LIBERA IL TUO MIGLIOR SWING

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2 I contenuti di questo report sono in parte tratti dal libro The inner game of golf di Tim Gallwey e in parte frutto di esperienze maturate dall autore. L intento dell autore è quello di offrire informazioni che possano aiutare il lettore a migliorare il suo swing e il suo approccio mentale al gioco del golf. Il lettore che decide di utilizzare le informazioni contenute in questo ebook si assume la responsabilità dei risultati che ottiene. Puoi liberamente distribuire questo ebook a chiunque ritieni possa essere utile, a condizione che non venga modificato o alterato il significato e che venga sempre citato il suo autore Alessandra Donati e il suo sito Pag. 2

3 Libera il tuo miglior swing Tu cosa sogni? Scommetto che come me vorresti aumentare il controllo e la continuità di gioco, colpire la palla con grazia e precisione il più spesso possibile e diciamocelo conquistarti l ammirazione degli altri! Hai presente i tuoi colpi migliori? Quelli in cui la palla vola dritta, alta e rimbalza verso l obiettivo, andando a finire proprio là dove volevi che andasse? Come ti senti quando succede questo? Ti senti un Re, ti senti in Paradiso! E un periodo (lungo) che sto giocando male, quindi quando mi succede un miracolo come quello che ho descritto qui sopra da un lato sono contenta, ma dall altro lato provo stizza e mi dico Ma che ci vuole a fare sempre questi bei colpi? Non ci vuole Niente! Sono così facili! Ti capita mai una cosa del genere? Di fare colpi perfetti e di capire che è normale che lo siano, perché ti sei mosso bene, il corpo ha fatto tutto da solo, in uno stato di rilassatezza mentale e muscolare. Poi provi a ripeterlo e niente, non ci siamo. Il solito rattone, palla in acqua, approccio toppato e così via. Tim Gallwey, autore di The Inner game of golf, ha lanciato una sfida mentre scriveva il libro: arrivare a giocare 80 colpi (un record per lui) senza allenarsi, giocando solo una volta a settimana in campo. Ci voleva riuscire SOLO col dominio della mente e del corpo, con la profonda conoscenza di sé e del suo processo di pensiero. Ci voleva riuscire SOLO superando il dubbio, la paura e la deconcentrazione, gli ostacoli principali di un gioco fluido ed efficace. Voleva dimostrare al mondo che non si migliorava SOLO con la tecnica e l allenamento giornaliero, ma che esisteva un altro mondo, il mondo interiore, che poteva interferire sui risultati. C era molto scetticismo fra i golfisti di allora, anche i professionisti negli anni 90 Pag. 3

4 non volevano dare troppa importanza all aspetto interiore del gioco. Lui, Tim Gallwey, ce l ha fatta. Ha giocato 80, il suo record fino a quel momento. Mentre scriveva il libro sul superamento degli ostacoli mentali ha messo in pratica sul campo ciò che scriveva per convalidare la sua tesi. Quanto più era convinto che i suoi esercizi funzionassero tanto più essi erano davvero efficaci e portavano risultato. Se ce l ha fatta lui posso farcela anch io, e anche tu. Scopo di questo ebook è di fornire alcuni semplici esercizi mentali da sperimentare sul campo quando un qualsiasi pensiero negativo prende il sopravvento. Ad esempio, quando la mia palla è a 40 metri dal green mi viene spesso l indecisione. Tiro un ferro 8 a correre o un sand a volare? Oppure sono quasi in green, palla appena in avant-green, bandiera lunga: gioco un putter o un pitch a correre? O magari sono a 140 metri dal green con un fossato proprio a difesa del green: tiro un ferro prima del fosso o rischio un legno 7? Queste indecisioni sono Normali per noi di terza categoria, imparare a conviverci è assolutamente indispensabile. Pag. 4

