BMAGAZINE MATTEO DARMIAN BOLOGNA INTERVISTA CLAUDIO FENUCCI BSOLIDALE UN GIORNO PER LA NOSTRA CITTÀ GUARDA AL FUTURO

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1 ANNO II N 2/ IL MONDO DELLA B IL MONDO DELLA B I NAZIONALI STRANIERI CHE GIOCANO NEL NOSTRO CAMPIONATO BSOLIDALE UN GIORNO PER LA NOSTRA CITTÀ INTERVISTA MATTEO DARMIAN CLAUDIO FENUCCI BOLOGNA GUARDA AL FUTURO

2 6 IL GIURAMENTO DI FEDELTÀ E RISPETTO Testo scritto in collaborazione con MOGOL Nell'ambito delle politiche di integrità sportiva in tutti i campi della Serie B, nelle prime due giornate, viene pronunciato da tre stagioni il giuramento solenne di lealtà da parte del capitano della squadra di casa, insieme all'allenatore e ai rappresentanti delle società partecipanti al torneo cadetto. Un segno responsabile di rispetto verso i propri tifosi, gli appassionati, la maglia e la storia della società. Con la mano sul cuore e la mente trasparente, a nome della società e della squadra che rappresentiamo, giuriamo di osservare le norme e le regole del calcio con correttezza e purezza d'animo, seguendo i valori dello sport, dell'etica e del fair play. Di fronte a voi, ci impegniamo a scendere sempre in campo per conquistare la vittoria, rispettando l'avversario e il suo valore, il corpo arbitrale e le sue decisioni, accettando comunque il verdetto sportivo con dignità e onore. Con questo solenne giuramento rinnoviamo il patto di lealtà e rispetto nei confronti dei nostri tifosi, della nostra maglia, della storia del nostro Club e del suo futuro che deve essere garantito anche contrastando ogni tipo di gesto e atto antisportivo, illecito o non rispettoso delle norme. Consapevoli che il nostro comportamento sarà di esempio per tutti coloro, a partire dai bambini, che guardano a questo sport con amore e ammirazione, giuriamo di non tradire le loro aspettative, perché possano vivere le emozioni del calcio con spensieratezza. A TUTTI GLI APPASSIONATI, BUON CAMPIONATO! 4 / IL CALENDARIO DEL MESE TUTTE LE PARTITE DI MARZO 6 / INTERVISTA A MATTEO DARMIAN IL SOGNO DIVENTA REALTÀ Gianluca Prudenti 12 / IL DIRIGENTE CLAUDIO FENUCCI BOLOGNA GUARDA AL FUTURO Gabriele Noli 18 / INCHIESTA LA NAZIONALE MI CHIAMA Cesare Barbieri 26 / INTERVISTA A MASSIMO ODDO L EQUILIBRIO DEL MISTER Gabriele Noli / FIGLI D ARTE SIMONE BENEDETTI Cesare Barbieri 39 / LA STORIA BRASILIANO D ITALIA Gabriele Noli 46 / IL BOMBER LA RIVINCITA Cesare Barbieri SOMMARIO ANNO II - N 2 / In copertina da sinistra Andrej Galabinov (Bulgaria) Michael Rabusic (Rep.Ceca) Nenad Krsticic (Serbia) György Garics (Austria)

3 IL CALENDARIO Tutte le partite di marzo 6 29ª GIORNATA Martedì 3 ore Bari - Catania Bologna - Latina Brescia - Modena Carpi - Avellino Cittadella - Varese Frosinone - Perugia Pescara - Crotone Spezia - Pro Vercelli Ternana - Virtus Entella Trapani - Livorno Vicenza - Virtus Lanciano 30ª GIORNATA Sabato 7 ore Catania - Spezia Crotone - Trapani Latina - Carpi Livorno - Ternana Modena - Frosinone Perugia - Virtus Lanciano Pescara - Vicenza Pro Vercelli - Brescia Varese - Bologna Avellino - Bari Sabato 7 ore Virtus Entella - Cittadella Lunedì 9 ore ª GIORNATA Sabato 14 ore Spezia - Livorno Venerdì 13 ore Bari - Varese Brescia - Latina Carpi - Pescara Cittadella - Crotone Frosinone - Virtus Entella Perugia - Pro Vercelli Trapani - Ternana Virtus Lanciano - Avellino Bologna - Modena Domenica 15 ore Vicenza - Catania Lunedì 16 ore ª GIORNATA Sabato 21 ore Pescara - Bari Venerdì 20 ore Avellino - Perugia Crotone - Brescia Latina - Spezia Livorno - Cittadella Modena - Vicenza Pro Vercelli - Virtus Lanciano Ternana - Carpi Trapani - Bologna Virtus Entella - Catania Varese - Frosinone Lunedì 23 ore ª GIORNATA Domenica 29 ore Bologna - Livorno Sabato 28 ore Spezia - Pescara Sabato 28 ore Vicenza - Carpi Sabato 28 ore Perugia - Crotone Domenica 29 ore Bari - Pro Vercelli Catania - Avellino Cittadella - Ternana Frosinone - Latina Modena - Varese Virtus Lanciano - Virtus Entella Brescia - Trapani Domenica 29 ore / I MIGLIORI DEL MESE SCELTI DA VOI Giocatore, allenatore, gol e parata del mese 54 / GIOCATORE DEL MESE DANIEL CIOFANI 57 / ALLENATORE DEL MESE MARK IULIANO 60 / PARATA DEL MESE LEANDRO CHICHIZOLA 62 / GOL DEL MESE MARCO SANSOVINI 63 / FERMO IMMAGINE Luca Pranzini 72 / B ITALIA CON LA CROAZIA È 0-0 Alberto Monguidi 74 / B SOLIDALE UN GIORNO PER LA NOSTRA CITTÀ Alberto Monguidi SOMMARIO ANNO II - N 2 / / PLAY-OFF E PLAY-OUT LE DATE 78 / LA B IN TV: GIUSEPPE INCOCCIATI HO LA B NEL SANGUE Gianluca Prudenti 84 / A MEMORIA D UOMO PERUGIA, L ANNATA PERFETTA Emanuele Giulianelli 90 / LO SPETTACOLO DEI TIFOSI ALL YOU NEED IS B Luca Pranzini

4 INTERVISTA / MATTEO DARMIAN IL SOGNO diventa realtà! «Devo ringraziare mister Ventura. In questi quattro anni mi ha sempre dato fiducia, fatto giocare dall inizio. È un allenatore preparatissimo che cura i particolari nei minimi dettagli.» Dalla B all Europa League: la parabola del laterale granata rispecchia quella del Torino che ha aperto il proprio ciclo entusiasmante vincendo il campionato di Serie B ed è ancora in lotta per salire sul tetto d Europa. Testo di Gianluca Prudenti - Foto LaPresse Matteo Darmian ha realizzato un sogno: giocare i Mondiali con l Italia e le coppe con il Toro. Dopo gli anni di gavetta è diventato grande. L idea per il laterale di Ventura, decisivo anche in Europa League con il gol qualificazione realizzato contro l Athletic Bilbao, è quella di non fermarsi Matteo negli ultimi 12 mesi sei letteralmente esploso, sia fisicamente sia mentalmente. Ci racconti cosa è successo? «Ho sempre lavorato per migliorare e l anno scorso si sono visti i frutti di tanti sacrifici fatti in carriera. La strada, però, è ancora lunga e devo continuare così. Dipende tutto da me, ma non posso fare a meno 6 7

5 L INTERVISTA / MATTEO DARMIAN LA CARRIERA MATTEO DARMIAN Matteo Darmian nasce a Legnano 25 anni fa ed entra, a soli appena dieci anni, nel settore giovanile del Milan. Con i rossoneri compie tutta la trafila delle giovanili esordendo in prima squadra non ancora diciassettenne, il 28 novembre 2006 nella partita di Coppa Italia, Brescia-Milan. L anno successivo debutta anche in Serie A e diventa il capitano della Primavera. I rossoneri lo mandano in prestito prima a Padova, 20 presenze e un gol in Serie B nella stagione 2009/2010 e l anno successivo lo cedono in comproprietà al Palermo. Dopo un annata in Sicilia, Darmian sbarca a Torino, conquista subito la Serie A e vi rimane. Il resto, Nazionale maggiore e Mondiali compresi, è storia recente. «Ho un vero Cuore Toro? Bisognerebbe chiedere ai tifosi, io cerco sempre di dare tutto me stesso per aiutare la squadra a fare punti. Per quanto mi riguarda cuore, grinta e impegno non mancano.» di ringraziare società, compagni e mister che mi hanno permesso e mi permettono di rendere sempre al meglio.» GRAZIE VENTURA Quest anno l inizio di stagione è stato un po difficile, poi il Torino è tornato a macinare gioco e inanellare vittorie «L obiettivo del Toro rimane la salvezza, l anno scorso abbiamo fatto una grande stagione e sapevamo che ripeterci non sarebbe stato facile. Tre competizioni, campionato, Coppa Italia ed Europa League non sono semplici da gestire, ma affrontando ogni sfida con impegno e volontà i risultati stanno arrivando. Siamo agli ottavi di Europa League e in campionato ci siamo ripresi. Non è mai stato un problema di prestazioni, erano i risultati che faticavano ad arrivare. Ora è diverso.» C è qualcuno che ha avuto meriti particolari? «Beh non posso che ringraziare mister Ventura. In questi quattro anni mi ha sempre dato fiducia, fatto giocare dall inizio. È un allenatore preparatissimo che cura i particolari nei minimi dettagli e studia le partite e gli avversari in maniera minuziosa.» 8 9

6 L INTERVISTA / MATTEO DARMIAN CUORE TORO Qualcuno dice che incarni alla perfezione il concetto di Cuore Toro «Bisognerebbe chiedere ai tifosi, io cerco sempre di dare tutto me stesso per aiutare la squadra a fare punti. Per quanto mi riguarda cuore, grinta e impegno non mancano.» E pensare che quattro anni fa quando sei arrivato in Piemonte, il Toro era reduce da tre anni negativi con la retrocessione in serie B e due mancate promozioni. Avresti immaginato di arrivare fin qui, partendo da così lontano? «É stato un percorso di crescita importante per tutti. Molto lungo, molto bello e appassionante, ma ci sono state anche delle difficoltà. Ora dobbiamo continuare così, senza fermarci.» Il ricordo più bello di questi quattro anni? «Ce ne sono tanti, ma il giorno della promozione in Serie A rimane speciale.» Torniamo alle origini della tua avventura granata quindi: il campionato di serie B «Io arrivavo da nove anni bellissimi trascorsi nel Milan, squadra in cui ho fatto la trafila delle giovanili. A Milano sono cresciuto come uomo e come calciatore, il Milan è una società tra le più organizzate e importanti al mondo. Io, però, dovevo e volevo giocare.» «Per un giovane trovare spazio in Serie A è sempre più difficile. Quando ho scelto di giocare in B, l ho fatto perché nella mia squadra ero chiuso. Volevo assolutamente giocare per dimostrare il mio valore. È stata la scelta giusta.» IN B A GIOCARE E la serie B in questo senso è il campionato ideale «Per un giovane trovare spazio è sempre più difficile. Quando ho scelto di giocare in Serie B, l ho fatto perché nella mia squadra ero chiuso. Volevo assolutamente giocare per dimostrare il mio valore e quindi in accordo con il Milan, ho deciso di andare prima a Padova, e poi, dopo l esperienza a Palermo, sono passato al Torino. È stata la scelta giusta» Perché? «Perché il campionato di Serie B è tosto, difficile e lungo. L ideale per chi vuole imparare.» Ti piace quello di quest anno? «Sì. È entusiasmante! Ogni partita fa storia a sé e tutto può succedere.» Quindi ogni tanto una sbirciata alle partita riesci a darla? «Sì, sempre! Della Serie B mi piace la costante altalena della classica. E poi, per quanto una squadra sia superiore all altra, non esistono partite scontate!» 10 11

