La casa del sole Bollettino di aggiornamento sui progetti di Amici dei Bambini in Bolivia Anno 2011 Numero 5 (Maggio)

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1 BOLIVIA La casa del sole Bollettino di aggiornamento sui progetti di Amici dei Bambini in Bolivia Anno 2011 Numero 5 (Maggio) Carissimi amici e sostenitori, Da consueto appuntamento, siamo felici di inviarvi il nostro aggiornamento online INTI WASI e ringraziarvi ancora una volta per il Vostro sostegno e l aiuto che sempre ci offrite. Vi raccontaremo della festa di ABRACADABRA 2011, dove hanno partecipato diversi istituti e molti volontari di AiBi Inoltre vi parlaremo dell impegno che Amici dei Bambini realizza per stimolare i ragazzi istituzionalizzati ad essere indipendenti una volta che usciranno dall istituto e una storia di lavoro di una ragazza facente parte del gruppo AJUCA, il gruppo di ex-istituzionalizzati di La Paz. Vi auguriamo buona lettura, in attesa del prossimo numero di INTI WASI Sommario: 1. La festa per i bambini Abracadabra 2. La dipendenza che crea l istituto 3. Storia di laboro

2 ABRACADABRA La festa del Abracadabra è una festa magica che si celebra in tutti i paesi dove sono presenti le sedi di Amici dei Bambini. In questa giornata i bambini sono invitati a giocare insieme e, anche se da lontano, saranno uniti da un unico motto: MAI PIÚ BAMBINI ABBANDONATI! Nel mondo milioni di bambinni vivono in un istituto: un posto dove mangiano, dormono, sono curati, ma non hanno una mamma o un papà. I giorni sono tutti uguali, nessuno li abbraccia, nessuno dà loro il bacio della buona notte. Il loro sogno è avere una famiglia Vogliamo condividere con voi come è estata la festa di Abracadabra di questo anno, con la presenza e partecipazione di molti istituti, come il Virgen de Fátima, José Soria, Carlos Villegas, Mendez Arcos e Los Andes. Inoltre, abbiamo contato con la partecipazione del Dottore Marco Antonio Gira della Defensoría de la Niñez y Adolescencia e di tantissimi volontari che sono stati formati all interno di un progetto che é stato finanziato dalla CEI- Conferenza Episcopale Italiana. Erano presenti anche i genitori adottivi dell associazione Familias del Corazón, che hanno sensibilizzato i presenti al tema dell accoglienza familiare come unica risposta concreta all abbandono dei minori. I volontari, hanno organizzato vari laboratori per i bambini: pittura e creta in collaborazione con l Accademia delle Belle Arti di La Paz, quiz di intelligenza, ballo, bigiotteria con la pasta e giochi campestri. I ragazzi del Mendez Arcos, con tantissimo entusiamo, si sono esibiti, insieme al loro professore, in una roda de Capoeira, disciplina sportiva di origine brasiliana che praticano settimanalmente all interno dell istituto. E stata una bella giornata, trascorsa con molta allegria, gioia, sole e sorrisi.

