Progetto preliminare dell impianto Studio preliminare ambientale

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1 Viale Europa, 7/C Veronella (VR) PROGETTO DI MODIFICA DI UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO RIFIUTI SITO IN VERONELLA LEGGE REGIONALE N.3/2000 E D.LGS 152/06 ART. 20 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ ALLA VIA Progetto preliminare dell impianto Studio preliminare ambientale Studio Tecnico Dott. ing. Emanuele Belloni Committente (Graziano Romellini) dott. ing. Gianluca Benini dott. ing. Giulio Oliviero i

2 Indice INDICE 1 PREMESSA Informazioni generali e motivazioni intervento Metodologia di lavoro: struttura e contenuti dello studio di impatto ambientale RIFERIMENTI NORMATIVI Normativa Normativa di riferimento comunitaria Normativa di riferimento statale Normativa di riferimento Regionale (Veneto) DESCRIZIONE DELL ATTIVITA Inquadramento territoriale Descrizione della struttura autorizzata Macchinari e utensili utilizzati Operazioni, codici e quantita di rifiuti gestiti nello stato autorizzato Nuovi codici cer e nuove operazioni di recupero Codici CER eliminati Operazioni eliminate Operazioni, codici e quantita di rifiuti gestiti nello stato di variante Gestione operativa Stima del traffico attuale e indotto Schema di flusso QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Premessa Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.) Piano d area delle pianure e delle valli grandi veronesi Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Rete Natura 2000 (S.I.C. e Z.P.S.) Piano di Assetto Territoriale Intercomunale (P.A.T.I.) Dei Comuni di Veronella e Zimella Piano stralcio per l assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione: PAI Piano di tutela delle acque - PTA i

3 Indice 4.9 Piano regionale di tutela e risanamento dell atmosfera Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali Andamento della Produzione di Rifiuti nella Regione Veneto Capacità di carico dell ambiente naturale Conformità con il quadro normativo e programmatico QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Premessa Relazioni tra l opera in progetto e le componenti ambientali Atmosfera Qualità dell aria Valutazione dell attività in relazione alla matrice atmosfera Litosfera Valutazione dell attività in relazione alla geomorfologia e litologia Ambiente idrico Valutazione dell attività in relazione all ambiente idrico Biosfera Valutazione dell attività in relazione alla biosfera Ambiente fisico Valutazione dell attività in relazione all ambiente fisico Ambiente umano Valutazione dell attività in relazione all ambiente umano VALUTAZIONE DI SINTESI DEGLI IMPATTI POTENZIALI Atmosfera Litosfera Ambiente idrico Ambiente fisico Biosfera Paesaggio Viabilità CONCLUSIONI ii

4 Indice TAVOLE TAVOLA 1 TAVOLA 2 TAVOLA 3 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E VINCOLI PROSPETTI STRUTTURA E LAYOUT ATTUALE LAYOUT DI PROGETTO iii

5 Note introduttive 1 PREMESSA La ditta Ferrometal è stata autorizzata a svolgere attività di recupero rifiuti (principalmente metallici) con determinazione provinciale n. 584/2008 del 28/01/2008. Successivamente è avvenuto l avvio in esercizio provvisorio ed il 30/04/2009 è stata emessa l autorizzazione definitiva all esercizio (determinazione n. 2449/09). Già dai primi periodi lavorativi è emersa la necessità di apportare delle modifiche al layout dell impianto, alla capacità istantanea di stoccaggio ed alla lista di codici CER introitabili. Tali modifiche si sono concretizzate nella richieste di verifica di assoggettabilità alla VIA (parere n del 09/06/2010). La successiva fase di modifica dell autorizzazione è rimasta in sospeso in quanto sono intervenute ulteriori necessità, in particolare: l aumento della potenzialità di recupero annuo; l avvicinarsi dei termini per il rinnovo dell attuale autorizzazione all esercizio (in scadenza il 30/04/2014); alcune variazioni normative (regolamento 333, disciplina delle garanzie finanziarie, ecc) che hanno suggerito di ripensare la gestione dell impianto. Tutti questi eventi hanno reso inutile e controproducente la prosecuzione dell iter amministrativo della citata modifica dell autorizzazione, suggerendo di ripensare il progetto in fase di rinnovo dell autorizzazione all esercizio previo ulteriore passaggio in commissione V.I.A. per l espressione di un parere complessivo. Nella documentazione che segue verrà dunque riportato il quadro complessivo delle modifiche richieste, aggiungendo nuove variazioni ad alcune delle modifiche già valutate dalla commissione nel Si precisa infine che il punto di partenza considerato nella presente relazione tecnica è l autorizzazione all esercizio del 30/04/2009 e non il precedente parere di non assoggettabilità alla VIA. 4

6 Note introduttive 1.1 INFORMAZIONI GENERALI E MOTIVAZIONI INTERVENTO Le modifiche richieste sono di sei tipi: 1. Richiesta di introduzione di 8 codici CER delle stesse tipologie già autorizzate; 2. Rinuncia a 7 codici CER autorizzati mai introitati o di difficile gestione; 3. Introduzione dell operazione di recupero R12 con rinuncia delle operazioni R3 ed R5 sulle frazioni non metalliche; 4. Modifica al layout e di conseguenza alla gestione operativa; 5. Aumento della capacità annua di trattamento senza l introduzione di nuovi macchinari (motivo per il quale è necessaria la procedura di assoggettabilità); 6. Conferma della quantità istantanea di rifiuti stoccatibili autorizzati con rinuncia all aumento richiesto nella precedente richiesta di verifica di assoggettabilità alla VIA. La Ferrometal s.r.l., per il sito di viale Europa 7/C a Veronella, è in possesso delle seguenti autorizzazioni: - Autorizzazione alla realizzazione del progetto (recupero rifiuti in procedura ordinaria): Determina n. 2494/2009 del 30 aprile 2009; - Autorizzazione all esercizio (recupero rifiuti in procedura ordinaria): Determina n. 18/09 del 7 gennaio 2009; - Autorizzazione allo scarico in fognatura per acque civili e assimilate: Acque Veronesi scarl. Il progetto di potenziamento dell attività di recupero (principalmente metalli) non prevede la realizzazione di nuove opere o la installazione di nuovi macchinari in quanto i macchinati esistenti sono in grado di soddisfare la nuova potenzialità di trattamento. La potenzialità di trattamento verrà aumentata come riassunto nella tabella seguente. La tabella indica anche la quantità istantanea massima di rifiuti stoccabili: 5

7 Note introduttive Tipologie OPERAZIONE DI RECUPERO QUANTITA ANNUA ATTUALE TRATTAMENTO QUANTITA ANNUA DI PROGETTO TRATTAMENTO STOCCAGGIO ISTANTANEO ATTUALE STOCCAGGIO ISTANTANEO DI PROGETTO Metalli RAEE R4/R12/R t Carta Plastica Vetro Legno Tessuti t R3/R5/R12/R13 0 t 850 t 850 t TOTALE t/a t/a 850 t 850 t In grassetto le nuove operazioni (Rx) In base alla Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione d impatto ambientale, il progetto è da assoggettare alla procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA in quanto, pur essendo l impianto esistente e già autorizzato e pur non essendoci nuove strutture, macchinari o edifici, l incremento giornaliero della quantità dei rifiuti avviati a recupero è superiore alla soglia di cui nell Allegato IV punto 7 lettera z.b del D.Lgs.152/2006 e succ. modd.ii. (z.b Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.). Lo scopo del presente studio preliminare è quello di evidenziare gli effetti dell opera in progetto sul sistema ambientale con particolare riferimento allo stato di qualità dell area interessata dall intervento al fine di motivarne o meno l assoggettabilità alla V.I.A.. 6

8 Note introduttive 1.2 METODOLOGIA DI LAVORO: STRUTTURA E CONTENUTI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Lo studio preliminare, redatto attraverso la definizione dei tre quadri di riferimento (QR), è stato organizzato in quattro parti sviluppando gli elementi conoscitivi ed i dati raccolti nel corso delle ricerche e delle indagini svolte: Parte prima : Quadro di riferimento progettuale. Ha lo scopo di descrivere il progetto e le soluzioni adottate a seguito degli studi effettuati, nonché l inquadramento nel territorio, inteso come sito e come area vasta interessati. Esso esplicita le soluzioni progettuali previste e la capacità delle stesse di raggiungere, meglio di altre, gli obiettivi prefissati, nonché le misure, i provvedimenti e gli interventi che sono stati adottati o che si ritiene opportuno adottare ai fini del migliore inserimento dell opera nell ambiente. Parte seconda: Quadro di riferimento programmatico. Ha lo scopo di identificare gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale di interesse per l opera in progetto ed evidenziare le relazioni esistenti tra l opera in previsione progettata/proposta e tali piani, verificando la conformità dell intervento in esame con gli strumenti pianificatori in vigore. Parte terza: Quadro di riferimento ambientale del sito. Ha lo scopo di: - definire le componenti ambientali e l ambito territoriale entro il quale è possibile che si manifestino effetti significativi sulla qualità delle stesse; - descrivere lo stato attuale delle componenti ambientali interessate dall opera documentando, sulla base dei dati e degli studi disponibili, i livelli di qualità preesistenti per ciascuna componente ambientale ed evidenziando le relazioni che intercorrono tra esse nonché eventuali criticità degli equilibri esistenti e/o fenomeni di degrado ambientale; Parte quarta: Valutazione degli eventuali impatti. Ha lo scopo di: - stimare gli impatti indotti dall opera, intesi sia come modifica temporanea sia permanente dei livelli di qualità preesistenti delle componenti 7

9 Note introduttive ambientali, sia come modifica delle condizioni d uso e della fruizione potenziale del territorio in relazione alla situazione preesistente; - definire eventuali misure di mitigazione. L obiettivo finale di tutta la trattazione vuole essere quello richiesto dalla normativa ed in particolare: 1. Caratteristiche del piano o del programma, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: in quale misura il piano o il programma stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l'ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle risorse; in quale misura il piano o il programma influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati; la pertinenza del piano o del programma per l'integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile; problemi ambientali pertinenti al piano o al programma; la rilevanza del piano o del programma per l'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambiente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque). 2. Caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti; carattere cumulativo degli impatti; natura transfrontaliera degli impatti; rischi per la salute umana o per l'ambiente (ad es. in caso di incidenti); entità ed estensione nello spazio degli impatti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate); valore e vulnerabilità dell'area che potrebbe essere interessata a causa: delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale; del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite dell'utilizzo intensivo del suolo; impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale. 8

10 Riferimenti Normativi 2 RIFERIMENTI NORMATIVI La progettazione dell intervento e lo studio preliminare ambientale sono state condotte nel recepimento e nel rispetto della seguente normativa. 2.1 NORMATIVA NORMATIVA DI RIFERIMENTO COMUNITARIA Direttiva 85/337/CEE Concernente la Valutazione dell impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. Direttiva 97/11/CE Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati NORMATIVA DI RIFERIMENTO STATALE D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale e succ. modd. ii.. DmAmbiente 5 aprile 2006, n. 186 (modifica del Dm 5 febbraio 1998) NORMATIVA DI RIFERIMENTO REGIONALE (VENETO) L.R. 16 aprile 1985, n.33 Norme per la tutela dell Ambiente modificata dalla L.R. 23 aprile 1990, n.28. L.R. 10 maggio 1999, n.21 Norme in materia di inquinamento acustico. L.R. 26 marzo 1999, n.10 Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione di Impatto Ambientale. D.G.R. 11 maggio 1999, n L.R. n. 10/1999. Modalità e criteri di valutazione delle procedure di VIA e specifiche tecniche e primi sussidi operativi all elaborazione degli studi di impatto ambientale. D.G.R. 22 giugno 2001, n.1662 Direttiva 92/43/CEE, Direttiva 79/409/CEE, D.P.R. 8 settembre 1997 n.357, D.M.3 aprile Atti di indirizzo. D.G.R. 21 dicembre 2001, n.3766 Direttiva 92/43/CEE, Direttiva 79/409/CEE, D.P.R.8 settembre 1997 n.357, D.M.3 aprile Individuazione dell Autorità competente. 9

11 Riferimenti Normativi D.G.R. 4 ottobre 2002, n.2803 Attuazione Direttiva Comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative. L.R. 21 gennaio 2000, n.3 Nuove norme in materia di gestione dei rifiuti. D.G.R. 26 settembre 2006, n.2966 Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti. Individuazione degli elaborati tecnici da allegare alla domanda di approvazione del progetto. L.R. 21 gennaio 2003, n. 3 - art. 22 comma 3. D.P.G.R. 18 maggio 2005, n. 241 Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.), Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.). Provvedimento in esecuzione della sentenza Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 20 marzo 2003, Causa C- 378/01. Ricognizione e revisione dati effettuata nell'ambito del progetto di cui alla D.G.R. n del D.G.R. 10 ottobre 2006, n Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative. D.G.R. 11 dicembre 2007, n Rete ecologica europea Natura Istituzione di nuove Zone di Protezione Speciale, individuazione di nuovi Siti di Importanza Comunitaria e modifiche ai siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. Aggiornamento banca dati. Per poter operare con le nuove potenzialità richieste la ditta deve richiedere la modifica dell autorizzazione all esercizio in procedura ordinaria (art. 208 D.Lgs. 152/06) previa verifica di assoggettabilità alla VIA. 10

12 Quadro Progettuale 3 DESCRIZIONE DELL ATTIVITA 3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE L area di interesse ricade nella zona industriale del Comune di Veronella, nel Bacino Idrografico del Fiume Brenta-Bacchiglione, confinante con i Comuni di Albaredo d'adige, Arcole, Belfiore, Bonavigo, Cologna Veneta, Minerbe, Pressana, Zimella. L area è individuata nella seguente cartografia ufficiale: Carta Tecnica Regionale CTR vettoriale in scala 1:5000: Elemento Veronella LOCALIZZAZIONE INTERVENTO Figura 1 Mappa stradale con indicazione del sito Miega. Il territorio del Comune di Veronella si trova ad est della provincia di Verona. Oltre al centro principale, Veronella comprende le frazioni di San Gregorio e 11

