La libertà religiosa nella Costituzione

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1 Rivista di Studi Politici - S. Pio V 17 Focus Giuseppe Tesauro La libertà religiosa nella Costituzione Per comprendere il modo in cui la libertà religiosa è intesa e garantita nell ordinamento italiano, occorre innanzitutto ricordare che essa si inserisce nel quadro di un ordinamento costituzionale che trova il suo fulcro nel riconoscimento e nella tutela dei diritti dell uomo, che costituiscono ad un tempo il fondamento e la finalità dell ordinamento statale. La libertà di religione trova tutela in più norme della Costituzione repubblicana, variamente coordinate tra loro (artt ). Alcune delle richiamate norme (artt ) riguardano la dimensione istituzionale e collettiva dell esercizio della libertà religiosa, mentre l art. 19 riguarda la sua dimensione individuale. Ad essi vanno affiancati gli artt. 2 e 3 della Costituzione che, consacrando il principio personalista e il divieto di discriminazione per motivi religiosi, completano e danno vigore al quadro delle garanzie previste dal Costituente a protezione della libertà di religione e di coscienza. Occorre, subito, segnalare che le due dimensioni della libertà in esame sono, nella prospettiva costituzionale, strettamente correlate. Con riguardo alla dimensione collettiva della libertà religiosa, gli artt. 7 e 8 (e 20), nella parte in cui riconoscono, ad un tempo, il carattere indipendente e sovrano, nel suo ordine, della Chiesa cattolica (art. 7, comma 1 ) e proclamano l autonomia, istituzionale e normativa, delle confessioni diverse da quella cattolica (art. 8, comma 2 ), esprimono il principio di laicità dello Stato, collocandolo tra i principi supremi dell ordinamento costituzionale, il quale, se-

2 18 Anno XXVI - Ottobre/Dicembre 2014 condo la Corte costituzionale, non implica indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma comporta una garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale e si pone al servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini (sent. n. 203 del 1989), in linea con il pluralismo dei valori e degli interessi accolto nella tavola dei valori condivisi che è la carta costituzionale. In questa prospettiva la Corte costituzionale è intervenuta più volte a dichiarare l illegittimità costituzionale di leggi contenenti limitazioni e discriminazioni nei confronti di confessioni religiose che non avessero stipulato intese con lo Stato (C. cost. 195/1993), in materia di giuramento con formule religiose (C. cost. 149/1995 e 334/1996), in materia penale (C. cost. 329/1997, 327/2002 e C. cost. 440/1995 sul reato di bestemmia), al fine di colpire ogni discriminazione delle confessioni religiose in contrasto con le norme costituzionali che ne riconoscono l uguaglianza tendenziale. Con riguardo, poi, alla dimensione individuale della libertà religiosa, la Corte, identificando il legame tra il sentimento religioso ed il processo più generale di maturazione della persona, ha declinato la libertà del singolo come diritto di libertà di coscienza in relazione alla dimensione religiosa dello spirito, fino a qualificarla come aspetto rilevante della dignità della persona. La premessa è che la libertà di religione va ricondotta all insieme dei diritti inviolabili della persona di cui all art. 2. Il suo esercizio concorre, insieme ad altri fattori, al pieno sviluppo della persona umana (obiettivo sancito dall art. 3) ed al progresso spirituale della società (art. 4). In tal modo la libertà di religione riguarda tutti, credenti e non credenti. D altra parte, nella Costituzione la libertà di religione è compresa nella dinamica sociale primaria, riconosciuta e rispettata dai pubblici poteri, senza alcuna pretesa d ingerenza. È così che il compimento di atti appartenenti alla sfera della religione, quale che sia, non può essere oggetto di prescrizioni e soprattutto di limitazioni, che non avrebbero fondamento costituzionale. In una sentenza del

