Area critica e area medica a confronto nella valutazione della sindrome di burn-out
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1 APPROFONDIMENTI Area critica e area medica a confronto nella valutazione della sindrome di burn-out Vittorio GUGLIELMI*, Isabella ARMIGERO** Parole chiave: burnout, infermieri, area critica-medica. INTRODUZIONE Nella civiltà occidentale industrializzata, nella quale viviamo, l impegno psichico, richiesto dal lavoro, sovrasta di gran lunga l impegno fisico. Di conseguenza, i problemi psicologici connessi con l attività lavorativa hanno assunto indiscussa preminenza. Il lavoro è una fonte di gratificazione e di realizzazione personale, ma anche un impegno, che limita la libertà personale. I dati della letteratura evidenziano, quanto i rischi psicosociali siano diffusi: risultano coinvolti circa il 18% dei lavoratori dell Unione Europea, con i lavoratori della sanità e dell istruzione colpiti in percentuale doppia (COM 118, 2002) 1. Nel 1973 Christina Maslach 2 definì il burn-out come Una sindrome da esaurimento emotivo, da depersonalizzazione e riduzione delle capacità personali che può presentarsi in soggetti che per professione si occupano della gente ; e ancora: una reazione alla tensione emotiva cronica creata dal contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi hanno problemi o motivi di sofferenza. Per tale ragione è importante soffermare l attenzione sulle helping professions ed in particolare su medici, infermieri, assistenti sociali, operatori socio sanitari e psicologi. Come affermavano Maslach e Leiter (2000) 3, queste professioni sono high-touch, a contatto continuo, ciò implica contatti diretti e protratti nel tempo con persone in difficoltà e che richiedono immediata assistenza. Scopo della presente ricerca è stato quello di misurare la frequenza e il grado di incidenza del suddetto disagio psicologico a carico del personale infermieristico in servizio in due aree lavorative (area critica e area medica) dell Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti, e differenziate da alcuni aspetti quali, l impegno, le responsabilità, la mole e la tipologia di lavoro. Nello specifico, dell area critica sono state identificate le unità operative di Rianimazione, Cardiologia/UTIC e PS;
2 nell area medica invece, al fine di rendere il numero dei due sottogruppi più omogeneo, sono stati individuati i reparti di Pneumologia, Endocrinologia, Medicina Interna/Oncoematologia e Geriatria. Si è cercato di capire, quanto questo fenomeno sia responsabile di eventuali disfunzioni e inefficienze all interno di un contesto lavorativo; si è voluto verificare inoltre, se è l operatore sanitario inadatto alla struttura o la struttura e l organizzazione che risultano inadatte ad un livello di assistenza ottimale. MATERIALI E METODI Per la realizzazione dello studio è stato utilizzato un questionario, Il Maslach Burnout Inventory (MBI) 4, composto da due parti: una prima, formata da una breve scheda demografica, volta a conoscere dell intervistato, il sesso, l età, il titolo di studio, la U.O. di appartenenza, l anzianità lavorativa, il tipo di inquadramento, le ore settimanali di lavoro e da quanto tempo svolge quella determinata attività; la seconda è costituita dal questionario vero e proprio, nel suo adattamento italiano curato da S. Sirigatti e Stefanile. Questa seconda sezione prevede anche due domande aperte rivolte all intervistato; una trattante gli aspetti positivi della professione infermieristica, l altra gli aspetti negativi. Il suddetto questionario è costituito da ventidue items standardizzati, i quali mirano a valutare i tre profili che definiscono la sindrome: - Esaurimento Emotivo (esamina se un soggetto abbia la sensazione di essere inaridito emotivamente ed esaurito dal proprio lavoro); - Depersonalizzazione (valuta se l individuo ha dei pregiudizi nei confronti dell utente del servizio, cioè si fa una cattiva opinione di lui); - Mancata realizzazione personale (misura la sensazione di competenza che avverte il soggetto e il desiderio di successo nel lavorare con gli altri). La frequenza con cui l intervistato ha provato sensazioni relative a ciascuna delle sotto-scale, è stata valutata utilizzando una modalità di risposta a sei punti. Invero il MBI concepisce il burn-out non come una variabile dicotomica che può essere soltanto presente o assente, ma piuttosto come una variabile continua che rispecchia i diversi livelli dei sentimenti in gioco. CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE DEL CAMPIONE Il tasso di adesione è pari all 85%; partecipazione maggiore del sesso maschile (61%) rispetto a quella femminile (39%) è stata registrata in area critica, mentre l area medica ha documentato un dato pressoché opposto(cfr. Fig.1). L età media del campione è di 44,5 anni (43,3 nell area medica - 45,2 nell area critica). La fascia predominante,
