Il Progetto Alpi: studio della migrazione autunnale degli uccelli sulle Alpi italiane

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1 Il Progetto Alpi: studio della migrazione autunnale degli uccelli sulle Alpi italiane Paolo Pedrini, Franco Rizzolli, Francesca Rossi, Fernando Spina* Museo Tridentino di Scienze Naturali Sez. Zoologia dei Vertebrati, V. Calepina 14 Trento *Istituto Naz. Fauna Selvatica Centro Naz. di Inanellamento, V. Cà Fornacetta 9, Ozzano dell Emilia (BO) La migrazione attraverso le Alpi Dalla tarda estate le Alpi sono percorse da un cospicuo flusso migratorio originario delle aree centro nord-orientali dell Europa, un fenomeno ben noto fin dai tempi storici e, a partire dagli anni Cinquanta, oggetto di molte ricerche condotte nel settore elvetico dalla Stazione Ornitologica Svizzera di Sèmpach, nelle diverse stazioni di inanellamento sparse sul territorio (tra le quali spicca, per storia e contributo quella del Col de Brétolet, 192 m s.l.m.). Quest intensa attività di inanellamento affiancata dall impiego del radar e più recentemente da un estesa osservazione della migrazione notturna applicando il metodo del moonwatching (Bruderer 1996; Liechti et al. 1995; 1996) hanno permesso di delineare le diverse rotte migratorie facendo luce su molti aspetti del comportamento di volo dei migratori in relazione alla morfologia del territorio e al mutare delle condizioni atmosferiche (Bruderer & Winkler, 1976). In sintesi questi studi hanno evidenziato la presenza di un flusso migratorio che, dopo aver attraversato su ampio fronte l Europa centrale, giunto in prossimità delle Alpi, tende ad evitarle piegando sensibilmente verso occidente lungo i contrafforti settentrionali più esterni, dando luogo così ad un transito prevalente verso Ovest. Solo una minima parte degli uccelli sembra infatti attraversare le Alpi con direzione meridionale, e ciò avviene soprattutto in condizioni meteorologiche al sopraggiungere di perturbazioni atlantiche solitamente accompagnate da venti occidentali che, spirando contrari alla direzione di volo, costringono i migratori a piegare verso le valli alpine e quindi a penetrare nelle Alpi (Bruderer 1996; Bruderer & Jenni 199). Quel che accade sul versante italiano è stato ipotizzato fin dai primi anni Trenta da Antonio Duse, che condusse e coordinò le prime attività di inanellamento sulle Alpi. Secondo i risultati di queste ricerche il versante meridionale è soprattutto interessato della corrente italoispanica (Duse 193), un importante flusso migratorio che da Est si svolge seguendo la fascia prealpina verso la Francia meridionale, Baleari e Spagna. Questa ipotesi trova conferma dalle deduzioni ricavate dall attività venatoria di inizio secolo (Toschi 1933, 1939), dai risultati prodotti dall Osservatorio Ornitologico del Garda (Duse 193, 1941) e dai dati di ricattura emersi dall attività dell allora Laboratorio di Zoologia Applicata alla Caccia oggi Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Bendini & Spina 199). Recenti 1