13 Quadro Progettuale L accesso alla Ditta avviene da viale Europa attraverso la Strada Provinciale n. 7 che collega il comune di San Bonifacio (casello autostradale) con il comune di Veronella. I terreni in oggetto e quelli limitrofi, sono destinati, nel vigente strumento urbanistico del comune di Veronella, a zona industriale. Figura 2 Ortofoto con indicazione del sito principale Come detto i terreni in proprietà sono ubicati nella zona industriale del comune di Veronella, circondata da altre aziende di seguito elencate: Pentax Tappezzeria RG Robbi Arduin B&Z La superficie totale occupata dalla Ditta è di circa mq. Presso la Ditta, attigua al capannone è presente una palazzina ad uso ufficio (piano terra) e civile abitazione (piano primo). 12

14 Quadro Progettuale 3.2 DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA AUTORIZZATA L impianto è situato in un lotto di proprietà costituito da un capannone avente una superficie pari a circa 6000 m 2 (dotato di zona lavorazioni, zona ufficio, bagni e spogliatoi per il personale), piazzale pavimentato pari a circa 4800 m 2 (utilizzato in minima parte e solo per il transito dei mezzi dal cancello al capannone), area verde pari a circa 7200 m 2. L accesso all area (completamente recintata) avviene dal cancello videosorvegliato posto su viale Europa. L area interna risulta completamente pavimentata e dotata di una rete di raccolta di eventuali spanti, con caditoie collettate ad una vasca di raccolta a tenuta stagna che viene svuotata quando necessario. La vasca da 10 mc è dotata di un allarm) per il controllo del livello che scatta a 2/3 del riempimento. Poiché la ditta non tratta fluidi o rifiuti contenente fluidi, e poiché non sono mai occorsi incidenti ai mezzi di lavoro contenete fluidi, la vasca non si è mai riempita e l allarme non è mai entrato in funzione. L area esterna pavimentata è dotata di una rete di raccolta delle acque piovane tramite caditoie. Tutta l area è recintata e dotata di piantumazione. La pavimentazione, sia interna che esterna, è costituita da una gettata di calcestruzzo lisciato al quarzo di 20 cm con doppia rete saldata da 8 mm ad alta resistenza. A servizio dell attività è presente una civile abitazione. Le acque nere civili e assimilate a civili sono raccolte e convogliate in pubblica fognatura. Nello stato di progetto non sono previste variazioni strutturali dello opere fisse. 3.3 MACCHINARI E UTENSILI UTILIZZATI Per l esecuzione dell attività di ritiro dei rifiuti da lavorare nell impianto, vengono utilizzati sia autocarri propri (regolarmente autorizzati dalla Sezione Veneto dell Albo Nazionale Gestori Ambientali per la raccolta e il trasporto di rifiuti urbani ed assimilabili (cat. 1-F) e per la raccolta e il trasporto di rifiuti speciali non pericolosi prodotti da terzi (cat. 4-D)) che autocarri dei clienti o di trasportatori terzi (opportunamente autorizzati). Le operazioni di selezione, cernita ed adeguamento volumetrico avvengono 13

15 Quadro Progettuale con l utilizzo delle seguenti attrezzature: utensili manuali per lo smontaggio delle diverse parti recuperabili che costituiscono i rifiuti; presso-cesoia per il taglio delle lamiere (adeguamento volumetrico); trancia per la separazione di strutture saldate (cernita e adeguamento volumetrico); pelacavi per la separazione dell anima in rame dalla copertura, o guaina, in materiale plastico di cavi elettrici (selezione e cernita); cesoia mobile per taglio di lamiere e movimentazione dei rifiuti (adeguamento volumetrico, selezione e cernita); ragni oleodinamici per la movimentazione dei rifiuti, comprese le operazioni di carico e scarico dai mezzi; pesa a ponte meccanica per la verifica del peso dei rifiuti e delle materie prime secondarie; rivelatore di radioattività per l individuazione di eventuali materiali radioattivi in ingresso ed in uscita dallo stabilimento apparecchiatura per taglio a cannello per taglio di lamiere. Muletti Contenitori (circa 40) di varie dimensioni e materiali: di solito tali contenitori si trovano presso le ditte dei vari clienti per la raccolta con sistema vuoto per pieno. In impianto di norma ci sono 3-4 contenitori vuoti più quelli sui mezzi. Nello stato di progetto non sono previste modifiche ai macchinari esistenti o nuovi macchinari OPERAZIONI, CODICI E QUANTITA DI RIFIUTI GESTITI NELLO STATO AUTORIZZATO Nella seguente tabella vengono elencati i codici CER relativi ai rifiuti che la Ditta è già autorizzata a trattare (stato di fatto). Si tratta per la maggior parte di rifiuti non pericolosi, ad eccezione del codice * corrispondente a veicoli fuori uso. 14

16 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO Rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi) ATTIVITA DI RECUPERO R3 R Rifiuti metallici R4 R Scarti di corteccia e sughero Segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce Rifiuti di materiali compositi Rifiuti di fibre tessili grezze Rifiuti di fibre tessili lavorate Scaglie di laminazione Limatura e trucioli di materiali ferrosi Polveri e particolato di materiali ferrosi Limatura e trucioli di materiali ferrosi Polveri e particolato di materiali non ferrosi Limatura e trucioli di materiali plastici R3 - R13 R3 - R13 R3 - R13 R3 - R13 R3 - R13 R4 - R13 R4 - R13 R4 - R13 R4 - R13 R4 - R13 R3 - R13 OPERAZIONI DI RECUPERO produzione di materie prime secondarie per l'industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] messa in riserva (R 13) per la produzione di materie prime secondarie, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali riutilizzabili [R3] messa in riserva (R 13) per la produzione di materie prime secondarie, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali riutilizzabili [R3] messa in riserva (R 13) per la produzione di materie prime secondarie, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali riutilizzabili [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materie prime secondarie per l'industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] 15

17 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO Imballaggi in carta e cartone Imballaggi in plastica ATTIVITA DI RECUPERO R3 - R13 R3 - R Imballaggi in legno R5 - R Imballaggi metallici R4 - R Imballaggi in materiale composito Imballaggi in materiali misti R3- R4 - RI3 R3- R4 - R Imballaggi in vetro R5 - R Imballaggi in materia tessile Pneumatici fuori uso Veicoli fuori uso non contenenti liquidi né altre componenti pericolose Pastiglie per freni diversi da quelli di cui alla voce Serbatoi per gas liquido R3 - R13 R13 R4 - R13 R4 - R13 R4 - R Metalli ferrosi R4 - R Metalli non ferrosi R4 - R13 OPERAZIONI DI RECUPERO produzione di materia prima secondaria per l'industria cartaria mediante selezione, cernila, eliminazione di impurezze e di materiali contaminali, eventuale compattamento [R3] produzione di materie prime secondarie per I industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R3] produzione di materia prima secondaria mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4-R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] messa in riserva [R13] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] 16

18 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Plastica R3 - R Vetro R5 - R Apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui alle voci da a Componenti rimossi da apparecchiature fuori uso diversi da quelle di cui alla voce R4 - R13 R4 - R Legno R3 - R Vetro R5 - R Rame, bronzo, ottone R4 - R Alluminio R4 - R Piombo R4 - R Zinco R4 - R Ferro e acciaio R4 - R Stagno R4 - R13 produzione di materie prime secondarie per l'industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze - estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante, selezione, cernita, smontaggio, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] 17

19 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO Metalli misti R4 - R Cavi diversi da quelli di cui alla voce Rifiuti di ferro e acciaio Rifiuti di metalli non ferrosi Fluff - frazione leggera e polveri diversi da quelli di cui alla voce R4 - R13 R4 - R13 R4 - R13 R Carta e cartone R3 - R Metalli ferrosi R4 - R Metalli non ferrosi R4 - R Plastica e gomma R3 - R Vetro R5 - R Legno diverso da quello di cui alla voce R3 - R Prodotti tessili R3 - R Carta e cartone R3 - R13 OPERAZIONI DI RECUPERO produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] produzione di materia prima secondaria per l'industria cartaria mediante selezione, cernila, eliminazione di impurezze e di materiali contaminati, eventuale compattamento [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materie prime secondarie per l'industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernila, selezione [R3] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13 per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria cartaria mediante selezione, cernita, eliminazione di impurezze e di materiali contaminati, eventuale compattamento [R3] 18

20 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO Vetro R5 - R Abbigliamento R3 - R Prodotti tessili R3 - R Apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci , e Legno diverso da quello di cui alla voce R4 - R13 R3 - R Plastica R3 - R Metallo R4 - R Rifiuti ingombranti R4 - R * Veicoli fuori uso R4 - R13 OPERAZIONI DI RECUPERO messa in riserva [R.13] - messa in riserva [R13] per la produzione di materie prime secondarie per P industria vetraria mediante cernita manuale, selezione, separazione metalli, asportazione dei materiali leggeri [R5] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediante cernita, selezione [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per l'ottenimento di materie prime secondarie mediarne cernita, selezione [R3] produzione di materie prime secondarie per l'industria delle materie plastiche, mediante asportazione delle sostanze estranee (qualora presenti), separazione per l'ottenimento di materiali plastici [R3] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernila, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per le operazioni di messa in sicurezza e bonifica [R4] Tabella 1 Codici CER dei rifiuti nello stato autorizzato. Per quanto riguarda lo stato autorizzato, per i veicoli fuori uso è previsto un numero massimo presente nell impianto pari a 7, compresi sia i veicoli da bonificare che quelli già bonificati. Per le altre tipologie di rifiuto, le quantità autorizzate sono riassunte nella seguente tabella: Quantità massima stoccabile 850 t Rifiuti trattati (annuale) t/anno Giorni lavorativi/anno MEDI 260 Rifiuti trattati (giornalmente) MEDI 27 t/giorno Tabella 2 Quantitativi dei rifiuti nello stato autorizzato. 19

21 Quadro Progettuale NUOVI CODICI CER E NUOVE OPERAZIONI DI RECUPERO Nella seguente tabella vengono elencati gli 8 codici CER per i quali viene richiesta l integrazione. CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO Scorie non trattate ATTIVITA DI RECUPERO R12 - R Altre scorie R12 - R Scorie di fusione R12 - R Scorie di fusione R12 - R Rifiuti di saldatura R4 -R12 - R Componenti non specificati altrimenti Materiali ferrosi estratti da ceneri pesanti Rifiuti della pirolisi, diversi da quelli di cui alla voce R4 R12 - R13 R4 R12 -R13 R4 R12 - R13 OPERAZIONI DI RECUPERO messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] Tabella 3 Codici CER per i quali si richiede l integrazione nello stato di variante. La nuova operazione di recupero richieste è l operazione R12 per tutti i codici CER introitati CODICI CER ELIMINATI Nella seguente tabella vengono elencati i 7 codici CER per i quali viene richiesta l eliminazione. CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO * Veicoli fuori uso R4 - R Pneumatici fuori uso R12 R Pastiglie per freni diversi da quelli di cui alla voce R4 - R12 R Metalli non ferrosi R4 - R12 R Plastica R3 - R12 R13 20

22 Quadro Progettuale Vetro R5 - R12 R Fluff - frazione leggera e polveri diversi da quelli di cui alla voce R12 R OPERAZIONI ELIMINATE Si rinuncia alle operazioni R3, R4, R5 per alcuni codici CER riferibili alle tipologie plastica, carta, legno, tessuti, vetro, non essendo il core business dell attività. Infatti affiancando al R13 l operazione R12 (che consente un minimo di selezione e cernita con accumulo di varie partite) si effettueranno quelle operazioni minime di arricchimento dei materiali senza la perdita della qualifica di rifiuto. Nella successiva tabella sono presenti tutte le operazioni aggiornate OPERAZIONI, CODICI E QUANTITA DI RIFIUTI GESTITI NELLO STATO DI VARIANTE Nella seguente tabella vengono elencati TUTTI i codici CER DEFINITIVI A REGIME (autorizzati più richiesti meno eliminati) per i quali viene richiesto l aggiornamento dell autorizzazione a regime con l aggiunta della nuova operazione richiesta. CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi) R3 R12 R Rifiuti metallici R4 R12 R Scarti di corteccia e sughero Segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce Rifiuti di materiali compositi Rifiuti di fibre tessili grezze Rifiuti di fibre tessili lavorate R3 - R12 R13 R3 - R12 R13 R3 - R12 R13 R3 - R12 R13 R3 - R12 R Scorie non trattate R12 - R Scaglie di laminazione R4 - R12 R Altre scorie R12 - R13 messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato 21

23 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Scorie di fusione R12 - R Scorie di fusione R12 - R Limatura e trucioli di materiali ferrosi Polveri e particolato di materiali ferrosi Limatura e trucioli di materiali ferrosi Polveri e particolato di materiali non ferrosi Limatura e trucioli di materiali plastici R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R3 - R12 R Rifiuti di saldatura R4 - R12 R Imballaggi in carta e cartone R3 - R12 R Imballaggi in plastica R3 - R12 R Imballaggi in legno R5 - R12 R Imballaggi metallici R4 - R12 R Imballaggi in materiale composito Imballaggi in materiali misti R3- R4 - R12 RI3 R3- R4 - R12 R Imballaggi in vetro R5 - R12 R Imballaggi in materia tessile Veicoli fuori uso non contenenti liquidi né altre componenti pericolose Serbatoi per gas liquido R3 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] 22

24 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Metalli ferrosi R4 - R12 R Componenti non specificati altrimenti Apparecchiature fuori uso diverse da quelle di cui alle voci da a Componenti rimossi da apparecchiature fuori uso diversi da quelle di cui alla voce R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R Legno R3 - R12 R Vetro R5 - R12 R Rame, bronzo, ottone R4 - R12 R Alluminio R4 - R12 R Piombo R4 - R12 R Zinco R4 - R12 R Ferro e acciaio R4 - R12 R Stagno R4 - R12 R Metalli misti R4 - R12 R13 produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante, selezione, cernita, smontaggio, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante, selezione, cernita, smontaggio, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] 23

25 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Cavi diversi da quelli di cui alla voce Materiali ferrosi estratti da ceneri pesanti Rifiuti della pirolisi, diversi da quelli di cui alla voce Rifiuti di ferro e acciaio Rifiuti di metalli non ferrosi R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R13 R4 - R12 R Carta e cartone R3 - R12 R Metalli ferrosi R4 - R12 R Metalli non ferrosi R4 - R12 R Plastica e gomma R3 - R12 R Vetro R5 - R12 R Legno diverso da quello di cui alla voce R3 - R12 R Prodotti tessili R3 - R12 R Carta e cartone R3 - R12 R Vetro R5 - R12 R Abbigliamento R3 - R12 R Prodotti tessili R3 - R12 R Apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci , e R4 - R12 R13 produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, trattamento con pelacavi ed avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] - messa in riserva [R13] per la produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] 24

