I nostri conviventi. di Leonardo Latella e Marzio Zapparoli

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1 I nostri conviventi di Leonardo Latella e Marzio Zapparoli La relazione tra l uomo e alcuni degli artropodi sinantropi è cominciata, con buona probabilità, ancora prima della nascita dell uomo moderno (Homo sapiens). Sicuramente i nostri antenati condividevano i loro rifugi con mosche, zanzare, pulci, formiche e altri insetti in qualche modo legati a essi e alle loro attività. La domesticazione ha poi aumentato il numero di artropodi che si sono venuti a stabilire negli insediamenti umani; tra questi, zecche e altri acari e alcuni ditteri; la coltivazione di piante ornamentali e l utilizzo del legname per costruzioni o riscaldamento ha incrementato il numero di ragni, coleotteri, emitteri e così via. Una rapida scorsa all elenco degli animali, prevalentemente artropodi, che, seppure non esplicitamente invitati, possono essere presenti nelle nostre case, ci lascia immediatamente intuire il numero elevato di piccoli ospiti che condividono la nostra vita familiare. Per quanto asettici possano sembrare, i nostri appartamenti sono infatti formati da una moltitudine di ambienti che offrono cibo e protezione ad insetti e altri artropodi. Di questi ignoriamo spesso la presenza fino al momento in cui accendiamo la luce in cucina durante la notte incontrandovi una blatta, prendiamo un libro polveroso dalla libreria lasciando senza casa un pesciolino d argento o alziamo gli occhi all angolo del soffitto in camera da letto da cui pende un ragno. In questo capitolo sono brevemente descritte le più comuni specie di insetti e di altri artropodi che frequentano le nostre case. Per ovvi motivi di spazio sono state prese in considerazione solo le specie più comuni che possiamo incontrare all interno degli appartamenti, sono quindi escluse le specie che frequentano poggioli (balconi), muri, sottotetti, cassoni di avvolgibili, grondaie e ambienti simili. Per meglio inquadrare la loro ecologia e distribuzione all interno dei nostri appartamenti, abbiamo provato a considerare ogni stanza come un ambiente a se stante. Ciascuna specie è stata poi inserita in uno degli ambienti dove più alte sono le probabilità di incontrarla. Naturalmente, questa distribuzione in alcuni casi è puramente indicativa. Per ogni specie è riportato, se esiste, il nome dialettale veronese.

2 78 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Cucina I vetri appannati mentre la cena bolle nelle pentole sopra i fornelli e il tepore nelle serate di inverno, oltre ad essere un ricordo classico delle serate casalinghe, sono una prova evidente delle condizioni caldo-umide delle nostre cucine. Molte delle specie che possiamo incontrare in questo ambiente sono infatti ampiamente distribuite anche in aree tropicali o provengono da esse. Se al clima uniamo la presenza e la varietà del cibo, non è difficile comprendere perché le cucine siano uno dei locali, per dirla in termini correnti, a più alta biodiversità della casa. Thermobia domestica Grande tisanuro (lungo fino a 20 mm) appartenente allo stesso ordine di insetti (gli zigentomi) del più conosciuto pesciolino d argento (Lepisma saccharina). Di colore bruno con strisce trasversali più chiare e appendici posteriori molto lunghe. Predilige gli ambienti caldi e sopporta bene anche temperature elevate. Per questo motivo è piuttosto comune nelle cucine delle case, nelle panetterie e nei ristoranti, vicino ai forni. È del tutto innocuo e non trasmette alcun agente patogeno per l uomo e gli animali da compagnia. Blatte Tra gli insetti più comuni nelle abitazioni si ricordano le blatte. Esse appartengono a un ordine molto antico, i blattari, insetti Il grande Tisanuro Thermobia domestica

3 I nostri conviventi 79 dal corpo generalmente appiattito e con lunghe antenne filiformi, abili corridori, di cui sono note circa 3500 specie diffuse soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali di tutto il mondo. Di queste, una decina si sono adattate all ambiente antropico e il loro legame con l uomo è certamente millenario. Le blatte sono in grado di sfruttare i resti alimentari abbandonati e gradiscono il clima tendenzialmente caldo e umido degli ambienti chiusi. A Verona sono frequenti la blatta nera (Blatta orientalis) e la blatta grigia (Blattella germanica), entrambe, a dispetto del loro nome scientifico, di probabile origine africana tropicale e subtropicale che, grazie agli scambi commerciali, sono oggi divenute cosmopolite e sono quindi presenti anche nel resto d Italia. Oltre che nelle abitazioni, entrambe le specie invadono spesso magazzini, bar, ristoranti, ospedali, navi e persino aerei, con conseguenze gravi dal punto di vista igienico-sanitario, in quanto possono veicolare funghi, virus, protozoi e batteri patogeni molto pericolosi per la salute dell uomo e sono in grado di contaminare gli alimenti con i loro escrementi, che talora possono indurre allergie, e con sostanze di odore sgradevole prodotte da particolari ghiandole. Nome dialettale: panaròto Dermestidi Piccoli coleotteri di forma ovale e colore scuro o bruno, talvolta con macchie più chiare sul dorso. Le loro dimensioni vanno, a se- <<< A sinistra Blatta orientalis, a destra Blatella germanica