2 indagini condotte con il moonwatching, confermano l esistenza di questo flusso, ritenuto però meno intenso rispetto a quello rilevato a nord, nelle Alpi svizzere (Liechti et al. 1995). Lo studio della migrazione attraverso l inanellamento sulle Alpi italiane è stato progressivamente intensificato a partire dai primi anni Novanta, grazie agli sforzi condotti da un numero sempre maggiore di inanellatori del Centro di inanellamento e da gruppi di ornitologi e birdwacher che hanno potuto operare anche grazie al sostegno di enti di ricerca e musei, Amministrazioni locali, associazioni ornitologiche e ambientaliste (Micheli & Pedrini 2). Il Progetto Alpi Col fine di rafforzare le conoscenze sulla migrazione postriproduttiva attraverso le Alpi italiane l Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e il Museo Tridentino di Scienze Naturali hanno promosso nel 1997 il Progetto Alpi. Si tratta di un programma di ricerca pluriennale ideato quale proposta di collaborazione fra gli inanellatori che già operavano o erano intenzionati ad avviare programmi di monitoraggio con tecniche di cattura passiva e in forma standardizzata. L aspetto significativo del Progetto risiede nella sua natura comparativa, efficace e innovativo modalità, indispensabile per meglio comprendere i tempi, i modi e le strategie di migrazione degli Uccelli attraverso le Alpi: la prima barriera geografia che i migratori incontrano lungo il loro trasferimento verso i quartieri di svernamento. Il Progetto ha come obiettivi generali: 1) la creazione e il mantenimento di una rete di rilevamento in grado di operare in maniera coordinata e standardizzata; 2) lo scambio di informazioni di paragone utili a livello locale per valutare la funzione ecologica degli ambienti monitorati; 3) la valutazione complessiva dell importanza del versante italiano nel contesto generale della migrazione; 4) l implementazione della banca dati, quale utile supporto per contribuire alla comprensione dei cambiamenti globali in atto. Il Progetto si concretizza pertanto come una cooperazione tra inanellatori e si fonda sull attività contemporanea di più stazioni di rilevamento distribuite, laddove possibile, lungo tutto il sistema montuoso italiano. Gli impianti di cattura che vi operano utilizzando reti mist-net sono attivati con metodi passivi (senza l ausilio di richiami o spauracchi) e in forma standardizzata seguendo le indicazioni, opportunamente adattate, formulate nel Progetto Network (Barlein 1995) e descritte nel specifico Manuale di Campo; scaricabile da assieme agli annuali resoconti sull attività svolta. Nel suo lungo corso il Progetto prevedeva una prima fase iniziale di durata quinquennale ( ), basata sulla contemporaneità dei monitoraggi svolti dalle stazioni secondo periodi campione di cinque giorni (pentadi), con l obiettivo di sondare il transito compreso tra la metà di agosto e la fine di ottobre. A questa fase ne è seguita una seconda più articolata e impegnativa, nella quale oltre all attività di mantenimento della rete di monitoraggio si è cercato di coprire l intero periodo migratorio, grazie anche alla progressiva organizzazione di alcune stazioni che hanno operato per tempi sempre più lunghi e continuativi. 2

3 Dal 1997 al 26 hanno partecipato all attività ben 33 stazioni (17 delle quali attive tutti gli anni), che hanno operato grazie all impegno ogni anno di oltre 7 inanellatori, garantendo la copertura del periodo compreso tra i primi di agosto e la fine di ottobre (Figg. 1, 2). n stazioni n stazioni n inanellatori anni n inanellatori Figura 1. Numero delle stazioni e degli inanellatori che hanno aderito al Progetto Alpi dal 1997 al 26. n pentadi n pentadi n giornate anni n giornate Figura 2. Numero delle pentadi e delle giornate di attività del Progetto Alpi dal 1997 al 26. Per poter monitorare la migrazione nei diversi aspetti ecologici (di sosta e transito attivo) e geografici (altitudinale e longitudinale) le stazioni, variamente ubicate nelle diverse regioni alpine, sono state distinte nelle seguenti tipologie: A) di valico, se poste in prossimità di valichi montani generalmente in quota, in località 3

