LO STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA METAFISICA IN TOMMASO D AQUINO
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- Aniella Fedele
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1 LO STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA METAFISICA IN TOMMASO D AQUINO Rafael Pascual, L.C. Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Introduzione. 1. Tres sunt partes philosophiae theoricae, scilicet mathematica, physica et theologia, quae est philosophia prima. 2. Est quaedam scientia de ente inquantum est separabile. 3. Le conseguenze della determinazione dell oggetto della metafisica. INTRODUZIONE «La scienza che stiamo cercando» 1. Così si riferisce Aristotele a quella scienza che in qualche modo possiamo considerare innominata, la scienza che, a partire da un fatto piuttosto fortuito (il nome scelto dall editore a dei libri che vengono pubblicati dopo la fisica ), è conosciuta da allora in poi come la metafisica. Una scienza che oggi può sembrare non si cerchi più, considerata ormai una questione chiusa, che appartiene soltanto alla storia, perché superata e travolta da quello che oggi si chiama, in un senso abbastanza ristretto e riduttivo, semplicemente la scienza. Invece, la metafisica è la scienza da ricercare ancora una volta. È quella scienza cercata dall antichità, adesso e sempre, richiamando di nuovo Aristotele, nel celebre testo del libro VII della Metafisica: «ciò che dall antichità, ed ora e sempre si è cercato e sempre è stato oggetto di indagine» 2. È la scienza che cerca di rispondere alla domanda fondamentale: che cos è l ente? Questa domanda che si può esprimere in altri modi, come a più riprese è stata fatta con questo famoso quesito: perché esiste qualcosa invece di nulla? Tommaso d Aquino, seguendo Aristotele, ma con quindici secoli di storia del pensiero in avanti, riprende la riflessione, tenendo conto dei contributi dei filosofi neoplatonici, arabi e scolastici. Ormai può chiamare questa scienza per nome, 1 ARISTOTELE, Metaphysica III (B), 1, 995 a ARISTOTELE, Metaphysica VII (Z), 1, 1028 b
2 Rafael Pascual quello fornito dall editore prima alluso, che ha fatto la sua fortuna e che è indica bene il contenuto, come vedremo. In questo studio cerchiamo di cogliere qual è lo statuto epistemologico della metafisica, cioè che tipo di scienza è, che cosa la caratterizza come tale e quali sono le implicazioni riguardo la sua natura, i suoi fini, il suo metodo e la sua specificità come scienza. Per fare ciò, cercheremo soprattutto di seguire il pensiero di Tommaso nei suoi testi, e faremo qualche accenno alle discussioni che da tempo sono state suscitate dagli studiosi dell Aquinate sulle questioni che ci siamo proposti. È interessante notare, per cominciare, in quale contesto si colloca la questione della metafisica come scienza. Si tratta di mettere in evidenza come si tratta di una scienza diversa dalle altre, e come ci sia l esigenza e il bisogno di essa per poter conoscere la realtà nella sua ricchezza, completezza e densità. Il problema della divisione delle scienze, come è stato messo in rilievo di recente, è stato uno dei problemi fondamentali della storia della filosofia, perché ci permette proprio di farci un quadro generale del sapere umano 3. Si tratta di una delle questioni preliminari della riflessione filosofica, e per questo non mancano gli studi che, lungo i secoli, hanno affrontato questo argomento. Tra questi possiamo trovare un filone di pensiero che, partendo da Aristotele, e attraversando la storia della filosofia nei diversi contesti culturali (soprattutto quello delle tre grandi religioni monoteistiche, rappresentate dai filosofi cristiani, musulmani ed ebrei), arriva fino ai nostri giorni. 