5 Nella foto: il mio backswing col driver impaurito Peggio ancora quando mi prende la Paura. Ad esempio, quando gioco il driver mi viene spesso una malattia : la paura del back swing. Mi focalizzo (grande errore, potenza del pensiero negativo) sul ruotare braccia, mani e spalle nel backswing e non riesco mai a farlo bene, piego i polsi accelerando la salita del bastone rispetto alle spalle e dopo mi vengono colpi brutti, corti e insensati. Che senso ha aver paura del backswing? Osservo gli altri mentre lo fanno e nessuno ha questa paura. Che io sia un po pazza? Mio marito me lo dice spesso, che questa paura non è normale. E poi mi succede solo con il driver o i legni, mai col ferro. A volte mi rassegno a tirare il ferro 5 dal tee e la palla va più lontana di quando tiro il driver, una vera assurdità. Okay, conto su questi esercizi dell amico Tim per togliermi dalla testa questi dubbi e paure insensate. Pag. 5

6 Quali sono secondo Tim i lati negativi dell allenamento classico, la messa in pratica delle istruzioni tecniche ricevute? 1: il tempo. Chi ha tempo per allenarsi tutti i giorni o per prendere lezioni spesso? 2: la confusione. Se ascolti un consiglio dietro l altro (la spalla sotto il mento, non cedere con la gamba destra, stai centrale con i piedi ecc) metterai in pratica l ultimo e dimenticherai il primo! La superistruzione non dà buoni risultati. 3: la frustrazione. Quando non riesci a fare quanto il maestro ti insegna come ti senti? 4: la rigidità. Quando pensi alle istruzioni i muscoli delle spalle, gambe, fianchi non sono rilassati e sbagli il colpo più facilmente. 5: il consolidare errori. Quando fai un brutto colpo pensi a cosa hai sbagliato. Hai girato poco le spalle? Hai ceduto con la gamba destra nel backswing? Non hai ruotato i fianchi? Ok, trovato l errore provi a correggerlo nel tiro successivo, ma 9 volte su 10 ti si ripresenta un altro tipo di errore. Ne aggiusti uno e se ne ripresenta un altro! Più cerchi di controllare il tuo swing più questo diventa rigido e meno ritmico. Questo metodo somiglia di più a un autodistruzione che a un autocorrezione. Pag. 6

7 Nella foto: il backswing corretto di Andrea Perrino, professionista. La prima soluzione non convenzionale dunque è: Rimuovere dubbi, tensioni, paure, incertezze. Risolvere le cause mentali di un brutto gioco anziché i sintomi esterni. Ti è mai successo di avere una giornata di grazia, in cui lo swing ti viene facilmente e fai risultato? Certo che ti è successo! E cosa ti dicono gli amici? Ti chiedono se hai preso una lezione o se ti sei allenato, non prendono in considerazione il fatto che forse sei solo tranquillo, non hai pensieri negativi nella testa, non hai dubbi né incertezze, ma vai sulla palla con sicurezza e decisione. Hai fiducia in te stesso e nel tuo swing. Vai sulla palla, sai già che farai un bel tiro e semplicemente lo fai. Se impari a dominare le incertezze e le paure i cambiamenti saranno spontanei, per niente forzati perché non richiedono l autoanalisi e un rimedio tecnico. Pag. 7

8 Devi accettare la sfida di giocare il gioco interiore oltre a quello esteriore, imparando a conoscere non solo gli ostacoli di sabbia o di rough, ma anche gli ostacoli mentali. Il primo passo è diventarne consapevole. L esempio giusto è proprio il mio drive. All esterno si nota uno swing incerto e veloce con un volo di palla basso e corto, un rumore di impatto per niente piacevole all udito. Chiedo spesso un feedback alla mia amica: come mi sono mossa? male, mi risponde quasi sempre. Io insisto: in che senso male? e lei: hai spezzato il movimento in due parti, hai alzato il bastone con le mani A volte voglio saperne di più, ma lei non ha voglia di fare l osservatrice; mi dice solo che faccio una buona prova senza palla ma con la palla il mio movimento è incerto e sconnesso, come se non credessi in quello che faccio. Ci sono due parti di me in azione in quei momenti, una all interno, cioè nel pensiero, e una all esterno, cioè in quello che si vede di fuori. All interno ci sono io con la mia paura ad eseguire il backswing, io che ogni volta cerco una strategia per evitare questa paura, io che prima di tirare provo e riprovo a girare le spalle pensando no, così non va, non ci siamo Quando mi succede questo è la mia parte razionale ad avere la meglio su quella intuitiva. La maggior parte dei golfisti scarsi non riesce ad affidarsi all intuito, che invece sa bene come si fa lo swing. Le due identità sé1 e sé2 della metafora che racconto qui sotto possono essere paragonate ai due emisferi del cervello: sé1 al sinistro, razionale, e sé2 al destro, intuitivo. Sè1 e Sé2 Mentre giochi ci sono in te due identità: una che gioca a golf e l altra che gli dice come fare. L identità che dà istruzioni, Pag. 8