7 IL DIRIGENTE / CLAUDIO FENUCCI BOLOGNA Dall'ottobre scorso il Bologna ha una Proprietà nordamericana: principale azionista è l'imprenditore canadese Joey Saputo, attivo nel campo dell'industria casearia, dei trasporti, dell'immobiliare e del legname, nonché proprietario e presidente della squadra canadese dell'impact Montreal. Oltre all'amministratore delegato Claudio Fenucci, siedono in Cda il Presidente Joe Tacopina e i consiglieri Luca Bergamini, Piergiorgio Bottai, Stuart Glodfarb, Luigi Marchesini, Joe Marsilii, Andrew Nestor, Gianluca Piredda e Anthony Rizza. Nella foto Joe Tacopina e Joey Saputo danno a Morleo e Garics una targa per le 100 partite con la maglia del Bologna guarda al futuro La società ha costruito una squadra che punta alla promozione in Serie A. Ma negli uffici si lavora per migliorare le strutture, consolidare le entrate e riavvicinare i tifosi. Come sarà il club di domani Testo di Gabriele Noli Foto LaPresse Un calcio al passato. Innovare è la priorità, farlo step by step una necessità. Il 20 novembre Claudio Fenucci ha assunto la carica di amministratore delegato del Bologna, Ceo (Chief Executive Manager), per usare la terminologia cara al presidente Joe Tacopina. Quattro mesi sono un inezia per chi intende realizzare progetti ambiziosi che contribuiscano al rilancio, a tutti i livelli, del club felsineo. Guardare al futuro, con un occhio al bilancio. Sì agli investimenti, no alle spese folli. Molto, però, dipende dal ritorno in Serie A del Bologna... «Questo è il primo obiettivo da raggiungere. Nell estate 2014 la squadra arrivava da una dolorosa retrocessione ed era stata costruita nelle difficoltà generate dalla nuova situazione. L attuale proprietà è subentrata in corsa e nel mercato di riparazione ha colmato le lacu-

8 IL DIRIGENTE / CLAUDIO FENUCCI «Per costruire nuovi impianti, servono capitali dall estero perché è difficile attirare imprenditori con le disponibilità necessarie. Dobbiamo riformare il sistema dando stabilità ai fatturati, regole e controlli certi creando le condizioni per generare un sistema virtuoso che attiri investitori nuovi.» ne dell organico compiendo un notevole sforzo economico.» LA SQUADRA Il rendimento della squadra la soddisfa? «Ritengo che la situazione di classifica sia positiva. Le prestazioni sono buone, anche se l esperienza di Lecce mi ha insegnato che se non si resta costantemente focalizzati sull obiettivo, diventa complicato raggiungerlo.» Il mercato di gennaio è stato condotto pensando già a un eventuale Serie A? «Abbiamo acquistato giocatori che potessero aiutarci da subito a ottenere la promozione e, nel caso, che costituissero la base per il prossimo campionato. Adesso la rosa è completa, si è creato il giusto mix di elementi giovani ed esperti.» Guidati da un tecnico emergente, ma bravo. «Lopez vanta una lunga esperienza da giocatore: da tecnico ha lavorato molto bene nei mesi passati in un clima non semplice a causa delle voci sul passaggio di proprietà.» SQUADRA E CITTÀ Com è vissuto il calcio a Bologna? «In maniera diversa rispetto ad altre città. Il rapporto tra squadra e tifosi è forte, ma al tempo stesso sano ed equilibrato.» Riportare i tifosi al centro del progetto è una delle vostre priorità. «Stiamo cercando di andare incontro ai nostri sostenitori con varie iniziative: ad esempio, è stato istituito un call center per agevolare le operazioni di acquisto dei biglietti e iniziare le attività tipiche di un CRM. Inoltre, vorremmo coinvolgere maggiormente i tifosi quando il Bologna gioca in casa. Stiamo studiando alcune attività di stadium entertainment da attuare in futuro in caso di ritorno in A.» Il rilancio del Bologna non può prescindere dal suo settore giovanile... «Assolutamente. Sono tre punti i fondamentali da mettere in atto. Primo: la riorganizzazione del processo di formazione dei calciatori, anche con una riforma dei campionati e, per quanto mi riguarda, sono favorevole all introduzione delle seconde squadre. Seconda cosa: il settore giovanile di un club produce effetti solo se tutta l area sportiva, compresa la prima squadra, è integrata nel progetto. Ovviamente molto dipende dallo staff a disposizione e dalle capacità del club di motivare le risorse impiegate. Per concludere, il potenziamento delle strutture è necessario, per migliorare la qualità della formazione e risultare credibili nei confronti delle famiglie dei nostri ragazzi. L idea è quella di realizzare una Academy di livello, un polo di attrazione per i giovani calciatori, in modo che questi si sentano legati al club e al suo progetto.» GLI INVESTIMENTI Lo sviluppo del club passa attraverso quali tipi di investimenti? «Quelli relativi alle strutture e al settore sportivo. Il rinnovamento del Dall'Ara è nei no

9 IL DIRIGENTE / CLAUDIO FENUCCI ITALIA ED ESTERO La figura di un chairman (Presidente del Consiglio di Amministrazione) straniero quali giovamenti ha portato? «Joey Saputo, oltre a dotarci delle risorse finanziarie necessarie, conosce perfettamente questo settore, essendo proprietario da oltre vent anni di una squadra di calcio in Canada (il Montreal Impact, ndr). Ha un concetto radicato della delega, da esercitare nell ambito di strategie condivise con lui. Sa poi che queste sono condizionate dalle dinamiche della parte sportiva e ha una visione di lungo termine. Non sono qualità facilmente riscontrabili tra gli azionisti dei club italiani.» «Stiamo cercando di andare incontro ai nostri sostenitori con varie iniziative: ad esempio, è stato istituito un call center per agevolare le operazioni di acquisto dei biglietti. Inoltre, vorremmo coinvolgere maggiormente i tifosi quando il Bologna gioca in casa. Stiamo studiando delle attività di stadium entertainment in caso di ritorno in A.» stri piani, così come l ampliamento del centro di allenamento (a Casteldebole, nda). L investimento nello stadio è fondamentale per aumentare il fatturato, dotando la società di risorse finanziarie in grado di aumentare il livello di competitività del club. Inoltre, uno stadio nuovo ha effetti positivi sul rapporto tra la società e i suoi tifosi.» Come intendete riqualificare il vostro brand? «Prima di tutto intensificando i rapporti con le eccellenze industriali del territorio, proponendoci come partner di livello. Le cose da fare per sviluppare il brand sono tante, ma è prioritario tornare in Serie A.» Sopra l amministratore delegato Claudio Fenucci A sinistra l attaccante del Bologna Daniele Cacia Lecce e Roma nel suo passato: cosa porta con sé da queste due esperienze? «Potrei definire Bologna come la loro sintesi perfetta. Ho lavorato 15 anni a Lecce, in un contesto nel quale c era l esigenza di programmare tenendo sempre presente i diversi scenari possibili tra serie A e B. A Roma, invece, gli azionisti avevano concetti radicati ed esperienza nello sport business. Lo sviluppo commerciale e del brand, centrato su una visione diversa del rapporto coi tifosi, era al centro della strategia societaria.» Gestione societaria: quanto è profondo il gap tra l Italia e il resto d Europa? «Il modello con un singolo proprietario fatica a reggere il confronto con i cambiamenti in atto nel settore, soprattutto in relazione alle necessità finanziarie e organizzative dei club moderni. La direzione intrapresa da Juve, Inter e Roma è giusta: serve una visione più manageriale, orientata agli obiettivi economici e finanziari, ma che al tempo stesso conservi il profilo emozionale del gioco migliorando i rapporti con i diversi stakeholders. Bisogna proporre un modello alternativo di governance da affiancare a quello tradizionale, ripensare tutto il sistema calcio.» Si spiegano così le carenze dei nostri stadi? «Per costruire nuovi impianti, servono capitali dall estero. È difficile in Italia, in questo momento, attirare imprenditori con le disponibilità necessarie. Dobbiamo riformare il sistema dando stabilità ai fatturati, regole e controlli certi creando le condizioni per generare un sistema virtuoso in grado di attirare investitori nuovi.» Quali sono gli errori in cui un dirigente non deve incorrere? «Tra le tante cose, quello che deve fare è fissare gli obiettivi correttamente, in linea con le possibilità economiche del club. Bisogna essere corretti nei confronti dei tifosi, gestire le loro aspettative in maniera appropriata. Vanno aiutati a comprendere le strategie della società.» 16 17

10 INCHIESTA LA NAZIONALE MI CHIAMA Diciotto club su ventidue forniscono calciatori alle nazionali straniere, da quelle giovanili alla maggiore. Il record di Brescia, Crotone e Pescara. Andrej Galabinov Testo di Cesare Barbieri - Foto LaPresse 18 19

11 ATTUALITÀ SOPRA DARIO ZUPARIC (Pescara); A LATO ISMAIL H MAIDAT (Brescia); SOTTO RACINE COLY (Brescia) La Serie B è Il campionato degli italiani, ma a impreziosirla non mancano gli stranieri di qualità. Lo testimonia l inchiesta che abbiamo condotto, nella quale abbiamo visto che sono parecchi i giocatori (molti i giovani) a vestire la maglia della nazionale del proprio Paese (o quella di Under 20 e Under 21), a dimostrazione di come questo campionato sia visto come un torneo difficile, lungo e molto competitivo in grado di far crescere e maturare chi lo frequenta. Per non lasciare involontariamente qualcuno in panchina o nella penna, ci siamo avvalsi della collaborazione degli uffici stampa delle società, che non hanno tardato nel consegnare la lista con i dettagli dei convocati. Così abbiamo scoperto, che a fornire giocatori alle nazionali sono diciotto club su ventidue, in pratica tutti tranne Carpi, Pro Vercelli, Varese e Virtus Lanciano. IL POKER DI BRESCIA, CROTONE E PESCARA A fornire il maggior numero di tesserati sono Brescia, Pescara e Crotone con quattro. Il Brescia, ad esempio, ha giovani cresciuti nel proprio settore giovanile: Joel Baraye (1997, Senegal, Under 20), fratello di Yves, ha esordito in Serie B a 17 anni e quattro mesi (il record del club è di Andrea Pirlo, 16 anni e due giorni): dopo aver iniziato a giocare nel Lumezzane (come Mario Balotelli), Joel, cen- trocampista, è passato alle Rondinelle che ne stanno affinando le potenzialità. A Ismail H Maidat (centrocampista, 1995), nato in Olanda, da genitori marocchini, centrocampista dotato di ottimi tempi d inserimento: sono bastate poche partite di campionato per attirare l interesse di parecchi club e a gennaio si sono fatti avanti anche dall estero per chiedere sue notizie. Nel frattempo, Ismail si è conquistato la maglia del Marocco Under 23. Fanno parte della nazionale Under 20 del Senegal anche Racine Coly (1995, esterno sinistro nel che Iaconi aveva disegnato a inizio anno) e Baba Ndaw Seck (1995, attaccante) che, però, si è visto più in Primavera che in prima squadra. Club che storicamente ha sempre puntato sui giovani di qualità o su elementi da valorizzare è il Crotone, così dalla Roma è giunto il difensore esterno Mihai Balasa (1995, Romania Under 21), romeno proprio come l attaccante esterno Adrian Marius Stoian (1991) che dopo aver vestito la maglia di tutte le nazionali giovanili ha indossato pure quella della nazionale A. Sempre a Crotone, via Bologna, è giunto il portiere Dejan Stojanovic (1993, Macedonia Under 21), che vanta alcune presenze in Serie A, ma necessita di portare a termine il processo di maturazione, mentre da gennaio in rosa c è pure l attaccante Michael Rabusic (1989, Repubblica Ceca) fino a ora poco fortunato con Verona e Perugia, ma con tre presenze nella sua nazionale. A Pescara c è chi con la sua nazionale SOPRA MICHAEL RABUSIC (Crotone); A LATO ADRIAN STOIAN (Crotone); SOTTO BIRKIR BJARNASON (Pescara) 20 21

