PROFILO GIOVANI DELLA PROVINCIA DI MODENA

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1 In collaborazione con PROFILO GIOVANI DELLA PROVINCIA DI MODENA Quarto capitolo Il mercato del lavoro

2 Il mercato del lavoro Introduzione La crisi economica del ha avuto pesanti conseguenze sul mercato del lavoro. In particolare in Italia ha accentuato e messo in evidenza le problematiche che già esistevano. Emerge una maggiore difficoltà di inserimento delle fasce più deboli: i giovani, le donne e gli stranieri. Si vedono amplificate le disparità territoriali, le differenze tra italiani e stranieri e aumenta il numero di persone che rinunciano alla ricerca di lavoro, i cosiddetti scoraggiati. Il mercato del lavoro in Italia Secondo quanto emerso dal rapporto annuale redatto dall'istat 1, nel 9 la caduta occupazionale aveva interessato in modo generalizzato tutte le figure presenti nel mercato del lavoro. Nel 1 invece la contrazione ha riguardato in particolare l'occupazione a tempo pieno e le professioni più qualificate con un aumento del lavoro atipico. Alla contrazione dell'occupazione è seguito l'aumento della disoccupazione e dell'inattività, anche se a un ritmo meno intenso. L'incremento della disoccupazione ha interessato tutte le classi di età e le diverse aree territoriali, soprattutto il Mezzogiorno. L'Italia pur mantenendosi su un tasso di disoccupazione inferiore alla media europea, ha un livello di inattività considerevolmente più elevato. Il calo del tasso di occupazione inoltre sembra toccare in maniera più forte gli stranieri residenti in Italia, nonostante il numero di occupati con cittadinanza straniera continui a crescere. Il gruppo di persone maggiormente colpite dal calo dell'occupazione è quello dei giovani: per loro, infatti la contrazione è circa cinque volte più alta di quella complessiva. Una sotto-categoria particolarmente coinvolta è quella dei giovani che hanno età compresa tra i 1 e i 29 anni esclusi dal circuito formazione-lavoro: i Neet 2. In Italia nel 1 sono poco più di 2,1 milioni, circa il 6,% in più rispetto all anno precedente. Tra il e il il fenomeno aveva mostrato una lieve regressione (passando dal % al 1,9%). La crisi ha però peggiorato la già limitata capacità del sistema di coinvolgere i giovani dal punto di vista lavorativo, cosicché la quota di quelli che si trovano al di fuori del circuito formazione-lavoro sale dal,% del 9 al 22,1% del 1. La quota di Neet in Italia è significativamente superiore alla media europea (1,% nel 9) e, a differenza degli altri paesi, la loro condizione è in buona misura riconducibile all area dell inattività piuttosto che a quella della disoccupazione. Questo sembra riflettere una situazione di preoccupante scoraggiamento da parte dei giovani italiani di fronte alla difficoltà di trovare un lavoro: gli inattivi rappresentano il 1, % dei giovani tra i 1 e i 29 anni, contro il, % della media europea. La problematica principale relativa a queste future generazioni dunque sembra essere sempre più quella dell'esclusione sociale. La crisi ha avuto conseguenze anche sulle differenze di genere. L'occupazione femminile qualificata infatti ha subito un calo a favore dell'aumento di quella non qualificata. Lo sviluppo dell'occupazione part-time è stato caratterizzato da fenomeni di involontarietà ma anche dall estensione in comparti di attività tradizionali. 1 Rapporto annuale sulla situazione del paese nel 1. ISTAT, Neet (not in education employment or training) sono giovani che non stanno studiando né seguendo formazioni e non lavorano. Rapporto annuale sulla situazione del paese nel 1. ISTAT, 11. 1