9 chiamiamola il sé1, pensa di sapere tutto di come si gioca a golf, così supervisiona il lavoro di sé2 e lo critica quando sbaglia, lo avvisa degli errori futuri e lo rimprovera quando non fa quanto dice lui. Il rapporto fra sé1 e sé2 è di totale sfiducia. Sé1 non crede nella capacità di sé2 di colpire bene la palla, così cerca di forzarlo a conformarsi alle sue istruzioni. Se ci fai caso, quando hai fiducia nella tua capacità di fare un buon colpo, il tuo sé1 ti dà pochissime istruzioni e il tuo sé2 è contentissimo di non avere nelle orecchie quel rompiballe di sé1! Questa voce giudicante di sé1 non ti aiuta anche se lui vorrebbe farti credere di essere indispensabile. Invece a volte ti arrabbi con te stesso e magari fai fare anche un volo al bastone con cui hai sbagliato il colpo solo perché sé1 ha super istruito sé2 e sé2 non è riuscito ad ubbidire. Vero? Cosa fare allora? Diminuire l interferenza di sé1 e aumentare la fiducia nel potenziale di sé2! Questa è la formula della performance di golf P= sé2 sé1 (performance = potenziale meno interferenza) Non sarà per niente facile perché sé1 non vuole perdere il controllo e resiste strenuamente agli sforzi di minimizzare la sua influenza, però io e te ci proveremo. Ma come? Intanto riconoscendo l intrusione di sé1. Quindi, quando sono sul tee col mio drive in mano e inizio a pensare ai vari adesso come giro le spalle? Come alzo il bastone?... Ecco che devo dire a me stessa: sé1 mi sta dando le solite istruzioni, per poi rimproverarmi appena ho sbagliato. Pag. 9

10 Poi bisogna sviluppare delle tecniche di concentrazione per tenere occupato sé1 e permettere a sé2 di eseguire il colpo. Quando sé1 è focalizzato su un esercizio di concentrazione il suo dominio su sé2 diminuisce e subito la performance migliora. Fra poco passiamo all azione con gli esercizi. Bene, sono proprio contenta di affrontare questo argomento e condividerlo con te. Voglio sperimentare la proposta di Tim, i suoi esercizi per superare questa mia paura assurda e ritornare a tirare i miei bei drive di qualche anno fa. Esercizio Fai bene attenzione alla sensazione delle tue mani sulla testa del bastone e pronuncia la parola pronti, fai il backswing e appena senti che il bastone ha raggiunto la sua massima estensione e cioè a backswing completo, pronuncia la parola attenti. All impatto con la palla nel downswing pronuncia la parola via! e sul finish la parola fine, proprio quando il bastone ha terminato il suo arco e si riposa sulla spalla sinistra. Pronti-attenti-via-fine! Hai diviso lo swing in 4 tempi immaginari, mentre lo fai il tuo sé1 è impegnato a pronunciare e pensare le 4 parole e non riesce a darti altre istruzioni! Lo puoi fregare, mettere di mezzo, ingannare anche se non è per niente facile. Appena hai pronunciato la parola fine puoi guardare dove sta andando la palla evitando così il tentativo di sé1 di farti alzare la testa all impatto. Dopo pochi minuti di allenamento con questo esercizio Tim promette incredibili miglioramenti nello swing. La sola vera difficoltà sta nella tendenza a voler controllare lo swing invece di fare l esercizio. Pag. 10

