Decalogo della Famiglia

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1 Anno XXXIX - N 5 (382) Mensile della Parrocchia «S. Giuseppe Operaio» Via Martiri della Resistenza, 19 - Piacenza Tel. 0523/ C.C.P. n Direttore responsabile: Don Giancarlo Conte, parroco Autorizz. Tribunale di Piacenza n. 473 Stampato in proprio Tiratura: copie Spedizione in a.p. - 70% - Filiale di Piacenza Decalogo della Famiglia C arissimi amici e fratelli, in questi giorni ho avvicinato una marea di genitori per la Cresima, la Comunione e la 1ª Confessione dei loro figli; molti sposi per la preparazione alla Messa dei loro anniversari di matrimonio. Però, invece di scrivere in questo mese una parola mia, vi faccio dono di un decalogo della famiglia molto vero e bello che ho trovato su una rivista cattolica. «1. I coniugi vedano all origine del loro matrimonio una vocazione da parte di Dio; riconoscano la sua sapienza che ha voluto la profonda differenza tra l uomo e la donna in vista della loro reciproca integrazione; si considerino consegnati l un all altro come un dono prezioso e insostituibile. 2. Gli sposi si rivolgano spesso a Gesù che è il modello e la sorgente del vero amore e ha detto: Io sono la vite e voi i tralci senza di me non potete far nulla ; partecipino alla Messa della domenica, per ascoltare la sua parola e ricevere il suo Santo Spirito; trovino qualche momento anche per la preghiera in famiglia e per la condivisione di qualche esperienza di fede vissuta. 3. Per costruire progressivamente un bel rapporto di coppia, è necessario seguire la logica della gratuità e del dono di sé, respingendo le tentazioni del proprio interesse immediato e non tenendo il calcolo del dare e dell avere. 4. Cercare di individuare i bisogni e i ragionevoli desideri dell altro e soddisfarli con prontezza, sapendo che i servizi concreti sviluppano sentimenti positivi sia in chi li compie sia in chi li riceve. 5. Trovare interessi comuni, uscendo a volte insieme in società, e coltivare il colloquio quotidiano per comunicare pensieri, sentimenti, desideri, frustrazioni, esperienze religiose, situazioni di lavoro, fatti avvenuti, però con discrezione e senza essere invadenti e asfissianti. 6. Rendersi amabili curando il proprio aspetto esteriore e soprattutto esprimendo rispetto e tenerez(segue a pag. 2) Anno di San Paolo Meno parole belle e più opere buone aolo nella lettera ai Romani, al quadro orribile dei vizi pagani fa seguire una requisitoria altrettanto severa contro gli Ebrei. Alcuni di essi, si credevano giusti e salvati per il solo conoscere la Legge. Noi, i puri, dicevano; essi (i pagani) glʼimpuri; noi, i separati (= i farisei) dal male; essi, glʼingolfati nel male; noi, il popolo prediletto; essi, i reietti da Dio. S.Paolo li bolla fieramente: siete peggiori dei pagani, perché la maggior luce che vi fu data da Dio con la legge vʼimponeva maggiori e migliori frutti di buone opere. Il privilegio, quindi, per colpa vostra, si risolve in un titolo di maggior colpa, perché colorato di maggior responsabilità. Possiamo pensare che lʼerrore dei Giudei contemporanei a S. Paolo è forse lo stesso errore che commettiamo noi, quando, con poca o nessuna verità, ci diciamo modestamente i buoni, mentre qualifichiamo tutti P (segue a pag. 2) Giorgia Bronzini Campione del Mondo! a pag. 6 Domenica 24 Maggio ore Messa e festa degli Anniversari di Matrimonio Venerdì 29 Maggio ore Processione Mariana con la statua di Maria Ss.ma Ci si trova nel cortile di via Martiri della Resistenza, 2 e poi ci si incammina verso la Chiesa ORARIO ESTIVO SS. MESSE in vigore da Domenica 21 Giugno Festivo: 18(pref.) Feriale: (al sabato alle 9.00)

2 2 DA PAG. 1 Decalogo della Famiglia za verso l altro mediante parole di apprezzamento e di gratitudine, sorrisi e sguardi, carezze e gesti di affetto, regali appropriati. 7. Rispettare l altro nella sua alterità, con i suoi punti di vista, le sue preferenze, i suoi difetti, senza stare a lamentarsi e a ridire su ogni cosa. Gestire in modo intelligente le tensioni e i conflitti. Essere disponibili a chiedere e a concedere il perdono. 8. Ricordando che amare, più che guardarsi l un l altro negli occhi, significa guardare insieme nella stessa direzione, occorre essere generosamente aperti all accoglienza dei figli: in essi l amore di coppia dei genitori si prolunga, si fa persona, si proietta verso un futuro pieno di speranza. 9. Aver cura dei figli dedicando loro energie e tempo, in modo che si sentano amati e sviluppino in se stessi sentimenti di fiducia nella vita e di autostima. Educarli e lasciarsi educare da loro. Dialogare e stare volentieri insieme; trattarli con amorevolezza, ma anche con coerenza e fermezza, facendo osservare regole ragionevoli; sostenerli con il necessario aiuto e gratificarli con lodi, incoraggiamenti, carezze, abbracci, doni, ma ricordare che anch essi hanno bisogno di donare, rendersi utili, servire, costruire, essere creativi. 