3 A ciò si aggiunge lo squilibrio nella distribuzione dei carichi di lavoro domestico e di cura. Il fenomeno ha sostanzialmente mantenuto le stesse caratteristiche nell arco degli ultimi venti anni: per una donna avere un impiego e dei figli si traduce in un elevato carico di lavoro che si protrae per tutto il corso della vita. Il mercato del lavoro in provincia di Modena E opportuno, prima di descrivere la condizione occupazionale dei giovani, fare un accenno alla situazione generale in provincia di Modena. Il mercato del lavoro nella provincia di Modena sembra vivere una fase di stabilità nel 1 dopo la contrazione dell'occupazione che si è registrata durante il 9. I saldi tra assunzioni e cessazioni per molti settori si assestano infatti su una sostanziale parità. Dal al 1 la fase negativa per il mercato del lavoro e la contrazione dei livelli occupazionali è passata attraverso la diminuzione delle assunzioni, con un calo nel primo anno del %. La spinta alla disoccupazione, a partire dal ha riguardato quelle persone che si trovavano in condizione di precarietà ma anche coloro che facevano il loro ingresso nel mercato del lavoro. Le due principali cause dell aumento della disoccupazione sono dunque state mancato rinnovo dei contratti precari e contrazione delle assunzioni per chi era in cerca del primo impiego. Al fine di comprendere la situazione complessiva del mercato del lavoro in provincia di Modena è utile analizzare il tasso di attività e il tasso di disoccupazione. Il tasso di attività indica il rapporto tra persone che lavorano (forza lavoro) e persone in età di lavoro (con 1 anni e più). In particolare questo indicatore fornisce una misura della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro e rileva dal punto di vista economico l offerta, vale a dire la quota di popolazione che si presenta sul mercato del lavoro. Tra il e il 1 (fig. 1) Il tasso di attività della Provincia di Modena e della regione Emilia-Romagna è nettamente più alto della media italiana, superandolo di più di cinque punti percentuali. A partire dal la partecipazione diminuisce leggermente sia a livello italiano che regionale. Il calo maggiore si registra però nella provincia di Modena: dal al 1 infatti il tasso di attività si abbassa di quasi due punti percentuali mentre in Emilia-Romagna e in Italia il calo è di meno di un punto. 2

4 Fig. 1 Tasso di attività nella provincia di Modena, Emilia Romagna e Italia. Anni Italia Emilia Romagna Modena Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è caratterizzato da marcate differenze di genere. Dalla figura successiva emerge infatti che le donne hanno un tasso di attività inferiore a quello degli uomini. Questa differenza si ritrova nei tre livelli analizzati: provinciale, regionale e nazionale. La differenza di genere è però più marcata a livello italiano. Fig. 2 Tasso di attività per sesso nella provincia di Modena, Emilia-Romagna e Italia. Anno 1 6 maschi femmine 1 Italia Emilia Romagna Modena L analisi del tasso di attività per sesso e nel tempo (tav. 1) mostra che le donne tra il e il 1 sono meno presenti sul mercato del lavoro rispetto agli uomini in Italia, in Emilia-

5 Romagna e a Modena. A livello nazionale e regionale la partecipazione femminile al mercato del lavoro resta stabile nel tempo. La partecipazione maschile invece resta stabile a livello nazionale mentre registra una contrazione in Emilia-Romagna di circa due punti percentuali. In provincia di Modena il tasso di attività diminuisce sia per le donne che per gli uomini, amplificando la contrazione totale. La diminuzione lieve del tasso di attività in Italia e in Emilia-Romagna (fig. 1) è dunque spiegato dal fatto che la partecipazione resta stabile per uomini e donne, con una lieve contrazione per i maschi in Emilia-Romagna. In provincia di Modena invece la diminuzione del tasso di attività è enfatizzata perché sia gli uomini che le donne escono dal mercato del lavoro. Tav. 1 Tasso di attività per sesso nella provincia di Modena, Emilia- Romagna e Italia. Anni -1. Valori percentuali Italia maschi 61, 61, 61, 6, 6,6 9,9 9, femmine,,9,1,,,,2 totale 9, 9, 9,2,9 9,,, Emilia- maschi Romagna 62,6 62, 6, 6, 6,1 6, 62, femmine,, 6,2 6, 6,9,1 6,9 totale,,9,,,2,, Modena maschi 6, 6,1 6,2 6, 6, 6,2 62, femmine 9,2,,,,,9,9 totale 6,1 6,2, 6,9 6,,9,9 Nel 1 il tasso di disoccupazione in provincia di Modena è del 6,%, in Emilia-Romagna è del,%, mentre in Italia è all,%. Dal al 1 (fig. ) il tasso di disoccupazione italiano resta su valori più alti, quasi il doppio, delle medie regionale e provinciale. Tutti e tre i valori (nazionale, regionale e provinciale) seguono una tendenza simile: fino al il tasso di disoccupazione tende a diminuire, mentre nel biennio della crisi si registra un inversione e la disoccupazione aumenta. Il gap maggiore tra il e il 1 lo si registra in provincia di Modena (+,%). Fig. Tasso di disoccupazione Italia, Emilia-Romagna e provincia di Modena. Anni -1. Dal al 1 il tasso di disoccupazione in provincia di Modena passa da,% al 6,%, in Italia nello stesso biennio l aumento è di 2 punti percentuali, mentre in Emilia-Romagna l aumento è del 2,%

