UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Lettere e filosofia Corso di Laurea Triennale in Filosofia FINZIONE D IDENTITÀ IN JACQUES LACAN

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Gianpiero Berardino
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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Lettere e filosofia Corso di Laurea Triennale in Filosofia FINZIONE D IDENTITÀ IN JACQUES LACAN Relatore: Chiar.mo Prof. Carmine DI MARTINO Tesi di Laurea di: Giulia ARCELLI Matr. n Anno Accademico 2007/2008

2 AVVERTENZA Questo lavoro tratta della finzione d identità nell ambito del pensiero di Jacques Lacan. Nonostante questo tema sia sempre presente nell opera lacaniana, esso passa facilmente in secondo piano rispetto all attenzione rivolta all inconscio; mi sono quindi proposta di seguirne gli sviluppi a partire dal primo periodo del pensiero di Lacan - al quale risale la teorizzazione dello stadio dello specchio in quanto paradigma della costituzione dell identità nell essere umano, fino agli esiti ultimi della sua riflessione, passando attraverso la scoperta dell Altro quale luogo del simbolico. La relazione tra il soggetto e l Altro, che tradizionalmente viene affrontata attraverso la struttura del linguaggio, viene in questa tesi affrontata a partire dalle riflessione di Lacan riguardo la percezione e lo sguardo. Non si vuole ovviamente rinnegare una tematica centrale all interno del pensiero di Lacan quale è appunto quella del linguaggio, quanto piuttosto volgere l attenzione verso l esperienza affettiva e percettiva nel ruolo fondamentale che essa svolge nel determinare l incontro del soggetto con l Altro (e con gli altri). A tale proposito nel secondo capitolo del presente lavoro viene sviluppato un confronto tra la psicoanalisi lacaniana e la fenomenologia di Merleau-Ponty al fine di metterne in luce le analogie e i possibili punti d incontro. L ultima parte della tesi è volta a dare nuova luce al tema dell identità a partire dagli sviluppi che il pensiero lacaniano prende nel corso delle opere successive. Il risultato che tale percorso comporta, consiste in una nuova e differente presa di posizione del soggetto nei confronti della finzione d identità. 4

3 In rapporto a tali conclusione viene quindi fatto un breve accenno all ambiente multiculturale e surrealista della Francia di quel periodo, della quale Lacan fu un illustre esponente. Nello specifico, i testi di Lacan che il presente lavoro prende in esame sono: Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell io, che si trova all interno degli Scritti, e Lo sguardo come oggetto a, che occupa la seconda sezione del Seminario XI. Sono comunque numerosi i riferimenti alle altre opere di Lacan. 5

4 I CAPITOLO LO SPECCHIO 1.1 Lo stadio dello specchio La teorizzazione della fase dello specchio rientra nel primo periodo degli studi di Lacan 1 nel campo della psicoanalisi. La prima formulazione de Lo stadio dello specchio risale al 1936 e viene poi ampliata nel 1949 in un testo dal titolo Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell io, pubblicato all interno degli Scritti 2. In questa fase del suo pensiero Lacan attribuisce un ruolo predominante all'immaginario nella costituzione del soggetto. Nonostante nei seminari successivi Lacan operi una svolta nella sua teoria, introducendo la figura dominante del Linguaggio e asserendo il primato del simbolico sull'immaginario, è tuttavia in questa prima fase che si forma la concezione del soggetto come soggetto diviso che resterà poi al centro di tutto il suo insegnamento. Seppur breve, questo testo svolge quindi un ruolo determinante nella prima fase del pensiero lacaniano, segnando inevitabilmente 1 Jacques Lacan (Parigi, ). Laureato in medicina, si specializza in psichiatria con Clèrambault (noto per i suoi studi sull automatismo mentale), anche se più tardi abbandonerà il lavoro psichiatrico per dedicarsi completamente alla pratica psicoanalitica. Nel frattempo frequenta gli ambienti del surrealismo francese, dove conosce Salvador Dalì. Successivamente, grazie ai corsi su Hegel tenuti da Alexandre Kojève, si avvicina alla filosofia, per la quale aveva peraltro sempre nutrito un acceso interesse. Quello con Kojève fu incontro cruciale per la sua formazione, in quanto ne influenzerà tutto il pensiero successivo, introducendolo alla lettura in particolare di Hegel, Husserl e Heidegger. Nel periodo della seconda guerra mondiale intensifica i rapporti con gli ambienti intellettuali, filosofici e artistici. Dagli anni successivi alla guerra in poi la posizione di Lacan nel panorama psicoanalitico e filosofico francese acquisterà sempre maggiore importanza. 2 J. Lacan, Scritti, a cura di G. B. Contri, Einaudi, Torino 1974, volume 1. 6

