PERCHE LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

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1 PERCHE LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE IL RUOLO SOCIO ECONOMICO Simona Orfella MAGGIO 2013

2 IL CONTESTO GENERALE Difficoltà finanziarie ed economiche paesi europei Instabilità politica Misure fiscali severe Tale contesto ha messo sotto pressione, oltre ai bilanci pubblici, i sistemi pensionistici, già impegnati ad affrontare le implicazioni relative all allungamento della vita media delle popolazioni crescente longevità condizioni di non autosufficienza incertezza previsioni spese previdenza ed assistenza

3 IL CONTESTO GENERALE Molti paesi hanno adottato misure volte a recuperare la sostenibilità dei sistemi pensionistici attraverso: Allungamento vita lavorativa Aumento contribuzioni Contenimento prestazioni MAGGIORE SINERGIA TRA PUBBLICO E PRIVATO

4 IL CONTESTO GENERALE I principali organismi internazionali stanno analizzando con particolare attenzione i temi dell invecchiamento della popolazione e delle rendite pensionistiche COMMISSIONE EUROPEA: programma finalizzato a garantire ai lavoratori europei, nel lungo termine, pensioni sostenibili ed adeguate Revisione vigente direttiva in materia di regolamentazione dei fondi pensione OCSE: articolate raccomandazioni: adesione automatica con possibilità di ripensamento, ulteriori incentivi fiscali

5 IL CONTESTO ITALIANO progressivo e rapido invecchiamento della popolazione prestazione di primo pilastro inferiore ai mille euro per metà degli italiani Potere d acquisto reale in diminuzione Modello sociale che sostenga giovani generazioni nella costruzione di percorso di lavoro stabile e crei condizioni per una terza età dignitosa PATTO TRA GENERAZIONI

6 I FONDI PENSIONE: LA FUNZIONE SOCIALE Primo pilastro: livello minimo di reddito a tutti i cittadini FABBISOGNO VITALE Secondo pilastro: integra il primo innalzando il tasso di sostituzione salariale MANTENIMENTO TENORE VITA Terzo pilastro: previdenza integrativa individuale

7 I FONDI PENSIONE: LA FUNZIONE SOCIALE I FONDI PENSIONE CUNEO TRA I DUE PILASTRI Le ragioni primarie sono ricondotte alle problematiche associate agli altri due pilastri sistemi previdenziali pubblici inadeguati a seguito dinamica economica e demografica previdenza individuale comporta rischi finanziari derivanti dalla gestione privata e si regge esclusivamente sull ottica previdenziale degli individui, rischiando di non fornire adeguato sostegno a quei soggetti che si siano rivelati imprevidenti

8 I FONDI PENSIONE: LA FUNZIONE SOCIALE La comparsa dei primi fondi pensione in Italia risale agli anni Settanta e Ottanta, parallelamente al manifestarsi delle prime avvisaglie di crisi del regime obbligatorio pubblico. Nascono per lo più con il proposito di: migliorare gli equilibri aziendali (prospettiva di miglioramento del reddito in fase di quiescenza) attenuare le tensioni nelle relazioni sindacali (contributi previdenziali in luogo di aumenti salariali) finalità premiante (dipendenti più meritevoli e fidelizzazione ruoli chiave)

9 I FONDI PENSIONE: UN PERCORSO PER STRUTTURARE IL PRESENTE ED IL FUTURO Le considerazioni fin qui fatte mostrano come il cammino travagliato della previdenza complementare italiana non sia ancora pervenuto ad un approdo stabile. Gli italiani sono stati accompagnati alla pensione per decenni da un sistema che si occupava totalmente di loro sollevandoli dalla necessità di farsi parte attiva nella definizione del proprio destino previdenziale. La pensione oggi non si ottiene ma si costruisce un salto culturale e psicologico non indifferente

10 I FONDI PENSIONE: LA SCARSA INFORMAZIONE Orfani dello Stato mamma gli italiani si trovano oggi con pochi strumenti in mano per far fronte alle necessità della contemporaneità. Da una indagine del Censis risulta che, confrontando le aspettative del pensionamento con i numeri della riforma Monti-Fornero:

11 I FONDI PENSIONE: LA SCARSA INFORMAZIONE il 23,5% dei lavoratori smetterà di lavorare all età desiderata esiste una scarsa percezione della riduzione effettiva del grado di copertura offerto dal sistema pensionistico obbligatorio 16 milioni di italiani non conoscono, o conoscono male, la previdenza complementare (es.: solo l 11,8% sa che esistono vantaggi fiscali per chi si iscrive) il 16% degli italiani in età lavorativa scegli i fondi pensione per colmare il gap lasciato dalla pensione pubblica