6 Italia Emilia-Romagna Modena Dall'inizio della crisi, nel gli occupati a Modena si sono contratti di circa. unità 6. Nel corso dell ultimo anno la perdita di posti di lavoro è stata significativa anche in seguito alla conclusione di numerose procedure di cassa integrazione avviate nella fase più acuta della crisi del mercato del lavoro. A seguire l ingresso di un numero sensibile di lavoratori presso le liste di mobilità e quindi l avvio dei licenziamenti. Gli effetti si leggono in particolare sui settori che più di altri hanno fatto ricorso alla cassa integrazione: l industria ceramica e la metalmeccanica. Per questi il bilancio finale del 1 è risultato particolarmente pesante dal punto di vista della perdita di posti di lavoro. L industria ceramica ha registrato nel 1 una contrazione del,%, mentre il comparto della metalmeccanica nello stesso anno ha una diminuzione del,2%. La situazione occupazionale negativa continua ad essere circoscritta in buona sostanza alla performance negativa di questi settori di specializzazione che hanno un peso fondamentale sulle dinamiche occupazionali del territorio provinciale. La condizione giovanile Come già sottolineato la categoria di soggetti che risulta essere particolarmente debole è quella dei lavoratori più giovani. L evidenza relativa a diverse economie mostra infatti come a prescindere dalla fase ciclica, i giovani abbiano sempre un maggior tasso di disoccupazione. Durante la crisi ci si può attendere che questa situazione sia andata peggiorando sia per una maggiore difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro, causato da una contrazione della domanda, sia per la maggiore precarietà che caratterizza gli impieghi dei giovani lavoratori con una maggiore incidenza dell occupazione parasubordinata e a termine. Tale precarietà genera una conseguente sensazione di instabilità ed una difficoltà di progettazione a lungo termine. L analisi del tasso di attività mostra quale sia il tasso di partecipazione dei giovani al mercato del lavoro. I valori totali, già analizzati in precedenza, ci mostrano che in Emilia- Romagna il tasso di attività registra un lieve aumento prima del e dal al 1 Sono definiti occupati tutte le persone con più di 1 anni che: - hanno dichiarato di possedere un'occupazione, anche se nella settimana di riferimento non hanno svolto attività lavorativa per qualsiasi motivo ("occupati dichiarati"); - hanno dichiarato una posizione diversa da occupato, ma hanno tuttavia effettuato almeno un'ora di lavoro nella settimana di riferimento("altre persone con attività di riferimento"). 6 Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Modena, dati anno 1 e primo trimestre 11 Tratto da Report Regione Emilia Romagna su occupazione, anno 9, cap..