10. Aprire la famiglia alla preziosa presenza dei nonni accanto ai nipoti, all amicizia, al vicinato, alla generosità verso i poveri.» Carissimi fratelli e sorelle, come vedete la Chiesa vi propone un ideale alto di vita familiare. Sta a voi mostrare che, con la grazia di Dio, può essere realizzato. Una famiglia cristiana può diventare un Vangelo vivo, segno trasparente della presenza di Cristo salvatore tra noi. Che il Signore vi benedica tutti! don Giancarlo Calendario parrocchiale di GIUGNO 2 Martedì 10: MESSA di PRIMA COMUNIONE 4 Giovedì 17,30:ora mensile di adorazione seguita dalla Messa per le vocazioni. 6 Sabato 14.30: conclusione anno catechistico. 7 Domenica 10: MESSA per tutti i bambini e i ragazzi. Dopo la messa giornata di verifica coi bambini/ragazzi ACR e loro educatori e pic-nic al Parco della Galleana. 8 Lunedì Inizia il GR.EST. per i bambini e i ragazzi che proseguirà per 3 settimane. 14 Domenica Giornata Missionaria dei Padri Saveriani. ore 10: Messa a conclusione delle attività dei gruppi parrocchiali. 21 Domenica inizia l orario estivo delle Messe: 18 (pref.) Lunedì inizia l orario estivo feriale: unica Messa Lunedì parte il 1 turno dei ragazzi a Vigo di Fassa. inizia a Pieve il soggiorno per bambini che proseguirà per tre settimane dal lunedì al venerdì. Meno parole belle... Anno di San Paolo gli altri del titolo di cattivi. Guardiamoci bene dal crederci giusti per il solo fatto di conoscere la giustizia. La conoscenza è necessaria allʼazione, ma non sostituisce lʼazione. Se bastasse conoscere il bene e il dovere per diventar santi, uno - leggendo da capo a fondo il catechismo - diventerebbe santo dʼun colpo. Invece Sì, è un dono di Dio aver avuto unʼottima educazione familiare e parrocchiale ma è un dono che trascina con sé una responsabilità maggiore, perché a chi ha ricevuto di più sarà richiesto di più. Temiamo quindi che non siano vere anche per noi le parole dellʼapostolo: Sono senza scusa, i pagani, che, conoscendo la giustizia di Dio, hanno continuato a fare il male; ma non sono meno senza scusa quei Giudei che li giudicano e li condannano. Mentre infatti criticano gli altri, condannano sé, poichè essi, fanno le stesse cose. Dal Centro di via Buozzi IL FARO Carissimi amici di San Giuseppe Operaio, maggio è il mese della primavera, del primo sole, degli uomini risorti nella Pasqua, è il mese dei fiori ma soprattutto è il mese delle rose! E per noi del Centro Socio Riabilitativo, questo mese di maggio sarà foriero di un mazzo intero di rose, cioè di cose belle, buone e ricche di festa ed allegria. Per iniziare il 3 maggio, sagra della parrocchia, siamo stati tutti con voi in chiesa per condividere la festa. Poi l 8 maggio abbiamo partecipato alla gara del Cuore, la gara di pesca per i disabili di tutti i centri di Piacenza, organizzata dagli amici del Lago Verde. Con noi del Faro c erano parecchi volontari di S.Giuseppe. Nella foto, della scorsa edizione, un bell esemplare di volontario-fungaiolo-pescatore che non potrà mancare, il bravo Bruno Albertocchi. Ma vi racconteremo tutto! Ed infine, ultima rosa, nei giorni 23/24 maggio saremo con l AIAS di Piacenza alla festa Provinciale del Volontariato sul Pubblico Passeggio e vi aspettiamo tutti. P.S. Scambio tra artisti: amicizia d arte tra il Faro e la pasticceria S.Giuseppe di via Arata che ha portato ad un simpatico scambio di rispettivi capolavori! Ciao a tutti Gli amici del Faro

3 3 Terremoto: RICOSTRUIRE, anche dentro. P er i nostri fratelli abruzzesi abbiamo offerto - tramite Caritas Diocesana euro per le loro necessità immediate. Ma cʼè unʼaltra ricostruzione che non va dimenticata. Quella delle tante persone traumatizzate dal sisma. Le crisi di panico, lo stato dʼansia e di insicurezza, la difficoltà a gestire la quotidianità e a progettare sono accompagnate spesso da insonnia e mancanza di reattività. I sintomi del trauma dureranno mesi, quando non resteranno permanenti. Saperli gestire è comunque possibile, ma non basta il supporto della psicoterapia e delle medicine. Servono contesti ricchi di relazioni. Allora, i danni del trauma possono diventare reversibili. In questa cruciale ricostruzione interiore, la generosità e il calore umano di gruppi, movimenti e associazioni possono fare molto. Come già si sta vedendo mentre ancora la terra trema. Cremazione? No, grazie! P remetto che ciò che segue è mio parere personale che non coinvolge l insegnamento attuale della Chiesa. Non sono rare ormai le occasioni in cui celebro il funerale davanti alla bara di un defunto che poi sarà incenerito, bruciato. E vi confesso che mi fa un po male. Anche se noi moderni sappiamo mascherare con parole belle certe realtà molto tristi, resta il fatto che cremazione (dal latino crematio, cioè distruggere col fuoco) vuol dire bruciare un morto col