11 Infatti ho provato lo swing in casa proprio 3 minuti fa col prontiattenti-via-fine e il mio sé1 all inizio non si distraeva abbastanza, perché ogni tanto mi diceva qui hai abbassato la spalla, qui sei scesa troppo lentamente, qui non hai finito di girare le spalle. Poi ho provato a pronunciare le parole con enfasi, scandendole: p r o n t i a t t e n t i v i a f i n e. Mi concentravo al massimo sul suono che le mie parole evocavano, non pensavo allo swing e mi veniva perfetto! Non vedo l ora di andarlo a provare in campo pratica, perché senza palla sanno fare tutti Anche se solo il 50% del tuo focus è occupato nel prontiattenti-via-fine avrai meno interferenza di sé1 nello swing. Poi quando la tua fiducia crescerà sarà più facile focalizzarti di più sull esercizio e lasciar eseguire lo swing dal tuo sé2, l intuito. Naturalmente puoi scegliere le parole che vuoi. Tim ha proposto anche di cambiarle in da-da-da-da, l importante è che non siano verbi. I verbi sono imposizioni e somigliano alle istruzioni si sé1. (se al posto di pronti, attenti, via, fine dici: gira, ferma, colpisci, chiudi dai dei comandi come fa sé1) Nomi dunque, mai verbi. L altro lato positivo del pronti-attenti-via-fine è che il bastone nel backswing si ferma al posto giusto, mentre il problema più grosso di tanti giocatori, me compresa, è che so dove dovrebbe stare il bastone all apice del backswing ma non so come in effetti sta il mio! Dovrebbe ed è spesso fanno a cazzotti. Tenendo occupato sé1 con le parole l intuito fa lo swing da solo e l intuito sa da solo dove finisce la rotazione delle spalle, o quanto meno lo sa meglio di quando sé1 esercita il controllo! Pag. 11

12 C è dell altro: le quattro parole pronti-attenti-via-fine aumentano il senso del ritmo e ti danno l idea della posizione del bastone ai quattro momenti cruciali: posizione iniziale, apice del backswing, impatto e finish. La mente si abitua al senso del ritmo se ripeti spesso l esercizio, c è sempre meno spazio per il controllo consapevole di sé1 e sempre più libertà nell eseguire lo swing. Tim racconta un episodio che voglio condividere con te. Una bambina di 8 anni era in campo pratica con suo padre una calda mattina d agosto. Il padre le stava insegnando, ma lei non riusciva a colpire bene la palla e tutti e due erano accaldati e frustrati. Vicino a loro c era Dean, un amico di Tim, che aveva letto il suo libro e si era appassionato all aspetto mentale del golf. Aveva praticato a lungo con Tim e il suo handicap era sceso tantissimo da quando usava i suoi metodi. Quel giorno si presentò a padre e figlia e propose alla bambina l esercizio del da-da-da-da (versione semplificata del prontiattenti-via-fine). La bambina ci provò cambiando le parole in daddy-da-da e colpì la prima solida palla della sua vita. Continuò ad allenarsi in questo modo e acquisì subito un buon ritmo. Il padre quella mattina raccontò a Dean che la bambina era appena entrata in una squadra di golf Juniores e quando nella prima gara ha giocato la prima buca era talmente nervosa da non riuscire a piantare il tee in terra. E naturalmente ha sbagliato il drive. Il giorno dopo l esercizio del da-da-da-da il padre telefonò a Dean per dirgli che sua figlia era al settimo cielo. Non solo aveva vinto la paura di piantare il tee, ma aveva giocato bene e battuto le due bambine sfidanti, entrambe di due anni più grandi di lei! Pag. 12

13 Dean racconta che mostrò l esercizio anche a molti adulti, ma che questi avevano molte più difficoltà rispetto ai bambini. Perché? gli chiese Tim. Gli adulti sembrano riluttanti a provare qualcosa di nuovo e di diverso, anche se hanno visto i risultati che il tuo metodo ha avuto sul mio gioco. Alcuni dicono che tanto non miglioreranno mai e non si aspettano miglioramenti (e aggiungo io hanno certamente ragione loro!) e altri dicono che non vogliono alimentare la speranza! rispose Dean. Ma allora nessun adulto è migliorato con l esercizio quando su di te ha fatto miracoli? continuò Tim. Sì, molti hanno provato l esercizio. La maggior parte ha trovato difficoltà all impatto con la palla (il via del pronti-attenti-via-fine), non riuscivano a dire via al momento giusto. Poi però hanno capito che era il loro pensiero che non gli faceva dire via in tempo, dopo un po di allenamento sono riusciti a lasciar andare Sé1 e hanno avuto miglioramenti significativi. Non hai altre storie da raccontare? insisté Tim. Sì ne ho una fantastica. Il mio amico Rick ha letto il tuo libro, The inner game of golf, eppure non giocava a golf. Voleva applicare alle vendite i tuoi principi! Ne abbiamo discusso insieme, l anno dopo le sue vendite sono raddoppiate! Il principio che sta dietro pronti-attenti-via-fine e da-da-da-da è lo stesso, ognuno può sperimentare le parole che preferisce e che tengono occupato meglio il suo sé1. L unica cosa importante è l impegno a fare SOLO questo esercizio, senza aggiungere altri pensieri (piego il polso, giro i fianchi.) dello swing. Pag. 13

