IN NOME DEL POPOLO ITALIANO CORTE DEI CONTI SEZIONE PRIMA GIURISDIZIONALE CENTRALE

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Vittore Palla
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1 REPUBBLICA ITALIANA 113/2009 A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO CORTE DEI CONTI SEZIONE PRIMA GIURISDIZIONALE CENTRALE Composta dai seguenti magistrati: Dott. Giuseppe DAVID Dott. Rocco DI PASSIO Dott. Piera MAGGI Dott. Cristina ZUCCHERETTI Dott.Rita LORETO Presidente rel. Ha pronunziato la seguente SENTENZA Sul giudizio pensionistico di appello iscritto al n del registro di Segreteria, proposto dal Ministero dell Economia e delle Finanze, rappresentato e difeso dall Avvocatura Gen.le dello Stato avverso la sentenza n.37/m72007 resa dalla Sezione Giurisdizionale per la Regione Umbria nei confronti del sig. L.C.; Visti gli atti di causa; Uditi, nella camera di consiglio del 30 gennaio 2009, il relatore Cristina Zuccheretti, non intervenuto il rappresentante del Ministero appellante, non costituito l appellato. FATTO Con la citata sentenza, il Giudice unico della Sezione Umbria ha riconosciuto e dichiarato il diritto del Sig. L.C. ad ottenere la corresponsione della indennità integrativa speciale e della tredicesima mensilità, oltre ai benefici accessori, sul trattamento pensionistico privilegiato tabellare anche per il periodo durante il quale egli ha prestato attività lavorativa alle

2 dipendenze di terzi, ad esclusione, tuttavia, dei ratei relativi alla indennità integrativa speciale e alla tredicesima mensilità, anteriori di oltre un decennio rispetto alla data della domanda. Il Ministero appellante ha chiesto l'annullamento della sentenza "limitatamente al punto relativo al rigetto della eccepita prescrizione quinquennale", motivando che anche alle pensioni privilegiate "tabellari" debba applicarsi la prescrizione quinquennale, ai sensi dell'art. 2 del R.D.L. 19 gennaio 1939, n. 295, come sostituito dall'art. 2 della L. 7 agosto 1985, n. 428, nella parte in cui stabilisce che le rate di pensione dovute dallo Stato si prescrivono con il decorso di cinque anni, riferentesi, secondo l'appellante, a tutte le pensioni statali, nelle rispettive componenti, ivi comprese la indennità integrativa speciale e la 13^ mensilità. Inoltre, continua ancora l appellante, ove pure si volesse accedere alla tesi della natura risarcitoria delle pensioni de quibus, la soluzione non muterebbe, applicandosi allora la prescrizione di cui all'art c.c. o dell'art c.c. nell'ipotesi che le pensioni tabellari le si volessero ricondurre nell'orbita delle rendite, disposizione entrambe prescriventi la prescrizione quinquennale. Conclusivamente l'appellante Amministrazione chiede l'annullamento della sentenza in epigrafe della Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Regione Umbria, nonché l'accoglimento della sospensione dell'esecuzione della stessa in quanto un'indebita attribuzione di un beneficio non dovuto provocherebbe, comunque, un danno irreparabile alle finanze dello Stato, stante la prevedibile difficoltà del recupero delle somme qualora fossero corrisposte in esecuzione della sentenza che in tale sede si vuole impugnare. All'odierna camera di consiglio, il giudizio è passato in decisione. D I R I T T O In via preliminare si rammenta che, ai sensi dell'art. 9 comma 3 della legge n. 205, le Sezioni giurisdizionali della Corte dei conti possono adottare, nella camera di consiglio fissata per

