Ceramica invetriata tardo-antica da un contesto stratigrafico di Acqui Terme (AL)

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1 Ceramica invetriata tardo-antica da un contesto stratigrafico di Acqui Terme (AL) Il sito della città di fondazione romana Aquae Statiellae, corrispondente in parte all'attuale abitato di Acqui Terme, non aveva finora restituito ceramica a vetrina densa realizzata in monocottura di epoca tardo-antica o altomedievale. La nuova attestazione, derivante da un'indagine di archeologia urbana tuttora in corso, insieme con gli esemplari provenienti da scavi recenti di Brignano Frascata 1 e gli ulteriori nuovi contesti da siti della Provincia di Cuneo 2, consente un significativo aggiornamento della mappa dei ritrovamenti di questa classe ceramica sul territorio piemontese venendo a colmarsi il vuoto risultante nell'area a Sud del fiume Po nella carta della diffusione presentata dalla La Rocca nel e per la quale già era stata ipotizzata una possibile carenza di indagini archeologiche. La nuova situazione a riguardo della diffusione di questa particolare classe ceramica assume inoltre rilevanza in rapporto al legame territoriale tra questa zona dell'odierno Piemonte meridionale (Regio IX, Liguria) ed i centri romani marittimi della costa ligure con i quali si riconosce un preciso riscontro tipologico-formale nella produzione dei vasi a invetriatura piombifera. Aquae Statiellae era infatti direttamente collegata a Vada Sabatia (Vado Ligure) attraverso la Via Aemilia Scauri, connettendosi inoltre ai centri romani dell'odierno cuneese, quali Alba Pompeia e Pollentia 4. Il contesto che qui si analizza proviene da uno scavo avviato dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte nel 1988 come intervento di emergenza e trasformato in indagine archeologica autonoma nel 1989, in Corso Roma davanti alla sede del Municipio 5. Il sito, coincidente con quello dell'impianto urbano di epoca romana, presenta un notevole interesse per la comprensione delle vicende insediative della città, non solo per quanto attiene agli aspetti propriamente storico-topografici, ma con particolare riferimento alla possibilità di una definizione anche cronologica della fase di transizione dall'epoca tardo-antica al periodo medievale, nel quale si attuò lo spostamento del centro urbano dalla zona pianeggiante posta sulla sponda sinistra del torrente Bormida all'altura localizzata alle sue spalle dove trovarono sede il castrum e la Cattedrale 6. [130] Lo scavo di Corso Roma, tuttora in corso, ha fornito, in sintesi, la seguente sequenza stratigrafica: a) fase dell'impianto urbano di epoca romana attestata dalle strutture di un edificio residenziale prospiciente i resti di una strada acciottolata con una grande fontana pubblica integralmente conservata; b) fasi edilizie dell'edificio romano con trasformazioni planimetriche e sovrapposizioni di pavimenti e di suoli relativi ai secoli tra il II e il IV d.c.; c) fase di distruzione/abbandono testimoniato da un deposito nerastro ricco di carboni il cui contesto ceramico, piuttosto abbondante, viene presentato in questa sede; d) strutture a sostegno di pali lignei, focolare e rimaneggiamento di una struttura romana-tardo romana relativi ad un'attività insediativa di epoca medievale, forse precisabile intorno all'xi secolo; e) fase cimiteriale consistente in una serie di sepolture ad inumazione in fosse protette da lastre di pietra, alle quali, per la continuità di deposizione in un arco cronologico di almeno cento-centocinquanta anni e la disposizione in pianta, non sembra possibile attribuire un carattere sporadico o spontaneo. Le sepolture tagliano lo strato nerastro (fase c) e la loro cronologia, allo stato attuale della ricerca fissata essenzialmente su base tipologica, sembra orientarsi tra l XI e il XIII secolo; f) depositi di età basso-medievale; g) fase sei-settecentesca connessa al vicino Convento di San Francesco. 1 Cfr. PANTÒ, infra. 2 Si rimanda ai contributi di FILIPPI-MICHELETTO, e FILIPPI, supra. 3 Cfr. LA ROCCA 1985, pp ; si rimanda inoltre al contributo della GARERI CANIATI 1985, pp ; ma ancora recentemente MACCABRUNI 1990, p Per un quadro generale sulla viabilità antica della regione si rimanda a CORRADI Per il rapporto preliminare sulle campagne di scavo cfr. FILIPPI-ZANDA, in stampa, si rimanda inoltre per un cantiere adiacente a CROSETTO 1988a, pp Manca ancora uno studio di sintesi accettabile sulla problematica archeologica di Acqui (cfr. COLLA 1978, ma da sottoporre a revisione). Per l'aspetto specifico della fase insediativa tardo antica si rimanda in generale per gli aspetti della topografia cristiana a CANTINO WATAGHIN 1985, pp Sulle uniche attestazioni di età alto medievale si rimanda al ritrovamento di alcune tombe longobarde a pochi chilometri da Acqui datate sulla base dei corredi alla prima metà del VII secolo (cfr. CROSETTO 1987, pp ).