4 80 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Anthrenus verbasci conda delle specie, da 1 a 12 mm di lunghezza. In primavera gli adulti di alcune specie possono trovarsi sui fiori, mentre le larve attaccano le derrate alimentari. Si nutrono di resti animali e vegetali freschi o secchi. Dermestes lardarius, Attegenus pellio e Anthrenus verbasci sono comuni nelle case in primavera e in estate. Sono insetti adattati alla vita in ambienti asciutti e caldi, che si trovano dunque a loro agio nelle cucine, dove hanno anche a disposizione abbondanti riserve di cibo. Le larve sono facilmente riconoscibili per i lunghi peli che ricoprono il corpo e che, in alcuni casi, formano dei ciuffi posteriori. Nome dialettale: tàrma de la soménsa Sitophilus granarius Coleottero curculionide, chiamato comunemente punteruolo per la caratteristica testa terminante in un rostro allungato con la bocca all apice, tipica degli insetti di questa famiglia. Lungo da 2 a 5 mm, ha un colore che può variare dal rossastro al nero. Il corpo è di forma piuttosto allungata; mancano le ali. La femmina depone le uova in un piccolo buco scavato in un chicco di grano, orzo o mais. Questo insetto è dunque molto abbondante nei magazzini, ma non è raro incontrarlo nelle dispense delle nostre cucine su pasta, riso o biscotti. Per potersi riprodurre ha bisogno di una temperatura che non sia più bassa di 15 C, mentre la temperatura ottimale è intorno ai C. A dimostrazione dell antichità del rapporto tra uomo e insetti, si può ricordare che alcuni esempla- Il curculionide (Sitophilus granarius)

5 I nostri conviventi 81 ri di questa specie sono stati trovati associati a riserve preistoriche di cereali scoperte in villaggi palafitticoli della provincia di Verona, risalenti all età del bronzo. Nome dialettale: pontiròl del forménto. Stegobium paniceum Piccolo coleottero (2-4 mm) appartenente alla famiglia degli anobidi. Ha un colore bruno-rossiccio ed è ricoperto da una fine peluria che, con il movimento dell animale, produce riflessi dorati. Si nutre principalmente di sostanze vegetali, è frequente quindi in estate nelle derrate ma si può trovare anche su legno e carta. Gli adulti sono buoni volatori e sono attirati dalla luce artificiale, è dunque possibile incontrarli anche lontano dalle loro fonti di cibo. Le larve sono bianche, con zampe corte e testa bruno-rossiccia; sono molto attive e possono vivere anche una settimana senza mangiare. Sul tabacco e nelle spezie si può trovare anche un altro anobide: Lasioderma serricorne o tarma del tabacco. Si tratta di una specie leggermente più piccola e più chiara della precedente, che si trova in ambienti simili, sebbene prediliga il tabacco. Tribolium castaneum Coleottero tenebrionide di piccole dimensioni (intorno ai 3 mm), stretto e allungato, con una serie di striature sulle elitre. Di colore marrone-bruno. Si nutre preferibilmente di farina, ma non <<< Stegobium paniceum

6 82 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona disdegna frutta secca, cacao, cioccolata e semi vari. La temperatura ideale per il suo sviluppo è di 30 C, ma l importante è che non scenda al di sotto dei 22 C. Ama l umidità elevata (tra il 70 e il 90% di umidità relativa) ma sopravvive bene anche in ambienti molto più asciutti. Mosca domestica La mosca domestica (Musca domestica) è una specie cosmopolita ed ubiquitaria. Si tratta forse dell insetto più noto e diffuso al mondo, data la sua ampia capacità di adattamento (che però non gli consente di colonizzare le aree più fredde), la sua elevata capacità moltiplicativa (una femmina è in grado di deporre uova ogni 2-4 giorni, fino a oltre duemila in una sola estate) e il suo stretto legame con l uomo che, anche in questo caso, è certamente millenario. Non si tratta solo di un animale molesto e noioso, data la sua abitudine di volare continuamente sui cibi e sulle persone, ma anche di un vettore di numerosi organismi patogeni come virus, spirochete ed altri batteri, protozoi, uova e larve di vermi parassiti e altro ancora. La mosca si carica di questi germi frequentando e nutrendosi di materiali organici in decomposizione, come escrementi, cadaveri, liquami, espettorati, immondizie, ecc. Tutto questo rappresenta un ambiente molto gradito dall adulto il quale, oltre a cercarvi il nutrimento, depone lì le uova e vi si sviluppano brulicanti le larve. Alcuni studiosi hanno calcolato che una mosca è in grado di trasportare fino a 26 milioni di batteri. Tra le innumerevoli malattie che questa specie può diffondere figurano la tubercolosi, la lebbra, il carbonchio, la peste, il colera, il tifo, la poliomelite e molte altre ancora. Nella diffusione di queste malattie la mosca assume un ruolo che, comunque, può variare molto. In molti casi il suo intervento è accidentale e facoltativo e dipende sia dall abbondanza dell insetto, sia dall incidenza della malattia. Una caratteristica della mosca domestica è quella di rigurgitare e riassorbire più volte il cibo di cui si nutre, grazie al suo particolare apparato boccale succhiatore e alla speciale costituzione dell apparato digerente. Il rigurgito è rappresentato da una gocciolina che si forma alla estremità dell apparato boccale. Questa gocciolina spesso contiene i microbi di cui si è già parlato e che l insetto ha assunto alimentandosi. Nel corso delle soste che la mosca compie tra un volo e l altro, questa gocciolina può essere depositata sui nostri cibi, sulle posate, sui bicchieri, sul nostro corpo. Gli stessi germi possono essere trasportati anche dalle nume-