7 diminuisce di circa un punto percentuale. Nella figura successiva, relativa alla regione Emilia-Romagna, insieme al tasso di attività totale c è anche il tasso di attività dei giovani, divisi in due classi di età: 1-2 e 2-. Il gruppo di persone che hanno tra 2 e anni mantengono per tutto il periodo un tasso di partecipazione al mercato del lavoro più alto del totale. Questo si mantiene stabile fino al e a partire dal tende a diminuire. I giovani tra 1 e 2 anni registrano un tasso di attività in costante diminuzione già a partire dal. A livello italiano il tasso di attività giovanile è più basso: nel 1 è il 29,1% tra i 1 e i 2 anni e il % tra i 2 e i 29 anni. Mentre i valori relativi alla provincia di Modena si avvicinano maggiormente alle medie regionali Fig. - Tasso di attività per classi di età in Emilia-Romagna. Anni anni 2- anni totale (riferito a) 1 anni e più In provincia di Modena (fig. ), il tasso di attività del totale della popolazione, si contrae maggiormente nell ultimo biennio. Con la disaggregazione per classi di età risulta evidente che il gruppo 1-2 è quello che influisce maggiormente sull andamento generale. Dal 6, infatti, si registra un crollo del tasso di attività nella classe di età 1-2. Segue un andamento crescente e poi una contrazione molto forte nel 9. Questa è spiegata principalmente dalla componente maschile che dal 9 al 1 passa dal % al 2%. Fig. - Tasso di attività per classi di età in provincia di Modena. Anni

8 anni 2- anni totale (riferito a) 1 anni e più Fino al 9, il calo dell occupazione giovanile ha causato in Emilia-Romagna una contrazione di circa 12. unità (pari all 11%) nella classe di età fra i 1 e i 2 anni, ed intorno alle 2. unità (pari al %) nella classe fra i 2 e i anni. Queste marcate differenze per età dipendono soprattutto dagli andamenti dell occupazione femminile, mentre la diminuzione dell occupazione maschile sembra riguardare in uguale misura pressoché tutte le classi di età. Un confronto tra Emilia-Romagna e Modena mostra che nel 1 il tasso di occupazione totale (tav. 2) è circa uguale a livello provinciale e regionale. Nel Modena registrava invece un tasso di occupazione più alto rispetto alla media regionale. Tra il e il 1 quindi si registra una contrazione maggiore a Modena e la variazione maggiore si ha per la fascia di età dei giovani (1- anni), coerentemente con quanto analizzato finora. Il tasso di occupazione dei giovani infine è nettamente inferiore a quello degli individui con più di anni. Questo sembra confermare che il gruppo con maggiori difficoltà è quello dei giovani. Tav. 2 Tasso di occupazione, confronto Emilia Romagna e Modena. Anni e 1. Valori percentuali Emilia Romagna Modena anni,1 26,1, 22,9 2- anni,2,,,6 - anni,2,,, - anni,6,1,,6-6 anni 2,1 9,1 6,6, 1-6 anni 6, 6, 69,9 66, totale (riferito a) 1 anni e più 1, 1,2, 1,2 Anche il livello di occupazione (fig. 6), così come il tasso di attività, è caratterizzato da differenze di genere. La figura successiva ci fornisce una fotografia della situazione occupazionale nel 1 mettendo in evidenza le differenze tra maschi e femmine. Le donne, in tutte le fasce di età lavorano meno degli uomini. Il gap più ampio si registra per i giovani che hanno tra i 2 e i anni, età nelle quali molte donne escono dal mercato del lavoro in concomitanza della nascita di un figlio. Dai anni in poi la differenza diminuisce e le donne restano sempre su valori inferiori a quelli degli uomini.