1. TRES SUNT PARTES PHILOSOPHIAE THEORICAE, SCILICET MATHEMATICA, PHYSICA ET THEOLOGIA, QUAE EST PHILOSOPHIA PRIMA 4 In primo luogo, bisogna ricordare che ci sono due generi di scienze: quelle speculative e quelle pratiche. Le prime cercano la conoscenza come un bene o un fine a se stesso, mentre le altre sono finalizzate all azione oppure alla produzione. È chiaro che la metafisica corrisponde al primo genere di scienze. D altra parte, tra le scienze speculative, troviamo già altre due ben definite ed affermate: la fisica (intesa in senso generale come scienze della natura o anche filosofia della natura) e la matematica. Quale posto spetta alla metafisica nel quadro delle scienze speculative? Per rispondere a questa domanda, bisogna risolvere un altro quesito: quale è il criterio per definire una scienza, e distinguerla dalle altre? 3 «Il problema di una classificazione delle scienze è importante. Una intera Weltanschauung può essere condensata in una tale classificazione» (P. MERLAN, Dal platonismo al neoplatonismo, Vita e Pensiero, Milano 1990, p. 147). 4 TOMMASO D AQUINO, Sententia super Metaphysicam VI, lc
3 Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d Aquino Aristotele presenta uno studio sulla divisione delle scienze speculative soprattutto nel noto passaggio del libro sesto della Metafisica 5, così come in quello parallelo del libro undicesimo 6. Si può accennare anche ad un breve passaggio del libro sull anima 7. D altra parte, Tommaso fa uno studio approfondito di questa dottrina non soltanto nei commenti ai suddetti testi del Filosofo (così come anche nel proemio generale del suo commento alla Metafisica 8 ), ma anche in un altro commento ad un opuscolo teologico di Severino Boezio, il De Trinitate, dove dedica tutta un ampia questione, la quinta, all argomento della divisione delle scienze speculative. Inoltre, gli elementi che troveremo in questi testi si possono incontrare anche in altri passaggi delle opere dell Aquinate. Ci proponiamo adesso di presentare per sommi capi la dottrina di Tommaso al riguardo. Come vedremo in modo particolare, Tommaso cercherà di mettere in evidenza la natura della metafisica come scienza in confronto o in contrasto con le altre due scienze speculative, cioè la fisica e la matematica. a) Scientiae secantur quemadmodum et res 9 Ci troviamo adesso con la prima questione a cui dobbiamo cercare di rispondere: quale è il criterio per stabilire la divisione delle scienze speculative? Una prima, spontanea risposta potrebbe essere questa: ci sono tante scienze quante sono le cose da studiare, o come diceva Tommaso nel suo latino conciso, «scientiae secantur quemadmodum et res» 10. Bisogna capire e chiarire subito questo principio. Non si tratta di un semplice e in certo modo ingenuo parallelismo tra conoscenza e realtà, come sembra sia stato 5 Cf. Metaphysica VI (E), 1, 1025b a Cf. Metaphysica XI (K), 3-4, 1060b b Cf. De anima I (A) 1, 403a b È molto significativo il fatto che Tommaso d Aquino dedichi il proemio del suo commento alla Metafisica di Aristotele proprio a risolvere i problemi che il Filosofo sviluppò nel libro VI. Questo fatto mette in evidenza quanto importante e centrale sia tale brano e le questioni che in esso si trattano: il carattere sapienziale della metafisica come filosofia prima, la sua unità come scienza, il suo soggetto (l ens commune) e la sua specificità rispetto alle altre scienze, per il fatto di studiare quello che è separato dalla materia e dal movimento sia secondo l essere sia secondo l intelletto. 9 TOMMASO D AQUINO, In de gener. et corr., proœm. 10 «Sicut tradit Philosophus in III De anima, scientiae secantur quemadmodum et res: nam omnes habitus distinguuntur per obiecta, ex quibus speciem habent» (In de gener. et corr., proœm.). Cf. ARISTOTELE, De anima III (Γ) 8, 431b 24. Altri testi paralleli: «Scientiae dividuntur quemadmodum et res, ut dicitur in III De anima» (Expositio super Boetium De Trinitate, q. 5 a. 1 ag. 7, 52-53); «Sicut dicit Philosophus, scientiae dividuntur quemadmodum et res» (Scriptum super Sententiis I, d. 35 q. 1 a. 2 ag. 4); «Per subjectum distinguitur scientia ab omnibus aliis; quia secantur scientiae quemadmodum et res, ut dicitur in 3 De anima» (Scriptum super Sententiis I, prol. q. 1 a. 4). 15