7 I nostri conviventi 83 rose setole che rivestono il corpo della mosca oppure possono essere depositati, ancora vitali, insieme alle sue feci. Nome dialettale: mósca. Fannia Tra le mosche sinantrope, frequenti sono anche quelle del genere Fannia, appartenenti alla famiglia dei fannidi, rappresentati in Italia da poche decine di specie. Si tratta di insetti legati generalmente agli ambienti forestali i cui maschi, spesso gregari, effettuano caratteristici voli sotto la chioma degli alberi; le femmine sono più schive e frequentano lo strato erbaceo sottostante. Le specie più comunemente associate all uomo sono F. canicularis e F. scalaris, ampiamente diffuse in tutto il mondo e di un qualche interesse dal punto di vista igienico-sanitario. Nelle case, questi ditteri si notano per il loro volo silenzioso, svolto nel mezzo delle stanze sotto ai lampadari che pendono dal soffitto, con il quale percorrono ripetutamente brevi tratti rettilinei e poi divergono repentinamente a destra o a sinistra rispetto alla precedente direzione. Le larve si trovano negli ambienti più diversi, dove si sviluppano nutrendosi di escrementi, materiale vegetale marcescente, cadaveri di mammiferi e altro materiale in decomposizione. Nome dialettale: mósca. Calliphora e Sarcophaga Nelle case entrano sovente i mosconi dei generi Calliphora e Sarcophaga, ditteri appartenenti rispettivamente alle famiglie dei calliforidi e dei sarcofagidi, due gruppi che in Italia comprendono una sessantina di specie il primo e circa centocinquanta il secondo. I rappresentanti di questi due generi sono collettivamente noti col nome di mosconi della carne, per via delle abitudini alimentari delle larve. Si tratta di mosche di medie dimensioni, il cui corpo degli adulti presenta in genere vivaci colori metallici, blu o verde brillante, e le cui larve si sviluppano su sostanze organiche in decomposizione, in particolare carni macellate o cadaveri. Eccezionalmente, le larve di alcune specie possono provocare miasi, cioè invadere tessuti vivi, ferite, cavità naturali dell uomo e di altri animali, comportandosi quindi come parassiti. Nome dialettale: moscón celeste, moscón d oro. <<< Fannia sp. <<< Sarcophaga sp.

8 84 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Plodia interpunctella Drosofila Drosophila costituisce un genere di piccoli ditteri, noti come moscerini dell aceto, appartenenti ad una famiglia, i drosofilidi, che in Europa conta un centinaio di specie, una quarantina delle quali è presente in Italia. In tutto il mondo, una ventina di specie di questa famiglia è antropofila e alcune di esse sono presenti in tutti i continenti. Questi moscerini infestano tipicamente le industrie della frutta, della marmellata, dell aceto e della birra. In casa, si possono vedere mentre volano sulla frutta matura o marcescente o vicino a bottiglie di vino e di aceto lasciate aperte. Per l eventualità che siano contaminati da organismi patogeni, per gli escrementi deposti o per i resti di individui morti, gli alimenti con cui questi insetti sono entrati in contatto possono diventare disgustosi e perciò alcune specie hanno importanza economica e igienico-sanitaria. Come vettori di lieviti, certe specie possono avere un ruolo nella produzione del vino. Gli adulti infatti sono attratti da sostanze in fermentazione e su di esse depongono le uova; le larve si nutrono di microrganismi che vivono su questi substrati. In Italia, nelle abitazioni sono molto comuni D. fasciata, D. fenestrarum e D. funebris. I piccoli ditteri del genere Drosophila sono molto celebri poiché, alcune specie (in particolare D. melanogaster), sono largamente impiegate in laboratorio, da quasi un secolo, negli studi di genetica, essendo molto prolifiche e con ciclo biologico molto rapido. Nome dialettale: mussolìn, mussolin de l asédo, moscarìn.

9 I nostri conviventi 85 Plodia ed efestia Insetti molto comuni nelle case, in particolare nelle cucine, ma anche nelle industrie dolciarie e nei magazzini, sono la plodia o tignola fasciata (Plodia interpunctella), una farfallina di 8-22 mm di apertura alare, così chiamata per la peculiare banda più chiara che attraversa trasversalmente le sue ali anteriori, e le efestia, Ephestia spp., genere di microlepidotteri che in Italia include cinque specie, di dimensioni leggermente più grandi, anch esse legate alle derrate, delle quali la più comune è E. kuehniella. Appartenenti tutte alla famiglia delle piralidi, sono specie moderatamente termofile, con una buona capacità di penetrazione anche negli imballaggi, oggi cosmopolite in quanto accidentalmente diffuse da secoli con il commercio dei prodotti alimentari. Le larve, lunghe pochi millimetri, si nutrono di farine, pasta, riso, uvetta, cereali, cacao, frutta secca e altri prodotti molto comuni nelle dispense delle nostre abitazioni. Questi insetti hanno generalmente ridotte esigenze idriche e riescono a svilupparsi con piccole quantità di cibo. Se questo scarseggia essi riescono comunque a concludere, benché più lentamente, il loro ciclo biologico, come ad esempio nel caso di P. interpunctella. Nome dialettale: bissòl (del bruco). Formica delle zolle Il Tetramorium caespitum, la più comune formica delle abitazioni italiane, deve il suo nome volgare alla capacità di costruire il nido anche in spazi molto ristretti come appunto una zolla, un sasso o una crepa del muro. Ha dimensioni che variano da 2 a 3,5 mm e si nutre degli avanzi nostri o dei nostri animali domestici, pur preferendo i cibi ricchi di zuccheri. Sono particolarmente attive di notte e in primavera ed estate ma negli appartamenti riscaldati possono essere presenti tutto l anno. Nonostante le loro ridotte dimensioni, sono piuttosto aggressive e spesso ingaggiano feroci battaglie tra nidi vicini per il possesso del territorio. Nome dialettale: formiga Formica dei faraoni Questa formica (Monomorium pharaonis), che deve probabilmente il nome alla credenza errata che fosse stata una delle piaghe d Egitto, si ritiene originaria dell Africa o dell Indonesia ed è oggi distribuita in tutto il mondo. Monomorium, una delle formiche più comuni nelle abitazioni, presenta una colorazione giallo-bruna e non supera i 2,5

