CULTURA DEI MATERIALI DI MODA. Arcangelo Granata, Mariantonietta Pellegrino

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1 CULTURA DEI MATERIALI DI MODA Settore disciplinare: ABPR34 Fashion Design Tipologia attività formativa: Attività formativa caratterizzante Numero crediti attribuiti: 6 Ore di lezione: 45 Corso di I livello in: Design della Moda Nome del Docente: Arcangelo Granata, Mariantonietta Pellegrino Capitolo I; le fibre - Le fibre: descrizione generale; - Fibre naturali vegetali e loro caratteristiche; - Il cotone, il lino ed altre fibre vegetali; - Fibre naturali animali e loro caratteristiche; - La lana, la seta ed altre fibre animali; - Fibre naturali minerarie, l amianto; - Tecnofibre e loro caratteristiche; - Masse filabili, filatura delle fibre chimiche; - Fibre chimiche provenienti da polimeri naturali, viscosa, modal, lyocell, cupro, acetato e triacetato; - Fibre chimiche ottenute da polimeri sintetici; - Poliacrilico, poliestere, poliammide, elastomeriche, fluoro etileniche, cloro viniliche; - Fibre inorganiche, vetro, carbonio, metallo; - Mischie di fibre. Capitolo II; i fili ed i filati - Processi di filatura cotoniera e laniera; - Filati, fili e loro caratteristiche; - Titolazione diretta ed indiretta; - Filati ritorti e fantasia; - Varie tipologie di filati, crettati, testurizzati, melange; - Filati cucirini. Capitolo III; i tessuti - Classificazione dei tessuti ortogonali; - Tessuti piani e loro produzione; - Principi di costruzione delle armature (intrecci); - La tela, la saia e il raso; - Armature derivate e relativi profili; - Tessuti operati di I, II, III e IV categoria, loro costruzione; - Velluti, spugne; - Tessuti speciali per l abbigliamento e l arredamento; - Tessuti ignifughi. Maria Antonietta Pellegrino 1

2 Le fibre, descrizione generale. Le fibre tessili sono sostanze presenti sia in natura, sia prodotte dall uomo, di aspetto filamentoso o fusiforme, che si prestano ad essere filate e tessute, sia per la loro morfologia, sia per le loro caratteristiche di resistenza, elasticità e flessibilità. Spesso vengono annoverati tra le fibre tessili anche quei materiali a fibra corta che, pur non essendo filati, vengono feltrati, cioè compattati tra loro a formare uno strato di un certo spessore e di consistenza simile ad un tessuto (feltro). Si comprendono tra le fibre tessili anche quelle sostanze, di solito naturali, che, pur non essendo adatte per la realizzazione dei tessuti, possono tuttavia, grazie al loro aspetto tiglioso, essere utilizzate per lavori di intreccio, cosi da ottenere cordami, stuoie e tappeti. Pertanto potremmo affermare che per fibre si intende un elemento costituito da materie di diversa provenienza e natura, ma con caratteristiche comuni e particolari, quali la finezza e la flessibilità, che la rendono adatta alle operazioni di filatura e quindi di tessitura. Per fibra si intende un elemento caratterizzato da flessibilità, finezza ed elevato rapporto tra lunghezza e dimensione trasversale massima, che lo rende adatto ad applicazioni tessili. Si parte quindi da un numero non inferiore alle 600 volte per la juta per arrivare alle 5000 volte per la lana Cachemire. Non è detto però che tutti i corpi solidi e di forma allungata presenti in natura possono essere impiegati, poiché a molti di essi vengono a mancare due delle caratteristiche essenziali: la lunghezza e la resistenza meccanica. Si comprende, pertanto, che un materiale (fibra) per poter essere considerato tessile, non deve essere solo fibroso e cioè un solido di forma filiforme, ma deve possedere anche altre qualità. L aspetto filiforme ed i conseguenti requisiti dimensionali (lunghezza e spessore), sono condizione necessaria ma non sufficiente per l impiego tessile di un determinato materiale. Infatti, le fibre tessili, nel corso della loro trasformazione tessile e successivamente in base alla loro destinazione d uso, vengono sottoposte ad una serie di lavorazioni e di trattamenti di diversa natura (meccanica, termica, chimica, ecc..). Pertanto esse devono possedere altre determinate caratteristiche quali: Sezione Rappresenta la conformazione trasversale o longitudinale tipica di ogni fibra. Le fibre naturali Maria Antonietta Pellegrino 2

3 hanno sezione definita, tipica di ciascuna classe di appartenenza, mentre le fibre artificiali e sintetiche presentano sezioni trasversali in funzione della diversa conformazione del foro della filiera di estrusione e del processo di filatura. Densità o peso specifico Indica la massa per unità di volume normalmente espressa in grammi per cm3. Ad un valore basso di densità corrisponde una fibra voluminosa e leggera ed il filo o filato corrispondente presenterà un maggiore potere coprente. Ripresa di umidità Esprime l attitudine delle fibre tessili ad assorbire e trattenere acqua. Indica l igroscopicità delle fibre: le fibre naturali sono le più igroscopiche, le fibre sintetiche le meno igroscopiche. Tenacità E' la forza rapportata alla massa lineare. Indica la maggiore o minore attitudine di una fibra a resistere alla trazione. Si parla anche di carico di rottura. La tenacità può essere indicata con diversi sistemi di misura: i più diffusi sono i g/den, g/dtex e i cn/tex. Le fibre ed i filati possono essere sottoposti a prove di tenacità a secco o a umido. Nel caso delle prove di tenacità ad umido, solitamente si ha una diminuzione più o meno accentuata della tenacità del materiale, tranne nel caso delle fibre vegetali, che presentano un incremento del valore. Perdita di tenacità ad umido Indica la differenza fra la tenacità a secco e la tenacità ad umido espressa in valore percentuale. Allungamento a rottura E l espressione quantificata dell estensibilità di un materiale tessile, ossia della sua capacità di allungarsi in presenza di una sollecitazione a trazione. L allungamento a rottura è l espressione in % della differenza fra la lunghezza iniziale del materiale e la sua lunghezza al momento della rottura. Modulo elastico Il modulo elastico o modulo di Young rappresenta la relazione fra carico ed allungamento ed esprime la forza necessaria a provocare l allungamento unitario del materiale. Nel caso dei materiali tessili si indica il modulo iniziale, cioè corrispondente alle deformazioni ai bassi carichi, che simulano l effetto delle sollecitazioni di lavorazione e d uso. Un modulo elastico molto elevato indica una bassa deformabilità della fibra, che sarà piuttosto rigida, resiliente e poco gualcibile. Un basso modulo elastico indica una elevata deformabilità della fibra, che sarà più morbida, meno resistente, facilmente gualcibile. Una fibra ad alto modulo elastico, elevata elasticità e buona resilienza, consente di ottenere prodotti tessili caratterizzati da proprietà wash and wear o lava e indossa Maria Antonietta Pellegrino 3

4 . Elasticità E la capacità di un materiale tessile di recuperare l assetto iniziale dopo aver subito una deformazione quale un allungamento, una compressione, una flessione. Resilienza E la capacità di un materiale tessile di riprendere il proprio spessore dopo essere stato sottoposto ad una determinata pressione superficiale. Gualcitura o gualcibilità Si intende la perdita di elasticità di un tessuto, che tende a non recuperare più la forma iniziale dopo le deformazioni subite, generalmente conseguenti ad un azione di piegatura. Resistenza U.V. Indica la capacità di una fibra di non mutare le proprie caratteristiche dopo esposizione ai raggi ultravioletti. Di particolare importanza alcune fibre sintetiche ed artificiali di nuova generazione, in grado di proteggere la pelle dall esposizione ai raggi U.V. Resistenza alle intemperie Indica la capacità di una fibra di non mutare le proprie caratteristiche dopo esposizione a particolari condizioni climatiche (secco, pioggia, luce, vento, ecc.) Resistenza agli agenti chimici: acidi, alcali, solventi, ossidanti Indica la capacità di una fibra di non mutare le proprie caratteristiche dopo esposizione a determinati prodotti chimici, in condizioni controllate (tempo, temperatura, concentrazione, ecc.). Infiammabilità Capacità di un materiale di entrare e permanere in stato di combustione, con emissione di fiamma, durante o dopo che lo stesso è stato sottoposto all azione di una sorgente di calore. Punto di rammollimento Rappresenta la temperatura alla quale le fibre cominciano a rammollire, diventando appiccicose. Punto di fusione Rappresenta la temperatura alla quale il polimero passa dallo stato solido allo stato fluido o liquido. Tutte queste caratteristiche, servono al fine di poter subire senza danneggiamenti le operazioni di trasformazione meccano-tessile quali la filatura e la tessitura, di consentire quelle chimicotessile quali la nobilitazione (finissaggii, tintura, stampa, lavaggi, candeggio, ecc..) e di fornire soddisfacenti prestazioni a livello di confezione ed utilizzo finale. Maria Antonietta Pellegrino 4

5 Esse dovranno presentare, oltre a certi caratteri esteriori relativi all aspetto e alla mano, anche determinate caratteristiche specifiche del settore a cui saranno destinate; quali potere traspirante o più in generale idonee proprietà fisiologiche, termo coibenza, flame retard, ecc.. In sintesi, i requisiti richiesti ad una fibra e le principali caratteristiche/proprietà che conseguentemente questa dovrà possedere, possono essere classificati nel modo seguente: Requisiti dimensionali Lunghezza (espressa in mm), finezza (espressa in micron), elevato rapporto tra lunghezza e finezza. Requisiti esteriori Aspetto e mano (grado di bianco, lucentezza, voluminosità, morbidezza, sofficità, ecc..). Requisiti di fabbricazione Proprietà meccaniche, chimico-fisiche (tenacità, elasticità, stabilità termica, tingibilità, ecc..). Requisiti generali d uso Resistenza all usura e alla sgualcitura, facile manutenzione, stabilità dimensionale, ecc Requisiti specifici del settore d impiego Proprietà fisiologiche, ignifughe, ecc Maria Antonietta Pellegrino 5

6 Fibre vegetali Esse sono fibre naturali che si ricavano da parti essenziali di alcune piante come il fusto (libro), le foglie, il seme. Le complesse lavorazioni cui viene sottoposta la pianta per ricavarne la fibra sono di natura sia meccanica che chimica, e sono finalizzate a separare la fibra tessile cellulosica dagli altri materiali (lignina, cutina, sostanze pectiche, ecc..) che ad essa sono legate. A seconda della parte della pianta da cui si ricavano, le fibre tessili naturali vegetali si dividono in: Fibre da seme (cotone, kapok); Da corteccia o da libro (lino, canapa, juta, ramiè kenaf); Da foglia (sisal, abaca o canapa di Manila, agave); Da frutto (cocco). Il cotone (fibra vegetale da seme) Maria Antonietta Pellegrino 6

7 Essa è una fibra lunga e sottile, lucida e morbida al tatto, che si ricava dalla fitta peluria che avvolge i semi di una pianta appartenente alla famiglia delle Malvacee ed al genere Gossipium. La pianta del cotone di presenta sotto forma di arbusto di media altezza e viene coltivata come pianta annuale nei climi temperati, come pianta perenne in quelli tropicali. Le specie del cotone Le più note delle cinquanta specie di cotone sono le seguenti: Gossipium barbadense; originario delle isole Barbados, arbusto alto circa da un metro e mezzo a cinque metri, coltivato in tutto il Nord America. Da questo, tramite incroci, sono state derivate altre importanti varietà come per esempio, la Sea Island che fornisce una fibra estremamente pregiata e versatile. Gossipium herbaceum; arbusto piuttosto basso, di altezza media di circa un metro, fornisce una fibra corta e giallastra. È coltivato in Asia minore ed in India. Gossipium hirsutum; pianta di media altezza, circa due metri, che ha bisogno di un clima caldo tropicale. È coltivata nel Centro America e fornisce una fibra di media lunghezza. Gossipium peruvianum; fornisce una fibra di media lunghezza ed è originaria del Perù. Incrociato con altre specie ha dato origine ai cotoni pregiati egiziani. È coltivato in tutta l America meridionale. Gossipium vitifolium; pianta che arriva a circa cinque metri, originaria del Sud America dove è tutt ora coltivata. Con incroci da esso sono ottenuti il cotone Macao, il Surinam, ecc.. Gossipium brasilienis; originario del Brasile, da una fibra lunga e soffice ed è coltivato in tutto il Sud America. Gossipium arboreum; pianta più alta tra le varietà del cotone, più che un arbusto si deve parlare di un vero e proprio albero poiché raggiunge gli otto metri di altezza. È originario dell Asia e viene coltivato in India, Indonesia ed Egitto. Maria Antonietta Pellegrino 7

8 Gossipium sakellarids; è un incrocio tra il barbadense e l arboreum, fornisce una qualità molto pregiata di cotone a fibra lunga e lucente. Si coltiva soprattutto in egitto. barbadense (Sea Island) cotone cotone egiziano (sakellaridis) Produzione del cotone L habitat ideale per il cotone è quello caldo-umido tropicale e subtropicale, per questo viene coltivato in una fascia compresa tra i 40 di latitudine nord ed i 30 latitudine sud. Per la sua coltivazione è molto importante, oltre alle condizioni climatiche, anche il terreno, che deve essere ben concimato. Inoltre sono molto importanti i periodi sia della semina che della raccolta che variano da paese a paese. Circa un centinaio di giorni dopo la semina sbocciano grandi fiori simili a quelli delle malve, a corolla imbutiforme, di colore che va dal giallognolo al bianco rosa, al rossastro, a seconda della specie. Dopo la fioritura comincia a maturare il frutto che si presenta come una capsula che, giunta a maturazione, si apre in tre o cinque logge. Maria Antonietta Pellegrino 8