26 Quadro Progettuale CER DESCRIZIONE DEL RIFIUTO ATTIVITA DI RECUPERO OPERAZIONI DI RECUPERO Legno diverso da quello di cui alla voce R3 - R12 R Plastica R3 - R12 R Metallo R4 - R12 R Rifiuti ingombranti R4 - R12 R13 messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato messa in riserva [R13] accumulo ed avvio a impianto di recupero autorizzato produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] produzione di materia prima secondaria per l'industria metallurgica mediante selezione, cernita, eliminazione di materiale e/o sostanze estranee, avvio a presso/cesoia se necessario [R4] tabella: Per lo stato di variante, le quantità richieste sono riassunte nella seguente Quantità massima stoccabile Rifiuti trattati (annuale) 850 t Giorni lavorativi/anno MEDI 300 Rifiuti trattati (giornalmente) MEDI t/anno 66 t/giorno Tabella 4 Quantitativi dei rifiuti nello stato di variante. Nello stato di progetto la capacità di stoccaggio istantanea (850 ton) per tipologia di rifiuto (utilizzabile anche per il calcolo delle garanzie finanziarie), è la seguente: Tipologia di rifiuto Capacità di stoccaggio istantanea [ton] Carta 30 Plastica 30 Vetro 30 Raee 30 Legno 30 Tessuti 30 Metalli 600 Rifiuti prodotti da cernita selezione e trattamento Nella tabella allegata alla planimetria dell impianto, oltre alla codifica delle varie zone di stoccaggio con indicazione dei singoli codici CER è presente anche una stima della capacità di stoccaggio in ogni area per ogni rifiuto. 25

27 Quadro Progettuale 3.4 GESTIONE OPERATIVA Dopo 5 anni di attività, grazie all esperienza maturata, la ditta ha perfezionato alcuni meccanismi operativi per i quali si necessita di una riorganizzazione degli spazi interni all unità produttiva e di un miglioramento della gestione della viabilità interna. La variante di layout è quindi finalizzata ad una più efficiente organizzazione dell area di lavoro in modo da permettere una migliore viabilità dei mezzi di trasporto in entrata ed in uscita ed un flusso più ordinato dei materiali anche in funzione delle condizioni di mercato. Tale modifica di layout era già stata parzialmente descritta nella precedente richiesta di parere e viene ora ripresa interamente ed aggiornata in funzione delle nuove esigenze. In particolare, alcuni setti divisori che erano previsti al centro del capannone, nel progetto di variante sono ridisposti sulle pareti laterali dello stesso, rendendo più agevole la gestione delle operazioni di carico e scarico dagli automezzi, con riscontri positivi anche dal punto di vista della sicurezza. Tale miglioria comporta quindi una riduzione delle manovre necessarie ai mezzi all interno del capannone ed annulla i tempi di attesa degli stessi all esterno del capannone. Nella planimetria di progetto si può notare che il layout dell impianto è stato disegnato a partire dalla viabilità interna, formata da un vasto anello che permette ai mezzi di transitare sempre in avanti e mai in retromarcia. Le uniche manovre richieste ai mezzi sono costituite dalle minime operazioni di scarico nelle opportune zone di stoccaggio dei materiali che sono poste all interno o all esterno di tale anello. Tale anello funge inoltre come spazio di manovra e movimentazione interna dei materiali dopo le eventuali operazioni di recupero. Attraverso il nuovo layout si rende più netta la divisione degli spazi tra rifiuti (identificati per tipologia) e non rifiuti. I non rifiuti sono a loro volta separati da setti divisori in c.a. per tipologia di materiale, provenienza (secondo i recenti indirizzi separando quelli commercializzati tal quali da quelli recuperati in impianto a partire dai rifiuti introitati) e sono identificati tramite cartellonistica mobile. Si ricorda infatti che la ditta, oltre ad effettuare il recupero dei rifiuti, svolge (e continuerà a svolgere) anche attività di commercio di MPS/End of waste provenienti da piccoli impianti della zona. A regime con le modifiche richieste i materiali 26

28 Quadro Progettuale commercializzati tal quali rappresenteranno circa la metà del flusso di materiali in ingresso in impianto. La principale modifica del layout (proposta ed accolta già nella precedente richiesta di parere) riguarda la grande area antistante la presso-cesoia. Qui avviene il conferimento dei rifiuti che, a seconda della tipologia, possono essere riposizionati nelle relativa aree di stoccaggio (R12, R13 o R12, R13 in attesa di recupero R4) o venire immediatamente lavorati per essere posizionati nelle aree di stoccaggio delle materie prime prodotte. Infatti, per alcune tipologie di rifiuto molto movimentate (ad esempio i metalli ferrosi), non è conveniente effettuare un doppio stoccaggio (prima come rifiuto in un area e poi come MPS in un altra) in quanto ciò, oltre a sottrarre spazi all interno del capannone, comporterebbe doppie movimentazioni, doppi tempi di lavoro, doppi rumori, doppi rischi infortunistici, ecc Poiché le commesse ed i ritiri avvengono tutti tramite appuntamento, tale area è gestibile in questo modo. L area, essendo di circa 200 m 2 è in grado di ospitare (senza pericolo di commistione) più dei tre carichi di metalli che mediamente giornalmente vengono conferiti in impianto. I carichi di metalli arrivano all interno di container che sono svuotati uno alla volta non prima di aver verificato e accettato il container precedente. In caso di necessità, inoltre, sono presenti altre due aree di conferimento dove è possibile depositare un carico intero. La presso cesoia inoltre ha una potenzialità di 10 ton/ora e pertanto nelle 8 ore di lavoro previste è in grado di smaltire da sola più dei rifiuti mediamente introitabili giornalmente (a regime 66 ton/giorno). Si tenga inoltre presente che non tutti i rifiuti necessitano di cesoiatura e che in impianto sono presenti anche altre cesoie mobili. Infine a seguito della rinuncia a 7 codici CER si liberano degli spazi utilizzabili così come mostrato in planimetria. I macchinari fissi non subiscono variazioni, né di potenzialità né di collocazione. La pavimentazione è omogenea in tutto il capannone, pertanto le variazioni di layout influiscono sulla gestione degli spazi senza ripercussioni ambientali. All esterno del capannone non avvengono né attività né stoccaggi. Per quanto riguarda il conferimento dei rifiuti, la gestione operativa subisce alcune modifiche rispetto alla situazione autorizzata grazie all entrata in vigore del regolamento UE 333 ed all esperienza maturata in questi primi cinque anni di attività. I mezzi di conferimento entrano da viale Europa tramite l unico varco posto a 27

29 Quadro Progettuale sud. Tale ingresso è dotato di cancello scorrevole, videosorveglianza ed un ampio spazio antistante (esterno all impianto ma fuori dalla sede stradale) al fine di permettere la fermata dei mezzi in sicurezza in attesa dell apertura del cancello automatico senza arrecare alcun problema o rallentamento alla circolazione su viale Europa. Dopo questo primo riconoscimento, se il mezzo non presenta perdite di fluidi, entra e si dirige verso la pesa dove avviene la prima pesata. Immediatamente dopo il mezzo si dirige all interno del capannone tramite uno dei due portoni a saracinesca automatici e video sorvegliati. Qui viene effettuata una verifica visiva ed amministrativa della conformità del carico di rifiuti. Viene anche effettuato il controllo radiometrico se necessario. Se conforme, il rifiuto viene ufficialmente preso in carico, in caso contrario, il carico viene respinto. Segue un estratto della procedura finalizzata alla certificazione 333 che descrive le fasi di accettazione delle principali frazioni introitate (materiali ferrosi e alluminio). Analoghe operazioni sono svolte per tutte le frazioni di rifiuto introitate. Per ogni partita di rottame metallico FERROSO accettato, previo scarico a terra in zona autorizzata del contenitore o mezzo, un addetto verifica mediante ispezione visiva, che: 1) Il rifiuto presenti le caratteristiche di una delle specifiche commerciali, o di alcune specifiche settoriali o di una norma o in base alle specifiche del cliente; 2) La quantità di materiali estranei sottoelencati (dal punto a. al punto d.) non sia superiore al 2% in peso: a. Metalli non ferrosi (tranne gli elementi di lega presenti in qualsiasi substrato metallico ferroso) e materiali non metallici quali terra, polvere, isolanti e vetro; b. Materiali non metallici combustibili, quali gomma, plastica, tessuto, legno e altre sostanze chimiche o organiche; c. Elementi di maggiori dimensioni (della grandezza di un mattone) non conduttori di elettricità, quali pneumatici, tubi ripieni di cemento, legno o calcestruzzo; d. Residui delle operazioni di fusione, riscaldamento, preparazione della superficie (anche scriccatura), molatura, segatura, saldatura e ossitaglio cui è sottoposto l acciaio, quali scorie, scaglie di laminazione, polveri raccolte nei filtri dell aria, polveri da molatura, fanghi. 28

30 Quadro Progettuale 3) Le apparecchiature fuori uso o elementi di apparecchiature fuori uso non presentino caratteristiche di pericolosità quali la presenza di olio come dielettrico; 4) I rottami non contengano ossidi di ferro in eccesso, sotto alcuna forma, tranne le consuete quantità dovute allo stoccaggio all aperto di rottami preparati, in condizioni atmosferiche normali; 5) I rottami non presentino, ad occhio nudo, oli, emulsioni oleose, lubrificanti o grassi, tranne quantità trascurabili che non diano luogo a gocciolamento; 6) I rottami non presentino alcuna delle caratteristiche di pericolo di cui all all. III della direttiva 2008/98/CE; 7) I rottami non contengono alcun contenitore sotto pressione, chiuso o insufficientemente aperto che possa causare un esplosione in una fornace metallurgica. I rottami che presentino almeno una difformità rispetto ai criteri di riferimento sopra indicati, devono essere sottoposti alle operazioni di recupero previste prima di una nuova ispezione visiva. Nel caso in cui le operazioni di recupero (selezione, cernita, adeguamento volumetrico) non siano sufficienti a garantire a tutta la partita il possesso dei requisiti sopra elencati, il rifiuto eccedente non potrà considerarsi recuperato verrà stoccato tra i rifiuti prodotti. Le caratteristiche che riguardano i materiali contenenti alluminio sono descritte dalla normativa di settore e sono di seguito riportate: Per ogni partita di rottame metallico di ALLUMINIO, previo scarico a terra in zona autorizzata del contenitore o mezzo, un addetto verifica mediante ispezione visiva, che: 1) Il rifiuto presenti le caratteristiche di una delle specifiche commerciali, o di alcune specifiche settoriali o di una norma o in base alle specifiche del cliente; 2) La quantità di materiali estranei sottoelencati (dal punto a. al punto d.) non sia superiore al 5% in peso oppure la resa del metallo non sia inferiore al 90%: a. Metalli diversi dall alluminio e dalle leghe di alluminio e materiali non metallici quali terra, polvere, isolanti e vetro; b. Materiali non metallici combustibili, quali gomma, plastica, tessuto, legno e altre sostanze chimiche o organiche; 29

31 Quadro Progettuale c. Elementi di maggiori dimensioni (della grandezza di un mattone) non conduttori di elettricità, quali pneumatici, tubi ripieni di cemento, legno o calcestruzzo; d. Residui delle operazioni di fusione, riscaldamento, preparazione della superficie (anche scriccatura), molatura, segatura, saldatura e ossitaglio, quali scorie, impurità, loppe, polveri raccolte nei filtri dell aria, polveri da molatura, fanghi. 3) Le apparecchiature fuori uso o elementi di apparecchiature fuori uso non presentino caratteristiche di pericolosità quali la presenza di olio come dielettrico; 4) I rottami non contengono polivinilcloruro (PVC) sotto forma di rivestimenti, vernici, materie plastiche; 5) I rottami non contengono limatura, scaglie e polveri contenenti fluidi quali oli o emulsioni oleose; 6) I rottami non contengono fusti e contenitori, tranne le apparecchiature provenienti da veicoli fuori uso, che contengono o hanno contenuto oli e vernici; 7) I rottami non presentino, ad occhio nudo, oli, emulsioni oleose, lubrificanti o grassi, tranne quantità trascurabili che non diano luogo a gocciolamento; 8) I rottami non presentino alcuna delle caratteristiche di pericolo di cui all all. III della direttiva 2008/98/CE; i rottami rispettano i limiti di concentrazione fissati nella decisione 2000/532/CE della commissione e non superano i valori di cui all all. 4 del regolamento (CE) n. 850/2004; 9) I rottami non contengono alcun contenitore sotto pressione, chiuso o insufficientemente aperto che possa causare un esplosione in una fornace metallurgica. I rottami che presentino almeno una difformità rispetto ai criteri di riferimento sopra indicati, devono essere sottoposti alle operazioni di recupero previste prima di una nuova ispezione visiva. Nel caso in cui le operazioni di recupero (selezione, cernita, adeguamento volumetrico) non siano sufficienti a garantire a tutta la partita il possesso dei requisiti sopra elencati, il rifiuto eccedente non potrà considerarsi recuperato verrà stoccato tra i rifiuti prodotti. Per i metalli le operazioni di recupero previste sono la selezione e cernita con separazione dei materiali indesiderati (stoccati in apposita area) ed eventuale adeguamento volumetrico con pressocesoia. 30