12 I FONDI PENSIONE: MIRACOLATI DAL FISCO Si fa sempre più urgente l avvio di campagne informative che vedano il coinvolgimento degli interlocutori di fiducia dei lavoratori. Tale principio è sottolineato dal legislatore mediante diversi benefici fiscali a favore delle aziende e dei lavoratori

13 Marzia Billi I VANTAGGI PER LE AZIENDE

14 LE REGOLE DEL D.LGS. 252/05 Dal 30 giugno 2007 tutti i lavoratori in servizio e tutti quelli assunti successivamente ( ed entro 6 mesi dalla loro di assunzione) devono scegliere di: destinare il TFR futuro ad una forma pensionistica complementare; mantenere il TFR futuro presso il datore di lavoro. In tal caso, per i lavoratori di aziende con più di 50 dipendenti, l intero TFR è trasferito dal datore di lavoro al Fondo Tesoreria dello Stato (gestito dall INPS) La scelta di destinazione del TFR futuro ad una forma pensionistica complementare deve essere espressa dal lavoratore attraverso una dichiarazione scritta indirizzata al proprio datore di lavoro con l indicazione della forma di previdenza complementare prescelta: TFR 1 : modulo per i lavoratori assunti entro il 31 dicembre 2006 TFR 2 : modulo per i lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2006 La dichiarazione scritta è necessaria anche nel caso in cui si scelga di mantenere il TFR futuro presso il proprio datore di lavoro.

15 LE FORME DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE Le forme pensionistiche complementari sono forme di previdenza finalizzate alla costituzione di una prestazione pensionistica integrativa, autorizzate e sottoposte alla vigilanza di una Autorità pubblica, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione COVIP Sono forme pensionistiche complementari: i fondi pensione negoziali o fondi chiusi, i fondi pensione aperti, i contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziali, i fondi pensione preesistenti cioè quelli istituiti anteriormente al novembre Le forme pensionistiche complementari si distinguono in collettive ed individuali

16 QUALI SONO LE FORME DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE FONDI CHIUSI sono fondi pensione che nascono da contratti o accordi collettivi anche aziendali FONDI APERTI sono fondi istituiti da banche, SIM, compagnie di assicurazione, SGR PIANI INDIVIDUALI DI PREVIDENZA (P.I.P.) FONDI PREESISTENTI sono forme pe nsionistiche individuali attuate con specifici contratti assicurativi sono forme pensionistiche complementari istituite già al 15 novembre 1992

17 IL FINANZIAMENTO Alle forme pensionistiche complementari si può contribuire mediante: il solo TFR ; I contributi del lavoratore; I contributi del datore di lavoro. Il lavoratore può decidere di versare i suoi contributi, determinandone liberamente l importo; in tal caso, se gli accordi o contratti collettivi lo prevedono, ha diritto al versamento dei contributi a carico del datore di lavoro. Il datore di lavoro può comunque decidere, pur in assenza di accordi collettivi nazionali, di versare un contributo a proprio carico alla forma pensionistica complementare alla quale il lavoratore abbia aderito. Nelle forme pensionistiche collettive, gli accordi e i contratti possono stabilire la misura minima della contribuzione (in cifra fissa o in percentuale della retribuzione) dei lavoratori e dei datori di lavoro

18 I VANTAGGI PER LE AZIENDE - Quantitativi Versando il TFR alla previdenza complementare l Azienda gode di alcuni importanti benefici: 1. Dal reddito d'impresa è deducibile un importo pari al 6% dell'ammontare del TFR annualmente destinato alla previdenza complementare per le imprese con meno di 50 addetti; tale importo è ridotto al 4% per le imprese con almeno di 50 addetti 2. Viene eliminato il contributo al Fondo di Garanzia del Tfr presso l INPS pari allo 0,20% del monte retributivo, questa misura riduce il costo del lavoro 3. L azienda fruisce inoltre di un taglio degli oneri impropri, ovvero dei contributi per maternità, disoccupazione, etc che l azienda versa a favore dei dipendenti. Tale riduzione, cresciuta nel tempo dallo 0,21% del 2009 sino allo 0,28% dal 2014 in poi; per il 2013 pari allo 0,27% 4. La quota di TFR destinata alla previdenza complementare è esonerata dall obbligo della rivalutazione (1,50% + 75% indice Istat = ,75%) 5. L eventuale contribuzioni del datore di lavoro sono soggette ad un contributo previdenziale inferiore pari al 10% anziché del 23,81%