9 gossipium barbadense (fiore) capsula esplosa, bambagia (cotone) Dopo la sfioritura, in ottanta giorni, la capsula cresce e si indurisce, al suo interno, attorno ai semi (dai sette ai dieci), cresce una peluria unicellulare lunga anche cm.6. Questa peluria fissata ai semi, serve a favorire la riproduzione della specie con la dispersione per mezzo del vento. Per far si che questo fenomeno non venga impedito dalla pioggia e dall umidità, i filamenti di cotone sono come ricoperti da sostanze cerose e grasse che li rendono praticamente impermeabili. Durante lo sviluppo della capsula, questi peli si avvolgono a spirale rimanendo ben pressati e compressi all interno della capsula stessa. Nel momento che il frutto è maturo, il filamento si distende provocando la deiscenza della capsula, cioè lo scoppio della stessa liberando così la bambagia soffice. La peluria più corta, aderente ai semi, è detta comunemente linter e serve come fonte di cellulosa purissima per l industria, soprattutto per la fabbricazione delle fibre artificiali cellulosiche. La peluria più lunga, usata per produrre i filati, è detta lint. Ogni pianta fornisce almeno tre raccolti per stagione e produce dai 200 ai 500 frutti (capsule), che equivalgono a circa 2-5 kg. di fibra grezza (10g di peluria su una capsula del peso di 30g). La raccolta avviene nella stagione calda e varia da clima a clima come periodo dell anno, può essere effettuata a mano (prodotto migliore). Oggi, comunque, le raccolte vengono effettuate con dei macchinari con una piccola perdita in qualità del prodotto. Infatti nelle capsule giunte a completa maturazione, le sostanze estranee alla cellulosa sono in percentuale il 5%, in quelle non ancora mature si raggiungono percentuali del 20%. Se la capsula è raccolta ancora chiusa e successivamente aperta, il cotone estratto viene chiamato morto ed ha caratteristiche inferiori al cotone maturo. Maria Antonietta Pellegrino 9

10 Dopo la raccolta, il cotone con i semi, vengono inviati agli stabilimenti per la sgranatura (ginning). Esso è il processo che libera il linters dai semi, possono esserci sgranatoi a rullo per il cotone a tiglio (lunghezza) lungo, a sega per il cotone a tiglio corto. Una volta separato, il lint viene raccolto in cassoni dai quali passa alla pressatura in balle, più o meno compatte, si ottiene cosi il cotone sodo. Le balle di cotone pesano in media 500 libbre (230Kg.). balla di cotone egiziano (giza 45) I semi da cui è stata tolta la fibra rappresentano circa i due terzi in peso rispetto al cotone raccolto, possono essere nudi se privi di linter o rivestiti se sono ancora ricoperti. Essi vengono utilizzati per la produzione di cellulosa pura, olio e mangimi per animali. Morfologia del cotone A seconda dell origine si riscontrano notevoli differenze nei caratteri esterni del cotone, il colore varia dal quasi bianco nelle varietà americane, al giallastro di quelle egiziane, al bruno-rossastro di quelle asiatiche. Anche la lunghezza della fibra copre un range estremamente ampio variando tra i 10mm ai 60mm; le varietà ibride americane hanno fibra lunghissima, i makò egiziani hanno una lunghezza intermedia, quelle orientali hanno una fibra corta e sottile. Al microscopio la fibra appare come monocellulare con circonvoluzioni a spirale e con due terminazioni, una a forma di spatola, l altra strappata e sfibrata (attaccata al seme). Gli avvolgimenti sono frequenti e regolari nelle fibre di buona qualità, se prelevato alla giusta maturazione, se ne contano da tre ad otto per millimetro. La fibra matura somiglia a dei tubi appiattiti, attorcigliati attorno al proprio asse o con i bordi ripiegati, trasparenti, brillanti, con pareti spesse e marcate, con lumen largo nelle fibre grosse e stretto nelle fini. Le loro sezioni trasversali si presentano a forma di C o di una S. Le fibre immature si presentano più appiattite e più trasparenti delle mature, prive di convoluzioni e con piegature irregolari, il lumen appare pieno di macchie scure e le pareti sono particolarmente sottili a causa della limitatezza della parete secondaria. Le fibre morte sono più larghe delle mature, assolutamente piatte e con piegature molto marcate ed Maria Antonietta Pellegrino 10

11 irregolari, hanno pareti estremamente sottili, per la quasi totale assenza della parete secondaria. Le fibre immature e morte sono opache, deboli e prive di elasticità, si avvolgono facilmente sui cilindri di lavorazione, rendono i filati pelosi, irregolari e poco resistenti, ed inoltre assorbono in modo diverso dalle mature le materie coloranti, dando luogo a chiazze o barrature di diverso colore sui tessuti finiti. fibre di cotone viste al microscopio Classificazione americana del cotone La classificazione commerciale si basa sulla determinazione, da parte di tecnici specializzati, della cosiddetta classe. Che rappresenta l insieme di tutti gli elementi qualitativi di un cotone, e comprende quattro requisiti fondamentali:grado, colore, tiglio e carattere. 1. Il grado si determina in base alla pulizia, alla preparazione ed alla lucentezza della fibra indipendentemente dal cotone. Con questo metodo i cotoni americani vengono suddivisi a seconda della qualità decrescente: middling fair: medio buonissimo;strict good middling: medio veramente buono; good middling: medio buono; strict middling: medio discreto; middling: medio (preso di base per le quotazioni); striet low middling: medio puro scadente; low middling: medio scadente; strict good ordinary: ordinario buono puro; good ordinary: ordinario buono. 2. Il colore di un cotone non va inteso come maggior o minor bianchezza della fibra ma anche come brillantezza (lucente, opaco) e come uniformità di colore (diffuso, chiazzato, macchiato). 3. Il tiglio esprime la lunghezza media di un cotone determinata manualmente attraverso la campionatura. Maria Antonietta Pellegrino 11

12 4. Il carattere dipende soprattutto dal grado di maturità delle fibre, e comprende: la finezza, la resistenza, l elasticità, la pienezza, il potere di adesione delle fibre e la loro cerosità. KAPOK Le piante Bombax ceiba e ceiba pentandra producono capsule che contengono una ricca bambagia di peli unicellulari. Questi alberi originari del Sud-Est asiatico e dell Indonesia sono chiamati anche alberi della seta. Le capsule giunte a maturazione sono assai grosse, dure e vengono aperte manualmente, esse contengono una fibra giallo-oro leggerissima, di lucentezza serica, ma troppo corta e fragile per essere filata, per cui viene utilizzata per le imbottiture. Il kapok è estremamente leggero perché la fibra, internamente, è vuota ed ha pareti molto sottili. Chimicamente contiene circa il 70% di cellulosa; oggi esso è coltivato in America centrale ed in alcune zone dell Africa. kapok Fibre naturali di origine animale Fibre da bulbo pilifero o da vello ovini leporidi camelidi bovini Pecora comune coniglio d angora cammello bue del Tibet Maria Antonietta Pellegrino 12

13 Pecora merinos dromedario yack Pecora shetland lama Pecora incrociata alpaca Capra mohair vigogna Capra del Tibet (cachemire) guanaco Se si osserva una fibra di lana al microscopio si può notare come assomigli a una pigna. La sua struttura esterna infatti è un rivestimento di scaglie sovrapposte fra loro come le tegole di un tetto, fatte di una sostanza proteica detta cheratina. La stessa sostanza presente anche nei capelli e nelle unghie. Sotto il rivestimento esterno le cellule formano una struttura detta a mattoni e calce, perché ricorda molto da vicino quella dei muri. Struttura che rende la fibra molto robusta. Alcune lane di minor finezza, oltre alla cuticola esterna e alla corteccia interna, contengono un midollo centrale molto poroso; la fibra che ne risulta è più leggera e assai più gonfia. La lana è la fibra più igroscopica che esista, è cioè in grado di assorbire vapore acqueo fino a un terzo del suo peso senza dare la sensazione di bagnato. Questo succede perché la fibra è composta di aminoacidi in grado di attrarre e incorporare molecole di acqua nella struttura della fibra stessa, a differenza per esempio della spugna, che ha un assorbimento di natura capillare. Quindi in caso di clima umido o di intensa sudorazione, la lana attiva un processo di traspirazione per cui assorbe l'umidità e la restituisce all'ambiente. Un capo di abbigliamento in lana assorbe momentaneamente il sudore e poi lo trasferisce all'esterno, fornendo così una termoregolazione. Allo stesso modo un cappotto di lana, esposto a temperature fredde, comincia ad assorbire umidità e anziché raffreddarsi aumenta di 2-3 gradi la sua temperatura: questa reazione ritarda fino a 4 ore il raffreddamento del tessuto, dando modo al corpo umano di adattarsi gradualmente alla nuova situazione ambientale. Visto che la lana ha un potere di assorbimento così elevato, perché non ci sono, per esempio, asciugamani di lana? Semplice: la lana assorbe il vapore acqueo, ma non l'acqua e quindi è idrorepellente. La materia cerosa e grassa che riveste le fibre e che non viene eliminata neppure dai solventi usati nel lavaggio a secco, rende la lana repellente ai liquidi. La lana si rivela più resistente allo sporco, soprattutto alla polvere. Ciò è dovuto alla sua scarsa elettricità statica: cioè ne accumula poca e di conseguenza attira poca polvere. Questa qualità della lana si può constatare ogni volta che si passa l'aspirapolvere sul tappeto o sulla moquette. Sono Maria Antonietta Pellegrino 13

14 proprio le scaglie che rivestono le fibre di lana a impedire che la polvere penetri a fondo: un trucco che serve alla pecora per non sporcare il suo pelo e agli esseri umani per rimuovere la polvere in fretta, con un semplice aspirapolvere. Ma la principale caratteristica della lana è quella di tenere caldo, cioè di avere un elevato potere di isolamento termico. Ma, qui sta la straordinaria qualità della lana: l'isolamento è possibile sia contro il freddo sia contro il caldo. I beduini del deserto sopportano di giorno le temperature più elevate del mondo e di notte il freddo del deserto proteggendosi con un barracano di lana. L'isolamento termico di un tessuto è in sostanza la quantità di aria che le sue fibre riescono ad intrappolare: più aria catturano, maggiore è il potere isolante. Mediamente un tessuto per l'abbigliamento si compone per tre quarti di aria e per un quarto di fibra, mentre in una coperta di lana si trova solo un 10 per cento di fibra contro un 90 per cento di aria. Le scaglie della lana danno alla fibra una certa ruvidezza e con i loro interstizi ne aumentano la superficie. Il risultato è che le fibre di lana riescono a immagazzinare e a trattenere una maggiore quantità di aria. Ecco spiegata l'indifferenza delle pecore al caldo come al freddo e la preferenza degli uomini del deserto per gli indumenti di lana. C'è anche da dire che la lana possiede un elevato potere ignifugo: prende fuoco con difficoltà, non propaga la fiamma, sviluppa poco calore e poco fumo. Ma soprattutto non si scioglie, evitando così pericolose ustioni da materiale incandescente. Per questo motivo sono in genere di lana i tessuti d'arredamento che rivestono aerei, treni, pullman, cinema e locali pubblici. La resilienza, ossia la capacità che ha la lana di ritornare allo stato originario anche dopo una pressione prolungata, la si può constatare osservando come l'impronta di un grosso mobile sulla moquette scomparirà poche ore dopo che lo si è spostato. Così pure non occorre fare molta fatica per stirare un capo di lana. Quando viene a contatto con il calore, e in special modo con l'umidità del vapore, la cheratina contenuta nella lana subisce dei mutamenti chimici, diventa più facilmente deformabile e dunque più docile alla stiratura. Non appena cessa l'azione del vapore i legami chimici si ricostituiscono e il tessuto assume la posizionatura data con il ferro da stiro. La lana Fibra di origine animale a costituzione proteica che deriva dal vello degli ovini, più precisamente Maria Antonietta Pellegrino 14

15 dalla specie Ovis aries, costituisce circa il 90% della produzione mondiale di fibre animali. Il vello della pecora, il mantello protettivo che ripara l animale dal freddo e dall acqua, è composto da due tipologie di pelo: uno detto giarra costituito da peli setolosi e lunghi, un altro detto borra ed è formato da peli sottili, ondulati e morbidi. La giarra ha la funzione di impermeabilizzare l animale, la borra quello di isolarlo dal freddo. L operazione che consente di asportare la lana dall animale vivo è detta tosa; essa si effettua normalmente a mano ed è effettuata una volta all anno (in primavera), ottenendo cosi una lana lunga con le fibre terminanti a punta, detta lana annuale o madre, o due volte l anno così da ottenere una lana a fibra corta con le estremità tronche, per le varie tosature, detta lana bistosa. Le fibre di lana presentano, nel senso della loro lunghezza, tre parti distinte: la punta, lo stelo della fibra e la radice. La terminazione del pelo può essere arrotondata, a spatola, a due o tre punte oppure sfibrata. Il pelo di lana impropriamente detto fibra, è cilindrico e leggermente conico, ed è formato da due strati: 1) una cuticola esterna composta da piccolissime scaglie cornee, trasparenti, disposte come le squame dei pesci, che conferisce alla fibra una notevole resistenza all usura. 2) un grosso strato interno composto da fibrille fusiformi parallele all asse della fibra e debolmente saldate tra di loro. In sezione si presentano di forma ellittica, raramente circolare. Impurezze del vello della lana Nel vello della lana allo stato grezzo (sucido) le fibre sono riunite in ciocche a causa di varie sostanze grasse e cerose. Nelle ciocche restano inoltre inglobate sostanze estranee che la pecora ha raccolto durante il pascolo: sabbia, terriccio, lappole, fili d erba, ecc. Le sostanze grasse che si trovano sul vello di lana derivano dalla secrezione delle ghiandole sebacee e sudorifere oltre a quelle derivate dalla degradazione della cheratina. Sono in genere solubili in acqua, dette suint,od insolubili in acqua, dette suinthin. Il suint è composto da Sali potassici di acidi grassi inferiori, da solfati, fosfati e cloruri di potassio, calcio ed ammonio, da urea e suoi derivati. Il suithin è insolubile in acqua ma in essa emulsionabile grazie all uso di tensioattivi; è anche detta grasso di lana o cera di lana o lanolina. Lanolina È il prodotto della purificazione del grasso della lana; e si presenta come un grasso di consistenza semisolida di colore bianco, di odore debole ma caratteristico. La lanolina non è solubile in acqua ma riesce ad assorbirne più del doppio del suo peso. La lanolina viene usata come emulsionante dell acqua in olio. È il costituente essenziale di pomate, creme cosmetiche nonché di preparati per Maria Antonietta Pellegrino 15

