally si comportassero come bambini alle prese con le macchinine da corsa, non ci sono stati ribaltamenti né incidenti di alcun tipo e la gara ha avuto fine dopo la regolare partecipazione di tutti i 22 camper, in mezzo ad un tifo da stadio e alle clac che applaudivano smaccatamente per l uno o l altro dei soci. E poi è giunto il momento tanto atteso delle premiazioni che ha visto classificarsi al terzo posto Michele Marascia, al secondo Franco Li Vigni e al primo posto Francesco Bonsangue; soci che hanno meritatamente ricevuto dalle mani del presidente le targhe ricordo di questo momento indimenticabile. Un altra targa è stata offerta con gratitudine al nostro mitico Mister Five, con l accanita richiesta da parte dei partecipanti di organizzare numerose altre edizioni di rally per i prossimi anni. A questo punto è seguito il pranzo domenicale e poi, per suggellare la fine di questo divertentissimo raduno, vi sono stati gli ultimi indovinelli, necessari per vincere una dolcissima pecorella di pasta reale e pistacchio; indovinelli che sono stai risolti da Gabriella Bonsangue, da Maria Amico e dalla sottoscritta; e poi ci siamo ritrovati tutti a divorare la pecorella e a brindare al nostro Club, il primo vero vincitore di tutta la manifestazione, dall inizio alla fine. A questo punto una domanda è d obbligo; riusciremo a sopravvivere, corpo e mente, alla prossima edizione del rally? Ai posteri l ardua sentenza Testo di Mimma Ferrante Foto di Paolo Carabillò e Maurizio Karra Il mitico Mister Five alle prese con la distribuzione della ricotta calda Ma le nostre avventure domenicali erano appena all inizio dato che, appena finito di divorare l ultima briciola, ci siamo spostati alla vicina spiaggia, sistemandoci nell ampio piazzale che la precedeva e cominciando le grandi manovre per organizzare l ultima prova speciale del rally, la più insidiosa, che consisteva nel percorrere due volte una pista sabbiata superando porte e birilli in una sorta di slalom, e non soltanto in avanti, ma anche a marcia indietro, tutto entro un tempo massimo di cinque minuti. E, appena iniziata la gara vera e propria, si è assistito ad una competizione accanita, con sgommate degne della Formula Uno, accelerate rabbiose e manovre degne dei piloti più smaliziati, al punto che sembrava di trovarsi a bordo di bolidi, più che di normali e ingombranti camper. Per fortuna, nonostante gli uomini che partecipavano con grande entusiasmo al I vincitori del Camper Rally: da sinistra Franco Li Vigni (classificatosi al 3 posto), Francesco Bonsangue (il vincitore assoluto), Maurizio Karra e Angelo Cinque, infine a destra Michele Marascia (con il bellissimo piazzamento del 3 posto). In basso prove di...ordinaria follia! IL CLUB n. 94/95 pag. 12

13 Un corteo ricco di sorprese Il 17 e 18 maggio siamo andati ad esplorare l area archeologica di Selinunte e la cittadina di Castelvetrano, in occasione del Corteo storico di Santa Rita, scoprendo un affascinante mix di storia, cultura, arte e folclore che ci ha stupito ed ammaliato P iù che mai la nostra isola è ricca di sorprese e di tesori più o meno nascosti che non cessano di stupirci quando abbiamo la possibilità di conoscerli; è stato questo il caso del raduno speso e- gregiamente tra l area archeologica di Selinunte e la cittadina di Castelvetrano, situate entrambe nella Sicilia sud-occidentale, in occasione del Corteo storico in onore di Santa Rita che ha avuto luogo il 17 e 18 maggio. L appuntamento per la carovana di camper era la sera del venerdì 16 presso il parcheggio della ex stazione ferroviaria vicino all area archeologica di Selinunte, dove a sorpresa si sono presentati due soci, Mimmo Romano e Paolo Carabillò, a bordo di due mezzi fiammanti, un motorhome e un semintegrale, appena ritirati dai rispettivi