9 Fig. 6 Tasso di occupazione diviso per classi di età e per genere. Anno anni 2- anni - anni - anni -6 anni maschi femmine A significative riduzioni dell occupazione corrisponde un aumento della disoccupazione dei giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile è un indicatore che viene usato per le analisi sul mercato del lavoro. Si tratta di un indicatore che può essere sottoposto a critiche poiché non tiene conto dell alto numero di persone che non sono nelle forze di lavoro perché stanno ancora studiando. Oltre a ciò dai tassi di occupazione e disoccupazione sono escluse tutte quelle persone che non stanno cercando da lavorare e che non stanno né studiando né facendo formazione (Neet). Nella prima parte di questo capitolo si è analizzato il tasso di disoccupazione totale, in Italia, Emilia-Romagna e in provincia di Modena dal al 1. In questa sezione, dedicata ai giovani, viene proposto lo stesso grafico disaggregato per fasce di età. I giovani vengono suddivisi in due gruppi: 1-2 anni, 2- anni, mentre i rimanenti sono raggruppati in un unico gruppo ( anni e più). Viene poi proposto un confronto con il tasso di disoccupazione totale. Le figure mostrano che a tutti e tre i livelli, il gruppo con il tasso di disoccupazione più alto è quello dei giovani tra i 1 e i 2 anni. Questo probabilmente è riconducibile al fatto che in quel periodo molti giovani hanno appena terminato gli studi. E presumibile dunque che ci sia un tasso di ricerca di lavoro più elevato rispetto alle altre classi di età proprio perché si tratta del primo ingresso nel mercato del lavoro. Anche il secondo gruppo giovani (2- anni) presenta a tutti e tre i livelli di analisi un tasso di disoccupazione maggiore della media totale e del gruppo over. Dal il tasso di disoccupazione tende ad aumentare in tutte le fasce di età a livello italiano, regionale e provinciale. L aumento maggiore avviene nel gruppo 1-2 anni in provincia di Modena, che dal al 11 registra un aumento del tasso di disoccupazione pari al 2%. Nella fascia di età 2- anni, invece, l aumento è di circa il 6%. Emerge che in generale il tasso di disoccupazione totale è fortemente influenzato dal tasso di disoccupazione giovanile. Questa relazione sembra amplificata dalla crisi economica e dal in poi l aumento del tasso di disoccupazione è in buona parte spiegato dall andamento del tasso di disoccupazione giovanile. Fig. - Tasso di disoccupazione per classi di età in Italia, Emilia-Romagna e provincia di Modena. Anni -1

10 2 2 2 tasso di disoccupazione Italia anni 2- anni anni e più totale (riferito a) 1 anni e più 2 tasso di disoccupazione Emilia-Romagna anni 2- anni anni e più totale (riferito a) 1 anni e più 2 Tasso di disoccupazione in provincia di Modena anni 2- anni anni e più totale (riferito a) 1 anni e più Gli iscritti del Centro per l Impiego Le persone iscritte al Centro per l impiego della provincia di Modena possono essere disoccupati oppure in lista di mobilità. I lavoratori in stato di disoccupazione (tav. ) aumentano di tre volte negli ultimi anni e la fascia di età che registra l aumento maggiore Liste in cui possono essere iscritti i lavoratori che hanno perso il proprio posto di lavoro a seguito di licenziamento motivato da riduzione di attività o lavoro, trasformazione o cessazione di attività. 9

11 è quella degli over anni. In tutti gli anni presi in considerazione circa un iscritto su due ha tra i 1 e i anni. La numerosità dei giovani iscritti aumenta notevolmente, raddoppiando dal al 11. Tra il 1 e il 11, a differenza degli anni precedenti, non sembra aumentare il numero degli iscritti al Centro per l impiego. Tav. - Lavoratori iscritti ai Centri per l'impiego della Provincia di Modena e disponibili al lavoro per fasce d'età. Anni e più totale Fonte: Servizio politiche del lavoro I dati relativi ai lavoratori iscritti in liste di mobilità (tav. ) seguono un andamento simile a quello osservato nei disoccupati. Qui i numeri raddoppiano invece che triplicare ma l aumento è sensibile in tutte le fasce di età. I giovani iscritti in liste di mobilità sono meno numerosi dei giovani disoccupati e pesano meno sul totale degli iscritti: dal al 11 solo un iscritto su cinque ha meno di anni. Tav. - Lavoratori iscritti in lista di mobilità per fasce d'età. Anni e più totale Fonte: Servizio politiche del lavoro Tra le persone iscritte ai Centri per l Impiego in Provincia di Modena, quelle in stato di disoccupazione (tav. ) sono più numerose di quelle iscritte in liste di mobilità (tav. 6). Più di un disoccupato su due ha tra i 1 e i anni e una su tre ha tra i 2 e i anni. Le persone iscritte alle liste di mobilità invece hanno principalmente più di anni. Tav. Lavoratori iscritti ai Centri per l'impiego della Provincia di Modena e disponibili al lavoro per fasce d'età e titolo di studio al e più tot Licenza elementare* 12,% 1,1% 9,1% 6 licenzia media 2,1% 2,%,%.1 Diploma di istruzione,% 2,% 21,% secondaria superiore.19 Diploma universitario 1,% 1,%,% 1 Laurea 6,% 12,1%,% 6 Alta formazione professionale,2%,%,1% 2 Totale 12,% 1,1% 9,1% Valore assoluto Fonte: Servizio politiche del lavoro * Include i titoli di lavoratori stranieri non classificabili secondo il sistema scolastico italiano Per quel che riguarda la correlazione tra titolo di studio e condizione di disoccupazione (tav. ), emerge che i giovani in stato di disoccupazione hanno per la maggior parte un livello di studio pari o inferiore al diploma di istruzione secondaria. In particolare quasi un disoccupato su tre ha la licenza media e questa quota si mantiene nel gruppo 1-2 anni e in quello 2- anni, pur aumentando lievemente all aumentare dell età. Tra i 1 e i 2 1