4 di transito attivo concentrato (diurno e notturno); B) di versante, ovvero stazioni coincidenti con antichi roccoli o località di transito di media montagna; C) di fondovalle, situate in zone umide e ambienti cespugliati, spesso di bassa quota. Negli ultimi anni alla rete di monitoraggio è stata aggiunta una quarta tipologia individuata nelle stazioni di pianura poste in località a ridosso delle Prealpi, al fine di verificare l esistenza di differenze rispetto alla fascia alpina, e quindi di ampliare maggiormente il quadro conoscitivo complessivo della migrazione. Nella seguente tabella sono riportate le località distinte per le diverse tipologie che hanno contribuito al Progetto. Tabella 1. Elenco delle stazioni di inanellamento in valichi, versanti, fondovalle e pianure. Stazioni di valico: Stazioni di versante: Casera Doana (BL) La Tesa (UD) Passo del Mesole (VI) Sella Carnizza (UD) Passo del Brocon (TN) Bocca di Caset (TN) Giogo del Maniva (BS) Passo della Berga (BS) La Passata (BG) Passo di Spino (BS) Roccoli Zois (BG) Balboutet (TO) Carnino (CN) Colle dell Ortiga (CN) Pracatinat (TO) Prati del Vallone (CN) Campiani Pedrina (BS) Colle Gallo (BG) Costa Perla (LC) Roccolo Campiani (BS) Vajo Galina (VR) Stazioni di fondovalle: Bolle di Magadino (CH) Cà de la Pela (VR) Cascina Lodoletta (CO) Foci dell Avisio (TN) Isolino (VB) Lago di Caldaro (BZ) Stazioni di pianura: Capannelle (BG) La Vedetta (TO) Palude di San Genuario (VC) Lago di Candia (TO) Alcune considerazione sulle potenzialità del Progetto Alpi Una prima analisi generale dei risultati emersi dal Progetto è contenuta in una pubblicazione in fase di preparazione (Pedrini et al. 28), nella quale oltre alla presentazione dell insieme dei dati raccolti in quel periodo, sono sintetizzare le attività delle singole stazioni e i dati generali, su fenologia, stato fisiologico, composizione in età e biometrie generali delle specie maggiormente inanellate (N=49). In questa sede si richiamano alcuni esempi dei risultati emersi dalle elaborazioni più significative, al fine di consentire una valutazione delle potenzialità del Progetto. Analisi generali Al 26 il Progetto Alpi è giunto al suo decimo anno di attività superando la soglia dei 239. soggetti inanellati, appartenenti a ben 163 specie; un numero rilevante che testimonia il valore in termini di ricchezza di specie del versante alpino italiano durante la migrazione tardo estiva e autunnale (tab. 2, fig. 3). Fra le 4

5 specie inanellate dominano i Passeriformi e fra questi i migratori intrapaleartici che sono decisamente più comuni e caratterizzanti la comunità in transito, nella sua composizione numerica. Tabella 2. Prime dieci specie inanellate dal 1997 al 26 nell ambito del Progetto Alpi. Specie Inanellamenti (N) Fringuello Pettirosso Lucherino Regolo Balia nera Cincia mora Luì piccolo 8.48 Peppola Capinera 6.35 Frosone altre n catture n catture n specie n specie anni Figura 3. Numero delle catture e delle specie inanellate nell ambito del Progetto Alpi dal 1997 al 26. Una prima esemplificativa descrizione del transito alle diverse quote (fig. 4) conferma questa generale maggiore presenza di intrapaleartici rispetto ai migratori transahariani, componente che, salvo poche specie (la più numerosa la Balia nera; tab. 1), sembra sostanzialmente evitare l attraversamento della Catena alpina e mostrare una maggiore abbondanza alle medie e basse quota. Per i migratori intrapaleartici si evidenzia un incremento delle presenze in accordo con la quota anche se in parte legato ad una maggiore efficienza di cattura delle stazioni di valico soprattutto per quanto riguarda specie a transito gregario diurno come i Fringillidi. Un confronto di dettaglio fra le comunità delle singole stazioni e lo stato fisiologico (condizioni di grasso dei migratori) mettono in luce il ruolo delle zone umide di fondovalle per la sosta e la fase di reintegro energetico dei migratori, sottolineando quindi l importanza di tutelare questi ambienti anche ai fini della conservazione della biodiversità migratoria. 5

6 metri s.l.m. 2-7 migratori intrapaleartici migratori transahariani stanziali % 2% 4% 6% 8% 1% Figura 4. Percentuale del numero di soggetti inanellati per categoria fenologica. Tempi, modalità e strategie di attraversamento a livello specifico La banca dati del Progetto Alpi è rappresentata da una notevole mole di misure biometriche importanti oltre che per descrivere dimensionalmente i contingenti in transito e comprenderne l origine geografica; quest ultimo aspetto comprovato anche dalla più ovvia, ma numericamente limitata, analisi delle ricatture. I rilevamenti energetico-fisiologici (condizioni di grasso e muscolo) effettuati su ogni soggetto inanellato, uniti alla determinazione dell età consentono invece di acquisire informazioni sulle strategie interspecifiche adottate nell attraversare o evitare la barriera alpina. Così, ad esempio, la composizione per età dei contingenti migratori alle diverse quote, mette in evidenza situazioni fino ad oggi non note come l elevata percentuale di adulti per alcuni Fringillidi quali il Fringuello e il Frosone nelle stazioni di alta quota; mentre per molte altre specie (soprattutto insettivore e migratrici a lungo raggio) è stata riscontrata una certa selettività del fattore altitudinale nei confronti dei soggetti giovani rispetto agli adulti. A livello specifico l analisi dei dati relativi alle specie maggiormente inanellate consente di descrivere la fenologia del loro transito ossia l andamento nel tempo del flusso migratorio, e come questo vari di intensità negli anni e nelle diverse fasce altitudinali. Al riguardo alcune specie come il Fringuello, hanno mostrato una moderata variabilità dell intensità del transito nei vari anni e inoltre un flusso migratorio concentrato soprattutto nel mese di ottobre e nelle stazioni di valico. Per altre, sempre intrapaleartiche a migrazione diurna, 6