concessionari, che sono stati prontamente festeggiati dai presenti, con tanto di dolcetti e di spumante versato anche sulle ruote, in segno beneaugurate di tanti chilometri a venire sulle strade del mondo. La mattina del sabato i presenti, schiaffeggiati da un forte vento di scirocco, hanno dato il via alle esplorazioni, dirigendosi dapprima al porticciolo di Selinunte, scandito da un ampia spiaggia e da un mare burrascoso a causa del vento, e quindi all area archeologica, che è stata ampiamente esplorata a bordo di minuscoli trenini elettrici che hanno permesso di attraversarla da un punto all altro senza stancarsi troppo. Infatti il parco archeologico di Selinunte è il più vasto d Europa con i suoi 284 ettari e custodisce i resti di una delle città più grandi del mondo antico, fondata dal 651 a.c. dai Megaresi come estrema propaggine occidentale della colonizzazione greca in Sicilia. Dopo essere stata arricchita da splendidi templi tra il VI e il V secolo a.c., la città venne distrutta una prima volta nel 409 a.c. dai cartaginesi, continuando però ad essere abitata tra alterne vicende fino all anno IL CLUB n. 94/95 pag. 13 mille, quando scomparve, in seguito al definitivo abbandono dei suoi abitanti, inghiottita dalla sabbia e dalla vegetazione. Con il passare dei secoli perfino il sito in cui sorgeva, un magnifico pianoro proteso sul mare d Africa, venne dimenticato e fu soltanto a metà del 500 che Fra Tommaso Balzello la riscoprì seguendo le indicazioni di Diodoro Siculo. Ai giorni nostri, dopo due secoli di altalenanti campagne di scavi, si può ammirare in un contesto paesaggistico di grande bellezza, scandito dal mare all orizzonte e inframezzato dai mille colori dei fiori di campo, uno scenario veramente suggestivo, in cui le colonne doriche dei templi ricostruiti emergono come sentinelle di un passato remoto, ma profondamente radicato nel nostro DNA, frutto di tante popolazioni diverse che si sono insediate nella nostra splendida isola negli ultimi tremila anni. Infatti all interno dell area archeologica si trovano i resti di dodici templi, tra cui ad ovest fa bella mostra di sé il tem- Immagine di gruppo davanti al tempio di Era a Selinunte In basso un brindisi per i nuovi camper di Mimmo e Paolo

14 A poca distanza si trova la Biblioteca Comunale, con numeroso materiale d archivio sulla storia cittadina, in cui abbiamo ricevuto il gentile benvenuto del vice-sindaco che ci ha confermato la vocazione turistica di Castelvetrano; e poi ci siamo ritrovati a visitare il vicino Museo Civico che ospita pregevoli vasi provenienti dall area archeologica di Selinunte, oltre al pezzo forte della collezione, un efebo in bronzo del V secolo A.C. Passeggiando per il centro storico di Castelvetrano pio arcaico di Era, l unico ricostruito all inizio del 900, e i resti del tempio di Giove, uno dei più grandi dell antichità, mentre sulla collina orientale si innalza l Acropoli, incorniciata dalla cortina muraria, su cui spiccano le colonne del tempio di Apollo. Nei pressi è possibile vedere un piccolo museo con reperti della città greca, che prese il nome da selinon, il prezzemolo selvatico di cui era ricca la collina, tra cui spiccano vasi, cocci di piatti di epoca medievale e due metope dei templi di Era e di Apollo, arricchite da bassorilievi di notevole incisività. Dopo il pranzo la carovana di camper si è spostata a Castelvetrano, dove il Comune ci aveva messo a disposizione un parcheggio in Piazza Martiri d Ungheria, situato a pochi passi dal cuore del centro storico. Qui ci aspettavano le due guide che ci hanno accompagnato ad esplorare la cittadina, che si è rivelata ricca di tesori artistici ben al di là delle nostre aspettative. L abitato nacque attorno all anno mille attorno ad un grande casale e si sviluppò alla fine