10 86 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Un gruppo di formiche delle zolle intorno ad un avanzo di cibo mm di lunghezza. Costruisce i nidi in zone caldo-umide della casa (27-30 C all interno del nido), talvolta nei vuoti dei muri, vicino alle riserve di cibo. Ciascuna colonia può avere più di una regina. Il numero di formiche per ciascun nido può variare da poche decine a migliaia di individui. Quando il loro numero diventa troppo elevato, alcune operaie, con qualche uovo, delle larve e una o più regine, si spostano e vanno a formare una nuova colonia poco distante. Sono sufficienti circa 40 giorni perché dall uovo si sviluppi un operaia di questa specie. Per queste loro caratteristiche, è molto difficile eliminare stabilmente dalle abitazioni queste piccole formiche. Nome dialettale: formiga Formica nera La formica nera (Lasius niger) è molto adattabile e può nidificare in numerosi ambienti, tra questi prati, boschi, ambienti rocciosi; talvolta anche sui balconi, o all interno delle case. Non ha bisogno di spazi particolarmente ampi per il nido, per il quale può infatti possono bastare anche un vaso di fiori o il riparo offerto da una pietra. Le operaie hanno dimensioni comprese tra i 2 e i 4 mm di lunghezza e sono di colore nero o bruno scuro. Nei mesi invernali rimangono spesso inattive all interno dei nidi. Nei mesi estivi possono comparire grandi sciami di maschi e regine alate. Si nutrono spesso delle secrezioni zuccherine degli afidi, che allevano e proteggono come i pastori un gregge di pecore. Entrano nelle case alla ricerca di avanzi di cibo, soprattutto nel caso di abitazioni di campagna. Nome dialettale: formiga, formigòto (degli esemplari alati)

11 I nostri conviventi 87 Il salotto e la libreria Nei salotti, nei corridoi e in ambienti simili arrivano casualmente molti animali, attratti dalla luce nelle calde serate estive, cercando in inverno la temperatura più elevata o inseguendo le loro prede, siano esse altri artropodi, animali domestici o l uomo. Le librerie sono invece un ambiente a parte, in esse si annidano diverse specie attratte dalla carta, dalla polvere o addirittura dalla colla delle rilegature dei libri. Zecca dei piccioni Tra i numerosi invertebrati che possono parassitare i piccioni, la zecca dei piccioni (Argas reflexus) è la specie che più facilmente può interagire con l uomo, penetrando nelle case. Questa zecca molle (cioè priva dello scudo chitinoso tipico delle altre zecche) è attiva soprattutto di notte, quando si nutre del sangue dei piccioni nei nidi. Quando il numero delle zecche diventa particolarmente elevato e, generalmente, nel caso di abbandono dei nidi da parte dei piccioni, questo parassita può invadere le abitazioni nascondendosi nelle crepe dei muri, dietro i mobili e i quadri o dietro i battiscopa. È attiva soprattutto nei mesi estivi e può rimanere molti anni senza nutrirsi. La sua resistenza e le tossine che può introdurre con la puntura (provocando in alcuni casi lesioni eritemato-papulose, reazioni allergiche e altro) possono creare seri problemi per la salute umana. In diverse aree di Verona, frequentate da piccioni e poi bonificate, si sono verificati casi di infestazioni di questa zecca. Ragno sputatore Scytodes thoracica, volgarmente detto ragno sputatore, appartenente alla famiglia degli scitodidi, vive comunemente nelle case dove si ciba di pesciolini d argento, moscerini e altri piccoli insetti. È attivo soprattutto di notte e non esce frequentemente dai suoi nascondigli dietro i battiscopa, i libri, i mobili e nelle crepe dei muri. Non raggiunge il centimetro di lunghezza ma, se si riesce a vederlo, è facilmente identificabile per la sua caratteristica forma a otto determinata dalla parte anteriore del corpo (prosoma) che è grande come la posteriore (opistosoma). Deve il nome alla particolare modalità di cattura delle prede; immobilizza infatti gli insetti di cui si nutre sputando loro addosso una sostanza collosa. Può catturare le prede cacciando attivamente oppure, più frequentemente, rimane immobile nel suo rifugio sporgendo con le zampe anteriori; quando la preda le sfiora, il

