CAPITOLO VIII CRITERI GENERALI DI GESTIONE DELLA PESCA.

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1 CAPITOLO VIII CRITERI GENERALI DI GESTIONE DELLA PESCA. La recente normativa regionale in materia di pesca e gestione dei popolamenti ittici delle acque interne affida alle Province le funzioni amministrative e gestionali in materia. La pesca, nel contesto di politiche di rilancio dell'economia locale attraverso la promozione turistica e la valorizzazione delle risorse del territorio, sembra oggi suscitare interesse e coinvolgere interessi ben oltre la tradizionale cerchia dei pescasportivi. In questa ottica il ruolo della Provincia potrebbe essere anche quello di promuovere, coordinare, supportare tecnicamente ed amministrativamente iniziative locali, autonome in ciascuna delle realtà locali interessate ma operanti secondo linee programmatiche coerenti. Queste iniziative potrebbero riguardare l istituzione e la gestione delle Riserve Turistiche e delle Zone a Regolamentazione Speciale ma anche l efficace e capillare applicazione dei programmi di ripopolamento. Per attivare un'organizzazione di questo tipo ulteriori risorse economiche potrebbero essere reperite anche in ambito regionale attraverso specifiche progettualità (SFOP). Le finalità da perseguire attraverso una efficace politica gestionale riguardano innanzi tutto una seria tutela degli ecosistemi acquatici, quindi il controllo dei prelievi ittici, l esecuzione dei ripopolamenti, la repressione del bracconaggio, la promozione della pesca sportiva nelle sue forme più evolute e conservative (pesca a mosca, regolamentazione no kill ). Per quanto riguarda i criteri generali di gestione la recente normativa regionale prevede la suddivisione del reticolo idrografico in tre differenti categorie gestionali A,B,C: - Categoria A: riguarda i corsi d acqua ritenuti di rilevante o significativo pregio ittiofaunistico, in maggioranza a popolamento troticolo. Sono compresi in questa categoria i corpi idrici nei quali non è riscontrata alcuna forma d inquinamento significativo (I Classe di Qualità IBE) e nei quali è necessario intervenire per mantenere inalterate le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche naturali dell ambiente. Lo scopo prioritario è quello di assicurare il mantenimento e, ove possibile, l incremento delle popolazioni ittiche naturali e l integrità dell ecosistema di cui fanno parte. Nelle acque di categoria A le attività di pesca devono essere esercitate nel rispetto delle preminenti finalità di tutela; pertanto non si devono svolgere attività agonistiche che comportino l immissione di materiale ittico adulto, né istituire zone adibite a Riserve Turistiche.

2 Nelle acque di categoria A la biomassa ittica prelevata dall attività di pesca può essere ristabilita anche attraverso l immissione di novellame di trota (Salmo trutta), in quantità tale da risultare in equilibrio con le disponibilità trofiche del corpo idrico e con le altre specie acquatiche; in queste acque possono essere fissati criteri specifici riguardo alle catture giornaliere e alle giornate di pesca consentite, onde controllare maggiormente la pressione di pesca e favorire, pertanto, un riequilibrio naturale tra prelievo e produttività ambientale; devono inoltre essere fissate prescrizioni più restrittive anche sulle taglie massime di cattura di alcune specie ittiche, in modo da garantire la sopravvivenza di un numero sufficiente di riproduttori. Infine possono essere attuati, in tratti alterni dei torrenti di categoria A, programmi di apertura e chiusura a turnazione annuale, in modo da consentire una stagione di pausa dopo ogni annata di pesca. - Categoria B: riguarda i corsi d acqua di minore pregio ittico rispetto ai precedenti, per motivi di carattere sia naturale (idrologia, morfologia), sia antropico (inquinamenti di lieve entità, moderata alterazione dello stato naturale dell alveo, ecc.). Queste acque sono in maggioranza a popolamento ciprinicolo o misto; in esse si esercita la maggiore pressione di pesca. In questo senso rivestono anche funzione di richiamo turistico pescasportivo. Allo scopo di far fronte all entità dei prelievi, nei corsi d acqua di categoria B sono consentite