del XIII secolo, in età aragonesecatalana, quando le famiglie nobili lo arricchirono di numerosi gioielli in pietra, alcuni dei quali sono visibili ancora oggi. La nostra visita ha preso il via dalla vicina Piazza Margherita su cui si affaccia la chiesa di San Domenico, risalente al 500, che conserva, purtroppo in cattive condizioni, una ricchissima decorazione in terracotta affrescata e stuccata, con l albero genealogico di Maria, oltre al sarcofago di Ferdinando d Aragona e Tagliavia. Sulla stessa piazza si affaccia la lussureggiante Villa Comunale, con una fontana adorna della cosiddetta Bambocciata, un gruppo di putti di Mario Rutelli, copia di quello che adorna il cortile del Teatro Comunale Selinus, di fronte alla quale di innalza la chiesa di San Giovanni, risalente al 600, caratterizzata da una cupola maiolicata e da un interno ricco di affreschi e di stucchi, tra cui spicca la pregevole statua marmorea di San Giovanni, firmata da Antonello Gagini. Quindi ci siamo spostati in piazza Carlo d Aragona, su cui si affaccia la Chiesa Madre, degli inizio del 500, arricchita da magnifici stucchi e da notevoli affreschi che decorano le cappelle laterali, come quella ornatissima dedicata a Santa Rosalia, e quella della Madonna della Neve, statua marmorea di scuola gaginesca attorniata da un tripudio di pitture; al di sotto della chiesa è visitabile la cripta che mostra ancora i loculi in cui venivano seppelliti i preti della cittadina. Davanti alla chiesa vi sono i resti di una necropoli paleocristiana, mentre poco oltre, nell attigua piazza Umberto I, si può ammirare la pregevole fontana seicentesca della Ninfa. Invece dall altro lato della piazza Carlo D Aragona, in quello che viene chiamato il Sistema delle Piazze, a causa dell intersecarsi di vaste piazze una sull altra, si innalzano la facciata arricchita da statue della chiesa del Purgatorio, la Collegiata di San Pietro, che mostra ancora tracce di puttini barocchi in stucco, e la facciata neoclassica del Teatro Comunale Selinus, arricchito all interno da dipinti e dorature che ne fanno una bomboniera. In alto un interno della Chiesa Madre di Castelvetrano In basso l Efebo di Selinunte, custodito nel Museo cittadino Dopo questo tuffo nei tesori cittadini, che ci hanno lasciato stupiti per la loro abbondanza e bellezza, siamo tornati al nostro IL CLUB n. 94/95 pag. 14

15 accampamento per riposare un poco le stanche membra, prima di affrontare gli impegni della serata; infatti, poco dopo ci siamo ritrovati tutti insieme in pizzeria per gustare una buona pizza o un piatto di spaghetti allo scoglio che ci hanno rifocillato in previsione dello spettacolo serale che si sarebbe tenuto di lì a poco nel vicino Sistema delle Piazze. Il bellissimo spettacolo di piazza con musica medievale e mimi su trampoli ha allietato la serata Al calar della sera eravamo così tutti in prima fila in piazza Carlo d Aragona, pronti a gustarci uno spettacolo di luci e di suoni davvero coinvolgente, nel corso del quale una compagnia teatrale formata da trampolieri ha messo in scena l eterna lotta tra il bene e il male, simboleggiata da una coppia di giovani costretta a combattere per il proprio amore contro un a- cerrimo rivale, il tutto condito da musica classica e medievale, duelli attuati con spade fiammeggianti, fuochi d artificio, combattimenti con la morte in persona e un coinvolgimento dell intera piazza che a fine spettacolo ha coronato con applausi entusiastici il lieto fine che ha visto i due giovani uscire di scena felici e uniti, dopo avere sconfitto il nemico, come in ogni favola che si rispetti. E a conclusione di questa giornata così piena non ci è rimasto che crollare a letto piuttosto stanchi per abbandonarci al sonno del giusto. La mattina della domenica ci siamo svegliati