fuoco, anche se non con fiamme visibili. La cremazione è usanza antichissima diffusa specialmente presso i greci e gli orientali. Il cristianesimo ha continuato la tradizione ebraica della sepoltura del cadavere, vista come un ritorno alla terra in attesa della Risurrezione. Cremare è distruggere in pochi attimi quel corpo che altrimenti sarebbe consumato nel tempo, secondo le leggi della natura. Non è meglio una tomba con un corpo, che una cassetta con poche ceneri, che ora si possono addirittura tenere in casa o disperdere nell aria o in mare o nel giardino di casa? Meglio l antica tradizione della sepoltura nel campo santo piuttosto che una cremazione che tra l altro - come è già capitato - potrebbe riservarti le ceneri di un altro defunto e non quelle del tuo. Ho notato che qui in parrocchia non è mai capitato che un morto giovane o bambino venisse cremato. Si dirà che mancava la volontà del defunto di farsi cremare ; è certo, ma credo che per una mamma il Così la pensa il don pensiero che nella tomba c è il figlio morto, col suo volto lungamente accarezzato prima della sepoltura, è meno straziante che pregare di fronte a una cassetta con poca cenere. Tutti sappiamo che - quando un persona muore in mare, in guerra, o uccisa da malvagi che ne occultano il cadavere - si dice: povera mamma o sposa che non ha nemmeno una tomba del marito o del figlio morto su cui pregare. Un tempo - fino a qualche decennio fa - la Chiesa cattolica condannava la cremazione dei cadaveri dei battezzati, privandoli del funerale religioso e della sepoltura nel campo santo. La società provvedeva infatti a riservare parte del cimitero ai non credenti. Perché la Chiesa la condannava? E presto detto: in passato generalmente si facevano cremare gli atei, i miscredenti, quasi come affermazione della loro nonfede circa la risurrezione dei morti. Poi, col tempo, la cremazione ha perso questa intenzione anticristiana per cui la Chiesa la ammette purchè non avvenga prima del funerale religioso. Noi preti infatti possiamo celebrare il funerale in chiesa solo davanti a una bara con intatto il corpo del defunto. Le preghiere del funerale cristiano suppongono infatti la presenza di una creatura che ha sì lasciato questa terra, ma che è ancora in mezzo a noi, sia pure rinchiusa in una bara. Per concludere: è mio parere personale quanto ho scritto sopra. Ma anche forte invito ai miei parrocchiani: quando - fra 100 anni! - il Signore vi chiamerà all altra vita, lasciate scritto o detto che volete la sepoltura tradizionale e non la cremazione.

4 4 L editoriale di don Stefano MARIA, mi affido a te! Carissimi giovani, se penso a maggio mi vengono alla mente tanti ricordi, appuntamenti, date importanti della mia vita di ragazzo e giovane, ma anche di prete. Fin da bambino era il mese in cui tutte le sere andavo in chiesa per la preghiera del rosario e il canto delle litanie in latino che mi aiutavano ad entrare nel mistero della fede. Il tutto si concludeva con la benedizione eucaristica. Per me era l occasione per pregare Gesù contemplando il volto di Maria nella statua esposta su un piedistallo di marmo. La guardavo negli occhi e non mi metteva a disagio quel volto cosi materno e dolce tanto da chiederle qualsiasi cosa. Crescendo non ho mai abbandonato questo appuntamento anche perché aumentava in me il bisogno di avere come compagna di viaggio una figura forte e delicata come Maria. Negli anni della scuola media e poi di quella superiore le chiedevo un aiuto particolare per la scuola, visto che arrancavo un po e poi, essendo l ultimo mese prima delle vacanze estive, si poteva rimediare un po all esito finale. Fatto sta che questa mamma celeste non mi ha mai abbandonato e in qualche modo sempre esaudito, certo ottenendomi ciò che era bene per me. Anche negli anni di lavoro mi sono rivolto al Signore attraverso di Lei per comprendere quale vocazione avesse messo nel mio cuore e dopo un po di anni ho potuto decidere la via del sacerdozio. L ordinazione diaconale è avvenuta l 8 dicembre, giorno dell Immacolata Concezione, solennità in cui si celebra Maria concepita senza peccato. Ma anche l inizio del ministero presbiterale è stato in un santuario mariano, a Bettola, e questo l ho letto come un segno di affetto particolare di Maria nei miei confronti. Se aggiungo che sono nato in maggio, penso di poter dire che la mia vita era già segnata dall abbandono totale alle sue braccia materne. Mi potrete dire perché vi ho raccontato questo e che utilità può avere per la vostra vita. Beh, penso che vi possa aiutare sapere che il Signore - anche attraverso Maria sua madre - è vicino a noi più di quanto pensiamo, ci ascolta, e provvede ai nostri veri bisogni. Lo possiamo però ascoltare, sentire vicino solo se liberiamo il nostro cuore e lasciamo entrare il suo Spirito datore di vita. don Stefano SPAZIO G IO V A N I Partire quasi per caso. E