12 ATTUALITÀ ha sfiorato la qualificazione al Mondiale in Brasile, l islandese Birkir Bjarnason (1988, centrocampista) è stato eliminato ai play-off dalla Croazia, ma si sta comunque rifacendo nelle qualificazioni a Euro Positiva l esperienza anche per l albanese (nato a Valona nel 1986, ma cresciuto in Italia) Ledian Memushaj: centrocampista dotato di buona visione di gioco e di ottimo tiro, spesso viene preso in considerazione dal selezionatore Gianni De Biasi (e dal suo vice Paolo Tramezzani). Giocano con le rispettive Under 21, invece i difensori Deian Boldor (1995, Romania) e Dario Zuparic (1992, Croazia), che è un titolare della squadra di Baroni. È TRIS BOLOGNA, CATANIA, LIVORNO Ben sei i club che hanno tra i tesserati tre giocatori di interesse per le nazionali. Capitano del Bologna è Gyorgy Garics (1984, Austria, 38 presenze e 2 reti): nato in Ungheria ha optato per la nazionalità austriaca e dal 2006 presidia la fascia sinistra in Italia, prima Napoli, poi Atalanta, dal 2010 è in rossoblù. A gennaio sono giunti a Bologna anche il centrocampista serbo Nenad Krsticic (1990, era alla Sampdoria), chiamato tre volte in nazionale e Ibrahima Mbaye, senegalese (1994), esterno di difesa che dopo aver giocato nell Under 20 è stato pure chiamato con i grandi. Mbaye, con la Primavera dell Inter allenata da Stramaccioni ha vinto la prima edizione della Next Generation Cup. SOPRA DEIAN BOLDOR (Pescara); AL CENTRO GYORGY GARICS (Bologna); SOTTO NEMAD KRSTICIC (Bologna) SOPRA JEAN FRANCOIS GILLET (Catania) SOTTO IBRAHIMA MBAYE (Bologna) A Catania in porta c è il belga Jean Francois Gillet (1979) che dopo aver giocato in tutte le rappresentative ha pure vestito la maglia della nazionale maggiore per 9 volte (l ultima nel giugno 2013), anche il difensore Norbert Gyomber (1992) è a quota sette caps con la Slovacchia, mentre gioca in Under 21 Maks Barisic (1995), attaccante nato in Slovenia. Protagonista delle qualificazioni a Euro 2016, con la nazionale bulgara, impegnata nel nostro girone, c è il giocatore del Livorno Andrej Galabinov: attaccante nato nel 1988, è giunto in Italia perché il padre fu chiamato ad allenare la Pallavolo Modena, da qui il primo tesseramento per il Castellarano (era il 2006), quindi le 6 presenze e 2 reti in nazionale. Se Maicon (1993), nomignolo da campione e ruolo del suo omonimo più famoso è stato chiamato dall Under 21 del Brasile, Enej Jelenic (1992, Slovenia), centrocampista gioca e segna costantemente in Under 21 (13 con 2 gol). SPEZIA, TERNANA E VICENZA La Ternana in questa stagione ha offerto una grande chance a Valeri Bojinov (1986), il bulgaro, giunto a Lecce nel 2001 ha giocato 42 partite in nazionale, ma l ultima presenza e di più di un anno fa: le qualità per riconquistare la maglia non gli mancano Anche Stefan Adrian Popescu, difensore romeno nato nel 1993, era nel giro della sua 22 23

13 ATTUALITÀ SOPRA MAICON (Livorno) A LATO MATEUSZ LEWANDOWSKI (Virtus Entella) SOTTO MARKO BAKIC (Spezia) nazionale Under 21, da qualche tempo però non è in cima ai pensieri dei selezionatori, ma la speranza di essere nuovamente chiamato c è sempre. Marko Dugandžic, attaccante croato (1994), più volte è stato chiamato nella sua Under 21 (ha segnato in tutte le rappresentative giovanili). Under 21 croata che vanta nella propria rosa anche due difensori dello Spezia: Niko Datkovic (1993, 8 presenze) e Mato Milos (1993, 3 presenze), elementi molto stimati da Nenad Bjelica, l allenatore che a La Spezia sta lavorando con una rosa giovane e di buone prospettive. Nazionale maggiore, invece, per il centrocampista Marko Bakic, nato in Montenegro nel 1993, alla sua terza squadra italiana dopo Torino e Fiorentina. A Vicenza è giunto dalla Nuova Zelanda il difensore Jesse Edge (1995), che ha giocato nella massima categoria del suo Paese e ha pure vestito la maglia degli All White, che incontrammo ai Mondiali del 2010 (finì 1-1, non una partita memorabile); nazionale della Tunisia, invece, per il difensore nato nel 1993 Oualid El Hasni. L attaccante Damir Bartulovic (1996), gioca nell Under 19 della Slovenia. COMPAGNI DI SQUADRA Aveva giocato un ottima annata a Latina e dopo essere rientrato a Parma, a gennaio è stato nuovamente tesserato per la società pontina: Stefan Ristovski (1992), difensore che ama spingere sulla destra, è tra i convocati della nazionale della Macedonia, mentre Soufiane Bidaoui (1990), esterno offensivo nel 4-3-3, ex Crotone, pure lui prelevato dal Parma, vanta un paio di presenze nel Marocco. Sono compagni di squadra nella Polonia Under 21 il difensore della Virtus Entella Mateusz Lewandowski (1993) visto in tutte le nazionali giovanili e il centrocampista della Primavera del Bari, Damian Rasak (1995). A proposito di Polonia, il difensore del Modena, Thiago Rangel Cionek (1986, nato in Brasile) ha optato di vestire la maglia della nazionale europea, con la quale vanta due presenze, mentre il centrocampista Tomasz Kupisz (1990), ora a Cittadella, in prestito dal Chievo, in passato ha giocato quattro volte. Sono ambedue nati nel 1993 e vestono la magia dell Under 21 del Brasile i difensori Rodrigo Ely e Vinicius. Il primo è un centrale, cresciuto nel Milan che sta facendo molto bene ad Avellino, mentre il secondo, portato in Italia dalla Lazio, oggi a Perugia, è un esterno che a sinistra spesso è schierato pure a centrocampo. A Pescara dal 2012, è giunto a Frosinone nel gennaio scorso, Uros Cosic (1992), difensore centrale della Serbia Under 21, nazionale che prima di cedere, ha fatto tremare la squadra allenata da Gigi Di Biago. Invece, ha giocato la Coppa d Africa con il Senegal Lys Gomis (1989), portiere del Trapani, in prestito dal Torino. SOPRA RODRIGO ELY (Avellino) A LATO VINICIUS (Perugia) SOTTO VALERI BOJINOV (Ternana) 24 25

14 Intervista / Massimo Oddo L equilibrio del Mister Testo di Gabriele Noli Foto: LaPresse Il Campione del Mondo allena la Primavera del Pescara, ispirandosi a Gian Piero Gasperini, punta sul Ai suoi ragazzi chiede di non protestare con gli arbitri e dice: Rispetto a quando avevo vent anni è tutto diverso. Equilibrio è la parola chiave. Massimo Oddo la ripete in continuazione, fino quasi all ossessione, mentre racconta di sé. Un termine che suona quasi strano, se pronunciato da uno che da giocatore faceva il terzino (di spinta, per carità, ma stiamo pur sempre parlando di un difensore ) e che invece da allenatore della Primavera del Pescara propone sovente un nel quale attaccare è un imperativo categorico e difendere una ovvia necessità. Equilibrio in tutto. In campo e fuori. Nell atteggiamento tattico e nei comportamenti. É un allenatore totale, Mas

15 Intervista / Massimo Oddo simo Oddo. Il suo Pescara ha disputato una Viareggio Cup di altissimo profilo: il cammino si è interrotto ai quarti, colpa (o merito, dipende dai punti di vista) di Federico Bonazzoli. Ma prima del semaforo rosso contro l Inter, il Pescara aveva chiuso al primo posto il proprio girone, battendo il Bologna e pure la Roma di Alberto De Rossi e pareggiando con gli argentini del Belgrano. Agli ottavi, un altro capolavoro, contro i belgi del Genk. Tre vittorie, tutte per 1-0. «LA MIA CARRIERA DA CALCIATORE È STATA IMPORTANTE, QUESTO PUÒ AVER INFLUITO POSITIVAMENTE, AL PRIMO IMPATTO. MA NEL LUNGO PERIODO NON BASTA!» Oddo, allora aveva realmente ragione quando parlava di equilibrio «I miei ragazzi sono istruiti a far tutto: possiamo giocare a tre o a quattro, sia in difesa sia a centrocampo. Il modulo può variare, ma ciò che conta sono i principi e come vengono applicati sul campo.» GIOCATORI PRONTI Il Pescara ha raggiunto i quarti alla Viareggio Cup. Sa che in pochi ci avrebbero scommesso? «Abbiamo disputato un gran bel torneo, ci siamo confrontati con varie realtà del panorama internazionale. Non avevamo ambizioni di arrivare in fondo, l obiettivo era mettere in mostra i nostri giovani.» LA CARRIERA MASSIMO ODDO Missione compiuta Il palmarès di Massimo Oddo somiglia al menù di un ristorante stellato. É la qualità che fa la differenza. Nato «Dal settore giovanile del Pescara emergono a Città Sant Angelo nel 1976, da terzino destro dal piede ragazzi pronti per compiere il grande salto, educato e dalla vena spiccatamente offensiva, ha vinto qualcuno ha già esordito in prima squadra. tutto ciò che altri hanno semplicemente sognato: con la Nazionale il Mondiale tedesco del 2006, col Milan quello Questi risultati sono merito del lavoro dello per club dell anno successivo, una Champions League, staff tecnico e della società. La crescita del vivaio è fondamentale. Conta più delle vitto- una Coppa Italia. Un po come sedersi al tavolo e ordinare una Supercoppa europea e una italiana, uno scudetto e aragosta, caviale e champagne. rie.» Oddo ha lasciato il Diavolo nel 1995 e lo ha ritrovato nel Nel mezzo, un lungo pellegrinaggio in giro per l Italia: la stagione al Napoli (in B), le due al Verona e le quattro e mezzo alla Lazio sono stati gli step della costante ascesa di Oddo, che dopo la scorpacciata di trofei si è concesso una fugace parentesi in Germania, al Bayern Monaco. Poi di nuovo Milan e Lecce, ultima fermata di una carriera, quella da giocatore, da far invidia. Quella da allenatore è un libro le cui pagine sono ancora tutte da scrivere. Dagli Allievi Regionali del Genoa alla Primavera del Pescara. Un passo per volta, senza forzare le tappe «LA GAVETTA È FONDAMENTALE. DUE ANNI FA HO INTRAPRESO LA CARRIERA DA ALLENATORE E IN QUESTO PERIODO HO IMPARATO UN ENORMITÀ DI COSE: QUANDO HO COMINCIATO AVEVO IL 100% DELLE CERTEZZE, ADESSO IL 70.»