2 I1 deposito di silt argilloso di colore nerastro, ricco di carboni esteso su tutta l'area indagata (ca. 300 mq), sembra presentare le caratteristiche di una lenta sedimentazione tipica delle aree urbane aperte, dove l'assenza di ciottoli e pietre indicherebbe che sia stata attuata una selezione del terreno per una sua utilizzazione ad area di coltivo 7. [131] [132] 7 Per la discussione sulla formazione dei livelli nerastri attestati nei siti urbani dell'italia settentrionale e riferiti nei casi di Verona e Brescia all'alto medioevo cfr. LA ROCCA HUDSON 1986, pp ; BROGIOLO 1987, pp ; WICKHAM 1988a, pp IDEM 1988b, pp I risultati delle indagini condotte in Alba portano ad una datazione del potente livello nerastro al medioevo (fine X-XII secolo) (FILIPPI-CORTELAZZO 1989, p. 40), mentre si vedrà per Acqui una datazione all'età tardo antica. Sembrerebbe delinearsi, dunque, una situazione diversificata da città a città.

3 Assume pertanto particolare interesse la definizione cronologica del contesto ceramico non solo per la datazione della ceramica invetriata in esso attestata, ma anche per il carattere complesso dello strato riferibile nella sua formazione alla distruzione/abbandono dell'impianto tardo-romano, ma probabilmente utilizzato, per lo meno nella sua interfaccia superiore, in un'epoca successiva che, in assenza di dati archeologici, allo stato attuale non può essere indicata nell'epoca alto-medievale 8. Il contesto dei materiali 9 è costituito complessivamente da n frammenti ceramici dei quali n. 265 frr. di ceramica invetriata, n frr. di terra sigillata tarda di imitazione, n. 100 frr. di terra sigillata africana, n frr. di ceramica grezza anche decorata, n. 27 frr. di ceramica depurata, n. 85 frr. di anforacei e n. 28 frr. di ceramica romana residua. Sono inoltre presenti n. 10 monete di IV-V secolo (ex inf. A. Rovelli); frammenti di contenitori in vetro; un frammento di fibula tardo romana (Tav. 3). La ceramica invetriata (Tav. 4), che costituisce il 7,1% del complesso dei materiali (Tav. 5), presenta una notevole varietà morfologica. Si riscontra una supremazia dei frammenti attribuibili a forme chiuse, che sono documentate da olpai (Tav. 1, nn. 3 e 4) per le quali non è possibile stabilire l'appartenenza al tipo globulare più diffuso 10 o al tipo subcilindrico attestato in Piemonte finora in quattro esemplari 11. Due frammenti di parete di uno stesso vaso chiuso con vetrina di colore verde scuro presentano una decorazione esterna del tipo a petali o pinoli 12. Sono inoltre attestate olle (Tav. 1, nn. 7-9) con imboccatura espansa e orlo arrotondato e ingrossato del diam cm. La vetrina, prevalentemente di colore marrone/marrone-giallastro, può essere in colatura sia interna che esterna, o solo esterna e ancora, più raramente, estesa uniformemente all'interno ed in colature all'esterno. [133] 8 La localizzazione non lontano dall'area dello scavo della chiesa cimiteriale paleocristiana di San Pietro fuori le mura confermerebbe una sostanziale trasformazione della topografia urbana di Acqui forse già in epoca tardo antica. 9 È stata analizzata l'u.s La tabulazione dei dati realizzata su finanziamento della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, dalla Cooperativa di Ricerca Archeologica CHORA, ha utilizzato un progetto di informatizzazione dei dati ceramici che, modificando precedenti esperienze, è stato messo a punto per l'analisi dei materiali dei cantieri urbani di Alba. Sono stati utilizzati i programmi dbase III plus della Ashton Tate e il Works della Microsoft. Hanno collaborato alla ricerca M. Cavaletto, M. Cortelazzo, M. Subbrizio; per i disegni E. Genta. 10 LA ROCCA 1985, p. 85, 88, foto Oltre gli esemplari editi in LA ROCCA 1985, p. 85, 88, foto 3-4 si segnala l'esemplare da Centallo, supra, Tav. 3, p Per l'analisi del campione cfr. SFRECOLA, infra, analisi n. 204.