32 Quadro Progettuale Per i cavi elettrici è prevista un apposita area di stoccaggio e lavorazione in quanto non necessitano di pressocesoiatura. Qui oltre alla selezione e cernita con separazione dei materiali indesiderati (stoccati in apposita area), avviene la separazione meccanica manuale del metallo dalla guaina di protezione (plastica) che avviene tramite spelacavi. Particolari operazioni vengono condotte per le attività di messa in sicurezza e trattamento dei RAEE. I RAEE conferiti in impianto sono selezionati già nella fase commerciale che precede la movimentazione degli stessi. Infatti l attività prevalente della ditta è il recupero dei metalli pertanto i RAEE ammessi in impianto sono costituiti ad esempio da caldaie, motori elettrici, macchinari industriali, trapani a colonna, macchine utensili, ecc., aventi la caratteristica di possedere un alto contenuto di metalli (rame, ferro, alluminio, ecc.) e di essere facilmente lavorabili tramite disassemblaggio, selezione e cernita e adeguamento volumetrico solo sulle parti che rispettano i requisiti precedentemente descritti per i metalli (regolamento 333). All ingresso, i RAEE vengono separati per tipologia al fine di individuare specifiche metodologie di trattamento e sono sottoposti all esame di un rivelatore di radioattività, consentendo l adozione di particolari precauzioni (DPI e metodologie di trattamento). Le operazioni normalmente condotte sui RAEE possono essere riassunte come di seguito descritto: messa in riserva; asportazione di eventuali batterie e pile; disassemblaggio delle carcasse; disassemblaggio delle parti elettriche ed elettroniche; separazione delle componenti in plastica, gomma ecc.. Particolare attenzione viene posta nelle fasi di movimentazione precedenti la messa in sicurezza, al fine di scongiurare eventuali contaminazioni delle parti recuperabili. Si sottolinea ancora che non tutti i RAEE possono essere introitati ma solo quelli che hanno un valore aggiunto rispetto all attività principale della ditta che è il 31

33 Quadro Progettuale recupero di rottami ferrosi e non ferrosi. L obiettivo del recupero infatti è l estrazione di metalli in grandi quantità (rame, ferro, ecc ) pertanto RAEE costituiti ad esempio da schede elettroniche o monitor non verranno mai introitati, non essendo interessanti al fine del recupero dei metalli. Tutte le frazioni che non rispettano tali requisiti vengono separate e stoccate come rifiuto prodotto in idonei contenitori in funzione delle specifiche caratteristiche fisiche. I tessuti, la carta, il legno, il vetro, rappresentano una frazione molto bassa dei rifiuti in ingresso (storicamente rappresentano assieme il 2% delle movimentazioni annue) e non costituiscono il core business dell attività. La loro presenza in impianto è giustificata esclusivamente per fornire un servizio completo di ritiro alla clientela che lo richiedesse. Essi sono semplicemente stoccati in attesa di essere inviati tal quali ad impianti di recupero dedicati. Non è economicamente conveniente effettuare il recupero completo in impianto trattandosi di piccole partite di materiale. In generale, la ditta rinuncia ad alcuni codici riferibili alle auto ed ai veicoli. Per quanto riguarda alcuni codici rigorosamente non pericolosi ancora presenti, come alcune componenti di autoveicoli, la loro presenza è giustificabile esclusivamente (come per i RAEE) per il loro contenuto elevato di metalli. I rifiuti prodotti dalle lavorazioni (selezione e cernita in particolare) sono stoccati separatamente in apposite zone dedicate e conferiti ad impianti di recupero e/o smaltimento a norma di Legge. 3.5 STIMA DEL TRAFFICO ATTUALE E INDOTTO La potenzialità autorizzata attuale dell impianto in relazione alle dimensioni e ai macchinari presenti è molto sottodimensionata (si vedano a tal proposito le potenzialità annue di altre autorizzazioni). Dopo 5 anni di attività, grazie all esperienza maturata, ai contatti sviluppati e alla coscienza delle proprie possibilità la ditta richiede un passaggio da 7 a 20 mila tonnellate/anno di rifiuto 32

34 Quadro Progettuale trattato. Come risulta dalle precedenti tabelle, nella situazione attuale vengono introitate 23 ton/giorno mentre, dopo la modifica dell impianto la potenzialità giornaliera sarà pari a 66 ton/giorno. A tali quantità corrisponde, mediamente, il passaggio da un flusso giornaliero di un solo camion all ingresso di 3 automezzi/giorno. I mezzi di proprietà, finito il turno di lavoro, vengono parcheggiati nelle aree interne al capannone destinate alla viabilità ed alla movimentazione. 33

35 Quadro Progettuale 3.6 SCHEMA DI FLUSSO Il Layout aziendale è INVARIATO rispetto allo stato attuale e, per quanto riguarda i soli rifiuti, è il seguente: CONFERIMENTO MATERIALI IN INGRESSO RIFIUTI IDENTIFICAZIONE MPS - END OF WASTE SOTTOPRODOTTI REGISTRAZIONE SU REGISTRO CARICO/SCARICO LEGNO, PLASTICA, ETC METALLI E RAEE EVENTUALE SELEZIONE E CERNITA MESSA IN RISERVA R13 E OPERAZIONE R12 EVENTUALE R13 E R12 SELEZIONE, CERNITA ADEGUAMENTO VOLUMETRICO R4 EVENTUALE ARRICCHIMENTO REGISTRAZIONE SU REGISTRO CARICO/SCARICO REGISTRAZIONE SU REGISTRO CARICO/SCARICO RIFIUTO PRODOTTO MPS/EOW DEPOSITO TEMPORANEO STOCCAGGIO A MAGAZZINO CONFERIMENTO A IMPIANTO DI RECUPERO AUTORIZZATO VENDITA 34

36 Quadro di Riferimento Programmatico 4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 4.1 PREMESSA Il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l opera e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale. Sono di seguito analizzati i piani territoriali in vigore ed individuati gli eventuali vincoli e le prescrizioni che insistono sull area, che riguardano, in particolare: le norme e prescrizioni di strumenti urbanistici, piani paesistici e territoriali e piani di settore; i vincoli paesaggistici, naturalistici, architettonici, archeologici, storicoculturali, demaniali ed idrogeologici, servitù ed altre limitazioni alla proprietà; i condizionamenti indotti dalla natura e vocazione dei luoghi e da particolari esigenze di tutela ambientale. I piani presi in considerazione, al fine di identificare e valutare l'inserimento dell'opera nel territorio e le eventuali disarmonie con la pianificazione, sono i seguenti: Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (P.T.R.C.); Piano di Assetto Territoriale Intercomunale dei Comuni di Veronella e Zimella (P.A.T.I.); Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.); Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.). Per quanto riguarda la Zonizzazione acustica comunale si rimanda alla specifica relazione. Lo scenario normativo - programmatico di riferimento, con l approvazione della nuova legge urbanistica regionale n. 11 del 23 aprile 2004 Norme per il governo del territorio, è mutato ed è tuttora in evoluzione. La nuova legge urbanistica, infatti, ridefinisce il ruolo ed i contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento provinciale (P.T.C.P.) ed introduce due livelli di programmazione comunale: il Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) che sostituirà il P.R.G. ed il Piano degli Interventi (P.I.). La rassegna degli strumenti di pianificazione sovra ordinata e locale che segue, 35

37 Quadro di Riferimento Programmatico vuole comunque fornire un inquadramento del territorio e individuare gli obiettivi di programmazione in atto, al fine di verificare la conformità delle scelte progettuali con tali indirizzi pianificatori e di sostenibilità dello sviluppo del territorio. 4.2 PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO (P.T.R.C.) Successivamente all adozione e all approvazione del PTRC vigente, avvenute rispettivamente ventidue anni fa e diciassette anni fa, molteplici sono stati i piani normativi che si sono via via affiancati e in più di qualche caso anche sovrapposti l un l altro nella materia pianificatoria e che tale fenomeno di stratificazione normativa si è prodotto tanto a livello statale quanto a livello regionale e locale. Con deliberazione n 372 del la Giunta Regionale del Veneto ha adottato il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC), disciplinato dalla L.R. n 11 del (art. 4 e 25). La variante parziale al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC 2009) con attribuzione della valenza paesaggistica, adottata con deliberazione della Giunta Regionale n. 427 del 10 aprile 2013, è stata pubblicata nel Bollettino ufficiale n. 39 del 3 maggio Il nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento si pone come quadro di riferimento generale e non intende rappresentare un ulteriore livello di normazione gerarchica e vincolante, quanto invece costituire uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali. Il PTRC, come tutti gli strumenti di pianificazione, è finalizzato alla promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole, volto a soddisfare le necessità di crescita e benessere dei cittadini, senza pregiudizio per la qualità di vita delle generazioni future, nel rispetto delle risorse naturali. Assicura il coordinamento dello sviluppo regionale con le politiche europee e nazionali, in coerenza col Piano Regionale di Sviluppo, salvaguardando la comunità e il territorio dai rischi sismico ed idrogeologico, evitando sprechi di risorse territoriali, assicurando la tutela e la valorizzazione del paesaggio in tutte le sue espressioni, anche come testimonianza e memoria delle identità storico-culturali. Dalla consultazione degli elaborati cartografici e delle Norme Tecniche di attuazione emergono i vincoli e le destinazioni di seguito descritti. 36

38 Quadro di Riferimento Programmatico Partendo dall area tematica Uso del Suolo - Terra, il PTRC individua e delimita quattro categorie di aree rurali diversamente disciplinate: a) Aree di agricoltura periurbana nelle quali l'attività agricola viene svolta a ridosso dei principali centri urbani e che svolgono un ruolo di cuscinetto tra i margini urbani, l attività agricola produttiva, i frammenti del paesaggio agrario storico, le aree aperte residuali; b) Aree agropolitane in pianura quali estese aree caratterizzate da un attività agricola specializzata nei diversi ordinamenti produttivi, anche zootecnici, in presenza di una forte utilizzazione del territorio da parte delle infrastrutture, della residenza e del sistema produttivo; c) Aree ad elevata utilizzazione agricola in presenza di agricoltura consolidata e caratterizzate da contesti figurativi di valore dal punto di vista paesaggistico e dell identità locale; d) Aree ad agricoltura mista a naturalità diffusa quali ambiti in cui l'attività agricola svolge un ruolo indispensabile di manutenzione e presidio del territorio e di mantenimento della complessità e diversità degli ecosistemi rurali e naturali. La zona interessata dal progetto ricade in area agropolitana: secondo l art. 9 delle Norme Tecniche del PTRC, nelle aree agro-politane in pianura la pianificazione territoriale ed urbanistica viene svolta perseguendo le seguenti finalità: a) garantire lo sviluppo urbanistico attraverso l esercizio non conflittuale delle attività agricole; b) individuare modelli funzionali alla organizzazione di sistemi di gestione e trattamento dei reflui zootecnici e garantire l applicazione, nelle attività agrozootecniche, delle migliori tecniche disponibili per ottenere il miglioramento degli effetti ambientali sul territorio. Nello specifico non si individuano prescrizioni particolari riguardanti la compatibilità delle opere in progetto con la zona. Proseguendo l analisi con l area tematica Uso del suolo - acqua (art. 17 delle Norme Tecniche), il PTRC prevede che l individuazione delle misure per la tutela qualitativa e quantitativa del patrimonio idrico regionale venga effettuata dal Piano di Tutela delle Acque (PTA), congiuntamente agli altri strumenti di pianificazione di settore a scala di bacino o distretto idrografico, il quale si pone alcuni obiettivi di cui il PTRC prende atto. 37

39 Quadro di Riferimento Programmatico I più significativi sono i seguenti: a) individua i corpi idrici significativi e di rilevante interesse ambientale stabilendo gli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione, nonché i programmi di intervento per il loro conseguimento; b) individua e disciplina le zone omogenee di protezione per la tutela qualitativa delle acque, stabilendo limiti di accettabilità degli scarichi delle acque reflue urbane diversificati in funzione delle caratteristiche idrografiche, idrogeologiche, geomorfologiche e insediative del territorio regionale; c) individua e disciplina, quali aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall inquinamento e di risanamento, le aree sensibili, le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari nonché le aree di salvaguardia e le zone di protezione delle acque destinate al consumo umano; d) individua e disciplina le aree di primaria tutela quantitativa degli acquiferi al fine di salvaguardare la disponibilità idrica delle falde acquifere e di programmare l ottimale utilizzo della risorsa acqua. Il PTA regolamenta inoltre gli utilizzi delle acque correnti al fine di garantire il rispetto del deflusso minimo vitale in alveo. La zona interessata dal progetto ricade in area di primaria tutela quantitativa degli acquiferi. Gli eventuali vincoli e criticità vengono analizzati nel paragrafo relativo all analisi del Piano di Tutela delle Acque. Passando all area tematica Biodiversità, al fine di tutelare e accrescere la biodiversità, il PTRC individua la Rete ecologica quale matrice del sistema delle aree ecologicamente rilevanti della Regione Veneto. Secondo l art. 24 delle Norme Tecniche del PTRC, la Rete Ecologica regionale è costituita da: a) aree nucleo quali aree che presentano i maggiori valori di biodiversità regionale; esse sono costituite dai siti della Rete Natura 2000 individuati ai sensi delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e dalle Aree Naturali Protette ai sensi della Legge 394/91; b) corridoi ecologici quali ambiti di sufficiente estensione e naturalità, aventi struttura lineare continua, anche diffusa, o discontinua, essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie vegetali ed animali, con funzione di protezione ecologica attuata filtrando gli effetti dell antropizzazione; c) cavità naturali meritevoli di tutela e di particolare valenza ecologica in 38

40 Quadro di Riferimento Programmatico quanto connotate dalla presenza di endemismi o fragilità degli equilibri, da scarsa o nulla accessibilità o da isolamento. La zona interessata dal progetto non appartiene ad aree nucleo, corridoi ecologici né va ad interferire con cavità naturali meritevoli di tutela. Continuando l analisi con l area tematica Energia e ambiente, l art. 33 delle Norme Tecniche del PTRC si sofferma sull ubicazione dei nuovi impianti di smaltimento e recupero di rifiuti, compresi i rifiuti speciali. I nuovi impianti di smaltimento e recupero di rifiuti (compresi i rifiuti speciali) devono essere ubicati nell ambito delle singole zone territoriali omogenee produttive o per servizi tecnologici. Tale previsione non si applica a: a) discariche ed impianti di compostaggio che vanno localizzati in zone territoriali omogenee di tipo E o F; b) impianti di recupero dei rifiuti inerti che vanno localizzati preferibilmente all'interno di aree di cava nel rispetto della Legge regionale n. 3 del 2000 ed in conformità alle specifiche disposizioni del piano di settore. Fatti salvi ulteriori vincoli previsti da specifiche normative di settore, nazionali e regionali, e la diversa determinazione da parte delle Autorità titolari del potere di vincolo, non è di regola consentita l installazione di nuovi impianti o discariche, con esclusione degli stoccaggi annessi ad attività produttive o di servizio, nelle aree sottoposte a vincoli di tipo ambientale, paesaggistico, idrogeologico, storicoarcheologico. L impianto oggetto del presente progetto è ubicato in una zona territoriale di tipo produttivo priva di qualsiasi vincolo ambientale, paesaggistico, idrogeologico e storico archeologico. Passando all area tematica Mobilità, al fine di migliorare la circolazione delle persone e delle merci in tutto il territorio regionale, il PTRC promuove una maggiore razionalizzazione dei sistemi insediativi e delle reti di collegamento viario di supporto. In particolare, all art. 38 delle Norme Tecniche, si precisa che le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alle superstrade, di cui alla tav. 04, e alle stazioni SFMR, per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale, sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai fini della mobilità regionale. Nel caso in oggetto, il casello autostradale più vicino è quello di Soave-San Bonifacio sull Autostrada A4 (a 39

