Atti di violenza a danno degli operatori sanitari: indagine in una realta ospedaliera pugliese
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1 SICUREZZA Atti di violenza a danno degli operatori sanitari: indagine in una realta ospedaliera pugliese Vittorio Guglielmi * Marialisa Buono ** RIASSUNTO Tutti i lavoratori delle strutture ospedaliere e territoriali nel corso della attività lavorativa, possono subire a carico della propria salute, danni sia fisici che psichici. Non a caso nel novembre 2007 il Ministero della Salute ha emanato la Raccomandazione n.8 1, al fine di prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, attraverso l implementazione di misure che consentono l eliminazione o riduzione delle condizioni di rischio presenti e l acquisizione di competenze da parte degli stessi. Gli atti di violenza nelle realtà sanitarie, costituiscono dei veri e propri eventi sentinella, in quanto segnali della presenza nell ambiente di lavoro di situazioni di rischio o di vulnerabilità poiché richiedono l adozione da parte dei soggetti preposti, di opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori. Le probabilità di subire attacchi per gli operatori sanitari, sono più elevate rispetto ad altri lavoratori che operano a stretto contatto con l utenza. I medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari, gli operatori addetti all assistenza sono esposti in misura maggiore, in quanto sono in relazione diretta con il paziente e devono gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte emotività sia da parte del paziente stesso che dei familiari, che si trovano in uno stato di vulnerabilità, frustrazione o perdita di controllo, specialmente se sotto l effetto di alcol o droga. Il tipo di violenza interessata è quella proveniente dai pazienti e dai loro caregiver, attraverso attacchi fisici, verbali o di atteggiamento. La violenza ha un impatto negativo sulla produttività e sul coinvolgimento del lavoratore nell organizzazione, nonché sulla qualità delle prestazioni erogate. L approfondimento sul fenomeno delle aggressioni nei luoghi di lavoro, nella realtà italiana, è relativamente recente e l applicazione delle misure preventive è pressoché nulla. Parole chiave: Violenza, Aggressioni, Operatori Sanitari INTRODUZIONE Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) 2 definisce la violenza nel posto di lavoro come ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso
2 verbale che si verifica nel posto di lavoro. Gli atti di violenza consistono nella maggior parte dei casi in eventi con esito non mortale, ossia aggressione o tentativo di aggressione, fisica o verbale, quale quella realizzata con uso di un linguaggio offensivo. Una stima del Bureau of Labor Statistics statunitense indica per gli operatori ospedalieri un tasso di incidenza di aggressione non mortale pari a 9,3 per contro un valore di 2 per nei lavoratori delle industrie del settore privato. Molti di questi episodi avvengono all interno di ospedali, strutture territoriali, in primo luogo servizi per la tossicodipendenza (Ser.T), centri di salute mentale, servizi residenziali e sociali 3. La Joint Commission riporta, da gennaio 1995 a dicembre 2006, un numero complessivo di 141 eventi sentinella legati ad aggressione, violenza, omicidio 4. Gli infortuni accaduti nelle strutture ospedaliere italiane e denunciati all INAIL per qualifica professionale e modalità di accadimento nell anno 2005 ammontano a 429, di cui 234 su infermieri e 7 su medici 5. OBIETTIVI Lo scopo dello studio è stato quello di inquadrare il problema della violenza a danno degli operatori sanitari e di esaminare attraverso un indagine ad hoc, la realtà di quattro reparti dell Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). Nello specifico l obiettivo prefissato è stato quello di inquadrare il problema della violenza subita e percepita non solo dagli infermieri, ma anche dagli O.S.S. e dai dirigenti medici. In particolare si è provato a stabilire se l aggressività è stata accettata oppure subita, quali comportamenti aggressivi si sono verificati e come hanno reagito gli operatori colpiti. Si è cercato di sottolineare in sostanza l eventuale esistenza di differenze significative attribuibili non solo all appartenenza ad una specifica categoria professionale, ma anche a variabili soggettive di tipo socio-demografico. L ipotesi formulata, sulla base della revisione letteratura esaminata, è che esista un costante pericolo di aggressioni a carico dei lavoratori del S.S.N. e che in alcuni settori quali i servizi di emergenza-urgenza, servizi geriatrici, psichiatrici, neurologi e ambulatoriali, tale rischio sia maggiore. MATERIALI E METODOLOGIA Nel periodo aprile-agosto 2013, sono stati invitati a partecipare allo studio 107 dipendenti, tutti con almeno un anno di anzianità di servizio, delle unità operative di Pronto Soccorso, Geriatria, Neurologia(scelta in assenza del reparto di Psichiatria) e Ambulatori. Previo consenso informato, agli stessi è stato somministrato un questionario costituito da quattro sezioni: 1) Scheda anagrafica; 2) Frequenza e caratteristiche degli episodi di violenza nel contesto lavorativo di appartenenza(7 items); 3) Conseguenze dovute all aggressione(4 items); 4) Rimedi per prevenire gli atti di violenza(2 items).