4 E inoltre attestata la forma dell'olla biansata trattata con sole colature esterne di vetrina (Tav. 1, n. 10). Mentre il tipo dell'olla è diffuso nella produzione regionale sia con invetriatura che acroma, indifferentemente decorata o non, più raro è il tipo dell'olla biansata che per l'impostazione delle anse all'imboccatura non pare assimilabile alle olle biansate ticinesi 13, ma rientrerebbe nella tradizione della produzione acroma tardo antica del tipo attestato ad esempio a Ventimiglia 14 [134]. Tra le forme aperte sono state riconosciute una coppa (Tav. 1, n. 1; diam. cm 16) con orlo arrotondato decorata a tacche impresse a crudo nella parte mediana della vasca con vetrina sparsa sia all'interno che all'esterno di colore marrone/giallastro; una ciotola (Tav. 1, n. 5; diam. cm 26) con orlo piatto espanso internamente che potrebbe suggerire un coperchio, la vetrina è sparsa di colore marrone; un'altra ciotola, o ciotola/coperchio (Tav. 1, n. 6; diam. cm 30) presenta un orlo pendulo all'interno e, anche in questo caso vetrina sparsa di colore marrone/giallastro 15. I vasi a listello costituiscono la maggioranza delle forme aperte e si inseriscono nel repertorio comune all'italia settentrionale. Sono attestate sia forme tipo mortai a tesa diritta variamente sagomata, vasca profonda e canale versatoio (Tav. 2, n. 11); sia forme di diametro maggiore (cm 30 ca.) con listello ribassato e pendulo (Tav. 2, 12). La vetrina è sempre stesa uniformemente all'interno e può essere di colore verde, giallastro, marrone/giallastro. I motivi decorativi ricorrenti sono dati da tacche e/o onde sul listello non particolarmente elaborati. [135] Sotto il profilo tecnico si segnala un frammento di olla decorata ad onde che presenta una colatura di vetrina in frattura. Questo dato va posto in relazione con quello proveniente dalle analisi condotte sugli impasti che sembrano confermare l'opinione di una produzione omogenea su scala regionale pur con qualche possibilità di identificazione di produzioni subregionali. Dei tre campioni selezionati 16 uno è stato assimilato alla classe degli impasti metamorfici: Gruppo 10, sottogruppo a (impasto grossolano con molte miche e scisti cristallini) a cui sono riferiti altri due campioni 13 MACCABRUNI 1981, p. 83, Tav. XI. Cfr. inoltre NOBILE 1990, p. 371, 5d, 21-2m-2n. Forse un esemplare frammentario da Trino: CORTELAZZO 1989, p LAMBOGLIA 1950, pp , Fig. 87; p. 160, Fig. 93, a. 15 Cfr. Le ciotole-coperchio da Castelseprio LUSUARDI SIENA SANNAZARO 1985, p. 37, Tav. 5, Cfr. SFRECOLA, infra, analisi