41 Quadro di Riferimento Programmatico circa 10 Km) e la stazione SFMR più vicina è quella di San Bonifacio (a circa 8,7 Km). Nella Tavola 02 allegata alla presente relazione si può osservare un estratto della Tavola 09 del PTRC Sistema del territorio rurale e della rete ecologica Bassa Pianura Veronese e Valli Grandi : viene descritta la diversità dei paesaggistica dei contesti geografici del Veneto delineando il sistema della rete ecologica e il sistema del territorio rurale con lo scopo di intrecciare le indicazioni territoriali e quelle settoriali, con quelle più propriamente paesaggistiche. Nell area interessata dal progetto non sono stati individuati particolari elementi di interesse ecologico-rurale, eccettuata la presenza della rete irrigua consortile. Si può quindi concludere che dall esame del P.T.R.C. non si individuano prescrizioni particolari riguardanti la compatibilità delle opere in progetto con la zona. 4.3 PIANO D AREA DELLE PIANURE E DELLE VALLI GRANDI VERONESI Il territorio del comune di Veronella confina con l area sottoposta alle norme tecniche di attuazione ed alle aspettative di sviluppo del Piano d area delle pianure e delle valli grandi veronesi. Non si individuano quindi prescrizioni riguardanti la compatibilità dell intervento con la zona. 4.4 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE La Provincia di Verona ha avviato la rielaborazione del precedente P.T.C.P. (ai tempi denominato piano territoriale provinciale PTP, adottato con D.c.p. n.30 del 17 maggio 2002), per adeguarlo al nuovo ordinamento dettato dalla legge regionale 11/2004 e ai criteri dettati dalla Giunta Regionale nell ottobre del In particolare il Piano assume valenza paesistico - ambientale ai sensi e per gli effetti del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali di cui al D.Lgs. 490/99 (1497/39) e alla legge 431/85. Il Documento Preliminare del Piano e la Relazione Ambientale del documento preliminare sono stati approvati rispettivamente con D.G.P. n 267/2006 e con D.G.P. n. 180/2007. Il PTCP definitivo è stato quindi adottato con delibera della giunta 40

42 Quadro di Riferimento Programmatico provinciale del 15 marzo Il PTCP della Provincia di Verona, è costituito da una relazione, dalle NTA, da 5 tavole e dalla documentazione di VAS. Dall esame della cartografia il sito di studio risulta caratterizzato come segue: - non è ricompreso nelle aree soggette a tutela ambientale, paesaggistica o idrogeologica (tavola 1); - è ricompreso in un area a periodico ristagno idrico (N.T.A.: Art ); - non risulta essere incluso tra le aree segnalate come parte del sistema ambientale della provincia di Verona (tavola 3); - è all interno dell ambito paesaggistico della Bassa Pianura tra i colli e l Adige (tavola 5). In conclusione si evidenzia che l ubicazione delle opere in progetto non risultano inserite all interno di Aree Naturali Protette, né in nessun particolare contesto o ambito individuato dallo strumento di piano analizzato che ne possa precludere la realizzazione. Conclusioni Il PTCP individua le aree sottoposte a vincoli e le fragilità ambientali e paesaggistiche della provincia di Verona. L area d intervento è al di fuori di tutte le aree di pericolosità e rischio che possono precludere il posizionamento di impianti di rifiuti. Tali aspetti verranno approfonditi nel paragrafo e nella relazione tecnica allegata a questo documento. 4.5 RETE NATURA 2000 (S.I.C. E Z.P.S.) La rete ecologica Natura 2000 è stata istituita il 21 Maggio 1992 dal Consiglio della Comunità Europea con l apposita direttiva. Si tratta di un grande progetto transnazionale che ha lo scopo di censire, cartografare e tutelare habitat e specie di interesse ecologico comunitario, aventi cioè importanza ai fini della conservazione e dell incremento di una rete di biotopi estesa a tutto il territorio dell Unione Europea. La direttiva prevede che gli Stati membri contribuiscano alla costituzione del sistema Natura 2000 in funzione della presenza e della rappresentatività sul proprio 41

43 Quadro di Riferimento Programmatico territorio di questi ambienti distinguendo Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Nella Regione Veneto sono stati individuati circa 156 siti, poi in parte accorpati, per i quali, anche se in attesa di verifica da parte della Commissione Europea, si applicano già le disposizioni statali e comunitarie di tutela. La normativa nello specifico stabilisce che ogni progetto preliminare predisposto, il cui territorio sia interessato o sia interagente con un S.I.C. o da un area classificata come Z.P.S., sia soggetto ed accompagnato da un adeguata Valutazione di Impatto Ambientale. La direttiva habitat concentra la propria azione sulla conservazione di habitat e specie peculiari del continente europeo particolarmente minacciati dalla frammentazione e dall estinzione. I S.I.C.più vicini all area in oggetto sono i seguenti: IT Fiume Adige tra Verona Est a Badia Polesine, che si estende per una superficie di 2090 ha, il cui tratto più prossimo è posto circa 6 km in direzione Ovest; IT Colli Berici, che si estende per una superficie di ha, a circa 12 km in direzione Est-Nord-Est. Secondo la Guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE, quindi, la valutazione di incidenza non è considerata necessaria nei seguenti casi: il piano o progetto risulta direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, secondo finalità di conservazione; risultino improbabili effetti significativi sul sito Natura In riferimento a quanto precedentemente esposto è possibile concludere in maniera scientifica e oggettiva che, per quanto riguarda le opere qui oggetto di valutazione d incidenza in relazione ai S.I.C. denominati Fiume Adige tra Verona Est a Badia Polesine e Colli Berici, risulta improbabile che queste producano effetti significativi sui siti Natura 2000 in esame. Si allega l autocertificazione prevista. 4.6 PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE INTERCOMUNALE (P.A.T.I.) DEI COMUNI DI VERONELLA E ZIMELLA Il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale dei Comuni di Veronella e Zimella 42

44 Quadro di Riferimento Programmatico è redatto in conformità ai contenuti prescritti dagli artt. 13 e 16 della L.R. 11/2004. La disciplina del P.A.T.I. recepisce le disposizioni espresse da leggi e regolamenti di livello superiore (nazionale e regionale) e definisce le regole per la formazione dei successivi strumenti urbanistici operativi. Il P.A.T.I. si articola in: a) disposizioni generali, riferite agli elementi che compongono il territorio, e articolate rispetto ai tre sistemi che lo strutturano e lo rappresentano in tutti i suoi aspetti: - sistema ambientale e paesaggistico; - sistema insediativo; - sistema relazionale. b) disposizioni locali, riferite ai contesti territoriali, omogenei per le specifiche caratteristiche ambientali, insediative e funzionali (A.T.O.). Per la definizione degli obiettivi generali e delle conseguenti scelte progettuali di carattere strutturale e strategico, il P.A.T.I. identifica i principali sistemi che strutturano e caratterizzano il territorio nei suoi diversi aspetti: - il Sistema ambientale e paesaggistico; - il Sistema insediativo; - il Sistema infrastrutturale stradale. Per ciascun sistema il P.A.T.I. individua i principali elementi costitutivi, e ne specifica ed articola le scelte progettuali definendo: - vincoli, elementi della pianificazione territoriale superiore e fasce di rispetto; - invarianti; - fragilità; - azioni di tutela; - azioni strategiche. I vincoli, gli elementi della pianificazione territoriale superiore e le fasce di rispetto sono elementi il cui contenuto ed efficacia sono definiti dalle leggi e dagli strumenti della pianificazione sovraordinati al P.A.T.I., ed eventualmente specificati con maggior dettaglio dal P.A.T.I. stesso. Le invarianti sono costituite da elementi la cui presenza, in atto o in prospettiva, è indispensabile al raggiungimento degli obiettivi di piano; le fragilità sono elementi o parti di territorio caratterizzati da una certa soglia di rischio, rispetto agli 43

45 Quadro di Riferimento Programmatico insediamenti e all ambiente. Come si può osservare nella Carta delle trasformabilità A.T.O. (Tavola 2), l area interessata dal progetto appartiene all A.T.O. 6.A Produttivo Veronella. L A.T.O. 6.A Produttivo Veronella, appartenente all insieme con prevalenza dei caratteri del sistema insediativo e al sottoinsieme insediativo misto a dominanza produttiva, è costituito dall ambito territoriale situato sul confine nord del territorio comunale. L area produttiva si è sviluppata lungo il tracciato viario di distribuzione extraurbana della S.P. n. 7 in continuità con la limitrofa area produttiva in Comune di Zimella, unitamente alla quale si configura come polo produttivo a scala sovracomunale ed al cui interno sono presenti attività di primaria importanza per l economia della fascia orientale della media pianura veronese. L ambito dell A.T.O. 6.A confina a nord e a ovest con il territorio comunale di Zimella (A.T.O. 10.B) e ad est con l A.T.O 3.A (San Gregorio), a sud con il territorio di Cologna Veneta. L accessibilità all A.T.O. 6.A è garantita principalmente dal tracciato viario di distribuzione extraurbana della S.P. n. 7 che attraversa in direzione est-ovest l A.T.O. in oggetto mettendo in diretta connessione i territori comunali di Veronella, Zimella con Cologna Veneta e San Bonifacio. La Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale è una tavola ricognitiva di tutti i vincoli gravanti sul territorio. Allo scopo di perseguire la sostenibilità ed avere un quadro di riferimento unitario delle disposizioni legislative in materia sono rappresentati in un unica tavola i vincoli di conservazione, di tutela e di prevenzione. L area in esame, come l intero territorio comunale, è sottoposta ai vincoli sismici propri della Zona 3, come definita dalla O.P.C.M. 3519/2006; l area non risulta interessata da vincoli di natura paesaggistica e monumentale. La Carta delle Invarianti raggruppa le risorse territoriali morfologiche, paesaggistiche, ambientali, storico-monumentali ed architettoniche, vale a dire le risorse territoriali ed ambientali che costituiscono i cardini della pianificazione territoriale. Le invarianti identificano le fattispecie materiali ed immateriali da sottoporre a tutela al fine di garantire la sostenibilità delle trasformazioni con i caratteri peculiari del territorio. In riferimento al sito in esame, non vengono 44

46 Quadro di Riferimento Programmatico evidenziate particolari risorse di carattere morfologico, paesaggistico, ambientale o storico-monumentale da tutelare. La Carta delle Fragilità costituisce la sintesi di tutti quegli elementi che pongono dei limiti all uso del territorio relativamente alla qualità dei terreni, alla vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, al rischio di dissesti idrogeologici, ovvero tutti quelle componenti che rendono bassa o improbabile la trasformabilità del territorio. Il sito risulta ubicato, come la quasi totalità del territorio del Comune di Veronella, in area definita, ai fini edificatori, come idonea a condizione. Nelle aree idonee a condizione, gli interventi possono essere autorizzati sulla base di puntuali indagini di approfondimento specifico, verifiche di stabilità ed eventuali interventi di stabilizzazione preventivi (drenaggio difficoltoso con falda superficiale; caratteristiche geomeccaniche mediocri e localmente anche variabili; remote possibilità di esondazione; stabilità geologico idraulica da accertare), valutate dal Comune, finalizzate a definire la fattibilità dell opera, le modalità esecutive per la realizzazione e per la sicurezza dell edificato e delle infrastrutture adiacenti. La Carta delle trasformabilità riassume le azioni di tutela e le azioni strategiche volte al raggiungimento degli obbiettivi prefissati dal P.A.T.I. L area in esame fa parte del sistema cui fanno capo le azioni strategiche delle aree di urbanizzazione consolidata. Il progetto risulta conforme ai requisiti di sviluppo dell ambito produttivo di Veronella (A.T.O. 6.A), come precedentemente definito. 4.7 PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO DEI BACINI IDROGRAFICI DEI FIUMI ISONZO, TAGLIAMENTO, PIAVE E BRENTA-BACCHIGLIONE: PAI Con delibera n. 1 del 3 marzo 2004, il Comitato Istituzionale ha adottato il Progetto di Piano stralcio per l assetto idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione. Tale Progetto di Piano, in relazione alle conoscenze disponibili, ha individuato le aree pericolose dal punto di vista idraulico, geologico e da valanga presenti nei quattro bacini idrografici ed ha conseguentemente delimitato le corrispondenti aree 45

47 Quadro di Riferimento Programmatico pericolose ovvero a rischio sulle quali, ai sensi delle norme di attuazione, sono previste le azioni ammissibili. Il piano stralcio è stato definitivamente adottato con delibera del comitato istituzionale del 9/11/2012. Il PAI ha individuato e delimitato le aree pericolose e le aree a rischio dal punto di vista idraulico, geologico o da valanga sulle quali, ai sensi delle norme di attuazione, sono previste le azioni ammissibili. L area di intervento è esterna a tali aree di pericolosità e rischio idraulico, risultando quindi esclusa da conseguenti limitazioni d uso. Conclusioni L area d intervento è esterna alle aree di pericolosità e rischio idraulico delimitate dal PAI e risulta quindi esclusa dalle conseguenti limitazioni d uso. 4.8 PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE - PTA Il Piano di Tutela delle Acque (previsto dall art. 44 del D.Lgs. 152/99 e s.m.i.) costituisce un piano stralcio di settore del Piano di Bacino di cui alla L. 183/89, ed è lo strumento del quale le Regioni debbono dotarsi per il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici regionali, stabiliti dagli articoli 4 e 5 del decreto stesso. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) costituisce inoltre uno specifico piano di settore, ai sensi dell art. 121 del D.Lgs 152/2006. Il PTA contiene gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli artt. 76 e 77 del D.Lgs 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. La Regione ha approvato il PTA con deliberazione del Consiglio regionale n.107 del 5 novembre 2009, costituito dai seguenti documenti: a) Sintesi degli aspetti conoscitivi: riassume la base conoscitiva e i suoi successivi aggiornamenti e comprende l analisi delle criticità per le acque superficiali e sotterranee, per bacino idrografico e idrogeologico. b) Indirizzi di Piano: contiene l individuazione degli obiettivi di qualità e le azioni previste per raggiungerli: la designazione delle aree sensibili, 46