12 88 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Il pesciolino d argento (Lepisma saccharina) L imenottero (Scleroderma domesticum) ragno lancia dai cheliceri uno spruzzo di colla che la ricopre immobilizzandola; a questo punto si avvicina alla vittima inerme per iniettarle il veleno e quindi nutrirsene. Lepisma Lepisma saccharina, volgarmente nota come pesciolino d argento per il colore delle squame che rivestono il corpo, è un insetto dell ordine degli zigentomi, animaletti di mm di lunghezza, molto

13 I nostri conviventi 89 primitivi, privi di ali, spesso assai longevi, di cui sono note al mondo circa 600 specie diffuse nelle aree temperate e temperato-calde. Questa specie, la cui attività è prevalentemente notturna, è molto frequente nelle case e negli edifici, dove si nutre soprattutto della carta, del cartone e della colla di cui in particolare sono fatti i vecchi libri e altri documenti cartacei ai quali produce talora vistose corrosioni. Si nutre anche di residui alimentari e altri detriti, che può trovare negli angoli meno disturbati delle abitazioni, come dietro i mobili o sotto i vasi da fiori nelle terrazze e sui balconi, dove spesso ristagna l umidità, fattore che più di altri favorisce la sua presenza. Dal punto di vista igienico sanitario, il pesciolino d argento ha scarso interesse, in quanto non trasmette organismi patogeni e quindi rappresentano solo un motivo di generale disturbo per l uomo. Nome dialettale: argentìn, pesséto d argénto. Scleroderma Scleroderma domesticum è un piccolo imenottero dall aspetto molto simile a quello di una formica ma dotato di un robusto pungiglione. Raggiunge la lunghezza di 3-4 mm. La presenza nelle case di questo animale è legata a quella dei tarli del legno, dei quali è parassita. Grazie alla sua forma allungata, la femmina dello scleroderma riesce a infilarsi nelle gallerie scavate da questi nei mobili; una volta raggiunti li punge, paralizzandoli e deponendovi sopra le sue uova. Il pungiglione può però essere utilizzato anche contro l ignaro essere umano che inavvertitamente schiacci l imenottero sedendosi sulla poltrona o sdraiandosi sul letto (di legno). Le punture sono molto dolorose e difficilmente la causa viene identificata subito. Pungono prevalentemente nel periodo primaverile-estivo. La profilassi più sensata è la disinfestazione dei mobili dai tarli. Tarli del legno I più diffusi tarli del legno, facilmente identificabili a causa della polvere di legno che compare alla base dei mobili dopo il loro insediamento, sono coleotteri appartenenti alle famiglie degli anobidi, come Anobium punctatum, dei lictidi, tra cui Lyctus brunneus, e dei cerambicidi, come Hylotrupes bajulus. Tutti questi insetti hanno in comune il fatto che le larve scavano lunghe gallerie nel legno del quale si nutrono. Anobium punctatum è il tarlo più diffuso, grazie ai numerosi enzimi digestivi la larva riesce infatti ad attaccare quasi tutti i tipi di legno. Poiché la femmina adulta inserisce le uova nelle fessure del

14 90 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Anobium punctatum legno, i mobili trattati con vernici vetrificanti ne impediscono la deposizione. Lyctus brunneus attacca preferibilmente i legni più morbidi. Depone uova che schiudono dopo una settimana. Hylotrupes bajulus, detto anche capricorno del legno, ha uno sviluppo larvale che va dai 3 agli 11 anni. Questo lo rende particolarmente pericoloso, poiché la sua presenza e i danni causati all interno del legno sono visibili dopo molto tempo. Nome dialettale: caròl. Camera da letto La presenza di animali sinantropi nelle camere da letto è regolata principalmente da due fattori: la presenza dell uomo e dei suoi indumenti. Molti degli animali che incontriamo in questi ambienti sono infatti parassiti dell uomo in senso lato o si nutrono dei componenti dei suoi vestiti. Non mancano però i predatori, che a loro volta si cibano degli artropodi che seguono l uomo. Acari della polvere Gli acari della polvere, appartenenti soprattutto al genere Dermatophagoides, sono piccolissimi artropodi, difficilmente visibili senza l aiuto del microscopio. Prediligono gli ambienti caldo-umidi e non sopravvivono sopra i 2000 metri di quota. Si nutrono di forfora e di muffe microscopiche. Prediligono dunque i cuscini, le im-

15 I nostri conviventi 91 bottiture dei divani, la moquette e tutti gli ambienti in cui vi siano raccolte di polvere e temperature non troppo basse. Non sopportano condizioni di umidità relativa al di sotto del 50%. Le feci di questi minutissimi acari possono causare allergie respiratorie e riniti. Le specie più comuni in Italia sono Dermatophagoides pteronyssinus e D. farinae. Opilio parietinus Gli opilioni sono aracnidi abbastanza simili ai ragni, noti per le lunghe zampe che caratterizzano alcune specie. Dai ragni si distinguono però per il corpo più o meno ovoidale e senza strozzatura tra la parte anteriore e la posteriore (prosoma e opistosoma sono, cioè, fusi insieme). Sono inoltre privi di filiere e, quindi, non capaci di produrre fili di seta e non posseggono ghiandole velenifere. Possono vivere in ambienti naturali, come prati e boschi, ma alcune specie si trovano anche nelle abitazioni cittadine. Spesso i piccoli si trovano nei prati mentre gli adulti si fanno vedere sulle rocce e sui muri delle case tra luglio e dicembre. Opilio parietinus, il più comune opilione delle case, ha il dorso di colore grigio-verde, ricoperto di tubercoli appuntiti neri. Il ventre è grigio, le zampe possono raggiungere i 50 mm di lunghezza. Sono presenti in Nord America, Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Nome dialettale: ragno saton. Saitis barbipes Questo piccolo ragno appartiene alla famiglia dei salticidi. Come indica il nome stesso, questi animali sono in grado di compiere dei grandi salti per catturare la preda o per sfuggire a loro volta ai predatori. Non utilizzano la classica tela ma cacciano ricercando attivamente la preda; possiedono per questo una vista particolarmente acuta e hanno occhi enormi rispetto alle dimensioni dell animale. Saitis barbipes è la specie di salticidi più comune nelle nostre abitazioni. Di 4-5 mm di lunghezza, si nutre di piccoli insetti, tra cui moscerini e altri ditteri. Zanzara comune (Culex pipiens) Delle circa sessanta specie di zanzare presenti in Italia, Culex pipiens è la più comune. Si tratta di una presenza costante nei nostri pensieri serali da giugno a ottobre. Il numero sempre crescente di prodotti chimici e naturali che usiamo per tenerla lontana è la dimostrazione più evidente del difficile rapporto che abbiamo con essa. Specie cosmopolita, la zanzara comune si distingue abbastanza