14 Ci vuole pratica e fiducia, ma paga in risultati. Vai in campo pratica possibilmente lontano dagli altri giocatori, diventa consapevole della testa del bastone fra le tue mani e trova il tuo ritmo naturale e intuitivo aiutandoti con l esercizio prontiattenti-via-fine. Ricorda che ogni parola va pronunciata dopo. Pronti: dopo che hai la sensazione del bastone fra le mani e senti che sei pronto per il backswing Attenti: dopo la massima estensione del bastone Appena hai detto attenti parti col downswing e pronuncia via dopo l impatto con la palla Fine solo dopo il finish completo. Anche quando giochi in campo prova a distrarre il tuo sé1 e concentrarti sulle sensazioni. Cerca di osservare lo swing anziché controllarlo: non puoi fare entrambe le cose nello stesso momento. Quando riuscirai a imporre la disciplina alla tua mente critica (sé1) con l esercizio pronti-attenti-via-fine facendo piena attenzione alle parole che pronunci, acquisirai una minor tendenza a controllare il tuo swing e come risultato avrai un controllo naturale dello swing, come lo hanno i migliori giocatori. Prova a chiedere a un maestro o a un amatore di prima categoria a cosa pensa quando tira una pallina. Non ti dirà mai che pensa alle spalle, al gomito destro, a liberare i polsi, ti dirà che pensa ad addressarsi bene e a fare lo swing, semplicemente. Lui ha messo a tacere il suo sé1 e lascia fare a sé2 in piena fiducia. Pag. 14

15 In questa foto il mio drive era ancora sano e libero da sé1 A seguito della diffusione di questo report ti manderò il resoconto di quanto ho scritto e cioè se questo esercizio ha funzionato o meno nei lettori. Farò un sondaggio chiedendo chi si è veramente impegnato a cercare di liberare la mente critica e che risultati ha ottenuto. Tutti vogliamo risultati,non parole! Pag. 15

16 Ringrazio Tim Gallwey da cui ho tratto questo report, per il meraviglioso libro The Inner game of golf anche se è in inglese e faccio un po di fatica a tradurlo. Ringrazio la mia famiglia che mi ha consentito di curare i miei interessi ed hobbies, incoraggiato a scrivere, assecondato i miei esperimenti in nuove attività e fatto da cavia per nuovi prodotti da me via via proposti. Ringrazio mia figlia Sara che mi ha sopportato mezz ora mentre studiava e io facevo l esercizio pronti-attenti-via-fine! Ringrazio me stessa per aver deciso di vivere la vita come voglio io dopo aver passato troppi anni a compiacere gli altri. Ho cominciato tardi, adesso ho già 51 anni ma questa è una buona notizia per te: non è mai troppo tardi per fare scelte giuste! Quanta gente dice: so che dovrei cambiare, ma ormai a quest età Quale età? Giustifico solo gli ultranovantenni che fanno un discorso così rinunciatario. Ringrazio mio marito che mi ha trascinato con sé in questo gioco meraviglioso e salutare. Il golf mi ha dato tanto: divertimento, conoscenza di me stessa, vacanze, amicizie, sfide e, non ultimo, il blog con tanti amici come te che mi seguono e commentano i miei articoli. Infine e più importante ringrazio te che hai deciso di leggere questa guida, e che hai interesse a migliorare il golf e te stesso. Prendi sul serio questo piccolo esercizio e nota quanto il tuo swing diventa più fluido senza istruzioni. Affronta la vita come il golf: non ti arrendere mai! Dedico questo report alla realizzazione dei tuoi sogni. Pag. 16