16 capelli e rossetti. Viene usata per preparati farmacologici, possedendo notevoli proprietà emollienti e di penetrazione nella pelle così da poter curare le epidermidi secche e screpolate. Viene usata in miscela con la glicerina, vasellina e lievi disinfettanti essendo tollerata molto bene dall organismo e dando assai raramente fenomeni di sensibilità e idiosincrasia individuale. La lanolina viene usata nella confezione di saponi, nell industria del cuoio come ammorbidente e mezzo di finissaggio. PROPRIETÀ FISICHE DELLA LANA Tenacità: la tenacità della lana non è eccezionale, e diminuisce in diretta corrispondenza con la qualità, è bassa per la lana ordinaria e ancor più per quella rigenerata. Elasticità: è la più elevata tra le fibre tessili. Resilienza: è l elasticità che ha la lana contro la compressione, cioè la tendenza a tornare nella forma iniziale una volta compressa. Da quindi un indice della sofficità della lana. Igroscopicità: è la capacità di assorbire l umidità e di trattenerla nella fibra. La lana è molto igroscopica: assorbe fino al 30% dell umidità senza sembrare bagnata. La fibra si rigonfia e diviene meno rigida. Il vapor acqueo dell ambiente, condensandosi sulla fibra cede il suo calore latente di condensazione alla lana. Avviene dunque nella fibra uno sviluppo di calore che è tanto maggiore quanto più è asciutta la lana. Infatti una lana umida assorbe meno il vapor d acqua, ed il calore viene disperso dall acqua già presente. Da ciò, oltre che dalla coibenza della fibra, deriva il senso di caldo che la lana conferisce a chi l indossa. Coibenza: è la proprietà che ha la lana di essere isolante del calore. Infatti le fibre di lana mantengono a lungo il calore grazie alla costituzione isolante di ciascuna di esse. Inoltre la lana, per la sua struttura arricciata, pelosa, parzialmente feltrata, racchiude un gran volume di aria, a sua volta un buon isolante termico, ne deriva dunque un ulteriore accrescimento di coibenza. Feltrabilità: consiste nella saldatura delle fibre tra di loro per effetto combinato dello sfregamento, del calore e dell umidità. L infeltrimento è dovuto alla disposizione caratteristica delle scaglie disposte come tegole di tetto, orientate tutte nello stesso senso e verso la punta della fibra. Perciò le fibre se in un verso possono scorrere liberamente fra loro, nel senso opposto sono ostacolate dalle loro stesse scaglie che, alzandosi, favoriscono l unione e l aggrovigliamento della lana. L alzarsi delle scaglie è favorito, oltre che dal calore e dallo sfregamento, dal trattamento con acidi e basi. Ciò spiega perché la lana va lavata con detergenti neutri, a bassa temperatura senza strofinare. Plasticità: è la proprietà che ha la lana, se trattata con vapore acqueo, di diventare plastica. In Maria Antonietta Pellegrino 16

17 questo stato viene foggiata in varie forme che poi mantiene. Classificazione commerciale La classificazione della lana si basa su vari fattori tenuti in diversa considerazione a seconda dell uso a cui la fibra è destinata. - classificazione a seconda della provenienza: i maggiori produttori mondiali sono l Australia e la Nuova Zelanda dove si producono delle lane pregiate ottenute dal vello delle pecore merino, una razza selezionata inizialmente in Spagna, la lana è molto fine ed ondulata. Altri produttori sono l Argentina ed il Sud Africa, mentre in Europa i maggior produttori sono l Inghilterra, Spagna, Francia ed Italia. Le lane italiane si ottengono dalla tosa di razze ordinarie o incrociate, generalmente scadenti in quanto la fibra è corta e grossolana e vengono impiegate in tessuti comuni, coperte e materassi. - Classificazione secondo la razza: lana merina che si ottiene dalla pecora merinos che produce una tra le migliori lane che troviamo in circolazione, fibra lunga, fine, molto morbida e soffice (finezza media micron, lunghezza 5 8 cm). Proviene normalmente dall Australia ed è considerata la migliore. Lana shetland o inglese molto pregiata ed elastica, prodotta nel Regno Unito e che prende il nome dell arcipelago situato a nord della Scozia ove si produce. Lana incrociata è prodotta da varie razze ed appare di media finezza e poco arricciata, adatta a prodotti di medio pregio (finezza micron e lunghezza 8 20 cm). Lana ordinaria detta lana comune, meno pregiata; ha fibre più lunghe e grossolane quindi non si può prestare a confezioni fini (finezza micron e lunghezza cm). A seconda dell origine la lana può essere classificata come: pura lana vergine, lana di mischia, lana rigenerata o meccanica. La lana vergine, marchiata per legge con il marchio caratteristico e con la dicitura pura lana vergine, è quella ottenuta esclusivamente per tosatura: è cioè lana nuova. Il marchio però non garantisce che il capo di lana sia prodotto esclusivamente con lana, ma indica soltanto che la lana presente in esso è lana nuova. La lana di mischia è ottenuta dall unione di più fibre: lana vergine e lana rigenerata, insieme a fibre artificiali e sintetiche. La lana rigenerata o meccanica è ottenuta dal recupero della fibra da vecchi indumenti di lana, da indumenti usati di fibra mista contenente lana, e da tutti gli scarti dell industria tessile. Un altra classificazione della lana è basata sul grado di pulizia della fibra. La lana una volta tosata si classifica in : lana sucida, cioè non lavata contenente tra le fibre tutta la sporcizia che si è accumulata durante la permanenza del vello sull animale: è lana mista ad untume, fango, fili d erba, rametti, ecc.; il Maria Antonietta Pellegrino 17

18 rendimento di una fibra di una simile lana è molto basso. Lana saltata, cioè lavata addosso all animale prima della tosa, si chiama saltata perché era d uso far saltare gli animali entro corsi d acqua prima di tosarli. In ogni caso però la lana saltata, pur avendo perso gran parte del sudiciume che era sul vello, conserva pressoché inalterata l untuosità caratteristica: le punte dei peli non sono, perciò, libere ma riunite in mazzetti, di modo che per tosatura si ottiene il vello intero e non le singole fibre. Lana lavata, cioè quella lavata a fondo dopo la tosa, e dai cui lavaggi si ottiene come sottoprodotto la lanolina. Peli animali Mohair: fibra che si ottiene dal vello della capra di Angora allevata in Turchia, Sud Africa e negli USA. È una fibra molto lunga, lucente e resistente sia all abrasione che all infeltrimento. La sua finezza media va da micron con una lunghezza cha va dai cm. Il colore è bianco, nero, marrone e rossiccio. Cachemire: Si ottiene dal sottovello della capra originaria de Kashmir, una regione del Tibet, poi diffusa in India, Cina ed Afganistan. La fibra è molto fine, più fine della migliore lana merinos; la sua finezza media è micron. È molto delicata, poca resistenza e si usura facilmente, perciò va trattata con acqua fredda e detersivi delicati. Ha scarso nerbo, perciò i capi prodotti con essa sono poco elastici e si allentano facilmente. Alpaca: Si ottiene dal vello dell Alpaca, una specie di lama della Ande che produce una lana tenace e di aspetto molto lucente, colorata in giallo o marrone. Ogni animale produce circa 300 gr di lana e la tosa avviene ogni due anni. Vigogna: Deriva dal vello del Lama vicugna, animale difficile da addomesticare che vive in Perù, inoltre è protetto da molte leggi locali che ne regolano la cattura e l uccisione. Ha un vello leggerissimo e la sua lana è finissima, lucente è molto ricercata. Cammello La fibra è ricavata sia dal vello dei cammelli asiatici a due gobbe sia dai dromedari africani ad una sola gobba. Produce una fibra leggera e morbida, simile alla merino; il colore caratteristico è tra il giallo ed il beige. Maria Antonietta Pellegrino 18

19 LA SETA INTRODUZIONE: Il filo di seta è prodotto dalla larva di un lepidottero il Bombix mori che si nutre di foglie di gelso. Fili di seta vengono prodotti anche da altri insetti della famiglia dei Bombicidi, che però crescono allo stato selvatico e offrono un prodotto inferiore. Allo stato di farfalla il Bombix mori ha un colore bianco gialliccio, la femmina si distingue dal maschio per la sua lunghezza (3cm contro 2 ½) e per la larghezza d ali (4cm contro 3 ½). Il suo breve ciclo di vita si esaurisce tutto nella riproduzione. Il maschio muore poco dopo l accoppiamento, la femmina depone in pochi giorni uova e a sua volta muore. È questo il primo gradino per la produzione della seta, mentre la prima operazione compiuta dal baco consiste nel tendere fra i rami del bosco un groviglio di fili che servirà d appoggio al bozzolo propriamente detto (la spelaia ), la seconda nel filare mediante movimenti del capo a forma di 8, dei pacchettini di fili piegati ad anse, che finiscono per costituire il bozzolo in cui la larva si rinchiude. La lunghezza del filo raggiunge i m, il bozzolo ha una grossezza di 3 6 cm e un colore che, secondo le razze, è bianco, bianchiccio, giallo o verde. Il bozzolo presenta 3 strati nettamente distinti: 1. una peluria esterna che serve al consolidamento del bozzolo ed è ricca di sostanze collanti (sericina): è la cosiddetta strusa, utilizzata nell industria dei cascami, 2. il vero e proprio filo, di una lunghezza media di metri, che è la bava utilizzabile in filanda; 3. lo strato interno, che serve da letto alla crisalide ed è impermeabile all aria e all acqua: il cosiddetto gallettame, pure utilizzato come cascame. La farfalla si apre un varco tra i fili 14 gg dopo la formazione del bozzolo, intaccandoli in un punto con del liquido alcalino da essa secreto. Per impedire questo fatto, che rende inutilizzabile la bava della seta, i Maria Antonietta Pellegrino 19

20 bozzoli vengono tolti dal bosco, scelti secondo la grossezza, la qualità ed il colore e collocati in speciali essiccatoi a temperatura di 60, nei quali le crisalidi muoiono per soffocamento. Il bozzolo perde così un terzo del suo peso. I bozzoli secchi vengono trasferiti alla filanda per essere dipanati; anzitutto dev essere sciolta la sericina che tiene uniti i fili, e a questo scopo i bozzoli vengono introdotti in bacinelle (di trattura) con acqua a 90 C. Mediante spazzole speciali il bozzolo viene liberato della strusa, poi si cerca il capo del filo e lo si passa, insieme con fili di altri bozzoli (secondo il titolo che si vuole ottenere), all aspo. I fili vengono tenuti insieme dalla materia collante ancora presente. Circa 3 4 kg di bozzoli secchi (pari a 10 Kg di bozzoli freschi) danno 1 kg di seta greggia. La seta greggia non è immediatamente utilizzabile in tessitura, deve prima essere ritorta, la torsione viene fatta in misura diversa a seconda del materiale e dello scopo; seguono poi le operazioni di finissaggio e di appretto. Per conferire alla seta lucentezza e flessibilità, la sericina che riveste l interno del filo (fibroina) viene allontanata mediante soluzioni alcaline leggere. La seta perde così il 25 30% del suo peso, e per compensare tale perdita viene caricata (con immissione di Sali metallici). MORFOLOGIA DELLA SETA La fibra di seta grezza, al microscopio ha un aspetto cilindrico leggermente appiattito, formato da due fibrille; cioè due bavelle unite insieme dalla sericina, che forma una guaina trasparente o leggermente colorata di giallo. Ad un osservazione più attenta, la fibra appare non omogenea ma con dei tratti a diametro maggiore, perché la sericina non è distribuita in modo regolare ma forma dei grumi, assai frequenti. Le due bavelle appaiono senza striature, sottili, liscie, di diametro variabile dai 10 ai 22 µm; le loro sezioni trasversali osservate al microscopio si presentano irregolari, (quasi triangolari). Ogni fibrilla appare costituita internamente dalle due bavelle di fibroina, che esternamente sono avvolte da uno strato di sericina. La seta cotta, cioè privata della sericina, appare formata da fibre isolate, omogenee trasparenti, cilindriche o leggermente appiattite. La sezione è triangolare con gli angoli smussati o ellittica, ovviamente senza lo strato di avvolgimento esterno. Maria Antonietta Pellegrino 20

21 STRUTTURA CHIMICA DELLA SETA La seta è composta essenzialmente da fibroina e sericina con le seguenti percentuali: fibroina % sericina % inoltre sono presenti sostanze cerose, sali minerali, pigmenti, approssimativamente con le seguenti percentuali: sostanze grasse e cerose 1 2% sostanze organiche 0,3 0,5% pigmenti coloranti circa 0,1% PROPRIETA DELLA SETA Proprietà esteriori colore; la seta cruda (con la sericina) ha un colore vario, da bianco-giallastro a verdognolo, a bruno. La seta cotta è bianca e lucente, la tinta è data dal colorante contenuto nella sericina e proveniente da sostanze presenti nelle foglie di gelso. Questo fatto è dimostrato da prove che sono state fatte tingendo le foglie di gelso con appositi coloranti, il risultato è una seta colorata della stessa tinta. Il colore è una qualità essenziale che determina il pregio della seta, deve essere uniforme e senza irregolarità o macchie. Lucentezza; la seta è caratteristica per la sua lucentezza. Per avere una seta molto lucente bisogna operare a monte, sulla conduzione dell allevamento dei bachi, nella scelta dei bozzoli e sulle successive lavorazioni. Normalmente tanto più la fibra ha sezione regolare (cilindrica) tanto più è lucente. Certamente la seta acquista la sua brillantezza caratteristica solo dopo l operazione di sgommatura, infatti la sericina, che avvolge le bavelle, la rende opaca e ruvida. Finezza; la sezione della fibra non è costante in tutto il bozzolo, all inizio la bavella è più fine, per poi ingrossarsi negli ultimi strati dello stesso. Il diametro di una sola bavella è comunque in media micron. Lunghezza; la lunghezza utile della fibra è di media sui metri. Il bozzolo infatti non è completamente dipanabile, gli ultimi 200 metri di fibra sono come fusi insieme, inoltre la spelaia, cioè la parte esterna della fibra che lega il bozzolo ai rami, non viene Maria Antonietta Pellegrino 21