12 anni più della metà dei disoccupati ha il diploma di istruzione secondaria superiore e solo il 6% ha una laurea. La situazione cambia nella fascia di età successiva: tra i 2 e i anni solo il 26% ha il diploma, mentre raddoppia la quota dei laureati. Tav. 6 - Lavoratori iscritti in lista di mobilità per fasce d'età e titolo di studio al e più tot Licenza elementare*,% 2,2% 29,9% 9 Licenzia media,% 2,% 9,1%.1 Diploma di istruzione,6% 9,2% 2,% secondaria superiore 2. Diploma universitario,%,6%,% laurea,9%,% 2,% 261 Alta formazione professionale,%,1%,1% Totale 1,% 1,% 1,% Valore assoluto Fonte: Servizio politiche del lavoro * Include i titoli di lavoratori stranieri non classificabili secondo il sistema scolastico italiano La relazione tra titolo di studio e lavoratori iscritti in lista di mobilità (tav. 6) è ancora più netta. La quasi totalità degli individui iscritti ha un livello di istruzione pari o inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore. Fa eccezione solo il gruppo di giovani che hanno tra 2 e anni che include poco più di un % di laureati e quello degli over anni (2,% di laureati). In Emilia-Romagna il possesso di titoli di studio elevati non ha garantito durante il periodo di crisi un migliore ingresso nel mercato del lavoro. Se si analizza il livello di studi emergono differenze significative tra i diversi gruppi. Lo studio condotto dalla Regione Emilia-Romagna 9 mostra infatti che tra i giovani sotto i 2 anni l'unico gruppo nel quale l'occupazione è cresciuta nel 9 è quello dei lavoratori con la sola scuola dell'obbligo, principalmente donne. I giovani con istruzione secondaria superiore (diploma) e terziaria (laurea) hanno registrato un andamento negativo. L'occupazione per i giovani con questo livello di studi cresce solo dopo i 2 anni. Nello specifico emerge che la crescita dell'occupazione si registra tra i giovani con più di 2 anni e con livello di studi pari a master o dottorato. Sembra dunque che l'alta istruzione favorisca il passaggio al mondo del lavoro se accompagnato da una maggiore esperienza ed età. Dallo stesso studio emergono anche differenze di genere. Pare che per tutti i livelli di studio le donne siano maggiormente penalizzate e che la laurea non sia un fattore di maggiore permanenza. Fra i maschi la contrazione occupazionale è maggiore per quelli che hanno soltanto completato la scuola dell'obbligo. L'occupazione al contrario aumenta per i diplomati. Secondo il rapporto della Regione Emilia-Romagna i giovani laureati hanno visto raddoppiato il loro tasso di disoccupazione dal al 9 (dal,% al 6,%) e parallelamente hanno anche subito una riduzione del tasso di occupazione che passa dall',2% al 2,%. I laureati che hanno avuto maggiori difficoltà sono quelli in discipline umanistiche e artistiche. Ma anche i laureati in discipline giuridiche e perfino quelli laureati in ingegneria, informatica e tecnologia hanno registrato lo stesso andamento. Il lavoro atipico 9 Tratto da Report Regione Emilia Romagna su occupazione, anno 9, cap.. 11