3 Rivista di Studi Politici - S. Pio V (n. 467) leggiamo che qualunque atto di significato religioso è una manifestazione di libertà, che, come tale, non può essere, non importa se in modo coerente o contrastante rispetto alla coscienza religiosa individuale, limitata o negata. Ed invero la coscienza individuale emerge in Costituzione come un principio cardine del tema delle libertà fondamentali ed offre molteplici potenzialità ai diritti inviolabili del singolo nella vita di relazione. Ne consegue che la tutela costituzionale va misurata sulla necessità che le libertà e i diritti dei singoli non risultino irragionevolmente compressi con vincoli o limiti imposti senza specifico fondamento costituzionale. E ciò ad ulteriore conferma del legame della coscienza individuale, e con essa della libertà di religione, con la dignità della persona ai fini della tutela predisposta dall ordinamento. Nell art. 19 sono espressamente menzionati, quali espressioni e specificazioni della libertà religiosa, il diritto di professare una fede religiosa, quello di farne propaganda e quello di farne culto, mentre al contrario delle costituzioni di altri Paesi non sono citate la libertà di coscienza e quella di avere una fede: quest ultima, comunque, è ricompresa nella libertà di professione del proprio credo, che implica la facoltà di formarsi un convincimento interiore e quella di aderire ad una dottrina religiosa, mentre la prima (da cui può derivare la pretesa all obiezione di coscienza) è tutelata, comunque in modo non illimitato e incondizionato, da un insieme di elementi normativi (ricavati da una lettura sistematica degli artt e 21 Cost.), convergenti nella configurazione unitaria di un principio di protezione dei cosiddetti diritti della coscienza (sent. n. 43 del 1997). Il primato della coscienza non è peraltro assoluto, sì che se anche in alcuni casi giustifica l esenzione dall assolvimento di pubblici doveri pur qualificati come inderogabili (si pensi all obiezione di coscienza), la sua protezione può non essere senza limiti. È compito del legislatore fissare il punto di equilibrio tra la coscienza individuale e le facoltà che essa reclama, da un lato, e i doveri di solidarietà politica e sociale che la Costituzione impone, dall altro (sent. 43/97).

4 20 Anno XXVI - Ottobre/Dicembre 2014 Tutto ciò si inserisce in un contesto ordinamentale ispirato, come si è detto, al principio della laicità dello Stato. È nell ambito di questo principio che si è ritenuto che l insegnamento della religione cattolica possa essere effettuato facendo leva, da una parte, sulla valenza formativa della cultura religiosa, alla quale fa capo non più una determinata religione, ma il pluralismo religioso della società civile; dall altro, sull annessione dei principi del cattolicesimo al patrimonio storico del popolo italiano. È questo che esprime l attitudine laica dello Stato-comunità, che si pone al servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa del corpo sociale. Ed è precisamente per questo che, tanto per scendere sul concreto, non ci può essere un obbligo a scegliere tra insegnamento della religione cattolica e altra disciplina: l esercizio di un diritto di libertà costituzionalmente rilevante non si può ridurre ad una opzione tra discipline scolastiche equivalenti nell orario delle lezioni. Peraltro, il fondamento della laicità o non confessionalità dello Stato risiede nella distinzione dell ordine delle questioni civili da quello dell esperienza religiosa. Tanto che la Costituzione non si limita a garantire i singoli, ma attribuisce rilievo ai gruppi confessionali, senza tuttavia ricorrere al supporto di obbligazioni di ordine religioso per rafforzare l efficacia dei propri precetti. L uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di religione impone la pari dignità e protezione della coscienza di tutte le persone che si riconoscono in una fede, indipendentemente dalle confessioni di appartenenza; e ferma naturalmente la possibilità di regolare in modo differenziato i rapporti con la Chiesa cattolica e con confessioni religiose diverse. In questo contesto si inserisce anche l eliminazione del vilipendio alla sola religione cattolica, così come la minore gravità del turbamento di funzioni religiose diverse da quella cattolica e la maggiore severità del vilipendio ai professanti e ai ministri del culto cattolico. Nello stesso contesto del principio di laicità dello Stato si colloca la decisione del Consiglio di Stato sulla legittimità dell esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Il giudice amministrativo ha

5 Rivista di Studi Politici - S. Pio V 21 infatti escluso che si tratti solo di un oggetto di culto, sottolineandone invece l idoneità ad esprimere l elevato fondamento di valori civili (tolleranza, rispetto reciproco, centralità della persona e dei suoi diritti) che hanno sì una valenza religiosa, ma che sono poi i valori in cui articola il principio della laicità dello Stato nell attuale ordinamento giuridico. Ecco, questo in parole poche e povere ciò che, nella lettura della Corte, ci dice la Costituzione di alcuni profili della libertà religiosa.

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