immissioni di salmonidi adulti d allevamento pronta cattura ; è vietata invece tassativamente l immissione, per la pronta pesca, di ciprinidi o altre specie ittiche diverse dai salmonidi. In questa categoria rientrano le zone permanenti per l allenamento agonistico ed i campi gara temporanei; inoltre in tali zone possono essere individuati i tratti adibiti a Riserve Turistiche. - Categoria C: comprende i corsi d acqua, o tratti di essi, non idonei ad ospitare popolazioni ittiche permanenti di interesse faunistico e/o alieutico, per motivi di carattere sia naturale (regime idrologico) sia antropico (inquinamenti severi, grave alterazione dell habitat). In essi non si devono effettuare immissioni di pesce; tuttavia, in occasione di particolari condizioni ambientali e idrologiche che permettano temporaneamente la sopravvivenza di pesci e in assenza di rischi di carattere igienico-sanitario, possono essere consentite immissioni di trote pronta cattura da parte di enti privati. Gli aspetti tecnici principali attinenti alla gestione della pesca nelle acque interne che sembra opportuno focalizzare, anche alla luce della recente normativa regionale, sono i seguenti. 1) Riserve Turistiche di pesca Le cosiddette Riserve Turistiche possono essere autorizzate al fine di promuovere il turismo di pesca e le attività economiche da questo indotte nonché per orientare la massima pressione di 2

3 pesca dove non esista ittiofauna meritevole di particolare protezione e la biomassa pescata possa essere facilmente reintegrata mediante immissioni di pesci adulti. Le Riserve Turistiche possono quindi istituirsi solamente in acque classificate come appartenenti alla categoria gestionale B; di queste ultime può essere destinato a tale tipo di gestione non più del 30% dello sviluppo complessivo, con un limite massimo per bacino comunque non superiore al 10% di tutto il reticolo idrografico. Le Province possono affidare la gestione delle Riserve Turistiche, tramite convenzione, preferibilmente ad organismi associativi senza fini di lucro. Nelle Riserve Turistiche la pesca viene disciplinata dalla Provincia, sentita la Commissione consultiva provinciale; possono essere previste deroghe ai limiti e ai divieti previsti nell allegato A della Legge Regionale. Per l attività di pesca è previsto il rilascio di un permesso a pagamento; i proventi sono destinati alle immissioni di pesci, alla sorveglianza, ai miglioramenti ambientali, alla realizzazione delle necessarie strutture ricettive, alle spese di gestione (è previsto il bilancio di esercizio). Le immissioni di pesci devono essere autorizzate dalla Provincia, anche sulla base di un programma preventivo di massima, ed eseguite nel rispetto delle norme sanitarie, in particolare di quelle previste dal D.P.R. 555/92 e successive modifiche ed integrazioni. Non esistendo nel territorio provinciale ambienti idonei all esercizio del carp fishing le immissioni di pesci adulti nelle riserve turistiche devono riguardare esclusivamente le trote (fario nelle zone classificate a vocazione troticola o mista, eventualmente anche iridee nelle zone classificate a vocazione ciprinicola). 2) Limite giornaliero di prelievo La legge regionale non pone limiti al quantitativo di pesce catturabile giornalmente; la Provincia ha invece imposto un limite di dieci capi per i salmonidi e di tre chilogrammi per le altre specie. Esiste però la necessità di controllare il prelievo di pesca, soprattutto per le trote fario. Buona parte delle popolazioni troticole osservate sono infatti caratterizzate da evidente squilibrio nei rapporti numerici tra soggetti in età giovanile e soggetti adulti, con carenza di questi ultimi. Pertanto il numero di trote fario catturabile per giornata di pesca dovrebbe essere ridotto a sei. Per quanto riguarda i ciprinidi si propone d imporre un tetto massimo di cattura giornaliera di dieci capi per il barbo comune e il canino e di venti per il vairone, con trenta capi cumulativi per le tre specie, considerate meritevoli di particolare tutela a livello europeo, in quanto incluse nell allegato B al DPR357/97. Questo provvedimento pare assolutamente opportuno all interno 3