13 L evidenza che sia la fascia dei giovani lavoratori ad accusare maggiormente la contrazione dei posti di lavoro e l'incremento della disoccupazione può essere conseguenza sia della maggiore flessibilità sia di una maggiore difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro. Allo scopo di valutare le difficoltà effettive di ingresso nel mercato del lavoro il Report della Regione Emilia-Romagna sull'occupazione giovanile analizza i dati relativi allo stock dei lavoratori in cerca della prima occupazione. Nello specifico si considerano i dati degli ultimi due anni ed emerge che in questo periodo il numero di lavoratori in cerca della prima occupazione è cresciuto di sole unità 1. A fronte dell incremento del numero totale dei disoccupati, l incidenza di disoccupati senza esperienze lavorative sul totale è diminuita passando dal 19,% al 12,%. Costante si è, invece, mantenuta l incidenza sulle forze di lavoro (,6% in entrambi gli anni). I dati sembrano indicare che le difficoltà dei giovani sono principalmente legate alla flessibilità e precarietà piuttosto che all ingresso nel mercato del lavoro. E' dunque presumibile che la crisi abbia colpito principalmente i giovani con contratti di lavoro atipici, caratterizzati dunque da una maggiore flessibilità. Con il termine lavoro atipico si intendono tutti quei contratti di lavoro non abituali, diversi dai tradizionali contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato e dalle forme di lavoro autonomo. Il lavoro atipico più diffuso è il lavoro a tempo determinato, che include forme contrattuali quali: lavoro part-time, formazione lavoro, apprendistato, lavoro temporaneo, lavoro a progetto, collaborazione occasionale, collaborazione coordinata e continuativa. E opportuno ricordare che la forma contrattuale di per sé è necessaria ma non sufficiente ad individuare una condizione di lavoro atipico. Se per gli occupati dipendenti a termine, l atipicità è già rintracciabile nella durata predefinita presente nel contratto, per i dipendenti part-time a tempo indeterminato bisogna valutare la volontarietà dell impiego ridotto. E così pure per i collaboratori e consulenti è necessario confrontare il contratto con l impiego effettivamente svolto per verificare la loro atipicità. È presumibile dunque che i dati raccolti sottostimino la situazione reale della condizione di lavoro atipico. Secondo l analisi svolta dalla Regione Emilia-Romagna 11 su dati Istat nel 9 (tav. ) emerge che i contratti di lavoro atipico sono più presenti nella classe di età che va dai 2 ai anni dove incidono per il,% con una netta prevalenza femminile. Nel complesso, se si analizza la fascia di età che va dai 2 ai anni, il lavoro atipico è diffuso nel 9% dei casi, con le donne al 6,6% e gli uomini al,6%. Questa tipologia contrattuale ha un peso significativo anche sulla classe di età che va dai ai 6 anni, 1%. Qui la quota è superiore alla quota della fascia di età 1-2 anni 12. La ragione può risiedere nel fatto che i contratti di lavoro atipico rappresentano per i più giovani uno dei possibili contratti di inserimento nel mercato del lavoro mentre per i lavoratori non più giovani può rappresentare anche l'unico modo per continuare ad avere un impiego. Tav. - Occupati con contratto di Collaborazione Coordinata e Continuativa o di Prestatore d Opera per genere e classi d età in Emilia-Romagna nel 9. Valori assoluti e percentuali e differenza di genere in punti percentuali Classe d'età Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Differenza di genere ,6%,%,6% -1, ,1% 1,%,% 9, ,% 2,9% 21,6% 9, 1 Nel sono 12. i lavoratori in cerca del primo impiego, mentre nel 9 sono 1.. Con una variazione su base annua minima per entrambi i sessi. 11 Forze di lavoro. Serie storica A cura del servizio lavoro, Regione Emilia-Romagna. 12 Tratto da I lavoratori atipici delle collaborazioni nel mercato del lavoro dell Emilia-Romagna nel 9. A cura di Iole Gottardi e Maurizio Marengon, Servizio Lavoro, Regione Emilia-Romagna. 12

