Grotta Madonna del Belvedere Carovigno La figura del vescovo.

Transcript

1 Grotta Madonna del Belvedere Carovigno La figura del vescovo. La grotta e santuario. La grotta naturale del Belvedere inserita nel territorio di Carovigno era già utilizzata dal culto cristiano e, come tante altre grotte pugliesi, dedicata all Arcangelo Michele. La documentazione storica viene attestata in una pergamena del 1160 conservata nell archivio diocesano di Ostuni, ove risiedeva il vescovo, e nel suo territorio diocesano ricadeva Carovigno e la sua grotta detta S. Angelo de Luco. Pianta della grotta della Madonna del Belvedere a Carovigno. I numeri corrispondono alle diverse icone mariane presenti.

2 Nel santuario del belvedere a Carovigno, scese le scale, in fondo all ultima grotta in posizione defilata, vi è un piccolo affresco con sfondo bianco e contornato da una striscia rossa, disegnato in nero una figura rappresentante un vescovo con il suo bastone pastorale e benedicente, con la sua scritta sulla sinistra. Posizione del piccolo affresco. Sulla parete S-E, vi è l'immagine di un vescovo (di dimensioni cm 30 x 40, apparso nella sua interezza proprio a seguito di un restauro avvenuto nel La fattura è molto grossolana, forse si tratta di uno

3 schizzo da completare. l'iscrizione identificativa: beny/nuf. Secondo S. Palano la figura rappresenta San Barsanofio, il monaco venerato ad Oria e che secondo la storia locale vuole sia stato vescovo della città pugliese. Revisione e rilettura dell affresco. Da notare che la cornice rossa sovrasta il disegno in nero con la figura a mezzo busto del vescovo, il viso inclinato verso la sua destra, ha una espressione sorridente; la mano destra benedicente alla latina, la sinistra tiene il bastone culminante a spirale. Anche gli interventi in rosso ricalcano malamente il disegno in nero sottostante. Segno di un intervento eseguito in un secondo tempo.

4 Lettura dell iscrizione. Non riguarda un santo in quanto è mancante dell aureola, segno di santificazione, quindi si tratta solo di un vescovo locale. L esame dell iscrizione dipinta alla sinistra della figura del vescovo è in lettere gotiche del XIV secolo su tre linee, recita: Ep(iscopu)s Ben( o r)t Nus quindi Bentanus o o Bertanus, tradotto in italiano Bertranus è Bertrando. Nella Cronotassi episcopale risulta la presenza di Bertrando, arcivescovo di Brindisi ( ). Epoca di questo arcivescovo brindisino e i caratteri dell iscrizione di Belvedere ben si addicono tra loro. L appellativo Episcopus nel medioevo veniva dato anche agli arcivescovi ed ancor oggi il Papa viene definito vescovo di Roma e non arcivescovo di Roma come in effetti è.

5 Ma chi era il vescovo Bertrando? Abbiamo poche notizie documentarie su di lui ma utili a delineare la sua opera nella arcidiocesi brindisina. Era un domenicano francese, nominato vescovo dal papa Giovanni XXII durante il periodo di Avignone. Francese era anche il principe di Taranto Filippo. Il principe proprio in quegli anni indicò Brindisi quale città di riferimento per il suo porto e la sua posizione geografica quale ponte con i Balcani ove erano i suoi possedimenti. Bertrando riuscì a risolvere varie questioni ecclesiastiche con il principe Filippo e la collaborazione di entrambi portò alla realizzazione di una serie di interventi costruendo nuove chiese, rinnovando e decorando quelle esistenti. La sua opera pastorale nella sua arcidiocesi dovette essere abbastanza complessa in quanto la popolazione era composta da una grossa percentuale di rito greco. Seguì certamente una forma di convivenza e, con la predicazione, convinceva a seguirlo seguendo la chiesa romana senza forme repressive. Un affresco con la figura di S. Domenico eseguito nella stessa epoca del vescovo Bertrando, posto nella chiesa brindisina di S. Anna. Posizione. La posizione ove è posto il piccolo disegno sta ad indicare che il vescovo volle porre un ricordo del suo pellegrinaggio alla grotta di Belvedere, segno fatto in modo discreto e per questo dipinto nella parte più interna, in fondo alla grotta naturale, tenendo conto che a quell epoca non era ancora stata sistemata la scalinata d accesso realizzata circa 2 secoli dopo per cui era abbastanza difficoltoso giungervi. Un posto dove non giunge la luce solare. Fu un atto di umiltà scegliere un angolino buio nella zona più profonda dell antro ove far realizzare il piccolo affresco. Per lasciare un segno tangibile nel tempo non bastava il ricordo del suo nome, un atto

6 troppo personale; scelse giustamente una piccola figura con accanto il suo nome al fine di far ricordare la sua opera pastorale, utile e ricordare e a far riflettere nel silenzio della grotta sull immanenza del Supremo. Ecco il significato della sua visita al santuario del Belvedere di Carovigno. Lasciare un segno visivo in ricordo del suo pellegrinaggio, spingere il popolo al culto mariano caro alla Chiesa di Roma. Roberto Caprara, franco dell Aquila Grafici adattati da f. dell Aquila, fotografie Umberto Ricci Puglia In-Difesa