Frank Horvat, Premio Due serie di fotografie a mezzo secolo di distanza

Transcript

1 Frank Horvat, Premio 2010 Due serie di fotografie a mezzo secolo di distanza

2 < 1958, Jardins des Modes Cappello di Givenchy 1999, Autoritratto Un cerchio si chiude. Lugano ha significato per me la sopravvivenza anche se a undici anni, nel 1939, quando mia madre vi trovò rifugio, con mia sorella e con me, non lo potevo sapere. Lugano ha anche segnato il principio della mia vita di persona cosciente. Il liceo di Lugano, soprattutto. Forse la nostra classe era un po speciale, o forse sono stato fortunato. I miei migliori amici si chiamavano Duilio Arigoni, Marco Beck, Franco Masoni e Guglielmo Volonterio. Il nostro professore favorito era Romano Amerio, anch egli laureato della Fondazione del Centenario. Quando ci penso, mi dico che questo ritorno tra voi, settant anni più tardi, è come un cerchio che si chiude. Felicemente. Miracolosamente. Quello che mi sembra speciale (ma forse capitava solo ai miei amici e a me, e solo con certi maestri, come appunto Amerio) era che le conoscenze non ci erano servite pronte all uso, ma spesso eravamo noi a cercarle, a portarle in classe, a spartircele e ad adattarle alle nostre curiosità. Quello che me n è rimasto è la convinzione (o forse l illusione) che una cultura generale (o almeno un infarinatura generale ) sia ancora possibile: nihil humanum a me alienum puto. E anche più tardi, quando sono diventato fotografo (al tempo del liceo avevo ambizioni più alte) sono restato un touche-à-tout, ma allo stesso tempo, e forse inevitabilmente, un outsider. Il miscuglio di quattro lingue, nel paragrafo che precede, è abbastanza caratteristico della mia

3 1959, Beaune, Francia Alberto Fratellini e compagna tendenza di passare dall una all altra Partito da Lugano dopo la fine della guerra, ho vissuto in Italia, in Francia, in Pakistan, in India, in Israele, in Inghilterra, negli Stati Uniti e poi di nuovo in Francia. Ed ho fotografato molti soggetti diversi, da punti di vista diversi. Quello che mi importava era soprattutto di vivere ad occhi aperti. Per fotografare, certo, ma ancora di più per comprendere, e in particolare per comprendere quello che facevo. Questo bisogno mi ha fatto passare dal foto-giornalismo alla fotografia di moda, poi da questa ad altre esperienze, troppo numerose per essere elencate qui, e quindi (da qualche anno) alla fotografia digitale. Non credo che molti altri fotografi abbiano avuto non solo la curiosità, ma anche la longevità e soprattutto la fortuna, di fare un simile percorso. La presente esposizione ne mostra la prima e l ultima tappa (o magari, spero, la penultima ). Quelle intermedie si possono vedere sul mio sito internet e si vedranno, penso, anche meglio in un applicazione i-pad che sto preparando. Non mi rimane che ringraziare Lugano, che mi ha dato l avvio, e la Fondazione del Centenario della Banca della Svizzera Italiana, che mi permette una così piacevole chiusura del cerchio. Frank Horvat