14 ,6% 11,% 11,%, ,% 1,% 1,6% -1,2 6 e più ,%,% 6,% -, Totale ,% 1,% 1,% Servizio Lavoro, Regione Emilia-Romagna su dati Istat Nel Report della Regione Emilia-Romagna sull'occupazione atipica si confrontano poi i dati relativi al numero di collaboratori coordinati e continuativi (con e senza progetto) fra il e il 9. Ne emerge una diminuzione che riguarda tutte le classi di età ma con una maggiore incidenza sulla fascia dei giovani sotto i anni. A questo si aggiunge che tra gli under l'incidenza di contratti di lavoro atipico è doppia rispetto alle altre fasce di età. Per quanto riguarda la correlazione tra titolo di studio e contratti di lavoro atipico, l incidenza del part-time e i settori nei quali è più diffuso il lavoro atipico, non si hanno dati disaggregati sulle fasce di età dei giovani. Le considerazioni che seguono si estendono dunque sul totale della popolazione in Emilia-Romagna, tenendo presente che questa tipologia contrattuale è maggiormente diffusa tra i giovani. I lavoratori atipici hanno un titolo di studio superiore al diploma nel % dei casi, per le donne la quota sale al %. Il 21% non ha un titolo superiore alla terza media e in questo caso la quota maschile è più elevata. Il restante 6% ha il diploma di maturità ed anche in questo caso i maschi in misura maggiore delle femmine. Il part-time, che può essere indicatore di una maggiore instabilità contrattuale, incide complessivamente per il 2, 1 % e non si registrano sostanziali differenze di genere. I settori dove si ricorre maggiormente a questa tipologia di contratti sono i servizi alle imprese, Istruzione e Sanità, ed i Servizi pubblici e sociali. Tav. - Assunzioni in provincia di Modena -9-1 per contratto di lavoro e fascia d'età:1- anni Lavoro a tempo indeterminato (incluso domestico) 1% 16% 1% -% Lavoro a tempo determinato (incluso domestico) % 6% % % Apprendistato 1% % % -2% Contratto di inserimento e formazione lavoro % % % / Lavoro intermittente 2% 6% % 6% Lavoro in somministrazione 1% 12% 1% / Lavoro a progetto, collaborazione occasionale o coordinata e continuativa 6% % 6% / Tirocinio % % % / Lavoro in agricoltura % 2% % -% Associazione in partecipazione % % % / Altro/ errata codifica % 1% % / Totale 1% 1% 1% / Valori assoluti Fonte: comunicazione dei datori di lavoro ai Centri per l'impiego della Provincia di Modena I dati della provincia di Modena (tav. ) sembrano confermare quanto emerso a livello regionale. Le assunzioni dal al 1 calano del 19% (-1.16) per le persone che hanno tra i 1 e i anni e il calo maggiore si registra per i giovani che hanno tra i 2 e i anni (-1.). A fronte di un calo di contratti a tempo indeterminato, aumentano i contratti a tempo determinato e di lavoro intermittente. Si registra dunque un aumento di 1

15 forme contrattuali di lavoro atipico con una contrazione delle assunzioni e di contratti a tempo indeterminato. Conclusione Dai dati presi in esame emerge che l aumento della disoccupazione totale e la contrazione dei livelli occupazionali che la crisi economica ha portato con sé, sono stati fortemente influenzati dai dati giovanili. I giovani più degli altri hanno subito la crisi in termini di minore presenza sul mercato del lavoro e di minore occupazione, e tra il gruppo dei giovani, la fascia di età 1-2 anni registra i risultati più preoccupanti. Più che la difficoltà nel trovare il primo lavoro, ciò che penalizza ed ha penalizzato i giovani sembra essere la perdita di lavoro legata alla presenza di contratti di lavoro atipici. La flessibilità contrattuale ha poi delle conseguenze sulla capacità di rendersi indipendenti economicamente proprio in una fascia di età in cui una condizione economica stabile permette l emancipazione dalla famiglia di origine, l uscita dal nucleo familiare di origine e la formazione di un nuovo nucleo familiare. La crisi economica dunque sembra portare con sé una precarietà che ha risvolti sociali molto importanti in termini di stabilità economica e progettualità. 1

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