16 Intervista / Massimo Oddo «OGGI TUTTO È DIVERSO RISPETTO A QUANDO AVEVO IO VENT ANNI: IL CALCIO, LA CULTURA, LA CIVILTÀ. E BISOGNA ADEGUARSI. CREDO CHE L IMPORTANTE, NEL CALCIO, COME NELLA VITA, SIA AVERE EQUILIBRIO.» Le sue credenziali sono ben note: essere un Campione del Mondo aiuta un tecnico all alba del suo percorso? «La mia carriera da calciatore è stata importante, questo può aver influito positivamente, al primo impatto. Ma nel lungo periodo non basta, servono altre qualità per creare l empatia tra allenatore e giocatori.» ZITTO E GIOCA Cosa non le piace durante una partita? «Le lamentele. I miei ragazzi devono stare zitti, pensare a giocare ed accettare le decisioni dell arbitro. É un essere umano e può sbagliare. Succede a tutti.» Cosa pensa dei colleghi che sono approdati subito nel calcio che conta evitando la gavetta? «Ritengo che la gavetta sia fondamentale. Due anni fa ho intrapreso la carriera da allenatore e in questo periodo ho imparato un enormità di cose. Quando ho cominciato avevo il 100% delle certezze, adesso il 70%. Ogni giorno è buono per apprendere qualcosa di nuovo.» C è un allenatore a cui si è ispirato? «Per il mio ho tratto spunto da Gasperini. Mi piace la sua idea di calcio: la voglia di attaccare sempre e il coraggio di concedere l uno contro fanno parte del Dna del Genoa. Credo che un allenatore intelligente debba carpire i segreti dei colleghi più esperti e trasformarli in base alle proprie esigenze.» Tra la sua generazione e quella attuale sembra trascorsa un era geologica: cos è mutato negli ultimi vent anni? «Tutto: il calcio, la cultura, la civiltà. E bisogna adeguarsi. Una volta non esisteva la moda dell orecchino o quella del tatuaggio. Si giocava a scopetta e a biliardo, oggi i ragazzi trascorrono il loro tempo libero sui social network e si isolano. Prima era spontaneo stare insieme, adesso bisogna prodigarsi per fare gruppo. Ma la realtà è questa e non bisogna essere antiquati. Credo che l importante, nel calcio, come nella vita, sia avere equilibrio (la parola chiave, ndr).» 30 31

17 FIGLI D ARTE SIMONE BENEDETTI GIOCA AL CENTRO DELLA DIFESA COME IL PAPÀ SILVANO CHE NEL 1992 CON IL TORINO È ANDATO VICINO ALLA CONQUISTA DELLA COPPA UEFA. SIMONE, CHE QUEST ANNO HA ESORDITO IN SERIE A, ORA È A BARI A FARE ULTERIORE ESPERIENZA. Testo di Cesare Barbieri «Di papà calciatore non so molto, non ho mai approfondito più di tanto, qualche volta vedo degli spezzoni di vecchie partite su RaiSport, nulla più. La mia è stata un infanzia normale, non ho mai pensato papà è un calciatore Certo, a scuola i miei compagni chiedevano di questa o di quella partita, volevano che raccontassi degli aneddoti, che parlassi dei campioni contro i quali aveva giocato. Ma spesso sapevano più loro di me» Simone Benedetti, difensore centrale, cresciuto nel Toro, parla così di papà Silvano, pure lui difensore centrale, che in granata ha sfiorato la conquista della Coppa Uefa. Chiedere a Simone di quella sera, il 13 maggio 1992, nella quale i pali respinsero i tiri di Casagrande, Mussi e Sordo, regalando a Van Gaal e all Ajax il trionfo sarebbe inutile: lui era nato da un mese Però Simone ha subito fatto intendere di avere grandi qualità! «Questo è sempre stato il mio ruolo e avendo un fisico discretamente sviluppato ho giocato con compagni di squadra più vecchi, ti as- LA CARRIERA Silvano BENEDETTI Silvano Benedetti, toscano, nato a Lucca il 5 ottobre 1965, è cresciuto nel Torino e ha esordito in Serie A il 20 novembre 1983 contro la Lazio, partita finita 4-0 con gol di Schachner, Dossena e doppietta di Hernandez, tutti giocatori che i tifosi ricordano ancora oggi! Dopo aver giocato in Serie B con Parma e Palermo (dal 1984 al 1986), Silvano va in prestito ad Ascoli ( 86-87), questa volta in Serie A e la sua prima con i marchigiani la gioca a San Siro contro il Milan, un trionfo: il gol di Barbuti regala una gioia all allora presidente Costantino Rozzi. Benedetti a fine stagione torna al Toro, dove rimane fino al 1992, l anno della finale di Coppa Uefa con l Ajax (2-2 a Torino, 0-0 ad Amsterdam; ricordate i tre pali?), preceduta da una semifinale vinta 2-0 contro il Real Madrid (una delle pagine più belle della storia granata). Quindi, il passaggio alla Roma, dove rimane per tre stagioni (nelle quali gioca una finale di Coppa Italia, persa contro il Torino) e conclude la carriera con Alessandria e Chieri. Dal 2001 lavora nel settore giovanile granata

18 FIGLI D ARTE / Simone Benedetti «PER UN GIOVANE È IMPORTANTE CAPIRE COME COMPORTARSI IN SPOGLIATOIO, COSA VOGLIONO I COMPAGNI PIÙ ESPERTI: ENTRI IN CONTATTO CON UN MODO NUOVO, C È CHI HA DIECI ANNI IN PIÙ E QUANDO TI PARLA È BENE ASCOLTARLO.» sicuro che di fatica se ne fa molta, perché affronti avversari che hanno un vissuto di campo maggiore, più forza fisica, ma è anche il modo di capire se hai le qualità per fare il professionista.» SUBITO PROTAGONISTA Esordio in Serie B a 18 anni, poi il passaggio alla Primavera dell Inter e quindi il Gubbio, a 19 anni da titolare «Quella del Gubbio è stata un esperienza importante: per la Serie B eravamo una squadra giovane, però la società non ci ha mai messo pressioni particolari. L ambiente giusto nel quale iniziare a scontrarsi con il professionismo.» Cosa cambia tra Primavera e professionismo? «Tutto! Nel settore giovanile giochi con dei coetanei, ragazzi che possono avere due o tre anni in più, ma in Serie B è diverso.» Cioè? «È importante capire come comportarsi in spogliatoio, cosa vogliono i compagni più esperti: entri in contatto con un modo nuovo, c è chi ha dieci anni in più e quando ti parla è bene ascoltarlo. Poi ci sono gli errori che commetti in campo» L errore «Quando sbagli in Serie B e ancor di più in A l avversario non ti perdona, segna. Quindi, capisci sulla tua pelle quanto sia grave un intervento affrettato o una scelta sbagliata.» LA CARRIERA Simone BENEDETTI Simone Benedetti, nato a Torino il 3 aprile 1992, è cresciuto nel settore giovanile del Toro. Simone ha sempre giocato sotto età, cioè con compagni di squadra più vecchi e il 16 gennaio 2008, ha visto dalla panchina una partita di A: Roma-Torino. L esordio in prima squadra è rimandato al 30 maggio 2010: Torino-Cittadella 1-0, l allenatore è Stefano Colantuono. Simone passa all Inter, gioca nella Primavera, ma Benitez lo convoca in prima squadra e lo porta in panchina nel Mondiale per Club vinto 3-0 in finale contro il Mazembe; Simone, poi, si toglie la soddisfazione di vincere da protagonista il Viareggio. A 19 anni passa al Gubbio in prestito, gioca un campionato di Serie B da protagonista, collezionando 36 presenze, così l Inter l anno successivo lo gira allo Spezia, dove Simone segna i primi gol da professionista (due in campionato e uno in Coppa Italia). La stagione , Simone la gioca a Padova, le presenze sono 33, la squadra retrocede, ma per il difensore centrale si aprono le porte della Serie A. Infatti, l Inter lo cede al Cagliari e il 19 ottobre c è l esordio in Serie A: Cagliari-Sampdoria 2-2; il 2 febbraio, dopo 5 presenze nella massima serie, passa in prestito al Bari. Simone ha giocato in tutte le nazionali giovanili.

19 FIGLI D ARTE / Simone Benedetti I CONSIGLI Qui i consigli di papà sono stati importanti? «Mio padre mi ha sempre lasciato grande libertà, non ha mai vissuto la mia vita dicendomi devi fare così, né dentro né fuori dal campo e questo è stato importantissimo. Papà non ha mai parlato prima che si verificasse una situazione, mi ha lasciato sbagliare, per poi fornirmi il consiglio giusto. Lo ringrazio, perché il processo di ma- «MIO PADRE MI HA SEMPRE LASCIATO GRANDE LIBERTÀ, NON HA MAI VISSUTO LA MIA VITA DICENDOMI DEVI FARE COSÌ, NÉ DENTRO NÉ FUORI DAL CAMPO E QUESTO È STATO IMPORTANTISSIMO. LO RINGRAZIO, PERCHÉ IL PROCESSO DI MATURAZIONE PASSA ATTRAVERSO DEGLI ERRORI CHE COMMETTI.» turazione passa attraverso degli errori che commetti e quando prendi coscienza di aver sbagliato, poi non succede più. Almeno, si spera» Di Gubbio hai detto che era un ambiente tranquillo, ma a La Spezia e Padova le pressioni erano maggiori? «Lo Spezia è una società ambiziosa, si capiva che si voleva puntare in alto, eravamo un buon gruppo, mentre lo scorso anno a Padova le dif- ficoltà erano evidenti. Però tutto serve per crescere e migliorarsi.» CAGLIARI IN A Così arriva il Cagliari, la Serie A! «Sì una bella soddisfazione, quando mi hanno acquistato mi hanno detto che avrebbero voluto mandarmi a giocare, che avrei dovuto fare ancora un po di esperienza, ma se mi avevano voluto era perché credevano in me. In estate ho lavorato duro, ho parlato più volte con mister Zeman e piano piano ho conquistato la sua fiducia.» Per un giovane difensore è difficile giocare ina una squadra di Zeman? «Lui privilegia in gioco offensivo, la costruzione della manovra, spesso i centrocampisti non coprono la difesa come vorresti e si può andare in difficoltà. Non dico nulla di nuovo Però» Però? «Ho conquistato la sua stima, mi ha consigliato e fatto giocare, poi nel periodo natalizio la società ha cambiato la guida tecnica, è arrivato Gianfranco Zola, pure lui mi ha utilizzato.» IL BARI Poi è arrivato il passaggio al Bari! «Dopo la partita di Bergamo, mi è stato detto che sarebbe stato importante andare a giocare con grande continuità, che mi avrebbero dato in prestito al Bari. Alla mia età, compirò a breve 23 anni, è importante essere utilizzato con «GIOCARE IN CHAMPIONS, PENSO SIA IL SOGNO DI OGNI RAGAZZO: ASCOLTARE LA MUSICHETTA E POI ESSERE PROTAGONISTA È IL MASSIMO CHE SI POSSA CHIEDERE.» 36 37

20 FIGLI D ARTE / Simone Benedetti [ LA STORIA] Neto Pereira continuità, poi questa è una piazza importante. Sono convinto che sarà un esperienza che mi aiuterà a tornare in Serie A ed essere protagonista.» Il Bari era partito per essere stabilmente nelle prime posizioni. Cosa è successo? «Non lo so, non importa come siano andati i primi mesi di campionato: ora dobbiamo pensare prima a ottenere i punti per la salvezza, poi guarderemo a qual traguardo che in estate sembrava possibile. Un passo alla volta Chi sono le squadre più forti? Questo è l anno del Carpi, poi ci sono Bologna e Livorno, vedo bene anche l Avellino. Ma la strada per la Serie A è lunga.» MONDIALE E CHAMPIONS A proposito di Serie A e di Inter, Benitez ti ha fatto vivere un esperienza meravigliosa! «Certo, mi ha convocato per il Mondiale per Club, nella finale con il Mazembe ero in panchina: un atmosfera fantastica, una gioia immensa peri i miei compagni che per giocarsi quella manifestazione avevano dovuto vincere la Champions, quella sera l Inter è diventata Campione del Mondo.» Il tuo sogno? «Giocare in Champions, penso sia veramente il sogno di ogni ragazzo: ascoltare la musichetta e poi essere protagonista è il massimo che si possa chiedere. Per ora, però, c è il Bari e devo migliorare, un passo alla volta.» Tu ti sei allenato con Eto o, Milito e Snejder. Cosa hai detto a tuo padre «Mi ha anticipato lui: Simone ho marcato Van Basten, un castigo che non auguro a nessun difensore. E per come lo ha detto non ho avuto il coraggio di nulla!» A gennaio 2001 ha lasciato il Brasile per giocare in Serie D, nell Itala San Marco, quando salì sull aereo, però, non sapeva che da noi sarebbe rimasto così a lungo. E che avrebbe vestito solo due maglie. Testo di Gabriele Noli Foto: La Presse Ci sono i sentimenti, la fedeltà e le occasioni inizialmente perse e poi afferrate trascurando quanto scritto sulla carta d'identità, nella storia di Leonidas Neto Pereira de Sousa. L amore per il calcio è l elemento imprescindibile. Il futebol, come BRASILIANO D ITALIA 38 39