4 dei psic, ma limitarlo ai corsi d acqua ricadenti in queste aree protette sarebbe causa di problemi di vigilanza, pertanto esso andrebbe esteso a tutte le acque provinciali. Per quanto concerne il cavedano, specie eclettica per eccellenza, competitiva nei confronti degli altri ciprinidi più pregiati, non ritengo per il momento necessari provvedimenti restrittivi sul quantitativo pescabile. 3) Taglia minima di cattura La legge regionale impone per le specie ittiche le seguenti misure minime di cattura (qui elencate solo quelle che interessano l imperiese): trote (fario e iridea): cm 20 temolo: cm 30 vairone: cm 12 barbo comune e canino: cm 20 cavedano: cm 20 anguilla: cm 30 mugilidi: cm 20 altre specie: cm 7 La Provincia d Imperia ha poi opportunamente adottato due propri provvedimenti restrittivi riguardo al temolo e alla trota marmorata: per il primo, presente solo nel Roja in misura ormai ridottissima, se non del tutto scomparso, è stato imposto il divieto assoluto di pesca (unitamente al gambero); per la seconda, presente solamente nel Tanaro, la misura minima consentita è di cm 30. Tale limite va inteso anche per i soggetti di marmorata fenotipicamente ibridi (livrea con la caratteristica marmoratura, pur con la presenza di piccoli punti rossi). Tenuto conto del suo interesse faunistico e del suo significato d indicatore biologico, considerato anche il suo scarso interesse per la pesca, si propone di estendere il divieto assoluto di pesca allo scazzone, presente soltanto nel bacino del Tanaro (specie considerata meritevole di particolare protezione a livello europeo). Questo pesce attualmente non viene preso in considerazione né dalla normativa regionale né da quella provinciale. Per quanto poi concerne le trote fario si riterrebbe opportuno portare la taglia minima di pesca a cm 22. I dati reali di accrescimento raccolti indicano infatti che questa misura garantirebbe in generale la sopravvivenza delle femmine di 4 anni fino al periodo della riproduzione. 4

5 A questa età l'ovodeposizione avviene in oltre il 90% delle femmine, mentre a 3 anni non più del 25% di esse raggiunge la maturità sessuale. I maschi si riproducono generalmente un anno prima delle femmine. L accrescimento delle trote varia in relazione alle disponibilità trofiche e alla termica dell acqua. Esso può quindi differenziarsi sensibilmente non solo da torrente a torrente ma, nello stesso torrente, in relazione alla quota altimetrica. Essendo ovviamente impossibile imporre misure minime di cattura diversificate si individua nella misura di cm 22 un valore medio valido per la maggior parte dei corsi d acqua imperiesi. In effetti anche negli ambienti dove si verifica un maggiore accrescimento ben difficilmente l età di quattro anni può essere raggiunta dalle trote fario a taglie inferiori ai 22 cm. L'innalzamento della taglia minima di pesca dovrebbe così tradursi in una maggiore possibilità di riproduzione naturale, oltre che in una maggiore presenza di soggetti catturabili di buona taglia. 1) Periodi di divieto di pesca La legge regionale, a tutela del periodo riproduttivo delle specie di maggiore rilevanza per la pesca, impone i seguenti divieti temporanei: - per la trota fario dalla prima domenica di ottobre all ultima di febbraio, - per il temolo dalla seconda domenica di settembre alla prima domenica di maggio, - per il barbo, il vairone, la carpa e la tinca dal 15 aprile al 15 giugno. Esistono poi divieti, comunque vigenti in tutta la regione, per altre specie, a quanto risulta non presenti nei corsi d acqua imperiesi, come il luccio, i persici, le carpe cinesi, le cheppie. La Provincia ha esteso a tutte le acque, dalle sorgenti fino a due chilometri dallo sbocco in mare, il divieto totale di pesca (deroga per l anguilla nelle ore notturne, esclusivamente col mazzetto, a piede asciutto) dalla prima domenica d ottobre all ultima di febbraio; inoltre, come già detto, ha imposto il divieto assoluto di pesca al temolo. Tali provvedimenti sono condivisibili, si rileva però che il periodo di divieto di pesca al barbo andrebbe esplicitamente esteso anche al barbo canino. Inoltre, come già proposto precedentemente, si ritiene opportuna l adozione del divieto assoluto di cattura per lo scazzone, così come s è fatto per il temolo e il gambero. 5) Tesserino delle catture L'introduzione del tesserino delle catture è sicuramente un provvedimento tecnicamente importante, del quale si auspica l adozione. L'obbligo di segnatura dei capi catturati (con ritiro e controllo dei tesserini a fine stagione) consente infatti la quantificazione del prelievo 5

