Le note musicali come tutti sanno sono sette: qui possiamo vedere per ogni nota la sua corrispondente altezza in un pentagramma in chiave di Sol.
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- Giacinto Petrucci
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1 Le note musicali Le note musicali come tutti sanno sono sette: qui possiamo vedere per ogni nota la sua corrispondente altezza in un pentagramma in chiave di Sol. Il Do della figura è anche chiamato Do centrale per distinguerlo dagli altri Do (ad esempio da quello dopo il Si posto tra la quarta e la terza riga). Bisogna infatti ricordare che in un pianoforte le sette note si ripetono ben sette volte e in alcuni casi anche otto. Per determinare univocamente ogni nota si è deciso allora di numerare le ottave; in questo modo avremo che il Do centrale è anche chiamato Do 3. Quindi le note della figura possono essere anche chiamate Do 3, Re 3, Mi 3, Fa 3, Sol 3, La 3, Si 3. Il valore delle note è fissato dalla diversa grafia utilizzata. Questa non indica una durata assoluta (non dice che quella nota deve durare mezzo secondo, un secondo, ecc.) ma una durata relativa (in rapporto alla durata di un altro suono). Parallelamente alla durata delle note si definiscono le pause: esse non sono altro che dei segni che indicano la durata di silenzio, cioè il tempo per il quale non si deve suonare. Nella seguente tabella possiamo vedere la grafia utilizzata per ogni nota e della relativa pausa in ordine di durata: ogni nota vale cioè il doppio della nota immediatamente posta sotto di essa o la metà della nota posta immediatamente sopra. Nome nota Grafia utilizzata Pausa relativa Breve Semibreve (Intero) Minima (Metà) 1
2 Semiminima (Quarto) Croma (Ottavo) Semicroma (Sedicesimo) Biscroma (trentaduesimo) Semibiscroma (Sessantaquattresimo) Centoventottesimo Con un pentagramma non si riesce a scrivere tutte le note di un pianoforte: vediamo infatti che già il Do 3 non è contenuto all'interno del pentagramma ma occorre aggiungergli una lineetta detta taglio addizionale che lo distingue più chiaramente dal Re 3. Questo discorso può essere fatto anche per le note più gravi o più acute. Qui vediamo raffigurati il Mi 2, il Fa 2, il Sol 2, il La 2, il Si 2 e poi il Do 3. Logicamente più si aggiungono i tagli addizionali e più si rende difficoltosa la lettura delle note. Ecco perché oltre alla chiave di Sol esistono altre chiavi per poter leggere le note di un registro più grave o più acuto. 2
3 Il ritmo (metrica) Lo spazio compreso tra due stanghette verticali poste sul rigo musicale che hanno uguale durata è detto battuta. Per indicare tale durata si utilizza all'inizio del pentagramma una frazione: il numero superiore indica il numero di note massimo che vi sono in una battuta, il numero inferiore ne specifica il tipo (metà, quarto, ottavo, sedicesimo). Ogni battuta ha infatti un numero di note tali che la somma delle durate indica esattamente le note indicate nella metrica. Nella tabella seguente si possono vedere la maggior parte delle metriche utilizzate anche se è comunque possibile specificare anche metriche non regolari come 5/4, 7/8, 11/16, ecc. Metrica Nome Quattro quarti: ritmo quaternario le cui battute sono composte da 4 quarti. Tre quarti: le battute sono composte da 3 quarti Due quarti: le battute sono composte da 2 quarti Sei quarti: le battute sono composte da 6 quarti Due metà: Le battute sono composte da due metà. Dato che due metà sono corrispondenti a quattro quarti, questo ritmo viene impiegato per dimezzare la durata delle note e quindi per aumentare del doppio la velocità di esecuzione: un quarto dura così un ottavo, un ottavo dura un sedicesimo, ecc. Tre ottavi: le battute sono composte da 3 ottavi 3
4 Sei ottavi: le battute sono composte da 6 ottavi. Nove ottavi: le battute sono composte da 9 ottavi Dodici ottavi: le battute sono composte da 12 ottavi Altri tempi meno utilizzati sono il 3/2, il 5/4 e il 4/8. Occorre precisare che i ritmi con al denominatore l'ottavo sono detti ritmi composti per la diversa distribuzione degli accenti. Bisogna infatti ricordare che il ritmo fissa anche un accento (detto accento ritmico) che permette di stabilire quali sono le note più forti e quelle più deboli. Nei ritmi semplici (2/4, 3/4, 4/4) vi è un'alternanza tra accento forte e accento debole. Accenti del ritmo 4/4 Primo quarto Battere Accento molto forte Secondo quarto Levare Accento debole Terzo quarto Battere Accento forte Quarto quarto Levare Accento debole Nei ritmi composti il movimento è suddiviso in tre (battere, levare, levare) e non in due come nei ritmi semplici (battere, levare) Accenti del ritmo 3/8 Primo ottavo Battere Accento forte Secondo ottavo Levare Accento debole Terzo ottavo Levare Accento debole Nei ritmi composti l'andamento avviene quindi in gruppi di tre e non di due. Per meglio capire questo fatto ecco un esempio. Il ritmo di 6/8 contiene gli stessi ottavi del 3/4: quello che cambia è la disposizione degli accenti ritmici. Ciò viene ulteriormente sottolineato dal raggruppamento degli ottavi: due note per il 3/4, tre per il 6/8. 4
5 Ricordo infine che per il ritmo 4/4 e per il 2/2 vengono spesso usati i seguenti simboli. Altro simbolo per indicare il ritmo di 4/4 Altro simbolo per indicare il ritmo di 2/2 detto anche tempo tagliato (alla breve) Il punto di valore Ponendo un punto accanto ad una nota o ad una pausa si aumenta la durata della sua metà. In questo modo si possono costruire note che valgono 6/4, 3/4, 3/8, ecc. 4/4 + 2/4 = 6/4 2/4 + 1/4 = 3/4 1/4 + 1/8 = 3/8 1/8 + 1/16 = 3/16 1/16 + 1/32 = 3/32 5
6 Con il punto di valore si possono creare alcune figure caratteristiche molto interessanti dal punto di vista ritmico. Quarto col punto + ottavo = 2 quarti Ottavo col punto + sedicesimo = un quarto Sedicesimo col punto + trentaduesimo = un ottavo Ad una nota può essere aggiunto anche un secondo punto di valore: tale punto aggiunge un quarto del valore della nota originaria. 1/4 + 1/8 + 1/16 = 7/16 (seguito da 1/16 vale 2 quarti) 1/8 + 1/16 + 1/32 = 7/32 (seguito da 1/32 vale 1 quarto) 1/16 + 1/32 + 1/64 = 7/64 (seguito da 1/64 vale 1 ottavo) La legatura Legatura di valore In certi casi anziché utilizzare il punto di valore risulta più immediato utilizzare la legatura di valore. Essa non è altro una linea curva che collega due note poste alla stessa altezza. E' particolarmente comoda in passaggi molto complessi e per legare il valore di note poste in due misure diverse. 6
7 In questo caso la nota della figura dovrà durare 8 quarti, perciò la seconda nota non viene ribattuta. Risultano così più chiare le durate assegnate con i punti di valore. Legatura di espressione La legatura di espressione è invece una linea curva che raggruppa una frase musicale e prescrive un'esecuzione legata o comunque tale da sottolineare l'appartenenza delle note comprese in essa. Non può quindi confondersi con la legatura di valore dato che questa può raggruppare solo due note consecutive alla stessa altezza. Qui vediamo un impiego di entrambe. 7
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