5 anche gli esiti successivi i quali si apriranno sempre di più al dialogo con le posizioni filosofiche contemporanee. La necessità che Lacan vede come improrogabile per la psicoanalisi è un ritorno a Freud contro gli orientamenti della psicoanalisi a questi successiva (tra questi in particolare la psicologia dell'io) che ridimensionano la vera portata rivoluzionaria dell'opera freudiana: questa consiste per Lacan nella scoperta dell'inconscio e della sua irriducibilità alla dimensione tradizionale dell'io, io che tutta la tradizione occidentale (quella che Heidegger avrebbe chiamato 'la storia della metafisica ), dalla strategia dell'anima di Platone in poi, aveva individuato quale nucleo della soggettività e unità sintetica che sta alla base della conoscenza. Secondo Lacan, come anche per Freud, il soggetto non è l io: Il fatto fondamentale apportatoci dall analisi è che l ego è una configurazione immaginaria. Se ci si acceca di fronte a questo fatto si va a finire su quella strada in cui tutta l analisi, o quasi, ai nostri giorni si impegna senza indugi. Se l ego è una funzione immaginaria, non si confonde con il soggetto. 3 In questo contesto di recupero dell'istanza fondamentale freudiana si colloca la tematizzazione che Lacan opera della questione del narcisismo a partire dalla quale l'io si svela come costituito specularmente di fronte al funzionamento simbolico del soggetto dell'inconscio. In continuità con l'insegnamento di Freud è qui in opera un decisivo decentramento dell'io che appare come sempre più subordinato alla logica dell'inconscio, di un inconscio ormai manifestamente irriducibile e trascendente l'io. Il vero soggetto è il soggetto dell'inconscio. L'io ha una natura solamente secondaria: derivata, immaginaria. È proprio nello stadio dello specchio che Lacan rielabora il concetto freudiano di narcisismo avendo di mira il fenomeno dell'alienazione immaginaria che si 3 J. Lacan, Il seminario. Libro I. Gli scritti tecnici di Freud, , trad.it. Einaudi, Torino 1978, cit. p

6 struttura nella funzione dello specchio, in cui il soggetto si vede dove non è e come non è, dove, in altri termini, il soggetto si vede come un altro. 4 La divisione del soggetto risiede in quella discriminazione strutturale tra l'io e il soggetto dell'inconscio che era stata teorizzata da Freud e alla quale Lacan vuole ritornare, in opposizione alla tendenza dominante nella psicoanalisi postfreudiana ad appiattire il soggetto dell' inconscio sull'io: l'io è una struttura artificiale, alienata, del soggetto, e non il suo nucleo sintetico-sostanziale. Per rappresentare questa situazione Lacan fa ricorso all'esperienza del bambino con lo specchio, luogo paradigmatico di costituzione della soggettività umana. Le basi a partire dalle quali Lacan sviluppa il suo discorso rimandano da una parte agli studi di Wallon sulla percezione nella psicologia dell'età evolutiva, dall'altro al pensiero hegeliano mutuato dalla lettura di Kojève. Tra i 6 e i 18 mesi di vita il bambino ha di sé una percezione di corpo in frammenti, non ha chiara la distinzione tra le parti del proprio corpo e l'ambiente esterno che lo circonda. Ma guardandosi e riconoscendosi allo specchio, il piccolo d'uomo ha per la prima volta l'intuizione della propria unità e della differenza tra sé e il mondo circostante. Guarda lo specchio e riconosce nei movimenti della figura che ha di fronte i suoi stessi movimenti, in quell'immagine il proprio corpo. L'immagine assume qui un carattere formativo sul soggetto, perché è in questo autoriconoscimento dovuto alla fascinazione dell'immagine che si situa la creazione di una propria identità, di un io, da parte del soggetto. È proprio in questo momento, nell'aprirsi dell'illuminazione del riconoscimento, che il soggetto subisce, si autoimpone inconsapevolmente la sua stessa divisione. Perché in una fase in cui egli evidentemente non è ancora pronto ad auto percepirsi come corpo unico - il suo sviluppo fisico ancora non gliene dà la possibilità - egli precocemente viene catturato dalla fascinazione dell'unità che l'immagine dello specchio gli riflette contro. Egli vede il proprio io senza però essere già capace di sentirlo. Esso è pertanto un io ideale e per di più destinato ad eccedere sempre il soggetto, in quanto l'autoriconoscimento 4 A. Di Ciaccia, M. Recalcati, Jacques Lacan, ed. Mondadori, Milano 2000, cit. p

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