UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari Corso: Valorizzazione e tutela dell ambiente e del territorio montano Aggiornamento degli aspetti produttivi della Foresta Regionale Val Gerola nell ambito del Piano di Assestamento Semplificato delle Foreste di Lombardia Anno Accademico 2012/2013 Studente Stefano Portovenero, Tirano (SO) matricola Relatore Prof. Gianfranco Gregorini Correlatore Dott. Italo Buzzetti - ERSAF 1

2 INDICE 1. Introduzione generale Premessa sul tema d indagine Finalità e fasi del lavoro L assestamento forestale Il ruolo multifunzionale dell assestamento I Piani di Assestamento Forestale La superficie forestale e la produzione legnosa in Italia e in Lombardia 8 3. Gestione delle foreste di Lombardia ERSAF e le Foreste di Lombardia Il piano di assestamento forestale semplificato Le macroparticelle Inquadramento territoriale Le Foreste Regionali del territorio valtellinese La Foresta Regionale Val Gerola Alpe Culino, macroparticella 33 VG Dosso Cavallo, macroparticella 35 VG Rilevamento dei dati Aspetti metodologici Area di indagine Macroparticella 33 VG Macroparticella 35 VG Rilevamento relascopico Rilevamento degli incrementi Rilevamento delle altezze Elaborazione dei dati Spiegazione dei calcoli e delle scelte fatte Formula di Bitterlich Area basimetrica Sistemi di tariffe e calcolo del volume Curva ipsometrica e scelta della tariffa Incremento % e corrente Determinazione della ripresa Risultati dei campionamenti relascopici Macroparticella 33 VG Macroparticella 35 VG Incrementi Macroparticella 33 VG Macroparticella 35 VG 74 2

3 6.4 Riprese Macroparticella 33 VG Macroparticella 35 VG Confronto con i dati pregressi Proiezione dei dati pregressi Criticità evidenziate Proposte di intervento Adeguamento dei rilievi Risultati dei campionamenti relascopici Incrementi Riprese Interventi possibili Conclusioni. 91 Allegato: fogli di campo delle aree di campionamento (con fotografie del bosco) Bibliografia 103 3

4 1.1 Premessa sul tema d indagine 1. INTRODUZIONE Il presente elaborato di laurea triennale non è semplicemente il punto di arrivo della mia esperienza universitaria presso il corso triennale di Valorizzazione e tutela dell ambiente e del territorio montano di Edolo (BS), ma è il risultato del crescente interesse e della passione che in questi anni ho potuto accumulare nei confronti dei vari aspetti che riguardano la montagna e in particolare l ambiente forestale. Infatti, sono stati soprattutto gli insegnamenti di assestamento forestale e selvicoltura generale a suscitare in me grande curiosità, essendo tematiche di cui possedevo una scarsa conoscenza e a cui per la prima volta mi sono approcciato, anche attraverso attività didattiche sperimentali in bosco che hanno contribuito a stimolarmi ad approfondire questo argomento. Perciò ho cercato un tirocinio che mi desse la possibilità di mettere in pratica le conoscenze assimilate nei miei studi, in particolare proprio quelli forestali; lo stage presso l Unità Operativa Gestione Sostenibile dei Sistemi Forestali e Naturali di Morbegno (SO) dell ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste -, ha risposto perfettamente alle mie esigenze, dandomi l opportunità di occuparmi direttamente di attività lavorative riguardanti la gestione della produttività del prezioso patrimonio forestale della Regione, facendomi acquisire conoscenze più specifiche nell ambito della pianificazione forestale. E stata l occasione per interfacciarmi, per la prima volta, con il personale competente e professionale di un ufficio lavorativo come quello di ERSAF, che opera a stretto contatto con il territorio, cercando di salvaguardarlo e valorizzarlo. Mi sono stati forniti tutti i mezzi necessari per poter compiere il mio lavoro in maniera ottimale, dai software per l elaborazione cartografica (Quantum GIS 1.8), agli strumenti da utilizzare nelle attività di rilievo in bosco. Ho avuto la possibilità di avere tra le mani dei piani di assestamento forestale, analizzandone la struttura, le previsioni e gli obiettivi, ed evidenziandone le possibili criticità. Di grande importanza sono state le uscite e i rilievi sul campo, in quanto ho potuto svolgere le attività proprie di un forestale, dalle martellate ai cavallettamenti relascopici; queste, oltre a farmi conoscere la realtà territoriale della Val Gerola, situata nello splendido contesto geografico delle Orobie valtellinesi, mi hanno permesso di comprendere l applicazione delle varie tecniche finalizzate allo sfruttamento della risorsa naturale ed al raggiungimento della continuità del sistema produttivo bosco, nelle sue varie attitudini e potenzialità. Grazie a questo elaborato ho potuto svolgere un collegamento diretto tra teoria e pratica, elaborando i dati raccolti durante i rilievi, attraverso l applicazione dei criteri e dei metodi assestamentali, attuando delle precise scelte tra le varie alternative possibili. Essendo la prima volta in cui mi sono cimentato in questo tipo di calcoli, molteplici sono state le problematiche riscontrate e decisivi sono stati il costante supporto e i consigli che, le diverse figure professionali con cui mi sono rapportato, mi hanno dato nelle varie fasi di esecuzione del lavoro. Essendo stata un esperienza molto positiva e avendo acquisito grande interesse verso queste tematiche, la volontà è quella di approfondirle ulteriormente con i successivi studi di laurea specialistica; nel frattempo quest estate ho avuto la possibilità di svolgere le medesime attività di rilievo realizzate durante il tirocinio, grazie a un opportunità di lavoro avuta tramite un libero professionista, offrendomi la possibilità di ottenere maggiore esperienza nell ambito forestale. 4