48 Quadro di Riferimento Programmatico delle zone vulnerabili da nitrati e da prodotti fitosanitari, delle zone soggette a degrado del suolo e desertificazione; le misure relative agli scarichi; le misure in materia di riqualificazione fluviale. c) Norme Tecniche di Attuazione: contengono misure di base per il conseguimento degli obiettivi di qualità distinguibili nelle seguenti macroazioni: Misure di tutela qualitativa: disciplina degli scarichi. Misure per le aree a specifica tutela: zone vulnerabili da nitrati e fitosanitari, aree sensibili, aree di salvaguardia acque destinate al consumo umano, aree di pertinenza dei corpi idrici. Misure di tutela quantitativa e di risparmio idrico. Misure per la gestione delle acque da pioggia e di dilavamento. Negli elaborati grafici più significativi, allegati al P.T.A., il sito d'intervento ricade in aree classificate come segue: Tavola 1: "CARTA DEI CORPI IDRICI" Il sito ricade nel bacino idrografico N003 Brenta - Bacchiglione. Tavola 2: "CARTA DEI SOTTOBACINI IDROGRAFICI" Il sito ricade nel sotto bacino idrografico N003/02 Brenta: Agno - Guà - Fratta Gorzone. Tavola 8: "CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI (STATO AMBIENTALE)" Il corso d acqua di rilevante interesse più vicino al sito (Togna), distante circa 2,5 km, presenta una classificazione delle acque superficiali, relativamente allo stato ambientale, scadente. Tavola 9: "CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI (STATO ECOLOGICO)" Il corso d acqua di rilevante interesse più vicino al sito (Togna) ), distante circa 2,5 km, presenta una classificazione delle acque superficiali, relativamente allo stato ecologico, 4 su una scala da 1 a 5 in cui 5 rappresenta lo stato ecologico peggiore. Tavola 10: "CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE (STATO AMBIENTALE)" Nessuna indicazione particolare. Tavola 19: "CARTA DELLE VULNERABILITA INTRINSECHE DELLA FALDA FREATICA DELLA PIANURA VENETA" 47

49 Quadro di Riferimento Programmatico II sito presenta un grado di vulnerabilità A (tra 50 e 70 su una scala da 0 a 100) ed è fuori dai limiti delle risorgive. Tavola 36: "ZONE OMOGENEE DI PROTEZIONE DALL INQUINAMENTO" La zona omogenea in cui è classificato il sito è fascia di pianura a bassa densità insediativa. Anche in questa tavola il sito risulta esterno dalla linea delle risorgive. Per quanto riguarda l Art 39 delle NTA si precisa che l impianto, essendo un impianto di trattamento rifiuti ricade in allegato F. Come previsto dalle NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE - LINEE GUIDA APPLICATIVE sono stati assunti gli accorgimenti atti a impedire il dilavamento di sostanze pericolose, infatti: Comma 1: per le tipologie di insediamenti di cui all allegato F, che presentano potenziale pericolo di dilavamento delle sostanze indicate nel medesimo articolo 39, deve essere previsto di norma almeno il trattamento delle acque di prima pioggia; è possibile escludere i casi in cui sono realizzate le condizioni o le misure previste dal comma 2, che prevede la possibile esistenza di zone in cui il dilavamento può non avvenire. Comma 2: tra i sistemi di protezione ( adozione di misure atte a prevenire il dilavamento delle superfici ) sono ammesse anche le strutture non fisse, purché garantiscano adeguata protezione e impediscano il dilavamento. Nel caso in esame si sono ricercate le condizioni e le misure previste dal comma 2, che prevede la possibile esistenza di zone in cui il dilavamento può non avvenire mediante la costruzione di un capannone che prevedesse la possibilità di contenere TUTTE le attività, che presentano potenziale pericolo di dilavamento. Infatti all esterno del capannone non avviene alcuna attività o stoccaggio. Il 7 dicembre 2012, come previsto dal P.T.A. per gli impianti esistenti, la ditta ha provveduto a comunicare alla Provincia di Verona la propria adeguatezza. Non sono emersi motivi ostativi. 48

50 Quadro di Riferimento Programmatico 4.9 PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL ATMOSFERA Il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera è stato approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 57 dell 11 novembre Il Piano si articola in: valutazione preliminare della qualità dell aria del territorio regionale; zonizzazione del territorio e identificazione delle aree di intervento; settori prioritari di intervento (trasporti energia - rifiuti); zone soggette a particolari interventi di tutela (poli industriali e area delta del Po). Il piano nel rispetto del D.Lgs. n. 351 del 4 agosto 1999, effettua la valutazione preliminare della qualità dell aria sul territorio, attraverso l individuazione di zone a diverso grado di criticità rispetto ai valori limite previsti dalla normativa per i diversi inquinanti atmosferici. In particolare sono individuate le zone nelle quali: - i livelli di uno o più inquinanti comportano il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme; in queste zone, ZONA A, andranno applicati i Piani di Azione. - i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza o sono compresi tra il valore limite e il valore limite aumentato del margine di tolleranza; in queste zone, ZONA B, dovranno essere applicati i Piani di Risanamento. - livelli degli inquinanti sono inferiori al valore limite e sono tali da non comportare il rischio del superamento degli stessi; in queste altre zone, ZONA C, andranno applicati i Piani di Mantenimento. La zonizzazione di piano è stata modificata con D.G.R del 17 ottobre 2006, basandosi sul parametro della densità emissiva per km 2. La nuova classificazione del territorio regionale indica come A1 Agglomerato, i Comuni con densità emissiva superiore a 20 t/a km 2, come A1 Provincia quelli con densità emissiva compresa tra 7 t/a km 2 e 20 t/a km 2 e infine come A2 Provincia i Comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/a km 2. Vengono invece classificati come C (senza problematiche dal punto di vista della qualità dell aria) i Comuni situati ad un altitudine superiore ai 200 m s.l.m., quota al di sopra della quale il fenomeno dell inversione termica permette un inferiore accumulo di sostanze inquinanti. Il Comune di Veronella è classificato in zona A1 Provincia. 49

51 Quadro di Riferimento Programmatico Conclusioni Dall esame del Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera non si individuano prescrizioni particolari, riguardanti la compatibilità dell impianto. Infine, non sono presenti punti di emissione convogliata o emissioni diffuse poiché tutte le operazioni vengono svolte all interno del capannone ed il flusso di tre mezzi giornalieri generato dall impianto dopo la modifica è trascurabile sotto il punto di vista delle emissioni in atmosfera PIANO REGIONALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI La gestione dei rifiuti rappresenta un problema rilevante da un punto di vista sociale, economico ed ambientale. Le politiche europee in materia di gestione dei rifiuti prevedono una strategia integrata. Negli anni più recenti si è compreso che occorre intervenire in maniera più incisiva a livello di misure preventive, al fine di ridurre sia le quantità di rifiuti prodotti, sia la loro pericolosità. Tale priorità è stata assunta nel VI Programma d azione per l ambiente che fissa gli obiettivi per il decennio Gli interventi indicati in tale documento sono innanzi tutto azioni alla fonte: da un lato la ricerca di soluzioni dirette ad ampliare la durata di vita dei prodotti, ad utilizzare meno ed in maniera più efficace le risorse e passare a processi di produzione più puliti; dall altra la necessità di influenzare le scelte dei consumatori perché si orientino verso prodotti e servizi che generano meno rifiuti, modificando così le loro abitudini al consumo. Il secondo obiettivo in ordine di importanza è rappresentato dal recupero di materia, ricomprendendo in questo ambito l incentivazione al riutilizzo dei beni di consumo; per quanto riguarda i rifiuti prodotti, la precedenza va data, in ordine, a) al loro riciclaggio nei cicli di produzione originari, b) in subordine al recupero dei materiali costitutivi in cicli produttivi differenti da quelli di partenza, c) al recupero di energia dai rifiuti tramite processi di incenerimento, pirolisi, massificazione, d) da ultimo, i rifiuti destinati al deposito in discarica devono essere ridotti al minimo ed eliminati in modo sicuro, in siti il più possibile vicini ai luoghi di produzione. 50

52 Quadro di Riferimento Programmatico Tali obiettivi sollecitano assunzioni di responsabilità a vari livelli, dai soggetti produttori e gestori, alle amministrazioni pubbliche, ai semplici cittadini. La Giunta Regionale del Veneto ha provveduto, con delibera n. 597 del , all adozione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali, anche pericolosi, secondo quanto previsto dall art. 11 della L.R. n. 3 del 2000 e in conformità agli artt. 19 comma 1 lett. a) e 22 del D.Lgs. n. 22 del 1997 e successive modifiche e integrazioni. Tale piano, anche se ad oggi non ancora approvato dal Consiglio Regionale e quindi non in vigore, rappresenta un fondamentale strumento di governo delle attività in materia di rifiuti speciali. In base all art. 11 della L.R. 3/2000 gli obiettivi del piano sono: la promozione di iniziative dirette a ridurre la produzione della quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti speciali e a favorirne il recupero; la stima della quantità e qualità dei rifiuti prodotti in relazione ai settori produttivi e ai principali poli di produzione; la determinazione dei criteri per l individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti speciali; la previsione delle condizioni e dei criteri tecnici in base ai quali gli impianti per la gestione dei rifiuti speciali, ad eccezione delle discariche, sono localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi; la definizione, ai sensi dell art. 5 del D. Lgs. n. 22/1997, delle misure necessarie ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione, al fine di ridurre la movimentazione dei rifiuti speciali, tenuto conto degli impianti di recupero e di smaltimento esistenti, nonché della vicinanza e dell utilizzo delle linee ferroviarie. Il Piano Regionale del 2000 si sviluppa nei seguenti elaborati previsti dalla citata legge regionale: Elaborato A: Normativa di attuazione ; Elaborato B: Relazione generale sui principali poli di produzione dei rifiuti speciali, nonché sugli obiettivi finali del Piano ; Elaborato C: Stima del fabbisogno di impianti, potenzialmente necessari sulla base del principio di prossimità. 51

53 Quadro di Riferimento Programmatico L Elaborato A Normativa di attuazione, delinea i principi e le direttive da seguire nelle attività di gestione dei rifiuti, ivi comprese quelle di recupero; tra queste, particolare importanza rivestono nel caso specifico le norme per favorire il recupero dei rifiuti. A questo proposito il Piano individua come prioritaria la realizzazione di impianti di recupero per le tipologie per cui non viene soddisfatto il fabbisogno regionale e l impiego, nella progettazione di impianti di recupero e smaltimento, delle migliori tecnologie disponibili rispetto a quelle in esercizio. Altre norme di riferimento per la progettazione di impianti di smaltimento e recupero di rifiuti sono contenute nell Appendice 1 del Piano, ove sono indicati i Criteri per l individuazione da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero rifiuti nonché per l individuazione dei luoghi e impianti adatti allo smaltimento. I criteri di non idoneità derivano da vincoli ambientali - territoriali e da quanto previsto all interno dei vigenti strumenti di pianificazione e programmazione territoriale; essi escludono a priori la possibilità di realizzare alcune o tutte le tipologie di impianto oppure suggeriscono adeguate mitigazioni degli impatti. I vincoli considerati sono quelli contenuti anche nell allegato D della L.R. 3/2000 (vincolo paesaggistico, vincolo idrogeologico, vincolo storico ed archeologico, vincolo ambientale, altri vincoli ed elementi). L analisi del PTCP svolta nei paragrafi precedenti mostra come non esistano vincoli insistenti sull area di interesse e quindi non sussistano ostacoli all ampliamento della potenzialità dell impianto oggetto di studio. L Elaborato B Relazione generale sui principali poli di produzione dei rifiuti speciali, nonché sugli obiettivi finali di Piano riporta i dati relativi alla produzione di rifiuti speciali nella Regione Veneto e nelle varie province negli anni L Elaborato C del Piano stima il fabbisogno di impianti potenzialmente necessari sulla base del principio di prossimità. I dati analizzati nel richiamato Piano di Gestione sottolineano la necessità di incentivare le attività di recupero per la minimizzazione delle quantità di rifiuti da smaltire. Il progetto in esame, consentendo la possibilità di effettuare operazioni di selezione e recupero di alcune tipologie di materiali, si colloca in conformità con le previsioni del Piano, orientate a privilegiare il riutilizzo e il recupero rispetto allo smaltimento. 52

54 Quadro di Riferimento Programmatico Andamento della Produzione di Rifiuti nella Regione Veneto Il quadro di riferimento presentato nel seguito è basato sui dati relativi al 2010 e contenuti nella relazione dell ARPAV dal titolo Produzione e gestione dei rifiuti speciali nel Veneto: Rapporto I grafici seguenti mostrano la produzione totale (t/annue) di rifiuti speciali in Regione Veneto nel 2010, distinti per famiglia di codici CER e tipologia di trattamento. I dati evidenziano che: nel corso del 2010 sono state prodotte in Veneto t di rifiuti non pericolosi (esclusi i C&D), con un aumento del 1,4% rispetto al le province di Venezia, Verona e Vicenza producono circa il 60% dei rifiuti speciali non pericolosi della regione, suddividendosi equamente tale produzione. i maggiori quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi sono costituiti dai rifiuti provenienti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue (famiglia CER 19), che in percentuale costituiscono oltre il 34% del totale dei rifiuti speciali non pericolosi, seguiti dai rifiuti derivanti da processi termici (famiglia CER 10), che ne costituiscono circa il 17%. nel corso degli anni vi sia stato un progressivo aumento della produzione di rifiuti speciali non pericolosi fino al 2008, mentre nel 2009 si registra una flessione. Tale flessione è legata soprattutto alla congiuntura economica che caratterizza l ultimo periodo a partire dal 2009 un aumento significativo a carico dei capitoli 19 ( metalli ferrosi dal trattamento rifiuti) e 12 ( e trucioli e polveri di materiali ferrosi) una diminuzione imputabile al capitolo 10 (scorie di fusione in particolare) e ai fanghi delle fosse settiche. negli impianti del Veneto sono stati gestiti oltre 8.6 milioni di t di rifiuti speciali non pericolosi (esclusi i C&D). il 64% di questa tipologia di rifiuti sono avviati a recupero di materia. Si tratta prevalentemente di rifiuti provenienti dai processi termici (terre e sabbie di fonderia, scorie e ceneri di acciaierie classe CER 10), riutilizzate nei cementifici e nelle attività di betonaggio e di produzione di aggregati per la costruzione di rilevati e sottofondi stradali, di rifiuti di imballaggio (classe CER 15), utilizzati per la produzione di materie prime seconde, di 53