22 utilizzata e viene rimossa al momento della raccolta. In casi particolari, comunque, si riescono ad utilizzare anche 1000 metri di filo continuo. Mano della fibra; per mano si intende la morbidezza e la flessibilità della fibra al tatto, cioè il modo con cui un tessuto asseconda il passaggio della mano lungo il suo strato inferiore. Una fibra con mano troppo morbida darà un tessuto cascante, viceversa uno con mano troppo sostenuta darà un tessuto rigido. Per la seta grezza la mano è piuttosto sostenuta mentre per quella cotta è molto morbida. Naturalmente la mano dipende molto dall origine, così una fibra con sezione triangolare e molti legami trasversi sarà più sostenuta; in caso contrario sarà più morbida. Egualmente, eliminando la sericina e separando le bavelle (seta cotta), si ottiene un notevole miglioramento nella morbidezza della seta. Craquant o fruscio della seta; è il caratteristico fruscio che emette la seta per lieve sfregamento. Fu ottenuto per caso dopo una lavorazione imperfetta ed oggi riprodotto volutamente. Si ottiene trattando la seta in bagno saponoso e poi, senza risciacquare, immergendola in un bagno di acido forte. L acidità del bagno libera gli acidi grassi del sapone che si fissano sulla superficie della fibra. Si ottiene così un indurimento ed irrigidimento superficiale che provoca il suddetto fruscio. Uniformità del filo; la seta cruda presenta spesso rigonfiamenti dovuti ad accumuli di sericina, mentre la seta cotta, per essere tale, deve risultare uniforme priva di nodi e di ciuffi sporgenti. Proprietà meccaniche Tenacità; la seta ha una tenacità superiore alla lana, e si avvicina a quella del cotone. La seta cruda è più tenace di quella sgommata, eliminando la sericina infatti si perde circa un terzo di tenacità. Un ulteriore perdita si ha con la carica della seta e ad umido. La tenacità misura la resistenza del filo a rompersi quando è sottoposto a trazione. Allungamento a rottura; è strettamente legato alla tenacità, si ha per la seta cruda un buon valore, circa il 20% prima della rottura del filo. Elasticità; l elasticità della seta è inferiore a quella della lana e a quella delle fibre sintetiche. Gualcibilità; la seta è una fibra che gualcisce facilmente, anche più della lana, però col tempo le pieghe, a meno che non siano state prodotte in ambiente caldo umido, spariscono in gran parte spontaneamente. Maria Antonietta Pellegrino 22

23 Rigidezza alla flessione; la seta ha un alta rigidezza alla flessione molto più alta di quella della lana, dell acetato ecc. Da ciò si capisce perché la seta abbia una mano piuttosto sostenuta ed i suoi tessuti siano tutt altro che cascanti. Rigidità alla torsione; essa offre una resistenza alla torsione che si aggira su valori medi, come la lane, il cotone ecc Resistenza all usura; essa si misura sperimentalmente con flessioni ripetute della fibra. La seta presenta una resistenza media all usura, si colloca in mezzo a quella della lana e quella del cotone. Comportamento nei confronti dell aria Le intemperie degradano velocemente la seta; l aria tende ad ossidare la fibra diminuendo la tenacità e facendola ingiallire. Comportamento nei confronti dell umidità La seta assorbe acqua fino al 30% senza dare sensazione di bagnato e rigonfiando in maniera modesta. Dunque si può definire, come del resto la lana, una fibra molto igroscopica; in particolare è più igroscopica la seta cruda che non la sgommata (la sericina assorbe di più della fibroina). La seta ha un tasso di ripresa moderato, inferiore a quello della lana, è stato stabilito all 11%. Assorbendo umidità dall aria, sudore, che si condensano sulla fibra, anche la seta svolge parte del calore latente di condensazione dando al corpo una sensazione di caldo; perciò questa fibra è adatta per confezionare indumenti intimi, foulard, sciarpe ecc.. Proprietà fisiologiche La seta, soprattutto quella sgommata, è molto liscia ed uniforme; essendo di origine naturale non provoca mai irritazioni o allergie al contatto con la pelle. Lo stesso discorso non si può fare per la seta caricata; i sali minerali, che essa contiene in superficie, possono produrre, su alcuni soggetti predisposti, determinate sensazioni di prurito. TRATTURA DELLA SETA Generalità: Le prime notizie dell arte di tirare seta dai bozzoli risalgono al 2700 a.c., in Cina due monaci persiani sfidarono la pena di morte prevista per chi avesse esportato dalla Cina il seme dei bachi e l arte della seta ed i semi dei Bombyx mori furono portati a Bisanzio nel 552 alla corte dell imperatore Giustiniano. Iniziò allora il cammino della sericoltura e della trattura della seta verso l Arabia e quindi verso il 1130 in Italia a Reggio Calabria, Messina e Palermo per opera di Ruggero II Re delle Sicilie, anche Maria Antonietta Pellegrino 23

24 se pare invece che lo stesso si sia limitato a favorire piantagioni di gelso ed allevamento di bachi da seta già importati in Sicilia nel 1100 dai Mussulmani. L arte della seta venne quindi diffusa attraverso tutta la penisola per affermarsi, con particolare importanza a Milano, ad opera di Ludovico Sforza, detto il Moro, e successivamente sia in Francia a Lione e Tours, ed in Spagna. Principi ed elementi di trattura. Dicesi trattura della seta l operazione con la quale le bave vengono dipanate dai bozzoli ed accoppiate in modo da formare il filo di seta greggia. Schematicamente detta lavorazione, nel suo complesso, si realizza con operazioni preliminari di preparazione dei bozzoli e con la trattura propriamente detta. Operazioni di preparazione. Raccolti i bozzoli, provveduto alla soffocazione mediante immersioni in acqua calda, della crisalide (per evitare la sua trasformazione in farfalla e successiva perforazione del bozzolo) ed all essiccazione del bozzolo in appositi essiccatoi funzionanti a contro corrente d aria calda, si procede 1. spelaiatura: per togliere fibre grossolane di pelo che fissavano il bozzolo al bosco e passarle quindi ai cascami; 2. alla cernitura: scelta dei bozzoli in funzione alle caratteristiche di colore, qualità, bontà, grana e separazione dei difettosi e degli avariati, per formare gruppi di caratteristiche simili in previsione dei risultati di trattura che si vorranno ottenere; 3. alla crivellatura: cioè al passaggio dei bozzoli attraverso appositi crivelli regolabili (stacci vibranti) per suddividerli in grossi, mezzani e piccoli ai fini dell ottenimento di titoli di bave. 4. alla macerazione: rammollimento mediante idratazione, della sericina del bozzolo; l operazione è condotta in modo particolare secondo le caratteristiche del bozzolo stesso: tipo di corteccia e di sericina, permeabilità ed essiccamento, conservazione forma e secondo il sistema di trattura previsto ( manuale, meccanico o automatico). Operazioni di trattura. Dalla preparazione si passa quindi alla trattura vera e propria con operazione di : Maria Antonietta Pellegrino 24

25 1. scopinatura per la ricerca del capofila e la purga della bava: si esegue sul banco di trattura roteando alternativamente ed orizzontalmente con regolazione stabilità nel numero dei movimenti, una spazzola sui bozzoli galleggianti in una bacinella detta sbattitrice, che è opportunamente riscaldata mediante l impiego di un contropaiolo alimentato con vapore nel mentre si effettua la purga delle bave; questa avviene sullo stesso banco in apposita insenatura e serve ad eliminare i mazzetti con bave sporche; 2. formazione del filo: si ottiene il filo greggio accoppiando 3 6 capofilo o capibava per formare, mediante la torta di filanda, il filo di seta greggia, avente le caratteristiche desiderate; 3. aspatura: è l operazione finale, cioè l avvolgimento sull aspo del filo umido, ottenuto nella fase precedente; l operazione dev essere eseguita con molta cura perché da essa dipendono le caratteristiche estetiche e meccaniche finali della seta; 4. riannaspatura (se necessario) e successiva pantinatura (legatura della matasse). Influenza di tali operazioni. a. L acqua di trattura ed in particolare le acque alcaline sciolgono troppo la sericina dei bozzoli, indeboliscono la bava che può rompersi e favoriscono la produzione di nodi e irregolarità della bava dette sgruppi e sfiloni: le acque dure, invece hanno influenza sulle qualità della seta prodotta quali la morbidezza, il colore, la lucentezza, nonché a seguito di precipitati che si fissano sulla seta per la formazione successiva in tintoria di saponi calcarei. b. Macerazione dei bozzoli: per dipanare la bava del bozzolo occorre rammollire mediante idratazione la sericina della seta e a tal fine i bozzoli vengono macerati in acqua con diversi sistemi, tra i quali ricordiamo quello italiano, nel quale i bozzoli vengono immersi nella bacinella sbattitrice e costretti, mediante una particolare padellina forata, a rimanere per qualche tempo in acqua calda; occorre raggiungere una temperatura alta dell acqua nella bacinella di trattura per rammollire anche la sericina degli strati interni durante il dipanamento. Per evitare le alte temperature si può effettuare un macero preventivo, a temperatura media, procedimento essenziale nella trattura automatica che mantiene sommerso il bozzolo pieno d acqua. c. Ricerca del capofilo e purga delle bave: la ricerca del capofilo da portare alla filiera o all attaccabave è operazione di particolare importanza perché, in caso di cattiva conduzione, si ha una notevole produzione di cascame (strusa) che riduce la resa dei bozzoli. La ricerca Maria Antonietta Pellegrino 25

26 del capofilo è realizzata mediante la rotazione, in un piano orizzontale, di una spazzola sui bozzoli immersi in acqua calda. È influenzata, nella sua esecuzione, dalla natura della corteccia serica e dalla sua permeabilità all acqua nonché, e particolarmente dalle caratteristiche tecniche del macero sia a trattura sommersa che a bozzolo galleggiante. Evidentemente, in funzione dei due tipi di macero si ha una sostanziale differenza dell azione di scopinatura: leggera nel caso della trattura sommersa con minore formazione di cascami, più forte nel secondo caso. Con la purga delle bave si provvede a dipanare il bozzolo, quando esse sono staccate dalla spazzola, liberandole da tutti i residui di spelaia e di bave rotte in modo che il capofilo della bava non porti sporchi al filo greggio che si viene formando. Detta operazione è di particolare importanza nella trattura automatica onde evitare inceppamenti, difetti del filo e diminuzione di rendimento di produzione. d. Formazione del filo: il filo serico greggio è ottenuto accoppiando opportunamente le bave dei bozzoli, in modo tale da ottenere un prodotto di titolo prefissato; la formazione di un filo a caratteristiche di regolarità e di titolo costanti non è facile, tenuto conto della diversità di caratteristiche dei vari tipi di bozzoli usati, della variazione del titolo di bava di ciascun bozzolo tra le diverse qualità e, per lo stesso bozzolo, tra l inizio e la fine della medesima bava. e. Torta di filanda: allo scopo di aumentare la saldatura delle bave, di migliorare le caratteristiche del filo di greggia e le sue proprietà dinamometriche, sono state introdotte, nella trattura, le torte di filanda. In esse il filo proveniente dalla filiera o dall attaccabave si attorciglia opportunamente sfregando su se stesso o su un altro filo del capo vicino, così da spremere fino al 70% della massa d acqua contenuta ( che si ritiene altrimenti raggiunga fino al 100% di quella della seta ). Il filo diviene così più compatto e migliora la regolarità della sua sezione raggiungendo una maggiore tensione finale. f. Aspatura, riannaspatura e pantinatura: dalla torta il filo greggio si avvolge su di un aspo collocato nell interno di un apposito cassone. È necessario che il filo sia abbastanza asciutto perché non aderisca al precedente avvolto sull aspo. Il problema non è di facile soluzione soprattutto perché tutti gli accorgimenti sperimentali ( temperature più alte nel cassone, aumento di distanza fra bacinella e cassone o passaggio su appositi anelli riscaldati) presentavano gli inconvenienti di diminuire i pregi estetici del filato nonché le sue proprietà meccaniche. Poiché l aspatura su aspe poligonali portava variazioni di accelerazione nella velocità di avvolgimento del filo con diversità di tensioni nello stesso e conseguenti variazioni di tenacia e di elasticità del greggio ne derivò l opportunità di usare aspe con Maria Antonietta Pellegrino 26

27 numero maggiore di cornobbi. Dal loro uso derivò la necessità della riannaspatura della seta greggia passando cioè dalle piccole aspe o dalle rocchelle al confezionamento in matasse regolamentari, la seta così riannaspata su macchine apposite, munite di stribbie esattamente calibrate, risulta pulita da ogni tipo di sporco e confezionata in matasse perfette di misura e di peso pronte per la successiva pantinatura. SGOMMATURA La seta grezza è costituita da due componenti: la fibroina, che rappresenta il materiale fibroso e la sericina che invece è gommosa. Questo tipo di seta si presenta ruvido e poco lucente; non essendo omogenea, ma formata da sostanza di diversa composizione chimica, non è possibile trattarla ulteriormente, tingerla, ecc. Si toglie allora la sericina totalmente o in parte. L operazione è detta sgommatura. Si esegue con soluzioni saponose neutre abbastanza concentrate. Di solito si usa un 20% di sapone rispetto al peso della fibra. Sono da evitare le acque calcaree perché il calcio forma, coi saponi, dei composti insolubili che aderiscono alla fibra rendendola opaca. Praticamente si pone la seta grezza avvolta in matasse in apparecchiature nelle quali l acqua saponosa ad una temperatura di circa 90 C circola per effetto di una pompa. Dapprima la seta rigonfia, diventando glutinosa, ma alla fine risulta morbidissima e molto lucente. La seta così ottenuta completamente priva di sericina è detta seta cotta o sgommata; in essa le due bavelle sono completamente separate e lucide. Si ha una diminuzione in peso del 20 25% e si ha inoltre diminuzione di tenacità e di elasticità. Spesso però la sericina non viene eliminata completamente, se si toglie dal 12 20% si sericina, si ottiene la seta semicotta o raddolcita o souplé, alla francese, che risulta però poco ruvida e con cui si fabbricano mano fini ma più resistenti. Se la sericina viene tolta in una percentuale che varia dal 5 al 10% si ha la seta cruda che rispetto alla seta grezza ha subito solo un leggero lavaggio, è rigida, poco lucida, simile al tatto, alla seta grezza; si usa per tessuti abbastanza rigidi ma molto resistenti e poco costosi. CARICA DELLA SETA È il trattamento a cui si sottopone la seta cotta per farle riacquistare peso e consistenza perduti con la sgommatura. Maria Antonietta Pellegrino 27