7 è stato invece evidenziato il carattere tipicamente invasivo. E il caso del Crociere, Fringillide dalla particolare modalità migratoria caratterizzata da annate d invasione seguite da lunghi periodi di assenza e da una stagionalità del flusso, con i primi movimenti precedenti la muta già in estate e un secondo transito più tardivo nel tardo autunno. Altra specie invasiva è la Cincia mora, migratore che alterna annate (con cadenza quasi triennale) caratterizzate da contingenti numericamente molto consistenti. Negli anni di maggior transito questo Paride ha registrato un anticipo del transito con un picco di presenze a settembre, caratterizzato da una forte componente di giovani dell anno, oltre a quello più tipico nella seconda metà di ottobre. Le vie percorse dai migratori L analisi di dettaglio delle frequenze di cattura all interno delle diverse stazioni che hanno operato in contemporanea, ha permesso di verificare l effettiva esistenza della rotta italoispanica ipotizzata nel passato. A tal fine sono stati analizzati i dati di cattura delle specie più rappresentative fra i migratori notturni, diurni, transahariani e intrapaleartici. La verifica statistica è stata effettuata attraverso una correlazione fra la data mediana di transito calcolata all interno di finestre temporali, specifiche per i migratori a corto e a lungo raggio, e la longitudine delle stazioni di inanellamento. In sintesi i risultati evidenziano la chiara tendenza di alcune specie a seguire col progredire della stagione la corrente italoispanica, procedendo da Est verso Ovest. E il caso della Balia nera, migratore transahariano tardo estivo comune a tutte le altitudini, che ha mostrato una significativa correlazione fra le date e la longitudine delle stazioni. Un ulteriore conferma di ciò deriverebbe dai dati biometrici e in particolare dal limitato gradiente longitudinale per i valori di terza remigante ossia da una ridotta variabilità dimensionale dei migratori catturati nelle diverse stazioni da oriente a occidente, spiegabile ipotizzando il transito lungo tutto il versante cisalpino di contingenti migratori appartenenti a popolazioni di una stessa provenienza (probabilmente orientale e nordorientale) e una limitata infiltrazione settentrionale, accentuata solo in occasione di venti occidentali contrari alla migrazione. Simili modalità di attraversamento sono state riscontrate anche nel Pettirosso, migratore notturno intrapaleartico abbondante a tutte le quote, il quale mostra un significativo ritardo nel transito dai settori alpini orientali a quelli occidentali e nessuna diversità dimensionale fra le popolazioni in transito. Altre specie ad analogo comportamento sono il Tordo bottaccio, lo Scricciolo e il Luì piccolo. Tra i migratori diurni evidenti conferme sono state riscontrate anche per alcuni Fringillidi, quali il Frosone e il Fringuello. Risultati diversi invece emergono per il Lucherino, migratore diurno intrapaleartico, che non ha mostrato invece differenze fenologiche significative procedendo da Est verso Ovest. Ciò si spiega con la tendenza dei contingenti in transito a utilizzare le Alpi come zona di svernamento e quindi, una volta giunti sulle Alpi, a non mostrare evidenti spostamenti entro le Alpi nel periodo indagato. Per questa specie i dati di ricattura invernali rilevano al più, 7