sotto un sole splendido e ci siamo spostati di Il nostro gruppo davanti al Santuario della Trinità di Delia, magnifico gioiello normanno nelle campagne vicino Castelvetrano, all interno dell elegantissimo Baglio Trinità qualche chilometro fino alla periferia cittadina per andare a visitare la suggestiva chiesa della SS. Trinità di Delia, un monumento che emerge tra le testimonianze meglio conservate dell arte arabonormanna di Sicilia, con una compatta massa squadrata del XII secolo caratterizzata da tre absidi e da una cupola centrale su quattro colonne, che ospita al suo interno diverse tombe monumentali della famiglia Saporito. La chiesetta, di proprietà privata della predetta famiglia, è infatti racchiusa in un magnifico giardino ricco di alberi secolari e di piante rare ed è affiancata da un baglio nobiliare recentemente restaurato dall ultimo discendente dell illustre famiglia, che evidenzia una sobria eleganza e che è stato in parte riconvertito in fantastica location per meeting e ricevimenti. Quindi siamo tornati al nostro accampamento per prepararci al pranzo domenicale, dedicandoci prima al saccheggio dei negozi di alimentari delle vicinanze, tra acquisti dell ottimo pane nero tipico di Castelvetrano, a base di farina di grano di tumminia, e delle gustose olive locali, appartenenti alla varietà Nocellara del Belice da cui si ricava un olio extravergine tra i più pregiati della Sicilia. E da veri amanti della cultura a tutto tondo abbiamo assaporato con grande attenzione questi preziosi prodotti tipici, prima di dirigerci nel pome- Foto di gruppo insieme alle colleghe e ai colleghi impegnati nello stand Trasloco facile in Tour davanti la Filiale del Banco di Sicilia di Castelvetrano anche la domenica IL CLUB n. 94/95 pag. 15

16 chiese cittadine; ma purtroppo il tempo tiranno e la distanza da casa ha costretto i presenti a tornare in serata verso i camper per riprendere la rotta verso casa, ancora immersi negli scenari seicenteschi del corteo storico. Qui e a fianco alcuni momenti della sfilata del Corteo Storico di Santa Rita riggio verso piazza Amendola per assistere al Corteo storico in onore di Santa Rita. Strada facendo lungo via Vittorio Emanuele ci siamo fermati a salutare il personale del Banco di Sicilia impegnato nella gestione dello stand per la manifestazione Trasloco Facile in Tour, fra cui i colleghi che avevano collaborato col nostro presidente ad organizzare il raduno. La tappa seguente è stata davanti la scalinata situata nei pressi della chiesa di Santa Rita da dove a metà del pomeriggio ha preso il via l opulento corteo storico dei nobili cittadini, paludati in ricchissimi abiti del Seicento in onore di Santa Rita, patrona cittadina. Si è snodata così davanti ai nostri occhi una magnifica sfilata, un caleidoscopio di suoni e di colori, in cui ai costumi principeschi facevano da contrappunto il tambureggiare dei messi e le bandiere in aria degli sbandieratori, così come i vessilli delle varie casate e i baldacchini sotto cui sfilavano dame e cavalieri, rigorosamente in coppia anche nella vita reale, ma anche monaci e suore, angeli e vescovi in una ricostruzione storica che diventava patrimonio comune di tutti coloro che avevano la possibilità di assistervi. Tra abiti di velluto e di seta, fili di perle e gioielli di gran classe, acconciature elaborate e cappelli piumati andava in scena la rappresentazione della nobiltà siciliana del Seicento e in particolare della principessa Margherita che aveva offerto a Santa Rita da Cascia la città di Castelvetrano, legando indissolubilmente il destino della città a quello della santa che in vita aveva perso crudelmente sia il marito che i figli, donando la sua vita a Dio. In un turbinare di colori e di musica medievale il corteo ha avuto fine, lasciandoci