trovarsi in cerchio assieme a nuove persone senza sapere che fare se non fissare le punte delle proprie scarpe. Cinquanta piedi; venticinque paia di scarpe sconosciute, chi più chi meno. L inizio è sempre difficile, non sai cosa dire, non sai cosa fare, pensi che sarebbe stato meglio restare a casa, ti chiedi perché sei lì, cosa c entri visto che difficilmente saresti partito se non fosse perché qualcuno te l ha consigliato, ti ha parlato così bene di questa esperienza e tu hai pensato che in fondo sì, staccare da Piacenza per un po ti avrebbe fatto bene, che il tempo per farlo si poteva trovare e così basta: vai. E poco a poco, quelle scarpe che all inizio sembravano anonime, quasi ostili, diventano facce, diventano nomi, diventano storie e sguardi; a volte diventano qualcuno con cui parlare, un luogo di sosta. Le abbiamo portate in giro le nostre scarpe: sulla collina del monastero, dove il dal 12 al 15 aprile un bella esperienza vissuta da 25 nostri giovani al monastero di Sant Antimo Le scarpe del pellegrino tempo è scandito dalle melodie dei canti gregoriani, tra le colonne d alabastro dell antica chiesa che sa d incenso; le abbiamo portate nei prati e sotto gli ulivi cercando un angolo solitario dove, chissà come, pare più semplice pensare e sentire la voce di Dio. Quando cerchi qualcosa è bello poter contare sulle proprie scarpe, qualcosa che ti sostiene e ti accompagna lungo tutto il viaggio fino alla meta, anche se questa non è ben chiara ma si intravvede appena da fondovalle. Altre volte invece non cerchi niente, ma lo trovi sulla strada lungo il percorso, allora capisci quanto sia importante non tanto fissare un obiettivo, stendere un progetto ma mettersi in moto, buttarsi, rischiare, a costo di tornare a mani vuote, ma anche in quel caso le tue scarpe impolverate saranno la prova che di strada ne hai fatta. Elena Tagliaferri e Cinzia Garilli

5 5 Veglia e dopo-veglia Dal mio limite la mia risurrezione : quest'anno è stato questo il tema della veglia pasquale dei giovani. La prima parte di essa si è svolta in chiesa: dopo la visione di una serie di immagini che raccontavano una storia sulla difficoltà di affidarsi completamente a Dio, è stato costruito una sorta di percorso individuale, nel quale si susseguivano diverse letture tratte dal Vangelo e non, che sottolineavano il significato di ogni singolo giorno della nostra vita che è come una partita in cui ciascun giocatore deve usare le carte di cui dispone. Ogni giorno dobbiamo affrontare i nostri limiti e, facendolo, accettarli, perchè anch'essi ricevuti in dono e punto di partenza per cercare di mettere noi stessi in ogni cosa che facciamo, senza riserve. La seconda parte si è svolta, invece, in cripta, dove ci aspettava un abbondante rinfresco, musica ed una sala allestita a tema. Quest anno è stata la prima volta che ho partecipato alla veglia per i giovani; una bella esperienza, sicuramente da ripetere l'anno prossimo! Elisa Conte Pasqua in Romania n romanzo che si ferma al primo capitolo risulta avere poco senso. Può sicuramente essere un bel capitolo introduttivo, con tante curiosità, stimoli diversi, con unʼampia presentazione di luoghi e personaggi ma pur sempre il tutto si ferma al primo capitolo, alla prima impressione, sempre che il lettore abbia fatto in tempo a farsela, unʼidea precisa del contenuto di quel libro. Perché questo discorso? Ecco. La mia esperienza del campo a Sighet, in Romania, la scorsa estate è stata davvero bellissima e illuminante, ma sarebbe stato un errore credere di potersi fermare lì, U Vi aspettiamo numerosi. pensare di aver capito cosa significa animazione alla missione, o molto più semplicemente cosa vuol dire conoscere e relazionarsi con persone e culture diverse dopo unʼunica esperienza. Ho colto perciò lʼoccasione e mi sono aggregata a qualche macchina di ragazzi reggiani che da diversi anni passa la Pasqua a Sighet con Padre Filippo, il fondatore dellʼoratorio francescano. Pochi giorni, dallʼ8 al 14 aprile, durante i quali - non essendo un campo organizzato - ci siamo resi utili come meglio potevamo e serviva: le giornate sono passate lavando vetrate e pavimenti, pulendo il futuro centro diurno per giovani, facendo visita allʼorfanotrofio e alle case comunali per portare ai bambini biciclette (non potete immaginare le facce incredule di bambini e (segue a pag. 6) Giulia Reggi