5 provenienti dall'area piemontese 17. Gli altri due campioni analizzati in sezione sottile appartengono alla classe degli impasti metamorfico-sedimentari, Gruppo 11, sottogruppo a (impasto grossolano con calcari, scisti cristallini, clorite, molti pacchi lamellari di miche, massa di fondo carbonatico-ferrica o ferrica) al quale non sono riferibili altri campioni di provenienza piemontese. Si tratta di un frammento di olla decorata a onde sulla spalla con colatura di vetrina e di un frammento di forma chiusa invetriata sia internamente che esternamente di colore verde scuro decorata con applicazioni tipo pinoli sopracitato. Il contesto è contraddistinto da un'altissima percentuale di ceramica grezza (54,2%) che attesta una grande varietà di forme, quali olle, ciotole e coppe. Si segnala inoltre la presenza di esemplari decorati a stampigliatura con motivi a rosette 18 e motivi a tacche e onde realizzati a crudo, attestati solo su forme chiuse. Molto consistente è la presenza nel contesto analizzato della ceramica in terra sigillata tarda che complessivamente raggiunge il 34,9%, di cui il 32,2% è costituita da tarda di imitazione attestata in una grande varietà di forme, spesso decorata a rotellatura e, in circa dieci frammenti a stampigliatura. Il rimanente 2,7% è rappresentato da frammenti di ceramica africana, la cui attestazione risulta significativa sotto il profilo quantitativo (cento frammenti in gran parte riconoscibili) ed evidenzia una diversificazione di forme inquadrabili nell'ambito del V secolo. La concomitante presenza, tra gli altri, di esemplari assegnabili alla seconda metà del V secolo come ad esempio le forme tipo Lamboglia 22b/Hayes 12,1 (Atlante, I, p. 114, Tav. LII, 1112), Hayes 87,A (Atlante, I, p. 93, Tav. XLI, 5-6) e Hayes 58 (Altante, I, p. 104, Tav. Xl.V, 49) e di esemplari datati al come la forma Hayes 67 (Atlante, I, p. 88, Tav. XXXVII, 10-11), parrebbe consentire un'ulteriore precisazione della cronologia al terzo quarto del V secolo. [136] È infine da rilevare in un'ottica complessiva di valutazione del contesto la scarsa presenza di anforacei (2,3%) che risultano nella maggior parte minuti e fluitati. D'altra parte l'omogeneità del contesto trova un'ulteriore conferma nella scarsissima presenza di ceramica romana residua (0,8%). Pur segnalando che i dati presentati derivano da una catalogazione preliminare e da un'indagine tuttora in corso, è possibile osservare come la ceramica invetriata appartenga alla fase finale dell'attività insediativa tardo antica del sito, come è d'altronde confermato dalle caratteristiche dello strato di appartenenza documentato anche in altri cantieri di Acqui Terme 19. Bibliografia FEDORA FILIPPI Soprintendenza Archeologica del Piemonte Atlante, I = Atlante delle forme ceramiche, Ceramica fine romana nel bacino mediterraneo (medio e tardo impero), E.A.A., Roma G. P. BROGIOLO, 1987, A proposito dell'organizzazione urbana nell'altomedioevo, Archeologia Medievale, XIV, pp G. CANTINO WATAGHIN, 1985, Appunti per una topografia cristiana: i centri episcopali piemontesi, in Atti del VI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (PesaroAncona 1983), Ancona, pp E. COLLA, 1978, Aquae Statiellae. Acqui Terme nella storia, Genova. G. CORRADI, 1968, Le strade romane dell'italia Occidentale, Torino. A. CROSETTO, 1987, Una necropoli longobarda presso Acqui Terme, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 6, pp A. CROSETTO, 1988a, Acqui Terme, centro urbano. Siti pluristratificati nell'area dell'antica Aquae Statiellae, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 7, pp A.CROSETTO, 1988b, Acqui Terme, piazza della Bollente. Sito pluristratificato urbano, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 8, pp Cfr. analisi nn. 201 e 203; molti altri campioni piemontesi sono stati assimilati ad essi sulla base dell'esame al binoculare: cfr. infra, MOLINARI, pp Cfr. con esemplari invetriati da Castelseprio (LUSUARDI SIENA SANNAZARO 1985, p. 39, Tav. 7, 3-4). 19 Si tratta in particolare di un cantiere in Piazza della Bollente (cfr. CROSETTO 1988b, pp ).

6 M. CORTELAZZO, 1989, La ceramica tardo-antica e medievale, in S. Michele di Trino. Un villaggio, un castello, una pieve tra età romana e Medioevo, (Studi Trinesi 8), Trino, pp [138] F. FILIPPI, E. ZANDA, 1990, Acqui Terme. Corso Roma. Indagine di archeologia urtana , Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 10 (in stampa). F. FILIPPI, M. CORTELAZZO, 1989, L'archeologia urbana e gli interventi albesi. Riflessioni e primi dati sulle indagini, Alba Pompeia, X, 1, pp E. GARERI CANIATI, 1985, Ceramiche invetriate dal Villaro di Ticineto, in La ceramica invetriata tardoromana e alto medievale, Atti del Convegno (Como 14 marzo 1981), Como, pp M. LAMBOGLIA, 1950, Gli scavi di Albintimilium e la cronologia della ceramica romana, Bordighera. M. C. LA ROCCA, 1985, La ceramica invetriata in Piemonte fra il IV e il VII secolo. Prime notizie, in La ceramica invetriata tardoromana e alto medievale, Atti del Convegno (Como 14 marzo 1981), Como, pp M. C. LA ROCCA HUDSON, 1986, Dark ages a Verona. Edilizia privata, aree aperte e strutture pubbliche in una città dell'italia settentrionale, Archeologia Medievale, XIII, PP S. LUSUARDI SIENA, M. SANNAZARO, 1985, Ceramica invetriata di Castelseprio, in La ceramica invetriata tardoromana e alto medievale, Atti del Convegno (Como 14 marzo 1981), Como, pp C. MACCABRUNI, 1981, Ceramica invetriata nelle necropoli romane del Canton Ticino, in Reperti romani da scavi nelle attuali terre del Canton Ticino, (Quaderni Ticinesi di Numismatica e Antichità Classiche, X, Suppl.) pp C. MACCABRUNI, 1990, Ceramica invetriata, in Milano capitale dell'impero romano, d.c., Milano, pp I. NOBILE, 1990, Ceramica invetriata, in Milano capitale dell'impero romano, d.c., Milano, p CH. WICKHAM, 1988a, L'Italia e l'alto Medioevo, Archeologia Medievale, XV, pp CH. WICKHAM, 1988b, La città altomedievale: una nota sul dibattito in corso, Archeologia Medievale, XV, pp [139]

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