con un senso di rammarico per non poter assistere anche ai quadri viventi sulla vita di Santa Rita che sarebbero stati rappresentati a breve sui portali delle più importanti IL CLUB n. 94/95 pag. 16 E solo all arrivo alle propaggini di Palermo c è stato il risveglio dal sogno ad occhi aperti che ci aveva accompagnato nel corso di questo splendido corteo ricco di sorprese, autentica ciliegina sulla torta di un magnifico raduno a cavallo tra arte, storia e gastronomia, che si è rivelato ancora una volta il modo perfetto per sfuggire allo stress della vita quotidiana Testo di Mimma Ferrante Foto di Maurizio Karra

17 Il sentiero delle farfalle Nel primo fine-settimana di giugno siamo andati alla scoperta delle bellezze delle Madonie, tra i murales di Castellana e le atmosfere di Polizzi Generosa, esplorando le bellezze naturalistiche del Parco senza trascurare gli aspetti gastronomici, prontamente apprezzati dalle nostre cavallette O rmai l estate è esplosa, con i suoi colori e i suoi profumi che riportano prepotentemente all atmosfera delle vacanze, ed è davvero difficile rimanere ingabbiati nella vita quotidiana, fatta di impegni, di lavoro e di routine; così la mente vola e sogna le ferie sempre più vicine, caratterizzate dagli scenari di cui sapremo colorarle. Nel frattempo, grazie al Club, ci siamo presi un anticipo di vacanza alla scoperta della nostra Il nostro gruppo davanti al Municipio di Castellana Sicula In basso uno dei murales della cittadina madonita IL CLUB n. 94/95 pag. 17 magica isola che ingloba mare e montagne, spiagge e boschi, testimonianze storiche e artistiche di grande pregio, in un alternarsi di panorami che permettono di spaziare con la mente e con l anima da un estremo paesaggistico all altro. Così nel corso del lungo fine-settimana che andava dal 31 maggio al 2 giugno siamo andati ad esplorare le bellezze naturalistiche del Parco delle Madonie, tra i murales di Castellana, le suggestioni del Santuario della Madonna dell Alto, situato a metri di altitudine, e i pregevoli gioielli in pietra di Polizzi Generosa. L appuntamento per i camper, che hanno partecipato numerosi (e fra questi c era quello del Clan dei Pastorelli che rientravano dopo qualche anno di assenza dal Club), era per sabato 31 maggio nel parcheggio situato quasi alle spalle del municipio di Castellana Sicula, lungo la strada parallela al corso principale. E proprio dal municipio ha preso il via la visita cittadina, dopo il gentile benvenuto da parte del Sindaco che poi ha voluto accompagnarci nelle esplorazioni dell abitato. Il piccolo borgo, situato a 765 metri di altitudine e autentica porta del Parco delle Madonie, risale al 700, quando alcune famiglie di pastori e di agricoltori decisero di sfruttare l abbondanza di spazi pianeggianti e di fonti d acqua per l allevamento degli animali e la coltivazione della terra. Una bella caratteristica dell abitato è data dal fatto che dalla metà degli anni 90 buona parte delle facciate delle case è arricchita da numerosi murales, opera di artisti famosi, che con le loro pennellate di colore danno vita a finestre magnifiche su scenari immaginari, cui fa da contrappunto la natura incontaminata in cui è immerso il paese. E dopo aver ammirato proprio i bellissimi murales, ci siamo diretti verso il Museo Civico, situato fuori dal centro abitato, lungo un percorso-natura disseminato da fiori coloratissimi, da prati verdi e da angoli di natura incontaminata, che ci ha condotto alla sede museale immersa nel bosco, al cui interno erano visibili gli animali imbalsamati che popolano il Parco, ma anche animali estranei allo stesso come un maestoso leone, oltre ad attrezzi della civiltà contadina e ad un suggestivo ipogeo che faceva parte di una più ampia necropoli, usata come stalla fino agli anni 50.