5 1.2 Finalità e fasi del lavoro L attività di tirocinio, come completamento del mio percorso di studio, è stata svolta presso l Unità Operativa Gestione Sostenibile dei Sistemi Forestali e Naturali di Morbegno (SO) dell ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste -, nei periodi dall 01/08/2012 al 15/11/2012 e dal 15/05/2013 al 15/07/2013, per una durata di 5 mesi e mezzo. Il tirocinio si prefigge come scopo principale la revisione del Piano di Assestamento Forestale Semplificato (PAFS) delle proprietà silvo-pastorali di Regione Lombardia, che rappresenta un sistema innovativo di pianificazione forestale, predisposto nel 2009 da ERSAF; tale strumento, tuttavia, ha ravvisato alcune criticità e la sua revisione, al fine di aggiornarlo, si è resa necessaria. Il lavoro svolto presso ERSAF in questi mesi, infatti, ha come finalità la verifica della correttezza e dell attualità dei dati presenti nel piano, con particolare attenzione a quelli riguardanti le foreste demaniali del territorio valtellinese: Val Gerola, Val Masino e Val Lesina. L attenzione è stata riposta sugli aspetti produttivi di tali foreste, attraverso una prima fase di rilevazione delle caratteristiche più salienti dei boschi, di analisi dei principali parametri assestamentali, quali cubature, incrementi e riprese e di valutazione degli interventi di gestione forestale stabiliti dal piano; pertanto la ricerca si è basata innanzitutto sull approfondimento del PAFS nelle sue varie componenti, comparando le informazioni raccolte con i dati previsti nei Piani di Assestamento Forestale preesistenti, cercando di comprendere quali siano state le scelte fatte nella stesura del PAFS. Un attenta analisi valutativa sulle attitudini e sulla produttività dei vari compartimenti forestali appartenenti al Demanio Regionale gestito dall ufficio di Morbegno, mi ha portato a definire, insieme al personale ERSAF, l area su cui unire gli sforzi, individuandola all interno della Foresta di Val Gerola, nei complessi dell Alpe Culino e del Dosso Cavallo. Tale scelta è dovuta alla volontà di concentrarsi in boschi facilmente accessibili e con una spiccata predisposizione all utilizzazione, per la presenza di popolamenti particolarmente maturi, che necessitano di essere sfoltiti, nel rispetto dei vincoli di natura ecologica, selvicolturale, economica e sociale. Mi sono concentrato, quindi, sulle macroparticelle, le unità tecniche di gestione e pianificazione del PAFS, con funzione produttiva, della foresta Val Gerola. Confrontando il particellare, i dati dendrometrici e assestamentali, presenti nel PAFS, con quelli del Piano di Assestamento Forestale ordinario della Foresta Regionale di Val Gerola, con validità dal 2008 al 2022, ho potuto ravvisare che i vari interventi di pianificazione previsti dal Piano ordinario si basano su dei dati raccolti in rilievi effettuati nel 1995; nella stesura del PAFS sono stati utilizzati gli stessi dati, svolgendo una scelta molto discutibile, poiché appare evidente come, nell arco di diciotto anni, un bosco possa evolversi dal punto di vista strutturale e incrementare notevolmente la sua consistenza provvigionale. Al fine di mettere a disposizione di ERSAF delle indicazioni e dei dati aggiornati, almeno per quanto riguarda le macroparticelle ad attitudine prevalentemente produttiva della Val Gerola, il mio lavoro ha consistito proprio in attività di misurazione in campo, ovvero in rilievi relascopici diametrici e rilievi di incrementi e altezze. Una volta identificate in modo puntuale le aree di taglio, in base all omogeneità e all accessibilità del bosco, i dati raccolti sono stati elaborati con lo scopo di attualizzare i parametri dendro-crono-auxometrici, quali provvigioni, incrementi e riprese. 5

6 Attraverso al presente elaborato verranno analizzati i nuovi dati rilevati con quelli preesistenti, così da valutare eventuali modifiche o integrazioni da apportare al PAFS, in particolare per quanto riguarda l approccio gestionale delle aree produttive e gli interventi selvicolturali di taglio; verranno, quindi, evidenziate in tal modo le varie criticità emerse in uno strumento innovativo come il PAFS, di cui deve essere garantita la massima efficacia applicativa. 2. L ASSESTAMENTO FORESTALE 2.1 Il ruolo multifunzionale dell assestamento L approccio multifunzionale alla gestione e pianificazione delle foreste appare sicuramente il più adatto a garantire sia la salvaguardia degli ambienti forestali, sia la loro utilizzazione a scopi economici, con lo scopo di valorizzare il sistema bosco, rendendolo partecipe allo sviluppo rurale della montagna. Tale approccio deve basarsi su una conoscenza approfondita dell ecosistema in cui si dovrà intervenire, da un punto di vista ecologico-vegetazionale, correlandola ad un altrettanta approfondita ricerca sullo stato del soprassuolo e sull effettive esigenze economiche-sociali locali e generali. Solo in questo modo sarà possibile determinare le potenzialità e la vocazione funzionale di un popolamento forestale, cercando sempre di conservare l equilibrio tra il bosco e l ambiente ecologico che lo ospita. Attualmente sono riconosciute alla foresta utilità di diversa natura, affiancando all utilizzazione e alla trasformazione dei prodotti legnosi dei boschi da reddito, le funzioni di utilità pubblica, quali protettiva, turistica-ricreativa, ambientale-naturalistica, scientifico-educativa. Una gestione multifunzionale della foresta, se effettuata con lo scopo di migliorare e incrementare le risorse boschive rendendole durevoli nel tempo, può portare a molteplici benefici; i vantaggi economico-sociali sono evidenti, poichè un bosco, ben conservato e accessibile in maniera più agevole, è sicuramente frequentato con maggiore frequenza dagli escursionisti, aumentando, di conseguenza, la fruizione dei servizi forniti da alpeggi e rifugi. E fondamentale che questo sia una forma di turismo sostenibile, che non rechi problemi all ambiente naturale, un turismo da gestire in modo compatibile così da limitare i disturbi antropici, magari avviando varie iniziative e percorsi di educazione ambientale, in particolare per i più giovani. Per quanto riguarda le utilizzazioni boschive, se effettuate con razionalità e nel rispetto dei principi assestamentali, sono ben lontane dalle devastazioni forestali che in passato hanno denudato molte aree delle nostre montagne, per molteplici cause storiche e socioeconomiche. Il taglio boschivo andrebbe visto come qualcosa di positivo, perché oltre a portare a dei vantaggi economici, creando una vera cultura del legno e posti di lavoro in aree rurali, di per sè disagiate, contribuisce a mantenere il bosco controllato e in uno stato di sanità; nell immediato viene creata una frattura nel ciclo di vita del bosco ma, se il prelievo legnoso è compatibile con la capacità di autogenerazione dell ecosistema, le piante tagliate verranno presto sostituite dalla rinnovazione, senza dover intervenire con rimboschimenti artificiali. L assestamento forestale è una disciplina che comprende un insieme di operazioni e tecniche che consentono di mantenere un bosco efficiente nel tempo; essa insegna come organizzare la produzione forestale, con determinati fini o intenti, fornendo una produzione annua costante e possibilmente massima di beni e servizi. 6