28 Si effettua sfruttando le proprietà della fibroina di assorbire alcuni Sali metallici, acidi tannici, ecc. La carica a seconda della percentuale di Sali minerali assorbiti rispetto alla sericina perduta, si chiama. Carica alla pari: quando si compensa precisamente la perdita subita. Per una seta cotta sarà una carica del 20 25% in peso; Carica sotto al pari: quando l aggiunta di sali è inferiore alla percentuale in peso di sericina perduta; Carica sopra al pari quando l aggiunta è superiore. È molto usata l ultimo tipo di carica, poiché la seta si vende a peso e appesantire molto con Sali minerali la fibra vuol dire realizzare forti guadagni. Una carica moderata è vantaggiosa per la qualità della fibra, (tenendo presente che una seta non carica non regge il nodo della cravatta), la seta caricata in eccesso (in alcuni casi si trova una seta caricata al 400% in peso) ha degli inconvenienti notevoli: perde di tenacità, è poco elastica e molto fragile. Cascami Sia durante la cernita dei prodotti, sia nella trattura della seta, sia nelle varie operazioni di filatura e torcitura si hanno vari cascami come: i bozzoli sfarfallati, la spelaia (prima bava del baco che rimane normalmente nel bosco, cioè sui ramoscelli di ginestra o di erica), i bozzoli di scarto (es. quelli in cui la larva non si è trasformata in crisalide), i residui di bozzoli dipanati. I cascami della seta costituiscono il 50% della seta greggia. Questi cascami costituiti da filamenti non continui chiamati comunemente sete schiappe, seta fioretto o terzanella, si lavorano con macchine analoghe a quella della lana e del cotone e trovano normalmente impiego nella maglieria. Sete selvatiche La seta viene fornita anche da altri bachi che si nutrono con foglie di diverse piante. I bozzoli di questi bachi non sono fini e regolari come quelli del baco domestico; anzi talvolta si devono lavorare come i cascami perché riesce impossibile la loro dipanatura. La seta selvatica più conosciuta è la Tussah, meno elastica e difficile da decolorare completamente (tramite candeggio) rispetto alla seta comune. Si distingue in tussah indiana, tussah cinese e tussah giapponese, la più pregiata, con caratteristiche simili a quella ottenuta dal bombice. Bisso Si ricava da molluschi bivalvi (Pinna nobilis e Pinna rudis) che producono la fibra per fissarsi sugli Maria Antonietta Pellegrino 28

29 scogli e sugli appigli sottomarini. Il bisso era anticamente considerato preziosissimo, oggi è praticamente introvabile e viene attribuito a tessuti di cotone o di canapa, lavorati in modo da imitare gli antichi manufatti, utilizzati per produrre tovaglie e tendaggi di mano rigida e colore ambrato. Fibre naturali di origine minerale. Amianto. Introduzione: In natura l amianto è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti Paesi. Le polveri contenenti fibre d'amianto, respirate, possono causare gravi patologie, l'asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura (ovvero il mesotelioma pleurico), ed il carcinoma polmonare. Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa: teoricamente l'inalazione anche di una sola fibra può causare il mesotelioma ed altre patologie mortali, tuttavia un'esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrarle. L'amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni; come materiale per l'edilizia, una miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale era Eternit) usata per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie, ed inoltre nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni. Inoltre, la polvere di amianto è stata largamente utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini. La prima nazione al mondo a usare cautele contro la natura cancerogena dell'amianto tramite condotti di ventilazione e canali di sfogo fu il Regno Unito nel 1930 a seguito di pionieristici studi medici che dimostrarono il rapporto diretto tra utilizzo di amianto e tumori. Nel 1943 la Germania fu la prima nazione a riconoscere il cancro al polmone e il mesotelioma come conseguenza dell'inalazione di asbesto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori colpiti. Le fibre tessili minerali si ricavano da molti silicati che si presentano in natura sotto forma di fibre più o meno flessibili che possono essere tessute. I silicati costituiscono un importantissimo gruppo di minerali che si trovano in grande abbondanza sulla crosta terrestre (circa il 90%); infatti sono i componenti essenziali delle rocce vulcaniche effusive ed intrusive, di alcune rocce sedimentarie e metamorfiche. In tutti i silicati è presente un unica unità strutturale (vedi figura), la cui struttura spaziale è un Maria Antonietta Pellegrino 29

30 tetraedro con l atomo di silicio al centro e con gli atomi di ossigeno ai vertici. effusivo: attività effusiva di un vulcano, riguarda la fase eruttiva caratterizzata dall emissione di sola lava. Intrusivo: roccia intrusiva; roccia di genesi magmatica o eruttiva, formatasi per lento raffreddamento di magmi intrusi in zone più o meno profonde della litosfera. Morfologia: l amianto appare filamentoso, con fibre lunghe e pieghevoli di colore bianco azzurrognolo o verdastro, ma talvolta anche giallo o bruno. Ha lucentezza serica. Le fibre sono facilmente divisibili in fibre più fini; e questo processo può continuare all infinito o almeno fino a delle fibre più sottili del più sottile capello. Al microscopio la fibra appare composta da fibrille sottili, disposte parallelamente e molto addossate le une alle altre, del diametro di 0,8 µm e con le estremità sfioccate. In sezione ugualmente si notano le varie fibrille a sezione più o meno poligonale, unite le une alle altre così da formare il filamento. Proprietà: l amianto ha una buona resistenza meccanica, non è igroscopico, è incombustibile, non s incendia, ma a temperature molto alte diviene incandescente, mentre fonde oltre i 2000 C. Non reagisce con gli acidi e con le basi concentrate: è inerte verso i solventi organici. È inoltre un cattivo conduttore di calore e di elettricità e perciò viene usato per produrre isolanti e protezioni contro il calore. Quanto alle proprietà fisiologiche, le polveri di amianto che si producono nella lavorazione di questo materiale sono molto dannose per organismo umano. Inalate in piccole quantità e per breve tempo possono produrre allergie e asma bronchiale. Se l inalazione si protrae nel tempo, come può capitare agli operatori del settore, si instaura una gravissima malattia professionale, detta asbestosi. Asbestosi: si tratta di infiammazione fibrotica dapprima localizzata nei bronchi e nella parte polmonare superiore, nei casi più gravi estesa a tutto l apparato respiratorio. La pericolosità dipende dalla lunghezza delle fibre inalate. Fibre lunghe e molto flessibili aderiscono alle pareti interne polmonari, senza possibilità di essere naturalmente espettorate. L asbestosi è dunque una malattia irreversibile e porta un danno permanente all apparato polmonare, inoltre si pensa sia collegata allo sviluppo del carcinoma bronchiale. Lavorazione amianto: l amianto estratto dalla miniera insieme al ganga, cioè la parte di roccia Maria Antonietta Pellegrino 30

31 incassante o contenuta tra le fibre, prima della filatura viene sottoposto a varie operazioni. La prima è la frantumazione in una molazza. Si eliminano così i residui di pietra e si ammorbidisce la fibra. Due rulli tronco conici scanalati passano sopra l amianto disposto sul fondo e ne separano la parte rocciosa schiacciando le fibre. L amianto è poi passato a dei vagli a pale, ed infine ad una macchina apritrice. Questa costituita da due cilindri, muniti di punte d acciaio, tra cui sono fatte passare le fibre d amianto; così questo si ripulisce delle materie minerali e terrose, ancora rimaste aderenti alla fibra, e si apre assumendo l aspetto di una bambagia. Il prodotto finito è poi inviato ai filatoi e può essere quindi insaccato. Tutti i processi di lavorazione dell amianto devono essere automatici, senza che i frammenti di fibra vengano a contatto con gli operatori; ciò per l alta pericolosità delle polveri di amianto. vàglio s. m. [der. di vagliare]. 1. Apparecchio che serve a separare elementi di diverse dimensioni facenti parte di un aggregato di sostanze incoerenti in pezzi o in polvere; è sinon. generico di crivello e anche di staccio, o setaccio. Nell uso tosc., dove la parola è più diffusa che altrove (e indica particolarmente il largo staccio con fondo metallico bucherellato per vagliare il grano a mano), sono vive alcune espressioni che altrove sono più spesso riferite a staccio o crivello; così forato, ridotto come un v., di cosa tutta bucata Analisi al microscopio: L amianto al microscopio appare come una sostanza fibrosa a grana grossa, di colore grigio. L amianto grezzo è caratteristico per i molti arricciamenti e per i frammenti di roccia che ingloba. L amianto pettinato ha filamenti più regolari ma molto frammentati e spezzati. Usi dell amianto: in fibra lunga viene usato per produrre tessuti per tute antincendio, per caschi e guanti antifuoco, per schermi protettivi usati nelle fonderie, per tele per l isolamento termico di forni e centrali termiche; inoltre vengono prodotte speciali guarnizioni di tenuta per caldaia e bruciatori, resistenti a lungo all alta temperatura. In fibra corta, mescolato con leganti idraulici, è alla base della produzione dei cementi-amianto. Maria Antonietta Pellegrino 31

32 Classificazione delle fibre tessili Maria Antonietta Pellegrino 32

33 Storia dello sviluppo delle fibre chimiche. Maria Antonietta Pellegrino 33

34 Le prime fibre chimiche sviluppate e prodotte utilizzavano polimeri di origine naturale e più precisamente cellulosa, materia prima disponibile in grande quantità nel mondo vegetale. L inizio della produzione industriale viene fatto risalire al 1890, quando il francese Conte Ilario di Chardonnet attivò il suo impianto di seta Chardonnet (produzione iniziale di 50 Kg giornalieri), utilizzando il processo alla nitrocellulosa. Come in generale avviene per gli sviluppi tecnico scientifici, la realizzazione si basava su studi e ricerche precedenti (a partire dal 1840 circa), orientati in particolare alla conoscenza delle proprietà chimiche della cellulosa. Più precisamente si era accertata la possibilità di trattare la cellulosa (insolubile nei normali solventi e infondibile) con acido nitrico (nitrificazione), di dissolvere il derivato con soluzioni alcool etere, di approntare opportuni dispositivi di estrusione (filiere) e infine di rigenerare la cellulosa mediante saponificazione in bagni alcalini (denitrificazione) al fine di eliminare la pericolosità intrinseca al nitroderivato (infiammabile esplosivo). Di fatto l anno di nascita della seta artificiale (così fu chiamata al momento della presentazione) si fa risalire ad alcuni anni prima (1884), dati in cui l inglese Swan produsse piccole quantità di nitrocellulosa destinata, secondo gli intenti del ricercatore alla messa a punto di filamenti per bulbi ad incandescenza. Più o meno nello stesso periodo, veniva ricercata un altra via per poter rendere filabile la cellulosa, basandosi sulla scoperta che essa poteva essere dissolta in una miscela di ossido di rame e di ammoniaca (reagente di Schweizer, 1857). In effetti in Germania su questo principio vennero dapprima prodotti fili per bulbi ad incandescenza ( 1891 ), poi iniziò una produzione (1897) di fibre cupro-ammoniacali, che si perfezionò con il processo di stiro filatura (1901). In Inghilterra nel frattempo, veniva depositato un brevetto relativo ad un processo di produzione di xantogenato di cellulosa e di sua dissoluzione in soda caustica diluita. In questo modo venivano poste le basi per la produzione di una fibra cellulosica artificiale, attualmente denominata viscosa, che ha costituito per decenni il processo più importante nella produzione di fibre chimiche. Per i vari tipi di processi sopra descritti le fibre cellulosiche furono prodotte sotto forma di filo continuo, volendo in tal modo riprodurre la morfologia e le proprietà della seta greggia (da qui il termine originario di seta artificiale); a partire dal 1920 verrà resa disponibile ed assumerà rilevante importanza anche la fibra sotto forma di fiocco. In anni recenti è stato messo a punto un processo di produzione di fibre cellulosiche utilizzando un Maria Antonietta Pellegrino 34

35 solvente specifico della cellulosa (N metilmorfolina N ossido) che da una parte salvaguarda maggiormente le proprietà intrinseche della struttura cellulosica originaria e dall altra consente l impiego di processi meno inquinanti di quelli tradizionali. Nel contesto delle fibre artificiali si rammenta che esistono fibre provenienti da polimeri naturali differenti dalla cellulosa, quali le fibre derivate da proteine. In Italia hanno avuto una rilevante importanza storica le fibre proteiche di tipo caseinico, prodotte inizialmente dalla SNIA in Italia, sotto il nome di Lanital e successivamente Merinova. Le fibre proteiche di origine animale (caseina contenuta nel latte) hanno smesso di avere importanza commerciale, mentre un certo interesse, soprattutto negli USA, hanno a tutt oggi le fibre proteiche di origine vegetale (mais VICARA, ed arachidi ARDIL, soia AZLON). Maria Antonietta Pellegrino 35