6 complessivo di pesca e un più efficace controllo del rispetto individuale delle norme da parte degli oltre mille pescatori imperiesi, ma anche dei pescatori di altre province e regioni che vogliano pescare nelle acque della provincia. Inoltre, con l'adozione del tesserino, oltre a limitare efficacemente il prelievo giornaliero si potrebbe anche porre un tetto annuale al numero di capi prelevati da ogni singolo pescatore (ad esempio 180 trote fario, equivalenti al carniere massimo di 30 giornate di pesca). Così si preverrebbero inconcepibili mattanze da parte di pescatori che possono frequentare giornalmente i torrenti, per l'intero periodo di pesca (in teoria, rispettando il limite proposto di 6 capi giornalieri, un pescatore particolarmente abile e assiduo potrebbe prelevare in una stagione oltre 1000 trote fario!). Palesemente l'introduzione del tesserino comporta però problemi d ordine amministrativo e pratico, soprattutto per quanto riguarda il ritiro ed il controllo a fine stagione. Un provvedimento di così complessa attuazione sarebbe effettivamente applicabile in un contesto di collaborazione con le associazioni dei pescatori. I pescatori che non consegnassero il tesserino a fine stagione dovrebbero essere esclusi dalla concessione del nuovo tesserino per la stagione di pesca successiva. 1) Zone a disciplina particolare di pesca (no kill) Questo tipo di regolamentazione, basata sul principio di non prelevare il pesce catturato, sta sempre più suscitando l'interesse delle èlites della pesca e merita di essere adottata e valorizzata. La filosofia che sta alla base della regolamentazione " no kill " si stacca nettamente da quella delle riserve turistiche. Se queste ultime sono un modo per valorizzare, in chiave appunto turistica, aste torrentizie a pregio ambientale e ittiologico limitato o addirittura scarso, le zone no kill " devono invece sostenere un'intensa pressione di pesca, ripristinando o conservando e, se possibile, incrementando la consistenza di popolamenti ittici di pregio (potenziali o attuali), in habitat troticoli non degradati. Nella regolamentazione è necessario limitare il numero di presenze giornaliere di pescatori (non più di dieci, meglio cinque, per km di sviluppo lineare di torrente), può essere altresì compatibile la possibilità di prelievo di un solo capo di trota cosiddetto trofeo (taglia non inferiore a 40 cm) per pescatore e per giornata di pesca, per un numero massimo di capi annuo da determinarsi, anno per anno e zona per zona, sulla base di una verifica della dinamica della popolazione (una volta raggiunto il tetto massimo annuo di prelievo consentito l attività di pesca proseguirebbe senza più possibilità di trattenere capi trofeo). 6

7 Le immissioni nelle zone no kill devono limitarsi esclusivamente a novellame di trota fario o eventualmente di mormorata nel bacino del Tanaro (sulla base di programmi annuali anch essi formulati in riferimento alla verifica della dinamica di popolazione), pertanto la loro istituzione è compatibile con la categoria gestionale A. Sarebbe auspicabile che la gestione e il controllo delle zone a regolamentazione speciale di pesca fossero affidati, così come avviene per le riserve turistiche, ad organismi associativi senza fini di lucro. 