7 Deve essere riconosciuto il ruolo primario svolto dall assestamento forestale, poiché, data l importanza e, in molti casi, l insostituibilità degli ecosistemi forestali, è indispensabile che venga riconosciuta pure la necessità di una loro cura e gestione razionale, attraverso a un programma a lunga scadenza proprio dell assestamento, che va oltre alle semplici cure selvicolturali. L uomo ha bisogno delle risorse forestali oggi e ne avrà bisogno anche in futuro; l assestamento forestale, accompagnandosi alla geografia, alla biologia e alla fisiologia della foresta, offre la garanzia del soddisfacimento perpetuo di tale esigenza elementare, mantenendo comunque un aspetto elastico e multiforme, lontano da modelli eccessivamente rigidi e teorici. Così vengono definiti gli obiettivi dell assestamento forestale da Mazzei L., nel testo Nuove metodologie nella elaborazione dei piani di assestamento dei boschi, 1986: L assestamento forestale si prefigge soprattutto di conservare le risorse boschive, di migliorarle e di raggiungere la perpetuità e la costanza delle utilità che da esse derivano ai proprietari ed alla collettività. In tale sua accezione generale, l assestamento non risulta solo proteso ad incrementare la produzione legnosa ed il reddito dell azienda forestale, bensì anche a migliorare qualsiasi tipo di funzione prevalente o esclusiva che venga razionalmente assegnata ad un determinato bosco o ad una sua parte. 2.2 I Piani di Assestamento Forestale (PAF) Lo strumento di pianificazione a livello locale delle foreste, attraverso al quale si esprimono i principi dell assestamento forestale, sono i Piani di Assestamento Forestale (PAF). Essi studiano il bosco nelle sue caratteristiche biologiche-funzionali, per definire gli interventi di utilizzazione e miglioramento forestale, in relazione alla massa legnosa presente e al suo ritmo di crescita. Redigere un Piano significa dettare i criteri e le norme, di natura tecnica ed economica, da porre in atto per conservare, accrescere, migliorare e poi trasformare la produzione forestale. Gli obiettivi devono essere raggiunti tenendo conto del contesto socio-economico in cui si opera, delle esigenze sociali e di condizioni minime di sostenibilità economica. Il PAF programma interventi specifici quali: progetti di taglio; progetti di rimboschimento; progetti di miglioramento colturale e della viabilità silvo-pastorale; miglioramenti colturali ai fini faunistici; piani di miglioramento degli alpeggi. Coopera insieme ad altri piani territoriali, inerenti al settore ambientale, come Agenda 2000 (UE), il Piano di Sviluppo Rurale (regioni), piani territoriali di coordinamento provinciale, Piani di Indirizzo Forestale (comunità montane, province, enti locali), Piani di Governo del Territorio (comuni). In Italia il legislatore ha riconosciuto l importanza dell assestamento, rendendo obbligatoria la redazione dei PAF per i boschi di proprietà dei Comuni e degli Enti, assegnandogli un ruolo essenziale nella tutela idrogeologica del territorio. L assestamento fa, quindi, da ponte tra la politica forestale e la pianificazione territoriale da un lato e la gestione selvicolturale ed economica delle singole aziende forestali dall altro, portando verso una programmazione coordinata dell attività 7

8 silvo-pastorale-ricreativa su vaste superfici (Nuove metodologie nella elaborazione dei piani di assestamento dei boschi). Un PAF è caratterizzato dalla seguente struttura: relazione tecnica illustrativa: consiste in un analisi di tipo territoriale, sia generale che in dettaglio, sulle caratteristiche della proprietà assestata (bosco, pascolo, incolto, viabilità, infrastrutture), comprese tutte le motivazioni che stanno alla base delle scelte assestamentali (compartimentazione, modalità rilievi, scelte di piano, interventi, ); dati assestamentali: insieme di tabelle che descrivono le caratteristiche più salienti delle proprietà, il piano dei tagli e delle migliorie, esplicitando i dati grezzi e la loro elaborazione, oltre alle varie informazioni derivate; elaborati cartografici: mappa catastale (1 : ), carta xilografica o assestamentale (1 : ), carta xilografica (1 : ), carta della viabilità e dei miglioramenti (1 : ), carte tematiche non richieste per arricchire il lavoro (geolitologica, pedologica, tipologie forestali, 1 : 5.000); regolamento di applicazione del piano: contenuto nella relazione tecnica illustrativa come allegato, è un riassunto normativo finale in cui vengono richiamate per articoli le disposizioni previste dal piano. I Piani di Assestamento Forestale: possono essere redatti solo da Dottori Forestali o da Dottori Agronomi; hanno validità di 10/15 anni; sono approvati, diventando norma di legge, dagli Enti territoriali con competenze forestali; possono modificare, integrare o sostituire le Prescrizioni di Massima (Reg. Regionale n 1/1993, Prescrizioni di massima) e le Norme di Polizia Forestale della zona. La Regione Lombardia ha da sempre dato un forte impulso alla stesura dei Piani di Assestamento Forestale, nella convinzione che questo strumento fosse indispensabile per gestire e valorizzare i più importanti complessi boscati. Nel 1990, per uniformare le modalità di redazione di questi strumenti per la gestione programmata dei boschi, la Giunta regionale ha approvato gli attuali "Criteri per la compilazione dei Piani di Assestamento Forestale" con d.g.r del 21 marzo 1990, in cui vengono descritte le linee guida da seguire nella stesura di un PAF. In Lombardia, al 2010, la superficie boscata con PAF vigente, è di ettari, pari al 24,86% del bosco regionale (Rapporto sullo stato delle Foreste in Lombardia); in Provincia di Sondrio il 31% dei boschi ha un PAF vigente, rispetto al 46% della Provincia di Brescia, provincia con il primato in questa statistica. 2.3 La superficie forestale e la produzione legnosa in Italia e in Lombardia Secondo il Rapporto FAO sulle Risorse Forestali Mondiali del 2005 (FRA 2005), la superficie forestale italiana è pari a 9,98 milioni di ettari, ovvero un terzo del territorio nazionale e il 5% della superficie forestale totale europea; è un dato più che raddoppiato negli ultimi 50 anni. Inoltre è in graduale espansione, ad un ritmo di circa ettari l anno, dovuto soprattutto al progressivo abbandono dell agricoltura, in particolare nei territori montani, e alla ricolonizzazione naturale di pascoli e terreni coltivati da parte delle foreste. Secondo un elaborazione dell ISPRA - Istituto 8