21 [ LA STORIA] Neto Pereira LA CARRIERA NETO PEREIRA Se i giocatori che nella loro carriera cambiano un elevato numero di squadre sono la regola, allora Neto Pereira rappresenta l eccezione: nove anni all Itala San Marco, cinque (per adesso) al Varese. Nato nel 1979 a General Carneiro (Mato Grosso, Brasile centrale), Leonidas Neto Pereira de Sousa era uno di quei bambini che non si separava mai da quel pallone che non era solo un pallone, bensì un fedele compagno. Faceva il tifo per il Santos e quella maglia sperava, un giorno, di poterla indossare. Il Torneo di Viareggio (nel 2000) scombina i suoi piani: Neto Pereira gioca e segna col Matsubara (squadra carioca i cui proprietari erano giapponesi). L Itala San Marco intravede in lui un potenziale talento e lo ingaggia dodici mesi dopo. In nove anni realizza più di 100 reti. A 31 anni (nel 2010) la chiamata del Varese. Probabilmente, nel momento più giusto. lo chiamano in Brasile, dove l attaccante è nato e cresciuto, sognando un giorno di vestire la maglia del Santos, la squadra del leggendario Pelé, per la quale la famiglia Pereira faceva il tifo. Leonidas non sapeva che nel suo destino, un giorno (e per una parte consistente di vita) ci sarebbe stata l Italia. VIAREGGIO Il Matsubara, il primo club della sua lunga carriera, nel 2000 partecipa al Torneo di Viareggio. Pereira mette in mostra il suo talento. E merita una chance. Gliela offre l Itala San Marco (Serie D), che lo preleva nel gennaio Patron Franco Bonanno lo accoglie come un figlio e lo fa crescere come ragazzo. Quel ragazzo che diventerà ben presto uomo, capace di superare la nostalgia di casa. La saudade, per i brasiliani. I miglioramenti sul campo, sensibili e tangibili, Neto Pereira li deve al tecnico Giuliano Zoratti. ITALA E VARESE La grande opportunità sembra potersi materializzare nel Sembra, perché l affare che avrebbe dovuto portarlo alla Triestina sfuma per un intoppo burocratico. É un duro colpo da sopportare. Ma Neto è una persona tenace. Incassa e reagisce. Tra i professionisti ci arriva quattro stagioni dopo, nel 2008, con la piccola grande Itala. Gennaio 2010, altra svolta: il Varese lo corteggia e se lo prende. Non è 40 41

22 [ LA STORIA] Neto Pereira «Inizialmente non capivo la lingua. Mi ha aiutato Bonanno, presidente dell Itala San Marco, facendomi sentire a casa. Sono arrivato a Gradisca d Isonzo a gennaio, faceva freddissimo, mentre in Brasile eravamo in piena estate.» mai troppo tardi, avrà pensato lui, 31 anni appena festeggiati. Nuova dimensione e nel giro di sei mesi nuova categoria. Perché è pure grazie ai suoi gol che al Franco Ossola si torna a respirare aria di Serie B come non succedeva da una quarto di secolo. Era un idolo, un simbolo e un istituzione per i tifosi dell Itala San Marco, lo è per quelli del Varese. É entrato nel cuore delle persone perché alle ragioni del portafoglio ha anteposto quelle del cuore. E di questi tempi, fa notizia. Pereira, dal Brasile all Italia grazie al Torneo di Viareggio. A quindici anni di distanza, cosa ricorda di quell esperienza? «Ho avuto modo di confrontarmi con giocatori davvero bravi, partecipavano le squadre più forti d Europa e del mondo. C era qualità in abbondanza, il livello tecnico era altissimo. Ricordo di aver segnato due gol, ma noi siamo usciti subito. Contrariamente alle squadre europee, curavamo poco la tattica.» ESTATE E INVERNO Nel 2001 approda all Itala San Marco. Il presidente Bonanno l ha voluta fortemente e lei l ha ripagato segnando, in nove anni, oltre 100 gol. «Inizialmente non capivo la lingua. Lui mi ha aiutato, facendomi sentire subito a casa. Sono arrivato a Gradisca d Isonzo a gennaio, faceva freddissimo, mentre in Brasile eravamo in piena estate. Il cambiamento è stato netto.» Non le è mai venuta voglia di mollare tutto e tornare a casa? «Ogni tanto subentrava un po di saudade.» E come superava quei momenti? «Pensando ad allenarmi. Entravo in campo e mi scordavo di tutto il resto. Non potevo mollare, visto l aiuto che la famiglia non mi aveva mai fatto mancare.» Già, la famiglia. Com era il rapporto con suo padre? «Stupendo, lui è un grande tifoso del Santos e mi ha trasmesso questa fede. Quando ero bambino, guardavamo assieme le partite della Serie A.» MILAN E RONALDO Simpatizzava per qualche squadra italiana? «Per il Milan, perché ci giocavano tanti brasiliani.» Chi era il suo idolo? «Ronaldo, il Fenomeno. Era il più forte di tutti.» Gennaio 2010, la svolta. L approdo al Varese è stato il coronamento di un sogno? «Le promozioni con Itala San Marco e Varese sono stati due momenti bellissimi, ma diversi tra loro. Vedere il mio cognome stampato sulla maglia fa un bell effetto.» 42 43

23 [ LA STORIA] «In questo campionato regna l equilibrio. Partite facili non esistono, la prima può incontrare grosse difficoltà anche contro l ultima. Per questo la classifica è così corta. Per noi ogni partita è una battaglia, adesso i punti pesano.» «Ho sempre sperato di passare, prima o poi, in una grande squadra. La società, pur disputando la Prima Divisione, era seria e ambiziosa. Siamo saliti in B dopo aver vinto i play-off. Un emozione indescrivibile.» Si sente di paragonarla alla promozione in Lega Pro con l Itala San Marco? «Sono stati due momenti bellissimi, ma diversi tra loro. Ammetto che vedere il mio cognome stampato sulla maglia fa un bell effetto.» Neto Pereira VARESE NON È MAI TROPPO TARDI É arrivato al Varese a 31 anni. Questo genera qualche rimpianto? «No, perché ho sempre dato il massimo. Nel 2004 avevo l opportunità di passare alla Triestina, non fu possibile per un problema di tesseramento.» Quando gli attaccanti non segnano, soffrono. Lei come affronta quei periodi? «Segnare significa molto, non tutto. Non sono mai stato un attaccante egoista, antepongo il bene della squadra al mio. A me importa che il Varese vinca a prescindere dai miei gol.» La permanenza in Serie B è la priorità assoluta. Quest anno la missione è parecchio dura... «In questo campionato regna l equilibrio. Partite facili non esistono, la prima può incontrare grosse difficoltà anche contro l ultima. Per questo la classifica è così corta. Pensavo che il Bologna fosse la favorita e invece non c è una squadra che ha preso il sopravvento sulle altre. Per noi ogni partita è una battaglia, adesso i punti pesano.» Ai tifosi del Varese cosa vuole dire? «Intanto li ringrazio per il supporto che non ci hanno mai fatto mancare. Hanno capito che stiamo attraversando una fase complicata. Il loro sostegno è fondamentale.» Cosa desidera per il futuro? «La salvezza del Varese, questo è ciò che voglio. Ho un contratto che mi lega alla società sino al Quando l accordo scadrà, vedrò cosa fare. Fisicamente mi sento bene e ho ancora tanta voglia di giocare.» Da grande farà l allenatore? «Assolutamente no, troppo complicato (ride, ndr). E poi per fare questo mestiere bisogna essere un po severi...» A proposito di allenatori: ce n è uno in particolare che è stato determinante per la sua carriera? «Zoratti mi ha aiutato a crescere, ha sempre creduto in me. Sono fortunato, ho avuto un buon rapporto con tutti i tecnici, anche con Bettinelli, con lui non ho mai avuto alcun problema.» 44 45

24 IL BOMBER Andrea Cocco La Rivincita Esordio giovanissimo in Serie A con il Cagliari, poi alcune annate non particolarmente fortunate. Oggi, però, Cocco è uno degli attaccanti più temuti della B, mentre il Vicenza vola altissimo. Testo di Cesare Barbieri - Foto LaPresse «La nostra stagione è cambiata con l arrivo di Pasquale Marino e del suo preparatore atletico Mauro Franzetti. In settimana svolgiamo molto lavoro tattico, proviamo parecchie soluzioni, per questo sembra che in partita ci venga tutto facile. Inoltre, stiamo bene fisicamente e vinciamo molte partite nel finale: spesso gli altri sono calati, mentre noi continuiamo a giocare con la stessa intensità.» Andrea Cocco parla di getto, perché nessuno a Vicenza immaginava un annata simile: partiti per salvarsi, ora tutti vogliono soprattutto divertirsi, perché: Prima arriviamo a cinquanta punti, visto che non dobbiamo dimenticare quale fosse l obiettivo d inizio anno, poi penseremo ad altro

25 ANDREA COCCO «Nella partita dell esordio contro il Parma sono passato dalla gioia alla disperazione. Ricordo che perdevamo 1-0 e Sonetti mi disse di scaldarmi: entrai e provocai un rigore contro.» Ripescato alla vigilia dell inizio del campionato, il Vicenza ha aggiunto dei giocatori alla rosa che era allestita per disputare la LegaPro, ma è stato evidente a tutti chi ha accettato le proposte, il mercato era stato prorogato di una decina di giorni, lo abbia fatto perché nella sua squadra si sentiva chiuso. Andrea Cocco racconta la sua storia, da quando nel 2005 giovanissimo segnò in Coppa Italia e si trovò in campo, in Serie A, con la maglia della sua squadra del cuore: il Cagliari. Esordio per Natale, un bellissimo regalo «Nella partita dell esordio contro il Parma sono passato dalla gioia alla disperazione. Ricordo che perdevamo 1-0 e Sonetti mi disse di scaldarmi; scaldarsi non vuole entrare» GIOIA E INCUBO Invece «Invece entrai in campo, ma una decina di minuti dopo commisi fallo da rigore. Sì, proprio io, un attaccante, faccio fallo da rigore: mi è crollato il mondo addosso. Dovevo andare a colpire la palla di testa, non avevo compiti di marcatura, ma sulla battuta del corner, un compagno mi disse di marcare Se ci penso.» Non mi sembra che quel rigore ti abbia compromesso la carriera «Quei minuti li ho vissuti in apnea: per fortuna il rigore è stato parato.» E poi? «La mia carriera, basta guardare i numeri, ha vissuto di alti e bassi: qualche volta per colpa mia, in altre occasioni per via di qualche infortunio. Il Cagliari puntava su di me, però ero acerbo per la Serie A, quindi mi mandò a giocare: Venezia in B, Pistoiese in C1, quindi anche a Rovigo in Seconda Divisione.» Perché per un certo periodo non sei stato il Cocco del gol in A contro l Udinese e della rete alla Samp in Coppa Italia? «Perché quando subisci un infortunio nelle ca- tegorie inferiori tutto si complica: in Serie A e in B molte volte lavori anche se non sei al massimo, guarisci allenandoti, invece in altre realtà stai fuori, così uno stiramento lo curi in una ventina di giorni, quando potrebbe servire meno tempo.» IL RILANCIO Tutto qui? «Beh, magari anche io posso avere qualche colpa: quando una squadra di Serie A manda un giovane a maturare in una categoria inferiore, non bisogna pensare a ciò che si è fatto fino a quale momento, ma a ciò che si farà. Per tornare in Serie A devi essere decisivo, devi giocare bene e fare gol. Invece, involontariamente si sbaglia.» Dopo Rovigo torni in Sardegna, ad Alghero «E torno a giocare su buoni livelli: 15 gol in Seconda Divisione, anche una rete da metà campo che con quella che ho segnato ad Avellino quest anno penso sia la più bella della mia carriera. Quello che mi ha dato l Alghero penso sia stata l ultima chance» L hai sfruttata! «Sì, il Cagliari vuole due giocatori dell Albinoleffe, Perico e Laner, così grazie ai gol segnati ad Alghero finisco a Bergamo. Il primo anno non male, il secondo, invece, segno 12 gol!» Poi «Felice per come sia andata a finire a Verona, quindi sono stato alla Reggina e in Portogallo, poi eccomi qui: con un biennale!» 48 49