3 LA DIPENDENZA CHE CREA L ISTITUTO Immaginatevi vostro figlio, finisce il quinto anno della scuola superiore, ha circa anni. Decide di voler andare all universitá, la Statale di Milano, per studiare scienze politiche. Voi abitate a circa 3 ore da Milano per cui é impensabile che vostro figlio viaggi, é necessario prendere in affitto un appartamento condiviso con altri ragazzi. Uno scenario abbastanza comune per la maggior parte dei giovani italiani nel Spesso i genitori fanno dei sacrifici per permettere ai figli di studiare e risiedere comodamente nella cittá dove trova sede l universitá. I genitori fanno dei calcoli economici, rinunciano al ristorante la domenica a pranzo, magari con una pizza da asporto il sabato sera; rinunciano a tre settimane di vacanze ad agosto, magari ne fanno una a settembre. Insomma, per i figli si fanno dei sacrifici. Per noi figli é quasi scontato che questo accada. Cambiamo scenario. Facciamo un volo dell immaginazione e arriviamo a La Paz, in Bolivia. In Bolivia quello che da noi é scontato qui non lo é affatto. I genitori dei ragazzi sono i primi a non avere le possibilitá economiche non solo per far studiare i figli, ma proprio per mantenerli. Questo il motivo per cui molto spesso si ricorre all istituzionalizzazione nonostante siano pochissimi i casi di orfani. Il problema reale é che spesso le famiglie si dimenticano di avere dei figli in istituto e, quando i ragazzi arrivano all etá di anni e, quindi, sono obbligati a lasciare le cure dell istituto per raggiunti limiti di etá, sono completamente spaesati. I genitori, allo stesso tempo, non hanno le possibilitá economiche né di farli studiare, né di offrirgli uno spazio in casa. L aver vissuto per anni in un istituto in cittá con dei requisiti minimi di confort come l acqua calda, la luce elettrica, la televisione, la possibilitá di partecipare alle feste, rende i ragazzi incapaci a riadattarsi alla dura vita della campagna. Quando si trovano davanti alla realtá dei fatti ovvero che i genitori non hanno la possibilitá di appoggiarli, lo scontro é traumatico e difficilissimo. Devono cavarsela da soli, per ottenere qualsiasi cosa possono contare solo sulle propie capacitá che non sono state stimolate e sviluppate a sufficienza negli anni di istituzionalizzazione. Il nostro lavoro consiste anche in questo, appoggiare i ragazzi nel processo di indipendentizzazione ma anche aiutarli negli ultimi anni di permanenza in istituto a sviluppare quelle abilitá sociali assopite e mai stimolate. Se un ragazzo italiano sogna il giorno in cui potrá andare all universitá e provare l indipendenza dai genitori, per un ragazzo boliviano cresciuto in istituto questo é quasi un incubo. Per la prima volta nella vita prova cosa significa la parola solitudine e cosa significa dover lavorare per mangiare. I nostri ragazzi non sempre arrivano pronti all appuntamento. L istituto li ha resi dipendenti e incapaci di affrontare la vita. L istituto si puó paragonare ad uno zoo che riduce in cattivitá gli animali: il giorno in cui si apre la gabbia, l animale muore di fame perché ha sempre avuto qualcuno che tutti i giorni alla stessa ora gli portava il cibo. Questo é il grande rischio dell istituzionalizzazione, creare una dipendenza cosí grande nei ragazzi, da renderli incapaci di cacciare.