9 Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale basata su dei dati del Corpo Forestale dello Stato, dal 1985 al 2010 la superficie forestale italiana è aumentata quasi del 26 %. La provvigione legnosa calcolata in Italia è di circa 1,4 miliardi di metri cubi, con un incremento legnoso annuo di 30 milioni di metri cubi. Le utilizzazioni legnose ammontano a circa 10 milioni di metri cubi all anno e di esse più del 60% è rappresentato dalla legna da ardere, proveniente in gran parte da boschi cedui. La situazione in Lombardia segue lo stesso andamento nazionale. La superficie boscata, al 31 dicembre 2010 (Rapporto sullo stato delle Foreste in Lombardia) è stimata in ettari, pari al 25,9% della superficie totale regionale, ed è in crescita di ha rispetto alla stima del precedente anno. Figura 1: percentuale di territorio coperto da boschi, per provincia, in Lombardia (fonte: ERSAF) In Provincia di Sondrio, dove è presente il 18,5 % della superficie boscata regionale, gli ettari di bosco sono stimati a , e coprono il 36 % del territorio provinciale. Nella tabella 1 si può vedere il dato riguardante le utilizzazioni legnose forestali in Lombardia: secondo i dati registrati dall ISTAT, ammontano a metri cubi nel 2011, rispetto a metri cubi del 2001, con un aumento in 10 anni di metri cubi pari a un incremento di circa il 4 %. Tabella 1 - Utilizzazioni legnose forestali per tipo di bosco e per destinazione (in metri cubi). Dettaglio per Provincia - Anno ISTAT 2011 Legname da lavoro Conifere Legname per uso energetico Utilizzazioni in foresta Perdite di lavorazione in foresta Legname da lavoro Legname per uso energetico Perdite di lavorazione in foresta Province Lombardia Varese Como Sondrio Milano Bergamo Brescia Pavia Cremona Mantova Lecco Lodi Monza e della Brianza Totale Lombardia TOTALE = Latifoglie 9

10 La massa legnosa presente nei boschi lombardi consiste in circa 110 milioni di metri cubi, con un incremento annuo di 3 milioni di metri cubi; considerando che annualmente vengono prelevati circa 0,55 milioni di metri cubi di legname, pari al 18 % della crescita annua, potremmo affermare che la quantità di metri cubi da tagliare potrebbe tranquillamente aumentare senza creare grossi problemi alle nostre foreste. Il continuo espandersi della superficie forestale, seppur da verificare confermato a livello locale, può ampliamente giustificare la scelta, da parte dell assestatore, di pianificare interventi di taglio che prevedano quantità maggiori, rispetto al passato, di massa legnosa da prelevare; ciò deve essere fatto, chiaramente, cercando di adeguarsi alle effettive esigenze del contesto socio-economico locale e evitando di sconvolgere l ecosistema forestale, applicando i principi della selvicoltura naturalistica, che permettono di salvaguardare la biodiversità floristica e faunistica. Come si può vedere dai dati sopra riportati, la tendenza attuale è diretta proprio in quest ottica. 3. GESTIONE DELLE FORESTE DI LOMBARDIA 3.1 ERSAF e le Foreste di Lombardia ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all Agricoltura e alle Foreste - è un ente del Sistema Regionale della Lombardia nato nel 2002 dalla fusione di 5 enti strumentali di Regione Lombardia con vocazione agricola e forestale, sparsi in tutto il territorio lombardo; l attività dell ente è volta a: supportare la Giunta Regionale nella realizzazione degli obiettivi di governo contenuti nel PRS - Programma Regionale di Sviluppo in un ottica di trasversalità, multifunzionalità ed integrazione; offrire servizi tecnici e certificati al settore agricolo e forestale pubblico e privato; affiancare la Direzione generale Agricoltura nello svolgimento delle attività operative. In particolare ERSAF si occupa dei seguenti settori : - supporto al governo regionale per la programmazione e l attuazione delle politiche agricole e forestali, di pianificazione territoriale, di tutela delle risorse non rinnovabili attraverso azioni di monitoraggio, gestione e manutenzione banche dati; - consulenze tecnico scientifiche sulle principali tematiche legate allo sviluppo del territorio montano e al miglioramento della capacità di governance dei diversi soggetti istituzionali presenti in ambito montano; - sostegno allo sviluppo delle filiere strategiche agricole e agroalimentari per il rafforzamento della competitività aziendale in campo vitivinicolo, lattiero-caseario e bioenergetico, sostegno agli enti territoriali nella promozione di strategie di sviluppo capaci di valorizzare e implementare le risorse locali con nuove capacità e competenze; - valorizzazione e promozione dei prodotti agroalimentari lombardi, dell agricoltura e educazione alimentare dei consumatori; - gestione e valorizzazione del patrimonio agroforestale di Regione Lombardia; 10