55 Quadro di Riferimento Programmatico rifiuti provenienti dal trattamento di altri rifiuti e dalle operazioni di bonifica (classe CER 19), e di rifiuti dalla lavorazione della pietra (classe CER 01). il 23% di questa tipologia di rifiuti è avviato a trattamento. Si tratta per oltre il 61% di rifiuti liquidi o fangosi quali il percolato da discarica, i fanghi delle fosse settiche, le acque da bonifica di siti contaminati e i fanghi di depurazione civile che sono sottoposti a trattamenti di depurazione. il 10 % è smaltito in discarica per rifiuti non pericolosi mentre il recupero di energia e incenerimento risultano delle attività residuali pari rispettivamente al 2% e 1%. Figura Quantità di rifiuti speciali non pericolosi prodotti suddivisi per famiglie di codici CER confronto tra gli anni Figura Ripartizione percentuale per tipologia di attività di gestione, anno

56 Quadro di Riferimento Programmatico Figura 4.3 Principali macroclassi CER avviate a recupero di materia, anno 2010 Conclusioni L iniziativa progettuale consentirà di potenziare ulteriormente le attività di recupero, in conformità con la vigente normativa in materia di rifiuti e con l attuale tendenza in regione Veneto che prevede la progressiva riduzione del ricorso alla discarica e lo sviluppo di un sistema di gestione che privilegi la riduzione della produzione di rifiuti alla fonte e l incremento del riutilizzo e del recupero, di materia ed energia CAPACITÀ DI CARICO DELL AMBIENTE NATURALE In si specificano le distanze dell impianto rifiuti in ampliamento dalle zone indicate nell Allegato V alla Parte II del D.lgs. 152/2006. In merito alle fonti utilizzate per la definizione di tali distanze si è fatto riferimento agli shape file disponibili sul geoportale della Regione Veneto. 55

57 Tabella 4.1 Capacità di carico dell ambiente. a) Zone umide DISTANZA 6 km - IT Fiume Adige tra Verona Est a Badia Polesine FONTE Rete Natura 2000 b) Zone costiere (territorio contermini ai laghi) > 30 km (lago di Fimon) Cartografia c) Zone montuose o forestali Non segnalate nei pressi d) Riserve e parchi naturali > 10 km PTCP Verona e) Zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri; zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione comunitaria sono già superati 6 km - IT Fiume Adige tra Verona Est a Badia Polesine > 15 km - San Martino Buon Albergo classificato Zona A1 Agglomerato Rete Natura 2000 Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera g) zone a forte densità demografica > 15 km Polo Urbano di Verona Tavola 8 PTRC h) zone di importanza storica, culturale o archeologica 900 m (Villa Lavagnoli a San Gregorio di Veronella) PATI i) territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all'art. 21 del D.Lgs 228/2001 esterno PTCP Verona 56

58 Quadro di Riferimento Programmatico 4.12 CONFORMITÀ CON IL QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO L analisi dei singoli piani territoriali come il P.T.R.C. della Regione Veneto, il Piano d area delle Pianure e Valli grandi Veronesi, il PTCP ed il P.A.T.I. del Comune di Veronella, permettono di concludere che l opera non sia in contrasto con le aspettative di sviluppo e pianificazione territoriale e con la salvaguardia della biodiversità e lo sviluppo delle risorse naturalistiche (Habitat, Flora e Fauna). L impatto dell impianto sul sistema idrogeologico regionale e sovra regionale è stato discusso prendendo in considerazione il P.A.I del bacino idrografico del Fiume Brenta-Bacchiglione e il P.T.A della Regione Veneto. L opera è stata infine valutata sotto il punto di vista del P.R.T.Q.A. e del piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali. In tutti questi casi l impianto è conforme alle prescrizioni dei piani. 57

59 Quadro di Riferimento Ambientale 5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5.1 PREMESSA Lo studio dell impatto ambientale di un progetto ha lo scopo di verificare che siano salvaguardati i seguenti principi fondamentali: deve essere tutelata la salute e la sicurezza della popolazione, in modo da assicurare ad ogni individuo un intorno di vita sicuro e salubre; deve essere assicurata una fruizione corretta dell'ambiente in quanto risorsa comune indisponibile, oltre che patrimonio culturale, anche attraverso la protezione degli aspetti storici, culturali significativi del paesaggio. Nella presente relazione il contesto ambientale entro cui va ad inserirsi il sito è scomposto in componenti o fattori ambientali e analizzato separatamente, al fine di valutare analiticamente i possibili impatti che l'attività produrrà. Le componenti ambientali, o fattori ambientali, individuate sono elencate di seguito e discusse nel paragrafo successivo: ATMOSFERA: LITOSFERA: AMBIENTE IDRICO: AMBIENTE FISICO: BIOSFERA: AMBIENTE UMANO: Aria, Clima Suolo, Sottosuolo Acque superficiali, Acque sotterranee Rumore, Vibrazioni Flora e Vegetazione, Ecosistemi Paesaggio, Assetto territoriale e Viabilità Al fine di considerare e valutare le potenziali fonti di impatto create dall impianto, oltre a quanto evidenziato nel quadro progettuale, viene fatto riferimento anche alla seguente lista di controllo, contenuta nella D.G.R.V. 1624/99. 58

60 Quadro di Riferimento Ambientale Utilizzazione delle risorse naturali Il progetto richiederà apporti significativi in termini di energia, materiali o altre risorse? Il progetto richiede consistenti apporti idrici? Il progetto richiederà l'utilizzo di risorse non rinnovabili? In maniera molto limitata (energia) NO NO Produzione dei rifiuti Il progetto comporta l'eliminazione dei rifiuti mediante incenerimento all'aria aperta (per es. di residui di vegetazione, o di materiali di costruzione)? Il progetto comporta l'eliminazione di inerti, di strati di copertura o di rifiuti di attività minerarie? Il progetto comporta l'eliminazione di rifiuti industriali o urbani? NO NO NO Inquinamento e disturbi ambientali Il progetto dà luogo ad emissioni in atmosfera generate dall'utilizzo del combustibile, dai processi di produzione, dalla manipolazione dei materiali, dalle attività di costruzione o da altre fonti? Il progetto dà luogo a scarichi idrici di sostanze organiche o inorganiche, incluse sostanze tossiche, in laghi o corsi d'acqua? Il progetto dà luogo a scarichi idrici di sostanze organiche o inorganiche, incluse sostanze tossiche, in aree costiere e marine? Il progetto può provocare l'inquinamento dei suoli e delle acque di falda? Il progetto provocherà l'immissione nell'ambiente di rumore vibrazioni, luce, calore, odori o altre radiazioni? Il progetto può dare luogo ad elementi di perturbazione dei processi geologici o geotecnici? Il progetto altera i dinamismi spontanei di caratterizzazione del paesaggio sia dal punto di vista visivo, sia con riferimento agli aspetti storico-monumentali e culturali? Il progetto può dar luogo a elementi di perturbazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e idrauliche? NO NO NO NO In maniera limitata, nel rispetto dei limiti NO NO NO 59

61 Quadro di Riferimento Ambientale Rischio di incidenti La realizzazione del progetto comporta lo stoccaggio, la manipolazione o il trasporto di sostanze pericolose (infiammabili, esplosive, tossiche, radioattive, cancerogene o mutagene)? Il progetto, nella sua fase di funzionamento, genera campi elettromagnetici o altre radiazioni che possono influire sulla salute umana o su apparecchiature elettroniche vicine? Il progetto comporta l'uso regolare di pesticidi e diserbanti? L'impianto può subire un guasto operativo tale da rendere insufficienti le normali misure di protezione ambientale? Vi è il rischio di rilasci di sostanze nocive all'ambiente o di organismi geneticamente modificati? NO NO NO NO NO Localizzazione del progetto Il progetto comporta modifiche significative dell'uso territoriale o della zonizzazione? Il progetto comporta modifiche significative della ricchezza relativa, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona? Il progetto comporta modifiche della capacità dì carico dell'ambiente naturale, e della qualità in generale? NO NO NO 60

62 Quadro di Riferimento Ambientale 5.2 RELAZIONI TRA L OPERA IN PROGETTO E LE COMPONENTI AMBIENTALI ATMOSFERA L area interessata dal Progetto si trova ad una quota altimetrica di 20 m sul livello del mare, nella parte nord-orientale della Pianura Padana. Le caratteristiche climatologiche del sito sono determinate in maniera sostanziale dal quadro territoriale di scala regionale in cui esso è inserito, un contesto che presenta caratteristiche uniche, dal punto di vista climatologico, indotte dalla conformazione orografica dell'area. Si tratta di una vasta pianura circondata da catene montuose (le Alpi a Nord e ad Ovest, gli Appennini a Sud) che, raggiungendo quote elevate, determinano peculiarità climatologiche dal punto di vista sia fisico sia dinamico. Soprattutto nelle aree lontane dalle grandi aree lacustri e dalle coste dell alto Adriatico, il clima assume infatti un carattere continentale. Secondo la classificazione climatica di Köppen il clima della Pianura Padana è di tipo Subtropicale Umido temperato senza stagione secca e con estate calda (Cfa). Il clima del Veneto, per la vicinanza al mare, è di tipo sub-continentale con alcuni connotati tipici dei climi temperati. In particolare, le zone climatiche principali sono due: la regione alpina, caratterizzata da estati fresche e temperature rigide in inverno con frequenti nevicate, e la fascia collinare e di pianura dove il clima invece è moderatamente continentale. In quest ultima regione climatica si differenziano due subregioni a clima più mite: quella lacustre nei pressi del Lago di Garda, più limitata, e quella litoranea della fascia costiera adriatica Qualità dell aria La rete di rilevamento della qualità dell aria in Regione Veneto è costituita da oltre 50 stazioni di misura fisse, di diversa tipologia ed è in continua implementazione, anche con stazioni mobili, per adempiere ai nuovi dettami normativi. Le stazioni sono dislocate su tutto il territorio regionale dall Osservatorio Regionale Aria e ciascun Dipartimento Provinciale ARPAV gestisce quelle ricadenti sul territorio di propria competenza. Le stazioni sono dislocate sul territorio in modo da rappresentare in maniera significativa le diverse situazioni di inquinamento. In particolare, la Decisione 2001/752/CE definisce: 61

63 Quadro di Riferimento Ambientale - stazioni di fondo quelle che rilevano livelli di inquinamento non direttamente influenzato da una singola sorgente ma riferibili al contributo integrato di tutte le sorgenti presenti nell'area (in particolare quelle sopra vento), - stazioni di traffico quelle situate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni provenienti da strade limitrofe, - stazioni industriali quelle che rilevano il contributo connesso alle attività produttive limitrofe al sito in cui la stazione è inserita. La rete delle stazioni di rilevamento di inquinanti fornisce una elevata quantità di dati relativi all andamento della qualità dell aria nella regione che vengono pubblicati annualmente sul sito web dell ARPAV regionale e delle provincie competenti. Infine, le rilevazioni storiche dei livelli di inquinanti ed il loro confronto con le normative europee e nazionali sono alla base della redazione del Piano Regionale di Risanamento e Tutela della Qualità dell Aria che è stato approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 57 dell 11 novembre Normativa di riferimento La norma quadro in materia di controllo dell inquinamento atmosferico è rappresentata dal Decreto Legislativo n. 351/99 che introduce le definizioni di valore limite, valore obiettivo, soglia di allarme, individua le Regioni quali autorità competenti per effettuare la valutazione della qualità dell aria. Il Decreto stabilisce che per le aree nelle quali sono superati i valori limite siano redatti, a cura delle Regioni, piani finalizzati al risanamento della qualità dell aria. Il Decreto individua l elenco degli inquinanti per i quali è obbligatorio il monitoraggio (NO2, NOx, SO2, CO, O3, PM10, Benzene, Benzo(a)pirene, Piombo, Arsenico, Cadmio, Nichel, Mercurio) e stabilisce le modalità della trasmissione e i contenuti delle informazioni sullo stato della qualità dell aria da inviare al Ministero dell Ambiente. Con il Decreto Legislativo 155/2010 viene data attuazione alla direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa. Tale Decreto legislativo, in vigore dal 30 settembre 2010, costituisce una sorta di testo unico sulla qualità dell aria, abrogando la normativa previgente (D.Lgs.351/99, DM 60/2002, D.Lgs.183/2004, D.Lgs.152/2007, DM 261/2002) (Tabella 5.1). 62

64 Quadro di Riferimento Ambientale Periodo di mediazione 1 ora 1 giorno Soglia di allarme Livello critico Anno Civile Livello critico invernale (1/10 31/03) Valore Limite Biossido di zolfo 350 µg/m 3 da non superare più di 24 volte per anno civile 125 µg /m 3 da non superare più di 3 volte per anno civile 500 µg /m 3 media 3 h consecutive 20 µg /m 3 (limite per la protezione vegetazione) 20 µg /m 3 (limite per la protezione vegetazione) Biossido di Azoto Margine di tolleranza Data di raggiungimento del valore limite In vigore dal 1 Gennaio 2005 In vigore dal 1 Gennaio ora 200 µg /m3 da non superare più di 18 volte per anno civile 30 settembre 2010 Anno Civile 40 µg/m 3 30 settembre 2010 Soglia di allarme 400 µg /m 3 media 3 h consecutive Ossidi di Azoto Anno Civile 30 µg /m 3 (limite per la protezione della vegetazione) Benzene Anno Civile 5.0 µg /m 3 30 settembre 2010 Monossido di Carbonio Media massima giornaliera calcolata su 8 ore 10 mg/m 3 Anno Civile 0.5 µg /m 3 1 giorno Piombo PM10 50 µg /m 3 (da non superare più di 35 volte per anno civile) Anno Civile 40 µg /m 3 1 ora (soglia di informazione) 1 ora (soglia di allarme) 180 µg /m µg /m 3 Ozono Tabella Valori limite dei diversi inquinanti e normativa di riferimento. In vigore dal 1 Gennaio 2005 In vigore dal 1 Gennaio 2005 In vigore dal 1 Gennaio 2005 In vigore dal 1 Gennaio 2005 Per l applicazione dell art. 10 comma 1 deve essere misurato o previsto un superamento per 3 ore consecutive Valutazione dell attività in relazione alla matrice atmosfera Per poter stimare l impatto potenzialmente prodotto dal progetto è necessario codificare ed analizzare le sorgenti di emissione ed i recettori potenziali di tale inquinamento. Non sono presenti punti di emissione convogliata o emissioni diffuse poiché tutte le operazioni vengono svolte all interno del capannone. In particolare, carico e 63