16 92 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona facilmente dalle altre poiché quando è posata, tiene il corpo orizzontale con i tarsi delle zampe posteriori ripiegati verso l alto. Mentre il maschio non si nutre e ha l apparato boccale atrofizzato, la femmina punge l uomo e altri animali omeotermi, nutrendosi del sangue che le è indispensabile per la produzione delle uova. È attiva principalmente al tramonto e, per localizzare le proprie prede, utilizza dei sensori che le permettono di percepire la presenza di calore, l emissione di CO 2 e alcuni odori del corpo. Particolarmente interessante dal nostro punto di vista è il fatto che di questo insetto, la cui distribuzione mondiale è vastissima, siano state recentemente riconosciute due forme, una rurale, tendenzialmente legata agli uccelli (ornitofila), considerata la più primitiva, e una antropofila, di origine più recente, particolarmente adattata agli ambienti antropizzati. Le due forme non si riconoscono per caratteri morfo-anatomici bensì per particolarità della loro biologia. Infatti, la forma antropofila è adattata alla vita in ambienti chiusi, spesso ipogei, essendo in grado, ad esempio, di accoppiarsi in spazi ristretti o, la femmina, di maturare le uova della prima generazione anche senza aver goduto di un pasto di sangue. Gli individui di questa forma, inoltre, non effettuano la diapausa invernale, cioè sono attivi per tutto l anno. Infine, mentre la forma ornitofila utilizza per la deposizione delle uova acque limpide moderatamente fredde (fino a 18 C), quella antropofila è meno esigente, essendo capace di riprodursi in un ampia gamma di raccolte d acqua, in particolare in quelle caratterizzate da elevato inquinamento organico, molto frequenti nelle aree urbane. Gli ambienti dove più comunemente questa zanzara depone le uova sono quindi i tombini in cui si raccoglie l acqua piovana, le cisterne, le fontane, le vasche, i depuratori, i canali a cielo aperto, le cantine allagate. Durante l estate, il ciclo biologico di C. pipiens si completa in meno di due settimane, dando luogo durante questa stagione a numerose generazioni. Nome dialettale: sansàra, sginsala, sdinsala, sinsala. Un maschio adulto di chironomide Chironomidi Sono ditteri simili alle zanzare, dalle quali si riconoscono piuttosto facilmente per le antenne, che nei maschi sono piumose e nelle femmine lunghe e filiformi, per le ali che non ricoprono completamente l addome, per la posizione a riposo con tutte le zampe che toccano la superficie su cui sono posati e soprattutto perché non pungono. Devono il loro nome alla particolare abitudine degli adulti che, quando sono posati, agitano le zampe anteriori allungate in avanti, ben oltre la testa.

17 I nostri conviventi 93 Nugoli di questi insetti si possono osservare, nelle giornate primaverili, in volo sui ponti di Verona o sui muri bianchi e sui vetri delle case in prossimità dell Adige o di altre raccolte d acqua. Le larve dei chironomidi vivono infatti in acqua, dove quelle di molte specie si nutrono di vegetali e di detrito, mentre altre sono predatrici. Gli adulti invece non si nutrono affatto e vivono solo pochi giorni. Pulci Le pulci costituiscono un ordine di insetti a sviluppo indiretto, i sifonatteri, rappresentato in tutto il mondo da circa 2500 specie, un centinaio delle quali è presente in Italia. Gli adulti sono parassiti ematofagi di vertebrati a sangue caldo e sono caratterizzati da un corpo sprovvisto di ali, appiattito lateralmente, con zampe adatte al salto. Le larve sono vermiformi, apode, conducono vita libera e si nutrono di detriti organici. In Italia, nelle aree urbane e rurali sono frequenti cinque specie: Pulex irritans, la pulce dell uomo; Ctenocephalides canis, la pulce del cane; C. felis, la pulce del gatto; Nosopsyllus fasciatus, principalmente legata ai roditori; Ceratophyllus gallinae, frequente sugli uccelli. A dispetto dei loro nomi scientifici o volgari, l ospite di queste specie non è mai specifico ma può essere rappresentato da specie anche molto diverse, tra le quali, abitualmente o accidentalmente, è incluso l uomo. Tale caratteristica biologica, unitamente alla loro notevole mobilità, rende questi insetti preoccupanti vettori di agenti patogeni per l uomo e gli animali, ad esempio il virus della mixomatosi, malattia infettiva letale dei conigli selvatici e domestici, Yersinia pestis, il batterio che provoca la peste bubbonica, Rickettia mooseri, che causa il tifo murino, o possono fungere da ospiti intermedi di altri parassiti, come i cestodi dei generi Dipylidium e Hymenolepis. Nome dialettale: pòlse, pulso. Il bagno I bagni sono ovviamente gli ambienti più umidi delle abitazioni. I tubi di scarico mettono in comunicazione livelli diversi del palazzo con le zone dei condotti sottostanti. Per alcuni animali le superfici lisce di vasche e lavandini possono essere delle trappole senza via di uscita. Le mattonelle dietro lavandini, bidet e water offrono ottimo riparo per diverse specie.