2) Zone di ripopolamento e cattura e zone di chiusura temporanea Nel contesto degli interventi di ripopolamento delle acque troticole, oltre alle immissioni del novellame di trota acquistato, assume importanza fondamentale l'istituzione dei ruscelli vivaio e delle zone di chiusura temporanea della pesca. I ruscelli vivaio sono corsi d acqua di piccole dimensioni ma di portata costante e non soggetti a piene frequenti e rovinose, nei quali, previa istituzione del divieto di pesca permanente, s immettono avannotti di trota che vengono lasciati crescere per uno o due anni. Dopo questo periodo le trotelle vengono catturate e ridistribuite nelle zone aperte alla pesca. Nell imperiese alcuni rii adatti a queste funzioni si trovano, soprattutto negli alti bacini dell Argentina, dell Arroscia e del Tanaro. I ruscelli vivaio, se ben gestiti, garantiscono ottimi risultati ma la loro gestione comporta dotazione di personale ed attrezzature. La pratica di seminare uova embrionate e avannotti nelle parti alte (eventualmente chiuse alla pesca) dei tributari minori di corsi d acqua principali, affidandosi poi ad una diffusione naturale delle trotelle, è sicuramente di più facile attuazione ma meno efficace. Le zone a chiusura temporanea della pesca a turnazione breve possono costituire un sistema di una certa validità per incrementare la pescosità delle zone troticole; chiusure prolungate di uno stesso tratto di torrente sono invece da evitare, in quanto l esperienza insegna che frequentemente incentivano il bracconaggio, soprattutto in ambienti impervi e scarsamente vigilabili. Ogni turno di chiusura dovrebbe protrarsi per due/tre anni. Subito dopo la chiusura andrebbero seguite immissioni di trotelle di cm 6/9, che raggiungerebbero la taglia pescabile alla riapertura. Si dovrebbe prevedere, a livello di ogni bacino, un programma di turnazione delle tratte di chiusura temporanea, con l interessamento di circa un quarto delle acque troticole e miste del bacino stesso. Le zone vocate alla chiusura a turno sono quelle di torrenti secondari però con portata idrica permanente, facilmente accessibili ai pescatori e per le operazioni di ripopolamento, localizzate in zone non troppo spopolate o difficilmente controllabili. 7

8 Per ovviare al problema operativo di procedere a continue affissioni e rimozioni delle tabelle di segnalazione delle tratte chiuse alla pesca si possono indicare su tabelle permanenti gli anni di chiusura e apertura. Ad esempio una sezione di torrente resta chiusa negli anni che terminano in1-2 / 5-6/ 9-0 (2001-2/ / ) e aperta negli altri ( / ) e viceversa per un altra sezione. 3) Campi gara temporanei e zone permanenti per l allenamento agonistico Questi possono essere istituiti esclusivamente, come le Riserve Turistiche, nelle aste dei corsi d acqua assegnate alla categoria gestionale B. I campi gara temporanei, dove, ai sensi dell art. 20 della L.R. 35/99 e s.m.i., possono svolgersi gare e raduni, e le zone permanenti per l allenamento agonistico, vengono autorizzati entro il 31 gennaio di ogni anno dall Amministrazione Provinciale, su richiesta delle associazioni di pescatori (da presentarsi entro il 31 dicembre); contestualmente viene approvato il calendario e il regolamento delle competizioni. La pesca è vietata nei campi gara durante la fase di preparazione delle manifestazioni agonistiche ed è riservata ai soli concorrenti durante lo svolgimento delle manifestazioni stesse; tale periodo non può superare la durata di due giorni. Prima delle gare vengono effettuate immissioni di trote pronta pesca (fario o iridee) per un quantitativo che non dovrebbe essere inferiore a due chilogrammi per concorrente iscritto; durante le gare non esiste limite di cattura per i salmonidi immessi. Non è consentita l immissione di pesci diversi dalle trote. Per eventuali gare di pesca ai ciprinidi, non potendosi effettuare immissioni di questi pesci, non è consentito trattenere il pesce pescato, che va opportunamente slamato, con le mani bagnate, e rilasciato. Quando sia previsto il rilascio del pesce selvatico catturato non si applicano i divieti riguardanti le esche, le pasturazioni, il numero di pesci catturabili e la loro misura minima. Si ritiene opportuno che i campi gara mantengano una distanza di almeno 500 metri dai confini delle riserve turistiche. Al di fuori del periodo di preparazione e svolgimento delle manifestazioni agonistiche in calendario la pesca può essere normalmente esercitata nelle zone adibite a campo gara. Le zone per l allenamento agonistico sono riservate a tale attività in maniera permanente; non dovrebbe esserne istituita più di una per bacino imbrifero. Nell esercizio dell allenamento agonistico non è consentito trattenere il pesce pescato, che va opportunamente e prontamente slamato e rilasciato; gli ami utilizzati devono essere privi di ardiglione o con l ardiglione schiacciato. Durante l allenamento agonistico non si applicano i 8