65 Quadro di Riferimento Ambientale scarico dei mezzi, cernita e selezione ed eventuali lavorazioni dei rifiuti e delle MPS/EoW sono effettuati al chiuso nel rispetto delle condizioni di salubrità dell ambiente lavorativo. Per quello che riguarda le emissioni in atmosfera prodotte dal traffico di automezzi, il flusso di tre mezzi giornalieri generato dall impianto dopo la modifica è sicuramente trascurabile. L impatto della modifica proposta sulla matrice atmosfera risulta quindi trascurabile LITOSFERA L area in esame si trova entro i confini comunali di Veronella, distando dal capoluogo di provincia circa 30 Km in direzione SE, ed appartiene al settore della Bassa Pianura Veronese attorno al corso del fiume Adige. Il passaggio dall alta pianura e dall area dei Monti Lessini alla bassa pianura veronese è progressivo e con gradienti generalmente ridotti e inclinazioni secondo direzioni variabili. Al modesto gradiente regionale con direzione da NW a SE, si sovrappongono piccole alterazioni legate alla presenza di depressioni o forme del rilievo a sviluppo longitudinale. In sinistra Alpone si individuano, infatti, almeno tre ordini di terrazzi sovrapposti separati da una serie di scarpate. Il terrazzo più antico, sul quale si estendono i terreni più elevati, con quote variabili tra i 26 m s.l.m. a sud di San Bonifacio ed i 22 m s.l.m. nei pressi di Albaredo d'adige, è limitato ad est da una prima scarpata molto arretrata con andamento sinuoso ed altezze superiori a 2,0 m. Tale scarpata lo separa dal sottostante terrazzo, che ha quote variabili tra i 25 m s.l.m. a sud di San Bonifacio ed i 20 m nei pressi della Valle Grande ad ovest di Albaredo d'adige. Esso si caratterizza per una debole contropendenza verso est ed è a sua volta delimitato ad ovest da una seconda scarpata avente una altezza massima di 2,0 m, che diminuisce di altezza fino a scomparire procedendo verso sud. Sul ciglio di quest ultimo terrazzo scorre attualmente il T. Alpone. La seconda scarpata di valle si raccorda ad ovest con terreni le cui quote variano tra i 22 m s.l.m. nella porzione nord ed i 20 m s.l.m. in quella sud, nei pressi della confluenza in Adige, quote che vanno ulteriormente deprimendosi nella Valle Poggi e nella Valle Zerpa dove assumono valori compresi tra i 18 e 19 m s.l.m.. In particolare, la morfologia del territorio di Veronella è quindi condizionata dalla presenza dell ampio conoide fluvioglaciale pleistocenico del fiume Adige che 64

66 Quadro di Riferimento Ambientale risulta inciso, nella parte occidentale del territorio comunale, dal divagare del corso del torrente Alpone. Il conoide Atesino risulta inoltre modellato dagli antichi paleoalvei dell Adige, testimoni di ampie divagazioni del Fiume lungo direttrici più orientali rispetto alla posizione dell attuale alveo. Il principale di questi paleoalvei si evidenzia con direzione NW-SE passante per il Capoluogo ed ora sede di un corso d acqua artificiale, denominato Collettore Zerpano. Il paleoalveo potrebbe essere stato occupato da un ramo del Fiume Adige in epoca pleistocenica; secondo altre fonti, il paleoalveo sarebbe stato attivo fino all evento conosciuto come la Rotta della Cucca, che lo storico longobardo Paolo Diacono fa risalire all'anno 589 d.c. I litotipi affioranti nel territorio comunale di Veronella sono stati classificati come depositi alluvionali, che sono distinti in: - materiali alluvionali, fluvioglaciali, morenici o lacustri a tessitura prevalentemente sabbiosa; - materiali alluvionali, fluvioglaciali, morenici o lacustri a tessitura prevalentemente limo-argillosa. Le litologie arealmente più estese sono rappresentate dalle alluvioni a tessitura prevalentemente sabbiosa; esse occupano quasi la totalità del settore meridionale del territorio comunale e buona parte di quello settentrionale. Si tratta di sabbie costituite da elementi Quarzosi, da Plagioclasi, Feldspati e Miche trasportati dal Fiume Adige durante il Pleistocene superiore. Il sito di interesse presenta una litologia di questo tipo. Le alluvioni a tessitura prevalentemente limosa affiorano all interno del piano di divagazione del Torrente Alpone; questi depositi presentano una colorazione bruna e spesso contengono frammenti di rocce basaltiche e di calcari cenozoici e mesozoici, caratteristici del bacino idrografico del torrente Alpone. Alluvioni a tessitura prevalentemente argillosa, localmente con significative percentuali di materiale organico e/o torba, sono presenti all interno del paleoalveo sopraccitato che ritroviamo in corrispondenza di Veronella. Nell area dell impianto la falda freatica ha una profondità di circa 2 m dal piano campagna Valutazione dell attività in relazione alla geomorfologia e litologia La tipologia di impianto non presenta criticità relative alla morfologia e litologia del terreno in quanto non comporta asportazioni di materiale o edificazione di 65

67 Quadro di Riferimento Ambientale nuove strutture. Il capannone e le pavimentazioni dei piazzali esterni sono stati realizzati secondo le prescrizioni comunali dovute alle caratteristiche del terreno ed alla soggiacenza della falda AMBIENTE IDRICO Il reticolo idrografico del territorio comunale di Veronella è costituito da un sistema di corsi d acqua ben sviluppato e che nel suo aspetto attuale risulta fortemente condizionato dall intervento antropico, che lo ha rimodellato per renderlo a servizio di vari comprensori consorziali. La principale asta fluviale è rappresentata dal Torrente Alpone, che scendendo dalle vallate lessinee si immette in sinistra idrografica dell Adige subito dopo essere transitato lungo il confine NW del Comune di Veronella. Le maggiori canalizzazioni consortili sono il Collettore Zerpano ed il L.E.B. (Condotto Papadopoli); entrambi sottopassano il torrente Alpone nel settore nordoccidentale del territorio di Veronella, proseguendo il loro corso quindi verso ESE. La rete idrografica comunale è completata da una articolata serie di corsi d acqua secondari e fossi irrigui. Nei Piani Stralcio del Bacino del Fiume Adige e del Brenta Bacchiglione, non vengono individuate aree a pericolosità idraulica nell intorno del sito di interesse. In prossimità dell area in esame sono stati individuati i punti di prelievo d acqua per uso idropotabile appartenenti alla rete acquedottistica dei Comuni di Verona. Si riporta in Figura 5.1 uno stralcio della cartografia del PATI dove sono riportati i punti di prelievo a scopo idropotabile. L impianto è sito a distanza ampiamente cautelativa dai punti di prelievo d acqua per uso potabile, risultati tutti ad oltre 200 metri. 66

68 Quadro di Riferimento Ambientale Figura 5.1 Punti di prelievo d acqua per uso potabile: distanza dal sito in esame Valutazione dell attività in relazione all ambiente idrico Viste le caratteristiche dell impianto in esame, non risulta alcuna interazione tra le attività svolte dalla ditta e l ambiente idrico poiché tutte le operazioni sono svolte all interno del capannone. L impatto della modifica dell impianto sulla matrice acqua è quindi trascurabile BIOSFERA Un ecosistema è una porzione di biosfera delimitata naturalmente. Ogni ecosistema è costituito da una comunità, detta anche biocenosi (componente biotica) e dall'ambiente fisico circostante, il geotopo (componente abiotica), che fa parte di una ecoregione, con il quale si vengono a creare delle interazioni reciproche in equilibrio dinamico. Attraverso le reti alimentari, la materia inorganica viene poi utilizzata come fonte di energia dagli organismi eterotrofi, entrando così in 67

69 Quadro di Riferimento Ambientale circolo nell' ecosistema. Una tipica catena parte dalle sostanze chimiche inorganiche presenti nel terreno, nell'aria (anidride carbonica), acqua, e le trasforma per mezzo della fotosintesi clorofilliana in sostanze organiche (erba, piante alberi, alghe); i consumatori primari quindi se ne nutrono (erbivori, larve, molluschi) e trasformano le sostanze vegetali in vitamine che saranno in seguito il cibo dei consumatori secondari (predatori vari, uccelli, pesci); alla loro morte i decompositori (batteri, funghi) smonteranno le sostanze organiche in elementi che concimeranno il terreno ed entreranno di nuovo nel ciclo. La composizione della flora e della fauna di un determinato ambiente è stata determinata dagli eventi climatici e geologici che nell'arco di migliaia di anni hanno portato a profondi rimaneggiamenti nella composizione delle comunità vegetali ed animali. Successivamente è stato l'uomo a determinare l'attuale aspetto faunistico degli ambienti, attraverso fenomeni di antropizzazione del territorio, come diretto traslocatore di specie animali, nell'esercizio di attività di caccia o attraverso azioni deplorevoli di scarsa sensibilità ambientale. L'ambiente padano e pedemontano hanno perso la loro naturalità in modo drastico; l'omogeneizzazione dell'ambiente e l'abbandono di tecniche colturali tradizionali hanno determinato una forte riduzione della diversità in specie animali presenti. Parallelamente, si osserva la tendenza da parte di alcune specie di costituire forti popolazioni all'interno degli ambienti urbani, perché sono in grado di offrire un buon rifugio dai predatori, un microclima favorevole, anche in relazione alla minore concentrazione di alcuni composti chimici utilizzati nelle campagne e, soprattutto, cibo. Non è raro osservare, in alcune Città Italiane, una varietà di specie avifaunistiche maggiore di quella presente in tanti ambienti naturali. Lo stato attuale della flora e della fauna presenti nell area in esame è caratterizzata dall assenza di specie di particolare pregio. L area in esame si pone ai bordi di una zona di lottizzazione industriale esistente circondato da territori fortemente antropizzati ai fini agricoli. Nell area in esame, come già evidenziato per la flora, gli studi faunistici compiuti evidenziano una fauna fortemente condizionata dall elevato livello di antropizzazione degli ambienti. Il popolamento stanziale risulta relativamente impoverito in termini di specie di particolare interesse faunistico; tra le specie migratorie, diversamente, è possibile la presenza temporanea di alcune specie di 68

70 Quadro di Riferimento Ambientale rilievo faunistico, in particolare presso le aree umide ma lontano dall impianto in esame. Nell area di progetto, alla luce delle caratteristiche del territorio in esame, non sono riscontrabili ecosistemi propriamente detti salvo quelli riferibili alle siepi identificate nelle macchie e filari arborei arbustivi (di chiara origine antropica) presenti in corrispondenza dei confini di proprietà, aventi comunque bassa valenza ambientale. L insieme di progetto, infine, come sopra evidenziato, non comporta effetti negativi in grado di danneggiare direttamente i SIC e ZPS più prossimi. In definitiva non si prevedono particolari effetti negativi relativi alla biosfera Valutazione dell attività in relazione alla biosfera Nell area in esame non vi sono zone di particolare pregio naturalistico; la fauna risulta fortemente condizionata dall elevato livello di antropizzazione degli ambienti. L insieme di progetto, infine, come sopra evidenziato, non comporta effetti negativi in grado di danneggiare direttamente i SIC e le ZPS più prossimi. In definitiva non si prevedono particolari effetti negativi relativi alla biosfera AMBIENTE FISICO Nel presente paragrafo, finalizzato ad una valutazione preliminare dell impatto della variante progettuale sull ambiente fisico, si descriveranno: a) le sorgenti di rumore ed i ricettori sensibili presenti nell intorno; b) i limiti di emissione stabiliti dalla classificazione acustica per la zona interessata dall impianto; c) le variazioni rispetto allo stato attuale rilevato con una valutazione di impatto acustico dell anno 2009 a firma del tecnico in acustica Geom. Matteo Salvetti. Le informazioni concernenti il progetto sono state fornite dai responsabili dell azienda stessa. Dall analisi del paesaggio limitrofo sono stati individuati l area di influenza acustica e quattro possibili ricettori sensibili, descritti in Tabella 5.2 e mostrati in Figura

71 Quadro di Riferimento Ambientale Figura Ortofoto con indicazione del sito principale, dei potenziali ricettori e dell area di influenza acustica (area delimitata da linea tratteggiata in rosso). Tabella 5.2 Potenziali ricettori e loro classe acustica. Ricettore Descrizione Classe acustica D.P.C.M. 14/11/1997 Tipo di ricettore Interno/Esterno R1 Edificio residenziale in direzione est 100 m V Interno/Esterno R2 Edificio residenziale annesso ad edificio produttivo a sud-est 60 m V Interno/Esterno R3 Edificio residenziale a nord 160 m IV Interno/Esterno R4 Edificio residenziale a nord 160 m IV Interno/Esterno Gli altri potenziali ricettori della zona sono ben rappresentati da quelli citati, non sono interessati dagli effetti dell impianto preso in esame perché schermati da edifici o da sorgenti rumorose con potenza sonora maggiore, oppure presenteranno una rumorosità inferiore a quella rilevabile presso i ricettori esaminati. L area in cui la Ditta è insediata è nel piano di classificazione acustica approvato dal Comune in classe III con limite di immissione diurno di 60 dba, mentre i ricettori R1 ed R2 sono in classe V ed R3 ed R4 in classe IV. Il clima acustico della zona è determinato da diverse sorgenti fra cui le più importanti risultano essere: - attività industriali ed agricole; 70

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