4 1957 Jardins des Modes Le chien qui fume Due serie di fotografie a mezzo secolo di distanza. In sessant anni di attività, un fotografo può fare parecchie foto: quelle che chiamerei miracolose, al massimo qualche centinaio, quelle soddisfacenti, magari qualche migliaio, e quelle da scartare, milioni. E le direzioni che un fotografo può prendere specialmente se eclettico sono tante. Per la mostra di Lugano ho scelto unicamente i due estremi: le mie foto in bianco e nero, argentiche, di reportage e di moda, degli anni 50 e 60, e le mie foto digitali, a colori, scattate dopo il Per le prime ho usato apparecchi Leica e Nikon con film di 35 mm, per le altre mi sono servito di apparecchi digitali, una Nikon reflex e una Canon compact. Tra le due serie sono passati cinquant anni, durante i quali il nostro mondo è cambiato più che in qualsiasi altra metà di secolo. È cambiata la fotografia, e sono naturalmente cambiato anche io. In breve, direi che sessant anni fa ambivo a mostrare le cose, le persone, gli eventi. Oggi, cerco di rivelare me stesso, ossia le mie percezioni e le mie emozioni, in certi istanti della mia vita. A molti, le fotografie di oggi sembreranno più facili, sia per l automatismo degli apparecchi che per la quotidianità dei soggetti. La mia speranza è che qualcuno, soffermandocisi, si dica che non è solo facile: C est une épineuse entreprise, de suivre une allure si vagabonde que celle de notre esprit, de pénétrer les profondeurs opaques de ses replis internes. Il n est description pareille en difficulté, ni certes en utilité. Il y a plusieurs années que je n étudie que moi, et si j étudie autre chose, c est pour le coucher en moi. (Montaigne) Frank Horvat

5 1955, Parigi Quai du Louvre 1958, Parigi Coco Chanel

6 2003, Cotignac, France Le mani di Grégoire 2006, Boulogne Billancourt, France Buccia di mandarino

7 2008, Cotignac, France Il gatto Oedipe Cenni biografici. Nato nel 1928 ad Abbazia, in Istria, da genitori ebrei, ambedue medici, Frank Horvat emigra nel 1939, con la mamma e la sorella, a Lugano, dove frequenta il Liceo è studente a Brera e lavora come fotografo indipendente a Milano. Viaggia in India e Pakistan ( ), è fotografo di moda a Parigi, Londra e New York ( ), associato di MAGNUM ( ), e gira il mondo per REVUE ( ). Progetti personali a colori (Portraits d arbres, Vraies semblances, New York up and down) si alternano con l attività per la moda e la pubblicità fino al Nel 1989 inizia la sperimentazione con la fotografia digitale : progetti di libri e lavori fotografici: Sculptures de Degas, Bestiaire, Chimères, Les métamorphoses d Ovide, Proménades dans Boulogne-Billancourt, Histoire de la mode au Musée Galliéra, Figures romanes, La Véronique, Hommage à la Catalogne, Sculptures de Robert Couturier. 2007: inizio del progetto Un oeil au bout des doigts: fotografie con gli apparecchi digitali in uso oggi, compatti e automatici. 2009: piccoli libri per collezionisti, stampati individualmente: Adele Edelstein (o Livre de ma mère), Dr. Karl Horvat (o Livre de mon père), New York up and down (con testi di Franz Kafka), Masken und Mandarinen (con testi in tedesco di Ingrid Mylo), Vraies semblances (con poesie d amore in otto lingue).

8 2009, Boulogne Billancourt, France Fiammetta incinta La Fondazione del Centenario è nata nel 1973, centesimo anniversario della Banca della Svizzera Italiana, allo scopo di favorire l intesa tra Svizzera e Italia e di accrescere il comune patrimonio linguistico e culturale. Pur rimanendo fedele a tali obiettivi, la Fondazione intende rafforzare il suo orientamento verso la cultura, premiando personalità con origini o relazioni svizzero-italiane, che abbiano acquisito fama internazionale con contributi letterari, musicali, storici e artistici. Con Frank Horvat, la Fondazione premia per la prima volta una personalità di spicco nel campo della fotografia. Consiglio di Fondazione Marco Baggiolini (presidente), Matilde Bonetti Soldati, Paolo De Santis, Valeria Galli, Giorgio Ghiringhelli, Paolo Grandi, Alfredo Gysi, Salvatore Veca

9 Mostra Spazio inbsi, Palazzo Riva Via Magatti 2, Lugano Orari lunedì - venerdì 08:00-18:00 orario continuato BSI SA 6900 Lugano - via Magatti tel. +41(0) fax +41(0)