4 Rafael Pascual il caso di alcuni filosofi antichi; infatti, lo stesso Tommaso, seguendo Aristotele, attribuisce tale dottrina soprattutto a Platone. In realtà, bisogna distinguere tra l ordine mentale e quello reale, tra l ordine epistemologico e quello ontologico. Secondo Platone, infatti, ci sarebbero tre ordini di realtà: le cose sensibili, le entità matematiche e le idee. A queste tre realtà corrisponderebbero tre scienze, o meglio tre conoscenze: la fisica (che non sarebbe propriamente una scienza, ma si troverebbe piuttosto nell ordine dell opinione, per il carattere mutevole del suo oggetto), la matematica, e la noetica. D altra parte, e in conseguenza, per Platone sia le entità matematiche sia le idee sarebbero sussistenti. b) Per subiectum distinguitur scientia ab omnibus aliis 11 Invece, già in Aristotele troviamo chiaramente la dottrina sulla specificazione delle scienze in funzione degli oggetti (o meglio dei subiecta), che poi riprenderà l aquinate. Infatti, così come ognuno dei sensi ha il suo oggetto sensibile proprio 12, così anche esiste un oggetto proprio per ogni scienza. Sia la sensazione, sia la scienza, si diversificano, dunque, secondo i loro oggetti (e j t pr gmata 13 ). La diversità delle scienze dipende, in conseguenza, della diversità degli oggetti, e non delle cose stesse 14. Bisogna riconoscere, in definitiva, che una è la divisione secundum diversitatem rerum ed un altra secundum divisionem scientiarum accepta 15. c) Non quaecumque diversitas obiectorum diversificat potentias animae 16 Gli atti sono specificati dagli oggetti. Siccome le potenze e le facoltà si ordinano agli atti, anch esse si specificano dagli oggetti. Ma la diversificazione degli oggetti dipende della formalità secondo la quale gli oggetti sono considerati 17. Anzi, ogni facoltà conoscitiva coglie il suo oggetto secondo la sua formalità specifica 18. Proprio l unità della facoltà stessa deriva dall unità del suo oggetto proprio 19. Però 11 Scriptum super Sententiis I, prol. q. 1 a Cf. De anima III (Γ) 2, 426b Cf. De anima III (Γ) 8, 431b Bisogna distinguere tra cosa e oggetto. L oggetto, infatti, è la cosa in quanto termine di una facoltà apprensiva (conoscitiva) oppure tendenziale (appetitiva). 15 Cf. Sententia super Physicam II, lc ST I, q. 77 a «Potentia, secundum illud quod est potentia, ordinatur ad actum. Unde oportet rationem potentiae accipi ex actu ad quem ordinatur, et per consequens oportet quod ratio potentiae diversificetur, ut diversificatur ratio actus. Ratio autem actus diversificatur secundum diversam rationem obiecti» (ST I, q. 77 a. 3). 18 «Nulla virtus cognoscitiva cognoscit rem aliquam nisi secundum rationem proprii obiecti: non enim visu cognoscimus aliquid nisi inquantum est coloratum» (CG III, c. 56). 19 «Unitas cuiuslibet potentiae vel habitus ex obiecto consideranda est; et hoc ideo, quia potentia hoc ipsum quod est, dicitur in ordine ad possibile, quod est obiectum. Et sic ratio et species potentiae ex obiecto accipitur; et similiter est de habitu, qui nihil est aliud quam dispositio potentiae perfectae ad suum obiectum» (QD De virtutibus, q. 2 a. 4). 16