4 STORIA DI LAVORO L ultimo articolo che vi vogliamo proporre, é la storia di una ragazza ex istituzionalizzata che, nonostante l ottima preparazione e un buon curriculum vitae, si é sentita discriminata per essere senza famiglia. Grazie alla sua determinazione e alla consapevolezza di non avere niente in meno di qualsiasi altro ragazzo, ha osato sfidare..leggete come é andata a finire la sua storia....la banca aveva un convenio di collaborazione con l istituto e, anteriormente alla mia esperienza, vari ragazzi avevano realizzato il tirocinio presso tale istituto bancario. Apparentemente, peró, i ragazzi desistivano sempre. Quando é arrivato il mio turno, ho tralasciato di dire che ero istituzionalizzata. A seguito dell invio del mio CV, mi sottoposero ad un colloquio, ad una prova psico-tecnica che superai ed, infine, ad una intervista con il supervisore dell area e la psicologa. Durante l intervista, mi chiesero se avevo giá lavorato nel settore. Risposi di no ma che avevo una buona predisposizione per il contatto con i clienti. Quando il supervisore lesse il mio CV, si rese conto che avevo lavorato con molti studenti stranieri, avevo conoscenze informatiche e linguistiche (inglese e norvegese). Inoltre avevo esperienza come assistente di poltrona in uno studio dentistico. In tutte queste esperienze, me l ero cavata sempre molto bene. Mi disse: mi piace il tuo modo di approcciarti, parli con sicurezza, riuscirai bene, hai una bella presenza.... In quel momento della mia vita, non godevo di una buona autostima, per questo rimasi molto sorpresa delle parole del supervisore. Fino all ultimo, non ero sicura se sarei andata all intervista, in quanto uno dei requisiti era la bella presenza e io non credevo di rispondere a tale requisito. Prima di terminare l intervista, il supervisore mi chiese di parlare della mia famiglia. Io non ho mai provato vergogna nel dire che ero cresciuta in un istituto perché ho sempre voluto dimostrare alla societá che anche chi vive in istituto puó sempre essere una brava persona. Raccontai che non avevo i genitori ma che avevo una famiglia abbastanza grande nel centro di accoglienza che mi ospitava. La sua reazione non mi piacque molto. Mi disse che gli piaceva molto il mio CV e il modo in cui mi relazionavo, ma che aveva avuto brutte esperienze con i ragazzi istituzionalizzati perché perdevano documenti, non curavano il proprio aspetto e la prorpia igiene personale e non avevano l abilitá di adattarsi al contesto lavorativo. Mi disse che i ragazzi che provenivano dagli istituti, non duravano per piú di qualche mese, non tanto perché non erano in grado di lavorare, ma perché la banca non aveva bisogno di quel tipo di persone. Mi sono sentita molto male perché, in quell occasione, mi sono sentita discriminata. Ricordo che una volta mi dissero che eravamo noi stessi a doverci vendere, essere gli autori del nostro marketing personale perché nessun altro lo avrebbe fatto per noi. Forte di questa sicurezza risposi che mi spiaceva molto che avesse avuto esperienze negative con i ragazzi istituzionalizzati e chiesi di darmi una possibilitá con la finalitá di fargli cambiare idea perché non tutte le persone cresciute in un centro di accoglienza sono uguali. Nel caso in cui si fossero verificate situazioni conclamate di non conformitá al lavoro, sarei stata io stessa a lasciare lo spazio a qualcuno migliore di me, non senza dimostrare, peró, di essere una persona preparata ed idonea a rispondere alle esigenze del lavoro. Cominciai con un periodo di prova. Dimostrai di essere in grado di lavorare con altre persone. Quello che gli altri imparavano in due settimane, io lo imparavo in quattro giorni. Questo incontró il favore del supervisore che mi fece un contratto di lavoro. Lavorai in banca per 9 mesi. Fui io stessa che mi dimisi perché gli orari del lavoro erano incompatibili con quelli dell universitá, non prima di aver dimostrato, peró, di poter essere un ottima impiegata.

5 In redazione: Annalisa Lenti, Coordinatrice Paese, Amici dei Bambini Bolivia Velia Dominguez, Operatore SAD, Amici dei Bambini Bolivia Anahi Moreno, segreteria Melograno Bolivia Reyna Chocquetilla, Assistente Sociale, Amici dei Bambini Bolivia PER INFORMAZIONI E COMUNICAZIONI: Ai.Bi. BOLIVIA Calle Abdón Saavedra 2180 piso 2 A. Bolivia sad.bolivia@gmail.com La Newsletter Inti Wasi è stata pensata per tenere aggiornati tutti i sostenitori del progetto PICCOLI ANGELI. Si tratta di un servizio che abbiamo denominato SOL (Sostegno On Line). L idea è quella di trasmettere via la newsletter contenente estratti dei report settimanali redatti dai volontari espatriati e notizie relative all andamento del progetto. Abbiamo pensato di utilizzare la posta elettronica, poiché è uno strumento che consente di raggiungere un grande numero di utenti a un costo minimo. Se l idea riscontra il Suo interesse e desiderasse aderire a questa iniziativa è necessario che comunichi la Sua all indirizzo di posta elettronica del nostro ufficio: sad@aibi.it affinché possa ricevere i prossimi numeri del notiziario. La newsletter è comunque disponibile anche sul sito Internet di Amici dei Bambini, all indirizzo nelle pagine dedicate al progetto Piccoli Angeli.

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