18 Il ritorno del gruppo prevedeva una sosta nella vicina frazione di Calcarelli, dove le cavallette hanno risvegliato i loro istinti predatori davanti ad una sontuosa torta al pistacchio e ai sontuosi dolci di mandorla; e poi, strada facendo, i nostri soci hanno provveduto a svaligiare le macellerie locali con acquisti all ingrosso di salsiccia, di costate, di fiorentine, di provole, di pecorino e via mangiando, tornando oberati dai pacchi fino all accampamento, dove hanno dato il via ai vari assaggi. Dopo una cena frugale i presenti si sono ritrovati vicino al camper di Francesco Bonsangue che ha messo a disposizione il suo computer portatile per vedere in un anteprima corale e molto partecipata il video sul camper-rally che ci ha visto protagonisti alla fine di aprile, montato dalla sottoscritta. La serata è continuata tra chiacchiere e commenti alle foto di Francesco che scorrevano sul video, mentre si dava il benvenuto al neosocio Alessandro Tripi, che aveva contribuito ad organizzare il raduno. E poi è giunto il momento di andare tutti a nanna, dato che l indomani ci aspettava una giornata molto intensa. Infatti il giorno dopo, domenica 1 giugno, era prevista una passeggiata tra i boschi delle Madonie in contrada Nociazzi, ad oltre metri di altitudine. Dopo che la carovana di camper si era sistemata nei pressi di una gradevole area pic-nic, dove nel giro di qualche ora si sarebbero immolate a beneficio delle panze delle cavallette nostrane le costate e le fiorentine, un gruppo di coraggiosi ha cominciato a scalare la montagna. Il programma era quello di raggiungere il Santuario della Madonna dell Alto, situato a metri di Il percorso-natura per raggiungere il Museo di Castellana. In basso i nostri camper sistemati accanto l area picnic di Contrada Nociazzi, da dove ha preso il via la salita a piedi al Santuario della Madonna dell Alto altitudine e sospeso in un uno scenario incontaminato a domino di una buona fetta della Sicilia. Il percorso in forte pendenza era previsto in quattro chilometri all andata e L ascesa al Santuario della Madonna dell Alto IL CLUB n. 94/95 pag. 18 altrettanti al ritorno, così come si poteva leggere sul cartello posto all inizio del sentiero; ma la mancanza di una guida, richiesta da oltre un mese dal nostro presidente Ci siamo trasferiti con i camper da Castellana Sicula a Piano Mulini, località a circa s.l.m., nei pressi di un area attrezzata per pic-nic. Questo sarà il nostro campo base per l escursione da effettuare al Santuario della Madonna dell Alto, lungo un sentiero percorribile a piedi. Siamo nel cuore della Madonie, anche se la bella giornata e la temperatura abbastanza elevata non danno esattamente un idea precisa dell altitudine cui ci troviamo. Sono le 9,30 del mattino ed è già tardi per iniziare la scalata ma nessuno di noi ha un idea precisa della strada da percorrere e della sua pendenza e neppure la cartina esposta in una bacheca dell Ente Parco delle Madonie, posta all inizio del sentiero, rivela il dislivello e la distanza tra il campo base e la nostra meta. L avvio ci vede quindi tutti convinti di potercela fare ma ci renderemo presto conto della nostra sprovvedutezza e inadeguatezza nell affrontare la montagna: siamo in pochi ad avere portato delle scorte d acqua, che si riveleranno comunque insufficienti, cibo per rifocillarci durante la marcia e abbigliamento adeguato ai sentieri da percorrere (scarponi in particolare). All inizio sembra quasi di dover affrontare una passeggiata e siamo in 24 a presentarci sul punto di partenza. L avvio però non è dei migliori perché in molti sbagliamo il sentiero e ci ritroviamo dopo 400 metri dinanzi ad una masseria senza possibilità di proseguire; torniamo indietro e ci immettiamo su quello corretto cominciando ad affrontare la salita che si dipana lungo tornati esposti al sole che fiaccano subito la resistenza di alcuni; in cinque ben presto abbandonano mentre gli altri proseguiamo faticosamente.