5 Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d Aquino tale unità dell oggetto non sarà materiale, ma piuttosto formale 20. Quindi la diversità materiale non sarà significativa per stabilire la diversità tra gli oggetti, mentre invece lo sarà la diversità formale 21. Riassumendo, non qualsiasi differenza tra gli oggetti stabilisce una divisione tra le scienze che li studiano, ma una differenza degli oggetti in quanto tali, cioè una differenza formale, o per se, tra gli oggetti 22. Per esempio, l oggetto proprio della vista è il colore, o meglio il coloratum (cioè, tutto quello che ha colore, proprio in quanto ha colore, in quanto colorato), cosicché la visione si estenderà a tutto quello che abbia colore, e lo coglierà proprio in quanto colorato. La formalità del colore fa sì che un unica potenza possa cogliere realtà così diverse come una roccia, una mela, un elefante o un uomo, perché tutti questi oggetti sono considerati in quanto colorati, cioè secondo la stessa formalità o prospettiva. Perciò la facoltà abbraccia tutti gli oggetti che entrano sotto questa formalità: tutto quello che è colorato è oggetto della visione. In conseguenza, la determinazione dell oggetto della scienza è fondamentale per chiarire la sua natura e le sue caratteristiche. Per questo, la questione sull og- 20 «Sed in obiecto consideratur aliquid ut formale et aliquid ut materiale. Formale autem in obiecto est id secundum quod obiectum refertur ad potentiam vel habitum; materiale autem id in quo hoc fundatur: ut si loquamur de obiecto potentiae visivae, obiectum eius formale est color, vel aliquid huiusmodi, in quantum enim aliquid coloratum est, in tantum visibile est; sed materiale in obiecto est corpus cui accidit color» (QD De virtutibus, q. 2 a. 4). 21 «Potentia vel habitus refertur ad formalem rationem obiecti per se; ad id autem quod est materiale in obiecto, per accidens. Et ea quae sunt per accidens non variant rem, sed solum ea quae sunt per se: ideo materialis diversitas obiecti non diversificat potentiam vel habitum, sed solum formalis. Una est enim potentia visiva, qua videmus et lapides et homines et caelum, quia ista diversitas obiectorum est materialis, et non secundum formalem rationem visibilis. Sed gustus differt ab olfactu secundum differentiam saporis et odoris, quae sunt per se sensibilia» (QD De virtutibus, q. 2 a. 4). 22 «Ex obiectis diversis non diversificantur actus et potentiae animae, nisi quando fuerit differentia obiectorum inquantum sunt obiecta, id est secundum rationem formalem obiecti, sicut visibile ab audibili. Si autem servetur eadem ratio obiecti, quaecumque alia diversitas non inducit diversitatem actuum secundum speciem et potentiae. Eiusdem enim potentiae est videre hominem coloratum et lapidem coloratum; quia haec diversitas per accidens se habet in obiecto inquantum est obiectum» (Sententia libri De anima II, lc. 6); «non quaecumque diversitas obiectorum diversificat potentias animae; sed differentia eius ad quod per se potentia respicit. Sicut sensus per se respicit passibilem qualitatem, quae per se dividitur in colorem, sonum et huiusmodi, et ideo alia potentia sensitiva est coloris, scilicet visus, et alia soni, scilicet auditus» (ST I, q. 77 a. 3); «quando habitus vel potentiae penes obiecta distinguuntur, non distinguuntur penes quaslibet differentias obiectorum sed penes illas quae sunt per se obiectorum in quantum sunt obiecta» (Expositio super Boetium De Trinitate, q. 5 a. 1). Riguardo le scienze, Tommaso parla di subiecta, mentre per le potenze o gli abiti parla piuttosto di obiecta: «Sic enim se habet subiectum ad scientiam, sicut obiectum ad potentiam vel habitum. Proprie autem illud assignatur obiectum alicuius potentiae vel habitus, sub cuius ratione omnia referuntur ad potentiam vel habitum, sicut homo et lapis referuntur ad visum inquantum sunt colorata, unde coloratum est proprium obiectum visus» (ST I, q. 1 a. 7). 17