3 l'udienza cautelare, decisioni in forma semplificata nel caso in cui si rinvengono i presupposti indicati nel comma 1 del citato articolo (inammissibilità, irricevibilità ovvero manifesta fondatezza o meno del ricorso). Il Collegio ritiene che, nella fattispecie, ricorra l ipotesi delineata dal cit. art. 9, Legge n. 205/2000, atteso che l oggetto della controversia in esame rappresenta un argomento già noto ed ampiamente dibattuto in sede d Appello. Difatti, con la proposta impugnativa il Ministero appellante chiede l'annullamento della sentenza di primo grado, rilevandone la erroneità per il capo relativo al rigetto dell'eccepita prescrizione quinquennale, specificando che la detta sentenza ha operato la violazione dell'art. 2 L. 7 agosto 1985, n. 428, atteso che nella dizione rate di pensione dovute dallo Stato, di cui all'art. 2, ultimo comma, di quest'ultima legge (che, sostituendo l'art. 2 R.D.L. n. 295 del 1939, convertito nella L. 2 giugno 1939, n. 739, ha, per le rate stesse, indicato il termine di prescrizione quinquennale, in luogo di quello, biennale, precedente) rientrano tutte le pensioni statali (ivi comprese le pensioni privilegiate cosiddette tabellari) ed ogni componente del trattamento pensionistico. In proposito, osserva il Collegio che la durata del termine prescrizionale applicabile ai fini della corresponsione del beneficio de quo (ripetesi, costituito da indennità integrativa speciale e di tredicesima mensilità) non può che essere quello quinquennale, espressamente previsto dalla disposizione speciale, di cui al menzionato art. 2 L. 428/1985 che ricollega l'inizio del decorso prescrizionale alla data in cui il diritto sarebbe potuto essere fatto valere, con chiaro riferimento alla disposizione di carattere generale, di cui all'art c.c.. Trattasi infatti di durata espressamente contemplata da una disposizione di carattere speciale, valevole per le rate pensionistiche dei pubblici dipendenti, erogate dallo Stato, e nelle quali rientrano, come si è visto, anche le rate delle pensioni tabellari. Nelle pensioni contemplate dal citato art. 2 L. 428/1985, la data di maturazione del diritto va

4 individuata nella data di scadenza dell'emolumento e del suo rateo, in quanto il diritto al trattamento pensionistico trova fonte direttamente nella legge, con la conseguenza che il credito pensionistico è liquido anche prima dell'emanazione del provvedimento che dispone sulla pensione, essendo individuato in tutte le sue componenti dalla legge, tanto che esso è determinato mediante calcoli aritmetici, attuativi della legge stessa. E peraltro, ove pur si volesse accedere alla tesi della natura risarcitoria della pensione tabellare o assimilare quest'ultima alla rendita da infortunio, la conclusione non muterebbe in punto di prescrizione, che rimarrebbe pur sempre quinquennale, in applicazione rispettivamente degli artt e 2948 c.c., come giustamente osservato dell'avvocatura erariale nell'atto di appello. Il quale appello è dunque fondato e va accolto. La natura della materia trattata suggerisce che le spese siano compensate. P.Q.M. La Corte dei Conti - Sezione Prima giurisdizionale centrale, definitivamente pronunciando, ogni contraria ragione ed istanza reietta, ACCOGLIE l'appello iscritto in epigrafe, proposto dal Ministero dell'economia e delle finanze avverso la sentenza n. 37/M/2007 della Sezione giurisdizionale per la Regione Umbria -Giudice unico e, per l'effetto, in riforma della gravata sentenza: RICONOSCE il diritto del Sig. L.C. a percepire l'indennità integrativa speciale in misura intera e la tredicesima mensilità sul trattamento pensionistico privilegiato sul detto trattamento, anche per il periodo durante il quale egli ha prestato attività lavorativa alle dipendenze di terzi e la conseguente corresponsione dei ratei con i relativi accessori, ad esclusione, tuttavia, dei ratei (da ritenere prescritti) relativi all'indennità integrativa speciale e alla tredicesima mensilità, anteriori di oltre un quinquennio, rispetto alla data della domanda del 22 luglio 2004; Spese compensate.

5 Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio del L'Estensore f.to Cristina Zuccheretti II Presidente f.to Giuseppe David Depositata in Segreteria il 25/02/2009 Il Dirigente f.to Maria Fioramonti

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