18 94 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Uno psicodino Psicodini e pappataci Gli psicodidi sono una famiglia di ditteri con larve vermiformi, lunghe pochi millimetri, e adulti di colore grigiastro e ali tondeggianti, anch essi molto piccoli (lunghezza 1-4 mm). Gli adulti hanno corpo e ali fittamente rivestiti di lunghe setole e squame e, perciò, superficialmente somiglianti a microscopiche farfalle. Si tratta di insetti che vivono in un ampia gamma di ambienti, le cui larve possono svilupparsi in acque ferme o correnti, dolci o salmastre, nel terreno umido, nelle stalle, nei letamai, nelle latrine, nelle strutture fognarie, nelle cantine, nelle crepature dei muri, dove si nutrono di detriti organici, e i cui adulti, generalmente ad attività notturna o crepuscolare, frequentano luoghi umidi, zone paludose, abitazioni, dove si nutrono di sostanze organiche in fermentazione, linfa vegetale, sangue di vertebrati. Il nome scientifico della famiglia viene dal greco Ψυχη, che vuol dire anima, e, secondo alcuni, è legato al fatto che i suoi membri, cattivi volatori e facilmente trasportati dal vento, compaiono e scompaiono rapidamente, come se fossero spiriti. Attratti dalle luci, esemplari di alcune specie possono entrare nelle abitazioni e nei luoghi chiusi in genere, dove poi trovano ambienti idonei per la deposizione delle uova, lo sviluppo delle larve e la vita degli adulti. Nei bagni delle case s incontrano spesso rappresentanti della sottofamiglia psicodini, i cui adulti hanno apparato boccale succhiatore con il quale si nutrono di detriti organici. Anche le larve si nutrono di materia di origine organica che si sviluppa negli scarichi dei sanitari, nei pozzetti dei lavandini, ecc. In particolare si ricorda il genere Psychoda, molto diffuso, di cui la specie probabilmente più frequente è Psychoda alternata, ad ampia distribuzione mondiale. Generalmente innocui, tali ditteri possono talvolta provocare reazioni allergiche. Degli psicodidi fa parte anche un altro gruppo, quello dei flebotomi, di cui alcuni rappresentanti si trovano nelle aree rurali ma anche nelle periferie delle città. Gli adulti di questi insetti, in particolare le femmine, hanno apparato boccale pungente-succhiatore e si nutrono del sangue di vertebrati tra cui l uomo. Meglio noti come pappataci, i flebotomi devono il loro nome popolare, composto da pappa, imperativo di pappare, mangiare, e taci, imperativo di tacere, al volo silenzioso e alle punture che infliggono per nutrirsi. Mangia in silenzio, quindi. Diversamente dagli psicodini, i pappataci hanno grande importanza igienico-sanitaria perchè possono trasmettere all uomo e agli animali domestici protozoi del genere Leishmania e virus che in-

19 I nostri conviventi 95 ducono gravi malattie come, ad esempio, la leishmaniosi viscerale e cutanea e la cosiddetta febbre dei tre giorni o febbre da pappataci, di origine virale. La specie più diffusa e di maggiore importanza sanitaria in Italia è Phlebotomus perniciosus. Nome dialettale: moschéta, papatàsi. Zanzara tigre La zanzara tigre (Aedes (Stegomya) albopictus), è una specie di origine sud-est asiatica, dove vive nella fascia tropicale e subtropicale. È entrata a far parte della fauna italiana solo da una quindicina d anni, in seguito a introduzione accidentale da parte dell uomo principalmente con il commercio di copertoni usati. Questo insetto è stato introdotto anche in numerosi altri paesi del mondo al di fuori del suo areale naturale. Esso infatti è giunto negli Stati Uniti nel 1985 e negli anni seguenti fu segnalato in Messico, Brasile, Caraibi, Nuova Zelanda, Africa continentale. In Europa fu per la prima volta osservato nel 1987, in Albania. Le prime segnalazioni nel nostro Paese sono avvenute all inizio degli anni novanta a Genova e in provincia di Padova. Oggi questa zanzara è presente in molte aree urbane italiane, in particolare al nord e al centro dove è molto diffusa, mentre è più scarsa nelle regioni meridionali, probabilmente in relazione a condizioni climatiche sfavorevoli. La sua rapida diffusione e il suo successo si devono principalmente alla capacità dell adulto di utilizzare per la deposizione delle uova piccole raccolte d acqua (ad esempio secchi, barattoli, bidoni e sottovasi), largamente disponibili negli ambienti urbani, nella capacità delle uova di sopravvivere all inverno dei paesi dell emisfero settentrionale e nel trasporto passivo favorito dall uomo. Mentre nei paesi di origine questo insetto è un potenziale vettore di numerose malattie da virus, la sua rilevanza sanitaria in questo senso in Italia sembra da escludere. La zanzara tigre reca tuttavia notevole fastidio per le punture particolarmente irritanti, che possono provocare gravi infiammazioni cutanee soprattutto ad anziani e bambini. Scutigera coleoptrata La scutigera è un centopiedi dell ordine degli scutigeromorfi, gruppo rappresentato da un centinaio di specie diffuse soprattutto nelle aree tropicali, subtropicali e temperate di tutto il mondo. La scutigera, volgarmente chiamata anche fortuna, è un animale notturno che vive cacciando una grande varietà di artropodi, in