9 divieti riguardanti le esche, le pasturazioni, il numero di pesci catturabili e la loro misura minima. Nelle zone d allenamento agonistico può svolgersi anche la normale attività di pesca, nel rispetto dei vigenti divieti; tuttavia non dovrebbe essere consentito ad uno stesso pescatore esercitare in momenti successivi di una stessa giornata entrambe le forme di pesca. Le zone permanenti per l allenamento agonistico possono eventualmente coincidere coi campi temporanei di gara; in tal caso durante la fase preparatoria e di svolgimento delle gare, per un periodo continuativo di non più di due giorni, viene sospesa l attività d allenamento agonistico. Anche le zone per l allenamento agonistico dovrebbero mantenere una distanza di almeno 500 metri dalle riserve turistiche. RIPOPOLAMENTI Qualsiasi immissione di pesci in acque pubbliche viene comunemente accreditata della definizione di ripopolamento. In realtà vanno operate alcune importanti distinzioni. 1) Immissioni che possono effettivamente svolgere una funzione di ripopolamento Queste consistono nel rilascio di stadi giovanili di pesci in ambienti acquatici adatti alle loro esigenze vitali, nei quali però il prelievo di pesca sia così elevato da non consentire una riproduzione ed un reclutamento giovanile proporzionato alle risorse alimentari disponibili. Quanto minore è la fecondità relativa della specie ittica da proteggere e maggiore il suo prelievo di pesca tanto più si rende utile o indispensabile l intervento. Esemplificativi sono, in senso opposto, il caso delle trote e quello dei ciprinidi. La trota fario, come tutti i salmonidi, è un pesce a bassa fecondità relativa (circa 2500 uova per chilogrammo di riproduttrice), sottoposto ad intensissimo prelievo di pesca. Per questo pesce un sostegno alla carente riproduzione naturale (talvolta del tutto assente per mancanza di un adeguato numero d individui adulti) si rende molto spesso necessario. In teoria i ripopolamenti non dovrebbero essere routinari ma episodici, finalizzati a creare popolamenti ben strutturati nelle diverse coorti (classi d età) e riproduttivi, in grado di automantenersi. In realtà ciò raramente avviene perché i prelievi di pesca risultano comunque così ingenti da esercitare un depauperamento consistente delle classi d età maggiori, in grado di riprodursi. Non serve comunque aumentare a dismisura le immissioni di novellame, al di sopra della capacità ittiogenica del corso d acqua. In effetti per ottenere popolazioni troticole autoriproduttive non basta operare sul fronte delle immissioni, bisogna invece esercitare contemporaneamente anche un efficace controllo del prelievo di pesca e una adeguata tutela dell habitat ittico. 9

10 I ciprinidi, invece, sono pesci ad elevatissima fecondità (da diverse decine a qualche centinaio di migliaia di uova/kg, secondo la specie) in grado di riprodursi in quantità tale da garantire comunque un sufficiente reclutamento giovanile, a patto che la qualità dell habitat non sia compromessa. In caso di declino di queste popolazioni è sulle cause del degrado ambientale, che sicuramente sono all origine del fenomeno, che bisogna agire (caso tipico la distruzione delle aree di frega per interventi sugli alvei). Le semine di ciprinidi non solo risultano superflue dal punto di vista dell incremento quantitativo ma possono anche alterare gravemente la composizione qualitativa della comunità ittica. Infatti la maggior parte dei ciprinidi reofili che popolano i torrenti dell imperiese non sono oggetto di allevamento né sono reperibili in commercio. Le miscellanee di ciprinidi offerte sul mercato sotto il nome generico di pesce bianco sono infatti composte da specie limnofile (d acqua ferma) italiane o, più frequentemente, estranee alla nostra ittiofauna. Sovente questi pesci sono vettori di diverse patologie parassitarie. 