6 Rafael Pascual getto della metafisica si presenta come avente una grande importanza riguardo la determinazione del suo statuto epistemologico e la sua specificità nel quadro delle scienze. Infatti, come si dice nel Commento al De Trinitate di Boezio, gli atti (e in conseguenza anche gli abiti) sono specificati dai loro oggetti. Siccome la scienza è un habitus speculativus 23, anche questa viene specificata dal suo oggetto. Orbene, come abbiamo visto, non qualsiasi differenza tra gli oggetti stabilisce una divisione tra gli atti, ma la differenza degli oggetti in quanto tali, cioè in quanto oggetti, secondo una differenza formale o per se tra di essi. d) Et ideo secundum ordinem remotionis a materia et motu scientiae speculativae distinguuntur 24 Per ciò che concerne la conoscenza, quello che determina la diversità di un oggetto da un altro è il suo rapporto con la materia e il movimento. Infatti, riguardo il suo rapporto con la materia, un oggetto è intelligibile in quanto e nella misura in cui è immateriale (e per questo separato o separabile dalla materia). Possiamo riferirci a questo enunciato come il principio d intelligibilità. D altra parte, riguardo il suo rapporto con il movimento, la scienza si ha soltanto sul necessario, e non propriamente sul contingente. Questo possiamo chiamarlo il principio della scientificità. In conseguenza, la divisione delle scienze speculative si deve fare in funzione del rapporto dei loro oggetti con la materia e il movimento. Un altro criterio analogo e complementare che troviamo in Tommaso per stabilire la divisione delle scienze sarebbe quello della definizione: siccome la definizione è il principio della dimostrazione, le scienze speculative si dividono secondo il diverso modo di definire i loro oggetti 25. Se applichiamo questi criteri alla divisione delle scienze speculative, possiamo constatare che ci sono tre tipi di oggetti conoscibili (scibilia): - quelli che dipendono dalla materia e il movimento nella realtà (secondo l essere) e nella mente (secondo la ragione) e di conseguenza si definiscono anche in dipendenza di essi; tali sono gli oggetti della scienza naturale o fisica. In questo caso Tommaso fa l esempio classico, che troviamo già in Aristotele, della nozione di camuso, la quale implica una certa determinata materia: il naso; tali sono gli oggetti della fisica; - quelli che dipendono dalla materia e il movimento secondo l essere, ma non secondo la ragione: sono gli oggetti propri della matematica. L esempio canonico è 23 Cf. ST I-II, q. 56 a Expositio super Boetium De Trinitate, q. 5 a «Cum enim definitio sit medium demonstrationis, et per consequens principium sciendi, oportet quod ad diversum modum definiendi, sequatur diversitas in scientiis speculativis» (Sententia super Metaphysica VI, lc. 1). 18
7 Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d Aquino quello della nozione di concavo, la quale prescinde dalla materia sensibile; questi sono gli oggetti della matematica; - quelli che non dipendono dalla materia e il movimento né secondo l essere, né secondo la ragione, come l ente, l uno e il molteplice, l atto e la potenza, e simili; sono gli oggetto propri della metafisica. Riassumendo, nei testi di Tommaso possiamo trovare tre principi che ci offrono il criterio per stabilire e fondare la divisione delle scienze speculative: - il principio dell intelligibilità, secondo cui un oggetto è intelligibile in quanto e nella misura in cui è immateriale (separato o separabile dalla materia); - il principio della scientificità: la scienza soltanto si può avere riguardo quello che è necessario, e in questo senso, immobile; - il principio della definizione: le scienze speculative si dividono secondo il diverso modo di definire i loro oggetti, giacché la definizione è il principio della dimostrazione. Abbiamo così stabilito il criterio per la divisione delle scienze speculative, e abbiamo trovato tre scienze che si specificano in base ai loro oggetti: la fisica, la matematica e la metafisica. 