6 6 SPAZIO G Giorgia Bronzini I Campione O mondiale! rande soddisfazione per la V nostra Giorgia Bronzini campionessa del A mondo!diventata Semplicemente la conferma tutti speravamo. N di quanto Ma chi è Giorgia Bronzini? I Giorgia è nata il 3 agosto 1983 a G Piacenza. Nella nostra parrocchia è stata battezzata durante la Messa al campo della Festa di Settembre l 11 settembre Nella sua splendida carriera può vantare 123 vittorie su strada, 39 vittorie su pista: 30 e 19 vittorie nella MTB. Tra i titoli conquistati spiccano due campionati del mondo su pista: nel 2001 (negli Stati Uniti) nella corsa a punti juniores e quello del 29 marzo scorso (in Polonia) nella corsa a punti elite. Nel palmares anche una coppa del mondo su pista nel 2009 nella corsa a punti donne elite (in Colombia), due campionati europei su pista: nel 2001 (a Fiorenzuola) corsa a punti juniores e nel 2003 (a Mosca) corsa a punti under 23. Oro anche in due campionati italiani su strada: nel 1997 (categoria esordienti) e nel 1999 (allieve). Giorgia ha vinto anche un campionato italiano su pista: 1999 (corsa a punti allieve), e tre campionati italiani mountain bike: 1998 e 1999 (allieve), 2000 (juniores). Terza al campionato del mondo su strada donne elite nel 2007 a Stoccarda, Giorgia ha indossato anche la maglia azzurra ai Giochi olimpici di Atene (2004), a sette campionati del mondo su strada e a quattro mondiali su pista. Carissima Giorgia, sei il numero 1, siamo orgogliosi di te! Gradisci le congratulazioni di tutta la nostra comunità! SEGUE DA PAG 5 Pasqua SOTTO IL BURQA Immagina di vivere in un paese in cui le donne e ragazze non possono uscire di casa senza essere scortate da un uomo. Immagina di dover indossare abiti che coprono ogni centimetro quadrato del tuo corpo, viso compreso. Questa è la vita in Afghanistan. Questa è la vita a cui si ribella Parvana, undici anni, che ora porta il chador e un giorno dovrà portare il burqa come sua mamma e sua sorella. Ma Parvana è forte e lotta per sè e per la sua famiglia, si taglia i capelli, si traveste da ragazzo e lavora. Per tutti. Per se stessa. Per cambiare le cose. Ma come avrebbe potuto farcela senza la fortissima fiducia in se stessa che l ha sempre accompagnata? Impegni prossimi per i nostri giovani Venerdì 29 maggio ore 19: Penitenziale (Confessioni) segue cena e serata insieme. Domenica 31 maggio Tutti a Messa alle 11,30 in Romania ragazzi di fronte a biciclette anche piuttosto rotte, insomma gli scarti italiani donati al centro missionario) o semplicemente per stare un poʼ con loro, farli giocare o prendere un gelato insieme. La cosa in realtà straordinaria, che più di questa estate mi ha disorientato al ritorno, è stato il modo così naturale e quasi familiare con cui ho passato questi giorni di vacanza: vuol dir tanto camminare a passo sicuro in strade che, anche se sono senza lampioni e senza asfalto, non ʻimpaurisconoʼ ma sono anzi conosciute, entrare in un negozio e riuscire a chiedere il prezzo di un oggetto, saper recitare quasi tutto il Padre Nostro in rumeno. E sopra a tutto le persone: ho finalmente dormito a casa di Florica, ho conosciuto Chiara e Nicola, mi sono fatta pettinare i capelli da Andrea, ho chiacchierato di scuola con Oana e Diana, cucinato la carbonara con Federica e Lena e divorato insieme a Jacopo i dolcetti preparati da Lilli; ho insegnato a Nicu il mio nome, riabbracciato Ciprian e riso con Daniele e Liviu Tanti volti, tanti amici e non voglio stare a specificare quali di queste persone fossero italiane e quali rumene, non ha avuto alcuna importanza: Cristo è risorto per tutti. Noi, insieme, lo abbiamo festeggiato. Congratulazioni ai Novelli Sposi Pinotti Paolo e Franceschi Silvia sposatisi il 4 ottobre 2008

7 7 Crisi globale? Crisi morale! Mercoledì 25 marzo la nostra parrocchia ha invitato a tenere un interessante e affollato incontro sulla crisi economica mondiale Luciano Venturini, professore di economia politica dell Università Cattolica del Sacro Cuore. Inizialmente il professore si è concentrato sull origine della crisi. Alla base di tutto vi è una concezione esasperata del neoliberalismo. Negli ultimi 30 anni nuovi intermediari finanziari non hanno voluto affidarsi ad un autorità pubblica che regolasse gli strumenti finanziari. Si è creato così un sistema ombra che, in nome di una libertà estrema e assoluta, invece di condurre al progresso ha portato all instabilità e poi alla crisi. Le banche quindi non riescono a fornire credito all economia reale, alle imprese: si taglia la produzione, si finisce in cassa integrazione. Nella seconda ondata della crisi le imprese non riescono a restituire i prestiti e le banche quindi subiscono ulteriori contraccolpi. Come mai la crisi si è aggravata rapidamente? Tutto ciò è successo perché essa ha avuto origine negli Stati Uniti, centro dell economia mondiale, diventando quindi una crisi di portata globale. Infatti per certi aspetti è analoga a quella del Ma quella attuale è peggiore per il fatto del dilatarsi dei suoi effetti finanziari su uno scenario mondiale; dall altro canto però oggi abbiamo più conoscenze e mezzi per poterla arginare e portarla alla risoluzione. Del resto questa crisi nasce in contrasto a tutte le grandi teorizzazioni ritenute valide fino ad oggi sul liberalismo economico: tanto più c è libertà, meglio è. Ma si è visto che non è stato così. La libertà