36 produzione attuale per settore d applicazione Fibre chimiche artificiali Le fibre tessili artificiali sono quelle prodotte partendo da polimeri già esistenti in natura e con origine vegetale e animale, più raramente minerale. Tali molecole costituiscono materiali che, per la loro scarsa lunghezza o per la propria irregolarità, per poter essere filati devono essere sottoposti ad un processo di natura chimica. La fibra viene trasformata per azione di reattivi chimici, in sostanza solubile in un adatto solvente. Dopo la solubilizzazione si ottiene una massa fluida piuttosto densa, che può essere trasformata in filo per mezzo di apposite filiere. Il filamento o bava, per allontanamento dal solvente o per reazione con un apposito reattivo che funziona da coagulante, si rapprende diventando solido e filabile. Le fibre artificiali si suddividono a seconda della materia prima: - fibre artificiali vegetali che si distinguono in cellulosiche, proteiche ed alginiche; - fibre artificiali animali che sono quelle derivate dalle proteine di origine animale; - fibre artificiali minerali, quali le fibre di vetro, le fibre metalliche, fibre di carbonio, che sono di raro impiego e destinate alla realizzazione di prodotti tessili di nicchia (tessili tecnici, ecc..). Proprietà: Non sono fibre molto resistenti, si tingono facilmente ma tendono a scolorire. Si stropicciano facilmente e, se non sono stati posti a trattamenti specifici, si possono restringere o allentare. Trattengono il calore del corpo e non sono molto assorbenti: questo li rende poco indicati per la confezione di abiti estivi. L'aspetto di questi tessuti è serico e si modellano bene, pertanto sono ideali nella confezione di abiti con drappeggi. Si possono usare per biancheria intima, abiti, Maria Antonietta Pellegrino 36

37 bluse e fodere. I Rayon 1. Rayon viscosa: E, tra le fibre artificiali, quella di più largo uso; viene prodotta da linters di cotone o pasta di legno per dissoluzione della cellulosa, previamente trattata con solfuro di carbonio, in soluzione di soda caustica. Questa soluzione, denominata "viscosa", viene fatta passare (estrusione) attraverso una piastra forata (filiera) e le bavelle che fuoriescono coagulano in un bagno di acido solforico formando dei fili di lunghezza indefinita composti da cellulosa pura; questi filamenti possiedono le medesime proprietà chimiche della cellulosa originaria ma con un più basso grado di polimerizzazione. Da Cellulosa a Viscosa tramite il trattamento con soda caustica e solfuro di carbonio I fili di cellulosa rigenerata, dopo essere stati sottoposti ad una serie di trattamenti quali lavaggio, candeggio, essiccamento, torcitura ecc. ed essere stati avvolti in bobine o matasse, sono pronti per la tessitura. Oltre che in fili, il rayon viscosa può essere prodotto anche in fiocco (massa di filamenti di lunghezza paragonabile a quella delle fibre naturali). Questa fibra ha un aspetto brillante e può essere opacizzata con aggiunta di biossido di titanio; le sue caratteristiche principali sono: Elevata igroscopicità. Tendenza ad assorbire l'umidità superiore a quella del cotone; questa caratteristica costituisce uno dei maggiori inconvenienti della fibra che, ad elevati tassi di umidità ambientale, può subire deformazione; Scarsa elasticità; Scarsa resistenza agli acidi, alla luce ed ai microrganismi; Buona resistenza alle tarme, al ferro da stiro, ai solventi organici ed al candeggio. Il rayon viscosa in fili è adoperato per biancheria intima, camiceria, foderami, ecc.; in fiocco è utilizzato da solo o in mischia con lana, cotone e poliestere in tessuti per abbigliamento. 2. Rayon cuproammoniacale: Questo prodotto, denominato anche Bembery, si ottiene da linters di Maria Antonietta Pellegrino 37

38 cotone o pasta di legno trattati con soluzione acquosa di solfato di rame e ammoniaca che solubilizza la cellulosa. Questa soluzione viscosa, dopo filtrazione, viene trafilata e coagulata in ambiente di acido solforico come il rayon viscosa. Il rayon cuproammoniacale può essere prodotto in filo ed in fiocco e possiede caratteristiche chimico - fisiche simili a quelle del rayon viscosa; all'aspetto e al tatto ricorda molto la seta e viene quindi adoperato per foderami, per tessuti d'abbigliamento (rasi, taffetas, jersey, ecc.) e per l'arredamento (broccati, damaschi, ecc.) dove si vuole ottenere dal tessuto un effetto tipicamente serico. 3. Rayon all'acetato: Viene fabbricato anch'esso da linters di cotone o cellulosa di legno; il prodotto finito non è costituito da cellulosa pura, come nei due tipi di rayon descritti in precedenza, ma contiene alcuni radicali provenienti dall'acido acetico (CH3-COOH) con cui la cellulosa pura viene fatta reagire (con formazione di esteri di cellulosa) prima di passare alla filatura a secco da una soluzione acetonica. Ha caratteristiche chimiche e fisiche assai diverse dalle fibre di cellulosa rigenerata (viscosa e cuproammoniacale) e, tra le fibre artificiali e sintetiche, è quella che più si avvicina alla lana. Il rayon all'acetato è solubile nei solventi organici e non può essere quindi lavato a secco; risulta poco resistente alle soluzioni alcaline e a quelle acide concentrate ed è meno infiammabile delle altre fibre cellulosiche; viene prodotto in filo ed in fiocco e trova buon impiego sia nel campo dell'abbigliamento che dell'arredamento. 4. Polinosiche: fibre che derivano dalla viscosa, prodotte per la prima volta in Giappone all inizio degli anni sessanta., con alcuni accorgimenti particolari (temperatura del processo industriale e variazione delle percentuali dei reagenti) si è creata una fibra molto più cristallina e con polimero (cellulosa) meno degradato. La fibra risulta migliore alla viscosa sia come caratteristiche fisiche sia come caratteristiche chimiche. 5. Cellofan: la viscosa è anche utilizzata per la produzione di cellofan; fogli trasparenti utilizzati nel settore alimentare nella conservazione di cibi. Il cellofan si prepara spingendo la viscosa attraverso una filiera di 1m di larghezza con un unica fenditura molto stretta. Si formano così dei film di viscosa (fogli sottili e trasparenti) che vengono coagulati in un bagno di acido solforico e bisolfato. Fibre artificiali di origine animale Sono delle fibre prodotte industrialmente partendo da proteine di origine animale. Dapprima si tentò con l utilizzazione sia della cheratina, sia della fibroina, ottenute dai cascami di lana e della seta, ma Maria Antonietta Pellegrino 38

39 con scarso successo e con prezzi decisamente non competitivi. Altri tentativi furono poi fatti sull albumina e sulla caseina. Finalmente nel 1936 l italiano Ferretti ottenne dalla caseina del latte una fibra con buone proprietà che per somiglianza con la lana venne chiamata Lanital. La Caseina, è una proteina presente nel latte dei mammiferi in percentuali variabili. Chimicamente contiene acido fosforico, in parte salificato dal calcio. Il processo di coagulazione consiste in una scissione idrolitica per cui la caseina diventa insolubile. Si presenta come una sostanza bianca, scagliosa e granulosa con odore di latte. 1. Lanital: prima fibra prodotta dalla caseina del latte, di aspetto simile alla lana, possiede un grande inconveniente quello di avere una bassa resistenza e tenacità, di assorbire una grande quantità d acqua rigonfiandosi e perdendo altra tenacità. Questa fibra è stata prodotta in grosse quantità fino al 1970, da allora è stata soppiantata dalle fibre sintetiche, molto più economiche e versatili. La tecnica di produzione della fibra è analoga a quella del rayon e prevede la solubilizzazione della caseina del latte in soda caustica, la trafilatura della soluzione e la coagulazione del filo in soluzione acida. Questa fibra ha caratteristiche e struttura molecolare simili a quelle della lana tuttavia viene impiegata soltanto in mischia con altre fibre naturali, artificiali o sintetiche, ha convincenti risultati di calore, morbidezza, mano ed e' poco attaccabile dalle tarme. Fibre artificiali di origine minerale Sono quelle fibre prodotte partendo da sostanze minerali formate da lunghe catene di atomi (silicati, metalli, ecc.) e che, per fusione e conseguente estrusione, possono facilmente essere ridotti in fili. 1. Fibre di vetro: prodotte dal medioevo a Murano (VE) ed in Germania, hanno acquistato grande successo con l avvento delle materie plastiche. Infatti, accoppiate con alcune di queste, soprattutto con i poliesteri, forniscono dei materiali atti a produrre scafi di piccole imbarcazioni, carrozzerie d auto, contenitori, ecc.. la fibra di vetro è molto apprezzata per l alta resistenza meccanica, per l inerzia chimica, per le proprietà ignifughe, per la scarsa conducibilità elettrica e del calore, per la facile forgiatura. Esse si preparano con vetri alla soda o con vetri al boro. Esse vengono fuse in appositi forni, la massa plastica viene poi estrusa in filiere al platino. 2. Fili metallici: di argento, oro, rame, alluminio, ottone, vengono prodotti per guarnizioni di Maria Antonietta Pellegrino 39

40 tessuti, sia per l abbigliamento (Luminex) che per l arredamento; il filato ed il tessuto prodotto hanno un aspetto lucente (i cosiddetti lamé). Di solito, il filamento di alluminio, è rivestito con acetato di cellulosa; hanno alta tenacità ed elevato modulo elastico, non sono igroscopiche e conducono la corrente elettrica, si presentano con mano rigida. Fibre chimiche sintetiche: Le fibre sintetiche sono dei materiali filamentosi prodotti industrialmente a partire da sostanze più semplici provenienti generalmente dall'industria petrolchimica. Come per le fibre naturali ed artificiali, le unità strutturali sono macromolecole risultanti dalla unione di particelle più piccole (monomeri) che legate tra loro formano lunghe catene. I monomeri prodotti dall'industria petrolchimica sono composti chimici appartenenti alle seguenti famiglie: idrocarburi e loro derivati; alcoli; acidi; ammine. Questi polimeri si possono produrre per polimerizzazione a catena o a stadi, ovvero concatenando uno dopo l'altro i singoli monomeri nella fase di accrescimento della catena, oppure facendo crescere segmenti diversi di catena che poi si saldano l'uno all'altro in catene di maggiori dimensioni. l processi di sintesi macromolecolare, benché generalmente spontanei, richiedono l'uso di catalizzatori per la produzione industriale, i quali possono agire da iniziatori {consumandosi nel corso del processo e venendo incorporati nella catena polimerica) oppure da veri e propri catalizzatori, capaci di accelerare e dirigere la reazione chimica, anche controllando la struttura del prodotto. Lo stiro consiste nella applicazione, sul filo proveniente dalla filiera, di una forza nel senso della sua lunghezza; questo stiramento, che comporta un notevole allungamento del filo con diminuzione del diametro sino a 10 volte, ha la funzione di orientare le catene macromolecolari con conseguente incremento di tenacità, di rigidità, di resistenza all'usura, di impermeabilità all'acqua e di lucentezza. Maria Antonietta Pellegrino 40

41 Processi di produzione: non esistono differenze sostanziali nella struttura delle fibre naturali e chimiche: entrambe le categorie sono costituite da macromolecole o polimeri di tipo lineare, ossia da ripetizione di molecole molto semplici (monomeri). Le fibre naturali sono composte essenzialmente da atomi di carbonio, idrogeno ed ossigeno, talvolta azoto ed altri elementi in quantità minore (zolfo): durante la crescita biologica questi elementi formano gli anelli di lunghe catene molecolari. In base alle conoscenze acquisite, l uomo imitò tale modello strutturale, con la differenza che mentre le fibre naturali formano macromolecole per crescita biologica, nelle fibre sintetiche (quelle artificiali utilizzano polimeri naturali) il processo di crescita viene pilotato con mezzi tecnici. Processo di Polimerizzazione Esso rappresenta il processo di formazione di macromolecole mediante ripetizione di unità di base, si applica naturalmente solo alle fibre di sintesi. Il numero di unità ripetitive viene definito grado di polimerizzazione e costituisce un parametro di grande importanza per la definizione delle proprietà della fibra. A seconda delle varie tipologie di fibre i gradi di polimerizzazione possono essere compresi tra alcune centinaia di unità per polimeri di condensazione (PA poliammide, PES poliestere) ed alcune migliaia di unità per i polimeri di poliaddizione (PAN acrilica, PP polipropilenica). Esistono sostanzialmente due meccanismi di reazione chimica per sintetizzare i polimeri di tipo lineare. Maria Antonietta Pellegrino 41

42 a) policondensazione: molecole dello stesso tipo o di differenti tipi si uniscono per formare macromolecole, mediante eliminazione di prodotti secondari semplici, quali acqua, acido cloridrico, alcool. Condizione necessaria per reazioni di tale tipo è la presenza nella molecola (monomero) di due gruppi reattivi funzionali terminali. Molecole costituite da 2,3,4, n monomeri sono chiamati dimeri, trimeri, tetrameri polimeri Le catene polimeriche che si formano contengono, oltre ad atomi di carbonio, anche atomi differenti (eteroatomi) derivanti dalla reazione di condensazione dei gruppi funzionali (ad esempio azoto per le poliammidi, ossigeno per il poliestere). Nella maggior parte dei casi la polimerizzazione per condensazione consiste, dunque, nell unione di più monomeri appartenenti a due famiglie di composti diversi (acidi + alcoli oppure acidi + ammine) che reagendo tra loro producono acqua. Le principali fibre prodotte con questo processo sono le poliestere e le poliammidiche. b) Poliaddizione: consiste nell unione di molteplici molecole con una ridistribuzione dei legami di valenza presenti nel monomero, ma senza eliminazione di prodotti secondari. Molti composti insaturi, caratterizzati dalla presenza di un doppio legame tra due atomi di carbonio adiacenti, quali etilene e suoi derivati, polimerizzano secondo tale reazione: in questa categoria rientrano, ad esempio le fibre acriliche e poliolefiniche. Quindi la polimerizzazione per addizione consiste, invece, nell unione di più monomeri tutti uguali tra loro. A questo processo vengono sottoposti gli idrocarburi insaturi ed i loro derivati. Le principali fibre prodotte con questo processo sono le polipropileniche, le viniliche e le acriliche. Il prodotto ottenuto dai processi di polimerizzazione si chiama polimero e non possiede ancora le caratteristiche di una fibra. Il polimero diventa fibra in seguito alle operazioni di filatura e di stiro. La filatura consiste nel far passare, a pressione, il polimero fuso o disciolto in opportuni solventi, attraverso filiere provviste di fori calibrati per ridurlo in fili sottili di lunghezza indefinita; questi fili vengono fatti coagulare per raffreddamento o per immersione in liquidi speciali (coagulanti). Maria Antonietta Pellegrino 42