11 - tutela e miglioramento tecnico gestionale del patrimonio boschivo e agroforestale, delle riserve naturali e della biodiversità; - promozione dell uso multifunzionale del territorio rurale e riqualificazione ambientale anche attraverso la diversificazione produttiva e la valorizzazione delle produzioni agroforestali non alimentari; - attività di Servizio Fitosanitario Regionale e gestione del Servizio agrometeorologico Regionale. ERSAF si occupa della gestione, tutela e valorizzazione delle Foreste di Lombardia, di oltre ettari di boschi e pascoli di proprietà della Regione, sui 600mila ettari di boschi e foreste che coprono quasi un quarto della superficie territoriale regionale. Un importante patrimonio costituito da 20 complessi forestali e 34 alpeggi, certificato secondo gli schemi internazionali e tutelato anche a livello europeo, grazie all istituzione di alcuni siti di Rete Natura La gestione di questo prezioso patrimonio ha come scopo non soltanto lo sviluppo economico grazie alle realtà produttive agro-forestali, ma, attraverso attività pianificatorie, politiche specifiche e programmi strategici, aumentare il livello di conoscenza da parte dell opinione pubblica sul valore del bosco in generale e in particolare sulle foreste regionali, sul loro ruolo e la loro storia, promuovendo un turismo sostenibile e consapevole. Un esempio è il progetto realizzato da ERSAF Foreste da vivere, il quale promuove e valorizza le foreste regionali attraverso l organizzazione di escursioni guidate, degustazione di prodotti tipici, concerti, attività di didattica ambientale e altro ancora. Le Foreste di Lombardia si sono formate nel corso dei secoli, in base ad acquisizioni degli Ordini Monastici, della Repubblica di Venezia, dello Stato dei Grigioni, dell'impero Austro-Ungarico, del Regno e della Repubblica Italiana. Il patrimonio silvo-pastorale regionale deriva prevalentemente dallo storico Demanio Forestale Statale, gestito fino al 1974 (e in parte fino al 1978) dall ex- Azienda di Stato delle Foreste Demaniali, successivamente dalla Regione tramite gli Ispettorati Ripartimentali delle Foreste del Corpo Forestale dello Stato e infine (1980) dall ex-azienda Regionale delle Foreste, confluita nel 2002 (ai sensi della L.R. 3/02, oltre che della L.R. 31/08, testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale) nell ERSAF, attuale Ente gestore. Figura 2: Localizzazione delle Foreste di Lombardia 11

12 Si tratta di un patrimonio di 20 complessi silvopastorali dislocati in 6 provincie (Brescia, Mantova, Bergamo, Lecco, Como e Sondrio) e 13 Comunità Montane, che raggiunge la superficie complessiva di ha ,164 così suddivisa : FDL Superficie (ha) 1 Superficie Altre superfici (ha) boscata (ha) 2 1 Azzaredo Casù (BG) 113,760 37,115 76,645 2 Gardesana Occidentale (BS) 11057, , ,49 3 Val Grigna (BS) 2847, , ,163 4 Alpe Vaia (BS) 727, , ,073 5 Anfo Val Caffaro (BS) 726, ,397 39,255 6 Val di Scalve (BS) 630, ,855 62,969 7 Legnoli (BS) 347, ,549 27,997 8 Corni di Canzo (CO) 450, ,28 35,993 9 Valsolda (CO) 318, , , Monte Generoso (CO) 232, ,693 7, Valle Intelvi (CO) 81,854 64,669 17, Resegone (LC - BG) 690, , , Foppabona (LC - BG) 185,493 67, , Val Masino (SO) 2945, , , Val Lesina (SO) 992, , , Val Gerola (SO) 579, , , Alpe Boron (SO) 8,705 1,506 7, Carpaneta (MN) 69,452 40,818 28, Isola Boschina (MN) 37,027 33,451 3, Valle del Freddo (BG) 26,452 20,543 5,909 TOTALE , , ,467 Tabella 2: Consistenza delle superfici delle Foreste di Lombardia Nell ambito delle Foreste Regionali sono poi incluse: 3 Riserve Naturali la cui gestione è affidata ad ERSAF (Sasso Malascarpa, Isola Boschina, Val Solda); 2 Riserve Naturali la cui gestione non è affidata ad ERSAF (Val di Mello, Valle del Freddo); 17 ZPS; 10 SIC; 1 area Wilderness in Val di Vesta nella Foresta Gardesana Occidentale. Si segnala inoltre che nell ambito della convenzione con la DG Qualità dell Ambiente, ERSAF ha proceduto dal 2001 ad oggi all acquisizione, in nome e per conto della Regione Lombardia, di numerose aree all interno di Parchi e Riserve naturali regionali, per una superficie complessiva di ha ; per tali aree protette, tuttavia, non vi è una specifica pianificazione da parte di ERSAF, poichè questa è affidata agli enti gestori. 12

13 Lo strumento volto a rendere concreti i principi di buona gestione forestale e territoriale di questo prezioso patrimonio regionale, è individuato nella Carta delle Foreste di Lombardia, redatta nel 2004; tale documento è inteso come orientamento condiviso e formale sulle politiche di gestione delle proprietà oltre a costituirsi come prodromo alle procedure di certificazione di gestione sostenibile delle foreste ed infine essere uno strumento di comunicazione con il pubblico per rendere trasparente e diffuso il proprio operato gestionale (ERSAF). ERSAF, con la sottoscrizione della Carta delle Foreste di Lombardia si è impegnata a conseguire la certificazione forestale, un atto volontario con il quale un'azienda richiede ad un organismo esterno di certificare che la gestione da essa attuata rispetta gli standard di "gestione forestale sostenibile", riconosciuti a livello internazionale. I sistemi di certificazione forestale scelti da ERSAF, riconosciuti a livello internazionale, sono FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC (Program for Endorsement of Forest Certification); tali sistemi permettono di avere un monitoraggio annuale delle strategie attuate nelle foreste, verificando il rispetto di determinati standard ambientali, sociali e economici. 3.2 Il Piano di Assestamento Forestale Semplificato Con lo scopo di facilitare e rendere unitaria la gestione dell ampio Demanio forestale, ERSAF (in riferimento alla previsione normativa della Legge Regionale n.31 del 2008, per la quale le proprietà silvopastorali possono essere gestite in base a piani di assestamento anche in versione semplificata) ha predisposto il Piano di Assestamento Forestale Semplificato delle Foreste di Lombardia (PAFS). Si tratta di uno strumento innovativo che integra e completa gli strumenti di pianificazione forestale già esistenti nelle proprietà silvo-pastorali di Regione Lombardia gestite dall ente, uniformando tale gestione e definendo un unico quadro di obiettivi ed indirizzi di sviluppo, di scelte gestionali ed operative. Secondo i Criteri tecnico amministrativi per la redazione dei piani di indirizzo forestale approvati con d.g.r /2003 I piani di assestamento forestale semplificati: - consistono in strumenti di analisi e, soprattutto, di gestione selvicolturale più economici, agili, relativi alle problematiche legate ai boschi che svolgono in prevalenza altre funzioni ; -..prevedono specifici studi settoriali riguardanti la ricostituzione boschiva, la valorizzazione naturalistica, l analisi degli aspetti di varietà ecologica e di diversità ambientale, la tutela e conservazione degli ambiti a rilevanza storico-colturale o faunistica od altro ancora. I rilievi dendrometrici, il calcolo o la stima delle provvigioni e delle riprese sono effettuati con criteri speditivi. Il PAFS svolge una triplice funzione: Piano di assestamento ai fini della pianificazione forestale, così come definita dalla L.R. 31/2008; Misure di conservazione per le aree SIC -Siti di Importanza Comunitaria- e ZPS -Zone di Protezione Speciale- di Rete Natura 2000, ai sensi della DGR n all. B; Piano di gestione ai fini della certificazione di gestione forestale. 13