di mercato aumenta la produttività, l inventiva, la creatività, alimenta la voglia di fare. Per questi aspetti è positiva, tant è che è sostenuta dalla dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Ma non deve diventare un idolo, portando Il prof. Luciano Venturini ripreso poco prima della conferenza. Lo ringraziamo vivamente per la sua competenza e professionalità. ad azioni non volte al bene comune, ma all interesse particolare, come ad esempio finanziare le speculazioni, invece che le produzioni. Ci ha liberati dal mito dello statalismo, ma non deve sfociare nella estrema libertà di mercato: ciò è anche quanto sostiene sempre la dottrina sociale della Chiesa. Quali soluzioni adottare dunque? C è assoluto bisogno di istituzioni multilaterali a livello globale, di istituzioni di governance: il neoliberalismo ha limitato queste esigenze, sia per scelte politiche, ma soprattutto per la mentalità vigente, volta ad un eccessiva libertà di mercato. Comunque anche in realtà più piccole si può agire, come già stanno facendo organizzazioni di volontariato, no profit, le chiese, (esempio la Caritas di Milano). La responsabilità, come ha ricordato il professore, è infatti di tutti. Dall altra parte si possono prospettare tutte le soluzioni possibili a livello economico e politico. Il problema è di natura morale. Ma per arrivare ad un reale e sicuro cambiamento bisogna partire dalla cultura. Bisogna incominciare dalla vera origine del problema, ossia la questione morale. La crisi è figlia della nostra cultura, dove i valori sono tutti volti all eccesso: eccessivo culto dell io, eccessivo culto della libertà, eccessivo valore al guadagno ecc Come ha fatto giustamente notare una signora intervenuta durante la serata, in questa situazione si nota la mancanza di un etica come fondamento. Inoltre sarebbe importante riportare al centro l uomo e le sue relazioni con l altro. Difatti, come abbiamo visto, la crisi è nata da un mancato affidamento a qualcun altro (il caso dei nuovi strumenti finanziari verso un autorità pubblica), in nome di una libertà, di un autonomia senza limiti, che può quindi bastare a se stessa. In realtà senza una guida si rischia di porre al centro solo se stessi e i propri interessi, andando a ledere ciò che ci sta intorno, senza quindi operare anche per il bene comune. E si cade per forza in una crisi generale. Di previsioni certe per il futuro non se ne possono fare, ma una cosa invece è sicura: da questa crisi a livello globale possiamo imparare che forse affidarci a qualcun altro non è segno di debolezza, ma di responsabilità verso noi stessi e gli altri. Chiara Palummeri

8 8 Anche i nostri bambini e ragazzi hanno realizzato, seguendo il percorso diocesano quaresimale, la PALA del ROSARIO dell AFFIDAMENTO L ACR Domenica 7 Giugno tutti a Messa alle 10 finita la Messa si scende per un grande gioco e un momento di verifica, poi - gambe e zaino in spalla - ci spostiamo al parco della Galleana per un bel pic-nic e un grande gioco. Alle 15 tutti a casa! a Colle Don Bosco o scopo che ci eravamo prefissi in questo cammino quaresimale era far scoprire attraverso il gioco, ai bambini, quanto sia importante per noi cristiani l incontro con Gesù, vera persona e l affidamento a Lui! Pur essendo esiguo il tempo a nostra disposizione per un tema così importante, la spontaneità e la creatività dei bambini e dei ragazzi ci hanno aiutato a raggiungere l obiettivo. Ne è uscito un bellissimo cartellone - collocato per tutto il tempo pasquale dietro l altare maggiore della nostra chiesa - pieno di pensieri e di idee, di progetti e di intenzioni che renedono pienamente l idea principale che ci ha guidato: affidarsi a Gesù! Cercare cioè di entrare in empatia con Lui attraverso la preghiera ma anche con il gioco e la vita di tutti i giorni. Questo è l augurio che ci facciamo noi tutti: genitori, catechisti e bambini. Un catechista coi bambini di Prima Comunione Domenica 10 maggio due pullman di bambini di Prima Comunione coi loro genitori e don Giancarlo si sono recati in pellegrinaggio a Colle don Bosco, paese natale di Don Bosco, e al grande oratorio di S.Maria Ausiliatrice a Torino. Eccoli ripresi sulla scalinata del grande tempio a Colle don Bosco.

9 La 9 Cresima dei nostri Ragazzi Sabato 25 aprile Da sinistra a destra i gruppi dei neocresimati di Mary Bisagni, Marco e Angela Bongiorni, Cecilia Barabaschi, Giusy Solinas, Michele Bisagni e Alessandro Belli, Andreina Zanetti e Chiara Fariselli, Emanuela Brambilla. (Nel prossimo numero il folto gruppo di cresimati giovanissimi o giovani-adulti) La Prima Comunione dei nostri Bambini Venerdì 1 maggio Da sinistra a destra i gruppi dei neocomunicati di: Nuccia Gervanoni, Elisa Rigollli e Simona Rasparini; Giovanna Montanari e M.Rosaria Marcianò; Elena Zacconi e Vittoria Brogni; Elena Giannotti ed Elisabetta Milanesi; Marilena Contardi.