2. EST QUAEDAM SCIENTIA DE ENTE INQUANTUM EST SEPARABILE 26 Facciamo un passo avanti nella nostra ricerca. Alla luce di quello che abbiamo visto fino adesso, possiamo concludere che l oggetto specificativo della metafisica come scienza speculativa distinta dalle altre due (la fisica e la matematica) è il separatum, cioè quello che di per sé non dipende dalla materia né secundum esse, né secundum rationem 27, vale a dire quello che è immateriale. Ma Tommaso, seguendo Avicenna, dice che il separatum può darsi in due modi: - in quello che è positivamente immateriale, come Dio (e per questo la metafisica è chiamata anche theologia o scientia divina), oppure le sostanze intellettuali o separate (gli angeli, le anime umane); - in quello che è precisivamente immateriale, cioè quello che non esiste soltanto nella materia, ma anche si può trovare al di fuori della materia (come la sostanza, l ente, l atto e la potenza, l uno e il molteplice, ecc 28 ). 26 Sententia super Metaphysicam XI, lc. 7. Cf. il nostro articolo «Lo separado como el objeto de la metafísica», Alpha Omega 1 (1998) «Prima scientia est circa separabilia secundum esse, et quae sunt omnino immobilia» (Sententia super Metaphysicam VI, lc. 1); «Quamvis autem subiectum huius scientiae sit ens commune, dicitur tamen tota de his quae sunt separata a materia secundum esse et rationem» (Sententia super Metaphysicam, proœm.). 28 «Secundum esse et rationem separari dicuntur, non solum illa quae nunquam in materia esse possunt, sicut Deus et intellectuales substantiae, sed etiam illa quae possunt sine materia esse, sicut ens commune. Hoc tamen non contingeret, si a materia secundum esse dependerent» 19
8 Rafael Pascual D altra parte, quello che è positivamente immateriale costituisce l oggetto proprio specifico della metafisica, per il fatto che non è considerato dalle altre due scienze speculative (cioè la fisica e la matematica) 29. Invece, quello che è precisivamente immateriale fornisce la formalità propria della metafisica come scienza, la quale studia tutti gli enti (e per questo è la scienza più universale), ma soltanto e semplicemente per il fatto di essere enti (cioè, secondo la ragione comune di ente), senza considerare ciò per cui sono dei particolari tipi di enti 30. Per questo, anche la metafisica, rispetto alle altre scienze, è una scienza speciale, cioè, ha una specificità rispetto alle altre scienze speculative 31. Ciò è dovuto: - sia a ragione del suo oggetto materiale o subiectum (cioè la realtà studiata da questa scienza, quello che costituisce il suo ambito di studio), il quale non si riduce a un particolare genere di enti, come le altre scienze, ma si estende a tutto l ente e a tutti gli enti (cioè tutto quello che, in un modo o in un altro, è, semplicemente per il fatto di essere), sebbene il suo oggetto di studio privilegiato sarà la sostanza (perché essa è massimamente ente), e tra le sostanze, soprattutto quelle immateriali cioè, appunto, separate 32 ; - sia a ragione del suo oggetto formale (cioè la prospettiva o formalità secondo la quale studia il suo subiectum), il quale consiste nello studio dell ente proprio in quanto ente (inquantum huiusmodi; secundum quod ens): si cerca ciò che spetta ad ogni ente semplicemente per il fatto di essere ente, e per questo si trova in qualche modo in tutti gli enti (secundum universalem rationem entis), e non soltanto in qualche particolare genere di enti (come nel caso degli oggetti delle altre scienze). (Sententia super Metaphysicam, proœm.); «Huiusmodi communia de quibus haec scientia perscrutatur, dicuntur separata secundum esse, non quia semper sint sine materia; sed quia non de necessitate habent esse in materia» (Sententia super Metaphysicam VI, lc. 1); «Quaedam vero speculabilia sunt, quae non dependent a materia secundum esse, quia sine materia esse possunt, sive numquam sint in materia, sicut Deus et angelus, sive in quibusdam sint in materia et in quibusdam non, ut substantia, qualitas, ens, potentia, actus, unum et multa et huiusmodi» (Expositio super Boetium De Trinitate, q. 5 a. 1; cf. anche ibid., q. 5 a. 4 c et ad 5; ibid. q. 6 a. 1 qla. 2 et 3; In De gener. et corr., proœm.; CG II c. 37; Sententia libri De anima I, lc. 2). 29 «Oportet igitur quod circa illud ens, quod est separatum a materia et motu secundum esse et omnino immobile, sit quaedam scientia alia, et a mathematica, et a naturali» (Sententia super Metaphysicam XI, lc. 7). 