26 ANDREA COCCO «Ad Alghero, in Secondo Divisione, segno 15 gol, anche una rete da metà campo che con quella di Avellino quest anno penso sia la più bella della mia carriera.» FAVOLA VICENZA Alla ventisettesima giornata eri a undici gol segnati. Puoi essere felice! «No, non devo essere felice, devo continuare a segnare, voglio dimostrare a tutti di essere un buon giocatore. Poi abbiamo un gruppo bellissimo, il mister ci sta valorizzando, quindi tutti i bilanci sono rimandati a fine stagione.» Hai il fisico da prima punta, però ti piace giocare la palla «È vero, ho il fisico da punta centrale, però mi piace giocare con i compagni, non rimango fisso in mezzo, se devo essere sincero non adoro fare le sponde, però faccio tutto quello che mi chiede l allenatore.» Il di Marino ti ha valorizzato molto! «Sì, anche a Bergamo giocavamo così. Qui a Vicenza devo dire che mi arrivano parecchi cross per andare di testa, Laverone che ha cambiato ruolo la mette spesso, poi abbiamo dei centrocampisti molto bravi a inserirsi. Io mi sento benissimo: il lunedì e il martedì non andiamo al campo felici, sappiamo che il prof ci farà faticare moltissimo, però i risultati sul campo si vedono. La vittoria del sabato, rende sopportabile la tortura del martedì.» Hai parlato di cinquanta punti, salvezza però siete in zona play-offs! «Certo, la classifica la guardiamo e ci compiacciamo per ciò che stiamo facendo, però, non vogliamo sciupare tutto ciò che di bello abbiamo fatto fino a oggi. In Serie B non ci sono partite facili, quest anno le squadre che si trovano in fondo alla classifica hanno fatto parecchi punti, quindi se si vuole vincere bisogna essere concentrati tutta la settimana, perché il sabato in partita facciamo tutto quello che il mister ci ha già fatto vedere.» LA CARRIERA ANDREA COCCO Andrea Cocco, nato a Cagliari l 8 aprile 1986, è cresciuto nel settore giovanile del Cagliari, squadra con la quale fa il suo esordio in Serie A a Parma il 21 dicembre 2005, dopo aver segnato alla Sampdoria in Coppa Italia. La sua unica rete in A, invece, la realizza all Udinese, 17 dicembre Andrea nel gennaio 2007 va in prestito al Venezia (in B, 2 gol), torna a Cagliari, ma viene girato alla Pistoiese in Serie C1 dove vive un annata difficile a causa di una serie di infortuni; quindi passa al Rovigo in Seconda Divisione (4 gol in 21 partite). Cocco torna in Sardegna, ad Alghero sempre in Seconda Divisione, segna 15 gol e questa volta il Cagliari lo gira all Albinoleffe (in Sardegna arrivano Perico e Laner), tra il 2010 e il 2012 segna 17 reti (12 nella seconda stagione). Dopo un annata al Verona (che lo acquista dal Cagliari), passa alla Reggina che a gennaio 2014 lo cede in prestito in B portoghese (Beira Mar); rientra in Italia e il Vicenza gli fa sottoscrivere un contratto biennale.

27 > I MIGLIORI DEL MESE < SCELTI da voi dedicato al battimuro, al Subbuteo, al Jorky-Ball, al Calcetto, al Calciotto, al calcio, quello giocato, quello parlato, e anche a quello virtuale delle consolle Insomma a chiunque piaccia questo fantastico gioco Dopo lo stop di gennaio, torna la rubrica nella quale BMagazine premia simbolicamente i migliori e le prodezze del mese. Miglior giocatore è stato nominato Daniel Ciofani, attaccante del Frosinone, autore di ottime prestazioni che sono valse tre vittorie in quattro giornate alla sua squadra, mentre il riconoscimento per il miglior allenatore è andato a Mark Iuliano, che ha ottenuto tre vittorie consecutive che sono valse la fuga dall ultimo posto e non solo. La parata più bella è di Leandro Chichizola, che ha parato a Pablo Granoche il rigore del 3-3 al 95 di Spezia-Modena, il gol più bello, invece, è di Marco Sansovini, in Pescara-Catania

28 IL GIOCATORE DEL MESE DANIEL CIOFANI Un gol bellissimo segnato a Catania, una serie di ottime prestazioni: Ciofani più volte è stato decisivo. L attaccante, laureato in Scienze Motorie, parla di allenamento, alimentazione e psicologia. In carriera ha segnato, tra Serie B e LegaPro, 120 gol, ai quali ne vanno aggiunti altri 13 realizzati in Coppa. Daniel Ciofani, 30 anni, nato ad Avezzano, cresciuto nel Pescara, è il bomber del Frosinone terzo in classifica. Daniel stai giocando un ottimo campionato! «Grazie! Tutto il Frosinone sta disputando un ottima annata, stiamo ripagando la società della scelta fatta in estate: in pratica è stata riconfermata gran parte della rosa che ha conquistato la promozione dalla LegaPro, sono solo state fatte alcune aggiunte importanti.» Se volevate dire grazie questo è il modo migliore «Nel calcio c è frenesia, tutti vogliono la novità: stampa e tifosi non vedono l ora che arrivi un giocatore nuovo, invece, il segreto è un altro: una squadra deve avere continuità, non bisogna cambiare per il gusto di farlo. Qui è stato fatto così, si è scelto di dare fiducia a un gruppo che ha il piacere di allenarsi insieme, di trascorre il tempo insieme e di giocare a calcio. Credi, il segreto del Frosinone è questo: l intero, la nostra squadra, vale più della somma del valore dei singoli.» In una parola lo spogliatoio? «Certo, chi arriva trova un gruppo unito, entra in punta di piedi e si ambienta in pochissimo tempo, in campo e fuori. A inizio stagione ci davano tra le possibili candidate alla retrocessione, noi invece eravamo «Qui è stato fatto così, si è scelto di dare fiducia a un gruppo che ha il piacere di allenarsi insieme, di trascorre il tempo insieme e di giocare a calcio. Credi, il segreto del Frosinone è questo: l intero, la nostra squadra, vale più della somma del valore dei singoli.» curiosi di capire quanto valevamo, ma mancava la prova del campo.» Che è arrivata «Sì, come tutti possiamo aver sbagliato una partita, ma la squadra ha sempre giocato, seguendo le indicazioni del mister. E Roberto Stellone è veramente un grande: cerca di togliere ogni tipo di pressione, chiede soprattutto tranquillità e serenità.» ALLENATO DA UN ATTACCANTE Per un attaccante essere allenato da un attaccante è importate? «L istinto del gol l hai o non l hai, ma chi ha fatto la punta sa che consigli dare e come rivolgersi. Ad esempio, se c è una cosa che l attaccante 54 55

29 GIÀ DIECI GOL, FROSINONE SOGNA A OCCHI APERTI! «Per un attaccante andare in doppia cifra è importante e a sognare siamo tutti. A inizio stagione dicevano che saremmo arrivati terzultimi e tu mi telefoni quando siamo terzi C è da lavorare e soffrire, ma questo non ci spaventa.» non sopporta è sentirsi dire: Fai gol! Perché, secondo te, non sappiamo da soli che dobbiamo segnare? Viviamo per questo, quando non segni ti manca l aria e devi pure sentirti dire Fai gol... Altra cosa che non sopportiamo è quando ti chiedono Perché non hai segnato?. Stellone in questo è meraviglioso, ci dà consigli ed evita quelle espressioni che creano nervosismo.» Daniel Ciofani prima o seconda punta? «Prima punta, ho il fisico da prima punta e nel mi trovo a meraviglia a giocare al centro. Nel non ho problemi ad alternarmi con il compagno: uno va incontro alla palla, l altro va in profondità. Corro, lavoro per la squadra.» Per far gol bisogna essere lucidi: più di cento gol in carriera si segnano «Curando l allenamento, l alimentazione, la vita privata Io ho una cura maniacale del mio corpo, sono laureato in Scienze Motorie, capisco fino in fondo quanto sia fondamentale lavorare seriamente in settimana, come alimentarmi e che comportamenti tenere fuori dal campo.» LA LAUREA L alimentazione è fondamentale! «Non mi privo di nulla, però, faccio grande attenzione a tutto. A casa cucina la mia fidanzata, laureata in lingue mi ha seguito qui a Frosinone, prepara anche i dolci, ti assicuro che non mi nego neppure il tiramisù, però c è grande attenzione ai condimenti e alle porzioni.» Una laurea in Scienze Motorie sarà utile nel post carriera! «Mi piacerebbe allenare, gli studi fatti mi aiuterebbero pure nel dialogo con il preparatore, per capire a fondo le sue esigenze. Vediamo cosa succederà, anche se il calcio è sempre più difficile.» Perché? «Perché blog, siti internet e informazione istituzionale, intendo carta stampata e tv, creano parecchia pressione. Tu dirai pure i blog? Certo, perché c è chi fa valutazioni spesso affrettate e senza competenza può influenzare lo spettatore neutro, quello che non ha ancora maturato un suo giudizio. Se si continua a scrivere: Quello non sa stoppare la palla c è chi ci crede e al tuo primo errore fischia. Oggi fare il calciatore è molto più difficile di dieci o quindi anni fa.» L ALLENATORE DEL MESE MARK IULIANO Alla fine del 2014 il Latina era ultimo in classifica, col morale sotto terra e la convinzione che, per salvarsi, sarebbe servito qualcosa di più. E di diverso. La seconda gestione Breda (che a ottobre aveva rilevato Beretta) non era stata esaltante come la prima. Non aveva altra scelta, la società: Con tre vittorie consecutive ha portato il Latina in una zona tranquilla della classifica. E aggiunge: Non è importante il sistema di gioco, ma bisogna esaltare le qualità dei singoli. cambiare nuovamente allenatore. Stavolta, però, nessun ritorno di fiamma. La soluzione, il Latina, l aveva già in casa. All alba del 2015 Mark Iuliano, a cui da luglio era stata affidata la guida tecnica della Primavera, è stato promosso in prima squadra. L ex difensore di Juventus e Nazionale ha 56 57

30 accettato senza riserve una sfida che appariva proibitiva. Ha sfruttato la sosta del campionato per conoscere i suoi nuovi giocatori, compresi quelli giunti nel mercato di riparazione. Tanto lavoro e i suoi frutti li ha dati, soprattutto a febbraio: dopo il ko di Avellino, tre vittorie consecutive (contro Pescara, Ternana e Trapani). Adesso il Latina può respirare, l ultimo posto è solo un lontano ricordo. Iuliano, ha compiuto un capolavoro «Sono stati due mesi duri, ma grazie all impegno e alla disponibilità dei ragazzi il lavoro è stato più semplice, inoltre la società si è mossa bene sul mercato. Ho trovato una squadra che, al di là dell ultimo posto, segnava poco ed era giù fisicamente. Abbiamo dovuto ricominciare da capo, adesso stiamo raccogliendo quanto seminato». PER I GIOCATORI Il Latina è una squadra duttile. Per scelta o necessità? «Fossilizzarsi su un modulo non porta giovamento. Bisogna studiare i propri giocatori ed esaltare le loro caratteristiche perché è solo attraverso che il gioco che poi arrivano anche le vittorie.» La Serie B è un campionato spietato «La classifica corta ci ha permesso di risalire nel giro di un mese e mezzo. In pochi pun- «Lippi è stato il mio maestro. Una persona speciale, oltre che un eccellente allenatore. Mi ha insegnato tanto, sia in campo, sia fuori. Quando sono davanti a una situazione complicata provo a ricordare cosa avrebbe fatto lui.» ti ci sono tante squadre, per questo è fondamentale cercare di fare risultato ovunque e contro chiunque. Ad esempio, il pareggio di Bologna, seppur prestigioso, da solo non basta.» Ieri giocatore, oggi allenatore. Com è cambiato il suo modo di vivere le gare? «In campo potevo sfogarmi, in panchina molto meno (ride, ndr). Non sono abituato ad agitarmi, cerco di restare tranquillo e sereno anche quando i risultati non sono positivi. Allenare per me è una passione, non un lavoro. Mi diverto, questo è importante.» IO E LIPPI Cosa rappresenta per lei Marcello Lippi? «È stato il mio maestro. Una persona speciale, oltre che un eccellente allenatore. Mi ha insegnato tanto, sia in campo, sia fuori. Sto cercando di trovare la mia strada, ma quando sono di fronte a una situazione complicata provo a ricordare cosa avrebbe fatto lui.» Quanto è utile la gavetta per un allenatore? «Il concetto di gavetta per me è sbagliato: in qualsiasi categoria un allenatore giovane che non ottiene risultati viene criticato. Bisogna permettere agli allenatori emergenti di sbagliare, perché anche gli errori servono per migliorare. Per farlo, però, servirebbe tempo. Le società non lo hanno, quindi puntano su tecnici più esperti, ma chi è bravo deve avere la possibilità di allenare una grande squadra, a prescindere dall età.» 58 59