10 10 La prima sera che sono entrato nel salone della parrocchia di S.Giuseppe Operaio per partecipare al corso per fidanzati, ho letto la frase: Dio ci ha pensato insieme appesa al muro...ma non vi avevo attribuito una esatta interpretazione, anzi non ci avevo nemmeno riflettuto sù. Ora che gli incontri sono terminati, mi sono resa conto di come essa racchiuda in sè il significato intrinseco dell Amore fra gli Sposi. Si parla comunemente di Corso pre-matrimoniale, e in effetti mi piace pensare che non ho solo partecipato a degli incontri, ma ho seguito delle vere e proprie lezioni nel senso che le coppie hanno avuto la capacità di svolgere compiti spirituali, al fine di farci comprendere l importanza del sacramento del Matrimonio e della vita di coppia. Tuttavia credo che non avremmo potuto capire appieno l importanza di questo percorso se non avessimo avuto la possibilità di trascorrere una giornata insieme, e non un momento qualunque, ma una Domenica (il giorno in cui celebriamo la festa del Signore) dedicata alle future coppie di Sposi. Grazie a don Giancarlo ed alle coppie guida, domenica 8 marzo noi tutti partecipanti al corso, siamo stati ospitati presso la casa di Pieve Stadera dove abbiamo trascorso insieme la giornata. La splendida domenica di sole e le dolci colline della vallata hanno incorniciato un momento importante del nsotro percorso pre-matrimoniale. Anche stavolta non mi è apparso immediato il senso della giornaa t insieme, ma durante il dialogo con le altre coppie ho riflettuto su un altro significato... Dio ci ha pensato insieme non solo come coppia, ma anche come parte integrante della comunità cristiana, un disegno divi- Nellʼ 8 xmille firmiamo a favore della Chiesa Cattolica 8 xmille La firma non costa nulla. E un segno di comunione ecclesiale e un aiuto per l annuncio del Vangelo, anche attraverso la testimonianza della carità. 5xmille Il CUD è composto da due pagine. La prima è quella in cui il datore di lavoro o l ente pensionistico dichiara quanto si è percepito nell anno 2008; la seconda è quella su cui si può esprimere la propria scelta dell 8 per mille. La firma va apposta nello spazio Chiesa Cattolica. Si può esprimere anche la propria scelta del 5 per mille mettendo la firma nel riquadro Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute. Riportare il codice fiscale dell Associazione destinata (ad esempio: Azione Cattolica ; Caritas Diocesana ) nello spazio collocato subito sotto la firma. Dal corso fidanzati - proseguono le riflessioni di un altra coppia Dio ci ha pensato insieme no più grande ancora di quello che mi ero immaginata inizialmente e per questo ancora più bello e importante. Normalmente durante gli incontri serali del corso le coppie hanno modo di dialogare fra loro a gruppi e sono chiamate a riflettere sui temi proposti nella prima parte della serata supportati dall esperienza delle coppie guida. La novità quindi riscontrata durante la giornata a Pieve è stata anche il semplice dialogo fra di noi sulle cose più semplici e meramente materiali, come l abito degli sposi, il luogo del ricevimento, i fiori, ecc... Piccole cose e normali dialoghi che al di là delle riflessioni teologiche e morali, ci hanno aiutato a cementare le nostre amicizie. Al di là delle risate in compagnia, degli scambi di battute durante il pranzo, ognuno di noi è tornato a casa a sera interiormente più ricco, più consapevole, più forte. Inoltre, non a caso, l 8 marzo non abbiamo vissuto soltanto la nostra giornata di coppie, ma è stata anche celebrata la festa della donna, con un piccolo gesto: un mazzetto di mimose posto dal don sulla statua di Maria. La donna come parte integrante della comunità e soprattutto come colei che custodisce la vita dei figli fino al loro ingresso nel mondo. Porterò nel cuore questa giormata soprattutto per ciò che ho imparato a vedere dall interno del mio animo: la vita concepita non più solo come mia ma appartenente alla coppia ed alla comunità Dio cammina sempre al nostro fianco, ci lascia la libertà di scegliere, ma ci offre quotidianamente l opportunità di sentirci vivi e cristiani. Egli bussa alla nostra porta e...ci ha pensato insieme.... Grazie a don Giancarlo ed alle coppie guida per l impegno con cui ci hanno seguito in questi mesi. Melissa con Massimo

11 11 1. L uomo Antonio Tagliaferri. Intelligenza profonda e volontà di ferro, capacità di commuoversi e condividere; il dono di ascoltare e capire; fantasia e sentimento; aperto al dialogo con chiunque. Allegro e di compagnia. Signorile e dignitoso, eppure popolare. Grande lettore e comunicatore sia a voce viva che per iscritto. Un uomo vero, insomma. Sincero e generoso. L ho conosciuto nell Ottobre del 63, quando aveva 46 anni (e io 33). Con lui quasi otto anni di collaborazione intensa e quasi sempre in sintonia. 2. Il prete don Antonio. Don Antonio contento sempre della scelta fatta di essere prete. Al di sopra di ogni sospetto. Uomo di preghiera e di azione. Dedito generosamente al confessionale, alla cura dei malati, attento ai poveri. Profonda spiritualità. 