2) Immissioni che non costituiscono ripopolamento delle acque Si tratta delle semine di pesci adulti destinati ad una cattura immediata (cosiddetti pronta pesca ), sovente rilasciati in ambienti che non hanno neppure caratteristiche compatibili col ciclo vitale completo della specie. Queste immissioni sono tollerabili per incrementare la biomassa ittica pescabile, limitatamente alle acque di categoria B o C (qualora in queste ultime esistano temporaneamente condizioni adatte alla sopravvivenza dei pesci e non vi siano controindicazioni di carattere igienicosanitario). Queste immissioni devono riguardare solamente alcune specie d allevamento (trote fario o iridee, salmerini) e mai il cosiddetto pesce bianco. Se situazioni particolari hanno pesantemente ridimensionato il popolamento ciprinicolo di un corso d acqua (eventi alluvionali gravi, pesanti interventi in alveo) potrebbe eccezionalmente rendersi opportuna la reintroduzione di un certo quantitativo di riproduttori delle specie colpite, per ricostituire il popolamento preesistente. In questo caso il provvedimento non può non essere accompagnato da interventi di ripristino di una certa naturalità dell ambiente, inoltre lo stock di ciprinidi da immettere non può essere di provenienza commerciale, per i motivi in precedenza già esposti, ma deve provenire da un recupero con elettropesca in acque preferibilmente dello stesso bacino imbrifero. Se l habitat è confacente un modesto stock di riproduttori sarà sufficiente a ricostituire una comunità adeguata. 10

11 Ripopolamenti delle acque troticole Nei corsi d acqua della provincia d Imperia le operazioni di ripopolamento, che devono limitarsi alle zone a vocazione troticola o mista troticolo-ciprinicola, vanno eseguite esclusivamente (con l eventuale eccezione del bacino del Tanaro) con novellame di trota fario Salmo trutta (uova embrionate in scatole Vibert, avannotti a sacco vitellino riassorbito, trotelle di taglia cm 4/6 o 6/9), primariamente nelle zone assegnate alla categoria gestionale A. Le trote adulte possono essere immesse solo in acque miste troticolo- ciprinicole di categoria B, ove sussistano idonee condizioni ambientali (almeno III classe qualità IBE, ossigeno > 7 mg/l e temperatura < 20 C). Nelle aste dei corsi d acqua dove s effettuano immissioni di trote adulte non devono essere eseguiti ripopolamenti con novellame. Limitatamente al bacino del Tanaro, prioritariamente nei corsi d acqua o tratti di essi ricadenti nel psic (Cima di Pian Cavallo Bric Cornia), potranno essere approntati specifici progetti di ripopolamento con novellame delle trote indigene delle specie Salmo marmoratus. In tal caso dovranno cessare le immissioni di trote fario. Limitatamente al bacino del Roja potranno eventualmente essere approntati specifici progetti di ripopolamento con novellame di temolo (Thymallus thymallus) di ceppo padano (cosiddetto a pinna azzurra ) e non di ceppo danubiano (cosiddetto a pinna rossa ). Per quanto concerne il tipo di novellame di trota da utilizzare per il ripopolamento delle acque di categoria A bisogna operare alcune rilevanti distinzioni. Innanzi tutto in provincia d Imperia non esistono, diversamente dalle altre province liguri, impianti di piscicoltura nei quali possano compiersi alcune fasi di allevamento (schiusa delle uova, accrescimento degli avannotti) e nei quali possa essere stabulato il materiale da semina, così da poter poi operare le immissioni in maniera sistematica e graduale. Questa carenza risulta sicuramente penalizzante in quanto si deve procedere all acquisto del materiale di ripopolamento, che viene immesso in acque pubbliche tal quale al momento della consegna, con una procedura inevitabilmente affrettata e che non consente la distribuzione capillare dei pesci. I primissimi stadi vitali (uova embrionate in scatole Vibert e avannotti a sacco vitellino riassorbito) hanno un costo d acquisto minore e possono più facilmente essere trasportati lontano dalle strade carrozzabili (le prime molto più dei secondi). Per contro essi risultano molto vulnerabili ed esposti alla predazione. Il loro utilizzo è specificamente consigliabile nei piccoli ruscelli e dove esistano particolari difficoltà di trasporto. In ogni caso la loro distribuzione in ambiente naturale deve essere assai frazionata e accurata, in sedi ricche di rifugi (fondo ciottoloso, con numerosi anfratti, rami e 11