3 Sono stati raccolti, garantendo l anonimato, i dati sociodemografici: il dipartimento, il genere, l età lavorativa e la qualifica professionale. Nella seconda parte i lavoratori sono stati invitati a rispondere in modo affermativo o negativo alla domanda di avvenuta aggressione verbale(per aggressione verbale si intende anche l uso di linguaggio offensivo) e/o aggressione fisica(per aggressione fisica si intende un attacco, un comportamento minaccioso, una violenza fisica con o senza oggetti contundenti, che possono causare o non causare un danno fisico), eventualmente indicando la frequenza dell avvenuta violenza. Inoltre le persone hanno dovuto individuare il momento della giornata in cui è avvenuto l evento. La terza frazione ha messo in evidenza l eventuale richiesta di cure da parte del lavoratore aggredito, nonché la presumibile apertura di pratica INAIL. Le opinioni che gli intervistati hanno delle cause di aggressione e gli eventuali atti di prevenzione che gli stessi hanno ritenuto più utili, sono stati indagati nell ultima parte del test. ANALISI E DISCUSSIONE DEI RISULTATI Il tasso di partecipazione medio è stato pari al 66%, la partecipazione degli infermieri è stata superiore(84%) rispetto a tutti gli altri lavoratori in quanto categoria più presente(fig.1); il numero degli individui maggiormente intervenuti risiede nel reparto Pronto Soccorso. L incidenza delle offese verbali a danno degli operatori sanitari risultata costante in tutti i reparti analizzati. Nella fattispecie l incidenza è stata pari al 90% del totale dei partecipanti. Gli infermieri vittime di un aggressione verbale sono stati circa il 78% dei partecipanti. Solo il 10% dei dirigenti medici ha dichiarato di aver subito un attacco verbale(fig. 2). Il 37% del personale in studio ha affermato di essere stato aggredito fisicamente(fig.3). I settori a maggiore rischio sono risultati i servizi di emergenza ed urgenza e le cure geriatriche. La categoria professionale maggiormente esposta alla violenza fisica, è anche in questo caso quella degli infermieri(33%). Curiosità emersa dall analisi dei dati è stata che le aggressioni fisiche subite dagli infermieri risultano esercitate con frequenza superiore nel sesso maschile, mentre i medici che hanno affermato di aver subito una violenza fisica sono stati unicamente di sesso maschile(fig.4) Un operatore su due, in servizio presso il Pronto Soccorso, ha dichiarato di aver subito un aggressione fisica; a seguire il 40% dei lavoratori della unità operativa di Geriatria, il 31% dei dipendenti della Neurologia e il 25% degli Ambulatori(fig.5). Le aggressioni fisiche e verbali sono state compiute mediamente dal familiare/accompagnatore nel 59% dei casi e dal paziente nel 37%. Però, questo dato non è riscontrabile nei reparti di Geriatria e Neurologia, dove si denota un inversione del dato descritto(fig.6). In tutti i reparti gli eventi esposti avvengono con maggior frequenza durante l assistenza ordinaria(52%) e a seguire