31 LA PARATA DEL MESE LEANDRO CHICHIZOLA Al 95 della partita contro il Modena ha parato un rigore a Granoche, regalando la vittoria alla sua squadra. Ma Chichi, come lo chiamano a La Spezia, sui tiri dagli undici metri è un muro! Argentino, giunto dal River Plate, Leandro Chichizola, 24 anni da compiere a fine marzo, è un vero pararigori. Ne sanno qualcosa Inglese del Carpi e soprattutto Paolo Granoche El Diablo, che al 95 della partita persa dal Modena 3-2 a la Spezia, ha visto Chichi volare sulla sinistra e negargli il pareggio. La fama di portiere al quale è difficile segnare dagli undici metri, però lo accompagna da tempo «Maglia del River Plate, ultima giornata, era la sesta presenza consecutiva da titolare e giocavamo contro il Racing Club Avellaneda, se avessimo vinto, il titolo sarebbe stato nostro. Al 90 siamo sul 3-2 per noi, fallo e rigore contro: stadio ammutolito. Io paro ed esplode la festa» Non c era in palio un titolo, ma è andata così anche con il Modena! Questa è stata la miglior parata del mese di febbraio «Nel 2015 non avevamo ancora vinto, cinque partite senza successi, siamo andati in svantaggio due volte e abbiamo segnato il 3-2 nel recupero Rigore contro Granoche è un ottimo attaccante, uno che fa gol spesso, però in settimana il mio preparatore Maurizio Rollandi mi mostra molti video degli avversari. Sono rimasto in piedi fino all ultimo e poi mi sono buttato a sinistra.» PARARIGORI Leandro immagino la tensione di questi momenti! «Il portiere quando c è rigore deve stare molto tranquillo, a rischiare maggiormente è l attaccante. Su penalty il vantaggio è loro, non nostro, la pressione è più su chi calcia che su chi deve parare.» Però il tuo è un vizio. A Carpi la settimana precedente avevi ipnotizzato pure Inglese «Anche in quella partita mancavano pochi minuti alla fine e giocavamo in casa della prima in classifica, pensa cosa deve essere passato per la mente dell attaccante: primi, partita in casa e un rigore che voleva dire allungare ancora in classifica.» IN ITALIA SI MIGLIORA Da quando sei in Italia ti senti migliorato? «Sì, da voi si lavora moltissimo sulla tecnica: postura del corpo, posizionamento in porta, ti spiegano come devi mettere le mani I portieri argentini e quelli sudamericani, invece, sono più reattivi, hanno più forza esplosiva. Diciamo che noi siamo più istintivi, quindi lavorare con un preparatore italiano, che cura questi dettagli ti porta a crescere moltissimo. Voglio dire grazie a Maurizio Rollandi che cura ogni minimo dettaglio.» Avete una difesa giovane. È un problema? «Se parliamo di valore assoluto dei giocatori devo dire che abbiamo un ottima difesa, il problema è uno solo: abbiamo un «Il portiere quando c è rigore deve stare molto tranquillo, a rischiare maggiormente è l attaccante. Su penalty il vantaggio è loro, non nostro, la pressione è più su chi calcia che su chi deve parare.» minutaggio basso e chi ha poca esperienza in alcune situazioni può commettere degli errori.» Che differenze hai trovato tra il nostro calcio e quello argentino? «Da noi c è più spazio per la giocata, il calciatore tecnico, quello che ha fantasia, può fare la differenza perché ha pure il tempo per pensare. In Italia, invece, vedo che c è grande pressione su chi ha palla, si lavora moltissimo sulla tattica per chiudere le linee di passaggio e per raddoppiare. Il giocatore tecnico ha sempre dei vantaggi, ma deve essere anche veloce, rapido e fisicamente al cento per cento.» Vivi a quindici ore di volo da casa «Vuoi sapere se mi manca? Certo, però io sono venuto via da Santa Fè che avevo 13 anni, per giocare a calcio ho dovuto andare a Buenos Aires è più di dieci anni che non vivo con i miei genitori, che sono lontano dagli affetti più cari. Loro, comunque, sono venuti a trovarmi qui a La Spezia e hanno visto che vivo in una bella zona d Italia.» 60 61

32 LA VIGNETTA Pescara - Catania 1-0 Fermo Immagine Federico Viviani [Latina - Pescara] IL GOL SANSOVINI BOTTA NEL SETTE L AUTORE La vignetta è stata disegnata da Carlo Tarantini, vignettista e disegnatore sportivo. Per contatto: carlotarantini0@gmail.com 62 63

33 Mame Babe Thiam [Virtus Lanciano - Brescia]

34 Aniello Cutolo [Virtus Entella - Trapani]

35 Pablo Granoche [Spezia - Modena]

36 Nicolò Brighenti / Alex Cordaz [Vicenza - Crotone] Vincenzo Fiorillo [Latina - Pescara]

37 B ITALIA - CROAZIA 0-0 Angoli: 5-3 per la Croazia Ammoniti: Pejic, Ikic (C) Bittante, Gonnelli, Improta, Capezzi (I) Arbitro: Vuckov Assistenti: Radosevic, Radic IV Ufficiale: Frkovic Marco Chiosa Lorenzo Gonnelli B Italia (4-3-3): 1 Andrenacci (85' 12 La Gorga); 2 Fiamozzi, 5 Gonnelli, 6 Chiosa (cap.), 3 Bittante; 10 Capezzi (59' 14 Agazzi), 4 Schiavone, 8 Crecco (83' 15 Filippini); 7 Improta, 9 Lanini (52' 17 Sprocati), 11 Beltrame (79' 16 Vita). A disposizione: 13 Lancini. (All. Piscedda) Croazia (4-3-3): 1 Livakovic (46' 12 Brkic); 2 Mikanovic, 3 Pejic, 4 Cvek (46' 16 Biljan), 5 Simunovic (73' 14 Ikic), 6 Peric (cap.), 7 Klapan (73' 18 Dangubic), 8 Spehar (58' 13 Capan), 9 Maric, 10 Brlek (58' 17 Mrsic), 11 Misic (80' 15 Milic). A disposizione: 19 Krovinovic. (All. Gracan) Andrea Schiavone Eric Lanini B Italia Finisce 0 a 0 l amichevole con la Croazia Under 21 Partita fisica e più combattuta nel primo tempo, con più spazi e occasioni nel secondo. Finisce 0 a 0 il test che la B Italia ha giocato a Kostrena, a sud di Rijeka, con l'under 21 croata alle prese con il nuovo tativa di Piscedda, quella di casa che nella prima parte del match è parsa più organizzata e che nella seconda invece ha subìto la maggiore intensità del centrocampo grazie all'inserimento di Sprocati che spesso è rien- biennio dopo l eliminazione agli spareggi per l accesso agli Europei contro l Inghilterra. Bella partita, tecnicamente di buon livello - ha detto mister Piscedda alla fine aggiungendo i complimenti a tutta la squadra per l'impegno messo in campo e sottolineando le buone prestazioni di Gonnelli e Improta ma anche le belle sorprese di Vita e Agazzi come di tutti e quattro i '95 in campo'. Bene anche Schiavone nel ruolo di play maker per la rappresentrato a dare una mano in mezzo al campo. Piscedda ha ruotato tutti e 17 i giocatori tranne Lancini, colpito da una leggera forma influenzale. E' al 50' l'occasione più ghiotta per i padroni di casa con un colpo di testa a botta sicura di Brlek che Capezzi salva sulla linea ad Andrenacci battuto. Di Beltrame e Agazzi invece le migliori conclusioni azzurre. B Italia, progetto di valorizzazione dei giovani del campionato di seconda divisione voluto fin dal 2011 dalla Lega Serie B, è una vetrina dalla quale sono passati giocatori importanti come Bonaventura, Immobile, Perin e Zaza ma è soprattutto una palestra per ragazzi poi convocati nelle nazionali giovanili della Figc. I numeri del resto parlano chiaro: in questi tre anni e mezzo i giocatori transitati dalla B Italia all Under 20 e 21 hanno totalizzato, rispettivamente, 142 e 262 presenze

38 B SOLIDALE UN GIORNO PER LA NOSTRA VICENZA PRO VERCELLI TERNANA Città La SERIE B per il decoro urbano a servizio del proprio territorio MODENA CARPI Le squadre della Serie B in campo per la cura del proprio territorio. Il quarto appuntamento di Un Giorno per la nostra città è dedicato al decoro urbano. E come gli altri tre, infanzia, anziani e diversa abilità, ha quale obiettivo saldare il legame con la propria comunità mostrando con un gesto concreto, visibile, la propria rico- SPEZIA FROSINONE LIVORNO 74 75

39 B SOLIDALE IL PROSSIMO EVENTO MERCOLEDÌ 11 MARZO 2015 L'INTEGRAZIONE E IL MULTICULTURALISMO cinio dell Associazione Italiana Calciatori, dell Associazione Italiana Allenatori Calcio e dell Associazione Nazionale Comuni Italiani, prevede che ogni società dedichi un giorno al mese alla propria città, impegnandosi a realizzare iniziative a favore dell infanzia (lo scorso novembre), la terza età (a dicembre), i diversamente abili (a gennaio) e ora il de- CATANIA noscenza verso quell affetto che ogni sabato la gente dimostra. Centinaia fra atleti, tesserati e staff tecnici diventano i protagonisti di attività che si svolgono nel medesimo giorno in luoghi pubblici, nei parchi e nelle strade delle città. Qualche esempio: il Trapani ha aderito all'iniziativa del Comune di Erice per la realizzazione di alcuni murales da parte dei ragazzi delle scuole, volti alla valorizzazione del territorio ed alla sensibilizzazione sui temi dell'educazione civica, il Brescia decorerà le pareti esterne dello stadio Rigamonti, con disegni rigorosamente a marchio Brescia Calcio. Il Livorno invece sarà in uno dei luoghi di ritrovo più frequentati dai giovani spesso teatro di atti vandalici, degrado e trascuratezza. La Ternana organizza la pulizia del parco dell ex foresteria delle Acciaierie di Terni. L iniziativa promossa dalla Lega Serie B, con il patrocoro urbano. L ultimo appuntamento, l 11 marzo, sarà dedicato all integrazione sociale. Un giorno per la nostra Città rientra all interno di un progetto più ampio denominato B Italia Piattaforma per la Valorizzazione Territoriale : B Italia identifica da un lato la Rappresentativa dei migliori giovani talenti che disputano il Campionato di Serie B e, dall altro, il brand attraverso il quale la Lega intende valorizzare la cultura, l arte, il paesaggio e le tipicità dei territori che ospitano i club di Serie B, con l obiettivo di restituire allo sport del calcio una dimensione più umana e vicina alla propria comunità. Play Off Decise le date tenendo in considerazione le finali dell Europeo Under 21 in Repubblica Ceca, il campionato di Serie A, la finale di Tim Cip e la Champions League. I PRELIMINARI play off in gara secca MARTEDÌ 26 MAGGIO S E M I F I N A L I VENERDÌ 29 MAGGIO e MARTEDÌ 2 GIUGNO FINALI VENERDÌ 5 e MARTEDÌ 9 GIUGNO Play Out I PLAY OUT si giocano SABATO 30 MAGGIO e 6 GIUGNO 76 77