30 «Nulla scientia particularis considerat ens universale inquantum huiusmodi, sed solum aliquam partem entis divisam ab aliis [...] Scientia autem communis considerat universale ens secundum quod ens: ergo non est eadem alicui scientiarum particularium» (Sententia super Metaphysicam IV, lc. 1). 31 «Philosophia prima est specialis scientia, quamvis consideret ens secundum quod est omnibus commune: quia specialem rationem entis considerat secundum quod non dependet a materia et a motu» (Scriptum super Sententiis III, d. 27 q. 2 a. 4 qla. 2). 32 «Non enim solum pertinet ad hanc scientiam determinare de ente in communi, quod est determinare de ente inquantum est ens; sed etiam pertinet determinare de entibus separatis a materia secundum esse» (Sententia super Metaphysicam XI, lc. 7). 20
9 Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d Aquino La metafisica, come scienza universale o trascendentale (in senso scolastico, non in senso kantiano), si stenderà certamente allo studio delle cose sensibili, ma soltanto in quanto enti, cioè secondo la ragione formale che gli è propria, lasciando alle scienze particolari lo studio delle loro particolarità (in quanto tali enti) LE CONSEGUENZE DELLA DETERMINAZIONE DELL OGGETTO DELLA METAFISICA A modo di conclusione o corollario, vogliamo semplicemente indicare due conseguenze significative della determinazione dell oggetto della metafisica, senza poter svilupparle come si dovrebbe, sia per non estendere oltre il dovuto queste riflessioni, sia perché costituiscono la materia di altri lavori che abbiamo avuto già l occasione di trattare. a) Riguardo la natura e il metodo della metafisica: Se l oggetto della metafisica è quello che è separato, allora la via di accesso (o il punto di partenza) non è quella di una serie di astrazioni successive (cf. la proposta di Avempace 34, rifiutata da Tommaso 35 ; o l idea suggerita dalla teoria dei gradi di astrazione). D altra parte, nella metafisica non si tratta nemmeno del semplice studio della ratio entis, o di una specie di analisi trascendentale di questa, ma piuttosto di scoprire e riconoscere che 33 «Licet ad considerationem primae philosophiae pertineant ea quae sunt separata secundum esse et rationem a materia et motu, non tamen solum ea; sed etiam de sensibilibus, inquantum sunt entia, philosophus perscrutatur» (Sententia super Metaphysicam VI, lc. 1); «Omnes substantiae, inquantum sunt entia vel substantiae, pertinent ad considerationem huius scientiae: inquantum autem sunt talis vel talis substantia, ut leo vel bos, pertinent ad scientias speciales» (Sententia super Metaphysicam IV, lc. 1). 34 «Sicut Averroes narrat in III De anima, quidam Avempace nomine, posuit quod per intellectum substantiarum materialium pervenire possumus, secundum vera philosophiae principia, ad intelligendum substantias immateriales. Cum enim intellectus noster natus sit abstrahere quidditatem rei materialis a materia, si iterum in illa quidditate sit aliquid materiae, poterit iterato abstrahere, et cum hoc in infinitum non procedat, tandem pervenire poterit ad intelligendum aliquam quidditatem quae sit omnino sine materia. Et hoc est intelligere substantiam immaterialem» (ST I, q. 88 a. 2); cf. anche Scriptum super Sententiis IV, d. 49 q. 2 a. 1; CG III c. 41 e c. 43; QD De anima, a. 16 ag. 6 e c. 35 «Quod quidem efficaciter diceretur, si substantiae immateriales essent formae et species horum materialium, ut platonici posuerunt» (ST I, q. 88 a. 2); «Avempace contrarium dixerit, ex hoc quod aestimabat quiditates rerum sensibilium sufficienter exprimere quiditates immateriales» (Expositio super Boetium De Trinitate, q. 6 a. 4); cf. anche CG III c. 41; QD De anima, a. 16. Infatti, dalla conoscenza della quiddità di una realtà materiale non si può passare alla conoscenza della quiddità delle realtà spirituali, «cum quiditas de utrisque dicatur quasi aequivoce» (Expositio super Boetium De Trinitate, q. 6 a. 4; cf. anche Scriptum super Sententiis IV, d. 49 q. 2 a. 1; CG III c. 41; QD De anima, a. 16 c e ad 6; QD De veritate, q. 18 a. 5 ad 6. 21