43 esempio di una filiera circolare Per la filatura si possono impiegare tre metodi: filatura per fusione, filatura a umido e filatura a secco. La filatura per fusione si ottiene riscaldando il polimero sino alla fusione, viene spinto a pressione nella filiera e coagulato per semplice raffreddamento. La filatura a umido la trasformazione dei polimeri dallo stato solido a quello fluido viene ottenuta mediante l utilizzo di soluzioni, in concentrazioni variabili a seconda della natura del polimero e del solvente, tali da produrre un liquido viscoso pronto all estrusione. In essa, la parte estrusa entra in un bagno di coagulo, generalmente acqua, dove si innesca una reazione solvente / solvente per cui l acqua neutralizza il solvente del polimero e coagula la massa Maria Antonietta Pellegrino 43

44 polimerica (solido).. La filatura a secco è analoga alla precedente ma la coagulazione avviene in una camera percorsa da un gas riscaldato, per semplice evaporazione del solvente. Confronto tra le varie tecniche sezioni di alcune fibre tessili (confronto) Operazioni post - filatura Lo stiro consiste nell applicazione, sul filo proveniente dalla filiera, di una forza nel senso della sua lunghezza; questo stiramento, che comporta un notevole allungamento del filo con diminuzione del diametro sino a 10 volte, ha la funzione di orientare le catene macromolecolari con conseguente incremento di tenacità, di rigidezza, di resistenza all'usura, di impermeabilità all'acqua e di lucentezza. La fibra così ottenuta può essere sottoposta a diversi trattamenti, tra cui ricordiamo: torcitura: consiste nell'attorcigliare tra loro un certo numero di filamenti per produrre filati ritorti; termofissaggio: è un trattamento a caldo ( C) al fine di stabilizzare la struttura dei filamenti; Maria Antonietta Pellegrino 44

45 testurizzazione: consiste nel sottoporre i singoli filamenti continui a torsione, allo scopo di renderli notevolmente elastici e voluminosi. Un esempio tipico di tessuto testurizzato è il crèpe di nylon commercialmente denominato filanca. Oltre che sotto forma di fili continui di lunghezza indefinita, le fibre tessili sintetiche possono essere prodotte sotto forma di fiocco (fibre corte). Il filamento si adopera per la produzione di indumenti intimi, calze e tendaggi; il fiocco subisce processi di cardatura, pettinatura e filatura, analogamente alla lana e al cotone, per produrre filati anche in mischia con altre fibre per la confezione di abiti, maglieria, ecc. Fiocco di poliestere Caratteristiche comuni a tutte le fibre sintetiche. Ciascun tipo di fibra sintetica ha, ovviamente, delle sue proprietà particolari ma si possono, tuttavia, evidenziare alcune caratteristiche generali che rappresentano dei punti di forza di queste fibre rispetto a quelle naturali: Tenacità. mediamente superiore a quella delle fibre naturali; Resistenza agli acidi. Generalmente buona; Resistenza agli alcali. Generalmente buona; Resistenza ai microrganismi. Molto buona; Resistenza agli insetti. Molto buona; Comportamento verso i solventi organici. Generalmente insolubili nei comuni solventi; Possibilità di ottenere filamenti di lunghezza indefinita. Principali fibre per policondensazione 1. Poliestere: essa rappresenta la fibra di maggior importanza nel panorama delle fibre chimiche. È molto versatile grazie alla sua buona tenacità, bassa restringibilità, buona stabilità termica. Le fibre di PES presentano buone proprietà meccaniche. ll grado di polimerizzazione del PES viene controllato in base all'utilizzo finale. Esso può essere prodotto in filo continuo oppure in fiocco, pertanto presenta caratteristiche diverse in base al processo produttivo utilizzato. Mediamente è abbastanza tenace, un allungamento che si aggira intorno al 30%, scarsamente igroscopica, si comporta bene agli agenti atmosferici e alla luce solare. Maria Antonietta Pellegrino 45

46 Molto simile al nylon come caratteristiche, più adatto per il suo aspetto all'impiego in mischia con cotone, seta, viscosa, ha un'ottima resistenza alla rottura, non si deforma permanentemente, resiste alla luce, ed è applicato in tutto l'abbigliamento sia maschile che femminile anche foulard e cravatte, mentre nell'arredamento è largamente impiegato sia in tappezzeria che nei tendaggi e nella biancheria per la casa nonché in fiocco come materiale per imbottitura. I nomi commerciali più ricorrenti sono Terital, Trevira, Terilene, Dracon, Diolen. giubbotto catarifrangente in poliestere 2. Poliammide (Nylon): Queste fibre, ottenute per condensazione, sono chiamate generalmente nylon e, per distinguere i diversi tipi prodotti con monomeri differenti, si aggiunge a questa denominazione una o più cifre che indicano gli atomi di carbonio contenuti nei monomeri impiegati (es. Nylon 6.6, Nylon 6.10, Nylon 6, ecc.); la filatura avviene comunque per fusione. Il nylon possiede ottima tenacità ed elasticità, ha scarsa tendenza ad assorbire l'acqua e quindi i manufatti si asciugano molto velocemente; questa fibra possiede inoltre un'ottima resistenza all'usura e all'abrasione, non si gualcisce, teme tuttavia le elevate temperature che possono deformarla e va quindi stirata a una temperatura non superiore 150 C. Le fibre poliammidiche offrono la possibilità di realizzare tessuti leggeri ma robusti, con notevole recupero elastico e con scarsa assunzione di pieghe permanenti, e pertanto, sono usate prevalentemente per collants e calze, costumi da bagno, corsetteria e lingerie, abbigliamento sportivo impermeabili e ombrelli. In arredamento il campo di maggiore applicazione è nelle moquette, dove ben si presta ad essere usato in mischia con la lana, offrendo durata, inalterabilità e scarsa infiammabilità. Le denominazioni commerciali sono numerosissime, tra queste ricordiamo: Rhodiatoce, Delfron e Lilion prodotti in Italia, Perlon in Germania, Grilon in Svizzera, ecc. Collants in poliammide 6.6 Maria Antonietta Pellegrino 46

47 2b. Kevlar: fibra poliammidica (aramidica) ad altissima tenacità, utilizzata nel mondo dei tessili tecnici e militari (giubbotti antiproiettili). Oggi la si può trovare negli accessori di rinforzo in capi pregiati e ad uso sportivo (giacche da sci, tute da moto e da auto, ecc..). giubotto antiproiettile in Klevar Principali fibre per poliaddizione 1. Acriliche: queste fibre sono ottenute con processo di polimerizzazione per addizione a partire dal monomero base denominato acrilonitrile filato a umido. Oltre alle caratteristiche generali di cui si è detto prima, queste fibre possiedono una elevata sofficità che ne consente usi particolari nel l'abbigliamento e in arredamento. In particolare, i tessuti realizzati con fibre acriliche presentano una mano particolarmente lanosa, calda e morbida, sono irrestringibili al lavaggio, hanno ottima resistenza alla luce solare, agli agenti atmosferici ed allo stropicciamento, non infeltriscono e danno una buona resa nei colori. Sono pertanto adatte alla produzione di maglieria; calzetteria, tessuti per arredamento, pavimentazioni tessili ed agugliati, pellicce sintetiche ed imbottiture. Le fibre acriliche sono state introdotte piuttosto recentemente e, come tutte le fibre sintetiche, assumono diverse denominazioni commerciali in relazione al brevetto utilizzato per la loro fabbricazione. Con brevetto italiano viene prodotto il Leacril, mentre l Orlon e il Dralon si riferiscono a brevetti americano e tedesco. 2. Poliviniliche: (Movil): brevetto italiano. Essa è caratterizzata da un elevata resistenza agli agenti chimici, all abrasione, alle tarme ed ai microorganismi; è igroscopica ma altamente infiammabile. Essa si utilizza in mischia con la lana o da sola, di solito per la produzione di maglieria intima grazie alle sue proprietà anallergiche. Maria Antonietta Pellegrino 47

48 3. Polietilene: (Courlene): fibra proveniente dagli idrocarburi, forma dei filamenti inerti, non igroscopici e non attaccabili da acidi e basi. Di contro rammollisce a temperature basse rispetto alle altre fibre sintetiche, circa 70 c. Viene prodotta per la confezione di camici antiacido, guanti ed altri indumenti protettivi per l industria chimica. 4. Polipropilene: (Meraklon): prodotto sia in filamento continuo che in fiocco; si presenta come una fibra abbastanza morbida al tatto, gradevole e brillante, di colore bianca (se non sono stati incorporati coloranti o pigmenti in pasta). Presenta una buona tenacità ed un ottimo allungamento, nonché un alta resistenza alle flessioni ripetute e all abrasione (caratteristiche importanti nel settore delle calzature). Resistente agli agenti chimici e agli agenti atmosferici, assorbe pochissima umidità dall aria. Prodotto in fiocco viene utilizzato per la produzione di coperte e maglieria; in filo viene utilizzato per la creazione di corde, reti da pesca. Il polipropilene è la fibra più utilizzata nella produzione di pannolini per bimbi e adulti, perché il cosiddetto coverstock non assorbe i liquidi ma li diffonde nello strato di fluff sottostante, garantendo che la pelle rimanga asciutta. moquette in polipropilene 5. Fibre poliuretaniche: Queste fibre hanno struttura molecolare ed aspetto simile a quello del nylon; anche le caratteristiche chimico - fisiche sono simili a quelle del nylon con scarsa resistenza ad acidi ed alcali; i filati vengono impiegati in tessuti misti di lana e rayon. Tra i tipi commerciali di più largo impiego quello denominato Perlon U. Appartengono alla famiglia delle poliuretaniche anche alcune fibre caratterizzate da elevata elasticità (fibre elastomeriche) utilizzate nella produzione di calze, cinte ed articoli elasticizzati. Maria Antonietta Pellegrino 48

49 6. Le fibre elastomeriche: Sono formate da elastomero composto da almeno l 85% in massa di poliuretano segmentato. Le fibre, allungate sotto una forza di trazione fino a raggiungere tre volte la lunghezza iniziale, riprendono rapidamente questa lunghezza appena la tensione viene a mancare. Il loro lancio avvenne nel 1959 ad opera di un produttore americano, che è ancor oggi il maggiore a livello mondiale. Non sono utilizzate da sole, ma in appoggio ad altre fibre, sia naturali che sintetiche, per dare elasticità ai tessuti. Impieghi: Costumi da bagno, calzetteria, abbigliamento soprattutto sportivo, maglieria, corsetteria, intimo e lingerie. Intimo uomo e donna Fibre inorganiche ad elevate prestazioni. La prima fibra ad elevate prestazioni, sia tensili che termiche, è stata la fibra di vetro prodotta da Owens e Corning Glass (1937) che ha avuto una crescita del 15-25% ogni anno fino agli anni Attualmente la fibra di vetro detiene il primato come fibra di rinforzo in termini di volumi con c.a. 2,6 milioni di ton/anno. Le fibre di vetro sono costituite prevalentemente da Silice, ossido di calcio, ossido di alluminio, ossido di boro, ecc. ed appartengono alla famiglia delle fibre inorganiche. Le fibre di carbonio, comparse sul mercato nel 1960, sono prodotte per modificazione di fibre organiche (rayon, acriliche, ecc.) o da residui di distillazione del petrolio e del catrame e possono essere considerate la transizione tra le fibre inorganiche e le fibre organiche. Anzi la struttura rigida delle molecole ad anelli ciclici tipo ribbon o ladder (a nastro o a scala a pioli) delle fibre di carbonio sia da PAN che da peci ha suggerito come costruire molecole organiche, aromatiche, per ottenere fibre ad elevate prestazioni. La vera rivoluzione nel mondo delle fibre High Performance inizia con la comparsa sul mercato nel 1965 delle fibre aramidiche sviluppate da Du Pont inizialmente come meta-aramidiche (Nomex), fibre con caratteristiche meccaniche quasi tradizionali ma con una elevata temperatura di fusione e di decomposizione ( C). Maria Antonietta Pellegrino 49

50 Nel 1970 Du Pont introduce sul mercato le fibre para-aramidiche (Kevlar) con caratteristiche meccaniche elevate iniziando, in pratica, la nuova era delle fibre ad elevate prestazioni tensili e termiche. Nel 1993 la capacità di produzione globale di fibre para-aramidiche è stata di ton comprendendo altri produttori quali Akzo con il Twaron e Teijin con il Technora. Oggi Teijin controlla anche la produzione di Akzo-Acordis e prevede di portare la capacità totale a ton/anno in Europa e ton/anno in Giappone per un totale di ton/anno corrispondente al 45% del mercato mondiale. Con le fibre poliammidiche aromatiche o, semplicemente, aramidiche si è compreso l importanza di molecole rigide, o rod like, orientate lungo l asse della fibra nella determinazione delle caratteristiche meccaniche e della resistenza alla temperatura delle fibre. Dopo le fibre aramidiche, con la medesima filosofia, sono comparse sul mercato le fibre di poliesteri aromatici, le poli-immidi aromatiche e le fibre da polimeri eterociclici aromatici. Capitolo II 2.1 Filati Il filato è il prodotto che si ottiene mediante il processo di filatura che consiste nella trasformazione di fibre discontinue in un filo di lunghezza indefinita, resistente a flessione, adatto alle successive lavorazioni tessili. La terminologia corretta prevede di utilizzare il termine: - Filato, per il prodotto formato da fibre discontinue - Filo, per filamento continuo (seta e/o man made) I filati prodotti, con qualsiasi ciclo di lavorazione, vengono realizzati con caratteristiche specifiche in relazione alla loro destinazione d uso. Le tradizionali sono: - Filati per tessitura - Filati per magleiria - Filati cucirini Definizione secondo la norma DIN 6 900: filato, per tutte le formazioni tessili lineari ottenute da fibre in fiocco. Il termine filo definisce genericamente le formazioni tessili lineari, intendendo in tal modo contraddistinguere la forma in cui questi si presentano. Maria Antonietta Pellegrino 50