12 radici sommersi) e con volumi d acqua e velocità della corrente modesti. L efficacia del ripopolamento con questi stadi vitali è subordinata a una limitata predazione iniziale e alla successiva possibilità d irraggiamento dei piccoli pesci dai tributari minori ai torrenti principali, in seguito a spostamenti attivi o, più frequentemente, passivi (trascinamento a valle in occasione di piene). La miglior resa gli avannotti la forniscono nei ruscelli vivaio. Questi sono piccoli corsi d acqua, dalla portata modesta ma relativamente costante, poco pendenti ed esposti alle piene, ricchi di rifugi per i piccoli pesci e dotati di una buona produttività biologica, facilmente accessibili. In essi la pesca viene vietata a tempo indeterminato, i pesci presenti vengono recuperati mediante pesca elettrica e trasferiti altrove. I ruscelli vivaio vanno seminati con avannotti in misura di 5/10 mq.; ogni due anni si procede al recupero e al trasferimento delle trotelle sopravvissute e alla semina di altri avannotti. La percentuale di sopravvivenza può variare tra il 20 e il 60 %. I pesci così ottenuti, cresciuti in condizioni naturali, sono in grado d inserirsi in un nuovo ambiente in maniera molto migliore rispetto alle trotelle d allevamento (vedere le successive considerazioni). La gestione di questi ruscelli richiede però disponibilità di adeguato personale e d idonee attrezzature (mezzo di trasporto adatto al terreno montano dissestato, dotato di vasca per il trasporto di pesci vivi con sistema d ossigenazione, apparecchiature per l elettropesca). Nell imperiese alcuni ambienti presentano caratteristiche idonee per essere utilizzati come ruscelli vivaio: nel bacino del Tanaro il rio Boschetti (ideale), nel bacino dell Argentina il rio Gavano, nel bacino del Nervia il rio Gordale, nel bacino dell Arroscia l alto Giara di Rezzo. Per le semine nei torrenti di una certa portata appare più efficace l utilizzo, invece degli avannotti, di trotelle di alcuni mesi d età, nelle due pezzature commerciali di cm 4/6 e 6/9, che sono da preferirsi alla pezzatura cm 9/12, in quanto più facilmente trasportabili, in grado di resistere quasi altrettanto alle difficoltà ambientali e, proporzionalmente, molto meno costose. Queste trotelle sono in gradi di alimentarsi e muoversi con una certa autonomia, sopravvivendo in numero molto maggiore alla predazione e alla selezione naturale rispetto agli avannotti. Tuttavia va osservato che la forte richiesta di mercato di novellame di trota da ripopolamento a prezzi sempre inferiori ha purtroppo portato alla produzione di pesci allevati con le stesse tecniche utilizzate per la troticoltura da carne, con una selezione zootecnica finalizzata ad ottenere animali domestici piuttosto che animali destinati ad affrontare le severe condizioni di vita in ambiente naturale. Per questo motivo appare particolarmente efficace il sistema dei ruscelli vivaio prima illustrato. 12

13 Per quanto concerne il numero di trote da immettere per ripopolamento si adottano i seguenti criteri. Per ciascun bacino, distinto nei principali sottobacini, viene proposta un indicazione quantitativa espressa come avannotti equivalenti. Se poi le immissioni non vengono effettuate tutte con avannotti si adotti il seguente criterio di conversione: per le uova embrionate in scatola Vibert vale lo stesso numero indicato per gli avannotti; per le trotelle si applica un quoziente di conversione pari a 5 per la pezzatura cm 4/6 e pari a 8 per la pezzatura cm 6/9 (in pratica una trotella invece di 5 o 8 avannotti rispettivamente). L indicazione quantitativa proposta si basa sul principio di seminare 3 avannotti per mq di corso d acqua con caratteristiche di zona a trota e 1 avannotto per mq di corso d acqua con caratteristiche di zona mista a trota/ciprinidi. Le superfici dei corsi d acqua sono state calcolate su base cartografica per quanto riguarda lo sviluppo lineare, moltiplicando poi per la larghezza media stimata degli alvei bagnati. Sul numero di avannotti così ricavato è stato quindi eseguito un arrotondamento in relazione al tipo d interesse di pesca del corso d acqua considerato e alla sua produttività biologica. Il numero totale di avannotti per l intera provincia ammonta così a

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