20 96 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Scutigera coleoptrata particolare ditteri, pesciolini d argento, falene, blatte, termiti, ragni, api, vespe e altri ancora. Il corpo è lungo mm ma, se si includono le zampe e le antenne, arriva fino a 150 mm. Grazie alle lunghe zampe dotate di spine, che utilizza non solo per inseguire e cacciare le prede ma anche per trattenerle e consumarle una alla volta, raggiunge velocità tra le maggiori misurate tra gli artropodi. Essa è diffusa in tutto il bacino mediterraneo, dove generalmente vive negli ambienti aperti aridi e semiaridi e nelle pietraie e dove spesso è presente anche nelle aree urbane. Questa specie è anche presente in Italia settentrionale e, più a nord, in Europa centrale e settentrionale, dove però si trova quasi esclusivamente all interno delle abitazioni. A seguito dell uomo, Scutigera coleoptrata è giunta anche in molte altre parti del mondo, come in Nord America, dove è volgarmente nota come house centipede, in Asia sud-orientale, in Sud Africa, in Argentina, a Sant Elena e in numerose altre isole più o meno remote. Nome dialettale: sentogambe, fortuna.

21 I nostri conviventi 97 Cantina Le cantine sono forse i luoghi dei palazzi cittadini più simili agli ambienti naturali, in particolare quelli sotterranei, per la mancanza di luce, le limitate variazioni di temperatura e l elevata umidità. Il disturbo dell uomo è piuttosto ridotto e le alterazioni dovute alle pulizie domestiche sono minime. Nelle cantine possiamo trovare una parte degli animali che spesso frequentano le cavità naturali, così come animali adattati a climi freschi e umidi. Scorpioni In Italia sono attualmente conosciute otto specie di scorpioni appartenenti al genere Euscorpius e una del genere Buthus (quest ultima però limitata al confine italo-francese o a casuali introduzioni). Le specie del genere Euscorpius sono tutte di dimensioni piuttosto ridotte (la specie più grande raggiunge i mm di lunghezza), di colore bruno rossiccio o nero e non sono particolarmente pericolose per l uomo (mortali solo in caso di shock anafilattico o allergia). Sono predatori notturni di altri invertebrati. Piuttosto schivi, non amano la presenza dell uomo che pungono solo se afferrati o schiacciati con mani o piedi nudi. Amano i luoghi umidi e scuri e, in ambiente urbano, alcuni rappresentanti si possono incontrare anche in cantine e sotterranei. A Verona le specie più frequenti sono Euscorpius italicus, specie ampiamente diffusa in tutta Italia ed Europa, e Euscorpius alpha, recentemente riconosciuta come specie diversa da E. germanus, specie molto simile ma geneticamente differente. Tegenaria domestica La tegenaria domestica è un ragno di dimensioni relativamente grandi: il corpo della femmina raggiunge i 10 mm, mentre il maschio arriva a 8-9 mm. Nonostante il suo aspetto, questa specie morde l uomo molto difficilmente e il suo veleno non è tossico per noi. Costruisce tele piatte, terminanti con una sorta di imbuto dove dimora; quando una preda incappa nella tela, il ragno balza fuori del suo nascondiglio per immobilizzarla. È attivo soprattutto di notte e si può incontrare durante tutto l anno. Frequentano di preferenza cantine e soffitte. Gryllomorpha dalmatina Gryllomorpha dalmatina è un ortottero grillide diffuso in Europa meridionale, Nord Africa e Medio Oriente. In Italia, è presente in tutte le regioni escluse quelle nord-occidentali. Di colore giallastro,

22 98 Animali in città. Gli altri abitanti di Verona Una femmina di Tegenaria domestica lungo un paio di centimetri, è privo di ali e perciò non vola e non emette suoni, diversamente da altri grilli che cantano sfregando le ali tra loro. È un insetto lucifugo, notturno e onnivoro. Nel nostro Paese è frequente nelle grotte, nelle cavità artificiali, nonché nelle case, dove frequenta soprattutto le cantine e gli androni dei palazzi. È un animale del tutto innocuo che, se disturbato, fugge rapidamente a grandi salti. Nome dialettale: grijo bianco. Blaps mucronata Questo coleottero della famiglia dei tenebrionidi si trova con una certa frequenza nelle cantine delle abitazioni, talvolta insieme a individui di altre specie dello stesso genere. Si nutre di detriti di origine vegetale in decomposizione, di muffe e di altre sostanze di origine animale e vegetale. Si può incontrare anche nei garage e nelle legnaie. Non è vettore di alcun agente patogeno e non arreca particolare disturbo all uomo. Nome dialettale: panaròto, panaròto de le càneve.

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