3 nell area medica è quella che va da 36 ai 45 anni, mentre l area critica è composta per il 39% da operatori con una età 46-55anni(cfr. Fig.2). La variabile anzianità di lavoro, in entrambe le aree, ha dimostrato una media nell esperienza lavorativa pari 13,6 anni (13,3 area medica-13,9 area critica). Sicuramente in ambedue le realtà il numero maggiore degli infermieri ha un anzianità compresa tra 10 e 20 anni(cfr. Fig.3). ANALISI E DISCUSSIONE DEI RISULTATI In tutte le aree di studio la variabile realizzazione personale ha evidenziato, nel complesso, i livelli più elevati di sindrome di burn-out e precisamente in circa un lavoratore su due. A seguire, anche la dimensione esaurimento emotivo, testata attraverso nove items del questionario, ha sottolineato condizioni anomale di esposizione(cfr. Fig.4). Tale situazione di gravità è più evidente nelle aree intensive dove ben il 75% degli intervistati presenta una elevata negatività; nell area medica, invece, il grado di esaurimento emotivo risulta più basso. Nel reparto di Geriatria si documentano i livelli più ridotti in questo ambito emotivo(cfr. Fig.5). Nell area medica è stato riscontrato un basso valore di burn-out in tutte gli aspetti analizzati. In area critica invece, sono emerse criticità medio-elevate in tutti i reparti, ma soprattutto in Rianimazione; in quest ultima realtà un po tutte le condizioni analizzate presentano instabilità. Da sempre gli infermieri di area critica rappresentano apparentemente uno dei settori ospedalieri a più alto rischio di stress e burn-out, in quanto in questi ambiti si concentrano molti dei fattori scatenanti quali il sovraccarico di lavoro, i problemi organizzativi, i conflitti etici ed emotivi, aggravati dall imprevedibilità delle situazioni che devono essere affrontate quotidianamente. Il supporto assistenziale intensivo e gli sforzi prestati non portano sempre ai risultati desiderati, anzi spesso, nonostante tutte le energie profuse, l operatore deve rassegnarsi ed accompagnare il paziente, già di per sé critico, alla morte. Tutto ciò mette a dura prova le condizioni psichiche di questi lavoratori. Quattro items hanno consentito di osservare e valutare i segni della depersonalizzazione. Anche questa condizione in area critica, ha rilevato che circa la metà degli intervistati presenta discrepanze di grado elevato, viceversa gli infermieri dell area medica non si sentono privati della propria personalità a causa del lavoro. La dimensione realizzazione personale ha svelato che rispettivamente il 18% degli infermieri di area critica e il 64% di area medica si sente realizzato professionalmente. Tale dato, se vogliamo, è confortato da alcune certezze, in quanto l area delle cure intensive richiede una massima preparazione tecnica, una forte specializzazione e
4 manualità, mentre l area internistica, richiede una particolare predisposizione dell operatore ad entrare in contatto empatico con il paziente. Nella fattispecie, poco meno della metà degli operatori delle aree intensive, è affetto da un grado di realizzazione personale medio, non si sente cioè completamente realizzato né tantomeno può affermare di non esserlo per nulla; il 38% non risulta essere pienamente soddisfatto dal lavoro. Al contrario il 33% dei soggetti dell area medica ha sottolineato un livello di realizzazione personale medio, mentre il 3% ha ostentato sfiducia nelle proprie potenzialità(cfr. Fig.6). CONCLUSIONI L analisi dei risultati anche se in una piccola realtà - ha confermato lo stato di malessere che la professione infermieristica attraversa nel periodo considerato. Certamente il quotidiano confronto con la malattia, la cronicità, il disagio e l handicap comportano fatica e stress e richiedono equilibrio personale, capacità professionali, condivisione in équipe. Eventuali rimedi potrebbero prevedere programmi di assistenza attraverso interventi di consueling psicologico (anche in gruppo) e di formazione alla gestione delle situazioni critiche, in grado di sviluppare motivazione, autostima ed efficacia. L incontro con la fine e il lutto, in particolare, sollecita vissuti ed emozioni intense, anche riferite alla morte dei propri cari, già avvenuta o prefigurata, e alla propria morte. Non a caso in questa ricerca le lamentele sono pervase principalmente da un senso di demotivazione e sfiducia nella professione. Il distacco emotivo può avere carattere volontario o involontario per sottrarsi nell immediatezza della situazione e da questo si possono sviluppare, come meccanismo di difesa, atteggiamenti negativi quali l indifferenza, il distacco, il cinismo, l ostilità nei confronti dei colleghi o dell utenza. Alcune delle indicazioni proposte pertanto, potrebbero essere rivolte soprattutto ad una migliore organizzazione del servizio e al modo di fare assistenza. * Vittorio GUGLIELMI: Infermiere U.O.C. Direzione Sanitaria, Area Sicurezza e Prevenzione Ente Ecclesiastico Ospedale F. Miulli, Acquaviva delle Fonti (BA). ** Isabella ARMIGERO: Infermiere - Università degli Studi di Bari, Polo Formativo Universitario F. Miulli. BIBLIOGRAFIA
5 (1) Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee. Adattarsi alle trasformazioni del lavoro e della società: una nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza COM (2002) 118 def.; (2) Maslach C. (1973). Detached concern. In health and social service professions Convegno annuale della American Psychological Association, Montreal. (3) Maslach C., Leiter M. P., (2000). Burnout e organizzazione. Edizioni Erickson, Trento. (4) Tratto da: C. MASLACH, La sindrome del burn-out, Cittadella Editrice, Assisi, 2nd edizione 1997.
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