4 con una percentuale inferiore(22%) durante l assistenza in emergenza e/o durante il triage. Soltanto gli operatori sanitari del reparto di Geriatria hanno segnalato episodi di violenza anche durante il trasporto del paziente(3%) (fig.7). Ritornando all analisi delle aggressioni fisiche, solo il 16% ha indicato di aver avuto bisogno di cure(da intendersi come supporto fisico e/o psicologico). I dipendenti che hanno dichiarato di aver assistito ad un attacco nei confronti di un collega rappresentano circa il 90%. Le cause, a parere degli intervistati, sono da ricercare evidentemente nelle lunghe attese nelle zone di emergenza o nelle aree cliniche (43%) e nel ridotto numero di personale durante momenti di maggiore attività (36%). CONCLUSIONI Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario non deve essere tollerato o minimizzato, ma monitorato ed affrontato con decisione da ogni datore di lavoro. Quindi se pensiamo ad esempio alle nostre realtà lavorative (tutte le Aziende Sanitarie), ogni Direttore Generale coadiuvato dal Direttore Sanitario e dal Direttore Amministrativo, dovrebbe prendere coscienza del problema. Risulta dunque importante segnalare prontamente tutti gli episodi di violenza, anche verbale o di minaccia, subite nel corso dell attività lavorativa. Solo in questo modo si potrà garantire l analisi e la valutazione della frequenza, la severità e la dinamica degli episodi, al fine di identificare le successive azioni di miglioramento, nonché verificarne l efficacia. Sicuramente si può affermare che gli addetti ai servizi di emergenza e urgenza hanno un rischio più elevato di subire violenza fisica. Tale dato, rilevato nel presente spunto, trova conforto ed è paragonabile ai dati presenti in letteratura scientifica 6-7. Anche in ossequio alle raccomandazioni del Ministero della Salute, alcune delle proposte indirizzate al management del nosocomio menzionato risultano essere: - Fornire un adeguata formazione agli operatori attraverso la predisposizione di corsi conoscitivi sul fenomeno; - Istituzione di un gruppo di lavoro, che funga da collante tra il vertice aziendale e il nucleo operativo; - Presenza in Pronto Soccorso di un psicologo, quindi di un professionista capace di riconoscere non solo l aspetto aggressivo ma anche il tipo di aggressività, con i quali il soggetto reagisce in un determinato momento (gli strascichi psicologi sugli operatori sono meno rilevanti quando si sentono supportati dall organizzazione per la quale lavorano). * Infermiere U.O.C. Direzione Sanitaria, Area Sicurezza e Prevenzione Ente Ecclesiastico Ospedale F. Miulli, Acquaviva delle Fonti (BA) ** Infermiere - Università degli Studi di Bari, Polo Formativo Universitario F. Miulli. BIBLIOGRAFIA
5 1)Ministero della salute (2007). Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Raccomandazione n 8 novembre )National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH): Violence-Occupational Hazard in Hospitals. April )U.S.Department of Labor(DOL), Bureau of Labor Statistics: Survey of Occupational Injuries and Illnesses, Washington, 2. DC: DOL, )The Joint Commission: Sentinel Event Statistics: December 31, Type of Sentinel Event. 5)Dati INAIL, Andamento degli infortuni sul lavoro. Numero 1, gennaio )P. Fabbri, L. Gattafoni, M. Morigi; Contributi. Un problema emergente: le aggressioni nei servizi sanitari. IPASVI Rivista L'Infermiere n. 4, )R. Cerri, M. Caserta, M. Grosso, Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, Torino; Le aggressioni subite dagli operatori sanitari: indagine in un ospedale italiano. Assistenza infermieristica e ricerca; Contributi ed esperienza; pag. 5-10, 29 novembre 2010.
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