19 I VANTAGGI PER LE AZIENDE - Qualitativi La gestione dei flussi di cassa diventa più efficiente nel caso di adesione alla previdenza complementare Il Tfr comporta il rischio di esborsi improvvisi, non essendo prevedibile con certezza quando dovrà essere liquidato al lavoratore pertanto l eventuale ricorso al finanziamento bancario potrebbe essere legato alla propria attività operativa e al proprio bisogno di liquidità

20 ESEMPIO CONTRIBUTI A CARICO DELL'AZIENDA VANTAGGI MISURE COMPENSATIVE N dipendenti 15 Totale stipendi lordi ,00 Deducibilità 6% del TFR versato al fondo 1.865,00 Totale TFR al Fondo pensione ,00 RISPARMIO FISCALE IRES + IRAP 585,00 % contributo aziendale 1,00% Mancato versamento al fondo garanzia 0,20 (900) Esonero versamento contributi oneri Totale contributo aziendale 4.500,00 impropri 0,27% x il 2013 (1.215) Oneri previdenziali (10% anzichè 27,81% 450,00 Maggiore Ires 27,50% -(581) RISPARMIO IMPOSTE PER MINORI COSTI 1.534, ,00 mancata rivalutazione TFR a partire dall'anno MAGGIOR COSTO AZIENDALE 4.950,00 successivo 1.166,00 TOTALE VANTAGGI 3.285,00 La mancata rivalutazione del TFR e gli oneri impropri determinano per le aziende non in utile un vantaggio immediato e per le aziende in utile già dal 5 anno un risparmio fiscale, pur considerando il versamento del datore di lavoro quale contributo previdenziale ai lavoratori, con un risparmio complessivo dopo 20 anni di circa ,00

21 FONTI ISTITUTIVE TIPOLOGIE DI ACCORDI AZIENDALI Le forme pensionistiche complementari possono essere istituite da: Contratti e accordi collettivi nazionali e anche aziendali, limitatamente a questi ultimi anche ai soli lavoratori firmatari degli stessi Accordi promossi da sindacati firmatari di contratti collettivi nazionali di lavoro Accordi interaziendali per gli appartenenti alla categoria dei quadri promossi dalle organizzazioni sindacali rappresentative della categoria

22 ACCORDO PLURISOGETTIVO Di che cosa si tratta? L'Accordo Plurisoggettivo è una scrittura privata tra AZIENDA e LAVORATORE/I che consente di applicare, tra l'altro, le stesse condizioni di immediata riscattabilità dei fondi chiusi in caso di cessazione del rapporto di lavoro. La misura della contribuzione: Il conferimento del TFR è sempre e comunque obbligatorio in caso di adesione del lavoratore, I contributi del datore di lavoro e del lavoratore dipendono esclusivamente da una negoziazione tra azienda e dipendente/i. anche un singolo lavoratore potra' chiedere al proprio datore di lavoro di sottoscrivere un plurisoggettivo al fine di poter ritirare al momento della cessazione l importo maturato al netto delle imposte Un vantaggio non da poco!!!!

23 E PER L IMPRENDITORE E IL LAVORATORE?

24 LA FISCALITA Deducibilità dal reddito imponibile sino ad un importo pari a 5.164,57 Tale agevolazione determina un risparmio di imposte fino ad un massimo del 43% Tassazione dei rendimenti in capo al fondo I rendimenti sono tassati con una aliquota dell 11% a titolo definitivo. (la tassazione sui rendimenti finanziari oggi è al 20%) Tassazione delle prestazioni erogate dal fondo Le prestazioni erogate sia in forma di capitale che rendita sono tassate a titolo definitivo con una aliquota del 15% che decresce sino al 9% (la pensione INPS è tassata con aliquota media IRPEF I aliquota 23%)

25 VERSAMENTO CONTRIBUTO AL FONDO 5.164,00 ESEMPI MINORI IMPOSTE REDDITO IMPONIBILE AI FINI IRPEF IMPOSTE SENZA FONDO IMPOSTE CON ADESIONE AL FONDO VANTAGGIO FISCALE % , , , ,32 38% , , , ,32 38% , , , ,32 41% , , , ,24 43% , , , ,52 43%

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