3. Il Parroco (questo è l aspetto della sua vita più denso e ricco). Amico dei suoi giovani preti (i suoi 18 curati, da don Giorgio De Micheli a don Fabio Battiato) e dei tanti collaboratori laici. Aperto ad accogliere le realtà nuove che nascevano nella Chiesa. Grande strumento il giornale parrocchiale Il Richiamo. Mai chiuso nel suo guscio: viaggiava, conosceva persone: padre Lombardi, padre Pio, don Arnaboldi, fondatore del Fac; l ideatore della Crociata della Bontà ed altri dal cui spirito riceveva molto. Felicissimo nel vedere partire missionari in Brasile i suoi curati o collaboratori temporanei: don Giuseppe Castelli, don Virgilio Zuffada, don Giuseppe Illica, don Mauro Bianchi, don Luigi Mosconi e don Giuseppe Fontanella. Grande stima per le associazioni laicali: AC, Acli (poi Anspi), Passio Catholica, Legio Mariae, Fac, movimento per un mondo migliore; la filodrammatica Carella; il coro adulti; la Virtus (squadra di calcio con meraviglioso campo sportivo, vero polmone di verde tra tanto cemento). E poi il Cammino Neocatecumenale : ma questo è un capitolo a parte, di cui dirò. Costruttore. Basta guardarci intorno: cripta, casa parrocchiale, asilo infantile nella casa parrocchiale, aule per il catechismo, il bar, l oratorio, e poi la chiesa superiore, la nuova scuola materna, il cinema Excelsior (President), la Casa del Libro, la tipografia, il pulman per il catechismo serale degli adulti delle vie periferiche; il cinema all aperto Parroco del Concilio. Don Antonio ha vissuto con gioia ed entusiasmo gli anni di Papa Giovanni e del Concilio. Erano anni belli e di grandi speranze che spingevano don Antonio ad una molteplice attività pastorale forte e intensa. La popolazione raggiungeva le mila unità. Bimbi e ragazzi del catechismo erano sui Oltre le elementari e medie c era il catechismo (di domenica pomeriggio, pensate!) per gli adolescenti dai 14 ai 16 anni. Messe affollatissime, mese di maggio con la chiesa gremita di adulti e giovani; Prima Comunione e Cresima con oltre Ricordo di don Antonio Tagliaferri Testimonianza su don Antonio resa da don Giancarlo durante la Messa di suffragio concelebrata dal nostro Vescovo e da numerosi sacerdoti nella Chiesa della SS.ma Trinità, a otto giorni dalla morte, giovedì 16 aprile Pur preferendo un contesto diverso (cioè fuori dalla Messa) ho lasciato cantare il cuore, ricordando don Antonio come l ho conosciuto negli anni stupendi del dopo-concilio bambini; Sinodo parrocchiale; Consiglio Pastorale parrocchiale; varie edizioni della Crociata della Bontà dal 57 al 68; gruppi giovanili, il campeggio di Vigo di Fassa, ecc. Fu anche il primo prete piacentino che vestì il clergiman, quasi scandalizzando le vecchiette devote che gli dicevano: ahimè don Antoni, al pär un om!. Parroco del 68. Don Antonio lo visse con la saggezza e la pazienza del prete navigato ed esperto, ma anche con sofferenza. Apprezzava gli aspetti positivi di questa specie di rivoluzione culturale che coinvolgeva soprattutto il mondo giovanile: il bisogno di una spiritualità nuova, il desiderio di una Chiesa meno gerarchica e più disposta al dialogo; la povertà e l essenzialità nella Chiesa; il desiderio che i valori del Concilio non andassero persi. Anche sul piano musicale don Antonio accettò le chitarre in chiesa e i vari complessi musicali giovanili che accorrevano all Excelsior per suonare la nuova musica beat, assordante e rumorosa. Così come, sul piano del costume sapeva sorridere bonariamente ai capelloni, alle barbe e ai nuovi abbigliamenti eccentrici dei giovani. Un don Antonio ancora una volta aperto, comprensivo e conciliante. Ma il 68 aveva anche risvolti ed effetti negativi: contestazione talvolta violenta all interno della Chiesa stessa (non da noi, grazie a Dio!); la messa in discussione delle tante opere da lui volute (Excelsior, Casa del Libro, tipografia, pullman per il catechismo, ecc. su cui don Antonio aveva riposto tante speranze per l attività di evangelizzazione. In quel tempo don Antonio mi dava un po la sensazione di vivere un periodo di riflessione e di pausa nelle opere: sentiva che qualcosa doveva cambiare. Questo lo diceva anche ai preti nella sua veste di primo Vicario Pastorale cittadino, scelto dal Vescovo Manfredini. 4. L iniziatore in Diocesi del Cammino Neocatecumenale. A far tornare a don Antonio l entusiasmo di sempre arriverà il Cammino neocatecumenale. Ci voleva proprio! Ricordo che pochi giorni dopo l arrivo di due giovani da Roma che proposero a don Antonio il Cammino, don Luigi Bearesi mi diede la notizia: don Antonio ha scoperto un altra novità: i catecumeni. Ma gli passerà. Pochi giorni dopo vado a trovare don Antonio e nemmeno mi dà il tempo di sedermi che mi parla con entusiasmo di questa nuova esperienza. Il calore, la convinzione profonda, la speranza che pone nel Cammino è tale che uscendo dico tra me (e poi lo dico a don Bearesi): no, questa volta non gli passa! Ci voleva questa grossa riforma per avviare una pastorale nuova, più incisiva, più legata alla parola di Dio. Il tempo ci ha detto come anche qui don Antonio è stato lungimirante e profetico. Basta vedere i tanti cristiani cresciuti nel Cammino, per essere contenti e dire ancora un grazie a don Antonio! Qualcuno dirà: e tu perché non hai seguito subito don Antonio anche in questo? La situazione di S.Giuseppe Operaio era diversa: eravamo agli inizi di un stupenda avventura: dar vita ad una nuova comunità parrocchiale! Era tempo di fervore, entusiasmo, attesa, ricerca e ci bastava questo intenso lavoro. Poi in seguito il Cammino trovò posto anche in S. Giuseppe Operaio, ove vivono e operano 5 Comunità. 5. Il Parroco pensionato. Fra le tante cose che don Antonio ha saputo fare bene c è anche questa: saper vivere con fede la sua vecchiaia, la malattia, l affievolirsi della vista. Ha saputo mettersi in disparte e lasciare che altri - più giovani e forti - portassero avanti il lavoro da lui iniziato. Ringrazio Dio di avermi suggerito di andare a trovarlo in Ospedale sei giorni prima che morisse. Mi aspettavo di vedere un uomo assente, quasi in coma, quando invece vedo e sento il don Antonio di sempre. A letto, sì, sorridente e ottimista. Ci siamo ricordati tanti episodi vissuti insieme: scherzava, rideva, raccontava, chiedeva Sembrava ancora pieno di vita. Ogni tanto si perdeva un po e mi si rivolgeva come se io fossi tuttora il suo Curato. Grazie don Antonio, per quello che sei stato e ci ha dato!

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