40 LA B IN TV / GIUSEPPE INCOCCIATI HO LA B NEL SANGUE La Serie B l ha giocata, vincendola tre volte e vi ha partecipato come allenatore, con l Aveliino nel Ora Incocciati la commenta, ogni settimana su Premium Calcio. Testo di Gianluca Prudenti Chiusa la carriera da calciatore, Giuseppe Incocciati, attaccante che ha giocato anche con Milan e Napoli, ha frequentato il Corso di Coverciano e ha allenato. Ora commenta le partite per Mediaset sui canali Premium Calcio, si diverte, ma ha un sogno nel cassetto: «Diciamo che la Serie B ha fatto e fa parte della mia storia calcistica e anche sul campo non è un discorso chiuso. Mi piacerebbe tanto tornare ad allenare.» Che differenze hai notato tra questa serie B e quella di quando giocavi? «Sostanzialmente il campionato di Serie B è stato sempre molto difficile, ma quando l ho vinto c erano almeno due o tre squadre superiori a tutte le altre. Con il Milan, ma anche con l Ascoli e il Pisa abbiamo fatto record su record, in quegli anni abbiamo dominato la concorrenza. Quello era ancora un calcio in cui il tasso tecnico dei giocatori faceva la differenza» 78 79

41 LA B IN TV / GIUSEPPE INCOCCIATI VIVA LA TECNICA Ora invece? «Oggi c è molto equilibrio e la caratura tecnica dei giocatori si è uniformata. I calciatori di oggi sono dei grandissimi atleti, ma molto più «Oggi si punta molto sulla tattica e le squadre sono molto uniformi e tutte prevedibili. I settori giovanili sono sempre meno in grado di formare calciatori che facciano la differenza. Bisognerebbe tornare a insegnare calcio: creare atleti non è difficile, creare calciatori con un bagaglio tecnico importante è difficilissimo.» standardizzati rispetto a quando giocavo io. A livello tecnico sono sempre in meno a fare la differenza» Tu invece che tipo di giocatore eri? «Io ero un fortissimo (risata). Ho avuto la fortuna di giocare in un periodo in cui in Italia c erano calciatori che hanno scritto la storia: ho giocato insieme a Maradona e affrontato Platini, Zico, Falcao e Rumenigge.» Poi cosa è cambiato? «Credo sia un problema correlato alla cultura dell insegnamento che in Italia piano piano si è persa. Ci siamo dimenticati di impostare un lavoro che riguarda le fasce più importanti, quelle giovanili. Fondamentalmente non si insegna più la tecnica. Oggi si punta molto sulla tattica e le squadre sono molto uniformi e tutte prevedibili. I settori giovanili sono sempre meno in grado di formare calciatori che facciano la differenza. Bisognerebbe tornare a insegnare calcio: creare atleti non è difficile, creare calciatori con un bagaglio tecnico importante è difficilissimo.» E tu che allenatore sei? «Sono un allenatore abilitato ai massimi livelli. Ho studiato e mi sono preparato. Ho lavorato tanto con i giovani e ho sempre raggiunto risultati importanti. Il messaggio che piace a me è che il calcio è uno sport nato per far gol agli avversari, non per non prenderne. Le mie squadre devono essere propositive e devono attaccare. Il senso del calcio è fare gol.» LE PROMOZIONI Qual è il più bel ricordo legato alla Serie B? «Ce ne sono tanti. Ho avuto la fortuna di vincere più volte il campionato. Certo, vincere a San Siro è stato splendido, ma anche ad Ascoli e Pisa ho vissuto un entusiasmo straordinario. Erano campionati di grandissimo livello.» Hai un rammarico da giocatore? «La vita di ognuno è caratterizzata da momenti. Ogni tanto sei al posto giusto al momento giusto, mentre in altre volte per pochi attimi non riesci a prendere il treno. Magari, ai tempi del Milan avrei potuto avere più pazienza e aspettare il mio momento. Invece ero giovane e volevo giocare. Andai in prestito ad Ascoli e pochi mesi dopo arrivò Silvo Berlusconi, nacque il grande Milan. Se fossi rimasto magari la mia carriera sarebbe stata diversa. Comunque, non posso lamentarmi. Ho avuto il privilegio di conoscere i più grandi: ho cominciato sfidando i Cosmos di Pelè in amichevole e ho chiuso con Diego Armando Maradona.» E da allenatore? «È un discorso complicato: ho avuto diverse possibilità di allenare, ma in alcune piazze non si trovano persone vere. Io faccio del rispetto il mio stile di vita e invece nel calcio ci sono dei veri e 80 81

42 A lato Giuseppe Incocciati allenatore dell Avellino; sotto Incocciati insieme a Maradona con cui giocò nel Napoli nella stagione conquistando la Coppa Italia LA B IN TV / GIUSEPPE INCOCCIATI propri avventurieri che si improvvisano dirigenti, soprattutto nelle categorie inferiori. Lo sport andrebbe tutelato. Un esempio: parecchie società non pagano, creano disagi ai giocatori e rischiano di creare situazioni al limite della legalità. Bisognerebbe prendere il toro per le cora e fare pulizia. Io per questo ho rinunciato da allenatore ad alcune proposte non conformi a un livello di lavoro a cui tengo. Per rispetto verso me stesso e verso il mondo del calcio.» IL MICROFONO Come ti sei avvicinato al ruolo di commentatore? Sei anche iscritto all'ordine dei giornalisti «È tanto che faccio anche questo mestiere. Mi diverte molto ed è un modo come un altro per rimanere informati. Diciamo che è assolutamente propedeutico al mestiere di allenatore. Sono un commentatore di Premium Calcio: è un lavoro molto divertente appassionante e affascinante.» Come ti prepari per le parti- LA CARRIERA Giuseppe INCOCCIATI Giuseppe Incocciati nasce a Fiuggi il 16 novembre del Viene acquistato giovanissimo dal Milan con cui compie la trafila nelle giovanili fino a esordire in Serie A nell anno della retrocessione. Aiuta il Diavolo a riconquistare la Serie A e rimane in rossonero fino alla stagione 1985/86 quando va in prestito all Ascoli in Serie B: con 10 reti in 33 partite contribuisce al ritorno in A dei marchigiani di Costantino Rozzi. Dopo le annate buonissime con Atalanta, Empoli e Pisa, nella stagione 1990/91 riceve la chiamata del Napoli campione d Italia di Diego Armando Maradona e con i partenopei vince la Supercoppa Italiana. Dopo due anni a Bologna chiude la carriera con la maglia dell Ascoli. Dal 2007 ha intrapreso la carriera di allenatore che alterna a quella di commentatore televisivo. te da commentare? «Vuoi rubarmi il mestiere??» Mi hai scoperto! «Studio i calciatori, leggo i giornali e soprattutto osservo gli allenatori: come preparano le sfide, come schierano la squadra...» GOL E PAROLE Più difficile fare un gol, sostituire un giocatore o commentare una partita? «Fare gol è sempre stata la cosa che mi è riuscita in ma- niera più naturale. Sono sempre stato consapevole dei miei mezzi e anche da calciatore studiavo un sacco: osservavo i difensori avversari e riuscivo a colpirli, a sfruttare i loro punti deboli. Le sostituzioni sono difficili, ma il fine ultimo di un allenatore è sempre creare situazioni positive per la squadra. Gli allenatori preparano le partite prima che accadano gli eventi e devono inventarsi soluzioni in corsa. Gli altri, commentatori compresi, giudicano a evento accaduto.» E quando venivi sostituito? «Il più delle volte non me la prendevo. Non sono stato sostituito spesso: ero considerato uno che poteva risolvere la situazione da un momento all altro. Non ho mai avuto problemi con i miei allenatori.» Sogno nel cassetto? «Ho sempre sognato di giocare in Serie A. Da calciatore ci sono riuscito ora vorrei farlo da allenatore» Ultima domanda: pronostico per questa stagione di «Ho avuto la fortuna di vincere più volte il campionato. Vincere a San Siro è stato splendido, ma anche ad Ascoli e Pisa ho vissuto un entusiasmo straordinario. Erano campionati di grandissimo livello.» Serie B: «C è molto equilibrio: sono curioso di vedere se il Carpi riuscirà a tenere la vetta. Credo che il Bologna sia l altra favorita per la promozione diretta. Per il terzo posto, invece, sarà una lotta di nervi. Sono tutte vicinissime e si somigliano tra loro. Occhio al Vicenza che da ripescata e senza mercato sta facendo un campionato fantastico, mentre Bari e Catania sono in netto ritardo, forse troppo, ma è ancora tutto aperto.» 82 83

43 A MEMORIA D UOMO PERUGIA L ANNATA PERFETTA Testo di Emanuele Giulianelli NEL LA SQUADRA DI ILARIO CASTAGNER NON VINSE LO SCUDETTO, MA CONCLUSE LA STAGIONE AL SECONDO POSTO SENZA MAI PERDERE. UN RISULTATO ECCEZIONALE, CHE NON ERA MAI RIUSCITO A NESSUNO. Il campionato di Serie A parte il primo giorno di ottobre, nella domenica in cui i carabinieri con un blitz nel covo delle Brigate Rosse in via Montenevoso a Milano trovano il memoriale di Aldo Moro, in un Italia che sta lottando con il terrorismo e il calcio diventa occasione di unità nazionale, di esorcismo di tutte le paure, di svago dai pensieri cupi e dal troppo sangue che sporca ogni giorno i titoli e le prime pagine dei giornali. GIOIA E DOLORE La prima giornata segna già, per chi sa leggere il futuro, fa

44 A MEMORIA D UOMO Da sinistra il favoloso Perugia della stagione Salvatore Bagni punto di forza del Perugia dal 77 all 81. A destra Ilario Cstagner assieme a Silvano Ramaccioni (a sinistra) sulla panchina del Perugia dei miracoli alla fine degli anni settanta. cile per chi come me si trova a scriverne 37 anni dopo, un vero e proprio passaggio di testimone: il Perugia di Ilario Castagner sconfigge il Lanerossi Vicenza, sorprendentemente secondo nella stagione precedente, finisce 2-0 con i gol del fresco ventiduenne Salvatore Bagni e di Paolo Dal Fiume. Quarta stagione consecutiva nella massima serie per gli umbri, dopo la storica prima promozione ottenuta al termine della stagione , appena rilevata dall imprenditore Franco D Attoma. La squadra di CASTAGNER gioca un calcio arioso e spregiudicato che non dà punti di riferimento: MALIZIA in porta, FROSIO libero dietro a un terzetto composto da NAPPI, DELLA MARTIRA e CECCARINI; in mezzo BUTTI e DAL FIUME a coprire il quartetto offensivo composto da BAGNI, VANNINI, SPEGGIORIN e CASARSA, centravanti che viene dietro a fungere da finto attaccante. Nell annata precedente il Perugia aveva assaporato l alta classifica per qualche giornata, trovandosi in testa insieme a Genoa, Milan e Juventus dopo la quinta di andata. Poi la tragedia. La sesta giornata vedeva il Tra la seconda e la quarta giornata il PERUGIA, nell ordine, pareggia a San Siro con l INTER, vince in casa con la FIORENTINA e si permette il lusso di battere la JUVENTUS a TORINO per 2-1, con i gol di Vannini e Speggiorin. La provinciale si sta trasformando da squadra simpatia a ostico avversario per le zone nobili della classifica. lo delle grandi occasioni. Un pubblico venuto a vedere una partita, a urlare, gioire, forse piangere, inveire, dopo un gol fatto, subito o mancato; un pubblico venuto a vedere calcio. E invece si trovarono spettatori inermi della tragedia. Alle 15:34 Renato Curi, Renatino per tutti i compagni, numero otto del Perugia, protagonista della promozione in Serie A e vero e proprio talento della squadra, si accasciava al suolo dopo uno Perugia ospitare proprio la Juventus sul proprio terreno, in una sfida dal sapore poco conosciuto per chi, come gli umbri, non era avvezzo a sfide per il primato o per un piazzamento Uefa. Lo stadio è gremito, il pubblico è quelscatto. Fatale. Lo stadio prenderà il suo nome da quel giorno. IL DISEGNO DI CASTAGNER E la stagione ha, per i giocatori del Grifone, il sapore di rivincita, forse di vendetta per quell ingiustizia troppo grande che qualche nume aveva riservato a quel baffuto ventiquattrenne che aveva ancora tanto, tantissimo, da dire e da dare allo sport che amava e ai suoi compagni. La squadra di Ilario Castagner, che conosce a mena

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