19 all Ente Parco e poi negata alla vigilia del raduno, ha fatto sì che la scarsità di informazioni portasse i soci che si sentivano in grado di raggiungere la meta a sfinirsi comunque oltre misura, a causa della difficoltà del percorso e della sua lunghezza, più che doppia rispetto a quella evidenziata sui cartelli (cfr. box). Per tutti gli altri presenti, decisamente meno atletici, tra cui vi era la sottoscritta, il programma è stato meno ambizioso, limitandosi a una passeggiata lungo il primo tratto del sentiero, che ha permesso comunque un gradevole tuffo nella natura e negli scenari magnifici delle Madonie, tra macchie profumate di ginestre, coloratissime farfalle, scorci da incanto sui panorami sottostanti in cui i camper apparivano della grandezza delle macchinine dei bambini, in un universo profumato e silenzioso che abbiamo lungamente rimpianto appena le nostre narici e le nostre o- recchie sono state costrette a rientrare tra i fumi e i rumori cittadini. Un particolare della flora madonita La prima tappa ci vede raggiungere una villetta con annessa piscina posta a circa 1,5 km dalla partenza; la breve sosta sotto i suoi portici ha l effetto di far scattare un allarme volumetrico che induce il proprietario a raggiungere l abitazione; ce ne accorgeremo dopo aver ripreso il cammino, vedendo salire lungo il tratto di sentiero percorso in precedenza una vecchia Fiat Panda; l inconveniente si rivelerà comunque proficuo al ritorno, quando, ripassando dinanzi alla villetta, ci saremmo fermati a chiedere acqua per lenire la sete, gentilmente offertaci, e a scambiare due parole con i proprietari. Il sentiero comincia ad addentrarsi in un contesto naturalistico ricco di vegetazione e paesaggisticamente sempre più bello e interessante, a tratti protetto da alberi ombrosi; anche il sole ha deciso d essere pietoso nei nostri confronti nascondendosi dietro un velo di nuvole che mitiga la temperatura e rende meno faticosa la marcia. L abbondante presenza di farfalle e coccinelle ci fa comprendere di trovarci in un contesto naturale sano, lontano dall inquinamento delle nostre città e da quello delle nostre campagne ormai impestate dagli anticrittogamici. I profumi, la bellezza e la varietà della macchia mediterranea e degli alberi ci consolano della fatica sostenuta. Nonostante gli incitamenti a proseguire e l illusione, sparsa a piene mani, dell imminenza della meta, diversi sono sempre più restii ad andare avanti. Sono le 12,30 quando decidiamo di effettuare una sosta per mangiare e scopriremo allora che alcuni si sono avventurati senza cibo né acqua e che stoicamente non vogliono condividere con gli altri quel poco che c è. La sosta ci consente di ammirare il paesaggio e snoccioliamo i nomi delle località riconoscibili da quell altitudine: Monte Cammarata, Sutera, Enna, Calascibetta e, quasi in visione aerea, Castellana Sicula, Caldarelli, Petralia Sottana, Petralia Soprana e Piano Mulini con i nostri camper allineati a bordo strada. Eppure nessuno rimpiange d essere arrivato fin quassù e di non trovarsi con coloro che hanno preferito rimanere nell area attrezzata ad arrostire carne e ad ingozzarsi beatamente di trigliceridi e colesterolo. E un momento di relax dedicato alle foto e al panorama, prima di riprendere il cammino, animati dalla convinzione che il più sia stato fatto. Purtroppo non è cosi: la vetta che vedevamo dal basso alla partenza l abbiamo raggiunta ma, superata quella, se ne è disvelata un altra e poi un altra e infine un altra ancora; l ultima la vedremo solo in sette perché la durezza delle pendenze degli ultimi tre chilometri e il fondo pietroso del sentiero si riveleranno impraticabili per la maggior parte. Uno per volta si fermano lungo il percorso e infine si riuniscono in gruppo; vista l inutilità delle pause d attesa e degli incoraggiamenti, alla fine decido di proseguire per raggiungere i pochi che mi hanno preceduto: Gigi, quattro dei suoi cinque figli e Michele, che a dispetto dell età mostra un eccellente stato di forma proseguendo imperterrito con il suo passo costante e inarrestabile. Qualcun altro avrebbe potuto farcela ma ritiene più opportuno non abbandonare coloro che hanno deciso di fermarsi. L ultima donna a rinunciare è Melina che sarà comunque quella che si è spinta più in alto di tutte. Prendo da Anna una sacca con acqua e panini destinata ai suoi figli e affronto in solitudine gli ultimi due/tre chilometri cercando di tenere un passo che non mi faccia andare in