8 un tardivo spostamento verso le regioni più meridionali dell Italia peninsulare. Diverso il caso del Luì grosso, che non ha evidenziato un ritardo nel transito Est-Ovest mostrando inoltre un forte gradiente longitudinale per i valori di terza remigante. Per questa specie, come per Codirosso spazzacamino e Migliarino di palude, si è ipotizzata una provenienza anche settentrionale, verosimilmente attraverso le valli che si collegano ai versanti svizzeri confinanti con il Piemonte. Considerazioni sul Progetto standardizzati, contribuire fattivamente al monitoraggio dell avifauna migratrice, fornendo dati utili alle azioni di pianificazione e gestione ambientale, alla conservazione dei migratori e alla più complessiva documentazione del variare del fenomeno migratorio, anche in risposta ai cambiamenti globali in atto. Un concreto contributo che il nostro Paese può dare grazie all impegno dei molti inanellatori (ben 165), alla moltitudine di collaboratori di campo (oltre 6) e agli enti e amministrazioni locali che hanno in vario modo reso possibile l avvio e il buon funzionamento delle stazioni del Progetto Alpi. A tutti loro va il più vivo ringraziamento. L insieme dei dati e delle informazioni raccolte, qui brevemente ricordate, confermano la ricchezza specifica e l intensità numerica del fenomeno migratorio che percorre il versante italiano delle Alpi, dando valore ed importanza alla posizione geografica del versante alpino italiano nel più vasto contesto europeo della migrazione postriproduttiva. Le analisi specifiche oltre a descrivere le diverse strategie adottate dai migratori intrapaleartici e transahariani nel superare questa barriera geografica, hanno confermato nel loro insieme l esistenza della corrente italo-ispanica ipotizzata da A. Duse e permesso di individuare l esistenza di altre possibili vie più occidentali di attraversamento. Evidente quindi il significato di future azioni di conservazione diretta dei migratori e di tutela dei loro habitat di sosta e transito. A questo riguardo il Progetto Alpi si è dimostrato essere un importante modalità coordinata di rilevamento, grazie alla quale le stazioni operanti sulle Alpi (e non solo) possono, seguendo metodi Bibliografia Bendini L., Spina F., Bollettino dell attività di inanellamento, 3. Istituto Nazionale di Biologia della selvaggina Alessandro Ghigi, Bologna: 522 pp. Bruderer B., Winkler R., Vogelzug in den Schweizer Alpen. Angew Ornith., V (1): Bruderer B., Jenni L., Migration across the Alps. In E. Gwinner (ed.), Bird migration: Physiology and ecophysiology. Springer-Verlag, Berlin: Bruderer B., Vogelzugforschung im Bereich der Alpen Ornithologische Beobachter, 93: Duse A., L Osservatorio ornitologico del Garda. Bollettino di Zoologia, 1 (1) (feb. 193): Duse A., Risultati degli inanellamenti dell Osservatorio Ornitologico del Garda negli anni 1936, 1937, 1938, 1939, 194. Ric. Zool. Appl. Caccia XVI, Ist. zool. R. Univ. Bologna, p. 58. Liechti F., Bruderer B., Paproth H., Quantification of nocturnal bird migration by 8

9 moonwatching: comparison with radar and infrared observations. J. Field Ornithol., 66: Liechti F., Dieter P., Lardelli R., Bruderer B., Herbstliecher Vogelzug im Alpenraum nach Monbedaschtungen. Topographie und Wind beeinflussen den Zugverlauf. Ornithologische Beobachter, 93: Micheli A., Pedrini P., 2 - Prime ipotesi sulle rotte migratorie autunnali degli Uccelli in Trentino. Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 74 (1997): Pedrini P., Rossi F., Rizzolli F., Spina F., 28 - Le Alpi italiane quale barriera ecologica nel corso della migrazione post-riproduttiva attraverso l Europa. Risultati generali della prima fase del Progetto Alpi ( ). Biol. Cons. Fauna, 116: Toschi A., Sulla distribuzione delle Uccellande in Italia. Ric. di Zool. appl. Caccia, VII, Ist. zool. R. Univ. Bologna: 32 pp. Toschi A., La migrazione degli uccelli. Suppl. Ric. di Zool. appl. Caccia, Tip. Editr. Compositori, Bologna: 292 pp. 9

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