14 Il PAFS è stato approvato dalla Giunta Regionale il 16 dicembre 2009, dopo essere stato sottoposto positivamente a Valutazione Ambientale Strategica (VAS); il suo periodo di validità è di 15 anni, e riguarda il periodo ; nell ambito di questo periodo i piani d assestamento esistenti conservano la loro validità specifica, purchè non in contrasto con quanto disposto e previsto dal PAFS. Esso costituisce di fatto un completamento ed un perfezionamento dei contenuti e della struttura dei PAF, semplificando le fasi di raccolta dati e di analisi, tenendo in considerazione gli aspetti relativi alla conservazione degli habitat e delle specie legati a Rete Natura2000 e integrando le informazioni e gli elementi carenti ai fini della certificazione PFC e/o FSC. Ai sensi dello schema FSC, per quanto riguarda la gestione forestale, è stato adottato il criterio SLIMF (Small and Low Intensity Managed Forests), secondo cui, in foreste di superficie maggiore di 100 ettari, i prelievi legnosi non devono superare il 20 % dell incremento annuo del bosco. Le Foreste di Lombardia sono un sistema unitario di territori ricchi di boschi, pascoli, acque, suoli, flora e fauna, fabbricati ed elementi architettonici che nel loro insieme tutelano beni primari e fondamentali per la vita delle popolazioni locali e per il benessere della collettività regionale. L obiettivo che ERSAF si propone di raggiungere attraverso il PAFS, è una loro gestione volta proprio a valorizzare le foreste come luogo di memoria, di cultura e tradizioni e a conservarne e incrementarne la biodiversità ecosistemica. I vari interventi previsti dal piano dovranno essere effettuati nel breve-medio periodo, limitando qualsiasi impatto, seguendo delle specifiche linee guida che permettano di salvaguardare le risorse idriche, gli habitat e le specie in esso presenti e che migliorino la struttura e la composizione dei boschi; importanti sono anche la tutela delle aree umide e il mantenimento delle aree pratopascolive, attraverso la continuazione o la ripresa delle utilizzazioni e di pratiche colturali estensive, e mediante un controllo dello sviluppo della vegetazione arborea-arbustiva. Tale sistema di gestione delle foreste ha lo scopo di valorizzare, in particolare, quelle aree svantaggiate a causa della frammentazione amministrativa e dello scarso apporto economico che fornivano; infatti, con l aumento della biodiversità e della complessità dei paesaggi, si punta al raggiungimento di una maggior attrattività turistica. E difatti prevista la realizzazione di servizi di interesse pubblico che possano favorire l emergenza turistica delle foreste, ad esempio tracciando sentieri tematici, individuando delle Foreste vetrina come centri di eccellenza, ed organizzando varie iniziative ed eventi ( Foreste da vivere ). Il PAFS è costituito dai seguenti documenti: A) Relazione tecnica e relativi allegati: - All. 1 - Schede descrittive delle macroparticelle; - All. 2 - Riepiloghi di piano; - All. 3 - Cartografia (Carte delle macroparticelle; Carta delle tipologie forestali; Carta degli habitat secondo Natura 2000; Carta della viabilità e dei miglioramenti; Carta degli elementi ad alto valore di conservazione); - All. 4 - Registri e indicatori per il monitoraggio; - All. 5 - Regolamento di applicazione del Piano. B) Misure di conservazione relative a specie ed habitat. 14

15 3.3 Le macroparticelle La nuova dimensione territoriale proposta dal PAFS è la macroparticella (MP), definita come un insieme di particelle contigue (ma non necessariamente) ed omogenee per l aspetto funzionale, nonché relativamente simili per composizione e struttura della vegetazione. Tale strumento permette di semplificare il particellare della pianificazione pregressa, accorpando più particelle del Piano ordinario, senza quindi perdere l aggancio con esso per quanto riguarda i vari dati previsti. La definizione dei confini delle macroparticelle ha richiesto un accurata fase iniziale conoscitiva del territorio, consistente nella raccolta di varie informazioni geografiche, morfologiche, vegetazionali, oltre che nel rilevamento degli habitat e della fauna presente. Per ogni macroparticella, in base alle caratteristiche generali della vegetazione e delle dinamiche dei popolamenti, sono state ridefinite le tipologie forestali, dove era già presente una classificazione, oppure è stata svolta una classificazione ex novo nelle macroparticelle con informazioni carenti a riguardo. Queste prime fasi hanno portato ad individuare quali sono le attitudini potenziali di ogni singola macroparticella, specificandone la funzione prevalente. Si tratta perciò di una suddivisione multidisciplinare delle proprietà silvo-pastorali, che ha lo scopo di realizzare una rappresentazione territoriale, sulla quale si andranno poi a formulare le specifiche considerazioni di gestione forestale. Il territorio demaniale, di più di ettari, è stato suddiviso in 122 macroparticelle, di cui 79 macroparticelle boschive, 25 macroparticelle a pascolo, 18 macroparticelle impoduttive, ognuna contrassegnata da un numero e da una sigla identificativa della Foresta Regionale (esempio: 35 VG è la macroparticella 35 della foresta di Val Gerola); ad esse sono state riconosciute le seguenti funzioni, così definite nella Relazione Tecnica del PAFS: Funzione Produttiva: che esprime la capacità del bosco, attuale e/o futura, di produrre assortimenti legnosi; sono incluse anche le macroparticelle a pascolo; Funzione Protettiva: che indica la capacità di salvaguardia idrogeologica dei suoli offerta dal bosco; Funzione Ambientale-naturalistica: che designa il grado della naturalità della vegetazione e indica la capacità delle formazioni forestali di ospitare e sostenere la fauna, anche alla luce delle direttive europee in materia di conservazione degli habitat e di tutela della biodiversità (Rete Natura 2000); Funzione Paesaggistica: che fornisce il valore incrociato tra l osservabilità dei siti d interesse di cui si compone il paesaggio e l importanza dei siti stessi; Funzione Turistico-Ricreativa: che indica l attitudine di un area ad ospitare attività ricreative di qualunque genere e a divenire meta di visita nel tempo libero; Funzione Didattico-sperimentale: che fornisce il valore incrociato tra la presenza di strutture a funzionalità didattico-sperimentale con il grado di interesse ai fini didattici e di ricerca/sperimentazione degli elementi ambientali e socio-culturali visitabili del bosco. La funzione di produzione legnosa nelle Foreste di Lombardia è sostanzialmente limitata a quelle aree in cui la giacitura, l accessibilità e la maturità dei soprassuoli rendono economicamente favorevole la gestione. In termini di superficie le aree più significative si ritrovano nella Foresta Gardesana occidentale (ha 1561), Val Grigna (ha 1374), Val di Scalve, Resegone, Val Gerola e Val Lesina, tutte con superfici intorno ai 400 ha. 15