10 Rafael Pascual l ente non si esaurisce con l ente fisico, perché ci sono degli enti immateriali, per cui ci vuole una scienza al-di-là della fisica (cioè meta-physica) 36. b) Riguardo la questione dell unità della metafisica come scienza: può sembrare che ci siano due oggetti della metafisica: gli enti separati in senso forte o stretto (che sarebbero l oggetto proprio ed esclusivo della metafisica come teologia, che studia questo particolare tipo di enti), e l ens commune (il quale sarebbe l oggetto generico, come ciò che si estende a tutti gli enti, sia quelli materiali, sia quelli immateriali; cioè la metafisica come ontologia). In altri termini, si tratta della cosiddetta questione dell onto-teologia. Come via di soluzione, giacché questo sarebbe il tema di un altro studio, basti dire questo: perché sia possibile l unità di una scienza, è necessaria l unità del suo oggetto di studio (o subiectum), e di conseguenza anche dei suoi principi, giacché l unità dell oggetto della metafisica deriva, appunto, dall unità dei suoi principi. D altra parte, in una scienza bisogna considerare questi aspetti: - l oggetto che si studia (il subiectum scientiae o genus subiectum); - il fine di ogni scienza, cioè conoscere sia le cause o principi dell oggetto studiato, sia le proprietà o caratteristiche (le passiones) dell oggetto studiato. In conseguenza, riguardo la metafisica come scienza, si può stabilire che: - l oggetto della metafisica è l ens commune - il fine della metafisica come scienza è conoscere sia le cause dell ente, cioè i primi principi (quelli dell ente in quanto tale) e qui entrano le res divinae (studiate non tamquam subiectum scientiae, sed tamquam principia subiecti) ; sia le proprietà dell ente in quanto tale, quelle che spettano all ente per il fatto di essere ente (le passiones entis inquantum est ens; per se accidentia entis, primas passiones entis). Per questo motivo, si può sostenere l unità della metafisica come scienza, giacché «eadem enim est scientia quae est de primis entibus, et quae est universalis. Nam prima entia sunt principia aliorum» 37. Infatti, la metafisica, per il fatto di essere la prima scientia, è anche, e per questo, la più universale. Da questo deriva la sua unità (nel senso più pieno, autentico e genuino) onto-teologica, la quale è condizione necessaria della metafisica come scienza. Per Tommaso non ha senso dividere la metafisica né tra ontologia e teologia, né tra una metafisica generale e speciale, come faranno dopo alcuni commentaristi scolastici, con le conseguenze che si avranno nella filosofia moderna e contemporanea, con la crisi della metafisica, fino alla sua negazione. Se si intende tale unità onto-teologi- 36 Per approfondire questo tema, rimettiamo il lettore al nostro lavoro: «La división de las ciencias especulativas y los grados de abstracción», in A. LOBATO, ed., Actas del IV Congreso Internacional de la S.I.T.A. (Barcelona, de septiembre de 1997), Cajasur, Córdoba 1999, t. IV: Comunicaciones, Sententia super Metaphysicam XI, lc
11 Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d Aquino ca nel senso originario aristotelico-tomistico, si potranno risolvere le aporie suscitate sia da alcuni recenti studiosi di Aristotele (come Jaeger, Merlan ed altri), sia dalle critiche sollevate da Heidegger ed alcuni dei suoi seguaci. Ma, come abbiamo detto, lo sviluppo di queste idee ci porterebbero molto lontano dal tema e dallo scopo di questo lavoro Si può trovare qualche spunto al riguardo nel nostro articolo «La unidad onto-teológica de la metafísica en santo Tomás de Aquino», Alpha Omega 2 (1999)
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