51 filati semplici binati ritorti fantasia di fibre in fiocco di filamenti open end ring Pettinati cardati di filamenti lisci filamenti testurizzati Filati di fibre in fiocco: ottenuti meccanicamente, torcendo le fibre in fiocco (filatura); filati di filamenti: ottenuti da fibre continue, o bave continue, ricavate dal bozzolo della seta oppure, con procedimenti chimici-meccanici, dai prodotti chimici; filato multi filamento: filato di filamenti formato da più filamenti, uniti insieme con o senza torsione; monofilamento: consiste in un filamento singolo; filato ritorto: termine generico per tutte le formazioni tessili ottenute torcendo insieme i filati semplici, sia dello stesso tipo che di tipologie diverse. 2.2 I filati fantasia I filati per la creazione di un tessuto vengono scelti in base ad aspetti tecnici quali la resistenza, l allungamento, elasticità, ecc.. Un altro elemento per la scelta può essere costituito dalle caratteristiche fisiologiche che questi presentano, ad esempio la loro permeabilità all aria, l umidità, ecc.. Tutte queste proprietà sono determinate essenzialmente dalla natura della materia prima. I filati possono essere scelti per il loro aspetto, a tal fine vengono creati dei filati speciali che determinano particolari effetti ottici. Melange: si creano mischiando fibre di colore diverso nel processo di formazione dello stoppino. Sulla superficie del tessuto si determina un effetto cromatico per cui diversi colori si confondono l uno con l altro. Maria Antonietta Pellegrino 51

52 Filati Vigourex: viene conferito un effetto cromatico con una stampa a strisce, effetto simile al melange. Maria Antonietta Pellegrino 52

53 Jaspè: si ottengono filando assieme due stoppini di tinta diverse. L effetto cromatico è simile a quello del moulinè, ma con meno contrasto. Ritorti moulinè: si ottengono torcendo insieme due o più filati di colori diversi, il risultato è che sulla superficie del tessuto si nota un effetto screziato. Maria Antonietta Pellegrino 53

54 Filati semplici o ritorti fiammati: presentano degli inspessimenti che si estendono in lunghezza, con disposizione regolare o irregolare. Questo effetto si può creare sia nel processo di filatura che di ritorcitura. I tessuti acquistano un aspetto superficiale di tipo lino o seta selvatica, apprezzato per l arredamento. Maria Antonietta Pellegrino 54

55 Bottonati fantasia: caratterizzati da ispessimenti grossolani, corti e nodosi, che si ottengono inserendo i bottoni nella formazione dello stoppino o mediante una ritorcitura speciale. Filati bouclè: presentano ondulazioni, riccioli e nodi, sono prodotti con una tecnica di binatura appositamente creata per la loro formazione. Conferiscono ai tessuti una mano granulosa. Maria Antonietta Pellegrino 55

56 Ritorti di ciniglia: superficie vellutata voluminosi e morbidi. Sembrano dei piccoli nastrini che assomigliano a bruchi, si possono produrre con la filatura, tessitura o orditura. Filati di crespo: conferiscono ai tessuti un aspetto raggrinzito e movimentato, la mano è ruvida. Sono prodotti con torcitura stretta o con binatura di ritorti binati. 2.3 I filati testurizzati I filati di filamento ottenuti da materiali termoplastici si possono arricciare in modo permanente con svariati processi. Questo tipo di lavorazione si definisce testurizzazione e con essa si conseguono i seguenti risultati: - Aumento del volume Maria Antonietta Pellegrino 56

57 - Aumento dell allungabilità e dell elasticità - Aspetto superficiale opaco - Buona capacità di trattenere il calore (maggior inclusione d aria) - Maggiore permeabilità dell aria - Sensazione gradevole, mano morbida. I vari processi: - Falsa torsione: il filo viene convogliato attraverso una zona riscaldata, mentre viene sottoposto ad una elevata torsione seguita da detorsione e raffreddamento. - A getto d aria: il filo viene convogliato davanti ad un ugello dove i singoli filamenti vengono aggrovigliati, di solito con aria fredda. Il getto d aria arruffa i filamenti. - A compressione: il filato viene compresso e fatto raggrinzire in una camera riscaldata. La compressione a zig zag dei filamenti in direzione longitudinale, raffreddamento finale. - Knit deknit: il filato viene convertito in una maglia tubolare, il tubolare ottenuto viene sottoposto a trattamento termico ed infine sfilato. Maria Antonietta Pellegrino 57

58 I filati cucirini I filati cucirini devono possedere le seguenti caratteristiche: - Regolarità, i tessuti fini devono essere cuciti solo con filati molto regolari che a loro volta si ottengono con ripetute operazioni di accoppiamento e stiro, cercando di eliminare le fibre più corte con la pettinatura. - Resistenza, essa è in funzione della qualità delle fibre impiegate e della torsione. Con la ritorcitura se ne può aumentare la resistenza. - Rigidezza, torsione e allungabilità, la torsione influisce sulla rigidità di un filato e quindi sulla mano e sull aspetto che ne deriva. Per essere considerati cucirini, secondo la legge doganale, essi devono rispondere ai seguenti requisiti: - Cucirini ritorti di cotone: pettinati, ritorti, gasati, mercerizzati, tinti e lubrificati. Impiegati per tutte le lavorazioni. - Cucirini di seta: filamenti di seta ritorta, tinti e lubrificati, titoli da 15tex ad 80tex. Impiegati per le asole. - Cucirini ritorti di poliestere: filati in fiocco di poliestere tinti e lubrificati, titoli da 8tex a 34tex. Utilizzati per operazioni di cucito su quasi tutti i tessuti. - Cucirini monofilamento: prevalentemente di poliestere, trasparenti con titolo td70 a td850. impiegati per cuciture invisibili. - Cucirini testurizzati: filamenti testurizzati tinti e lubrificati, titoli da 18tex a 80tex. Impiegati per rifinire i bordi tagliati. - Filati ad anima (core yarns): anima in filo continuo di poliestere, ricoperta di cotone. Il poliestere ha la funzione di supporto per conferire resistenza, il cotone serve essenzialmente da isolante per evitare la fusione del poliestere a contatto con l ago Maria Antonietta Pellegrino 58

59 riscaldato dall attrito. Titoli da 7tex a 35tex. Utilizzato per quasi tutte le cuciture, velocità di cucitura alta. Essi vengono confezionati in spole, rocchetti a spire incrociate, rocche a spire incrociate, spole industriali. 2.4 titolazione La titolazione è l'operazione che determina il titolo di un filo o di un filato. Non essendo possibile misurare direttamente la sezione di una fibra perché facilmente deformabile e il più delle volte non circolare, si ricorre al titolo per caratterizzarne la finezza. Il titolo è una relazione tra la lunghezza e il peso: il rapporto tra peso e lunghezza è detto titolazione diretta, mentre il rapporto tra lunghezza e peso è detto titolazione indiretta o di numerazione. Titolazione diretta - Tex = peso in grammi di metri di filo (utilizzato nelle fibre a bava continua e per il fiocco di fibre chimiche). - Decitex (dtex) = peso in grammi di metri di filo (multiplo del Tex). - Denaro o Danaro (Td o den) = peso in grammi di metri di filo (idem come Tex). Titolazione indiretta o numero Maria Antonietta Pellegrino 59

60 - Numero metrico (Nm) = matasse (1000 metri) di filo in 1 chilogrammo (utilizzato per i filati di lana pettinata, lana cardata, fiocco di fibre chimiche, filati fantasia). - Numero chilogrammetrico (Nk) = metri di filo in 1 chilogrammo (utilizzato per filati di cascame, lana cardata, filati fantasia). - Numero inglese cotone (Ne) = matasse (840 iarde) di filo in 1 libbra inglese (454 g). - Numero inglese lino (Nl) = matasse (300 iarde) di filo in 1 libbra inglese. - Numero inglese lana pettinata (Nw) = matasse (560 iarde) di filo in 1 libbra inglese. Capitolo III i tessuti, generalità I tessuti sono i prodotti che si ricavano partendo dalla fibre attraverso vari processi produttivi. Tessuti da filati da fibre combinazioni tessuti ortogonali nontessuti agocuciti tessuti a maglia feltri e agugliati laminati trecce traforati I tessuti ortogonali: sono formati da due sistemi di fili (ordito e trama) disposti perpendicolarmente tra di loro. I tessuti a maglia: consistono in boccole di filo concatenate (unico filo). Maria Antonietta Pellegrino 60

61 I tessuti traforati: come pizzi e tulle si producono con sistemi diversi (giro inglese o maglieria in catena). Trecce: il tessuto si forma incrociando in diagonale almeno tre filati. Maria Antonietta Pellegrino 61

62 I non tessuti: sono prodotti direttamente da fibre, saltando lo stadio della filatura. Le fibre vengono coesionate tramite chimico o chimico-meccanico. I feltri: si ottengono con la follatura della lana o altri peli animali, infeltrendoli con l azione del calore ed umidità. Ago cuciti: il tessuto si forma unendo insieme, mediante cucitura, dei nastri di fibre stoppini o filati. Laminati: si formano facendo aderire insieme due o più tessuti, oppure accoppiando i tessuti con Maria Antonietta Pellegrino 62

63 schiume, lamine o carta. 3.2 I tessuti piani (ortogonali) si definisce tessitura l intersezione ortogonale dei fili di ordito con quelli delle trame. L ordito è costituito dai fili che sono disposti in direzione della lunghezza del tessuto. La trama è l insieme dei fili che durante la tessitura sono inseriti nella direzione della larghezza del tessuto. I diversi intrecci sono ottenuti sollevando una determinata quantità dei fili dell ordito, mentre l altra quantità viene lasciata a riposo, tra di loro (bocca, passo, ecc..) viene inserita la trama (o inserzione). Il successivo ripetersi di questa operazione forma l intreccio del tessuto. La trama arresta l intreccio con gli orditi o bordi del tessuto; questi bordi vengono chiamate cimose, lisierie o vivagno. Maria Antonietta Pellegrino 63

64 schema del telaio a licci Intrecci fondamentali: Maria Antonietta Pellegrino 64

65 Armature derivate: Maria Antonietta Pellegrino 65

66 Maria Antonietta Pellegrino 66

67 Tessuti ottenuti per nota di colore: Maria Antonietta Pellegrino 67

68 tela saia Maria Antonietta Pellegrino 68

69 raso batavia Maria Antonietta Pellegrino 69

70 spina di pesce panama oxford (reps) rigato Maria Antonietta Pellegrino 70

71 pepita scozzese Maria Antonietta Pellegrino 71

72 pied de poule principe di Galles Maria Antonietta Pellegrino 72

73 Tessuti crespi Le caratteristiche che contraddistinguono i tessuti crespati sono la loro superficie granulosa ed irregolare che si può creare in vari modi, tra i quali l utilizzo di filati ad alta torsione, speciali costruzioni, particolari finissaggii, ecc.. crespato stampato Maria Antonietta Pellegrino 73

74 3.4 tessuti operati I tessuti operati sono armature complesse, eseguiti sul telaio al tiro. Sono ottenuti dall interazione di due o più armature semplici o dalle due facce della stessa armatura. I diversi intrecci producono il fondo del tessuto e il disegno ("opera"), modulare, ripetuto serialmente sull altezza e sulla lunghezza della pezza. Sono tessuti operati il broccatello, il damasco, il lampasso, lo sciamito, il velluto. Lampasso Tessuto ottenuto con l utilizzo dei fili di due orditi: uno di fondo (o anche due, negli esempi più elaborati) e uno di legatura e da una o più trame supplementari, lanciate o broccate e, talvolta, anche liserées. Ordito e trama di fondo eseguono l intreccio di fondo mentre l ordito di legatura collega le trame supplementari o liserées, producendo un secondo intreccio per il disegno. Broccatello Tessuto della famiglia dei lampassi. E ottenuto con l utilizzo dei fili di due orditi: uno di fondo e uno di legatura, da una trama di fondo e da una o più trame supplementari. L ordito di fondo lega la trama di fondo in armatura raso, l ordito di legatura lega le trame supplementari in armatura diagonale. La caratteristica di questo tessuto è dovuta agli effetti di disegno, affidati all armatura di fondo, in rilievo, mentre l intreccio del disegno, diagonale, ha effetto di fondo. Tali effetti sono ottenuti per l impiego di una grossa trama di fondo (lino, canapa o cascame di seta) e mediante opportune tensioni prodotte dagli orditi durante la tessitura. Damasco Tessuto operato ottenuto con l utilizzo di un solo ordito ed una sola trama intrecciati sfruttando le due facce della stessa armatura (raso). Questo tessuto, privo di rovescio, è generalmente monocromo. Il disegno risalta sul fondo per contrasto lucido-opaco. Di questa armatura furono elaborate alcune varianti quali il damasco di Tours, ottenuto abbinando due diversi intrecci: raso e gros de Tours. I particolari del disegno sono talvolta evidenziati da trame supplementari lanciate o broccate. Velluto Tessuto in rilievo ottenuto con l utilizzo di due serie di fili di ordito (link Orditi e trame): una per l intreccio di fondo e l altra, di pelo (link Orditi e trame), per produrre la superficie vellutata. Maria Antonietta Pellegrino 74

75 Questa è ottenuta per l inserimento di sottilissimi ferri a sezione circolare per il velluto riccio, a sezione scanalata per il velluto tagliato. Del velluto si conoscono molte varianti tecniche: - Velluto alto-basso: velluto operato, tagliato a due o più altezze, adottate una per il fondo, l altra per il disegno. - Velluto cesellato: velluto operato, ottenuto dall abbinamento di velluto tagliato e velluto riccio. Il velluto tagliato, più alto, definisce il corpo del disegno; il velluto riccio, più basso, ne definisce i profili. - Velluto riccio: velluto unito o operato nel quale la superficie è formata da file parallele di anellini. - Velluto tagliato: velluto unito o operato nel quale la superficie è formata da ciuffetti di fili paralleli, tagliati tutti alla stessa altezza. Lampasso (due serie di orditi e due di trama) Maria Antonietta Pellegrino 75

76 Broccato di ordito (due serie di orditi ed una di trama) broccato di trama broccatello Maria Antonietta Pellegrino 76

77 tessuto piquet (trapuntino) tessuto gobelin velluto (500 righe) Maria Antonietta Pellegrino 77

78 Maria Antonietta Pellegrino 78

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