16 11% 3% < 1% 26% Produttiva - 43 MP Ambientale e naturalistica - 34 MP Protettiva - 34 MP 19% Paesaggistica - 5 MP Turistico e ricreativa - 3 MP 41% Didattica e sperimentale - 3 MP Figura 3: Suddivisione della superficie totale delle FDL in base alla funzione prevalente delle macroparticelle. La macroparticella rappresenta l unità di pianificazione: in base alle informazioni raccolte, ai dati e alle stime dendro-crono-auxometriche, per ognuna di esse sono stati stabiliti gli indirizzi funzionali e gestionali, e quindi gli interventi da effettuare, consentire o vietare, tutti descritti nei dettagli nella Scheda descrittiva delle macroparticelle. Proprio per quanto riguarda gli interventi previsti, essi sono stati inseriti a partire da quelli già programmati dai PAF vigenti, tralasciando soltanto quelli puntuali e di piccola entità, che comunque rimangono validi; sono stati esclusi, invece, quegli interventi ritenuti non più funzionali o attuali, mentre sono stati aggiunti nuovi interventi, necessari ai fini di una corretta gestione delle Foreste. 4. INQUADRAMENTO TERRITORIALE 4.1 Le Foreste Regionali del territorio Valtellinese Le Foreste di Lombardia prese in esame sono quelle presenti in Provincia di Sondrio; si tratta di Val Gerola, Val Masino e Val Lesina, situate all interno del territorio della Comunità Montana Valtellina di Morbegno, e gestite direttamente dall unità operativa di Morbegno dell ERSAF. La Foresta Val Masino si estende nella valle omonima. Essa è suddivisa in due complessi: uno dislocato nella Valle dei Bagni (367 ha), nel ramo occidentale da cui prende il nome; l'altro detto Val di Mello (2.578 ha) nell omonima valle sita nel ramo orientale; entrambi i settori fanno parte del Comune di Valmasino (SO). La proprietà in Val di Mello, è costituita a sua volta da 2 unità separate dalla Val Torrone, che è di proprietà del Comune di Mello. Queste unità sono a nord la «Zocca» di circa 816 ettari ed un altro blocco, di 1762 ettari costituito dai complessi denominati «Pioda-Cameraccio-Remoluzza», «Romilla», «Temola», «Mezzola» ed «Arcanzolo». Entrambe le porzioni di Foresta rientrano nel Sito di Interesse Comunitario (SIC) Bagni di Masino-Pizzo Badile-Pizzo del Ferro IT ; il luogo è molto conosciuto e frequentato durante tutto l anno, non solo per lo splendore paesaggistico e naturalistico, ma anche per la presenza di numerosi 16

17 sentieri che conducono a rifugi e vette alpine, oltre che per la presenza del centro Termale dei Bagni di Masino. La Foresta Val Lesina è compresa interamente nel Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi, di cui rappresenta la porzione più occidentale, e si estende in comune di Delebio per 992 Ha, dalla quota minima di 600 m, fino agli oltre 2600 m s.l.m. del Monte Legnone. La pressochè totale assenza di antropizzazione contribuisce al fascino del luogo, nel quale è possibile osservare un paesaggio variegato in cui i versanti alpini vedono alternarsi fra loro pascoli e boschi; da un punto di vista faunistico e forestale, la Foresta della Val Lesina risulta essere particolarmente interessante, presentando una grande varietà di ecotipi e di habitat, accompagnata da una notevole ricchezza per quanto riguarda la componente animale. La Foresta di Val Gerola si situa nel settore delle Alpi Orobie sul versante valtellinese, all interno del Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi. Essa si suddivide in due corpi principali, il complesso del Dosso Cavallo, nel Comune di Bema, e quello dell Alpe Culino nel Comune di Rasura, per una superficie complessiva di circa 588 Ha. Verrà descritta nel dettaglio successivamente. Figura 4: torrente Masino, nella Foresta Regionale Val Masino ; fonte:ersaf Figura 5: Monte Legnone, Foresta Regionale Val Lesina ; fonte: ERSAF 17