affanno. E il momento della fatica finale ma anche della riflessione e della pace, del godimento del canto degli uccelli e dei profumi speziati della flora; mi sento in armonia con il mondo e con me stesso, felice di condividere esperienze come questa con un gruppo di persone formidabili che dimostrano uno smisurato amore per la vita: quelli che si sono avventurati come quelli che son rimasti al campo base; quelli che ce l hanno fatta e quelli che, avendo raggiunto il proprio limite, hanno deciso di fermarsi; e ancora una volta si consolida in me la convinzione che il nostro Club svolge una funzione che va ben al di là della mera condivisione di conviviali abbuffate, della mera condivisione dell amore per il turismo itinerante, per la nostra isola e per l atavica cultura di cui è culla o albergo. La capacità di mettere insieme giovani e meno giovani, di agevolare il confronto tra diverse esperienze, tra diverse storie, tra diversi caratteri, di spingere ciascuno a tirar fuori la parte migliore di se stesso per ricercare punti di contatto, per individuare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide: sono questi i veri punti di forza della nostra associazione. Alzo lo sguardo e vedendo Michele, Gigi e i suoi figli su una vetta, mi rendo conto che è l ultima. Il Santuario della Madonna dell Alto è qui a quota metri s.l.m. e domina un paesaggio imponente e affascinante. Meta secolare di pellegrinaggi a piedi scalzi dai paesi vicini (Petralia Sottana in particolare), l edificio sacro risale al 1450 ca. ed è caratterizzato da linee architettoniche semplici, probabilmente oggetto di recenti restauri; mi attardo a ruotargli intorno ed a scattare foto a beneficio anche di coloro che non hanno potuto vederlo, lo sguardo più volte distratto dalla vastità del magnifico panorama. La via del ritorno, quasi subito intrapresa, ha un po il sapore del rimpianto misto alla gioia per il ritorno a casa dopo sette ore di marcia e qualche sosta. IL CLUB n. 94/95 pag. 19 F.sco Saverio Bonsangue

20 Un attimo di riposto prima di raggiungere il Santuario della Madonna dell Alto (foto in basso) Foto ricordo davanti il loggiato della Chiesa Madre di Polizzi Generosa E stata una pausa magica e al di fuori del tempo nella nostra routine quotidiana fatta di orari disumani e di stress, una pausa nel corso della quale ci siamo ritrovati a contatto diretto con la natura, godendocela un passo dopo l altro, almeno fino a che la mancanza di allenamento fisico ce lo ha permesso. Ma abbiamo continuato a goderci l abbraccio della natura anche quando siamo tornati all area pic-nic, rilassandoci in mezzo al verde, suonando la chitarra e cantando canzoni...stonate e poi preparando un monumentale barbecue che ha visto sfilare sulla brace quintali di carne, salsiccia, ma anche pollo, melanzane e tanto altro ancora, come se a mangiare dovessero essere centinaia di persone e non qualche decina. Inoltre le cavallette BdS, riunite ad un lungo tavolo comune sotto gli alberi, hanno gustato anche diversi tipi di ottima pasta che qualche socia caritatevole aveva deciso di preparare per nutrire gli affamati in attesa della cottura delle carni sui barbecue; mentre il modesto pranzetto si è poi concluso con gelati, caffè e grappino fino al momento conclusivo del rotolamento delle panze sovraccariche al sole in pieno relax. Soltanto a metà pomeriggio il manipolo di coraggiosi che era salito al Santuario della Madonna dell Alto è tornato alla base, decisamente stremato, ed è stato rianimato a base di pasta, carne e acqua, pronto finalmente a godersi il meritatissimo riposo. Qualche ora più tardi la carovana dei camper si è quindi rimessa in moto, raggiungendo dopo pochi chilometri Polizzi Generosa e sistemandosi nel parcheggio riservatoci dal comune, nei pressi della chiesa del Carmine. Quindi, dopo una breve passeggiata esplorativa nel borgo, le cavallette, non contente di quello che avevano divorato a pranzo, si sono riunite al ristorante U bagghiu, dove hanno consumato antipasti, risotto ai funghi, salsiccia e patate al forno, oltre agli ottimi dolci della pasticceria locale, gentilmente offerti dal padrone di casa, Alessandro Tripi. E dopo questa valanga di calorie, i presenti sono tornati all accampamento per il meritatissimo riposo notturno. La mattina di lunedì 2 giugno i nostri soci si sono recati al municipio, dove hanno ricevuto il gentile benvenuto del sindaco che IL CLUB n. 94/95 pag. 20

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