18 Figura 6: Carta di inquadramento territoriale delle foreste demaniali gestite dall ufficio di Morbegno 18

19 All interno del Piano di Assestamento Forestale Semplificato vengono riportate quali sono le funzioni prevalenti e quali le funzioni secondarie assegnate ad ognuna delle Foreste Regionali; in particolare, nelle Schede descrittive delle macroparticelle, vengono definite le attitudini di ciascuna macroparticella. Tabella 3: Ripartizione delle tre Foreste Regionali in esame in base alle funzioni svolte dalle macroparticelle Val Gerola Val Lesina Val Masino Ambientale Naturalistica Paesaggistica Turistico ricreativa Didattico sperimentale Produttiva Protettiva ha % ha % ha % ha % ha % ha % 149,19 24, ,31 51,92 149,34 24,05 234,15 23, ,94 35,59 411,76 41, ,2 38, ,36 44,56 13,99 0, ,18 1,83 440,12 14,33 Nella tabella 3 si può vedere come le funzioni prevalenti svolte sono quella paesaggistica in Val Masino (per il 44,56 % della superficie totale), protettiva in Val Lesina (per il 41,06 % della superficie totale), produttiva in Val Gerola (per 51,92 % della superficie totale). Con lo scopo di analizzare gli aspetti produttivi di tali foreste, l attenzione è stata quindi riposta sulle macroparticelle a funzione produttiva prevalente. Queste sono assenti in Val Lesina; infatti qui è stata rilevata l impossibilità di una selvicoltura anche solo parzialmente produttiva, anche nell ambito della selvicoltura naturalistica; l inaccessibilità dei siti impedisce infatti qualsiasi forma di utilizzazione economicamente compatibile del bosco, anche in relazione al significato dell area protetta in cui la foresta si colloca. La funzione di difesa del suolo è di primaria importanza per la possibilità di fenomeni di dissesto segnalati a livello documentale; è considerevole il valore delle formazioni boscate e del contingente di fauna presente ed attesa; è possibile, quindi, l esercizio di una selvicoltura volta a controllare la loro evoluzione ed a creare condizioni maggiormente favorevoli alla fauna selvatica, in primo luogo i tetraonidi, laddove necessario per le condizioni del bosco e possibile per l accessibilità. Nella foresta di Val Masino, invece, sono presenti due macroparticelle, la 40 VM e 41 VM, a funzione produttiva prevalente; si estendono nei pressi dei Bagni di Masino per un totale di circa 56 ettari. Tuttavia le attività di prelievo legnoso in queste due sezioni, prevedono dei quantitativi piuttosto limitati, per la volontà di salvaguardare e valorizzare gli aspetti peculiari di questi soprassuoli; la presenza di una estesa faggeta e di habitat forestali di particolare rilevanza ambientale, oltre al fatto che quella dei Bagni di Masino è una zona molto frequentata dai turisti, sono i motivi alla base di questa scelta. Gli interventi previsti, perciò, sono indirizzati principalmente a favorire lo sviluppo verso l alto fusto della giovane faggeta presente, realizzando per esempio dei tagli di sgombero delle conifere, così da incrementare le potenzialità ambientali, paesaggistiche, turistico-ricreative della formazione boschiva. 19

20 Per quanto riguarda la Foresta Regionale di Val Gerola, le caratteristiche stazionali dei soprassuoli delle macroparticelle 33 VG e 35 VG, le uniche a funzione produttiva prevalente, rendono queste aree particolarmente vocate a possibili utilizzazioni boschive. 4.2 La Foresta Regionale Val Gerola La Val Gerola occupa una delle porzioni più occidentali del versante valtellinese delle Alpi Orobie, confinando a est con la Val Lesina e a ovest con la Valle di Albaredo, con la quale costituisce il complesso delle Valli del Bitto. La valle, facilmente raggiungibile da Morbegno tramite la strada provinciale 405, è percorsa da uno dei due rami del torrente Bitto, e si estende notevolmente sia in lunghezza che in ampiezza in seguito all azione erosiva delle acque, oltre che per l azione di modellamento effettuata dal movimento delle antiche masse glaciali. E diramata in diverse valli laterali: la Val Bomino, la Valle di Pescegallo, la Valle della Pietra, la Val Vedrano e la Val di Pai; tra le principali vette presenti, le più conosciute sono il Pizzo della Nebbia, il Monte Ponteranica, i Denti della Vecchia, il Pizzo Tornella, il Pizzo dei Tre Signori, il Monte Rotondo e la Cima della Rosetta. Il territorio montano, nel Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi, si caratterizza per la presenza di insediamenti abitati a quote elevate, sorti nei secoli in relazione alle tradizionali attività agricole, dalla produzione di formaggi tipici, all allevamento negli alpeggi, fino all utilizzo di boschi e miniere. Inoltre, l abbondanza di precipitazioni ha comportato un pesante sfruttamento idroelettrico in passato, con la costruzione di ampi bacini di raccolta delle acque, che hanno in parte modificato il paesaggio. Il versante delle Orobie rivolto a Nord ha sempre fornito ai Giaröi, gli abitanti della Val Gerola, una grande quantità di legname, indispensabile per la costruzione delle abitazioni, per il riscaldamento e soprattutto per la produzione di carbone, che avveniva nelle apposite piazzole chiamate aiàal. La forte domanda di carbone proveniente dall'attività siderurgica, unita alle crescenti necessità per il graduale aumento della popolazione, avevano però causato un generale impoverimento dei boschi, tanto che già nel 1465 a Gerola erano stati istituiti i tensi, cioé i boschi soggetti a particolari vincoli. In seguito, lo sfruttamento dei boschi, soprattutto di conifere, è avvenuto in maniera razionale con il metodo dello sfoltimento a cicli mediamente quindicennali; consisteva nel tagliare le piante più alte, consentendo così a quelle giovani una rigogliosa crescita, senza intaccare la superficie boschiva. Il legname veniva lavorato nelle segherie locali, che sorgevano lungo il corso dei torrenti ed erano azionate quindi dall'acqua. La Foresta di Lombardia Val Gerola si estende su una superficie di 580 ha, divisa in due corpi fra loro ben distinti: la Foresta di Dosso Cavallo (269 ha) nella parte mediana della Val Bomino, sul versante orientale del Pizzo Dosso Cavallo (quota m) nel territorio comunale di Bema (SO); la Foresta dell'alpe Culino (311 ha), complesso che occupa tutta l'area dell'omonimo alpeggio Alpe Culino, che scende dal Monte Rosetta (quota m), fino a 550 m nel Comune di Rasura (SO). I complessi demaniali del Dosso Cavallo e dell Alpe Culino sono stati ereditati dalla gestione ex ASFD (Azienda di Stato per le Foreste Demaniali), al passaggio delle proprietà demaniali dallo Stato alla Regione nel Per quanto riguarda l uso del suolo, 389 ha sono a bosco, 164 ha a pascolo e 27 ha incolti. 20

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